La dinamica imprenditoriale in provincia di Fermo

Transcript

La dinamica imprenditoriale in provincia di Fermo
Relazione del Presidente Graziano Di Battista
Per la Giornata dell’Economia
Introduzione – Il quadro regionale
L’acuirsi della crisi internazionale ha avuto ripercussioni particolarmente negative sull’economia
marchigiana, tenuto conto della rilevanza del settore industriale e soprattutto delle difficoltà di
quei comparti – come quello degli elettrodomestici, dei macchinari e delle pelli, cuoio e calzature –
che contribuiscono maggiormente alle esportazioni verso il resto mondo. Sul finire del 2009, come
segnalato dagli indicatori disponibili, sono comunque emerse tendenze meno sfavorevoli dal lato
della formazione del valore aggiunto. Queste tendenze non state però accompagnate da un
allentamento delle tensioni sul mercato del lavoro: l’offerta di lavoro insoddisfatta ha continuato
infatti a lievitare, è raddoppiato il numero dei “lavoratori scoraggiati”, si sono ulteriormente
ampliati gli interventi degli ammortizzatori sociali.
Secondo i risultati delle indagini condotte dall’Unioncamere Marche, nell’ultimo trimestre del
2009 ha rallentato la caduta della produzione manifatturiera, avendo la stessa fatto registrare
rispetto al corrispondente periodo del 2008 una variazione compresa tra il -6,9 per cento di Pesaro
e il -8,2 per cento di Macerata. Tale rallentamento ha interessato la generalità dei comparti di
attività economica, anche quelli più duramente colpiti dalla contrazione dell’output nei primi mesi
dell’anno, e cioè: l’industria meccanica e quella del tessile-abbigliamento (rispettivamente -13,1 e 11,4 per cento). In linea con le tendenze della produzione, anche la riduzione degli ordinativi è
andata attenuandosi, specie sul mercato interno (-1,2 per cento).
Il settore dell’edilizia ha risentito della perdurante debolezza del processo di accumulazione.
Secondo le rilevazioni della Banca d’Italia, alla data del 30 settembre 2009 la consistenza dei
prestiti erogati alle imprese per la realizzazione di abitazioni e altre costruzioni si è accresciuta
nella regione di appena un punto e mezzo nel confronto tendenziale, avendo segnato un incremento
minimo nella provincia di Ancona e uno massimo in quella di Macerata (rispettivamente +0,9 e
+3,2 per cento).
Il fatturato delle attività commerciali ha riflesso lo sfavorevole andamento della spesa delle
famiglie per beni di consumo durevoli, sebbene qualche impulso espansivo sia pervenuto nei mesi
terminali dell’anno dalle nuove immatricolazioni di autovetture.
Un persistente ristagno ha caratterizzato l’evoluzione delle attività turistiche: in base alle
elaborazioni dell’Unioncamere Marche, nel periodo settembre-novembre 2009 l’incidenza delle
camere occupate nelle strutture alberghiere e complementari ha oscillato attorno al 33 per cento,
cioè su un valore all’incirca uguale a quello registrato nello stesso trimestre del 2008.
Dinamica delle imprese e delle localizzazioni
Nel corso del 2009 si rilevano notevoli cambiamenti nelle tendenze del sistema imprenditoriale
marchigiano. Il fenomeno più manifesto, e purtroppo previsto, è quello della riduzione del numero
delle imprese, in particolare di quelle attive: dopo oltre un decennio di continuo e consistente
rafforzamento della base imprenditoriale, è stato perso quanto costruito nel 2007 e 2008.
Le imprese attive (90% delle imprese registrate) costituiscono l’insieme delle aziende che
regolarmente esercitano una attività economica e che contribuiscono a creare la ricchezza ed il
benessere di un territorio. La restante piccola parte delle imprese non attive (10%) è formato da
quelle imprese che, al momento di riferimento, non esercitano attività economica e quindi non sono
molto rilevanti ai fini della valutazione dell’andamento economico. Esse costituiscono, comunque,
un indicatore importante dello stato di salute del sistema, in quanto, un aumento delle imprese con
procedure concorsuali, in liquidazione o scioglimento, come osservato in questo ultimo anno, è un
ulteriore segno del peggioramento del contesto economico.
Le riduzioni in termini assoluti delle imprese attive sono state piuttosto consistenti, in particolare a
Pesaro e Urbino (-417), ad Ancona (-287) e a Fermo (-276). La dimensione più ridotta del sistema
economico di Fermo fa sì che il calo delle imprese in questa provincia sia più pesante, in termini
relativi, rispetto alle altre consorelle. Infatti, Fermo che perde un po’ più delle altre province (1,3%), seguita da Pesaro e Urbino (-1%), da Ascoli Piceno (-0,9%) ed Ancona e Macerata (-0,7%).
Il periodo più nero di questo 2009 è stato per tutti il primo trimestre, proprio nel corso dei primi tre
mesi dell’anno tutte le province hanno visto un rilevante calo delle imprese. Nel corso del secondo
trimestre quasi tutte le Province hanno recuperato parte della perdite, ma, per molte, l’ultimo quarto
dell’anno (Ancona -217, Pesaro e Urbino –84 e Fermo –63) è di nuovo risultato in calo.
In provincia di Fermo, nell’ultimo quarto dell’anno, purtroppo, si è avuto un balzo indietro rispetto
all’avanzamento del terzo trimestre 2009, riportando i risultati finali sotto ai livelli d’inizio d’anno.
Al 31 dicembre 2009 le imprese attive sono 20.480 (129 in meno rispetto al 30 settembre 2009 e
276 in meno rispetto al 31 dicembre del 2008). Con il calo di questo ultimo trimestre il numero
delle imprese attive scende ben al di sotto di quello del 2008 e del 2007, vanificando gli incrementi
registrati del 2006 in poi.
Parallelamente, anche le Marche registrano una performance negativa (-0,9%) , così come l’Italia
(-0,6%). Dalla slide 8 si rileva chiaramente come la brusca inversione di tendenza accomuni livello
nazionale, regionale e provinciale alla stessa maniera.
La dinamica già mostrata per le sole sedi di impresa, vale anche per l’insieme di tutte le
localizzazioni, che complessivamente si riducono in tutte le province marchigiane.
La slide 9 mostra i numeri di tutto ciò che è contenuto nel Registro delle Imprese, per Fermo, questo
numero vale 26.100, in riduzione di 190 unità rispetto al 2008.
Le unità locali delle imprese (slide 10) sono parte delle localizzazioni e ne costituiscono una parte
minoritaria; esse sono un interessante indicatore delle modalità con cui le imprese fermane
investono in altri territori e parallelamente come imprese esterne investono in provincia. Occorre,
innanzitutto, chiarire che le variazioni intercorse tra la fine del 2008 e del 2009 hanno risentito della
creazione del Registro Imprese della Camera di Commercio di Fermo, che ha fatto sì che un numero
rilevante di un’unità locali che prima erano considerate “con sede in provincia” siano passate, nel
corso del 2009 ad essere “con sede fuori provincia” (per l’effetto del passaggio da Ascoli a Fermo e
viceversa). E’ con questa avvertenza che deve essere letta la variazione delle unità secondarie tra il
2008 ed il 2009 (sempre nella slide 10). Notiamo, quindi, che le unità locali con sede fuori
provincia sono 1.158 e costituiscono il 4,4% del totale delle localizzazioni, per contro, le unità
locali con sede in provincia sono 2.307 e costituiscono l’8,8% delle localizzazioni.
La curva delle variazioni relative del numero delle localizzazioni attive rispetto all’anno precedente
(slide 11) mostra una netta inversione di tendenza nel 2009, proprio come per le sole sedi. Anche
nel caso delle localizzazioni la dinamica relativa di Fermo è stata peggiore di quella nazionale e
regionale. La provincia di Fermo segna –1,2%, contro –0,2% dell’Italia e –0,6% delle Marche.
A fine 2009 (slide 12), il sistema imprenditoriale della provincia di Fermo è costituito da: 13.988
imprese individuali (68%), 3.790 società di persone (18%), 2.616 società di capitale (13%) e 214
altre forme d’impresa (cooperative in massima parte). Rispetto alla distribuzione regionale, a
Fermo, è maggiore il peso delle imprese individuali (68% FM, 65% Marche) ed inferiore il peso
delle società di capitali (13% FM, 15% Marche). La distribuzione per natura giuridica di Fermo è
più simile a quella di Macerata rispetto alle altre province marchigiane.
La riduzione nel numero delle imprese individuali e delle società di persone accomuna tutte le
province, così come la tenuta delle società di capitali che continuano a crescere; a Fermo, in
particolare, le società di capitali aumentano di 44, mentre società di persone e imprese individuali
scendono, rispettivamente, di 140 e 183 unità.
Analisi per settore di attività economica
Ricordiamo che, da quanto già visto, le imprese perse nel corso del 2009 sono state 276. Soltanto 4
settori riportano una dinamica positiva, tra l’altro molto ridotta: altri servizi (+18), istruzione (+2),
utilities (+2) e K attività immobiliari, noleggio, informatica, att. Professionali (+1).
I segni negativi sono particolarmente rilevanti in agricoltura (-160), nelle attività manifatturiere (73) e nel commercio (-44).
Andiamo a guardare il trend di più lungo periodo (slide 15) per vedere se questo 2009 ha
rappresentato un punto di rottura rispetto al passato. In realtà, possiamo notare interessanti elementi
di continuità o discontinuità di questo ultimo anno con gli undici precedenti a seconda del settore
considerato.
Per l’agricoltura, il 2009 conferma il trend di netta riduzione delle imprese del settore che si verifica
sin dall’inizio del periodo di osservazione, in un solo anno le imprese attive sono passate da 4.600 a
4.440, erano 6.122 nel 1998;
Il commercio, d’altra parte, ha mostrato in questi anni un trend di leggera crescita fino al 2008 (da
4.372 a 4.825 nel 2008), mentre nel 2009 si registra un passo indietro (4.781)
Le attività manifatturiere mostrano un andamento decrescente tra il 1998 (4.650) ed il 2005 (4.329),
dal 2005 ed il 2008 si è assistito ad una leggera ripresa (4.425 nel 2008), con il 2009 si torna
indietro a 4.352.
Alcuni cenni sugli altri settori (dati non proiettati):
- E’ il settore costruzioni ad essere cresciuto di più in termini assoluti in provincia di Fermo
in questi ultimi 12 anni, passando da 1.757 del 1998 a 2.549 del 2009 (+792, +45%). Il
trend positivo si è arrestato proprio nell’ultimo anno con un calo di 7 unità rispetto al
2008;
- il settore composito K, che comprende attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca e
altre attività professionali, ha registrato le migliore performance in termini relativi,
crescendo dal 1998 dell’85% (+738, da 871 imprese del 1998 a 1.609 del 2009). Neanche il
2009 ha frenato la crescita di questo importante settore;
- Anche il settore dei servizi personali è cresciuto in questi anni da 777 del 1998 a 921 del
2009 (+144, +18,5%), nel 2009 è il settore ad aver registrato il miglior risultato (+18);
-
-
-
-
-
Il settore alberghi e ristoranti ha mostrato un andamento stabile tra il 1998 ed il 2002 (da
655 a 656), nei sei anni successivi il settore ha ripreso a crescere passando da 696 del 2003
a 806 del 2008; nell’ultimo anno si è avuta una battuta d’arresto con una perdita netta di 2
unità;
Il settore trasporti, da considerarsi, ormai, un settore chiuso (dove la normativa non
permette un ampliamento libero del numero degli imprenditori), si osserva infatti una
sostanziale stabilità nel numero delle imprese (433 nel 1998, 445 nel 2009);
Il settore dell’intermediazione monetaria e finanziaria ha avuto un buon ampliamento
complessivo (+57%), più marcato nella prima parte decennio 2000, un arresto nel 2004 ed
una ripresa successiva; nell’ultimo anno la riduzione è stata di 4 unità;
Tra i settori con la minore consistenza numerica, spicca per dinamicità il settore sanitario
con 23 imprese in più rispetto al 1998, anche se nel 2009 ci sono 3 imprese in meno (da 60
del 2008 a 57 del 2009);
interessante la dinamica delle utilities (produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e
acqua) dal 2003 in poi, con un balzo di 16 unità (da 3 del 1998 a 19 del 2009);
Nel settore della pesca le imprese attive sono 81, on un calo rispetto al 1998 di 9 unità.
Il manifatturiero
- Tra le imprese più numerose nelle attività manifatturiere, oltre al pelli, cuoio e calzature di
cui parleremo alla fine, ritroviamo quelle del settore alimentare; quest’ultimo è sicuramente
uno dei più interessanti per le prospettive di sviluppo della nostra provincia; rispetto al
complesso delle attività manifatturiere che diminuiscono di 298 dal 1998, l’alimentare
cresce di ben 86 unità passando da 320 a 406 nel 2009; quest’ultimo anno avanza di 1; la
crescita è stata più sostenuta tra il 2002 ed il 2007, per poi stabilizzarsi negli ultimi due
anni;
- Il settore della fabbricazione dei prodotti in metallo (escluse le macchine) è cresciuto di 34
unità in questi anni, da 220 a 254 (in questo ultimo anno si è tornati ai livelli del 2007;
- Più variegato risulta l’andamento del numero di imprese compreso tra 110 e 180; le
imprese del settore meccanico(fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici), ad
esempio, sono cresciute dal 1998 al 2005 (145 a 171) per poi contrarsi negli anni successivi
(161 nel 2009);
- il confezionamento di articoli di abbigliamento ha avuto un andamento altalenante, ma
complessivamente in riduzione (da 158 nel 1998 a 144 nel 2009);
- La fabbricazione di mobili e altre manifatture mostra una curva crescente fino al 2005 e
successivamente in calo;
- l’industria del legno mostra un chiaro trend in calo che si era, però stabilizzato a partire
del 2006 (nel 2009 un nuovo calo –4);
- Il settore dell’editoria e della stampa mostra un andamento in crescita dal 1998 (79) ed il
2008 (98), nel solo 2009 il comparto si è ridotto di 6 unità;
- La fabbricazione di apparecchi medicali e strumenti di precisione era in leggero calo fino
al 2006, nei due anni successivi si è osservata una ripresa (da 83 a 89), ed una nuova
riduzione nel 2009 (-6);
- L’industria tessile, dopo un continuativo calo fino al 2005 (da 85 nel ’98 a 60 nel 2005),
mostra ripresa (68 nel 2009);
- La fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, dopo un periodo altalenante, ha
avuto un picco nel 2006 (72), ed un calo negli anni successivi (63);
- Restano pressoché stabili i numeri delle imprese nei settori della fabbricazione di prodotti
della lavorazione di minerali non metalliferi (58 nel ’98, 59 nel 2009), dopo un periodo di
crescita fino al 2004 ed uno successivo di riduzione;
- Stabile anche il settore della carta che conta a fine 2009 45 imprese attive;
- il settore della fabbricazione di macchine ed apparecchiature elettriche, dopo un periodo di
-
-
-
relativa stabilità, ha mostrato un notevole balzo in avanti tra il 2005 e 2006 (da 38 a 48) ed
una successiva stabilizzazione
In calo netto, tra il 2003 ed il 2004, le imprese del settore della fabbricazione degli
apparecchi radiotelevisivi e per comunicazioni che passano da 27 a 14, restando stabili
negli anni seguenti;
Molto esiguo il numero delle imprese nei restanti settori manifatturieri; da notare,
comunque, l’aumento nella fabbricazione di macchine per ufficio ed elaboratori da 4 nel
1998 a 14 nel 2009 (anno in cui il trend positivo è già superato);
Sono soltanto 8 le imprese nel settore chimico, che contava 13 aziende nel 2001;
La produzione di metalli,che aveva raggiunto il picco di 11 imprese attive tra il 2002 ed il
2006, conta oggi 7 unità;
Sono soltanto 2 le aziende del settore fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi,
senza rilevanti cambiamenti negli ultimi anni;
infine sono 2 e imprese nel settore della raffinazione dei combustibili fossili.
Passiamo ora a valutare i cambiamenti intervenuti nel principale settore manifatturiero della
provincia: Preparazione e concia cuoio e fabbricazione articoli da viaggio. Consideriamo
contemporaneamente le imprese della provincia di Fermo e Macerata del settore che
complessivamente formano il distretto calzaturiero fermano-maceratese. A fine 2009 il distretto è
formato da 4.093 imprese, di cui 2.611 nel fermano e 1.482 nel maceratese. Il numero delle
imprese rispetto al 2008 si è ridotto, complessivamente, di 80 unità (-41, pari a –1,5%, a Fermo e –
39, pari a –2,6%, a Macerata), la riduzione, in termini relativi, è stata superiore a quella
complessiva (-0,63%) della provincia di Fermo. Dall’inizio del periodo di osservazione sono state
perse 642 imprese (372 a Fermo e 270 a Macerata);
Analisi dimensionale del sistema economico fermano
Nel prosieguo di questa mia relazione vorrei soffermarmi su di un aspetto della crisi in atto a cui
raramente si fa riferimento: l’impatto dimensionale. Vorrei cercare di mostrarvi come l’impatto,
soprattutto in termini di occupazione, sia molto diversificato a seconda della dimensione
dell’impresa.
A questo fine, considero la slide 17 estremamente esplicativa. Questa ci mostra la variazione del
numero delle imprese attive per classe di addetti.
La classificazione è quella ufficiale europea che considera:
- micro le imprese fino a 9 addetti
- piccole le imprese con 10-49 addetti
- le medie con 50-249 addetti
- grandi con 250 e oltre addetti
Come tutti sapete le micro imprese costituiscono all’incirca il 95% di tutte le imprese delle province
marchigiane, e come vedete, è questa la classe che ha perso di più in questo anno, anzi nella
maggior parte dei casi si tratta dell’unica classe a riportare segni negativi.
Nelle altre classi vediamo numeri molto più piccoli, ma comunque molto interessanti:
1. la classe delle piccole imprese registra aumenti consistenti in tutte le province marchigiane,
sia in termini assoluti che relativi; in provincia di Fermo la crescita è stata di 63 unità
(+4,7%) sicuramente uno dei dati più incoraggianti di questo 2009. si consideri, inoltre, che
l’aumento delle imprese di questa classe non è frutto di una calo della classe superiore (che è
rimasta stabile), ma, del passaggio delle imprese dalla classe micro a quella superiore.
2. A Fermo le classi medie e grandi sono rimaste stabili. Anche questo fatto è da considerarsi
molto importante, poiché ci dice che le imprese medio-grandi hanno resistito bene e che non
ci sono stati grandi contraccolpi occupazionali. Questo ad Ascoli Piceno e ad Ancona non è
avvenuto. Ad Ascoli le grandi imprese sono passate da 7 a 5 e ad Ancona sono 6 in meno.
3. Se la chiusura di un’azienda è sempre una perdita per un territorio, questa sarà tanto
maggiore quanto più grande è la dimensione dell’impresa sia per l’impatto occupazionale
che per quello sull’indotto e sulla filiera. Da ciò, è chiaro di quanto sia peggiore la
situazione attuale della provincia di Ascoli Piceno e di Ancona.
L’impatto sull’occupazione possiamo evidenziarlo dalla SLIDE 18, che ci mostra il numero degli
addetti per classe dimensionale dell’impresa. Come si può notare, pur se le micro aziende
detengono la quota maggioritaria di addetti, la distribuzione degli addetti è più spostata verso le
classi dimensionali maggiori.
A Fermo nelle micro aziende sono occupati 31.383 addetti (il 54,9% del totale), nelle piccole, che
contano solo per il 4,7% del totale delle imprese, troviamo 17.223 (30,1% del totale addetti).
Dividendo il numero di addetti in ogni classe per il numero corrispondente di imprese troviamo il
numero medio di addetti in ciascuna azienda nelle diverse classi dimensionali ed otteniamo
(slide 19):
- per tutte le province marchigiane le micro imprese hanno una dimensione media di 1,6
addetti
- le piccole imprese hanno una dimensione media di 18 addetti (17 per Ascoli Piceno)
- maggiore variabilità si ha nelle classi maggiori; per Fermo abbiamo che le medie imprese
hanno in media 85 addetti
- per le grandi si va da un minimo di 439 addetti in media per Macerata a 905 di Ancona.
Fermo si posiziona in via intermedia con 731 addetti.
C’è un ultimo passaggio che vorrei mostrarvi (slide 20): considerando che gli addetti sono
aggiornati al 31 dicembre 2008, essi non ci danno ancora l’impatto del calo presumibile avvenuto
nel 2009. Cerchiamo di capire quale può essere stato l’impatto della riduzione del numero delle
imprese sull’ammontare degli addetti:
- Prendiamo la differenza nel numero delle imprese tra il 2009 ed il 2008
- Moltiplichiamola con il numero medio degli addetti per ciascuna classe
- Otteniamo una stima (si tratta di una nostra stima e non di un dato ufficiale sulla
variazione dell’occupazione che fornisce solo l’ISTAT) della variazione degli addetti nel
corso del 2009. Questa operazione non serve a fornire un dato esatto sulla variazione
dell’occupazione, ma piuttosto a fornire un’idea dell’impatto della chiusura di una grande
impresa rispetto a 300 micro.
Tale stima non è da considerare ai fini della variazione dell’occupazione poiché:
- non tiene conto di tutti gli occupati del settore pubblico, degli enti locali e della sanità
- non tiene conto di quanto avvenuto nel corso dell’anno in termini di nuove imprese nate e
occupazione creata;
- non tiene conto degli addetti che sono passati da un’impresa all’altra nel corso dell’anno (ad
esempio di coloro che, usciti da un’azienda cessata, hanno trovato un altro lavoro).
Ciò chiarito, è interessante constatare quanto sia diversa la situazione di Ascoli Piceno ed Ancona
rispetto alle altre tre province. Due grandi imprese in meno ad Ascoli Piceno potrebbe aver portato
a circa 1.500 addetti in meno, 6 grandi imprese in meno ad Ancona potrebbe aver provocato la
riduzione di circa 5.400 addetti. In entrambi i casi tale impatto è di gran lunga più considerevole
rispetto a quello provocato dalla riduzione delle micro imprese.
Nelle altre province, dove le imprese medio-grandi non si sono ridotte, il bilancio risulta
complessivamente positivo, poiché la perdita registrata tra gli addetti delle micro imprese è stata
completamente controbilanciata dall’aumento nelle altre classi, in particolare in quella delle piccole
imprese.
Ciò è vero anche a Fermo dove si stima che gli addetti alle micro imprese abbiano subito una
contrazione di circa 500 unità ed un incremento nelle piccole di circa 1.100 addetti.
Vorrei soffermarmi ancora brevemente sull’aspetto dimensionale, per capire dove sono posizionate
le imprese di maggiori dimensioni sul territorio fermano ed in quali settori.
La slide 31 è autoesplicativa, l’unica cosa da aggiungere è che le imprese di maggior dimensioni
sono concentrate nella zona calzaturiera (Sant’Elpidio a Mare, Montegranaro, Fermo, Monte Urano,
P.S. Elpidio, Monte San Pietrangeli), .
Sempre con uno zoom sulla provincia di Fermo, la SLIDE 32 mostra la distribuzione degli addetti
per settore. Il settore con il maggior numero di addetti è il manifatturiero con 26.996 addetti (47%
del totale addetti, il dato di questo settore non è riportato in questo settore per problemi di spazio,
ma nella slide seguente). Molto importante è anche il settore commercio che occupa il 16% degli
addetti provinciali (9.349). Più indietro, ma con un numero consistente di addetti troviamo le
costruzioni (4.775), l’agricoltura (4.174) ed i servizi di alloggio e ristorazione (3.473).
SLIDE 33
Tra tutto il manifatturiero spiccano gli addetti del comparto pelle e simili (comprendente le
calzature) con ben 18.921 addetti.
Le due slide successive (34 e 35) intendono mostrare la relazione tra imprese ed addetti ed in
particolare il peso del calzaturiero a Fermo.
Le imprese del comparto fabbricazione di articoli in pelle e simili sono il 13% del totale ma danno
lavoro al 33% degli addetti provinciali; per contro, le imprese agricole rappresentano il 22% del
totale, ma soltanto il 7% degli addetti. La slide 35 mostra in maniera ancora più chiara le specificità
della provincia di Fermo rispetto alle province contigue, alla regione Marche e all’Italia.
Il rilevante peso del calzaturiero (33% in termini di addetti) non è rilevabile in nessuno dei territori
considerati, nemmeno a Macerata, dove pure il calzaturiero è un settore molto importante.
Oltre alla forte impronta manifatturiera, calzaturiera in particolare, ciò che differenzia l’assetto
imprenditoriale della provincia di Fermo, in particolare rispetto al resto d’Italia è il più esiguo peso
del settore dei servizi avanzati (7% a FM contro 18% in Italia).
Il commercio estero
Le statistiche sul commercio estero non sono ancora disponibili per la provincia di Fermo, esse sono
riferite alla vecchia provincia di Ascoli Piceno (Ascoli + Fermo).
SLIDE 27 - Il 2009 è stato l’anno nero delle esportazioni italiane e ancor più di quelle marchigiane.
A livello nazionale si è avuta una contrazione del 21%, nelle Marche del 24%. Per quanto abbia
potuto tenere il mercato interno, è chiaro quanto sia stato rilevante questo calo sull’economia
nazionale.
La riduzione di un quarto del volume totale delle esportazioni ha avuto un impatto pari al 7% del
valore aggiunto (PIL) marchigiano e della provincia di Ascoli Piceno e pari al 5,6% su quello
nazionale.
Con le ultime due slide (28-29) vorrei cercare di valutare come e quanto i vari settori manifatturieri
contribuiscono alla bilancia commerciale ed il comportamento dell’ultimo anno.
Pur se i dati non si riferiscono alla sola provincia di Fermo, si consideri che il comparto moda
(calzature in particolare, che rappresenta la voce principale delle esportazioni è fortemente nella
provincia di Fermo.
Il comparto moda (nella slide 28, individuato come prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori)
ha generato esportazioni per un miliardo di Euro (in calo del 21,6% rispetto al 2008). Gli altri
settori sono tutti sono molto più indietro, tranne il comparto articoli farmaceutici. Apparentemente,
questo settore sembra rappresentare una importante fonte di ricchezza per il territorio, in realtà,
questo dato costituisce più una sorta di “partita contabile” tra ciò che un solo grande stabilimento
produttivo immette nel suo ciclo produttivo (importa) e ciò che porta sul mercato (esporta).
Infatti, a ben guardare, il dato relativo all’importazione di sostanze e prodotti chimici (pari a 843
milioni di euro nel 2009), che rappresentano il materiale di base che viene trasformato, è molto
vicino al dato relativo all’esportazione di articoli farmaceutici (pari a 712 milioni di euro) che
rappresentano il prodotto finale che esce dallo stabilimento. Questo processo “contabile” non
apporta e non produce nessuna ricchezza per il territorio (anzi il saldo commerciale tra export e
import è addirittura negativo).
Conclusioni
Le difficoltà dell’anno 2009 hanno profondamente inciso sulla dinamica imprenditoriale locale,
regionale e nazionale.
Dopo oltre un decennio di crescita nel numero delle imprese attive, quest’anno il bilancio è negativo
per tutte le aree geografiche e per Fermo in particolare.
La dinamica negativa ha un impatto molto eterogeneo a seconda del settore e della dimensione
dell’azienda:
- molto forte il calo in agricoltura (conferma del trend in calo), nelle attività manifatturiere e
nel commercio, dove si rileva una inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti;
- l’impatto negativo, in provincia di Fermo, ha inciso quasi esclusivamente sulla micro
impresa.
Le difficoltà incontrate dalle imprese, manifatturiere in particolare, derivano soprattutto dalla forte
riduzione della domanda estera, che a catena ha contribuito alla riduzione della domanda interna e
del PIL.