VIII - Pegaso
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VIII - Pegaso
INSEGNAMENTO DI ECONOMIA POLITICA LEZIONE VIII “IL SETTORE DELL’OCCUPAZIONE” PROF. ALDO VASTOLA Economia Politica Lezione VIII Indice 1 La disoccupazione ---------------------------------------------------------------------------------------- 3 Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 2 di 6 Economia Politica Lezione VIII 1 La disoccupazione Ogni impresa concorrenziale domanderà lavoro finché P' L W P Avevano ipotizzato che L = L , ma la decisione di quanto lavoro offrire sul mercato è molto più complessa e non è una quantità data. Esiste una certa quantità di individui sul mercato del lavoro, ma quali e quanti vogliano lavorare e per quanto tempo dipende da una scelta tra lavoro e tempo libero. Sul diagramma consumo – tempo libero possiamo definire delle curve di indifferenza che ci danno lo stesso livello di utilità. Il tempo libero è in relazione con il lavoro perché L = Ttot – S S = tempo libero. Il problema del lavoratore è di massimizzare l’utilità di consumo e tempo libero, cioè di collocarsi sulla curva di indifferenza più lontana dall’origine, tenendo conto del vincolo di bilancio. In questo caso il vincolo di bilancio di C ed S è il reddito, in quanto ogni individuo può consumare (ipotizzando che non ci sia risparmio o rendite non da lavoro) una quantità di denaro pari al reddito che percepisce, cioè alla quantità di lavoro per il salario reale. Quindi il vincolo è C C W T S P W W T S P P Il primo addendo è il parametro fisso che rappresenta C l’intercetta. W è il coefficiente angolare della retta e S è la P variabile. Se W aumenta, aumenta l’intercetta e il coefficiente P angolare (negativo) del vincolo di bilancio. Per C = 0, S = T, perciò T S ogni vincolo di bilancio passa per il punto (0, T). Questo significa che il tempo libero massimo che possiamo avere senza lavorare è uguale a T. L’intercetta si ha invece per S = 0, rappresenta cioè quella quantità massima di consumo che possiamo effettuare Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 3 di 6 Economia Politica Lezione VIII lavorando tutto il tempo a nostra disposizione. L’intercetta vale Come variano C e S se varia W W . T e varia al variare di P P W . P C Se il salario reale aumenta, ci possiamo spostare su una curva di indifferenza con utilità maggiore. Se l’utilità aumenta, S e C possono aumentare o diminuire a seconda delle curve di indifferenza, che sono individuali. Questo accade perché si verificano sia l’effetto T S reddito, sia l’effetto sostituzione. L’effetto reddito dice che se il prezzo di un bene aumenta, diminuisce il mio reddito reale. L’effetto W3 sostituzione invece fa sì che quando il prezzo di un bene aumenta, noi W2 lo sostituiamo su un altro bene. Se aumenta il salario, il tempo libero W1 è più costoso, perché lavorando si guadagna di più, per cui si ha un effetto sostituzione. Si può però avere anche un effetto reddito, perché S1S2S3 T S si è più ricchi e si potrebbe decidere di volere più tempo libero. Nella scelta tra C ed S si hanno entrambi gli effetti. La curva che si ottiene mettendo in ordinata il salario reale e in ascissa il tempo libero, è una curva di domanda, in quanto il salario reale è il prezzo del tempo libero. A differenza delle curve di domanda dei beni normali, questa non è sempre inclinata negativamente. Questo accade perché si sentono sia l’effetto reddito che quello sostituzione e quello di sostituzione non prevale sull’effetto reddito. Si ha effetto sostituzione perché all’aumentare del salario aumenta il costo del tempo libero, per ci se ne domanda di meno. Si ha effetto reddito perché all’aumentare del salario aumenta il reddito dell’individuo, che potrebbe perciò decidere di lavorare di meno. Una curva plausibile è quella per cui per salari reali bassi prevale l’effetto sostituzione, per salari reali alti l’effetto reddito. Poiché L = Ttot – S, l’offerta di lavoro di ogni individuo sarà speculare alla curva di domanda, cioè crescente fino ad un certo livello del salario, decrescente oltre ad un certo livello. Per disegnare l’offerta aggregata di lavoro occorre sommare orizzontalmente tutte le singole offerte di Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 4 di 6 Economia Politica Lezione VIII lavoro. E’ plausibile pensare che le persone poco abbienti abbiamo una curva inclinata positivamente, dove prevale l’effetto sostituzione e che le persone molto abbienti abbiano un curva che ritorna su di sé. Poiché le persone poco abbienti sono più numerose, empiricamente possiamo disegnare l’offerta di lavoro come inclinata positivamente. Al punto di equilibrio domanda ed offerta di lavoro si W P equivalgono. Nella realtà però non assistiamo all’uguaglianza tra domanda ed offerta, ma c’è sempre un certo tasso di disoccupazione. La disoccupazione naturale deriva dal fatto che il mondo del lavoro è complesso e trovare lavoro non è un L meccanismo né veloce né semplice. Il tasso di disoccupazione naturale è l’ammontare di richieste di lavoro uguale al numero di posti vacanti. La forza lavoro è composta da occupati e disoccupati. Il tasso di separazione del lavoro s è la percentuale di individui occupati che in un certo periodo perdono lavoro (e il suo inverso è la durata media di un’occupazione). Il tasso di ottenimento del lavoro o è invece quanti disoccupati ottengono lavoro in un certo lasso di tempo. In un mercato che funziona sO = oD O = occupati D = disoccupati. Infatti il numero di lavoratori che perdono il lavoro in un certo periodo è uguale al numero di coloro che lo acquistano. Sviluppando l’equazione L = forza lavoro totale s(L – D) = oD s( L s D) L sD L oD L oD L D s L s s o ( s o) D L Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 5 di 6 Economia Politica Lezione VIII D è il tasso di disoccupazione naturale, quindi il tasso di disoccupazione dipende dal tasso L di separazione e al tasso di ottenimento. Questo vuol dire che il tasso di disoccupazione dipende in modo cruciale dalle caratteristiche del mercato del lavoro. Il mercato del lavoro in realtà non funziona come ogni altro mercato, in quanto il salario reale non è in grado di aggiustarsi per far sì che la domanda eguagli l’offerta. In questo caso si parla di rigidità reale dei salari, che causa una disoccupazione strutturale in quanto l’offerta di lavoro è maggiore della domanda. Cause della rigidità: - Salario minimo. In molti paesi esiste un limite minimo ai salari che possono essere pagati ai lavoratori. Se questo salario è maggiore del salario di equilibrio, si ha disoccupazione strutturale. - Sindacati. Il sindacato cambia la natura del mercato del lavoro, in quanto agisce come monopolista. Siccome ha una vasta rappresentanza del mondo lavoro, il sindacato riesce a stabilire un contratto di lavoro dove il salario non è fissato dalla domanda e dall’offerta. Il sindacato, come il monopolista, prende come data la curva di domanda di lavoro e sceglie quel salario che massimizza l’utilità dei suoi membri, stabilendo un salario più alto di quello di mercato. In questo modo viene impiegato un numero minore di lavoratori. Salario d’efficienza. Il salario non ha solo la funzione di remunerare il lavoro. L‘informazione sul mercato del lavoro è asimmetrica, in quanto il datore di lavoro non conosce tutte le informazioni sulle capacità del lavoratore (rischio morale). Il salario può essere un incentivo ad un maggiore impegno del lavoratore. E’ per non vedersi ridurre la produttività che un’impresa preferisce ridurre l’occupazione a parità di salario che il salario a parità di occupazione. Il salario serve anche a superare il problema della selezione avversa, perché un salario maggiore permette di attrarre e trattenere i lavoratori migliori. Se ci sono grossi costi per istruire il lavoratore, un alto turn over può essere svantaggioso, perciò può essere conveniente tenere i salari alti per avere un basso turn over. Esiste poi la teoria dei salari di sussistenza, applicabile solo nei paesi poveri, per la quale un salario maggiore aumenta le capacità lavorative e quindi la produttività. Attenzione! Questo materiale didattico è per uso personale dello studente ed è coperto da copyright. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633) 6 di 6