dossier - Gruppo PDL – Berlusconi Presidente – Forza Italia
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dossier - Gruppo PDL – Berlusconi Presidente – Forza Italia
1159 TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULLO STATO DEL SISTEMA BANCARIO ITALIANO E NESSUNO VI HA MAI DETTO 3 agosto 2016 a cura del Gruppo Parlamentare della Camera dei Deputati Forza Italia - Il Popolo della Libertà - Berlusconi Presidente PER MPS A DICEMBRE SCATTA IL BAIL IN 2 L’operazione di mercato per salvare Mps potrebbe non bastare. Almeno questo è il timore di una parte dell`esecutivo italiano. Tanto che alcuni tecnici governativi che lavorano in raccordo tra Palazzo Chigi e il Tesoro temono che alla fine Roma debba ricorrere a quello scudo pubblico da erigere per decreto che dieci giorni fa, nelle ore bollenti in cui si apprestava il salvataggio della banca più antica del mondo, Matteo Renzi ha deciso di togliere dal tavolo. Una decisione politica quella del premier, ma le cui fondamenta nei prossimi mesi potrebbero vacillare. E c’è un problema di tempi che potrebbe complicare il dialogo tra tecnica e politica. Al momento il governo ha deciso di lanciare il piano di mercato per ricapitalizzare Mps, escludendo l`iniezione di soldi pubblici. Se però il salvataggio di Stato si rendesse necessario, dovrebbe arrivare entro dicembre. Alberto D’Argenio - Repubblica PER MPS A DICEMBRE SCATTA IL BAIL IN 3 Questo prevedono le regole europee e Bruxelles, stando ai contatti che si susseguono da settimane, su questo punto non intende fare sconti allungando i tempi. Il perché è semplice: gli stress test europei del 29 luglio hanno certificato che Mps resta solvibile e pertanto può intervenire la deroga al bail in che salverebbe i correntisti della banca di Siena dalla risoluzione. Deroga che scatta grazie alle circostanze eccezionali invocate dal governo dopo la Brexit e riconosciute da Bruxelles grazie all`articolo 32,4 della direttiva sul bail in. Nei negoziati con la Ue il governo ha anche ottenuto che in caso di ricapitalizzazione pubblica, sempre in deroga alle tagliole Ue, gli obbligazionisti subordinati verrebbero in qualche modo tutelati, mentre avrebbero meno copertura gli investitori istituzionali. Ma gli stress test certificano che Mps è solvibile fino al 31 dicembre 2016, per questo se si aspettasse gennaio per l`eventuale salvataggio pubblico scatterebbe il bail in e dunque pagherebbero tutti, anche i correntisti al di sopra dei 100mila euro. Alberto D’Argenio - Repubblica PER MPS A DICEMBRE SCATTA IL BAIL IN 4 E qui scatta il dilemma per il governo. Per ora si va avanti con il piano di mercato, che però diventerà operativo solo in autunno, a novembre. Se andasse male, e in diversi ambienti governativi questo dubbio c`è, allora ci sarebbe tempo per passare al piano B senza incappare nel bail in? Se Mps non riuscisse a trovare sul mercato 5 miliardi mentre altri istituti (come Unicredit) a loro volta rastrelleranno soldi per rinforzarsi, cosa succederà? Al ministero dell`Economia sono consapevoli che a gennaio si chiuderà la finestra per evitare di far pagare ad azionisti e correntisti il conto del salvataggio e stanno studiando i tempi limite entro cui tecnicamente si può far scattare il piano B senza sforare i tempi. Un esercizio per ora teorico, visto che tutti al governo lavorano sul piano di mercato, ma che in futuro potrebbe condizionare scelte politiche. Alberto D’Argenio - Repubblica MERCATI IN TENSIONE SU SETTORE BANCARIO ITALIANO 5 Matteo Renzi è sicuro che la soluzione individuata per far uscire dalle secche il Monte dei Paschi di Siena sia quella giusta. «Abbiamo lavorato molto per la soluzione privata, per la soluzione di mercato, per dare una prospettiva e un`opportunità nei mesi a questa grande banca, senza il problema dei Non performing loans». Il mercato, però, non è così convinto, a giudicare dai rovesci di Borsa dei titoli bancari nelle ultime due sedute, a valle degli esiti degli stress teste del piano per il Monte. Gli investitori intravvedono qualche difficoltà nella tabella di marcia per arrivare all`aumento di capitale da 5 miliardi previsto nel quarto trimestre dell`anno, in una pericolosa sovrapposizione con il rischio politico legato all`esito del referendum costituzionale. «Devo riconoscere - ha aggiunto il premier Renzi – che Monte dei Paschi di Siena è un grande brand e ora senza Npl, con una chiara strategia, penso che possa essere una banca molto buona per il futuro». Giovanni Pons - Repubblica MERCATI IN TENSIONE SU SETTORE BANCARIO ITALIANO 6 La sicurezza di Renzi deriva dai grandi nomi che sono confluiti nel contratto di pre garanzia dell`aumento, a partire da Jp Morgan e Mediobanca, e che vede presenti anche Credit Suisse, Merrill Lynch, Goldrnan Sachs, Deutsche Bank e Santander, con quote paritetiche di circa 700 milioni a testa. La parte del leone la fa comunque Jp Morgan, con il prestito ponte da 6 miliardi necessario a traghettare Mps verso la cartolarizzazione della tranche senior di crediti in sofferenza a cui poi verrà attaccata la garanzia pubblica (Gacs ). E come mai la grande banca americana, nata dalla fusione con la Chase Manhattan all`inizio degli anni Duemila, ha deciso di scommettere le sue carte sulla rivitalizzazione della banca senese? Si narra che a prendere la decisione sia stato il numero uno del gruppo in persona, Jamie Dimon, approdato in Italia un mesetto fa. «Ho il bilancio per farlo e lo faccio», avrebbe detto ad alcuni banchieri italiani che lo conoscono bene. Giovanni Pons - Repubblica MERCATI IN TENSIONE SU SETTORE BANCARIO ITALIANO 7 Comunicando la sua decisione anche in un faccia a faccia con Renzi, che da quel momento ha cominciato a parlare di soluzione privata e tutta di mercato per il Monte. In realtà, per Jp Morgan e le altre big del settore, partecipare al consorzio per l`aumento Mps è un modo per ingrassare il proprio bilancio con commissioni molto succose. Tagliando fuori concorrenti storici, come Ubs, da anni in affari con il Montepaschi, e che ha tentato fino all`ultimo di inserirsi nella partita attraverso un piano alternativo con alla testa Corrado Passera. Ma basterà il cordone di sicurezza steso dalle grandi banche a garantire il buon esito della ricapitalizzazione senese? La risposta a questa domanda arriverà soltanto tra ottobre e novembre quando verranno sondati i grandi investitori anglosassoni per il cosiddetto pre marketing, sempre che per quel periodo si sia conclusa la vendita delle sofferenze al fondo Atlante. La risposta dei fondi sarà determinante per andare avanti, come previsto da una clausola del contratto di pre garanzia. Giovanni Pons - Repubblica MERCATI IN TENSIONE SU SETTORE BANCARIO ITALIANO 8 E bisognerà trovare le finestre giuste visto che anche Unicredit dovrà chiedere 7-8 miliardi al mercato, a cui potrebbero aggiungersi aumenti di capitale di banche tedesche e spagnole. Inoltre al rischio di mercato verrà agganciato il rischio politico poichè è probabile, anche se non sicuro, che l`operazione Mps venga realizzata dopo il referendum in cui Renzi si giocherà la permanenza a palazzo Chigi. Gli investitori internazionali, infatti, considerano catastrofico un cambio della guardia nel governo italiano. Ma se ciò per caso dovesse succedere il consorzio dei big bancari per Mps potrebbe sfaldarsi rendendo a quel punto inevitabile l`intervento dello Stato. Giovanni Pons - Repubblica DUBBI SUL PIANO DEL TESORO BRUXELLES COL FIATO SOSPESO, FA PAURA "L’ANELLO DEBOLE" 9 Non poteva esserci risveglio peggiore. Dopo il moderato ottimismo che aveva accompagnato la pubblicazione dei risultati degli stress test e l’approvazione del piano di salvataggio per il Monte dei Peschi di Siena, le autorità italiane ed europee si trovano a fronteggiare una pesantissima ondata di vendite sui titoli bancari italiani. L`analisi. Ancora presto per archiviare la soluzione di mercato, ma ci sono dubbi. La cautela dell`Ue e i timori dei fondi sul piano dell`Italia. Il clima, per ora, resta fiducioso, in attesa di un ripensamento degli investitori sulle prospettive degli istituti di credito. Tuttavia, soprattutto tra i corridoi della Commissione Europea, c`è consapevolezza che i prossimi passi e, in particolare, il salvataggio di Mps, sono tutto tranne che scontati. Ferdinando Giugliano - Repubblica DUBBI SUL PIANO DEL TESORO BRUXELLES COL FIATO SOSPESO, FA PAURA "L’ANELLO DEBOLE" 10 «E` un operazione complicata», dice un funzionario. «Ogni protagonista dovrà eseguire perfettamente la sua parte. E` come guidare una macchina in cui volante, freno e cambio sono controllati da persone diverse». Le ragioni della cautela sono basate per ora su tre considerazioni. Prima di tutto, i movimenti tellurici che hanno sconvolto le borse sono durati "soltanto" due giorni, un tempo troppo breve per concludere che i mercati non si fidino degli stress test o abbiano bocciato il salvataggio di Mps. Queste vulnerabilità si inseriscono poi in un contesto di grande fragilità a livello europeo. Infine, la discesa delle quotazioni viene considerata una risposta razionale agli aumenti di capitale in vista non solo per il Monte dei Paschi di Siena, ma anche per UniCredit. Ferdinando Giugliano - Repubblica DUBBI SUL PIANO DEL TESORO BRUXELLES COL FIATO SOSPESO, FA PAURA "L’ANELLO DEBOLE" 11 L’emissione di nuove azioni per un totale che alcuni analisti stimano in 12 miliardi (5 per Mps e 7 per UniCredit) , fa naturalmente scendere il valore di quelle esistenti che verranno diluite. «Il settore è tirato giù da Unicredit e Monte dei Paschi dice un funzionario italiano. Le vendite sono naturali quando le banche fanno un aumento di capitale». Quest`ottimismo si scontra però con un`osservazione preoccupante: come già negli ultimi mesi di pesanti vendite gli investitori non sembrano differenziare più tra le banche italiane, che pure hanno ottenuto risultati molto diversi negli stress test. Da Unicredit a Ubi Banca a Banco Popolare, quasi tutti i principali istituti di credito italiani hanno perso ieri più del 5%. Intesa San Paolo, che ha dimostrato grande solidità davanti agli shock simulati dall`Eba, ha ceduto i13,8%. «Le banche di un Paese si muovono seguendo l`anello debole». Negli ultimi mesi gli investitori non fanno differenze tra i titoli dei diversi istituti dice dagli Stati Uniti l`analista per le banche europee di un grosso hedge fund. Ferdinando Giugliano - Repubblica DUBBI SUL PIANO DEL TESORO BRUXELLES COL FIATO SOSPESO, FA PAURA "L’ANELLO DEBOLE" 12 Ma a questa osservazione generale si aggiunge una preoccupazione legata più specificamente alla realtà italiana: l`idea che, aldilà degli annunci di venerdì, il salvataggio di Mps sia ancora molto complesso. «Si tratta di una mina vagante», dice un altro funzionario di Bruxelles, «E` un`operazione costruita in maniera intelligente, ma non è detto che riesca». A preoccupare sono prima di tutto l`appetito degli investitori, che dovrebbero finanziare i 5 miliardi di aumento di capitale, e la robustezza del consorzio di garanzia guidato da Jp Morgan, che può sfilarsi in caso di mancato interesse del mercato. Ma anche l`operazione ancillare da compiere per svuotare il bilancio del Monte delle cosiddette "sofferenze" suscita timori. Il percorso tracciato dal cda della banca senese prevede che le sofferenze di Mps vengano impacchettate tramite cosiddette "cartolarizzazioni" e poi divise in tranche, a seconda della loro pericolosità. Ferdinando Giugliano - Repubblica DUBBI SUL PIANO DEL TESORO BRUXELLES COL FIATO SOSPESO, FA PAURA "L’ANELLO DEBOLE" 13 Le più sicure verranno coperte da garanzie statali chiamate Gacs, che le renderanno più semplici da collocare tra gli investitori istituzionali. Una delle porzioni più rischiose, il cosiddetto `mezzanino", verrà rilevato dal fondo salva-banche Atlante. Al di là di calcoli indicativi presentati da Mps, non è ancora chiaro quanti soldi ci vorranno per coprire questa porzione, una decisione che dipenderà dai giudizi di un`agenzia di rating. Fino ad allora, non si può essere sicuri che l`operazione andrà in porto. «Atlante avrà le risorse». Rispondono seccamente dal governo. A questi dubbi operativi si aggiungono quelli politici legati al referendum. Gli aumenti di capitale di Mps e Unicredit arriveranno dopo la consultazione sulla riforma costituzionale. In caso di voto contrario, si aprirà una fase di incertezza che difficilmente renderà le due operazioni appetibili. Ferdinando Giugliano - Repubblica DUBBI SUL PIANO DEL TESORO BRUXELLES COL FIATO SOSPESO, FA PAURA "L’ANELLO DEBOLE" 14 «I titoli bancari italiani andranno sue giù con i sondaggi sul referendum», prevede un altro fund manager americano. Ma fino al voto gli investitori preferiranno trattare le banche italiane con molta cautela. Ferdinando Giugliano - Repubblica DIETRO I CROLLI IN BORSA Perché i mercati non si fidano delle banche anche dopo i test 15 Perché i mercati hanno paura delle banche dopo le numerose verifiche fatte sui loro bilanci? La pioggia di vendite che ieri ha frenato i titoli del credito nelle borse europee è stata innescata da un allarme sugli utili lanciato dalla tedesca Commerzbank. Milano è stata la peggiore (-2,76%). Montepaschi ha perso i1 16%, ma sotto attacco sono finiti anche i big che avevano passato gli stress test, Unicredit in testa. Cosa è successo? Forse il continuo innalzamento dell`asticella praticato dalla vigilanza bancaria induce un disorientamento e un`incertezza le cui conseguenze si vedono sui listini in piena estate. Gli istituti europei vantano un coefficiente di capitale del 13%, superiore ai gruppi americani. Ma gli investitori restano cauti. Federico Fubini – Corriere della Sera DIETRO I CROLLI IN BORSA Perché i mercati non si fidano delle banche anche dopo i test 16 La chiave di ciò che sta accadendo in questi giorni attorno alle banche in Italia e in Europa è probabilmente in un articolo che venne respinto da tutte le migliori riviste di economia. George Akerlof, il suo autore, lo aveva dedicato al mercato delle auto usate e a cosa succede quando l`acquirente non sa in che condizioni sia realmente il motore e dunque non si fida: che l`auto usata sia in realtà buona o meno, il prezzo crolla comunque. Grazie a quell`articolo Akerlof vinse il premio Nobel nel 2001, trent`anni dopo averlo scritto, ma lasua intuizione sul potere corrosivo dell`imprevedibilità vive ancora in questi giorni in istituzioni celebri dell`area euro. Soprattutto, mette in discussione il funzionamento dell`Unione bancaria in Europa con la violenza di cui è capace il mercato. I suoi esiti dall`inizio dell`anno non lasciano dubbi che i problemi delle banche italiane - reali e rilevanti - si inquadrano in un malessere che tormenta di nuovo l`unione monetaria. Federico Fubini – Corriere della Sera DIETRO I CROLLI IN BORSA Perché i mercati non si fidano delle banche anche dopo i test 17 Le banche dell`area euro in media possono vantare un patrimonio (CETI) del 13% secondo l`Autorità bancaria europea, superiore al 12,3% fotografato della Federal Reserve di New York per le concorrenti americane. Questa solidità dovrebbe aiutarle ad attraversare meglio una fase di tassi quasi zero, in cui guadagnare sui prestiti diventa sempre più difficile. Eppure sta accadendo il contrario: dall`inizio dell`anno l`indice azionario delle banche europee dell`Eurostoxx 600 è crollato del 34,6%, mentre quello corrispondente del Dow Jones negli Stati Uniti ha perso solo il 10% e persino l`indice bancario del Ftse 350 di Londra ha perso circa la metà di quello dell`area euro malgrado il referendum sulla Brexit e una recessione britannica ormai chiaramente alle porte. Un confronto fra il valore delle attività delle singole banche e il prezzo che assegna loro il mercato, fra America e unione monetaria, mostra brutalmente che gli investitori in Europa agiscono ormai come acquirenti sospettosi di auto usate. Federico Fubini – Corriere della Sera DIETRO I CROLLI IN BORSA Perché i mercati non si fidano delle banche anche dopo i test 18 Vogliono comprare poco pagando meno, perché non sanno e non si fidano. Jp Morgan e Deutsche Bank hanno bilanci di dimensioni paragonabili, eppure la banca americana capitalizza in Borsa il 9,4% dei suoi attivi da quasi 2.500 miliardi di dollari, mentre quella tedesca viene valutata in proporzione dieci volte meno: lo 0,94% dei suoi attivi, un`inezia. Del resto anche Unicredit capitalizza appena l`1,2% degli attivi, Bnp Paribas il 2,6%, Intesa Sanpaolo il 4,3% e Montepaschi solo lo 0,46%. In queste valutazioni è visibile il male oscuro del sistema dell`euro. Ed è qui che la vicenda italiana entra in gioco. Perché l`impossibilità di capire i rischi nascosti e dunque la sfiducia degli investitori in generale non riguardano il motore, ossia ciò che si cela realmente all`interno dei bilanci bancari. Quelli non sono «limoni», come Akerlof definì le auto guaste vendute come sane. Federico Fubini – Corriere della Sera DIETRO I CROLLI IN BORSA Perché i mercati non si fidano delle banche anche dopo i test 19 Se esistono problemi, tutti ormai li conoscono e dovrebbero essere in grado di dar loro un prezzo certo: le grandi banche sono state vagliate dalle istituzioni europee, senza sconti e a ripetizione. Prima degli «stress test» di questi mesi c`erano stati quelli del 2014, quindi l`esame della qualità dei bilanci della Banca centrale europea e gli Srep del 2015, la revisione che ormai si ripeterà ogni anno. Dunque se l`incertezza non è nel motore (con l`eccezione di banche alla quali la Bce permette di usare «modelli interni» per stimare i loro derivati senza mercato), dev`essere altrove. Forse, nell`imprevedibilità dell`arbitro che continua a spostare i limiti del campo di gioco e a cambiarne le regole tanto spesso da produrre disorientamento. Gli investitori che ieri hanno abbandonato le banche europee dopo gli «stress test», lo hanno fatto perché non sanno quanto nuovo patrimonio la Vigilanza Bce chiederà a ciascuna di esse sulla base di quegli esami. Federico Fubini – Corriere della Sera DIETRO I CROLLI IN BORSA Perché i mercati non si fidano delle banche anche dopo i test 20 Lo si saprà a novembre. Ma in questo interludio il mercato ha iniziato a temere le ipotesi più costose, perché la Vigilanza Bce ormai li ha educati a temere richieste sempre nuove e più difficili: ogni volta che a una banca si impone di trovare altri capitali sul mercato, questa diluisce e provoca perdite ai suoi azionisti già presenti, e nessuno oggi vuole trovarsi in quella scomoda posizione. A Montepaschi è stato imposto dalla Vigilanza Bce di svalutare e vendere i suoi crediti dubbi in tempi accelerati dopo che la stessa vigilanza aveva accettato mesi fa un piano meno brusco. Di qui le rettifiche al ribasso che ora gli investitori temono possano arrivare all`improvviso per tutte le altre banche italiane. Resta il sospetto che i «limoni» di Akerlof oggi non siano i regolatori in Europa, ma le loro imprevedibili sorprese. Federico Fubini – Corriere della Sera