Cigoli, il tartufo e la luna,Girovagando per Prowein,Anteprima di
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Cigoli, il tartufo e la luna,Girovagando per Prowein,Anteprima di
Istruzioni per l’uso nella comunicazione dell’agroalimentare A Verona, in una tavola rotonda promossa dall’Ufficio Stampa del Consorzio Prosecco Doc su «L’Agroalimentare patrimonio del made in Italy. Istruzioni per l’uso nella comunicazione ai giorni nostri», numerosi tecnici della materia hanno esposto il loro punto di vista sul senso e sul valore della comunicazione nel settore dell’agroalimentare italiano. Come fare una “buona” comunicazione e quali dovrebbero essere gli ingredienti necessari è la tematica discussa ieri, 11 aprile 2016, al Padiglione Prosecco Doc – Prosciutto San Daniele Dop del Salone Vinitaly, con moderatore Pier Battista Bergonzi, vice direttore de ‘La Gazzetta dello Sport’ e curatore della rubrica ‘GazzaGolosa’, oltre che scrittore e sommelier AIS. Al dibattito hanno partecipato Stefano Zanette presidente del Consorzio Prosecco Doc, Mario Emilio Cichetti direttore del Consorzio Prosciutto San Daniele, Alessandro Regoli direttore di ‘WineNews’, Tiziano Marson capo redattore de ‘La Tribuna di Treviso’, Sissi Baratella del Blog ‘GardiniNotes’ e Luca Giavi direttore del Consorzio Prosecco Doc. Attraverso richiami alle proprie esperienze personali e raffronti con la storia del giornalismo, i conferenzieri si sono confrontati sulla “idea” di un buon giornalismo, che abbia efficacia non solo in termini di “notizia” bensì di “presa” sul pubblico che si vuole raggiungere, giacché oggi, al tempo dei social, il mondo della comunicazione è completamente cambiato. Pier Bergonzi, introducendo il tema, ha voluto specificare che alcune regole auree valgono sempre per una notizia, e sono essenzialmente tre: verifica, qualità, originalità, da insegnare bene nelle scuole di giornalismo. Per Alessandro Regoli “servono responsabilità e buon senso”. Ha espresso l’impressione “di vivere una sorta di proibizionismo di ritorno”, perché gli sembra eccessiva la tendenza a “demonizzare” il consumo del vino, per tenere, ad esempio, i giovani lontani dall’alcol. “Serve un’informazione che induca comportamenti virtuosi, consumi moderati e consapevoli”, magari insegnando ad abbinare il vino alle pietanze, e dissuadendo dal bere a stomaco vuoto. “Anche associare il consumo di vino al divertimento e agli eventi culturali porta un messaggio più adeguato”. Mario Emilio Cichetti, del Consorzio San Daniele, ha confidato: “ci aspetteremmo dai media una maggior cura nel dare le notizie. Purtroppo il settore agroalimentare in Italia il più delle volte viene ripreso dai media solo in termini folkloristici o scandalistici”. Tiziano Marson ha spiegato la sua posizione da giornalista: “Comunicazione e informazione sono due cose ben distinte. Noi facciamo informazione quindi selezioniamo tra le tante notizie che ci arrivano in redazione quelle che reputiamo interessanti per i nostri lettori. E siamo consapevoli dell’impatto che una notizia non verificata potrebbe avere a livello internazionale oggi che le testate locali, tramite il web, in poche ore possono rimbalzare a New York o a Hong Kong. Ma questo non ci deve dissuadere dal pubblicare notizie che noi riteniamo di pubblico interesse”. A conclusione del confronto di opinioni, il presidente del Consorzio Prosecco Stefano Zanette, con allusione alle molteplici notizie che periodicamente sconvolgono il mondo enogastronomico Made in Italy, ha commentato: “a mio avviso, un ingrediente necessario per fare giornalismo è la curiosità. Smascherare vicende negative è una delle cose che ci si attende dal “buon giornalismo” e noi siamo favorevoli ad una corretta informazione e disposti a collaborare”. Maura Sacher Vini spumanti d’Italia all’estero col botto L’Italia è il primo paese produttore ed esportatore al mondo dei vini italiani spumeggianti, lo conferma un autorevole Osservatorio, esaminati i numeri del vino italiano all’estero e stimato che i favoriti sono soprattutto i vini spumanti. L’Ovse – Osservatorio economico dei vini effervescenti, fondato nel 1991 da Giampietro Comolli, conta su una rete di informatori sparsi su tutto il territorio nazionale e mondiale, per ricavare dati il più possibile reali sul consumo e sui mercati dei vini italiani. Il dossier 2015 attesta che la produzione nazionale di vini effervescenti è stata di 520 milioni di bottiglie per un valore-origine di 1,352 mld/euro (euro 2,60 a bottiglia in cantina). Sul totale prodotto, 373 milioni di bottiglie (pari al 72%) sono state spedite in 90 Paesi nell’arco dell’anno per un valore pari a 1,327 mld/euro (per euro 3,56 a bottiglia) e un giro d’affari nel mondo di 2,573 mld/euro (per euro 6,9 a bottiglia). Rispetto al 2014, l’Osservatorio registra un +17% dei volumi e un +14% in valore all’origine. L’indagine mette in evidenza una forte crescita dei prezzi al consumo rispetto al valore spedito. Giampietro Comolli commenta: “Il gap da colmare è ancora eccessivo, perché nella cultura globale il prezzo è anche sinonimo di qualità. Non corrisponde alla realtà qualitativa il divario di 4,66 euro per una bottiglia italiana con i 12,10 euro delle bollicine francesi, con una media di 22,49 euro al vertice per una bottiglia di Champagne”. Grandi guadagni per gli importatori/distributori: per esempio, una bottiglia di Prosecco che entra negli Stati Uniti a 4,90 dollari (pari a 4,38 euro) sullo scaffale va a 21,3 dollari (circa 19 euro) e un calice di Prosecco nei ristoranti di New York addirittura si posiziona fra 12 e 19 dollari (circa 10,8-17,1 euro). Mentre negli ultimi 5 anni l’Asti ha perso il 21% del mercato, il Prosecco docg-doc è cresciuto mediamente del 21% annuo più che raddoppiando la quota: sul totale sono 275 milioni sono le bottiglie veneto-friulane consumate (3 su 4) per un valore in cantina di 700 mil/euro che si triplica con il giro di affari nel mondo a oltre 2 mld/euro, penetrando in pub, circoli privati e ristoranti esclusivi. Gli spumanti italiani, Prosecco in testa, vanno per il 30% nel Regno Unito, il 20% negli Stati Uniti e il 9% in Germania. Al quarto posto la Russia, seppur con tutte le problematiche della valuta e della crisi, con volumi a 18,8 mln/bott e 45 mln/euro di plv, concentrati in 4-5 marchi e dove l’Asti rappresenta ancora l’emblema delle bollicine italiane con oltre 7 milioni di bottiglie. L’Ovse evidenzia l’importanza del mercato con l’e-commerce, dove 9 su 10 siti sono gestiti da importatori/distributori e non da aziende. Ultima osservazione di Comolli: “L’Italia del vino è assente in Africa. La Francia è prima in tutti i paesi africani più ricchi, dove ha iniziato a investire da 10 anni. Seppur con burocrazia molto elevata, Nigeria, Kenia, Angola, Tanzania, Madagascar chiedono vini di fascia alta, compreso bollicine. Inoltre occorre una strategia diversificata per paese in base alle potenzialità e stile di vita: gli spumanti sono una tipologia abbinata alla festa, appannaggio di un mondo con buone disponibilità di spesa”. Maura Sacher Pretendiamo le etichette chiare per difendere il made in Negli ultimi venti anni l’Italia ha perso 2,6 milioni di ettari di terra coltivata a causa delle normative comunitarie che i nostri governi avrebbero dovuto per lo meno cercare di contrastare. Centinaia di migliaia di aziende agricole sono scomparse o sono sull’orlo della chiusura. Abbiamo perso stalle, mucche e mano d’opera altamente specializzata a causa delle famigerate quote latte. Meta’ del latte venduto in Italia non e’ autoctono e le multinazionali quali Lactalys, francese, hanno acquisito aziende importanti per piegarle alle loro strategie di mercato strozzando le piccole stelle costringendole alla chiusura per vendere il loro prodotto di qualità inferiore, dopo aver fatto accordi con la grande distribuzione che per profitto si e’ guardata bene dal privilegiare prodotti nazionali. Negli ultimi lustri la UE dava un rimborso ai viticoltori che estirpavano le vigne e molti di essi soprattutto anziani e senza possibilità di perpetrare l’azienda hanno aderito a questa normativa. Ma c’era il trucco. Quando l’Italia ha chiesto di impiantare nuovi vigneti la UE ha risposto picche concedendo pero’ ad altre nazioni di mettere a dimora nuove vigne. La vigente legge europea consente di spacciare come Made in Italy, marchio che e’ sinonimo di qualità e garanzia di originalità in tutto il mondo, prodotti dozzinali e nel caso del settore eno-gastronomico anche di dubbia sicurezza igienica. Basta ad esempio che una partita di olio (?) trasportata da un cargo che può anche somigliare a quelli dei romanzi di Conrad o di Salgari, tocchi, attenzione bene, tocchi un porto italiano per poter classificare come nostrano il contenuto delle cisterne. Si importano decine di migliaia di tonnellate di polpa di pomodoro che viene inscatolata e venduta come italiana. In Sicilia terra nota in tutto il mondo per i Pistacchi di Bronte mi è capitato di trovare quelli tunisini, più piccoli, secchi e senza sapore. I prosciutti per i quali soprattutto l’Emilia Romagna e’ conosciuta ed apprezzata provengono da ogni angolo d’Europa, pure equivoco e anche in questo caso nulla si sa della situazione sanitaria e in questo caso il business e’ enorme: pezzi pagati un euro, un euro e mezzo sono rivenduti a 20 /25 euro. Potrei continuare purtroppo con decine di altri esempi negativi per il nostro Paese ma non voglio tediare. Resta il fatto che una mancanza di norme sulla etichettatura e la provenienza favorisce la comparsa sul mercato di prodotti taroccati e fuori dalle nostre norme igieniche. La quasi totale assenza dell’esecutivo nelle vertenze che riguardano le falsificazioni ad esempio dei vini e dei formaggi di maggior pregio, vanto delle nostre uniche e irripetibili produzioni che causano una perdita annuale di oltre 60 miliardi di euro, non possono che portare ad un totale sfacelo del settore agroalimentare. Le vertenze vinte e le sentenze favorevoli ottenute ad esempio nel caso del Parmigiano Reggiano si devono alla tenacia e all’esborso di denaro del Consorzio non certo al governo. Umberto Faedi Acerra, scuola riqualificazione territoriale. e Il Liceo Alfonso Maria de’ Liguori, nel cuore della Terra dei Fuochi, recupera il senso perduto dell’identità territoriale e della cultura classica con il progetto Acerra meets e il Certamen Acerranum. Sabato 19 marzo, nell’Auditorium del Liceo Alfonso Maria de’ Liguori di Acerra, si è concluso un ciclo di eventi che ha visto la scuola impegnata nel riscatto culturale della tanto vessata “Terra dei Fuochi”. Acerra, terra di antichissime origini, si é proiettata a vivere appieno la dimensione europea della cittadinanza, grazie al progetto “Acerra meets” imperniato sul gemellaggio con la scuola” Ies Jandula” di Andujar, in Spagna. Acerra meets ha coinvolto, per la prima fase, da 12 al 19 marzo, 16 studenti spagnoli, accompagnati dai loro docenti, e 15 studenti acerrani, che li hanno ospitati in famiglia, dando vita ad un incontro che li ha visti attuare un percorso culturale interattivo il cui ricordo gli studenti conserveranno fra le esperienze più preziose. Il fine ultimo del progetto, che proseguirà dal 5 all’11 aprile con il trasferimento degli alunni e docenti acerrani in Spagna, è infatti quello di mettere in campo uno scambio culturale tra realtà scolastiche europee che consenta agli alunni di avere la possibilità, usando la lingua inglese come lingua veicolare, di conoscersi e di conoscere i relativi territori. Acerra meets, ormai alla seconda annualità, “intende promuovere – come ha spiegato il D.S. Prof. Carmine De Rosa – l’antico territorio della “Campania Felix” attraverso tre direttive: si lega alle politiche europee di integrazione (Europa 2020), mette al centro la persona in un percorso di life-long learning, esalta il territorio riportando la Campania Felix alla sua dimensione agricolobiologica. Il ricchissimo il programma del gemellaggio, infatti, ha offerto la possibilità agli ospiti spagnoli, oltre a momenti di scambio culturale sul territorio di Acerra, realizzati con la partecipazione attiva di molte realtà associative locali, di condividere attività didattiche comuni, visite guidate in città e nel territorio regionale alla scoperta delle bellezze storico, artistiche e archeologiche (dagli Scavi archeologici di Pompei, alla Costiera Amalfitana, al Museo di Capodimonte al Cratere degli Astroni), nonché visite in aziende agricole e degustazioni di prodotti tipici locali, dal fagiolo “dente di morto acerrano”, alla pizza napoletana che ad Acerra ha alcuni dei suoi migliori cultori ed interpreti, al pomodorino giallo di Acerra e al pane tipico locale. Il progetto del Liceo di Acerra, patrocinato e cofinanziato dall’Amministrazione comunale, oltre all’impeccabile lavoro delle docenti referenti Prof.sse Chiara Amoroso e Marina Montano, ha fruito del sostegno dell’Ente locale e della Rete inter-istituzionale territoriale. Come ha ben evidenziaro il Sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri: “Si è trattato di una bellissima opportunità offerta ai nostri ragazzi, che l’Amministrazione ha sostenuto e aiutato nella realizzazione, un ulteriore arricchimento che si va ad aggiungere alla proposta didattica della scuola, qualificando il nostro territorio per intraprendenza e dinamismo culturale”. La cultura, infatti, non deve rimanere chiusa nei luoghi del sapere, ma essere condivisa e riconosciuta come eredità preziosa del nostro passato. Sul filo rosso di questa idea si è svolto il secondo dei grandi eventi messi in campo dal Liceo de’ Liguori di Acerra, Il Certamen Acerranum, che venerdì 18 marzo ha visto 104 studenti provenienti da 26 Licei, di cui 6 da fuori Regione, sfidarsi nella traduzione dal latino di un passo delle Georgiche di Virgilio, (Virgilio, Georgiche IV 485-515), commentandolo poi alla luce della questione ambientale che interessa la cosiddetta “Terra dei Fuochi” ed il comprensorio acerrano, come previsto dal bando. La cultura classica è infatti un veicolo privilegiato per leggere il presente e per analizzare ciò che abbiamo realizzato nel corso della storia. La premiazione del Certamen, tenutasi sabato 19 marzo, ha visto la Commissione Giudicatrice, presieduta dal Prof. Formicola e composta dai D.S. Dirigenti Scolastici a riposo prof.ri Delli Paoli Salvatore e Alfano Lazzaro, insieme ai docenti Liceali e cultori della materia Prof.ri Iroso Anna Lucia, Giuntoli Rita e Sena Antonio, assegnare i tre premi, nell’ordine, a Greta Grippa, Liceo Mamiani di Roma (I posto); Naomi Maniscalco, Liceo de’ Liguori di Acerra (II posto) e Giovanni Ciocca, Liceo Mariotti di Perugia (III posto). Due vincitori non Campani, dunque, mentre giocava in casa la studentessa che si è aggiudicata il II posto. La Commissione ha assegnato inoltre ben sette Menzioni di Merito. Non stupisce, dunque, l’attenzione, finalmente tutta positiva, di cui Acerra è fatta oggetto in questi giorni. Ad maiora, Acerra! Simone Ottaiano Cigoli, il tartufo e la luna È stato un fine settimana “al tartufo marzuolo”. A Cigoli in provincia di Pisa questo fine settimana si è svolta la 18ma edizione della la festa del Tartufo Marzuolo. Il fungo ipogeo è da anni il protagonista di questo territorio e a Cigoli il tartufo marzuolo quest’anno è stato raccontato non solo attraverso piatti a base di tartufo ma anche con l’arte. Il piccolo borgo toscano ha visto palazzi e chiese, ma anche semplici abitazioni, raccontare attraverso dei quadri la magia del bosco e il legame della luna con il ciclo vitale del tartufo. Ma c’è di più: Cigoli è un piccolissimo, delizioso paese che dall’alto domina su una valle e qui nacque Ludovico Cardi famoso pittore che per primo rappresentò il “volto” della luna con i suoi crateri. Amico di Galileo Galilei , cardi detto Il Cigoli, dipinse la sua luna nella volta della cappella Paolina della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Il Tuber borchii, chiamato tartufo marzuolo o bianchetto nei boschi sanmminiatesi trova un ambiente ideale e per questo giornalisti e foodblogger che sono stati invitati a toccare con mano come si procede alla ricerca del tartufo. Con Frida e Macchia due dolci cagnoline i Giornalisti di Arga Toscana sono stati nel bosco di Paesante, poco distante dal paese, per vedere dal vivo come lavora un cercatore di tartufi e il suo cane. Una bella passeggiata istruttiva che ha permesso di gustare il bosco, con tutti i suoi profumi, “carpire qualche segreto” e ribadire quanto sia importante preservarne la sua integrità. Non poteva mancare l’assaggio e l’incontro con uno chef come Paolo Fiaschi, famoso per le sue ricette a base di tartufo (da segnalare il suo ristorante a San Miniato “Papaveri e papere”). E ancora escavazione con cani e tartufai, show cooking nell’ambito del secondo Food blog contest “Immagina… il tartufo marzuolo“. Da sottolineare anche la presentazione per i giornalisti della “Schiaccata pisana” e precisamente della Ruga di Ponte a Egola in realtà una torta alta fatta con farina, acqua, zucchero, rosolio, menta, anice e una lievitazione di ben 14 ore. Un dolce tipico che si accompagna con del vino dolce chiamato verdea non per l’uvaggio ma per il colore. Roberta Capanni Girovagando per Prowein 55.000 visitatori specializzati di cui la metà arrivano dall’estero, 6.200 espositori, (rispettivamente +6 e +4 % in confronto all’edizione 2015), 123 paesi in rappresentanza di tutte le regioni vinicole più importanti del mondo: i numeri della 23^ edizione della ProWein di Düsseldorf, una manifestazione per certi versi unica al mondo per la vasta offerta di prodotti internazionali. Tra le più grandi nazioni rappresentate dagli espositori hanno preso parte quest‘anno l’Italia (1.500 in due padiglioni), la Francia (1.300), la Germania (1,000), la Spagna (550), l’Austria (320), il Portogallo (300) e i paesi d’oltremare (600). A questi vanno aggiunti circa 420 espositori provenienti da 30 paesi con i loro particolari prodotti alcolici. Complessivamente gli espositori presenti erano provenienti da 59 nazioni. Molte le realtà meno conosciute per la produzione di vino, dalla Turchia a Israele, dalla Romania al Libano, dalla Russia alla Svizzera, dal Kosovo alla Slovenia, dalla Bulgaria al Giappone che puntano su vitigni autoctoni, sulla storia e cultura, su paesaggi diversi. Ci ha incuriosito il koshu, varietà a bianca dall’affascinante buccia rosa, autoctona del Giappone. È fglio delle uve che viaggiavano un migliaio di anni fa lungo la via della seta dal Caucaso, alla Cina, al Giappone. 480 ettari di cui il 95% nella Prefettura di Yamanashi, la prima regione ad avere la Geographical Indication dal governo giapponese, ad ovest di Tokyo dominata dalla mole imponente del monte Fuji. In questo territorio il vitignohatrovatolecondizioniideali:fortiescursioni climatiche, lunghi giorni di sole estivo e ben drenate terre vulcaniche. Bianco chiarissimo, leggero (circa 10 gradi) poco acido, fresco, dal sapore fruttato con sentori decisi di agrumi e pesca, si abbina con la cucina giapponese. Sono un’ottantina le cantine che portano avanti una tradizione cominciata alla fine dell’Ottocento quando la Dai-Nippon Winery, la prima cantina sorta nella zona, oggi Marquis Co. Ltd., mandò due persone in Francia ad imparare l’arte della vinificazione. Girovagando tra uno stand e l’altro, troviamo SpriZZerò, un aperitivo innovativo creato da Paolo De Martin sulla base di un’antica ricetta datata 1934 del nonno Edoardo che la sua famiglia ha gelosamente custodito. Un aperitivo estremamente originale prodotto con buon Prosecco, erbe aromatiche ed erbe aromatiche delle Dolomiti in tre versioni: Classico, Pink-grapefruit ovvero pompelmo rosa ed ibisco e Hugo con sciroppo di sambuco, menta fresca. Oggi viene distribuito da Rotkäppchen-Mumm, leader nella produzione di champagne in Germania. Ed ancora Mácum, la bevanda all’oro nero, ovvero ai semi di papavero. Un drink alcolico frutto della mescolanza tra oppio e pálinka (brandy fruttato tradizionale in Ungheria] e che è stato chiamato Mácum, da “Mák”, il termine ungherese per “oppio”. È delicato, dal gusto vellutato. In Ungheria la gente crede che Mácum sia la bevanda della fortuna grazie allo slogan “Drink poppy, and be lucky”! “Bevi oppio, sii fortunato!”, in ungherese “to have poppy” significa essere fortunato). Accattivante la bottiglia per il Taittinger Nocturne edizione City Light, luminose bollicine di scintillanti luci evocano una città in effervescenza che brilla di notte. Morbido, cremoso, con sapori di uva passa e frutta sciroppata. Perfetto per essere degustato a tarda sera, ideale accompagnamento per i dessert a base di frutta. Piera Genta Anteprima di Wine in London a Sambuca di Sicilia Presentata la nuova guida dei vini online di Egnews, in collaborazione con la Compagnia del Cibo Sincero di Sicilia, nella suggestiva location di Palazzo Panitteri sede della Strada del Vino Terre Sicane. Se è vero che chi ben inizia è a metà dell’opera, noi non potevamo iniziare meglio. A Sambuca di Sicilia c’erano tutti. I produttori vitivinicoli che hanno i vini in guida, quelli che non ce l’hanno, i produttori di olio, i ristoratori del territorio con le loro ricette tipiche. In poche parole, grazie alla Compagnia del Cibo Sincero di Sicilia, è stato un trionfo delle eccellenze agroalimentari del territorio. Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento, uno dei più bei borghi d’Italia, ci ha accolto in grande stile per presentare in anteprima la nostra nuova guida online dei vini d’Italia e le iniziative editoriali appena avviate, I Senzastelle- Luoghi del Gusto e la 4° edizione del Premio Mediterraneo Packaging. Fra le aziende partecipanti: Alessandro di Camporeale, Antico Frantoio, Baglio del Cristo di Campobello, Barone Di Serramarrocco, Cantine Colosi, Cantine Curto, Cantine Patria, Cellaro, Corbera, Cva Canicatti, Di Giovanna Azienda Agricola Biologica, Di Legami, Di Prima Vini, Domina Miccina, Don Giovanni Hotel, I Picciotti, Il Duca, La Panoramica, La Pergola, Lu Saracinu, Massaria Ruvettu, Monte Olimpo, San Giorgio,Terre Di Bruca, Terre di Giafar, Villa Scaminaci e Vini Marino. E’ stata la riscossa dei piccoli, realtà produttive di un territorio particolarmente vocato alla viticoltura, che hanno investito nella qualità dei vini, ormai riconosciuta a livello internazionale. Ma non solo vini. In questo lembo di Sicilia, è un fiorire di prodotti agroalimentari unici, dalla Vastedda del Belìce fino ad arrivare all’olio extravergine di oliva dalle caratteristiche uniche. La Compagnia del Cibo Sincero di Sicilia, presieduta dall’instancabile Paola Armato, da anni svolge un lavoro attento di promozione di queste tipicità, sostenendo i piccoli produttori con numerose iniziative per far conoscere le loro produzioni uniche. Ognuno dei produttori ha presentato le loro eccellenze, spiegando le fasi di produzione. Particolarmente apprezzate sono state, oltre la guida dei vini online, la rubrica I Senzastelle-Luoghi del Gusto e la 4° edizione del Premio Mediterraneo Packaging, presentate dal nostro editore Francesco Turri. Gradita la partecipazione di Anna Martano, Prefetto per la Sicila dell’Accademia Italiana di Gastronomia Storica e Gastrosofia e di Nino Sutera dell’università Rurale dei Saperi & dei Sapori Onlus. La giornata si è conclusa con una degustazione di vini e prodotti tipici del territorio preparati dai ristoratori e da Lillo Cicio vice presidente di Unitre di Sambuca. . La Luna dei Tempi per “5 sfumature di vino” Ci sono serate importanti per parlare di vino. Non solo grandi manifestazioni ma eventi che scandagliano e mettono a confronto grandi vini di tutte le regioni d’Italia. L’evento “5 sfumature di Vino” è stato uno di questi importanti momenti. Nato da una collaborazione tra l’azienda Agr. Massucco e il nostro giornale, la serata ha messo a confronto cinque bicchieri. vini serviti in maniera anonima nei Massucco con “La luna dei Tempi” ,vino unico nel suo genere un Barbera 100%, ha gareggiato con il Bursòn IGT Ravenna Rosso Tenuta Uccellina (Emilia Romagna), l’Amarone della Valpolicella DOCG dell’Azienda Pagani (Veneto), Chianti Rufina Riserva Docg Tenuta Bossi dei Marchesi Gondi (Toscana), Nero d’Avola Doc Az. Terre di Bruca (Sicilia). Un momento di condivisione della tavola ma anche di confronto e presentazione alla stampa selezionata, invitata all’evento. Di grande livello anche la Giuria composta da rappresentanti di tutte le categorie del settore (Guide, Associazione Sommeliler, Riviste e settimanali) come Mario Busso di Vinibuoni d’Italia, Michele Alessandria Direttore nazionale dell’Onav, Alberto Lupini di Italia a Tavola, Giancarlo Montaldo di Barolo&Co. A cui si è aggiunto il collegamento telefonico con il nuovo capo redattore della nuova Guida I Vini dell’Espresso. Spazio doveroso al Roero alla presenza Presidente del Consorzio e Tutela Roero Francesco Monchiero ed il Presidente dell’Enoteca Regionale del Roero Luciano Bertello che è stato accompagnato da due vini Massucco: il Roero e Roero Arneis DOCG. Il nostro editore, Francesco Turri, forte della decennale esperienza nel settore ha condotto la serata dandole quel brio necessario ad accompagnare la convivialità e nello stesso tempo ha posto domande a tutti gli intervenuti atte a far emergere l’importanza del loro impegno quotidiano nel mondo del vino. I cinque vini sono stati abbinati ai piatti della serata proposti dalla Chef Gabriella Massucco del Ristorante Le Vigne e i Falò, che indagando nelle particolarità di ogni vino, ha saputo esaltarne le singole caratteristiche e l’unicità propria dei vitigni autoctoni. La scelta finale della giuria, con un punteggio di 90/100, è ricaduta su “La Luna dei Tempi” di Massucco. Vitigno Barbera, che grazie a una raccolta scaglionata nel tempo, una parte di uva dello stesso vigneto viene vinificata circa sette giorni prima della maturazione fenolica mentre il restante resta sulla pianta circa un mese in più e vinificate in barriques per 6 mesi, permette di ottenere un vino dal sapore pieno. Roberta Capanni Donne del VIno, giovani e piene di idee Vite: non solo vino. Bella serata quella organizzata ieri sera in occasione della prima Festa delle Donne del Vino presso l’enoteca La Dogana di Marialuisa Sbernadori a Valiano di Montepulciano. La prima Festa delle Donne del Vino si è , infatti, svolta in Toscana la regione che ha inaugurato quella che dovrebbe diventare, nelle intenzioni della Presidente Donatella Cinelli Colombini, un evento italiano annuale. Tra le varie possibilità e inviti la nostra scelta è ricaduta sulla proposta di Marialuisa Sbernadori dell’azienda Palazzo Vecchio e Diana Lenzi de la Fattoria di Petroio. Come ogni altro evento messo in campo dalle Donne del Vino di sabato sera, degustazione e cena erano accompagnati da un momento di partecipazione. Musica, moda, arte unite al vino per festeggiare le donne. Marialuisa e Diana, tra le più giovani nel panorama delle produttrici toscane, hanno scelto di parlare agli inviati della generosità della vite. Una pianta che è parte del nostro mondo, che nei secoli ha donato tutte le sue parti a chi ne riconosceva le qualità. Un’esperta ha parlato delle qualità di questa pianta da cui oggi ricaviamo quasi esclusivamente vino. Dalla linfa si otteneva una specie di collirio, dai tralci ridotti in cenere uno sbiancante per i denti, le foglie usate per decongestionare e per problemi di microcircolo. Per non parlare dei macerati dell’estetica. vinosi o dell’uso nel campo Una serata assolutamente piacevole, tutti intorno ad un unico grande tavolo conviviale secondo la filosofia di Sbernadori. In cucina lo chef Sunshine Manitto con i suoi piatti toscani mai eccessivi, assolutamente digeribili in abbinamento al Dogana Palazzo Vecchio 2014 che riposa almeno 8 mesi in botti di rovere francese, Palazzo Vecchio Vino Nobile di Montepulciano e Chianti Classico Fattoria di Petroio 2011 di un bel rosso rubino, molto profumato asciutto al palato, equilibrato. In chiusura Vin santo di Montepulciano Palazzo Vecchio. Una serata di vino e cibo, in definitiva una serata diversa, che ha messo in evidenza come le giovani donne del vino abbiano una mente aperta a nuove sfide, con ali grandi per volare lontano in un mondo che si sta rinnovando… non appena le più grandi taglieranno quei sottili fili… Da segnalare l’apertura fino a fine marzo dal venerdì alla domenica dalle 11 alle 20.30 de La Dogana con assaggi, degustazioni, brunch o cene in compagnia con le preparazioni dello chef Sunshine Manitto. Roberta Capanni A scuola di alta formazione L’Associazione provinciale cuochi etnei e l’Associazione italiana celiachia Sicilia insieme per aggiornare chef e ristoratori. L’alta formazione nella cucina senza glutine, cooking show di qualità con partecipanti da tutta la Sicilia e una docenza di chef di spessore nazionale. Questi gli ingredienti delle giornate di approfondimento e aggiornamento per la ristorazione che si sono svolte a Zafferana Etnea, nei locali dell’Esperia Palace Hotel. Artefici di questo importante appuntamento l’Associazione provinciale cuochi etnei con l’Unione regionale cuochi siciliani e la Federazione italiana cuochi da un lato e l’Associazione italiana celiachia Sicilia Onlus dall’altro. Un forte gioco di squadra dei protagonisti della cucina siciliana, che si è aperto 2^ edizione del “Corso di Alta Specializzazione in Alimentazione Fuori Casa”, ideato e realizzato da Aic Sicilia e che rappresenta un progetto pilota per tutta Italia. Il progetto è nato nel 2014 dall’esigenza di formare delle eccellenze tra tutti i ristoratori informati sulla celiachia, perché possano offrire un servizio adeguato alle esigenze alimentari di clienti e commensali celiaci e soprattutto perché si possa finalmente realizzare l’equiparazione dei “gusti” e dei prezzi, la chiarezza dei menù, la ricercatezza delle materie prime, l’innovazione culinaria, l’assenza di prenotazione nei locali. Ad aprire i lavori il presidente dei cuochi etnei, lo chef Seby Sorbello, e la presidente regionale di Aic Sicilia, Giuseppina Costa, con ospite d’onore la responsabile nazionale Afc, Carlotta Romeo, entusiasta della grande efficienza e professionalità siciliane. Presente all’incontro anche il presidente nazionale di Spiga Barrata, Leone Fabio, mentre, supportato dalla squadra dei cuochi etnei, a realizzare i cooking show sulla panificazione senza glutine è stato lo chef Marco Scaglione. Importante il patrocinio dell’Ente Parco dell’Etna e la stretta collaborazione con l’Associazione “Sicilia Turismo per tutti”, con il coinvolgimento delle associazioni di non udenti e non vedenti e la traduzione dei messaggi senza glutine in braille e in Lingua italiana dei segni, perché l’alimentazione sia realmente accessibile a tutti ed ogni commensale, anche con disabilità, possa sentirsi davvero accolto nei locali. L’incontro ha visto, tra l’altro, il coinvolgimento di docenti e allievi degli Istituti alberghieri “Sen. Angelo Di Rocco” di Caltanissetta, “Rocco Chinnici” di Nicolosi, “Karol Woytjla” di Catania, “Giovanni Falcone” di Giarre e dell’I.t.s. Fondazione Albatros sistema agroalimentare di Messina. Altra docenza di grande prestigio, tre dei quindici chef componenti della Nazionale italiana cuochi. Daniele Caldarulo (general manager Nic), Fabio Potenzano e Giuseppe Palmisano si sono alternati sul palco dell’Esperia per realizzare i cooking show di “Cucina Gourmet senza glutine”, nella seconda giornata di lavoro. Sfera croccante di riso venere con tataky di tonno e crispy di vermicelli di soia, maionese allo yogurt e mango; raviolone black aperto (gluten free) con gamberi rossi e baccalà mantecato con patate, salsa ristretto di gamberi e perle di tapioca; tortellone di patate con capretto, favette e menta, fondente di cipollotto e spuma di pecorino; terrina di guancia di manzo al nero d’Avola su pavé di zucca alla fava tonka, lombatina di agnello in crosta di caciocavallo e maggiorana, frittedda e millefoglie di patate e pomodoro secco; quenelle di semifreddo alla mela dell’Etna, foglio di ganache guanaya al 70 per cento, crema di mela e avocado e lime; rings di mela dell’Etna con frolla alla chinoa, cremoso agli agrumi e mascarpone. Queste partecipanti. le ricette che hanno conquistato i