Cigoli, il tartufo e la luna,Girovagando per Prowein,Anteprima di

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Cigoli, il tartufo e la luna,Girovagando per Prowein,Anteprima di
Istruzioni per l’uso nella
comunicazione
dell’agroalimentare
A Verona, in una tavola rotonda promossa dall’Ufficio Stampa
del Consorzio Prosecco Doc su «L’Agroalimentare patrimonio del
made in Italy. Istruzioni per l’uso nella comunicazione ai
giorni nostri», numerosi tecnici della materia hanno esposto
il loro punto di vista sul senso e sul valore della
comunicazione nel settore
dell’agroalimentare italiano.
Come fare una “buona” comunicazione e quali dovrebbero essere
gli ingredienti necessari è la tematica discussa ieri, 11
aprile 2016, al Padiglione Prosecco Doc – Prosciutto San
Daniele Dop del Salone Vinitaly, con moderatore Pier Battista
Bergonzi, vice direttore de ‘La Gazzetta dello Sport’ e
curatore della rubrica ‘GazzaGolosa’, oltre che scrittore e
sommelier AIS.
Al dibattito hanno partecipato Stefano Zanette presidente del
Consorzio Prosecco Doc, Mario Emilio Cichetti direttore del
Consorzio Prosciutto San Daniele, Alessandro Regoli direttore
di ‘WineNews’, Tiziano Marson capo redattore de ‘La Tribuna di
Treviso’, Sissi Baratella del Blog ‘GardiniNotes’ e Luca Giavi
direttore del Consorzio Prosecco Doc.
Attraverso richiami alle proprie esperienze personali e
raffronti con la storia del giornalismo, i conferenzieri si
sono confrontati sulla “idea” di un buon giornalismo, che
abbia efficacia non solo in termini di “notizia” bensì di
“presa” sul pubblico che si vuole raggiungere, giacché oggi,
al tempo dei social, il mondo della comunicazione è
completamente cambiato.
Pier Bergonzi, introducendo il tema, ha voluto specificare che
alcune regole auree valgono sempre per una notizia, e sono
essenzialmente tre: verifica, qualità, originalità, da
insegnare bene nelle scuole di giornalismo.
Per Alessandro Regoli “servono responsabilità e buon senso”.
Ha espresso l’impressione “di vivere una sorta di
proibizionismo di ritorno”, perché gli sembra eccessiva la
tendenza a “demonizzare” il consumo del vino, per tenere, ad
esempio,
i
giovani
lontani
dall’alcol. “Serve un’informazione
che induca comportamenti virtuosi,
consumi moderati e consapevoli”,
magari insegnando ad abbinare il vino
alle pietanze, e dissuadendo dal bere
a stomaco vuoto. “Anche associare il
consumo di vino al divertimento e
agli eventi culturali porta un messaggio più adeguato”.
Mario Emilio Cichetti, del Consorzio San Daniele,
ha
confidato: “ci aspetteremmo dai media una maggior cura nel
dare le notizie. Purtroppo il settore agroalimentare in Italia
il più delle volte viene ripreso dai media solo in termini
folkloristici o scandalistici”.
Tiziano Marson ha spiegato la sua posizione da giornalista:
“Comunicazione e informazione sono due cose ben distinte. Noi
facciamo informazione quindi
selezioniamo tra le tante
notizie che ci arrivano in redazione quelle che reputiamo
interessanti per i nostri lettori. E siamo consapevoli
dell’impatto che una notizia non verificata potrebbe avere a
livello internazionale oggi che le testate locali, tramite il
web, in poche ore possono rimbalzare a New York o a Hong Kong.
Ma questo non ci deve dissuadere dal pubblicare notizie che
noi riteniamo di pubblico interesse”.
A conclusione del confronto di opinioni, il presidente del
Consorzio Prosecco Stefano Zanette, con allusione alle
molteplici notizie che periodicamente sconvolgono il mondo
enogastronomico Made in Italy, ha commentato: “a mio avviso,
un ingrediente necessario per fare giornalismo è la curiosità.
Smascherare vicende negative è una delle cose che ci si
attende dal “buon giornalismo” e noi siamo favorevoli ad una
corretta informazione e disposti a collaborare”.
Maura Sacher
Vini
spumanti
d’Italia
all’estero col botto
L’Italia è il primo paese produttore ed esportatore al mondo
dei vini italiani spumeggianti, lo conferma un autorevole
Osservatorio, esaminati i numeri del vino italiano all’estero
e stimato che i favoriti sono soprattutto i vini spumanti.
L’Ovse – Osservatorio economico dei vini effervescenti,
fondato nel 1991 da Giampietro Comolli, conta
su una rete di informatori sparsi su tutto il
territorio nazionale e mondiale, per ricavare
dati il più possibile reali sul consumo e sui
mercati dei vini italiani.
Il dossier 2015 attesta che la produzione nazionale di vini
effervescenti è stata di 520 milioni di bottiglie per un
valore-origine di 1,352 mld/euro (euro 2,60 a bottiglia in
cantina). Sul totale prodotto, 373 milioni di bottiglie (pari
al 72%) sono state spedite in 90 Paesi nell’arco dell’anno per
un valore pari a 1,327 mld/euro (per euro 3,56 a bottiglia) e
un giro d’affari nel mondo di 2,573 mld/euro (per euro 6,9 a
bottiglia).
Rispetto al 2014, l’Osservatorio registra un +17% dei volumi e
un +14% in valore all’origine.
L’indagine mette in evidenza una forte crescita dei prezzi al
consumo rispetto al valore spedito.
Giampietro Comolli commenta: “Il gap da
colmare è ancora eccessivo, perché nella
cultura globale il prezzo è anche sinonimo di
qualità. Non corrisponde alla realtà
qualitativa il divario di 4,66 euro per una
bottiglia italiana con i 12,10 euro delle
bollicine francesi, con una media di 22,49
euro al vertice per una bottiglia di
Champagne”. Grandi guadagni per gli
importatori/distributori: per esempio, una bottiglia di
Prosecco che entra negli Stati Uniti a 4,90 dollari (pari a
4,38 euro) sullo scaffale va a 21,3 dollari (circa 19 euro) e
un calice di Prosecco nei ristoranti di New York addirittura
si posiziona fra 12 e 19 dollari (circa 10,8-17,1 euro).
Mentre negli ultimi 5 anni l’Asti ha perso il 21% del mercato,
il Prosecco docg-doc è cresciuto mediamente del 21% annuo più
che raddoppiando la quota: sul totale sono 275 milioni sono le
bottiglie veneto-friulane consumate (3 su 4) per un valore in
cantina di 700 mil/euro che si triplica con il giro di affari
nel mondo a oltre 2 mld/euro, penetrando in pub, circoli
privati e ristoranti esclusivi.
Gli spumanti italiani, Prosecco in testa, vanno per il 30% nel
Regno Unito, il 20% negli Stati Uniti e il 9% in Germania. Al
quarto posto la Russia, seppur con tutte le problematiche
della valuta e della crisi, con volumi a 18,8 mln/bott e 45
mln/euro di plv, concentrati in 4-5 marchi e dove l’Asti
rappresenta ancora l’emblema delle bollicine italiane con
oltre 7 milioni di bottiglie.
L’Ovse evidenzia l’importanza del mercato con l’e-commerce,
dove 9 su 10 siti sono gestiti da importatori/distributori e
non da aziende.
Ultima osservazione di Comolli: “L’Italia del vino è assente
in Africa. La Francia è prima in tutti i paesi africani più
ricchi, dove ha iniziato a investire da 10 anni. Seppur con
burocrazia molto elevata, Nigeria, Kenia, Angola, Tanzania,
Madagascar chiedono vini di fascia alta, compreso bollicine.
Inoltre occorre una strategia diversificata per paese in base
alle potenzialità e stile di vita: gli spumanti sono una
tipologia abbinata alla festa, appannaggio di un mondo con
buone disponibilità di spesa”.
Maura Sacher
Pretendiamo
le
etichette
chiare per difendere il made
in
Negli ultimi venti anni l’Italia ha perso 2,6 milioni di
ettari di terra coltivata a causa delle normative comunitarie
che i nostri governi avrebbero dovuto per lo meno cercare di
contrastare.
Centinaia di migliaia di aziende agricole sono scomparse o
sono sull’orlo della chiusura. Abbiamo perso stalle, mucche e
mano d’opera altamente specializzata a causa delle famigerate
quote latte.
Meta’ del latte venduto in Italia non e’ autoctono e le
multinazionali quali Lactalys, francese, hanno acquisito
aziende importanti per piegarle alle loro strategie di mercato
strozzando le piccole stelle costringendole alla chiusura per
vendere il loro prodotto di qualità inferiore, dopo aver fatto
accordi con la grande distribuzione che per profitto si e’
guardata bene dal privilegiare prodotti nazionali.
Negli ultimi lustri la UE dava un rimborso ai viticoltori che
estirpavano le vigne e molti di essi soprattutto anziani e
senza possibilità di perpetrare l’azienda hanno aderito a
questa normativa.
Ma c’era il trucco. Quando l’Italia ha chiesto di impiantare
nuovi vigneti la UE ha risposto picche concedendo pero’ ad
altre nazioni di mettere a dimora nuove vigne.
La vigente legge europea consente di spacciare come Made in
Italy, marchio che e’ sinonimo di qualità
e garanzia di
originalità in tutto il mondo, prodotti dozzinali e nel caso
del settore eno-gastronomico anche di dubbia sicurezza
igienica.
Basta ad esempio che una partita di olio (?) trasportata da un
cargo che può anche somigliare a quelli dei romanzi di Conrad
o di Salgari, tocchi, attenzione bene, tocchi un porto
italiano per poter classificare come nostrano il contenuto
delle cisterne.
Si importano decine di migliaia di tonnellate di polpa di
pomodoro che viene inscatolata e venduta come italiana.
In Sicilia terra nota in tutto il mondo per i Pistacchi di
Bronte mi è capitato di trovare quelli tunisini, più piccoli,
secchi e senza sapore.
I prosciutti per i quali soprattutto l’Emilia Romagna e’
conosciuta ed apprezzata provengono da ogni angolo d’Europa,
pure equivoco e anche in questo caso nulla si sa della
situazione sanitaria e in questo caso il business e’ enorme:
pezzi pagati un euro, un euro e mezzo sono rivenduti a 20 /25
euro.
Potrei continuare purtroppo con decine di altri esempi
negativi per il nostro Paese ma non voglio tediare.
Resta il fatto che una mancanza di norme sulla etichettatura e
la provenienza favorisce la comparsa sul mercato di prodotti
taroccati e fuori dalle nostre norme igieniche.
La quasi totale assenza dell’esecutivo nelle vertenze che
riguardano le falsificazioni ad esempio dei vini e dei
formaggi di maggior pregio, vanto delle nostre uniche e
irripetibili produzioni che causano una perdita annuale di
oltre 60 miliardi di euro, non possono che portare ad un
totale sfacelo del settore agroalimentare.
Le vertenze vinte e le sentenze favorevoli ottenute ad esempio
nel caso del Parmigiano Reggiano si devono alla tenacia e
all’esborso di denaro del Consorzio non certo al governo.
Umberto Faedi
Acerra,
scuola
riqualificazione
territoriale.
e
Il Liceo Alfonso Maria de’ Liguori, nel cuore della Terra dei
Fuochi, recupera il senso perduto dell’identità territoriale e
della cultura classica con il progetto Acerra meets e il
Certamen Acerranum.
Sabato 19 marzo, nell’Auditorium del Liceo Alfonso Maria de’
Liguori di Acerra, si è concluso un ciclo di eventi che ha
visto la scuola impegnata nel riscatto culturale della tanto
vessata “Terra dei Fuochi”. Acerra, terra di antichissime
origini,
si é proiettata a vivere appieno la dimensione
europea della cittadinanza, grazie al progetto “Acerra meets”
imperniato sul gemellaggio con la scuola” Ies Jandula” di
Andujar, in Spagna. Acerra meets ha coinvolto, per la prima
fase, da 12 al 19 marzo, 16 studenti spagnoli, accompagnati
dai loro docenti, e 15 studenti acerrani, che li hanno
ospitati in famiglia, dando vita ad un incontro che li ha
visti attuare un percorso culturale interattivo
il cui
ricordo gli studenti conserveranno fra le esperienze più
preziose.
Il fine ultimo del progetto, che proseguirà dal 5 all’11
aprile con il trasferimento degli alunni e docenti acerrani in
Spagna, è infatti quello di mettere in campo uno scambio
culturale tra realtà scolastiche europee che consenta agli
alunni di avere la possibilità, usando la lingua inglese come
lingua veicolare, di conoscersi e di conoscere i relativi
territori. Acerra meets, ormai alla seconda annualità,
“intende promuovere – come ha spiegato il D.S. Prof. Carmine
De Rosa – l’antico territorio della “Campania Felix”
attraverso tre direttive: si lega alle politiche europee di
integrazione (Europa 2020), mette al centro la persona in un
percorso di life-long learning, esalta il territorio
riportando la Campania Felix alla sua dimensione agricolobiologica.
Il ricchissimo il programma del gemellaggio, infatti, ha
offerto la possibilità agli ospiti spagnoli, oltre a momenti
di scambio culturale sul territorio di Acerra, realizzati con
la partecipazione attiva di molte realtà associative locali,
di condividere attività didattiche comuni, visite guidate in
città e nel territorio regionale alla scoperta delle bellezze
storico, artistiche e archeologiche (dagli Scavi archeologici
di Pompei, alla Costiera Amalfitana, al Museo di Capodimonte
al Cratere degli Astroni), nonché visite in aziende agricole e
degustazioni di prodotti tipici locali, dal fagiolo “dente di
morto acerrano”, alla pizza napoletana che ad Acerra ha alcuni
dei suoi migliori cultori ed interpreti, al pomodorino giallo
di Acerra e al pane tipico locale.
Il progetto del Liceo di Acerra, patrocinato e cofinanziato
dall’Amministrazione comunale, oltre all’impeccabile lavoro
delle docenti referenti Prof.sse Chiara Amoroso e Marina
Montano, ha fruito del sostegno dell’Ente locale e della Rete
inter-istituzionale territoriale. Come ha ben evidenziaro il
Sindaco di Acerra, Raffaele Lettieri: “Si è trattato di una
bellissima opportunità offerta ai nostri ragazzi, che
l’Amministrazione ha sostenuto e aiutato nella realizzazione,
un ulteriore arricchimento che si va ad aggiungere alla
proposta didattica della scuola,
qualificando il nostro
territorio per intraprendenza e dinamismo culturale”.
La cultura, infatti, non deve rimanere chiusa nei luoghi del
sapere, ma essere condivisa e riconosciuta come eredità
preziosa del nostro passato. Sul filo rosso di questa idea si
è svolto il secondo dei grandi eventi messi in campo dal Liceo
de’ Liguori di Acerra, Il Certamen Acerranum, che venerdì 18
marzo ha visto 104 studenti provenienti da 26 Licei, di cui 6
da fuori Regione, sfidarsi nella traduzione dal latino di un
passo delle Georgiche di Virgilio, (Virgilio, Georgiche IV
485-515), commentandolo poi alla luce della questione
ambientale che interessa la cosiddetta “Terra dei Fuochi” ed
il comprensorio acerrano, come previsto dal bando. La cultura
classica è infatti un veicolo privilegiato per leggere il
presente e per analizzare ciò che abbiamo realizzato nel corso
della storia.
La premiazione del Certamen, tenutasi sabato 19 marzo, ha
visto la Commissione Giudicatrice, presieduta dal Prof.
Formicola e composta dai D.S. Dirigenti Scolastici a riposo
prof.ri Delli Paoli Salvatore e Alfano Lazzaro, insieme ai
docenti Liceali e cultori della materia Prof.ri Iroso Anna
Lucia, Giuntoli Rita e Sena Antonio, assegnare i tre premi,
nell’ordine, a Greta Grippa, Liceo Mamiani di Roma (I posto);
Naomi Maniscalco, Liceo de’ Liguori di Acerra (II posto) e
Giovanni Ciocca, Liceo Mariotti di Perugia (III posto). Due
vincitori non Campani, dunque, mentre giocava in casa la
studentessa che si è aggiudicata il II posto. La Commissione
ha assegnato inoltre ben sette Menzioni di Merito. Non
stupisce, dunque, l’attenzione, finalmente tutta positiva, di
cui Acerra è fatta oggetto in questi giorni. Ad maiora,
Acerra!
Simone Ottaiano
Cigoli, il tartufo e la luna
È stato un fine settimana “al tartufo marzuolo”. A Cigoli in
provincia di Pisa questo fine settimana si è svolta la 18ma
edizione della la festa del Tartufo Marzuolo. Il fungo ipogeo
è da anni il protagonista di questo territorio e a Cigoli il
tartufo marzuolo quest’anno è stato raccontato non solo
attraverso piatti a base di tartufo ma anche con l’arte. Il
piccolo borgo toscano ha visto palazzi e chiese, ma anche
semplici abitazioni, raccontare
attraverso
dei quadri la
magia del bosco e il legame della luna con il ciclo vitale del
tartufo.
Ma c’è di più: Cigoli è un piccolissimo, delizioso paese che
dall’alto domina su una valle e qui nacque Ludovico Cardi
famoso pittore che per primo rappresentò il “volto” della luna
con i suoi crateri. Amico di Galileo Galilei , cardi detto Il
Cigoli, dipinse la sua luna nella volta della cappella Paolina
della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.
Il Tuber borchii, chiamato tartufo marzuolo o bianchetto nei
boschi sanmminiatesi trova un ambiente ideale e per questo
giornalisti e foodblogger che sono stati invitati a toccare
con mano come si procede alla ricerca del tartufo.
Con Frida e
Macchia
due dolci cagnoline i Giornalisti di
Arga Toscana sono stati nel bosco di Paesante, poco distante
dal paese, per vedere dal vivo come lavora un cercatore di
tartufi e il suo cane. Una bella passeggiata istruttiva che
ha permesso di gustare il bosco, con tutti i suoi profumi,
“carpire qualche segreto” e ribadire quanto sia importante
preservarne la sua integrità.
Non poteva mancare l’assaggio e l’incontro con uno chef come
Paolo Fiaschi, famoso per le sue ricette a base di tartufo
(da segnalare il suo ristorante a San Miniato “Papaveri e
papere”). E ancora escavazione con cani e tartufai, show
cooking nell’ambito del secondo Food blog contest “Immagina…
il tartufo marzuolo“.
Da sottolineare anche la presentazione per i giornalisti della
“Schiaccata pisana”
e precisamente della Ruga di Ponte a
Egola in realtà una torta alta fatta con farina, acqua,
zucchero, rosolio, menta, anice e una lievitazione di ben 14
ore. Un dolce tipico che si accompagna con del vino dolce
chiamato verdea non per l’uvaggio ma per il colore.
Roberta Capanni
Girovagando per Prowein
55.000 visitatori specializzati di cui la metà arrivano
dall’estero, 6.200 espositori, (rispettivamente +6 e +4 % in
confronto all’edizione 2015), 123 paesi in rappresentanza di
tutte le regioni vinicole più importanti del mondo: i numeri
della
23^
edizione
della
ProWein
di Düsseldorf, una
manifestazione per certi versi
unica al mondo per la vasta
offerta
di
prodotti
internazionali. Tra le più
grandi nazioni rappresentate
dagli espositori hanno preso
parte quest‘anno l’Italia (1.500
in due padiglioni), la Francia (1.300), la Germania (1,000),
la Spagna (550), l’Austria (320), il Portogallo (300) e i
paesi d’oltremare (600). A questi vanno aggiunti circa 420
espositori provenienti da 30 paesi con i loro particolari
prodotti alcolici. Complessivamente gli espositori presenti
erano provenienti da 59 nazioni.
Molte le realtà meno conosciute per la produzione di vino,
dalla Turchia a Israele, dalla Romania al Libano, dalla Russia
alla Svizzera, dal Kosovo alla Slovenia, dalla Bulgaria al
Giappone che puntano su vitigni autoctoni, sulla storia e
cultura, su paesaggi diversi. Ci ha incuriosito il koshu,
varietà a bianca dall’affascinante buccia rosa, autoctona del
Giappone. È fglio delle uve che viaggiavano un migliaio di
anni fa lungo la via della seta dal Caucaso, alla Cina, al
Giappone. 480 ettari di cui il 95%
nella Prefettura di
Yamanashi, la prima regione ad avere la Geographical
Indication dal governo giapponese, ad ovest di Tokyo dominata
dalla mole imponente del monte Fuji. In questo territorio il
vitignohatrovatolecondizioniideali:fortiescursioni
climatiche, lunghi giorni di
sole estivo e ben drenate terre
vulcaniche. Bianco chiarissimo,
leggero (circa 10 gradi) poco
acido, fresco, dal sapore
fruttato con sentori decisi di
agrumi e pesca, si abbina con la
cucina
giapponese.
Sono
un’ottantina le cantine che portano avanti una tradizione
cominciata alla fine dell’Ottocento
quando la Dai-Nippon
Winery, la prima cantina sorta nella zona, oggi Marquis Co.
Ltd., mandò due persone in Francia ad imparare l’arte della
vinificazione.
Girovagando tra uno stand e l’altro, troviamo SpriZZerò, un
aperitivo innovativo creato da Paolo De Martin sulla base di
un’antica ricetta datata 1934
del nonno Edoardo che la sua
famiglia
ha
gelosamente
custodito.
Un
aperitivo
estremamente originale prodotto
con
buon
Prosecco,
erbe
aromatiche ed erbe aromatiche
delle Dolomiti in tre versioni:
Classico, Pink-grapefruit ovvero
pompelmo rosa ed ibisco e Hugo con sciroppo di sambuco, menta
fresca. Oggi viene distribuito da Rotkäppchen-Mumm, leader
nella produzione di champagne in Germania.
Ed ancora Mácum, la bevanda all’oro nero, ovvero ai semi di
papavero. Un drink alcolico frutto della mescolanza tra oppio
e pálinka (brandy fruttato tradizionale in Ungheria] e che è
stato chiamato Mácum, da “Mák”,
il
termine
ungherese
per
“oppio”. È delicato, dal gusto
vellutato. In Ungheria la gente
crede che Mácum sia la bevanda
della fortuna grazie allo slogan
“Drink poppy, and be lucky”!
“Bevi oppio, sii fortunato!”, in
ungherese “to have poppy”
significa essere fortunato).
Accattivante la bottiglia per il Taittinger Nocturne edizione
City Light, luminose bollicine di scintillanti luci evocano
una città in effervescenza che brilla di notte. Morbido,
cremoso, con sapori di uva passa e frutta sciroppata. Perfetto
per essere degustato a tarda sera, ideale accompagnamento per
i dessert a base di frutta.
Piera Genta
Anteprima di Wine in London a
Sambuca di Sicilia
Presentata la nuova guida dei vini online di Egnews, in
collaborazione con la Compagnia del Cibo Sincero di Sicilia,
nella suggestiva location di Palazzo Panitteri sede della
Strada del Vino Terre Sicane.
Se è vero che chi ben inizia è a
metà
dell’opera,
noi
non
potevamo iniziare meglio. A
Sambuca di Sicilia c’erano
tutti. I produttori vitivinicoli
che hanno i vini in guida,
quelli che non ce l’hanno, i
produttori
di
olio,
i
ristoratori del territorio con le loro ricette tipiche. In
poche parole, grazie alla Compagnia del Cibo Sincero di
Sicilia, è stato un trionfo delle eccellenze agroalimentari
del territorio.
Sambuca di Sicilia, in provincia di Agrigento, uno dei più bei
borghi d’Italia, ci ha accolto in grande stile per presentare
in anteprima la nostra nuova guida online dei vini d’Italia e
le iniziative editoriali appena avviate, I Senzastelle- Luoghi
del Gusto e la 4° edizione del Premio Mediterraneo Packaging.
Fra le aziende partecipanti: Alessandro di Camporeale, Antico
Frantoio, Baglio del Cristo di Campobello, Barone Di
Serramarrocco, Cantine Colosi, Cantine Curto, Cantine Patria,
Cellaro, Corbera, Cva Canicatti, Di Giovanna Azienda Agricola
Biologica, Di Legami, Di Prima Vini, Domina Miccina, Don
Giovanni Hotel, I Picciotti, Il Duca, La Panoramica, La
Pergola, Lu Saracinu, Massaria Ruvettu, Monte Olimpo, San
Giorgio,Terre Di Bruca, Terre di Giafar, Villa Scaminaci e
Vini Marino.
E’ stata la riscossa dei piccoli, realtà produttive di un
territorio particolarmente vocato alla viticoltura, che hanno
investito nella qualità dei vini, ormai riconosciuta a livello
internazionale. Ma non solo vini. In questo lembo di Sicilia,
è un fiorire di prodotti agroalimentari unici, dalla Vastedda
del Belìce fino ad arrivare all’olio extravergine di oliva
dalle caratteristiche uniche.
La
Compagnia
del
Cibo
Sincero
di
Sicilia,
presieduta
dall’instancabile Paola Armato, da anni svolge un lavoro
attento di promozione di queste tipicità, sostenendo i piccoli
produttori con numerose iniziative per far conoscere le loro
produzioni uniche. Ognuno dei produttori ha presentato le loro
eccellenze, spiegando le fasi di produzione. Particolarmente
apprezzate sono state, oltre la guida dei vini online, la
rubrica I Senzastelle-Luoghi del Gusto e la 4° edizione del
Premio Mediterraneo Packaging, presentate dal nostro editore
Francesco Turri.
Gradita la partecipazione di Anna Martano, Prefetto per la
Sicila dell’Accademia Italiana di Gastronomia Storica e
Gastrosofia e di Nino Sutera dell’università Rurale dei Saperi
& dei Sapori Onlus.
La giornata si è conclusa con una degustazione di vini e
prodotti tipici del territorio preparati dai ristoratori e da
Lillo Cicio vice presidente di Unitre di Sambuca.
.
La
Luna
dei
Tempi
per
“5
sfumature di vino”
Ci sono serate importanti per parlare di vino. Non solo grandi
manifestazioni ma eventi che scandagliano e mettono a
confronto grandi vini di tutte le regioni d’Italia. L’evento
“5 sfumature di Vino” è stato uno di questi importanti
momenti. Nato da una collaborazione tra l’azienda Agr.
Massucco
e il nostro giornale, la serata
ha messo a
confronto cinque
bicchieri.
vini
serviti
in
maniera
anonima
nei
Massucco con “La luna dei Tempi” ,vino unico nel suo genere un
Barbera 100%, ha gareggiato con il Bursòn IGT Ravenna Rosso
Tenuta Uccellina (Emilia Romagna), l’Amarone della
Valpolicella DOCG dell’Azienda Pagani (Veneto), Chianti Rufina
Riserva Docg Tenuta Bossi dei Marchesi Gondi (Toscana), Nero
d’Avola Doc Az. Terre di Bruca (Sicilia).
Un momento di condivisione della tavola ma anche di confronto
e presentazione alla stampa selezionata, invitata
all’evento. Di grande livello anche la Giuria composta da
rappresentanti di tutte le categorie del settore (Guide,
Associazione Sommeliler, Riviste e settimanali) come Mario
Busso di Vinibuoni d’Italia, Michele Alessandria Direttore
nazionale dell’Onav, Alberto Lupini di Italia a Tavola,
Giancarlo Montaldo di Barolo&Co.
A cui si è aggiunto il
collegamento telefonico con il nuovo capo redattore della
nuova Guida I Vini dell’Espresso.
Spazio doveroso al Roero alla presenza Presidente del
Consorzio e Tutela Roero Francesco Monchiero ed il Presidente
dell’Enoteca Regionale del Roero Luciano Bertello che è stato
accompagnato da due vini Massucco: il Roero e Roero Arneis
DOCG.
Il nostro editore, Francesco
Turri, forte della decennale
esperienza
nel
settore
ha
condotto la serata dandole quel
brio necessario ad accompagnare la
convivialità e nello stesso tempo
ha posto domande a tutti gli
intervenuti atte a far emergere
l’importanza del loro impegno quotidiano nel mondo del vino.
I cinque vini sono stati abbinati ai piatti della serata
proposti dalla Chef Gabriella Massucco del Ristorante Le Vigne
e i Falò, che indagando nelle particolarità di ogni vino, ha
saputo esaltarne le singole caratteristiche e l’unicità
propria dei vitigni autoctoni.
La scelta finale della giuria, con un punteggio di 90/100, è
ricaduta su “La Luna dei Tempi” di Massucco. Vitigno Barbera,
che grazie a una raccolta scaglionata nel tempo, una parte di
uva dello stesso vigneto viene vinificata circa sette giorni
prima della maturazione fenolica mentre il restante resta
sulla pianta circa un mese in più e vinificate in barriques
per 6 mesi, permette di ottenere un vino
dal sapore pieno.
Roberta Capanni
Donne
del
VIno,
giovani
e
piene di idee
Vite: non solo vino. Bella serata quella organizzata ieri sera
in occasione della prima Festa delle Donne del Vino presso
l’enoteca La Dogana di Marialuisa Sbernadori a Valiano di
Montepulciano. La prima Festa delle Donne del Vino si è ,
infatti, svolta in Toscana la regione che ha inaugurato quella
che dovrebbe diventare, nelle intenzioni della Presidente
Donatella Cinelli Colombini, un evento italiano annuale.
Tra le varie possibilità e inviti la nostra scelta è ricaduta
sulla proposta di Marialuisa Sbernadori dell’azienda Palazzo
Vecchio e Diana Lenzi de la Fattoria di Petroio. Come ogni
altro evento messo in campo dalle Donne del Vino di sabato
sera, degustazione e cena erano accompagnati da un momento di
partecipazione. Musica, moda, arte unite al vino per
festeggiare le donne.
Marialuisa e Diana, tra le più giovani nel panorama delle
produttrici toscane, hanno scelto di parlare agli inviati
della generosità della vite. Una pianta che è parte del nostro
mondo, che nei secoli ha donato tutte le sue parti a chi ne
riconosceva le qualità.
Un’esperta ha parlato delle qualità di questa pianta da cui
oggi ricaviamo quasi esclusivamente vino. Dalla linfa si
otteneva una specie di collirio, dai tralci ridotti in cenere
uno sbiancante per i denti, le foglie usate per
decongestionare e per problemi di microcircolo. Per non
parlare dei macerati
dell’estetica.
vinosi
o
dell’uso
nel
campo
Una serata assolutamente piacevole, tutti intorno ad un unico
grande tavolo conviviale secondo la filosofia di Sbernadori.
In cucina lo chef Sunshine Manitto con i suoi piatti toscani
mai eccessivi, assolutamente digeribili in abbinamento al
Dogana Palazzo Vecchio 2014 che riposa almeno 8 mesi in botti
di rovere francese, Palazzo Vecchio Vino Nobile di
Montepulciano e Chianti Classico Fattoria di Petroio 2011 di
un bel rosso rubino, molto profumato
asciutto al palato,
equilibrato. In chiusura Vin santo di Montepulciano Palazzo
Vecchio.
Una
serata
di
vino
e
cibo,
in
definitiva una serata diversa, che ha
messo in evidenza come le giovani
donne del vino abbiano una mente
aperta a nuove sfide, con ali grandi
per volare lontano in un mondo che si
sta rinnovando… non appena le più
grandi taglieranno quei sottili fili…
Da segnalare l’apertura fino a fine marzo dal venerdì alla
domenica
dalle 11 alle 20.30 de La Dogana con
assaggi,
degustazioni, brunch o cene in compagnia con le preparazioni
dello chef Sunshine Manitto.
Roberta Capanni
A scuola di alta formazione
L’Associazione provinciale cuochi etnei e l’Associazione
italiana celiachia Sicilia insieme per aggiornare chef e
ristoratori.
L’alta formazione nella cucina senza glutine, cooking show di
qualità con partecipanti da tutta la Sicilia e una docenza di
chef di spessore nazionale. Questi gli ingredienti delle
giornate di approfondimento e aggiornamento per la
ristorazione che si sono svolte a Zafferana Etnea, nei locali
dell’Esperia Palace Hotel.
Artefici di questo importante appuntamento l’Associazione
provinciale cuochi etnei con l’Unione regionale cuochi
siciliani e la Federazione italiana cuochi da un lato e
l’Associazione italiana celiachia Sicilia Onlus dall’altro. Un
forte gioco di squadra dei protagonisti della cucina
siciliana, che si è aperto 2^ edizione del “Corso di Alta
Specializzazione in Alimentazione Fuori Casa”, ideato e
realizzato da Aic Sicilia e che rappresenta un progetto pilota
per tutta Italia.
Il progetto è nato nel 2014 dall’esigenza di formare delle
eccellenze tra tutti i ristoratori informati sulla celiachia,
perché possano offrire un servizio adeguato alle esigenze
alimentari di clienti e commensali celiaci e soprattutto
perché si possa finalmente realizzare l’equiparazione dei
“gusti” e dei prezzi, la chiarezza dei menù, la ricercatezza
delle materie prime, l’innovazione culinaria, l’assenza di
prenotazione nei locali.
Ad aprire i lavori il presidente dei cuochi etnei, lo chef
Seby Sorbello, e la presidente regionale di Aic Sicilia,
Giuseppina Costa, con ospite d’onore la responsabile nazionale
Afc, Carlotta Romeo, entusiasta della grande efficienza e
professionalità siciliane.
Presente all’incontro anche il presidente nazionale di Spiga
Barrata, Leone Fabio, mentre, supportato dalla squadra dei
cuochi etnei, a realizzare i cooking show sulla panificazione
senza glutine è stato lo chef Marco Scaglione.
Importante il patrocinio dell’Ente Parco dell’Etna e la
stretta collaborazione con l’Associazione “Sicilia Turismo per
tutti”, con il coinvolgimento delle associazioni di non udenti
e non vedenti e la traduzione dei messaggi senza glutine in
braille e in Lingua italiana dei segni, perché l’alimentazione
sia realmente accessibile a tutti ed ogni commensale, anche
con disabilità, possa sentirsi davvero accolto nei locali.
L’incontro ha visto, tra l’altro, il coinvolgimento di docenti
e allievi degli Istituti alberghieri “Sen. Angelo Di Rocco” di
Caltanissetta, “Rocco Chinnici” di Nicolosi, “Karol Woytjla”
di Catania, “Giovanni Falcone” di Giarre e dell’I.t.s.
Fondazione Albatros sistema agroalimentare di Messina.
Altra docenza di grande prestigio, tre dei quindici chef
componenti della Nazionale italiana cuochi. Daniele Caldarulo
(general manager Nic), Fabio Potenzano e Giuseppe Palmisano si
sono alternati sul palco dell’Esperia per realizzare i cooking
show di “Cucina Gourmet senza glutine”, nella seconda giornata
di lavoro.
Sfera croccante di riso venere con tataky di tonno e crispy di
vermicelli di soia, maionese allo yogurt e mango; raviolone
black aperto (gluten free) con gamberi rossi e baccalà
mantecato con patate, salsa ristretto di gamberi e perle di
tapioca; tortellone di patate con capretto, favette e menta,
fondente di cipollotto e spuma di pecorino; terrina di guancia
di manzo al nero d’Avola su pavé di zucca alla fava tonka,
lombatina di agnello in crosta di caciocavallo e maggiorana,
frittedda e millefoglie di patate e pomodoro secco; quenelle
di semifreddo alla mela dell’Etna, foglio di ganache guanaya
al 70 per cento, crema di mela e avocado e lime; rings di mela
dell’Etna con frolla alla chinoa, cremoso agli agrumi e
mascarpone. Queste
partecipanti.
le
ricette
che
hanno
conquistato
i