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Ambretta Centofanti
I meravigliosi viaggi
della fantasia
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Sommario
Pino un giudizioso pinguino
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Il mondo muto e la Fata Fantasia 13
La meravigliosa Giostra dell’universo 18
Il riccio Rinaldo e la castagna Marlena 22
Cinciuè e i tre Regni della Natura
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Regina Blu e i preziosi amici del Bosco Incantato 37
Cip il passerotto sbronzo
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Dago e Digo due amici per la pelle 49
Marilù la principessa del vento
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Pino un giudizioso pinguino
aggiù nell’Antartide, ai confini del mondo, viveva
una colonia di “Pinguini Imperatore”: così erano
chiamati, forse per il loro aspetto davvero signorile
ed elegante.
Una gelida mattina un uovo si stava per schiudere. Piano, piano
piccole crepe si stavano aprendo e… dopo un ultimo scricchiolio,
come per incanto, un piccolo pulcino di pinguino venne alla luce.
La prima cosa che vide fu il suo papà che era lì ad aspettarlo
con trepidazione e che nel vederlo si riempì d’orgoglio. Accarezzò
il suo piccolo e gli sussurrò: “Benvenuto Pino, come sei tenero! Fa
molto freddo quaggiù nell’Antartide. Rimani sopra i miei piedi al­
trimenti gelerai; vedrai che con il mio aiuto pian piano ti abituerai.
Sarò io per i primi due mesi a prendermi cura di te. La tua
mamma ora è in mare aperto a pescare con le altre mamme; quan­
do tornerà, ti porterà tanto buon pesce che mangerai con gusto.
Vedrai che ce la caveremo e staremo tanto bene insieme. Que­
sta è la nostra natura, piccolo mio. Quando arriverà la mamma
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potrai abbracciarla; vedrai quant’è bella! Ti farà tante coccole e ti
proteggerà”.
Il piccolo Pino si tranquillizzò. Dopo un po’ cominciò ad
emettere dei suoni per richiamare gli altri pinguini che erano
ancora nell’uovo e diceva così: “Sono Pino; sono nato da poco.
Sbrigatevi ad uscire dal guscio perché voglio giocare con voi”.
A quel richiamo, dopo un po’, tante uova cominciarono come
per incanto a schiudersi. I pulcini di pinguino ruppero il guscio e
finalmente anche loro videro la luce e i loro papà.
Popolarono e rallegrarono la colonia e, insieme a Pino, inven­
tarono tanti giochi.
Una mattina dal mare a frotte arrivarono le mamme. La colonia
era in subbuglio. I papà emozionati si schierarono davanti al mare
come tanti fieri soldati formando una fila lunga, lunga. Le mamme
esaminarono ad uno ad uno i loro compagni e ognuna riconobbe
il proprio. Anche la mamma di Pino riconobbe il suo che, attirato
dal richiamo, fece un passo avanti e le andò incontro.
La famiglia così ricomposta si abbracciò e Pino vide per la prima
volta la sua dolce mamma. L’emozione fu grande e avvinse quelle
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creature dei ghiacci. Emisero tanti suoni festosi e si dissero tante pa­
role dolci che nessuno saprà mai.
La mamma trovò subito un caldo riparo a Pino dentro la sua
tasca e lo ricoprì di coccole.
I giorni passavano sereni. Arrivò il momento in cui toccava ai
papà avventurarsi in mare per almeno quattro settimane. La fami­
gliola si salutò e Pino vide allontanarsi in mare aperto il suo papà.
Un brutto giorno la colonia dei Pinguini Imperatore fu sconvol­
ta da una strega malvagia. Era tornata da un lungo viaggio Tempesta
Antartica; amava farsi accompagnare dal suo inseparabile e perfido
Vento Gelido. Insieme gettarono nel panico i poveri pinguini, semi­
nando terrore in quella colonia.
Per difendersi, i malcapitati si strinsero vicini, vicini l’un l’altro.
Formarono un enorme cerchio per non congelare e per trasmettersi
calore. Stando così stretti stretti, però, i pinguini che erano nel mezzo
iniziarono a sudare e a surriscaldarsi e, per non soffocare, cominciaro­
no a spingere a destra e a manca per trovare una via d’uscita. Mentre
i pinguini che erano ai bordi del cerchio cercavano d’entrare per ri­
pararsi un po’. In tutto quel parapiglia il povero Pino, strattonato qua
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e là, stava allontanandosi dalla sua mamma sempre di più. La pove­
rina sapeva che il suo piccolo era giudizioso e ubbidiente; con voce
concitata fece in tempo a dirgli: “Pino, Pino se dovessi perderti, recati
nella buca della Foca Monaca; ci siamo andati tante volte a mangiare
il pesce fresco, ricordi? Aspettami lì; mi raccomdando”. Pino, un atti­
mo prima di perdersi in quel trambusto, la rassicurò: “Sì, sì mamma;
mi ricordo dov’è; conosco la strada. Stai tranquilla ci ritroveremo lì”.
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Con fatica e un po’ malconcio, Pino si trovò un varco e final­
mente uscì da quel labirinto di pinguini.
Intanto anche la malvagia Tempesta Antartica e il suo accompa­
gnatore Vento Gelido avevano placato la loro ira e si erano allon­
tanati da quella colonia contenti di aver seminato ancora una volta
scompiglio e paura. Poi i pinguini intonarono l’Inno di ringraziamento al Creato, tanto caro a tutti loro che diceva così:
“Ci siamo difesi come tanti soldati, l’intelligenza
abbiamo usato, un grande cerchio abbiamo formato.
Strega Malvagia e Gelido Vento andate lontano,
andate a ramengo!
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Lasciate in pace la nostra colonia dove dimora la pace e
la gioia”.
Pino, ubbidiente e giudizioso, defilato, si diresse ver­
so la buca della Foca Monaca come gli aveva racco­
mandato la sua mamma ma, ahimè, ancora non era ar­
rivata! Un po’ smarrito e stanco si guardò intorno; poi…
all’improvviso un piccolo puntino nero in lontananza spiccò in
quella immensità bianca di ghiaccio. Il suo cuoricino cominciò a
palpitare. “Sarà la mamma?” si chiedeva speranzoso. Poi… il pun­
tino nero divenne sempre più grande. Ormai non c’erano più
dubbi, era proprio la mamma! Pino le corse incontro.
L’emozione fu grande. I due si abbracciarono e la mamma lo
elogiò dicendogli: “Sei proprio giudizioso e ubbidiente piccolo
mio. Sono orgogliosa di te; ora ci rifocilleremo con tanti buoni
pesci che pescherò nella buca della Foca Monaca”.
Nessun cibo fu più buono di quello perché mangiato con gusto
e soprattutto in armonia e con tanta gioia nel cuore.
La lotta per la sopravvivenza anche quella volta fu vinta da Pino
e dalla sua unita famigliola.
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