Virgoletta - Adriana G. Hollett

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Virgoletta - Adriana G. Hollett
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MEMORIE di LUNIGIANA
di
ADRIANA G. HOLLETT
Virgoletta
e i suoi portali
Fotografie di A. G. Hollett©
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a mio marito Reginald
che condivide l’amore per la mia terra.
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NOTE DELL’AUTRICE
La Lunigiana e i suoi borghi sono sempre stati nel cuore dell’autrice che
conservando nella memoria le semplici storie di quelle umili creature vissute in
quella terra, ha deciso di ricreare anche con le fotografie l’ambiente in cui esse si
svolsero.
Ecco quindi le migliaia di fotografie che hanno fermato nel tempo le ultime
immagini di quei piccoli borghi disabitati e abbandonati dagli antichi proprietari
e degli sperduti agglomerati di casolari che il progresso non ha ancora rggiunto.
Sullo sfondo rovine di grandi castelli e dirute torri assalite dalle intemperie e dai
rovi e tutt’attorno il fiorire dei crochi tra i ricci delle castagne.
Esistono ancora per fortuna interi borghi che, seppure un poco dissacrati da
interventi poco ortodossi, possono ancora testimomiare con orgoglio la loro antica
origine e questo si puo’ dire per Virgoletta.
Il visitatore che osserva da lontano il lungo svolgersi del paese sul crinale
non puo’ non ammirare la potenza di quelle altissime e perpendicolari muraglie
che ne costituiscono il tessuto urbano ed e’ possibile anche stabilire che Virgoletta
non fu il solito borgo agricolo murato.
All’ingresso del Pondain,si incontra il primo portale sormontato dall’arme
dei Dalla Porta; di seguito, una serie innumerevoli di vere e proprie opere d’arte di
pietra nelle facciate e negli architravi delle finestre nonche’ una teoria di portali, a
destra e a sinistra, quasi tutti decorati a righe orizzontali e archi a tutto sesto
concludono il borgo al ponte levatoio del castello.
I palazzi, accostati l’uno all’altro, mostrano solitamente due o tre ingressi
ben rifiniti, destinati uno per l’abitazione, gli altri per la bottega e, per un sorcu,
alla stalla. E’ da ricordare che la ricchezza di questo paese, nei secoli passati, era
legata agli animali da soma che venivano utilizzati per i trasporti delle merci dalla
pianura padana a quella laziale.
Sulla piazza centrale, stretta tra le case, la facciata della chiesa parrocchiale
con il suo aspetto modesto non lascia immaginare le preziosita’che contiene e alla
fine del borgo, quella un po’ fatiscente del castello, nasconde eleganti saloni di
maestosa bellezza.
Molte sono state purtroppo le ferite per gli interventi effettuati, visibili
anche da lontano, ma e’ nel borgo che maggiormente colpisce l’offesa fatta alla
storia di questi edifici. Fortunatamente i portali sono stati tutti ben conservati per
cui sara’ facile per coloro che vorranno riportare all’antica bellezza la propria
casa, stonacare le antiche pietre dei prospetti e sostituire gli infissi non appropriati.
Recentemente sono stati fatti ottimi recuperi nei saloni del castello e si ha
notizia di altre demolizioni e rifacimenti per riportarlo alla sua secentesca
eleganza.
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Per quanto concerne il lavoro fotografico e’ necessario premettere che
quasi tutte le fotografie sono state ripulite da ogni soprastruttura attuale per
cercare di ricreare l’atmosfera e lo spirito del tempo passato ed e’ per tale ragione
che molte abitazioni ristrutturate con ammodernamenti troppo evidenti o nuove
costruzioni fuori da un contesto almeno ottocentesco sono state escluse.
In verita’ percorrendo il borgo si ha l’impressione di un felice ritorno al
passato e alle antiche memorie per cui si possono gia’ notare modifiche e
correzioni su recenti ristrutturazioni.
Cosi’, cercando di immaginare come potesse essere questo bellissimo
borgo dotato di uno straordinario numero di portali come nessun altro paese di
Lunigiana, l’autrice lo ha descritto fotograficamente e per sommi capi nella sua
storia, segnalando e facendo supposizioni su alcuni particolari significativi e
lasciando ad altri la cura di approfondirli.
Le notizie sulle proprieta’ e i nomi antichi delle strade di Virgoletta sono
stati riferiti da Amelia Serra, Giuseppina Bertolini e Antonio Piola, mentre gli
episodi riportati in corsivo ed in grassetto l’autrice li riporta fedelmente dall’opera
di Eugenio Branchi “Storia della Lunigiana Feudale”, lavoro poderoso e unico che
dovette costare impegno e moltissimo tempo all’autore. Ogni notizia viene da lui
corredata dai testi ufficiali e dai luoghi in cui le reperi’ e che sommariamente
vengono riportati.
Gerini, Codice diplomatico della Lunigiana.
Gerini, Memorie storiche della Lunigiana.
Esami di testimoni in causa tra Virgoletta e Malgrate, esistenti in Archivio
delle Riformagioni di Firenze.
Parere di Pietro Cavallo al Granduca di Toscana in ordine alla causa tra
Virgoletta e Malgrate.Archivio Mediceo, Affari di Lunigiana.
Landinelli, Origine della citta’ di Luni.
Litta, Famiglia Malaspina.
Tavole genealogiche della famiglia Malaspina, esistenti nell’Archivio
domestico Malaspina di Villafranca.
Memorie di Casa Finali ad an 1675, esistenti presso il sig. Lorenzo
Cortesini di Bagnone, ove si aggiunge che la defunta (Isabella) “fu onorata di un
bellissimo funerale di 200 sacerdoti e chierici e di 40 laici.”
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Virgoletta and its portals
“Virgoletta is a small land situated on the left side of the river Magra, in a restricted
but fertile, pleasant plane oriented towards the south”. This is the description of Virgoletta
given by Eugenio Branchi in “Storia Della Lunigiana Feudale”, one of the few authoritative
texts on the feudal history of Lunigiana.
Located on a small hill on the left bank of the river Bagnone, this little but very original
walled village, shows from a distance the high walls of its so-called houses “a schiera”,
forming a valiant bulwark against any type of invasion (pages 38-39).
It is impossible to trace the origin of its first settlement, apart from a reference to the
name of “Verrucola dei Corbellari”, ancient lords prior to the era of the Malspina family.
However, before discussing the Malaspina family is important to briefly outline the history of
Lunigiana.
This region, situated between Liguria and Tuscany, was historically a land subject to
invasion by the Longobards, up to 945 when Oberto I became count of Luni. Oberto’s territories
included the Appennino Ligure-Tortonese-Piacentino, the valleys of Trebbia and Staffora and
the family seat was established in the castle of Oramala. His son, Oberto Obizzo I, became the
ancestral head of the Malaspina family in Lunigiana. The family’s castle, known as Malnido,
now reduced to a ruin, is to be found in Villafranca.
Geographically, the river Magra divided the Malaspina dominion into two parts: on the
right the “spino secco” and on the left the “spino fiorito”. Virgoletta, originally part of the feud
of Villafrancam, has in its coat of arms the “spino secco” (page 105). The Malaspina family
divided the Lunigiana into many small feuds, one for each son, and Virgoletta constituted,
together with the castles of Panicale and Licciana, Castevoli, Villa, Brugnato, and others, the
feud of Villafranca, alloted to Opizzino in 1221.
The Malaspina family governed the feud for 600 years and its sepulchre was situated in
the church of San Niccolo` infront of the family’s castle in Villafranca. Unfortunately, this
sepulchre no longer exists today.
Some marquis of the Malaspina family lived in Virgoletta’s castle (page71) and
occasionally, upon the death of the marquis, the marquess governed in her husband’s place. All
this was permitted by approval from the Emperor and by the Grand Duke of Tuscany.
The marquess Teodorina, for example, widow of the marquis Spinetta, in 1468, became
guardian of her children, all of them under age, and being bold and of strong character, earned
the love of her subjects and the respect of her enemies. Also, the marquess Elena Cybo, widow of
marquis Federico III, in 1602, governed and administrated with success after the death of her
husband.
The last marquis of Virgoletta, Giovanni, upon his death in 1809, unlike his
predecessors was buried in Virgoletta’s cemetery (page 17).
The first settlement on the site of Virgoletta consisted of a tower (page 18), to the east on
the hill and afterwards, the village was built along the crest.
The village of Virgoletta exhibits two oratories outside the walls. One, dating back to
1640 and dedicated to the Virgin Mary “della neve” (literally “of the snow”)(pages 125-126),
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and the other, even older, dedicated to Saint Simon (page 127). The former is located to the east
of the village on the footpath to Bagnone and the latter to the west, on the path to Villafranca.
The village was entirely closed against the outside with the exception of three entrances:
the first known as “Pondain” (pages 44-45), a small drawbridge for wagons and pedestrians,
was the main entrance; the second called “Scaleri” (pages 27-30-31), a large covered stairway
on the south side, barred by three imposing portals, and employed as a warehouse for goods
and for the passage of donkey caravans and villagers on foot; the third called “Ravlin” (page
20), a private entrance to the castle courtyard, protected by a guard-house.
The main street runs from “Pondain”(page 46) to the castle. A remarkable number of
portals (more than 70), can be seen on both the left and right along the street. All the portals are
sculptured from stone in the form of a rounded arch. Many abodes possessed three portals
(page93), one for access to living quarters, the second leading to a shop and the third descended
to underlying donkey stables. Every family, in feudal times and later, possessed a certain
number of donkeys which were employed for transporting various kinds of goods to the north, as
far as the plain of Padania, and to the south, as far as the plain of Lazio.
The parish church in the main piazza (pages 68-69-etc.), dedicated to the martyr saints
Gervasio and Protasio, was built in 1300 (circa), later extended in 1800, and houses many
precious articles: a white marble altar dating back to 1600 (page 71) and containing relics of
Christian martyrs, two sculptured marble dossals (pages 74-77), some rich vestments and
vessels, many gilded candelabra and four precious silver shrines. The latter contain the “Corpi
Santi” (page 73), donated by Don Matteo Dalla Porta (page 76), descendent of a notable family
of Virgoletta and Canon of the Chiesa della Rotonda (Pantheon in Rome). In the second Sunday
of May, all the inhabitants of Virgoletta, living elsewhere reunite to celebrate the annual
festivity of the “Corpi Santi”.
The church is built on a crypt which exhibits an interesting picture of Father Antonio of
Virgoletta, in the world Giovanni Dalla Porta, martyred in 1642 (pages 78-79).
The main street terminates at the imposing mass of the castle composed of a central
structure and two lateral towers (page 102). Access to the castle is by means of a bridge (at one
time a drawbridge), leading to the courtyard surrounded by high walls (1300 circa (page 108),
which was added to the original first tower (1100 circa). In the centuries that followed, other
additions included: some stairways (pages 109-10-11), for access to further stories added for
living quarters and an open gallery (page 112), leading to the large halls, (page 114), where the
marquis Malaspina lived and received the local nobles.
To present-day visitors, Virgoletta has the appearance of a village which has not
suffered any changes throughout the centuries. In fact, there are no stores, pubs, hotels,
luminous signs and sounds of music. Only silence accompanies the visitor along the main street
in which the long succession of portals almost all shut, are unchanged in time.
In the following photographs, the authoress has removed signs of modern technology
(such as telephone wires, gas pipes, etc.), in order to recreate the atmosphere of the past which
can still be found today in some Lunigiana villages.
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Virgoletta
“E’ Virgoletta una piccola terra situata sul sinistro lato del fiume Magra,
in ristretta ma ubertosa ridente pianura a mezzogiorno rivolta...”
Questa e’ la descrizione di Virgoletta fatta da Eugenio Branchi in “Storia
Della Lunigiana Feudale”, unico testo attendibile e ricco di ricerche, tutte
documentate, sulla terra di Lunigiana.
Collocato su una piccola altura sulla sponda sinistra del Bagnone, questo
piccolo ma originalissimo borgo murato, mostra da lontano le altissime mura delle
sue case cosidette “a schiera”, valoroso baluardo ad ogni tipo d’invasione.
Impossibile risalire alla data dei suoi primi insediamenti, solo si puo’ far
riferimento al nome di Verrucola dei Corbellari antichi suoi signorotti di epoca
premalaspiniana.
Ma per arrivare anche a quest’ultimi e’ necessario riassumere brevemente
la storia delle origini della Lunigiana e successivamente di Virgoletta, e vista la
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scarsa documentazione (come dichiara Eugenio Branchi nella prefazione della sua
opera sopracitata) sara’ importante utilizzare quanto da lui descritto.
Parlando di Lunigiana si suol definire la Provincia Maritima Italorum,
cioe’ quella parte della Liguria orientale che subi’ dapprima l’invasione
longobarda per poi far parte del dominio obertengo.
La Lunigiana quindi venne aggregata al ducato longobardo di Lucca e poi
con i Franchi entro’ nell’ordinamento della marca carolingia. Secondo il Volpe,
altro grande studioso della storia della Lunigiana, concordemente ad altri storici e
genealogisti, individua in un certo Oberto (945), di origine longobarda, il primo
ad essere nominato conte di Luni. Costui dopo pochi anni (951), oltre alla
Lunigiana, entro’ in possesso della marca della Liguria orientale, dei centri di
Tortona e Genova e alla sua morte tutti i suoi possedimenti vennero da lui lasciati
ai due figli: Adalberto I e Oberto II.
Dal primo figlio, per successive diramazioni, ebbero origine i casati dei
marchesi di Massa, Corsica e Sardegna, quella dei Pelavicino e dei Cavalcabo’ di
Cremona. Dal secondo figlio Oberto I, quello che maggiormente interessa la
nostra storia, nacquero Alberto Azzo I e Oberto Obizzo I. Il primo dette origine alla
casa d’Este ed il secondo a quella dei Malaspina.
Oberto Obizzo I si stabili’ sui gioghi dell’Appennino
Ligure-Tortonese-Piacentino, nelle alte valli della Trebbia e dello Staffora e in
quest’ultima valle, centro del suo dominio, pose la propria residenza nella rocca di
Oramala, unico castello fortificato della valle e quella venne poi da sempre
considerata la culla dei Malaspina.
Successivamente Oberto Obizzo I fece costruire una serie di castelli che
sarebbero divenuti formidabili punti di difesa e principalmente di controllo per il
traffico delle merci che costituiva con i pedaggi una grossa fonte di ricchezza.
I Malaspina facevano pagare molto cari questi pedaggi e talvolta arrivavano
ad assaltare essi stessi le carovane comportandosi come briganti da strada. Il loro
castello di Villafranca fu chiamato Malvido e poi Malnido (nel diploma conferito
da Federico a Opizone nel 1164 ) per i pedaggi da rapina e per le ruberie poste
direttamente in atto da loro a spese delle carovane che transitavano dal passo della
Cisa.
Poco si sa di suo figlio Alberto I e del nipote Obizzo II, ma sicuramente il
figlio di quest’ultimo Alberto II divenne noto col nome di Malaspina. Cio’ appare
nell’atto di pace di Luni stipulato nel 1124 tra il vescovo Andrea da una parte e il
marchese Alberto II detto il Malaspina dall’altra.
Virgoletta segui’ la sorte del feudo al quale apparteneva quando, nella
divisione tra Corrado e Opizzino nel 1221, Villamfrancam venne assegnata a
Corrado l’ Antico (1253) con i possedimenti alla destra della Magra, mentre
Obizino (1301) cambiando nell’arme lo “spino secco” in “spino fiorito” ebbe
parte dei territori alla sinistra del fiume.
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Opizzino o Opizzone, secondogenito di Federico (1264) “ fu lo stipite dei
Marchesi e Signori di V illafranca”. La sua vedova Marchesana Tobia Spinola,
tutrice dei figli ancora in minor eta’, merita di esser ricordata come colei che “
compose, ordino’ e stabili’” gli STATUTI per Aulla e altre sue terre. (Gli Statuti di
Aulla del 1303 sono conservati dal Dott. Francesco Raffaelli e dal Dott. Lorenzo
Ferri di Bagnone).
Importante precisare che fin da prima della divisione dei Malaspina del
1221esistevano in questo feudo i MUNICIPI che erano composti da un Consolo
quattro o sei Consiglieri e un Massaro. La MAGISTRATURA era costituita da un
Giudice d’Appello che era il Marchese, di un Podesta’ eletto dal marchese, un
Vicario del Podesta’, un Notaro, un Corriere e un Custode delle carceri. Ogni
terra aveva il proprio Municipio e tutti assieme quelli del feudo formavano il
General Consiglio.
Nel secondo Libro sono annotate norme e regole di diritto civile ma si deve
ritenere che dovea esistere precedentemente regole e norme da disposizioni
scritte o da consuetudini inveterate.
Alcune di queste norme erano: la donna se dotata non poteva succedere ai
genitori, il marito non poteva donare o lasciare per testamento alla moglie cosa
veruna; nella vendita dei fondi dovevano esser preferiti nella vendita i condomini,
i parenti fino al quarto grado, i confinanti; la prescrizione degli immobili
incorrevasi col lasso di venti anni ecc..
Nel terzo Libro si determinavano le trasgressioni e i delitti punibili con pene
corporali o pecuniarie o afflittive: la fustigazione per tutta la terra, il bando
perpetuo, il taglio della testa, la forca e la morte per mezzo del fuoco, la confisca
dei beni. Si puniva l’omicidio col taglio della testa, l’adulterio con lire venticinque
per l’uomo e la donna, lo stupro con la pena capitale, il furto, l’abigeato, il taglio
degli alberi e la rimozione dei termini con pene pecuniarie. Per la falsificazione
delle monete si era arsi vivi, la falsa testimonianza o lo spergiuro con la galera, e
nelle scritture con la forca. Il delitto di lesa maesta’ portava al taglio della testa.
Questi quattro Libri o Statuti furono adottati da tutti i discendenti di
Federico per tutte le Terre e le Castella da tutti gli Uomini, Universita’ e
Comunita’ che a loro furono soggetti.
Gli Istituti di Pubblica Beneficenza conosciuti per essere esistiti in questo
feudo furono: lo Spedale di S. Antonio Abate in Villafranca ed un altro simile
senza nome proprio nel castello di Villa; il primo venne fondato dagli Uomini e
Universita’ di Villafranca con rogito del 31 dic. 1488 che disponeva elargizioni
di doti per le fanciulle povere; non si conosce chi fondasse il secondo ma venne
governato da una Bolla Pontificia del 1550 e le sue rendite, non esitendo l’ospizio,
venivano elargite ai poveri.
In nessuna delle Terre o Castella sottoposte a Villafranca, ne’ in Villafranca
medesima esisterono STABILIMENTI DI PUBBLICA ISTRUZIONE, il
feudalismo autocratico aveva preferito l’ignoranza alla istruzione del popolo.
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Federico II, figlio di Tobia Spinola e Opizzone pervenne ad una
divisione dei beni malaspiniani che erano rimasti indivisi da sempre, e la
divisione conclusa il 25 ottobre 1335 gli porto’” Villafranca col suo castello
detto Malnido, Verrucolata (Virgoletta), Battalasco, Panicale e Licciana,
Monte Vignale, Monte Simone, Castevoli, Villa, Brugnato, Stadomelli,
Cavanella, Beverone e Suvero, nonche’ diritti e affitti di Falcinello,
Paduarina e Bracelli e Castiglione.
Il fratello Manfredo (1321) venne nominato nel 1304 Marchese di
Virgoletta.
A Federico segue Spinetta (1406) che nel 1369 chiese ed ottenne
dall’Imperatore Carlo IV la conferma delle antiche investiture. Il luogo della
sua morte non si conosce; credesi peraltro che avvenisse in Lunigiana e
probabilmente nella Rocca
della Terra di Virgoletta, ove
per l’ultimo atto che lo
riguarda par che abitasse.
Dopo di lui Gabriele
(1437)
signore
con
Fioramonte di Virgoletta,
Panicale, Licciana, Santa
Caterina (Bastia), Monte
Vignale e il castello di Monti
che, ammalatosi nella Rocca
di Virgoletta, dettato ivi il suo
testamento il 26 ottobre 1437,
cesso’ di vivere e il suo frale
siccome aveva ordinato fu
seppellito nella chiesa di S.
Nicolo’a Villafranca.
Anche
suo
figlio
Tommaso (1438) mori’ nella
Rocca di Virgoletta. L’epoca
della sua morte ci perviene
dalle
cronache
di
un
contemporaneo locale Giovan Antonio Da Faje di Bagnone che detto’ le
memorie del paese al tempo suo, dal 1408 al 1470.
Fu al tempo di Fioramonte (1450) che Galeotto da Campofregoso
occupo’ Virgoletta e il suo castello (1449) che tenne per diversi anni, ne
completo’ la costruzione della rocca accorpandovi ampi saloni, una bella
facciata e due torri sul fronte ovest verso il paese e in quello stesso mori’ di
pugnale nel 1471.
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Alla morte del Campofregoso il castello di Virgoletta torno’ ai Malaspina
e precisamente a Bartolomeo e al suo lignaggio che lo detenne per quasi tre secoli
ininterrottamente.
Giovan Spinetta (1468), figlio di Gabriele, alla sua morte lascio’ la
moglie Teodorina contutrice e curatrice dei figli, tutti minori. Sotto la reggenza
di questa donna, sgravatasi qualche mese dopo la morte del marito, le castella
alla sua cura commesse corser gravi pericoli, ma seppe con la sua viril sagacia
difenderle, e di uno di non piccola importanza aumentate, consegnarle ai
Termini di confine tra il Granducato di Toscana e il Marchesato Malaspina
figlioli quando la sua amministrazione ebbe termine. In urto col Granducato
di Toscana e con gli uomini del Terziero a quella signoria sottoposti, ricorse
all’imperatore dal quale ottenne investitura e conferma dei privilegi che gli
antenati dei suoi figli avevano goduto. L’urto della Marchesana Teodorina coi
fiorentini per questioni di confini col territorio di Fornoli che spettava a
Castiglione duro’ diversi anni e inoltre, fatta piu’ ardita, nel 1478 armo’ lei
stessa tra i suoi sudditi un esercito e lo spinse a combattere contro i nemici. La
Marchesana Teodorina nella sua reggenza aumento’ di un Castello di qualche
importanza il patrimonio ai suoi figlioli. Questo castello fu Virgoletta, che tolta
gia’ alla famiglia di suo marito nel 1416, era rimasta in potere dei Fregosi.
Atta quant’ uomo il piu’ astuto al governo di Stati, si fece amare dai
sudditi e rispettar dagli estranei che mai poterono aggirarla o sorprenderla.
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Quando la reggenza di questa Marchesana cessasse per morte e se per
maggiour eta’ dei figlioli non si conosce. L’ultimo atto suo in tal qualita’ fu
quello del 1478 quando venne restituita Virgoletta.
A Tommaso (1521) segui’ Bartolomeo (1540).
Il fratello Niccolo’ divenne Marchese di Virgoletta (1547). Gli successero
Federico III (1602),Bartolomeo (1615) e Annibale(1652).
Il Marchese FedericoIII ottenne dall’imperatore Ferdinando I l’investitura
del feudo e per la prima volta la facolta’ di istituire la primogenitura dei feudi suoi
(1559) e col Duca Cosimo dei Medici accomandigia per 50 anni.
Sposo’ Elena, la ricca figlia naturale del Cardinale Innocenzo Cybo la
quale governo’ per lui e per il figlio Bartolomeo e durante tale reggenza mai un
lamento si ebbe circa l’amministrazione della Marchesana Elena.
Ad Annibale segui’ Niccolo’ ( 1699) che ebbe il dolore di perdere la cara
sposa Isabella per morte subitanea il 16 sett. 1675 mentre dal castello di
Virgoletta si portava alla vicina chiesa per assistere al sacrifizio della Messa
(Memorie di casa Finali esistenti presso il sig. Lorenzo Cortesini di Bagnone).
La primogenitura passo’ a Giovanni (1725) che ebbe molte disavventure
coi suoi vassalli di Virgoletta, per cui spodestato e rientrato nel suo dominio,
persistendo Virgoletta nella ribellione venne ridotta all’obbedienza con le armi e
con l’allontanamento di: Giulio Milani, Domenico Martoli, Gianmaria Paladini,
Giovanmaria Trinca, Giuliano Caleffi, Batista Brozzi, Batista Caleffi, Andrea
Bassignana, Paolo Caleffi, Giovanni Anatini, Alessandro Calzolari, Giuseppe
Ricci, Luca Del Sera, Domenico Mori, Pietro Calzolari, Mattia Porta,
Domenico Grandi, Lazzaro Monti, Giovanni Santinelli, Paolo Parenti,
Gervasino Calzolari, Mario Calzolari, Giovanni Calzolari, nonche’ Alessandro
Porta e Vincenzo Bertini o Petrini loro capi.
Gli successe Azzo Federico (1770), suo primogenito, solo nelle castella
gia’ da lui possedute e Giovanni (1809) ebbe la signoria di Virgoletta, Villa,
Stadomelli e mezza Villafranca. Il Marchese Giovanni non abbandono’ mai le
proprie castella, fu uomo onesto e alla buona, si occupo’ del benessere dei vassalli
e sia dal vicino Governo della Toscana e dalla Corte Imperiale merito’ la stima che
nessuno potea contestargli.
Detto’ varie leggi per Virgoletta e per le sue altre particolari castella, che
palesemente dimostrano come il governamento di quei popoli non fosse l’ultimo
pensiero suo avendo inibito la introduzione di bestiame non indigeno per non
guastar la razza del proprio, lo che lo fa reputare eccellente.
Difese i perseguitati, cito’ i contravventori al tribunale di Villafranca, prese
possesso del feudo di Treschietto su ordine della Imperial camera e lo governo’
saggiamente sino a quando non ne fu diversamente disposto.
Intorno all’anno 1790 l’Imperatore Giuseppe gli delego’ l’amministrazione
del feudo di Licciana ove si verificasse la morte di quel feudatario che era senza
discendenza per cui inibi’ ai Consoli di quel paese di dare a chi si fosse il possesso
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del feudo perche’ egli aveva ordine di prenderlo per sua Maesta’ Cesarea, ma
morto l’Imperatore senza che il successore gli avesse rinnovato l’incarico, presto
rimise ai Consoli del paese il governo di quel feudo.
Il Marchese Giovanni fu l’ultimo marchese di Virgoletta e perdette i diritti
baronali all’epoca della rivoluzione francese.
Mori’ nel proprio castello 10 anni dopo e venne inumato, diversamente da
tutti i suoi maggiori, che vollero essere riuniti nella tomba di famiglia a
Villafranca, nel cimitero di Virgoletta costruito accanto all’antico oratorio di san
Rocco.
La lastra tombale del marchese Giovanni Malaspina si trova murata sul
lato est dell’oratorio di S. Rocco oggi cappella funeraria del cimitero di
Virgoletta.
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La parte del primo insediamento di Virgoletta era costituita dal maschio,
edificato attorno al 1100, del quale rimangono parti originali ed altre aggiunte.
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Il sentiero portava al maschio con una scala per l’ingresso dei pedoni mentre
di lato i carriaggi aggiravano la torre per un sentiero piu’ agevole.
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Scala d’ingresso al
castello. Il sentiero e’ chiamato
il Ravlin. La memoria popolare
ricorda ancora il pozzo, alla
sommita’ della scala, prima
dell’ingresso al cortile del
castello,
dove
venivano
precipitati i nemici e dove le
vittime finivano sulle lame
conficcate nel fondo. Nella
profondita’
delle
mura
perimetrali vi sono accessi,
recentemente scoperti, che
introducono alla base di quello
che fu il primo impianto del
maschio.
Si notano nello spessore
delle mura alcune porte di
accesso ai sotterranei.
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Si notino le alte fortificazioni che servivano alla difesa della torre e che
probabilmente contenevano anche il corpo di guardia. Seminascosto dalla
vegitazione si puo` ancora intravvedere l’accesso esterno del maschio.
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Ingresso al locale antistante il maschio dall’interno del cortile.
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Questo ambiente potrebbe essere stato una parte loggiata, accostata al
maschio, nel cortile interno. Da notare il successivo intervento di tamponamento
sotto l’arco del pilastro. Sul fondo un ingresso murato.
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Il simbolo di amicizia sullo stipite di una porta murata.
Tre successivi ingressi che si suppone possano portare nei sotterranei o al
corpo di guardia esterno alle mura. Sulla destra e’ evidente la presenza di un
camino in seguito riempito da pietre di una demolizione.
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Dentro il cortile del castello possiamo ancora trovare il pozzo costruito
accanto al maschio.
Il muro contro il quale si appoggia e’ stato realizzato in un successivo
ampliamento consistito dapprima con la creazione di un portico che, appoggiato al
maschio, consentiva un semplice riparo esterno. Col tempo venne costruito un
tamponamento degli archi e la chiusura frontale del porticato per consentire spazi al
coperto da utilizzarsi come magazzini e con l’aggiunta di un camino anche come
abitazione.
L’accesso a questi locali era sul lato destro vicino all’uscita sul Ravlin mentre
sicuramente dall’interno si accedeva sia al maschio come dimostra una porta murata
all’interno, sia ad altre direzioni che sono oggi oggetto di ricerca.
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Ingresso sud-est del borgo. Il portale che reca ancora evidente l’antico
impianto di chiusura, introduce ad una maestosa scala di accesso al borgo.
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Il maestoso portale che dai Voticinti introduce agli Scaleri.
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Questo ingresso era sbarrato da un portale fermato da una poderosa trave di
cui si vede chiaramente il foro in cui veniva introdotta. Questo maestoso impianto
di scala, dai gradini molto agevoli, consentiva agli animali da soma di accedere al
borgo dove ogni famiglia accanto alla porta di ingresso dell’abitazione apriva una
seconda porta che scendeva per il sorcu alla cantina e alla stalla dove venivano
custoditi gli asini. Spesso una terza porta apriva accanto quelle due ed era la
bottega di famiglia dove si trattavano gli affari.
Il paese di Virgoletta era stato forse uno dei primi nel tempo a istituire
quelle che oggi vengono definite cooperative.
Infatti in questo paese era stato costituito un tipo di consorzio di cui
facevano parte quasi tutte le famiglie che possedevano un certo numero di asini da
utilizzare per quelli che all’epoca erano normali mezzi di trasporto. Lunghe
carovane di questi animali percorrevano in lungo e in largo non solamente la
Lunigiana ma si inoltravano nella pianura padana e in quella laziale con molteplici
varieta’ di merci che andavano da carichi di sabbia trsportati dai fiumi ai monti o
sale dal mare all’interno del territorio.
Il bellissimo altare della chiesa parrocchiale era stato trasportato da Roma a
Virgoletta in uno dei rientri di queste carovane.
28
Le feritoie poste negli Scaleri consentivano la difesa verso il dorsale
opposto al paese lungo il quale scendeva la strada di collegamento a Castiglione.
29
Nel percorso degli Scaleri si aprivano numerosi depositi per le merci e le
provviste.
30
Questo ampio ingresso era utilizzato per riporre al coperto i carichi che
provenivano dai campi ed erano anche veri e propri depositi per provviste e cataste
di legna.
31
Ultima rampa di accesso dagli Scaleri al borgo. Anche questo portale era
sbarrato all’interno da una robusta trave.
32
Uscita dagli Scaleri sulla via sud-est. L’ampia e blanda scalinata di accesso
era utilizzata quale via pedonale ma anche per gli animali da soma.
33
Portale d’uscita dagli Scaleri ai Voticinti.
34
Un ampio loggiato degli Scaleri affacciato sui Voticinti.
35
Apertura per bocca da fuoco posta nelle mura perimetrali.
36
Queste feritoie consentivano la difesa sud del borgo.
37
Questo percorso, chiamato da sempre Voticinti, collegava Virgoletta
all’asse viario Castiglione del Terziero-Villafranca.
38
L’ immagine documenta la poderosita’ di queste mura che costituivano una
insuperabile barriera difensiva. Alcuni depositi vennero successivamente aperti
sui Voticinti ma un tempo,abitazioni e stalle avevano accesso solo dal borgo.
39
Questa volta sui Voticinti venne costruita con l’ultimo ampliamento della
chiesa tra il 1700 e il 1800.
40
Eccezionale la verticalita’ di queste altissime mura e i particolari tecnici di
costruzione quasi impensabili per materiali e attrezzature di quel tempo.
41
Da queste finestre al terzo piano era normale vedervi affacciati degli asini.
42
Questi animali costituivano una delle piu’ importanti risorse economiche del
paese. Ogni famiglia ne possedeva un certo numero che in forma cooperativistica
utilizzava per i trasporti anche in terre lontane. Al rientro le bestie erano custodite
nelle stalle che avevano l’accesso dal borgo e precisamente nella porta accanto a
quella dell’ingresso dell’abitazione. Da li’ scendevano un piano verso il basso e
dalle finestre della stalla affacciandosi all’esterno gli asini davano l’impressione di
alloggiare al terzo piano delle abitazioni.
43
Il Pondain: questo era l’ingresso
del borgo dopo l’ultimo ampliamento
avvenuto attorno al 1700-800. Nello
sfondo la facciata della chiesa.
Anticamente il Pondain pare
fosse chiuso da un ponticello con
fossato e il nome del luogo sembra farvi
riferimento. All’esterno del fossato,
sulla via che risaliva il crinale, sorgeva
un oratorio dedicato a S.Simon e un
secondo era collocato dall’altro lato del
paese sulla via per Bagnone ed era
dedicato alla Madonna della neve.
Sulla Lozeta e sul Pondain si
affacciano le prime abitazioni del
borgo: ca d’ Marzocchi, ca’ d’
Compion, ca’ d’ Zamignan.
44
Per l’arc d’l birocc si entrava nella Lozeta.
45
Archi di contrasto nel borgo; gli archi di contrasto erano costruiti dal
proprietario dell’edificio che ne aveva necessita’ ma la proprieta’ e l’uso erano
dell’edificio di fronte.
46
Ca’dei Dalla Porta. Il palazzo dei Dalla Porta e’ situato all’ingresso del
borgo accanto al Pondain.
47
Portale dei Dalla Porta.
48
A sinistra, arme dei Dalla Porta situato nella chiave di volta del portale del
borgo. Da notare la M incisa sulla fascia centrale dello stemma.
A destra, particolare dello stemma posto nella chiesa sopra l’ingresso
della scala che scende alla cripta.
Da notare a sinistra il leone rampante malaspiniano dello “ spino secco” e
a destra lo stemma dei Dalla Porta?
La cosa e’ curiosa e interessante.
49
Ca’ d Sisto d’ Lazzaro.
50
Ca’ d’ l’avocat Sterpilla.
51
Ca’ d’ Toninel.
52
Ca’d’ Toninel.
53
Ca’d’Antonio Piola.
54
Ca’ d’Modio e Maffi.
55
Ca’ d’la Beppina.
56
Ca’ d’ Capineri d’l Pipi’.
57
Ca’ d’ Tonelli.
58
Piazza della ca’ guasta.
In questa piazza, chiamata oggi Piazza dei Caduti, e’ stato eretto un
monumento, su progetto dell’architetto Paladini, che ricorda i caduti delle due
guerre mondiali.
Nell’opera e’ stata inserita una lapide che era stata affissa alla facciata
della chiesa parocchiale, con l’elenco dei caduti, dopo la guerra del 1915/18.
La loggia sul fondo si affaccia dall’alto delle mura sulla via sottostante
che tutt’oggi e’ chiamata Voticinti.
Sul lato sinistro e’ rimasta la casa crollata col terremoto del 1920 che
aveva dato il nome piazza .
59
Ca’d’ Manghin.
60
Ca’ d’l Lov.
61
Ca’ del Guardaboschi.
62
Ca’ d’ Chil dal Chio’.
63
Ca’ d’ Tardiani.
64
Ca d’Molari.
65
Portale di ca’ Brozzi, particolare della Madonna posta sulla facciata della
casa e della data di costruzione.
66
MATER BONI CONSILII.
Questa immagine scolpita nel marmo e’ stata in seguito duplicata e
posta sopra il portale d’ingresso all’oratorio della Madonna della Neve.
La casa e’ posta sulla piazza di fronte alla chiesa parrocchiale.
67
Chiesa parrocchiale: la costruzione risale all’inizio del 1600. Nel
campanile una pietra murata porta la data del 1716.
68
Particolari del prospetto e del bassorilievo raffigurante i due santi
martiri Gervasio e Protasio ai quali la chiesa e’ dedicata.
69
Nella chiesa si conservano le reliquie dei Corpi Santi che, assieme al
bellissimo altare marmoreo, vennero donate da Gabriele Dalla Porta nell’anno
1666 alla chiesa parrocchiale di Virgoletta.
70
DONAVIT SOC SS SACRAM HUIUS AECLIAE GABRIEL A PORTA...
...GABRIEL A PORTA ANNO DOMINI MDCXVI
71
Particolare dell’altare maggiore.
72
Reliquie dei Corpi Santi: nella 2a domenica di Maggio, giorno della
ricorrenza dei Corpi Santi, il prof. Alberto Porta, discendente ed erede degli
antichi Dalla Porta, apre con la propria chiave l’armadio che conserva le teche
d’argento nelle quali sono riposte le reliquie che verranno poi esposte al culto dei
fedeli durante le celebrazioni religiose.
73
Questo dossale in marmo, un tempo sull’altare maggiore e
successivamente collocato nel coro absidale, ricorda opere similari tardogotiche
come dimostra la conclusione con timpani a cuspide decorati a “gattoni” alternati
a pinnacoli sormontati da teste di angeli. Nel timpano centrale un Dio benedicente
sovrasta una Vergine in trono tra i SS. Gervasio e Protasio. Funge da base una
serie di dodici martiri divisi dal Cristo in pieta’.
74
Lo stemma riprodotto e’ posto al sommo della scala che discende alla
cripta o “chiesa di sotto”. Alla base una epigrafe riporta la data del 1675.
[NICMALASPMARVILETTA..VIL..1675 ISABELLA..MALASPMAR]
La cripta pare risalire al 1300 e nel 1500 circa venne ampliata assieme alle
case a schiera che le stanno ai lati. Verso il 1800, scavalcando con un portico i
Voticinti, la chiesa assunse la dimensione attuale.
Osservando attentamente lo stemma soprastante possiamo osservare uno
“spino secco” che divide l’arme in due parti: a sinistra il leone rampante
malaspiniano e a destra si possono supporre le insegne dei Dalla Porta., potente
famiglia di Virgoletta.
L’incisione sottostante lo stemma (molto sciupata e meritevole di un piu’
attento studio) si potrebbe riferire al marchese Niccolo’ e alla di lui consorte
Isabella morta nel 1675 mentre si recava alla s.messa. Viene riferito che si fecero
per la marchesa solenni esequie con la presenza di 200 sacerdoti e chierici oltre 40
laici. ( Memorie di Casa Finali ad an 1675 esistenti presso il sig. Lorenzo
Cortesini di Bagnone.)
75
Questo ritratto conosciuto come quello di Don Gabriele Dalla Porta
potrebbe essere invece quello di Don Mattia di Gabriello Dalla Porta secondo
quanto scrive P. Ferrari: “Appartenuto ad una famiglia notabile di Virgoletta,
tutt’ora esistente, Don Mattia fu Canonico della Chiesa di S.Maria della Rotonda
( Pantheon) in Roma, dove mori’ nel 1671 e del quale si conservano ancor oggi,
a Virgoletta, presso i suoi discendenti, un ritratto ed il testamento in data 29
gennaio 1664 a favore del fratello Alessandro...” da P.Ferrari.
Il ritratto e’ stato riprodotto per gentil concessione della famiglia Giuseppe
Porta.
76
Altare della cripta o “chiesa di sotto”.
77
Il quadro soprastante, conservato nella cripta, appare significativo per la
storia dei personaggi illustrati che possono riferirsi a Virgoletta.
Vediamo in alto a destra Dio Padre Onnipotente, che addita con lo scettro
una spirale dalla quale puo’ essere scaturita la figura muliebre, inginocchiata in
atteggiamento devoto e che potrebbe rappresentare Virgoletta anche a giudicare
dalla evidentissima “V” che le appare dipinta sull’avanbraccio. Attorniato da
angeli, la figura di primo piano e’ chiaramente quella di un frate, e ai suoi lati, in
secondo piano due figure coronate, un vecchio e un giovane.
78
Al centro il frate e’ sicuramente padre Antonio da Virgoletta, al secolo
Giovanni Dalla Porta morto martirizzato il 26 agosto 1642.
Nel cartiglio infatti leggiamo prima “GENT” e successivamente
“LAURENTIUS PORTA VIRGULENSIS [.AEREPRORIO] FACIE~DUM
CURAVIT” per cui e’ chiaro che si volesse onorare da parte della famiglia Padre
Antonio con un dipinto che lo raffigurasse e venisse esposto nella chiesa
parrocchiale di Virgoletta. Passando ad analizzare i personaggi ai lati di Padre
Antonio, a sinistra notiamo un vegliardo con corona marchionale che potrebbe
essere Niccolo’ Malaspina, unico marchese morto in eta’ molto avanzata (1699).
La figura potrebbe essere meglio identificata dal foglio che trattiene sul petto ed
e’ coperto dalla cornice. A destra una figura di uomo giovane e scuro con una
corona. Potrebbe essere un imperatore o il re d’Etiopia che volle il martirio di
Padre Antonio.
Certo che una contemporaneita’ e i fatti devono legare tra loro tutti questi
personaggi. Non ci sono notizie del pittore che esegui’ l’opera e neppure una
datazione per cui si possono fare solo supposizioni. La morte di padre Antonio
venne comunicata in Roma al fratello don Mattia Dalla Porta (1671) il 10 ottobre
1642. Nel 1662 don Mattia Dalla Porta si prodigo’ per dotare l’altare della chiesa
Parrocchiale di Virgoletta dei Corpi Santi e puo’ essere che relativamente a padre
Antonio, suo congiunto, avesse inviato prima o assieme alle reliquie,
un’immagine che ritraesse il frate martire tra il marchese Niccolo’ (1699) e il re
d’Etiopia. Quest’ultimo puo’ essere stato inserito per testimoniare l’autore del
martirio.
Infine puo’ essere possibile che la donna ritratta raffiguri Isabella consorte
di Niccolo’ morta nel 1675 (se cosi’ fosse non fu Mattia Dalla Porta
commissionare il quadro poiche’ mori’ prima di Isabella) mentre dal castello di
Virgoletta si recava in chiesa per assistere al sacrificio della messa. La stessa data
e’ incisa sullo stemma all’ingresso della cripta e nell’angolo in alto a sinistra del
quadro si riconosce abbastanza bene il maschio del castello di Virgoletta.
79
Ca’ d’Luigh ‘l Grughion.
E’ significativo osservare la decorazione a righe degli stipiti del portale e
notare come lo stesso motivo viene ripetuto in quasi tutti i portali del borgo.
80
Ca d’la Pierina d’l Guardabosc.
81
Ca’ d’ Cerioli.
82
Ca’ d’la Bisetta.
83
Ca’ d’ Bocchin d’or.
84
Ca’ d’ Tit.
85
Ca’ d’Alfonsin dei Porta.
86
Accanto a questo vicolo un portone chiudeva il primo ampliamento del
borgo. Sul lato destro dell’arco un foro verticale consentiva lo scorrere della fune
di una campana posta sul tetto della casa. In fondo al vicolo, dentro un fondo, si
conserva un affresco molto sbiadito della Madonna.
87
‘L sorc.
88
Due tipiche finestre del borgo.
89
Cantina d’Molari.
90
Ca d’Pinotti.
91
Ca’ Accattini detto anche Polonord.
92
Ca’ d’ Agnetti detta anche ca’ d’la Maria d’la Rosetta.
Questo trittico di portali rappresenta in maniera molto evidente quello che
doveva essere la vita del borgo con le sue tipiche case a schiera.
Il portale a sinistra, con il pavimento in piano, doveva essere la bottega
della famiglia mentre quello all’estrema destra mostra chiaramente la scala che
scende ai magazzini o alla stalla a seconda che la famiglia possedesse animali da
trasporto o semplicemente fossero commercianti. La porta centrale conduceva per
una scala ai piani superiori che servivano di abitazione alla famiglia.
L’ultimo piano era costruito generalmente a terrazza-aia per motivi di
praticita’ essendo le case sprovviste di terreno circostante da utilizzare per
l’essicamento dei cereali, di vari prodotti alimentari o semplicemente quali
stenditoi.
93
Ca’ d’Donati.
Ca’ dei Porta detto Sisto di Lazzaro.
94
Ca’ d’l Toninel.
Ca’ d’Sartin e del Pipi’.
95
Ca’ d’Silvan.
Ca’ d’Silvani detto Tit.
96
Ca’ d’Capineri.
Ca’ del Guardaboschi.
97
Ca’ Tardiani.
Ca’ d’l’ avocat Sterpilla.
98
Ca’ d’ Accattini detto Polonord.
Ca’ d’ Pinotti.
99
Ca’ d’l’ Agnese del Mighiet.
Questa
antica
maschera in legno, di
proprieta’ della famiglia
Serra, veniva usata la sera,
durante il periodo di
carnevale, dai ragazzi che
usavano festeggiare girando
e bussando alle porte del
borgo vestiti di stracci per
coprirsi il volto.
Venivano chiamati
Mascri e ogni famiglia,
durante la veglia accanto al
fuoco,
quando
questi
bussavano
alla
porta,
regalava loro manciate di
noci e fichi secchi.
100
La facciata del castello e le due torri verso il borgo sono state costruite da
Galeotto Campofregoso nel 1451 ( Croniche di Anton Giovanni Da Faje).
101
Il prospetto del castello visto da est. Da notare le due torri, il profondo
fossato che circonda l’edificio e il ponte che lo collega al borgo.
102
Il portale d’ingresso alla corte del castello.
103
Stemma che sovrasta il portale d’ingresso al castello.
Lo stemma qui riprodotto a forma sannitica e’ da considerarsi virtualmente
appartenente alla famiglia Malaspina dello “spino secco”.
Nella divisione dei feudi malaspinani posseduti nella Lunigiana
propriamente detta, il territorio venne diviso in due ben distinte zone d’influenza;
vennero cosi’ a distinguersi altrettanti rami della casata Malaspina, i quali
avevano scelto come limite di demarcazione dei loro possedimenti il letto del
fiume Magra.
Dopo la spartizione, i beni malaspiniani alla destra vennero distinti in
“spino secco” e alla sinistra “spino fiorito‘.
Ma questa adozione non venne sempre rispettata per cui ritroviamo l’arme
di Jacopo Malaspina marchese di Fosdinovo, discendente per sua derivazione dal
ramo dei marchesi di Verrucola e Fivizzano e quindi dello “spino fiorito” che
pone nella sua arme lo “spino secco”. Lo testimonia un documento pubblico del
1461 che si conserva nell’archivio storico di stato di Massa.
La questione circa l’adozione di uno o l’altro stemma , compreso quello di
Virgoletta, puo’ essere molteplice: innanzi tutto “ le ragioni e i diritti” all’atto
della divisione avvenuta tra gli eredi malaspiniani nel 1221 erano rimasti indivisi
ed anche perche’ il simbolo originario del casato era sempre stato quello dello
“spino secco”.
Il simbolo dei Malaspina, riportato nella figura tradizionale, e’
rappresentato da un tronco centrale da cui si dipartono in modo alternato due rami
a destra e tre a sinistra.
Lo scudo che sormonta l’ingresso del castello di Virgoletta vede inserito il
leone bianco concesso, come dice il Branchi in “Storia Della Lunigiana Feudale”,
da Luigi IX a Corrado, capostipite del casato Malspina dello “spino secco” quale
riconoscimento degli aiuti da quest’ultimo prestati al re di Francia nella
spedizione in terra d’Egitto al tempo delle Crociate (1248-54). Ai lati del leone
rampante due rami dello “spino secco”. Un protome d’angelo circonda con le ali
l’arme, mentre un protome di demone conclude lo scudo.
La corona marchionale sovrasta lo stemma mentre un cartiglio sottostante
riporta: “FED. MAL. MAR. VILL.F. VIR. VILLE .ET ROCCHE”.
104
105
Portale dei Favini nel cortile del castello. Anche in questo portale ritroviamo
il modello “rigato” del borgo.
106
Portale dei Pinimonti nel cortile del castello.
107
Un breve scaleo dal cortile interno del castello conduce ad un primo arco dietro il
quale si dipartono due scale in direzioni opposte.
Costruite in aderenza alle mura perimetrali, una volge ad est e porta ai piani
superiori ricavati attorno al maschio; la seconda, volta ad ovest, raggiunge un loggiato
costruito intorno al 1600 che introduce ai grandi saloni del castello.
L’arco sul fondo, quello che apre all’esterno, accede ad uno spalto che si affaccia
dall’alto dei contrafforti del castello sulla via che circonda le mura.
108
Scala di accesso al piano superiore del castello.La costruzione delle due
scale affrontate aderenti alle mura a sud e’ da collocarsi attorno alla meta’del XV
secolo.
109
Altra scala di accesso al piano intermedio del castello. Questa era stata
ricavata all’interno di una delle due stanze che costituivano il primo insediamento
accanto al mastio.
110
Lo scaleo a sud, accostato alle mura perimetrali, porta al loggiato del primo
piano del castello.
111
Questo loggiato introduce ad una parte dell’edificio che venne costruito
sopra all’attuale ingresso quando i Malaspina tornarono in possesso del feudo e,
per tutto il 1500, si adoperarono all’ampliamento del castello. Fu soprattutto per
volonta’ del marchese Ferdinando Malaspina che il castello venne ad assumere le
caratteristiche di una comoda residenza signorile. Un vasto salone apriva le sue
grandi finestre sull’arco di accesso al cortile del castello, sicuramente collegato al
borgo da un ponte levatoio che scavalcava un profondo fossato. Ai due lati del
salone, sul fronte principale, una serie di ampi ambienti voltati, consentiva,
attraverso altrettanto grandi finestre, la vista sul territorio da Bagnone a Villafranca
e Castiglione. Le sovrapporte di ogni ambiente erano decorate da grandi stucchi
arabescati con elementi fitomorfi e teste di amorini. Gli stessi decori
incorniciavano affreschi e specchiere collocate sopra i caminetti di ogni stanza. Il
grande salone, recentemente restaurato, mostra, ben conservati, affreschi e stucchi
sulle sovrapporte.
112
Ingresso e portale Accattini-Porta.
113
Il salone del castello.
114
Veduta parziale del salone.
115
Uscita del cortile del castello verso il borgo.
116
Il borgo: questo tratto vicino al castello rappresenta la parte piu’ antica
117
Panorama su Malgrate.
118
Uscita dal borgo negli Scaleri.
119
Le fontane di Virgoletta.
Questo ponticello sul
Vigesa raggiunge le fontane di
Virgoletta. Queste sorgenti a cui
molti attribuiscono qualita’
anche curative sono meta
quotidiana di persone che
tutt’oggi vanno ad attingere
acqua
anche
da
luoghi
circonvicini.
Un
mascherone
marmoreo fa sgorgare acqua da
una cannella.
120
Queste fontane, un tempo anche lavatoio, mostrano ancora la struttura della
copertura, un tempo voltata, che consentiva di lavorare al riparo dalle intemperie.
121
Attualmente la struttura
mostra una copertura a coppi
che
la
protegge
dalle
intemperie.
a
fianco:
una
antichissima figura femminile
scolpita nella pietra regge un
recipiente dal quale sgorga
l’acqua.
122
Un mascherone marmoreo affianca la figura scolpita nella pietra.
123
Oratorio della Madonna della neve. La costruzione risale all’anno 1640.
124
Interno dell’oratorio. Sull’altare la statua della Madonna reca incisa la data
del 1640.
125
Sulle due pietre, a
destra e a sinistra dell’
angolo vi e’ stata incisa la
data
1711
che
e‘
probabilmente l’anno in cui
venne ampliato il primitivo
oratorio che era stato eretto
nel 1640, come riporta la
data scolpita ai piedi della
Madonna e all’esterno di
un muro..
126
Oratorio di San Simon. Questo oratorio posto fuori del Pondain sulla
strada per Villafranca e’ stato trasformato in seccatoio.
127
Nella lozeta e’ collocata l’immagine di San Rocco e la Madonna. L’antico
oratorio di San Rocco, si trova vicino al cimitero sulla strada per Castiglione.
128
Maria Mater Sanctae Spei. A D MDCCIXC
129
La Madonna di Caravaggio.
130
Sant’Antonio.
131
Santa Filomena Martire. Questa inconsueta santa e’ collocata in una
edicola vicino alle fontane.
132
Questa maesta’ posta sulla strada per Villafranca rappresenta l’Assunta con
S. Giuseppe ed un “frate”.
133
Altra edicola con Madonna e Bambino sulla vecchia strada per Villafranca.
134
Panorama ovest di Virgoletta.
135
136