EDITORIALE AGOSTO

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EDITORIALE AGOSTO
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RIALE
Di Massimo Vallini
Sospetti e certezze
pubblico
su Froome restano,
ma chissà se quello
stesso pubblico
ha
fatto caso a quello
che sta avvenendo
nell’atletica.
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Agosto 2013
I sospetti del
ustafa Sayar, il ciclista turco positivo all’epo al Giro d’Algeria,
prima di vincere il recente Giro di Turchia, ha accusato il laboratorio antidoping di Châtenay-Malabry di essere al centro
di un complotto contro di lui perché avrebbe battuto gli atleti
francesi. È un colpo di coda, piuttosto umoristico, di un ciclismo
che non vuole scomparire.
Al Tour, invece, Sky ha deciso di mettere a disposizione di un fisiologo sportivo
“super partes” le prestazioni di Chris Froome in salita degli ultimi tre anni. Che
sono state giudicate “coerenti”. All’inglese, durante il Tour, sono stato eseguiti
anche 19 controlli antidoping, tutti con esito negativo. Ma l’altra buona notizia
è che l’Agenzia francese per la lotta contro il doping, insieme con la fondazione
Uci, hanno eseguito prelievi sanguigni di controllo a tutti i partecipanti al Tour.
E, fino al 18 luglio, altri 166 controlli sanguigni destinati al Passaporto biologico, in orari non prevedibili, 41 analisi specifiche (per esempio Cera e Hgh) e
138 controlli urinari. A ogni tappa venivano controllati il vincitore, la maglia
gialla e sei corridori scelti da una commissione scientifica. Niente da segnalare.
I sospetti del pubblico su Froome restano, ma chissà se quello stesso pubblico
ha fatto caso a quello che sta avvenendo nell’atletica. Tyson Gay, miglior tempo sui centro metri dell’anno (9”78), è stato pizzicato positivo all’antidoping.
Gay ha vinto una medaglia d’argento alle Olimpiadi e tre d’oro ai Mondiali. Non
basta, anche mezza Giamaica nella rete dell’antidoping per stimolanti: Asafa
Powell e Nesta Carter, rispettivamente 9’88 e 9’87 quest’anno, la campionessa
olimpica della 4x100, Jerome Simpson. Senza dimenticare, un mese fa, la squalifica dell’altra sprinter giamaicana Veronica Campbell Brown, sei volte sul
podio olimpico e due volte campionessa mondiale.
Forse si comincia adesso a guardare anche all’atletica, mentre non è indolore la chiusura dei conti del doping (e speriamo si chiudano per davvero)
nel ciclismo. Si discute sul destino dei titoli dei vincitori rei-confessi o smascherati degli anni Novanta, ma se si dovesse scegliere la via più restrittiva, si
dovrebbe davvero riscrivere la storia almeno degli ultimi tre decenni.
E, a proposito di conti in sospeso, a breve ci sarà il processo Lampre a
Mantova: una brutta storia che va avanti da circa cinque anni. Davanti al
giudice andranno il general manager Beppe Saronni e i direttori sportivi Maurizio Piovani e Fabrizio Bontempi; il farmacista Guido Nigrelli. Le accuse
sono pesanti perché avrebbero infranto la legge penale antidoping 376/2000
per avere procurato, somministrato o comunque favorito l’utilizzo di farmaci
dopanti, al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti della Lampre.
Alla sbarra ci saranno anche gli atleti Alessandro Ballan, campione del mondo
a Varese 2008, Marzio Bruseghin, Damiano Cunego, Simone Ponzi e Mauro
Santambrogio (ancora lui). L’accusa è di avere infranto l’articolo 9 della legge
antidoping (assunzione di farmaci dopanti) e il 648 del codice penale, cioè la
ricettazione, per aver acquistato o ricevuto farmaci dopanti di illecita provenienza. Naturalmente ci auguriamo che i più ne escano puliti e, soprattutto, confidiamo nella magistratura.