7-11 aprile - Filtea

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7-11 aprile - Filtea
Dipartimento Internazionale
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RASSEGNA STAMPA
INTERNAZIONALE
7 - 11 aprile 2008
A cura di Maria Teresa Polico
Dipartimento Internazionale
Rassegna stampa internazionale
DIPARTIMENTO INTERNAZIONALE CGIL
RASSEGNA STAMPA INTERNAZIONALE
7 - 11 aprile 2008
INDICE
ARGOMENTO
TESTATA
Unione europea
I ministri delle finanze invitano alla moderazione salariale
35.000 euro manifestanti a Lubiana
I sindacati europei protestano per il salario
Labour Start
Labour Start
Reuters
Francia
Dei nuovi criteri sulla rappresentatività dovranno modificare
il paesaggio sindacale
Le Monde
Paesi Nordici
Dove i datori di lavoro saranno tuoi amici
The Economist
Africa
Il COSATU e il sindacato dello Zimbabwe si pronunciano sulle elezioni
Il leader dell’opposizione in Zimbabwe incontra il sudafricano Zuma
Labour Start
International
Hearld Tribune
Medio e Vicino Oriente
Due morti dopo gli scontri nella città industriale egiziana
Fayyad criticato dagli insegnanti in sciopero
Reuters
Labour Start
Stati Uniti
Le imprese americane si uniscono per contrastare la riforma del lavoro
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Financial Times
Dipartimento Internazionale
Rassegna stampa internazionale
Labour Start
07/04/2008
I ministri delle finanze invitano alla moderazione salariale
Mentre i sindacati si riunivano a migliaia per chiedere un aumento dei salari di fronte all’aumento
dei prezzi, i ministri europei delle finanze hanno avvertito che eccessivi aumenti dei salari rischiano
di alimentare la spirale inflazionista.
Anche se i ministri e i responsabili delle banche centrali dei paesi dell’euro zona hanno dichiarato
di comprendere le azioni dei manifestanti nella capitale slovena, hanno insistito sul fatto che
mantenere i costi del lavoro a un livello basso sarebbe “assolutamente decisivo” per mantenere
l’inflazione sotto controllo e difendere il potere d’acquisto dei lavoratori.
“Posso capire molto bene le rivendicazioni dei sindacati”, ha dichiarato il commissario europeo agli
affari economici e monetario, Joaquín Almunia, dopo la riunione dei ministri dell’Eurogruppo del 4
aprile. Ha sottolineato, però, che gli aumenti salariali “dipenderanno dagli aumenti della
produttività” in modo da non far salire l’inflazione.
L’inflazione nei 15 paesi dell’euro zona a marzo è saltata al 3.5%, il livello più alto dall’introduzione
della valuta comune e ben oltre l’obiettivo del 2%. Il ministro sloveno delle finanze, Andrej Bajuk,
ha avvisato che il problema potrebbe essere di lungo periodo. Ha dichiarato che “I cambiamenti ai
quali noi assistiamo oggi sembrano essere sempre più di natura strutturale che una semplice
questione di breve periodo”.
I responsabili delle banche centrali ritengono che aumentare i salari in questo preciso momento
rischierebbe di alimentare pressioni inflazioniste. I recenti aumenti dei salari concessi ai lavoratori
del settore pubblico in Germania come il sistema belga di indicizzazione automatica dei salari,
sono stati molto criticati durante la riunione nel corso della quale gli altri stati membri sono stati
inviatati a non attuare simili politiche.
Axel Weber, uno dei governatori della Banca Centrale Europea, riferendosi alla soluzione della
questione dei salari in Germania, ha dichiarato che quest’accordo porterebbe a delle pesanti
pressioni per rivedere aumenti più alti dei salari rispetto a quelli che noi abbiamo nelle nostre
previsioni, ed ha aggiunto che la BCE considera la situazione con una certa preoccupazione.
“Sarebbe un enorme errore imitare la Germania”, ha aggiunto il presidente della Banca Centrale
Jean-Claude Trichet.
I sindacati hanno criticato gli inviti alla moderazione. “I quadri alti guadagnano fino a 300 volte di
più dei lavoratori, lasciando 30 milioni con un salario di miseria”, ha affermato la Confederazione
Europea dei Sindacati (CES). “Condanniamo le minacce dei politici, dei ministri e dei datori di
lavoro secondo le quali l’aumento dei salari aumenterebbe l’inflazione, mentre terrebbero le vere
ragioni per loro stessi”, ha affermato Dusan Semolic, responsabile della Confederazione Sindacale
Slovena.
I timori per l’inflazione significano che la Banca Centrale Europea non ridurrà probabilmente i tassi
di interesse in un futuro vicino, nonostante il rallentamento della crescita economica provocato
dalla recente crisi dei mercati finanziari internazionali.
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Dipartimento Internazionale
Rassegna stampa internazionale
Le tristi previsioni economiche per il 2008 hanno pesato nell’incontro, dove i ministri delle finanze
hanno accettato di accrescere la collaborazione per gestire le crisi dei mercati in futuro e per
rafforzare la supervisione del sistema bancario del blocco europeo.
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Dipartimento Internazionale
Rassegna stampa internazionale
Labour Start
07/04/08
35.000 euro manifestanti a Lubiana
35.000 sindacalisti provenienti da tutta Europa hanno risposto all’invito della Confederazione
Europea dei Sindacati (CES) a partecipare alla manifestazione a Lubiana, sabato 5 aprile 2008 per
chiedere salari più alti.
Oltre 50 organizzazioni sindacali provenienti da circa 30 paesi, hanno manifestato nelle strade di
Lubiana, in Slovenia, provando che la stagnazione dei salari e il potere d’acquisto sono un
problema comune che colpisce i lavoratori in tutta Europa. Una delegazione sindacale ha
precedentemente incontrato il primo ministro sloveno Janez Janša per presentare le richieste dei
lavoratori.
L’euro manifestazione è la prima manifestazione di questo tipo organizzata in un paese entrato
recentemente nell’Unione Europea. La stretta collaborazione della ZSSS (Associazione slovena
dei sindacati liberi), affiliata slovena alla CES, ha largamente contribuito al successo di
quest’avvenimento. La manifestazione si è conclusa con i discorsi di numerosi dirigenti sindacali
europei presenti.
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Rassegna stampa internazionale
Reuters
05/04/2008
I sindacati europei protestano per il salario
Di Brian Love e Manca Ulcar
Lubiana (Reuters). Migliaia di manifestanti hanno manifestato sabato nelle strade nella capitale
slovena per denunciare lo stipendio basso e l’avidità delle imprese in tutta Europa, mentre i politici
e i rappresentanti delle banche centrali invitavano ad una moderazione salariale per combattere
l’inflazione.
Nel momento in cui i prezzi dei prodotti alimentari ed energetici aumentano nel mondo, la
Confederazione Europea dei Sindacati ha organizzato quello che ha descritto come una
manifestazione di rabbia e di determinazione a migliorare i “salari di miseria” di oltre 30 milioni di
lavoratori nel continente.
“Questa è una protesta contro la situazione di tutta Europa”, ha affermato Reinhard Dombre,
responsabile della federazione sindacale tedesca. E’ stato uno della folla stimata dalla polizia di
10.000 manifestanti e dagli organizzatori di 35.000 manifestanti.
“Vogliamo soltanto salari più alti, non possiamo fermare l’inflazione”, ha affermato Elmer Zubrovic,
41 anni, lavoratore di Lubiana.
La CES, l’organismo sindacale europeo, ha affermato che i profitti dell’impresa sono aumentati per
oltre un decennio, ma la parte della ricchezza destinata ai salari è diminuita e la differenza tra
coloro che sono al vertice e coloro che sono alla base si è allargata.
John Monks, segretario della Confederazione Europea dei Sindacati, ha affermato che la
manifestazione di sabato è stata una manifestazione di rabbia e di determinazione sul salario e
anche sull’ingiustizia degli alti dirigenti che guadagnano 300 volte di più rispetto al salario dei loro
lavoratori.
“Non possiamo accettare i sermoni e le letture dei rappresentanti delle banche centrali e dei
ministri delle finanze”, ha affermato Monks. “I lavoratori europei vogliono la loro giusta parte”.
I ministri delle finanze e i responsabili delle banche centrali dei 27 paesi europei hanno discusso
del deterioramento delle previsioni economiche in quelli che una volta erano lussuosi quartieri del
dittatore comunista Josip Broz Tito, in Brdo, 25 chilometri fuori Lubiana.
Hanno suonato l’allarme dell’inflazione a marzo che ha raggiunto un tasso annuale record del
3.4% nell’Unione europea, dovuto per lo più all’aumento del prezzo del petrolio e dei prodotti
alimentari.
I ministri e i rappresentanti delle banche centrali hanno concluso che l’aumento dei prezzi è stato il
pericolo più grande per l’economia europea e hanno messo in guardia dalle richieste eccessive di
aumenti e che i grandi accordi potrebbero provocare una spirale salari – inflazione.
I prezzi sono stati in parte contenuti dalla forza dell’euro, ha raggiunto lo scorso mese un record di
1.5904 rispetto al dollaro americano, ma i ministri e i rappresentanti delle banche centrali non sono
felici riguardo l’eccessiva oscillazione della valuta nei mercati e si sono impegnati ad affermare
questo nell’incontro del G7 venerdì della prossima settimana.
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Rassegna stampa internazionale
I sindacati ritengono che i salari più alti darebbero ai lavoratori una migliore protezione dagli
aumenti dei prezzi e darebbero alla crescita economica una spinta alla spesa al consumo.
Il presidente della BCE, Jean-Claude Trichet, ha affermato che mantenere un coperchio sui costi
del lavoro sarebbe “assolutamente decisivo” nella lotta all’inflazione e che il 5% di aumento dello
stipendio ai lavoratori del settore pubblico in Germania nel 2008 non dovrebbe essere ripetuto
altrove.
“Sarebbe un enorme errore imitare la Germania”, ha affermato Trichet, sottolineando che i
lavoratori del settore pubblico della Germania hanno vissuto con salari congelati per due anni.
Il presidente che lotta contro l’inflazione nella zona dell’euro ha ricevuto un inusuale sostegno dei
politici che i hanno sottolineato come la lotta all’inflazione fosse il migliore modo per difendere la
spesa.
Jean-Claude Juncker, che ha presieduto alcuni incontri, ha affermato nella conferenza stampa di
venerdì che l’inflazione era ad un “livello incredibile”.
Ha affermato che anche se lui e Trichet potevano permettersi di pagare di più per i pomodori, molti
non erano in condizioni di farlo e l’inflazione doveva essere domata.
“Color che vivono con 300, 400, 500, 600, 700 euro non possono vivere con un’inflazione che
galoppa, ha affermato Junker.
Il presidente della banca centrale spagnola Fernandez Ordonez ha affermato che il rallentamento
della crescita economica dovrebbe ridurre il tasso dell’inflazione, ma qualsiasi azione che possa
peggiorare le cose dovrebbe essere evitata.
Secondo il giornalista della Reuters presente sul posto, il consiglio dei ministri e dei rappresentanti
delle banche centrali erano calmi con i manifestanti, la cui marcia pacifica in una giornata assolata
a Lubiana potrebbe aver radunato un dato più vicino alle stime della polizia che a quelle del
sindacato.
“Condanniamo le minacce dei politici, dei ministri dei datori di lavoro secondo le quali l’aumento del
salario provocherà un ulteriore aumento dell’inflazione, mentre mantengono la vera ragione per
loro stessi”, ha affermato Dusan Semolic, presidente della Confederazione Sindacale Slovena.
(Scritto da Brian Love; informazioni aggiuntive di Krista Hughes e maria Novak, redatto da Nick
Edwards)
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Le Monde
11/04/2008
Dei nuovi criteri sulla rappresentatività dovranno modificare il
paesaggio sindacale
AFP/FRANCOIS GUILLOT
I cinque rappresentanti dei principali sindacati. Da sinistra a destra: Jacques Voisin (CFTC), Bernard Thibault (CGT), François
Chérèque (CFDT), Jean-Claude Mailly (FO) e Jean-Marc Icard (CFE-CGC).
Erano le due del mattino di giovedì 10 aprile, quando le parti sociali hanno deciso un progetto di
“posizione comune sulla rappresentatività, il dialogo sociale e il finanziamento del sindacalismo”.
Le cinque confederazioni sindacali (CGT,CFDT, FO e CFE-CGC) e tre organizzazioni datoriali
(MEDEF, CGPME e UPA) negoziano su questo dossier da gennaio, e le loro posizioni potrebbero
alla fine trasformare il paesaggio sindacale. Il capo dello stato si era impegnato a “rinnovare la
democrazia sociale”. Da questo testo, il governo e gli abili parlamentari definiranno le nuove regole
del dialogo sociale.
L’attenzione all’elettorato. La rappresentatività dei sindacati sarà giudicata secondo sette criteri
di cui due nuovi. Il primo è quello dell’attenzione dell’elettorato "stabilito dalle elezioni professionali”
che diventano determinanti. I sindacati dovrebbero provare per di più un’anzianità minima di
servizio di due anni.
Questi due nuovi criteri si aggiungono all’influenza legata all’attività, all’impianto, all'indipendenza,
e alla trasparenza finanziaria o ancora al "rispetto dei valori repubblicani."
Per misurare quest’attenzione si guarda alle elezioni dei comitati di impresa o, per difetto, ai
delegati del personale. Per essere riconosciuto rappresentativo, sarà necessario aver ottenuto il
"10% dei suffragi validi". Questa soglia dovrebbe permettere l'UNSA e a Salidaires di trarre più
facilmente beneficio dalla rappresentatività nelle imprese del settore privato.
Per riassicurare la CFTC e la CFE-CGC, sono stati apportati dei cambiamenti al testo negli ultimi
minuti. La soglia è stata abbassata all’8% per calcolare la rappresentatività nei settori ed a livello
interprofessionale, "a titolo transitorio", cioè la durata di un ciclo elettorale, da quattro a cinque
anni. "Con il 10% nei settori, si perdeva molto, con l’8% si passa", ha esclamato Philippe Luigi
(CFTC).
Soltanto i sindacati “legalmente costituiti” avranno il diritto di presentarsi al primo turno elettorale,
avendo le organizzazioni datoriali abbandonato la loro proposta di non organizzare che un turno
dove si presenteranno gli iscritti al sindacato e quelli non iscritti.
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La CFE-CGC ha ottenuto di veder calcolare la sua rappresentatività solo nel collegio dei dirigenti.
Quest’agevolazione inizialmente "transitoria" è divenuta nell'ultima stesura del testo "di durata
indeterminata".
Verso l'accordo di maggioranza. La regola dell'accordo di maggioranza non è stata adottata,
contrariamente a quello che la CFDT e la CGT desideravano, ma il peso dei sindacati sarà preso
in considerazione. Da qui a cinque anni, gli accordi nei settori e a livello nazionale, per essere
validi, dovranno essere firmati da sindacati che rappresentano "almeno il 30% dei suffragi
espressi", e non incontrare “l’opposizione delle organizzazioni sindacali che hanno raccolto la
maggioranza dei suffragi”. Nelle imprese, questo cambiamento entrerà in vigore a partire dal 1
febbraio 2009.
Un finanziamento più trasparente. Sono avanzate nuove regole di trasparenza e l’annuncio
relativo ai conti dei sindacati, delle regole che dovrebbero riferirsi "anche alle organizzazioni dei
datori di lavoro". E’ affermato il principio secondo il quale "i contributi degli aderenti devono
rappresentare la parte principale delle risorse".
Chi firmerà? Il Medef, attraverso Patrick Bernasconi, il suo capofila, ha già fatto conoscere il suo
accordo. Jean-François Veysset (CGPME) ha indicato che difenderà la firma del testo di fronte alla
sua direzione (decisione del 15 aprile). Nel campo dei datori di lavoro, solamente l'UPA ha
espresso il suo disaccordo. Da parte dei sindacati dei lavoratori, FO ha già espresso la sua
opposizione al testo, "non è stato prodotto nessun diritto nuovo per i lavoratori”, ma prenderà la
sua decisione il 14 aprile.
La CGT, che risponderà il 16 aprile, ritiene, malgrado le riserve, che il testo faccia francamente un
“passo importante verso la democrazia sociale”. La CFTC e la CFE-CGC decideranno il 17 aprile.
La CFDT, che dà un apprezzamento molto positivo, deciderà la sua posizione il 23 e 24 aprile.
Rémi Barroux
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The Economist
03/04/2008
Dove i datori di lavoro saranno tuoi amici
I mercati del lavoro nordici
COPENHAGEN
Un disperato appello ai lavoratori qualificati che possono sopportare di restare
Potrebbe essere un’infinita foresta di pini, la gente del posto batte se stessi con ramoscelli di
betulla nella sauna o lo strano concetto di praticare il golf sulla neve. Qualunque esso sia, il video
promozionale del ministero del lavoro finlandese per attrarre lavoratori stranieri qualificati, ha un
anello di disperazione. Il video (che è disponibile in inglese, polacco e rumeno) cerca di
contrassegnare il paese come "la soffitta fredda d'Europa" ed elenca le attrazioni della Finlandia:
alta qualità della vita, l'aria pulita, buone scuole e "manager che trattano i lavoratori quasi come
amici ".
I finlandesi e i loro vicini nordici hanno motivo di preoccuparsi. Le cifre dell’Eurostat indicano che
il tasso di disoccupazione in tutti i paesi nordici, è ben al di sotto della media dell'Unione europea.
In Danimarca il tasso di disoccupati stagionali è di circa il 2%, il più basso sin dai primi anni del
1970. In Norvegia la disoccupazione è poco superiore al 2% (vedi grafico).
Con le economie in tutta la regione che si suppone dovrebbero presto rallentare, un basso tasso di
disoccupazione non è necessariamente una cosa negativa. D'altro canto, i datori di lavoro in tutta
la regione nordica lamentano carenze di manodopera e si preoccupano per inflazione da salario e
per la riduzione delle esportazioni competitive.
Quella svedese è stata la risposta più radicale: una proposta che garantirà praticamente l'ingresso
a qualsiasi lavoratore extra europeo con un’offerta di lavoro di un datore di lavoro svedese.
Permessi di soggiorno e di lavoro, validi inizialmente per due anni, potranno essere prorogati per
ulteriori due anni, con la possibilità dopo di avere una condizione permanente. Il ministro del
lavoro, Tobias Billstrom, dice che i lavoratori stranieri sono necessari per contrastare una
popolazione che invecchia e la riduzione della forza lavoro. "Abbiamo avuto una politica
sull’immigrazione a un solo binario. Lui osserva che l'unico modo per arrivare in Svezia dal 1970 è
stato quello di essere un richiedente di asilo ". La Norvegia ha inoltre semplificato le regole. In
precedenza, i lavoratori stranieri avevano di fronte settimane di attesa per avere i loro documenti
elaborati. Ora si può iniziare a lavorare non appena hanno depositato i loro moduli correttamente
compilati.
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Eppure, aprire le porte e ridurre la burocrazia potrebbe non essere sufficiente. Tutti i paesi nordici
hanno il grande problema di attrarre e trattenere i lavoratori stranieri più qualificati. Per esempio,
circa 120.000 stranieri hanno posti di lavoro in Norvegia, ma solo una minoranza sono altamente
qualificati. La direzione dell’immigrazione può ammettere ogni anno 5.000 lavoratori altamente
qualificati provenienti da paesi esterni all'UE, ma la quota annuale non è mai stata riempita. Anche
i danesi incontrano la difficoltà di attrarre manodopera qualificata. Il nuovo piano danese per
introdurre il regime della carta verde, basato su punti potrebbe piacere ad alcuni ingegneri e maghi
della tecnologia dell’Informazione, ma li indurrà a rimanere? I nuovi dati dal Consiglio economico
danese, un centro di ricerca sponsorizzato dal governo, mostrano che il 20% dei lavoratori stranieri
parte nel giro di un anno, e il 40% entro i due anni.
Le spiegazioni degli osservatori vanno dalla monotonia (tempo triste, difficoltà delle lingue) alla
politica (percezioni di ostilità degli stranieri). Ma giunge alla stessa conclusione: attrarre stranieri
qualificati verso i paesi nordici è un duro lavoro.
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Labour Start
09/04/2008
PoliticsWeb
Il COSATU e il sindacato dello Zimbabwe si pronunciano sulle elezioni
Dichiarazione congiunta pubblicata l’8 aprile 2008
Il Congresso dei Sindacati Sudafricani e il Congresso dei Sindacati dello Zimbabwe hanno tenuto
un incontro questa mattina, martedì 8 aprile 2008, nel quale è stato consegnato un rapporto del
sindacato ZCTU sull’attuale crisi politica nello Zimbabwe.
Il sindacato dello Zimbabwe saluta il popolo dello Zimbabwe, in particolare le popolazioni delle
aree rurali, per aver superato tutti gli ostacoli che hanno loro impedito di esercitare il loro voto.
Questi hanno riguardato lo stato caotico delle schede elettorali, le restrizioni sui mass media, la
cancellazione di alcuni incontri politici, il rifiuto a far entrare i partiti dell’opposizione in certe aree
rurali nelle quali i capi di villaggio hanno invitato la popolazione nei seggi elettorali brandendo la
scheda elettorale al fine di intimidirla, dichiarazioni di Generali che non avrebbero salutato alcun
dirigente dell’opposizione, e che il presidente Mugabe non avrebbe accettato la sconfitta. L’arresto
del pilota sudafricano non aveva nulla a che vedere con le accuse architettate ma si è trattato di un
chiaro tentativo di fermare il Movimento per il Cambiamento Democratico dal fare una campagna
elettorale nelle aree rurali.
In seguito alla combinazione di tutti questi fattori destinati a non fare partecipare molte persone alle
elezioni, il risultato è stato basso. Non è stata un’elezione libera e giusta, nonostante il fatto che la
popolazione abbia sfidato tutte le poste in gioco e abbia parlato. Le aree urbane hanno dato un
voto schiacciante a favore dei partiti dell’opposizione e i voti nelle zone rurali sono oscillati in modo
drammatico contro il partito ZANU-PF.
Il sindacato dello Zimbabwe aveva sperato che tutti i risultati sarebbero stati annunciati fin da ora.
La Commissione Elettorale dello Zimbabwe non è obbligata ad annunciare i risultati elettorali del
consiglio, del parlamento e del senato dato che i risultati sono conteggiati nei seggi elettorali, ed
inviati da ciascun seggio elettorale e annunciati ai centri del comando elettorale. La Commissione
Elettorale dello Zimbabwe è comunque obbligata per legge ad annunciare i risultati delle elezioni
presidenziali.
Sembra che quando il partito ZANU (PF) abbia visto i risultati del voto presidenziale, abbia fatto
pressioni sulla Commissione Elettorale dello Zimbabwe perché fossero presentati soltanto e in
primo luogo i risultati del parlamento e del senato, per dare loro tempo per trovare un modo per
provare che Morgan Tsvangirai aveva ricevuto meno del 50%, in modo da rendere necessario il
ballottaggio. L’ONG indipendente, la Rete di Supporto alle Elezioni nello Zimbabwe ha calcolato
che il voto è tra il 47% e il 49%, con Robert Mugabe che ha ricevuto il 41%-43%. Il Movimento per
il Cambiamento Democratico, attraverso gli agenti del partito che stavano osservando tutti i seggi
elettorali, ha fissato i risultati al 50.3%.
Il partito ZANU (PF) ha dichiarato che nessun candidato ha la maggioranza e che sono stati
imbrogliati di 4900 voti attraverso il conteggio incompleto dei voti da parte dei funzionari della
Commissione Elettorale dello Zimbabwe, anche se non hanno rivelato come lo hanno saputo.
Si deve osservare che tutti i partiti politici, incluso il partito ZANU (PF) e il Movimento per il
Cambiamento per la Democrazia avevano loro agenti nei seggi elettorali. Questi agenti di partito
hanno firmato i risultati prima di inviarli. Inoltre, il sindacato dello Zimbabwe e altre ONG avevano
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osservatori che hanno testimoniato il conteggio delle schede e l’avvenuta firma nella maggior parte
dei seggi elettorali.
Di fronte a questo fatto, risulta chiaro che l’arresto dei funzionari della Commissione Elettorale
dello Zimbabwe sia un tentativo per obbligare alcuni funzionari della Commissione a cambiare
tono. Il sospetto è che saranno torturati per “confessare” che loro, e altri agenti, hanno fatto un
conteggio incompleto dei voti del presidente Mugabe come è stato dichiarato dal Politburo del
partito ZANU (PF), che ha rilasciato una dichiarazione secondo la quale alcuni agenti del suo
partito sono stati corrotti dal Movimento per il Cambiamento Democratico. Questa è la ragione che
c’è dietro l’arresto dei funzionari della Commissione Elettorale. Nessun agente di partito e nessun
funzionario di polizia che avevano firmato i moduli V11 e V23 che contenevano i risultati inviati
all’esterno sono stati arrestati.
Il partito ZANU (PF) sta sfidando i risultati di 16 divisioni parlamentari, che sono abbastanza, se
dovessero riuscirvi, per invertire i risultati a loro favore e dare loro la maggioranza dei seggi. Le
ipotesi fatte che spiegherebbero la ragione per la quale il partito ZANU (PF) sia così disperato da
indebolire la volontà della maggioranza è che Mugabe intendeva rassegnare le dimissioni in sei
mesi e aprire la strada a Emmerson Mnangagwa, il che sarà impossibile se il partito ZANU (PF)
non ha una maggioranza parlamentare.
Il partito ZANU (PF) sa chiaramente di aver perso le elezioni, anche se è ancora illegale per
ognuno affermarlo in pubblico. Anche se Mugabe dovesse arrivare secondo, per un presidente in
carica questo significherebbe una sconfitta.
Il sindacato dello Zimbabwe e molte altre formazioni della società civile vivono una pressione
intensa da parte del loro elettorato perché si avviino azioni di protesta di fronte al rifiuto della
Commissione Elettorale di annunciare i risultati delle elezioni presidenziali.
La dirigenza è consapevole che una simile protesta possa essere quanto desideri il presidente
Mugabe, in questo caso gli darebbe la scusa per dichiarare uno stato di emergenza e governare
con decreto. Con la storia di violenza che include il massacro di 20.000 persone a Matebeland tra
il 1983 e il 1987, questa paura non è lontana.
Per questa ragione il sindacato dello Zimbabwe sta sollecitando tutti i suoi membri a restare calmi,
poichè la situazione è un evento ricco di suspance e l’umore popolare è esplosivo. Il sindacato
dello Zimbabwe è però estremamente preoccupato che nel contesto di divisioni all’interno delle
forze disinformate e persino tra i reduci di guerra potrebbe accadere che la popolazione possa
perdere la pazienza. Nessuno ha previsto gli scenari in Rwanda e in kenia fino a quando non sono
successi.
Il sindacato dello Zimbabwe e il COSATU hanno chiesto che i risultati siano annunciati. Se ci sarà
un chiaro vincitore, quel vincitore dovrà formare un governo. Se non ci saranno vincitori, le elezioni
dovranno essere rifatte, con un numero più alto di osservatori internazionali e locali.
Le federazioni si stanno preparando a tre scenari. Primo, sarà dichiarato un vincitore che formerà
un nuovo governo e inizierà un processo di unità nazionale. Il secondo scenario è che ci sarà un
ballottaggio. Terzo, il più negativo, è che il presidente Mugabe governerà con decreto e
organizzerà, in effetti, un colpo di stato.
Il sindacato dello Zimbabwe, rivolgendosi a tutti i progressisti che vogliono un cambiamento,
ringrazia il COSATU e la società civile sudafricana per il loro costante sostegno alla lotta per la
democrazia e per i diritti umani nello Zimbabwe.
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International Herald Tribune
07/04/2008
Il leader dell’opposizione in Zimbabwe incontra il sudafricano Zuma
Di Stella Mapenzauswa Reuters
Harare. Il leader dell’opposizione in Zimbabwe, Morgan Tsvangirai, ha incontrato lunedì il leader
del principale partito sudafricano, Jacob Zuma, dopo la richiesta di aiuto ad autorità esterne per
porre fine al governo del presidente Robert Mugabe che dura da 28 anni.
Un portavoce dell’African National Congress al governo, ha affermato che Tsvangirai ha incontrato
Zuma a Johannesburg, ma non ha dato alcun dettaglio.
Tsvangirai, che afferma di aver sconfitto Mugabe nelle elezioni presidenziali del 29 marzo, ha
scritto un articolo in un giornale secondo il quale lo Zimbabwe si trova sull’”orlo del rasoio” a causa
dei tentativi del vecchio leader 84enne di tenere saldo il potere.
Sebbene Zuma non ricopre nessun incarico formale nel governo sudafricano, egli è il candidato
principale alla successione del presidente Thabo Mbeki e il suo ruolo come leader dell’ANC gli dà
peso nello sviluppo della politica interna ed estera del partito.
Alcuni analisti pensano che il nuovo leader dell’ANC prenderà una posizione più dura sullo
Zimbabwe dopo la sconfitta del presidente Thabo Mbeki alla dirigenza alla fine dello scorso anno.
Zuma ha vinto con un forte sostegno dei sindacati che sono stati fortemente critici verso il governo
di Mugabe.
In un’intervista con il Wall Street Journal, realizzata prima delle elezioni dello Zimbabwe, Zuma ha
affermato che il Sud Africa dovrebbe continuare la controversa politica di Mbeki di impegno quieto
con Mugabe per cercare una soluzione alla sua crisi con i vicini settentrionali.
“Non possiamo cambiare quella posizione”, ha citato il giornale Zuma, mentre l’affermava in un
articolo pubblicato lunedì. Zuma ha anche affermato al Journal che pensa che i leaders politici non
dovrebbero rimanere al potere per oltre dieci anni.
LA SFIDA DELLA CORTE
Mentre Tsvangirai è impegnato in una diplomazia navetta, il Movimento per il Cambiamento
Democratico ha continuato gli sforzi legali per obbligare i funzionari a rendere finalmente pubblici i
risultati elettorali delle elezioni presidenziali.
All’inizio di lunedì l’Alta Corte ad Harare ha rinviato ancora la decisione riguardo se assumere il
caso su una base d’urgenza, mentre ha respinto l’argomento della Commissione Elettorale dello
Zimbabwe secondo cui non avrebbe la giurisdizione per il rilascio dei risultati.
La Corte riconsidererà la questione martedì.
Tsvangirai accusa Mugabe di preparare la violenza per rovesciare i risultati delle elezioni
presidenziali e dei voti per il parlamento. I risultati ufficiali mostrano che il partito di Mugabe,
ZANU-PF, ha perso per la prima il controllo della camera al parlamento.
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Rassegna stampa internazionale
ZANU-PF ha affermato che sfiderà i risultati per il parlamento alla corte, spiegando che i funzionari
dei seggi elettorali hanno fatto errori e commesso frodi. Vuole anche che siano forniti i risultati
delle elezioni presidenziali ritardati per l’attesa del nuovo conteggio dei voti.
La situazione è diventata più nera alla fine di lunedì, quando la polizia dello Zimbabwe ha
annunciato di aver arrestato sette funzionari di seggi elettorali per aver fatto un conteggio
incompleto dei voti per Mugabe in quattro province.
“Stiamo ancora indagando, ma abbiamo deciso che c’è stata una riduzione dei dati rispetto ad un
candidato… il candidato alla presidenza del ZANU-PF (Mugabe)”, ha affermato il portavoce della
polizia Wayne Bvudzijena.
SI PROFILA IL BALLOTTAGGIO
L’opposizione e le autorità occidentali hanno accusato Mugabe di aver ridotto l’unico paese
prospero alla miseria per la cattiva gestione economica.
Lo Zimbabwe ha un’inflazione che supera il 100%, la più alta al mondo, un tasso di disoccupazione
superiore all’80% e una mancanza cronica di cibo e di combustibile. Il dollaro dello Zimbabwe è
una valuta senza valore.
Milioni di persone sono andati in esilio.
Tsvangirai ha scritto lunedì nel quotidiano inglese The Guardian : “Le autorità principali qui, come il
Sud Africa, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, devono agire per rimuovere il dominio delle dita
bianche del regno suicida di Mugabe ed obbligare lui e i suoi servi a ritirarsi”.
Mbeki, che lo scorso anno non riuscì a mediare per porre fine alla crisi, ha affermato la scorsa
settimana che la situazione del dopo elezioni è “gestibile”.
Sebbene Tsvangirai sita chiedendo a Mugabe di farsi da parte, il partito ZANU-PF e le previsioni
dei controllori indipendenti mostrano che lo sfidante non è riuscito ad ottenere una maggioranza
assoluta nonostante l’outpolling di Mugabe e saranno obbligati ad andare al ballottaggio.
Le norme elettorali affermano che il ballottaggio deve essere tenuto tre settimane dopo il rilascio
dei risultati, il che significa che più lungo è il ritardo e più tempo avranno Mugabe e i suoi
sostenitori, che includono un gruppo di veterani della guerra di liberazione, per riorganizzarsi.
Il ritorno degli ex soldati, spesso utilizzati da Mugabe come truppe che creano uno sconvolgimento
politico, ha aumentato la preoccupazione riguardo il fatto che egli stia organizzando una risposta
violenta alla sua frenata elettorale.
I veterani hanno condotto un’ondata di occupazioni violente delle aziende di bianchi come parte
del programma del governo di redistribuzione della terra iniziato nel 2000, e alcuni oppositori di
Mugabe affermano di aver già iniziato l’occupazione di aziende agricole per intimidire i fedeli del
Movimento per il Cambiamento Democratico.
“In pratica sta accadendo quanto è accaduto nel 2000 e dopo, dove gruppi di persone venivano
nella tua azienda agricola e ti dicevano di lasciare la tua attività e le tue attrezzature”, ha affermato
Trevor Hifford, presidente del Sindacato degli Agricoltori Commerciali.
Nel frattempo ad Harare due giornalisti occidentali, arrestati lo scorso giovedì, sono stati rilasciati
lunedì, sebbene un avvocato del corrispondente del New York Times, Barry Bearak, abbia
affermato che è stato portato in ospedale per le ferite inferte alla spalla in una caduta in prigione.
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Bearak, vincitore del premio Pulitzer, ed un giornalista inglese sono stati arrestati nel loro albergo e
accusati di coprire le elezioni senza accredito.
(Ulteriori informazioni di Nelson Banya, Cris Chinaka, Stessa Mapenzauswa e MacDonald
Dzirutwe; scritto da Barry Moody; redazione di Paul Simao e Mary Gabriel)
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Reuters
08/04/2008
Due morti dopo gli scontri nella città industriale egiziana
Di Wael Gamal
Fonti della sicurezza affermano che la polizia ha sparato uccidendo un ragazzo di 15 anni nel
Delta del Nilo e che un uomo è morto martedì per le ferite, le prime morti in due giorni di scontri tra
la polizia egiziana e i lavoratori.
Il primo ministro Ahmed Nazif ha visitato la città tessile con quattro ministri, offrendo indennità e
maggiori investimenti nella fabbrica gigantesca della città per placare la rabbia dei lavoratori per i
prezzi alti.
Le forze di sicurezza hanno affermato che il ragazzo morto, Ahmed Ali Mabruk Hamada, stava sul
balcone dell’abitazione della sua famiglia a Mahalla el Kubra, a 100 chilometri a nord del Cairo,
quando delle pallottole lo hanno colpito alla testa e al collo.
“Si era addormentato al terzo piano quando, sentiti forti spari, è corso fuori per controllare e
improvvisamente è stato colpito da una pallottola ed è morto”, ha affermato suo zio, Alaa al
Shebeeni.
Un medico dell’obitorio, che ha chiesto di non essere nominato, ha affermato: “Il ragazzo è morto
per due pallottole alla testa. Una è entrata sotto il suo orecchio e un’altra è andata alla testa
penetrando dal mento”.
Un uomo di 45 anni ferito durante gli scontri di lunedì è morto in un ospedale vicino per la ferita di
una pallottola alla testa, riferiscono le fonti senza dare ulteriori dettagli.
Nonostante la visita dei ministri, circa 2.000 lavoratori e i residenti locali hanno protestato a sera di
fronte la stazione di polizia della città, minacciando più violenza se le autorità non rilasceranno i
manifestanti arrestati.
Il giudice ha ordinato l’arresto di 331 persone per 15 giorni sospettati di aver preso parte ad atti di
violenza, che hanno ferito più di 75 persone da quando hanno iniziato, domenica.
I lavoratori hanno affermato che avevano cercato di scioperare e di protestare contro i prezzi alti,
ma gli uomini della sicurezza in abiti borghesi hanno preso il controllo della fabbrica obbligandoli a
lavorare.
Lo sciopero a Mahalla è stato il più serio durante un anno di conflitti per la paga tra i lavoratori
dell’industria e la direzione. Nella maggior parte dei casi la direzione ha fatto rapide concessioni
alle richieste dei lavoratori.
PANE E INDENNITA’
Nell’impianto egiziano Spinning e Weaving, i ministri hanno affermato che i lavoratori avrebbero
ricevuto un’indennità equivalente al salario di 30 giorni. L’agenzia stampa dello stato MENA ha
affermato che il ministro del lavoro li ha elogiati per non aver partecipato agli atti di violenza.Il
primo ministro Nazif ha affermato a 2.000 lavoratori, circa un decimo della forza lavoro, che il
governo garantirà in futuro che i loro salari terranno il passo con l’inflazione e ha approvato 400
milioni di sterline (73 milioni di dollari) di investimenti nella società.
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Il ministro degli investimenti, Mahmud Mohieldin, ha affermato che il governo raddoppierà
l’ammontare dei sussidi disponibili per il pane ai lavoratori della fabbrica e migliorerà i servizi
sanitari.
Il ministro ha dichiarato che gli altri lavoratori tessili delle fabbriche di proprietà dello stato nel
paese riceveranno un’indennità equivalente a 15 giorni di salario.
I lavoratori presenti all’evento, alcuni dei quali hanno scandito slogans contro lo sciopero, hanno
affermato che i dirigenti di fabbrica li avevano scelti perchè partecipassero all’incontro con i
ministri.
La popolazione del posto che include molti adolescenti, ha aderito alle proteste antigovernative,
accanto ai lavoratori tessili cercando aumenti salariali per compensare i netti aumenti dei prezzi dei
prodotti alimentari.
Gli scontri sono continuati fino a lunedì notte e martedì mattina mentre i manifestanti lanciavano
bombe al petrolio alle forze di sicurezza. La polizia ha lanciato gas lacrimogeni per disperdere la
folla.
(1 dollaro = 5.45 sterline egiziane)
(Ulteriori informazioni di Mohamed Abdellah, scritto da Jonathan Wright e Will Rasmussen,
redazione di Mary Gabriel)
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Labour Start
06/04/2008
Press TV
Fayyad criticato dagli insegnanti in sciopero
Un insegnante palestinese cerca di entrare nella sede del consiglio dei ministri
Il sindacato degli insegnanti palestinesi esprime rabbia per la decisione presa dal premier
palestinese Salam Fayyad di punire gli insegnanti in sciopero
Fayyad ha annunciato che si rifiuterà di pagare agli insegnanti i giorni di sciopero.
Il sindacato spiega che il diritto allo sciopero è garantito dal quarto paragrafo dell’articolo 25 della
Legge Fondamentale Palestinese, e l’azione di Fayyad è una violazione della legge.
Secondo l’agenzia stampa Maan, gli insegnanti palestinesi hanno fatto a partire da gennaio una
serie di scioperi in Cisgiordania chiedendo l’aumento del salario per adeguarlo all’aumento dei
prezzi dei prodotti di consumo, alimentari e di trasporto.
Gli insegnanti hanno osservato che la Palestina è membro a pieno titolo della Lega Araba e
dell’Organizzazione Araba del Lavoro e osservatore all’OIL, ed è pertanto obbligato a garantire i
diritti sindacali, specialmente il diritto allo sciopero.
Una dichiarazione sindacale ha invitato gli insegnanti in sciopero “a non soccombere alla politica
intimidatoria esercitata dal governo”.
Il presidente dell’autorità palestinese, Mahmud Abbas, ha prestato giuramento lo scorso anno al
governo d’emergenza composto da 12 membri e guidato dal primo ministro Fayyad, sostenuto
dall’occidente, dopo lo scioglimento del governo democraticamente eletto di Hamas e allontanato il
primo ministro Ismail Haniya.
MMA/HAR
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Financial Times
10/04/2008
Le imprese americane si uniscono per contrastare la riforma del lavoro
Di Jonathan Birchall e Francesco Guerrera da New York
I dirigenti delle imprese americane stanno intensificando la campagna contro la proposta di riforma
della legge del lavoro, sostenuta dai democratici, che potrebbe rafforzare in modo significativo la
capacità dei sindacati ad organizzare i lavoratori.
Sia Hilary Clinton e sia Barack Obama hanno approvato le proposte che farebbero rinunciare ai
datori di lavoro il diritto ad insistere a tenere elezioni segrete su una rappresentanza sindacale. Un
sindacato, invece, dovrebbe garantire le firme della maggioranza dei lavoratori nell’unità
contrattuale proposta.
Se il candidato democratico otterrà la presidenza a novembre, la questione diventerà sotto la
nuova amministrazione un terreno di battaglia importante per le imprese.
I gruppi datoriali, che includono l’Associazione Nazionale dei Produttori, la Federazione Nazionale
dei Venditori a Dettaglio e la Camera di Commercio in America, hanno formato una coalizione per
contrastare quello su cui insistono che sia una minaccia al principio del voto segreto.
La Legge sulla Libera Scelta del Lavoratore sostenuta dai Democratici, battezzata dagli
imprenditori la “legge sul conto tessera”, è passata lo scorso anno alla Camera dei Rappresentanti
ma non è riuscita a garantirsi il sostegno richiesto al Senato in un voto che ha diviso le linee dei
partiti politici.
Lee Scott, direttore generale della Wal-Mart, la catena al dettaglio molto antisindacale che è uno
dei più grandi datori di lavoro privati, ha spiegato che la legge condurrebbe i lavoratori ad essere
“soggetti a pressioni individuali di persone che ti chiamano e sanno dove sei”.
“Credo che sia del tutto fuori luogo che sia diventato un qualcosa guidato da un piccolo gruppo di
persone che hanno solo una straordinaria influenza politica”, ha affermato al Financial Times.
Gli alti responsabili del private equity hanno in privato avvisato del possibile impatto sui costi delle
imprese americane.
Rob Green, un lobbista della Federazione Nazionale dei Venditori a Dettaglio, ha affermato che
fermare i cambiamenti proposti sono l’alta priorità legislativa del gruppo. “Vediamo la legge come
non necessaria e una grande minaccia per l’industria al dettaglio”, ha affermato.
“Guardiamo avanti al 2009. Quello che stiamo cercando di fare quest’anno è educare i legislatori e
una vasta opinione pubblica ai dettagli. Crediamo che più l’opinione pubblica impara e meno le
piace”.
Secondo le statistiche del governo americano, soltanto il 7% circa della forza lavoro del settore
privato è sindacalizzato, al di sotto del 16% degli inizi degli anni ’80.
Bruce Raynor, presidente del sindacato Unite Here, ha affermato che l’attuale situazione è
impraticabile e che il suo sindacato non ha cercato più di organizzare il sindacato se un
imprenditore insisteva ad opporsi all’attività sindacale.
Ha affermato che la legislazione proposta rafforzerebbe anche le multe sugli imprenditori per aver
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licenziato simpatizzanti sindacali. “Attualmente è d’uopo che un datore di lavoro licenzi un
sostenitore del sindacato e violi la legge, perché le multe sono così leggere”, ha affermato.
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