la pinotti disarma i tornado. per ora

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la pinotti disarma i tornado. per ora
Anno IV - Numero 237 - Giovedì 8 ottobre 2015
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Riforme
Migranti
Femminicidio
Opposizioni
sull'Aventino
Virata della Merkel:
partono i rimpatri
Ammazza l'ex:
ha confessato
a pag. 2
Di Giorgi a pag. 5
Fruch a pag. 10
IL SINDACO DI ROMA È TERRORIZZATO DALLA CACCIATA A FUROR DI POPOLO DAL CAMPIDOGLIO PER LE SUE GAFFE A RIPETIZIONE
di Francesco Storace
gnazio Marino comincia a fare pena.
Terrorizzato dalla
cacciata a furor di
popolo dal Campidoglio, ieri sera si è manifestato piagnucolante e ha
annunciato che restituirà
tutto, chissà se lo farà a rate,
e darà al cassiere del Comune la carta di credito
che aveva in dotazione. Un
particolare curioso, questo:
sono stato presidente di regione e il privilegio del
bancomat a spese della collettività non l’ho goduto...
Vuoi o non vuoi, il sindaco
di Roma è alla fine anticipata del mandato. Del resto,
finora si era salvato proprio
grazie a Mafia capitale. A
dicembre 2014, quando
scattarono retate a non finire, cessò lo stillicidio interno di partito, che fino
alla settimana prima lo vedeva “processato” nelle riunioni della direzione romana del Pd persino dalla attuale moglie del ministro
Franceschini, la consigliera
comunale De Biase. Chiunque gli tirava pomodori nel
partito e fuori.
Poi, quasi provvidenziale,
l’inchiesta. Abilissimo a
schizzare il fango proveniente dai contributi elettorali di Buzzi e dalle foto
compromettenti col capo
della 29 giugno, Marino è
passato da una gaffe all’altra con
incredibile disinvoltura. Su un piatto d’argento, aveva ricevuto persino il dono del Giubileo a scansare
le minacce sotterranee di crisi
I
dei compagni di partito o
dei suoi sottoposti, oppure
attaccando Alemanno, che
l’accusa di mafia sul groppone se l’è tolta. Per le multe alla Panda rossa, Marino
aveva parlato di intrusioni
nel sistema informatico. Sulla storiaccia della sua Fondazione, la Imagine, e dell’impiegato “fedifrago” aveva asserito di essere la vittima e di aver denunciato
lui il raggiro. E, nel fare
queste spregiudicate operazioni mediatiche non ha
esitato a usare letteralmente
gli altri: Pignatone, procuratore capo della Repubblica, ha fatto tutto “grazie
ai suoi esposti”. A Philadelphia lo attendevano
come il messia per affrontare il problema dell’accoglienza papale, quando
Roma affonda nel caos quotidiano. Sempre un passo
dopo, mai uno prima, il destino, però, Marino se lo è
cucito addosso da solo. Non
è con questi gesti che si
cancella l’onta. Alle polemiche per le sue improvvide (e segretissime) vacanze
negli Stati Uniti, ha fatto seguito il tanto decantato viaggio a Philadelphia da cui è
rientrato con il micidiale
uno-due rifilatogli in pieno
volto dal Papa prima e da
monsignor Paglia poi.
L’opposizione (e anche lo
stesso PD) non hanno molto da fare: basta restare
semplicemente seduti sulle rive
del Tevere e assistere allo spettacolo del Sindaco che da solo
si lega la pietra al collo e si butta
a fiume.
PENOSO
Marino costretto a restituire i quattrini per le cene
Ma è un tentativo disperato di riposizionarsi: si dimetta e basta
provenienti da Renzi e dai famigli
del premier. Ma è riuscito a farsi
sbugiardare anche dal Papa....
Ora, le bugie sui conti, le cene
pagate a commensali inventati.
Nessuno lo sopporta più. Deve andare a casa.
La mossa di ieri sera tenta disperatamente di riposizionarlo come
uno che in fondo restituisce quat-
trini non suoi. Ma la giostra finisce,
suona l’ultimo giro, mi pare impossibile che possa salvarsi.
Da Mafia Capitale ne è uscito scaricando tutti i fardelli sulle spalle
ORE DI ANGOSCIA
IL MINISTRO DELLA DIFESA NON CHIARISCE SULL’IMPEGNO MILITARE DELL’ITALIA CONTRO L’ISIS IN IRAQ
ItalIano rapIto
nelle FIlIppIne
la pinotti disarma i tornado. per ora
o
re di angoscia per la sorte di un
italiano, rapito ieri da un gruppo
armato nelle Filippine. Secondo la ricostruzione fornita dalle autorità locali Rolando del Torchio (56 anni) è stato prelevato nel suo ristorante di Dipolog City
da sette uomini che si erano finti clienti.
Il gruppo ha caricato di forza del Torchio
su un furgone bianco, dandosi alla fuga
e puntando verso la costa, da dove si
sono allontanati in fretta a bordo di un
motoscafo mentre sulla zona stava ormai
calando il buio.
Del Torchio, originario di Angera (Varese), era arrivato nelle Filippine come
missionario. Aveva poi dismesso la tonaca
a fine anni Novanta, una scelta motivata
anche dal turbamento relativo agli scandali di pedofilia che iniziavano ad emergere all’interno della Chiesa. Già in quel
periodo da missionario, del Torchio aveva
ricevuto minacce di morte per la sua
difesa degli interessi degli agricoltori,
e dopo aver accusato di disboscamento
illegale alcuni potenti clan locali. Si segue anche la pista islamista.
Gustavo Lidis
di Robert Vignola
ombe italiane? In Siria no, in Iraq forse, in
Libia chissà. Con il sospetto che, se il
popolo scoprirà che le sue forze armate
sono schierati su qualche campo nel mondo, lo
si debba scoprire dai giornali. Anche perché i
chiarimenti sul caso sono giunti dal ministro Roberta Pinotti non già nell’aula del Parlamento,
come le hanno chiesto un po’ tutti (e come
prevede la Costituzione, a meno che nel frattempo
non l’abbiano cambiata), ma in conferenza stampa.
“L’Italia fa parte della coalizione anti-Isis in Iraq,
anche perché il governo locale ha richiesto il
nostro intervento: la situazione in Siria è diversa”,
si è premurata di spiegare ai giornalisti la Pinotti,
dopo l’incontro con il segretario alla Difesa statunitense, Ashton Carter. “Noi ci auguriamo non
solo l’intensificazione degli sforzi anti-Isis - ha
spiegato il ministro - ma anche che ci sia una
transizione politica che consenta di avere una situazione diversa, riconosciuta e più chiara. In
quel caso valuteremo, ad oggi la decisione dell’Italia
resta quella di partecipare alla coalizione solo
nell'area irachena”.
B
D’altronde, che a prendere il comando della situazione in Siria sia stata la Russia, con grande
scorno degli americani, è un dato di fatto che
non occorre un profondo analista di cose militari
per chiarire. E tutto ruota proprio lì: cioè comprendere se l’Italia sarà o meno chiamata a un
ruolo attivo, inviando i quattro tornado, in quel-
l’escalation del conflitto contro l’Isis che la Nato,
persa la faccia sull’altro fronte, vuole avviare per
non smarrire anche in Iraq la sua sfera d’influenza.
“Stiamo valutando eventuali nuove necessità che
possano venire dalla coalizione e dal governo iracheno ma nessuna decisone verrà presa senza il
coinvolgimento del Parlamento”, assicura così la
titolare della Difesa. Secondo la quale la maggiore
determinazione chiesta da Baghdad nella lotta
allo Stato Islamico “è un obiettivo che condividiamo,
stiamo valutando nuovi e diversi assetti ma non
c’è un orientamento preso dal governo. Se ci
fosse l’avremmo già comunicato alle Camere e
non in conferenza stampa”.
Poi, la Libia. “Nessun collegamento o retropensiero
con la richiesta di leadership per un'eventuale
missione in Libia”, cose che "non sono connesse”.
Mentre sull’Afghanistan “l’impegno assunto dall'Italia di sostenere anche finanziariamente le
forze armate locali è un pezzo importante della
costruzione del futuro. Stiamo valutando la situazione sul terreno, ad oggi non ci sono decisioni
nuove e diverse ma abbiamo un appuntamento
con i nostri alleati per valutare”. Ecco, l’importante
è avere le idee chiare. O no?
2
Giovedì 8 ottobre 2015
ATTUALITA’
TANTI COLPI DI SCENA ANCHE IERI ALLA DISCUSSIONE IN SENATO, MA LA MAGGIORANZA TIENE
L’opposizione salta di colle in colle
La Lega sale sull’Aventino, poi col resto delle opposizioni firma l’appello al Quirinale
Forza Italia vota col Pd contro le modifiche all’articolo 17. Minoranza dem, nuova tregua
di Robert Vignola
pposizioni in soccorso del
governo, opposizioni
sull’Aventino. È una legislatura che, per rubare le
parole a Ennio Flaiano,
versa in una condizione grave, ma
non seria. E che sta comunque portando avanti riforme epocali, non
già sul piano economico e sociale,
che è ciò che più servirebbe in questo momento al Paese, ma su quello
delle regole del gioco politico. Ieri,
in Senato, un’altra giornata di passione, nel senso evangelico del termine. Con la maggioranza che è
riuscita sempre a mantenersi sopra
l’asticella del quorum necessario
per proseguire nell’approvazione
dei vari articoli del ddl Boschi. Vacilla
ma regge, il giocattolo di Matteo
Renzi, alla prova da tanti attesa. Una
volta perché arrivano i voti di Forza
O
Italia, un’altra perché la minoranza
dem smette di abbaiare (perché a
mordere non ha mai iniziato), sempre
con l’Ala protettrice di Verdini e
qualche volta pure con una mano
dei senatori di marca tosiana. E dire
che nei primi voti segreti di giornata
(sugli emendamenti all’articolo 12)
il conto era sceso sotto quota 150,
precisamente a 143 e 144, tra i risultati più bassi da quando si è cominciato ad esaminare il testo. Un
campanello d’allarme parzialmente
rientrato con le successive chiamate
che hanno portato all’ok
degli articoli 12,13, 14 e
21 con numeri più ampi.
Nel pomeriggio infatti,
dopo la pausa, si è avuta
la schiarita. Da una parte
30 senatori di Forza Italia
hanno votato con la maggioranza esprimendo parere contrario all’emendamento all’articolo 17. Dall’altra la fumata bianca dentro al Pd, con una “tregua”
firmata dalla minoranza e
il ritiro degli emendamenti
dei senatori Gotor e Chiti
all’articolo 21, quello sulle
mdalità di elezione del Presidente
della Repubblica. Solo Corradino
Mineo ha mantenuto la posizione.
Tuttavia, la tensione resta alta. Le
opposizioni (M5S, Sel, Forza Italia e
Lega Nord) alzano il tiro contro la
riforma costituzionale e hanno alla
fine stabilito di scrivere una lettera
al presidente della Repubblica Mattarella per ribadire la “mancanza di
confronto” nell’impostazione che il
governo ha dato alla riforma. “Questa
riforma nasce e si conclude tutta all’interno di un solo partito” e consegnando “a una singola lista un’ampia
maggioranza in Parlamento”, in ciò
delineando “un possibile deficit democratico”. Arriva anche l’annunciata
bordata contro Pietro Grasso: le opposizioni rilevano “il venir meno del
ruolo di arbitro super partes del
presidente del Senato”. Ma c’è anche
un giallo su possibili ripercussioni
anche da un punto di vista del merito,
laddove i gruppi parlamentari di
minoranza lamentano dipingono il
testo come “non privo di errori materiali, incongruente nelle sue diverse
parti e in aperta contraddizione”
con i principi fondamentali richiamati
dalla Consulta.
IL SENATORE VERDINIANO SOSPESO GIURA SULLA SUA INNOCENZA ED ENTRA IN SCIOPERO DELLA FAME
D’Anna dopo i gestacci si chiude la bocca
rima i gestacci, ora la svolta “pannelliana”
dello sciopero della fame. Questa la misura
che intende adottare il senatore Vincenzo
D’Anna, portavoce del gruppo Ala (Alleanza Liberalpopolare-Autonomie), sospeso insieme al
collega Barani per cinque giorni dopo il poco
elegante gioco del mimo cui ha dato vita l’altra
settimana a Palazzo Madama. “Entrerò in sciopero
della fame. E lo farò fino a quando non avrò
avuto soddisfazione e non mi sarà resa giustizia
all''indomani della gogna mediatica alla quale
mi ha esposto la superficiale, non regolamentare
e avventata decisione del presidente del Senato”.
P
Tutti contro Grasso, insomma: persino il verdiniano che giura sulla propria innocenza: “Quanto
ho ripetutamente affermato finora è vero”, rivendica D’Anna, che cita il filmato messo in
onda durante la trasmissione “Striscia La Notizia”
nel quale “dal palese esame del labiale, emerge
chiaramente quel che ho sempre detto circa le
frasi e i gesti da me prodotti in Aula:quei gesti
mimavano quelli poc’anzi provocatoriamente rivolti dalla senatrice Lezzi del M5S, nei confronti
dei senatori Falanga e Barani”.
“L’intransigente difesa della mia onorabilità mi
impone di chiedere con forza al presidente del
Senato Pietro Grasso, l’esibizione di tutti i filmati
a sua disposizione. Filmati che riprendono l’Aula
nella seduta pomeridiana di venerdì scorso, ivi
compresi quelli delle telecamere di sicurezza
posti alla sua esclusiva disponibilità”, chiede il
senatore di Ala. “Alla richiesta di tali filmati da
parte di diversi componenti del Consiglio di
Presidenza - spiega ancora D’Anna - Grasso ha
ufficialmente dichiarato di averli visionati personalmente e di non avervi rinvenuto alcunché
di provocatorio da parte del M5S. Tale affermazione è falsa. Impegno quindi l’onore della seconda carica dello Stato, ad accertare, come
suo dovere, i fatti nel loro reale contesto e dimensione e a rendere pubblici, sia ai senatori
che alla stampa, tali filmati”. Non solo: “rinuncio
al contempo- continua D’Anna- alla rivendicazione
dei miei diritti di senatore e non presenterò
alcuna istanza o memoria difensiva per ottenere
la revoca della sanzione inflittami (come da
qualche parte pure mi si suggerisce): fino a
quando il Consiglio di Presidenza e successivamente la stampa, ovvero la pubblica opinione,
non saranno stati resi edotti sui filmati di cui innanzi, entrerò in sciopero della fame”, la sua
conclusione.
R. V.
LA COMUNICAZIONE È ARRIVATA DURANTE IL VERTICE TRA L’AMMINISTRAZIONE E I SINDACATI IN PROGRAMMA IERI AL VIMINALE
Giubileo: arrivano i “rinforzi”,
appena 500 poliziotti
di Giuseppe Sarra
na manciata di poliziotti,
e l’Italia continua a soffiare
sul fuoco dell’indifferenza
a due mesi dal Giubileo. Il livello
di allerta è alto, assicura il ministro Alfano; peccato però che la
polizia e il Viminale - secondo
quanto emerso nel vertice di ieri
tra l’amministrazione e i sindacati
- hanno previsto di rinforzare
Roma con appena 500 agenti,
al massimo ne arriveranno 700,
“freschi” del corso di formazione.
Giovani e inesperti, alle prese
con una delle prove della vita:
garantire la sicurezza al Giubileo
della Misericordia, sotto l’attenzione degli 007, minacciato dai
tagliagole dell’Isis.
Eppure il questore di Roma, Nicolò D’Angelo, se ne aspettava
almeno 1800. Niente da fare, il
governo ne ha mandati meno di
un terzo. Hai voglia a sgolarsi il
U
questore…
Agenti di primo pelo, catapultati
in un evento mondiale in cui
sono previsti fino a 30 milioni di
pellegrini.
“Si ha l’impressione - ha spiegato
un addetto ai lavori al Giornale
d’Italia - che il governo pensi più
ai numeri rispetto alla qualità”.
Sì, perché - è un dato di fatto - si
tratta di donne e uomini con pochissima esperienza sul campo.
Ma un altro punto dolente, che
riguarda tutti i poliziotti, è la for-
mazione sul fronte antiterrorismo.
Non è stato previsto nessun corso ad hoc, ovviamente per carenza di fondi. L’addestramento
dei poliziotti risale così a quello
degli anni ’70. Basti pensare che
solo 300 persone tra istruttori e
agenti del Nocs (Nucleo operativo
centrale di sicurezza) sono stati
addestrati per il tiro dinamico e
selettivo. Gli altri vengono preparati con il cosiddetto “tiro
lento e mirato su un bersaglio
fermo”.
Ecco, queste sono le contromisure dell’Italia alla minaccia del
terrorismo internazionale. Nonostante i servizi segreti continuano quotidianamente a comunicare la massima allerta,
confermata anche ieri dal capo
del Viminale.
Non c’è certezza, invece, sulla
quantità di militari impiegata,
che non sarà superiore a quella
destinata per la polizia.
“Arriveranno altri poliziotti e militari, lo scopo è rendere Roma
sicura ma vivibile, non vogliamo
una città militarizzata”, ha spiegato il ministro Alfano parlando
del Giubileo. Omettendo, forse
se ne sarà dimenticato, la grave
carenza in organico che pende
come una spada di Damocle sui
commissariati, sul nucleo volanti
e sugli altri reparti. Per non parlare delle condizioni in cui versano
sia i mezzi che le dotazioni.
Come sopperire? “Abbiamo un
Comitato di analisi strategica antiterrorismo che si riunisce una
volta alla settimana per discutere
della sicurezza del Paese”, ha
sottolineato il ministro.
Basteranno le misure del protocollo per assicurare un livello
medio-alto di sicurezza? “Assolutamente no”, sostengono i beninformati.
Dei 500 rinforzi, molti saranno
impiegati presso la questura capitolina; in pochissimi quindi andranno a sopperire le lacune di
personale nei commissariati.
Tra i punti ritenuti sensibili c’è
ovviamente il Vaticano, di cui Il
Giornale d’Italia si è già occupato
in passato. In Piazza San Pietro
ci sono appena 16 poliziotti per
ogni turno, già pochi di per sé.
Il turno di notte, dalle 19 alle 7
del mattino, è invece coperto
solo da 4/5 agenti, spesso coordinati da un assistente capo per
la mancanza di un ispettore o
un sottufficiale.
Mancano sessanta giorni all’inizio
dell’anno giubilare. Il tempo scorre e le lacune restano. E le 500
nuove leve sembrano davvero
insufficienti…
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Giovedì 8 ottobre 2015
ATTUALITA’
IL PD PRESENTA UN “CIRINNÀ-BIS” CHE NON CAMBIA LA SOSTANZA MA SOLO QUALCHE TERMINE
Unioni civili, alfaniani alle strette
Intransigenti i dem, compresa l’ala cattolica, sempre più desiderosi di rompere con Ncd
SOLLECITATO UN MAGGIORE IMPEGNO
Il Papa al mondo politico:
“Più peso alla famiglia”
entre i padri sinodali vanno
avanti nella trattazione di argomenti anche spinosi, ma non
prioritari, come è stato ribadito nelle
ultime ore, Papa Francesco ha di nuovo
parlato della famiglia naturale, nel corso
dell’udienza del mercoledì. “La famiglia
– ha detto Bergoglio - apre per l’intera
società una prospettiva ben più umana:
apre gli occhi dei figli sulla vita – e non
solo lo sguardo, ma anche tutti gli altri
sensi – rappresentando una visione del
rapporto umano edificato sulla libera
alleanza d’amore. La famiglia introduce
al bisogno dei legami di fedeltà, sincerità,
fiducia, cooperazione, rispetto; incoraggia
a progettare un mondo abitabile e a
credere nei rapporti di fiducia, anche in
M
l partito democratico prova
a forzare i tempi sulle unioni
civili e, con una mossa un
po’ a sorpresa, ha presentato
un’altra proposta, un nuovo
'testo Cirinnà', in pratica una riformulazione del vecchio testo, già
al centro di tante polemiche, ma
che cambia poco la sostanza del
contenuto e che potrebbe portare
ad una clamorosa rottura tra i Dem
e l’ala centrista della maggioranza
di governo.
Il testo è stato già depositato e
confermerebbe il suo impianto
originario, introducendo solo piccole per accogliere alcune delle
I
istanze dell'anima cattolica del Pd,
la stessa che comunque, salvo rare
eccezioni, fin qui non si era battuta
più di tanto contro la Cirinnà. Tra
queste, l’introduzione della formula
"formazioni sociali" in tema di
unioni civili, ma composte anche
da persone dello stesso sesso, legate da vincoli affettivi.
Confermata invece la parte già
criticata dal Nuovo centrodestra,
atteso ora al varco: accettare la Cirinnà-bis o rompere e uscire dall’alleanza? Tra i ‘no’ pronunciati a
Ncd c’erano quelli sulla pensione
di reversibilità e sulla possibilità
di adottare il figlio naturale del
convivente, che però sarebbero
stati riproposti identici in questo
testo, per volere dell’ala più intransigente del Pd, quella cioè che
nel ddl unioni civili vede anche il
grimaldello per far saltare l’accordo di governo con gli alfaniani.
Il "Cirinna-bis" è stato firmato da
tutti i componenti Pd della Commissione Giustizia e dovrà comunque fare un passaggio in Commissione prima di arrivare in Aula anche insieme agli emendamenti già
approvati e al vecchio testo base
a cui dovrà essere abbinato.
Ma i mal di pancia sono tanti, come
detto: per Maurizio Lupi, presi-
dente dei deputati di Area popolare, "la nuova versione del ddl
Cirinnà sulle unioni civili è una
inaccettabile forzatura di cui non
comprendo il senso. Il Pd, avallandola, sta sprecando un'occasione,
non quella di ottenere una legge
purchessia con maggioranze spurie, ma di fare insieme una buona
legge. Introdurre tensioni nella
maggioranza continuando ad alzare
asticelle divisive non è un buon
servizio né al governo né al Paese".
E il presidente dei senatori di Area
popolare Ncd-Udc, Renato Schifani
aggiunge che "sul tema delle unioni
civili registro un'inopportuna quan-
INFELICE “BATTUTA” DEL COMICO GENOVESE, CRITICATO DA INTERNAUTI E POLITICI
Crozza “condanna” i marò in tv
Ma fa piangere, altro che ridere
Stupisce anche l’avallo ricevuto da parte del conduttore Giovanni Floris
l comico Maurizio Crozza
finisce nel vortice delle polemiche per questa ‘battuta’, pronunciata l’altro ieri sera
nel corso della trasmissione
‘diMartedì’ su La 7: “L’ultima
volta che dei militari italiani
hanno sparato… abbiamo ucciso due pescatori in India”.
Una sortita che ieri ha fatto ribollire di rabbia la Rete e non
solo i profili dei social network
dedicati a Massimiliano Latorre
e Salvatore Girone, con numerosi commenti contro il comico
genovese, già idolo della sinistra
radical-chic e ora dato in progressivo avvicinamento ai grillini ma con un occhio attento
anche alle evoluzioni politiche
di Maurizio Landini.
Crozza ha inserito il passaggio,
di pochi ma sconvolgenti secondi, sui marò nell’ambito di
una parodia sull’intervento militare dell’Italia in Iraq.
“Noi non siamo fatti per mostrare i muscoli – ha detto Croz-
I
za -. Non è nel nostro Dna”.
Quindi, la sconcertante frase
sui marò che abbiamo riportato
all'inizio, seguita da un “cazzo,
non siamo capaci”, e in sottofondo arrivano le risate del
pubblico in studio, compresa
quella che si intuisce abbastanza chiaramente appartenere a ‘giova’ Giovanni Floris,
il conduttore della trasmissione.
Evidentemente anche lui pronto
a condannare i suoi connazionali, ancora in attesa di un regolare processo da parte dell’India.
Dure anche le reazioni politiche,
ovviamente provenienti da una
sola parte: Elio Vito, deputato
di Forza Italia e membro della
Commissione Difesa, ha twittato: "I marò sono innocenti, ingiustamente trattenuti e detenuti
dall’India da 1.326 giorni, non
meritano ironie, battute ed offese da parte di Crozza".
Per Ignazio La Russa, di Fratelli
d’Italia e già ministro della Di-
fesa: "Io che sono un amante
della satira e che apprezzo
l’ironia e la capacità graffiante
di Crozza, non ho dubbi nel
condannare senza mezzi termini la sua inaccettabile frase
sui marò oltre che in generale
la sua opinione sulle nostre
Forze armate. Si tratta di “fuoco
amico”, che colpisce alle spalle
chi già sta pagando senza alcuna colpa la ignavia dei nostri
governi".
Igor Traboni
condizioni difficili; insegna ad onorare
la parola data, il rispetto delle singole
persone, la condivisione dei limiti personali e altrui. E tutti siamo consapevoli
della insostituibilità dell’attenzione famigliare per i membri più piccoli, più
vulnerabili, più feriti, e persino più disastrati nelle condotte della loro vita.
Nella società, chi pratica questi atteggiamenti, li ha assimilati dallo spirito
famigliare, non certo dalla competizione
e dal desiderio di autorealizzazione”.
Da qui l’appello alla politica a fare di
più: “non si dà alla famiglia il dovuto
peso – e riconoscimento, e sostegno –
nell’organizzazione politica ed economica
della società contemporanea”, ha sottolineato il pontefice.
to intempestiva accelerazione, soprattutto in un momento in cui il
Senato e le forze parlamentari,
specie quella della maggioranza,
sono impegnate nel trovare un
equilibrio ed un'unità per portare
a compimento la riforma della Costituzione. Mi auguro che questa
nuova proposta sarà oggetto di
confronto e dibattito all'interno delle opportune sedi parlamentari.
Affinché anche in Italia si introduca
una disciplina per le unioni civili,
ma che non sia il risultato di forzature e che tenga conto delle diverse
sensibilità presenti sul tema nel
Ig.Tr.
Paese".
IERI IN QUESTION TIME ALLA CAMERA
Greta e Vanessa, la Boschi
non “riscatta” la figuraccia
onti tutte da verificare”.
Così il ministro Maria
Elena Boschi, in virtù
della sua delega ai rapporti col
Parlamento, ha bollato la notizia
tornata a circolare circa il riscatto
milionario pagato dallo Stato per
la liberazione delle volontarie Greta
e Vanessa, rilasciate ad inizio anno
dopo una detenzione di mesi in
Siria, dove erano finite in mano
alle milizie armate facenti parte
delle cosiddette “opposizioni” ad
Assad. La risposta è giunta in seguito ad una question time avanzata dal deputato della Lega Nord
Gianluca Pini, con la Boschi che
ha risposto: “il documento appare
originato in una zona che sfugge
a istituzioni riconosciute, non
deriva quindi da fonti giudiziari
siriani. Sarebbero congetture circolanti in loco e riprese da alcuni
media”.
Non esattamente una smentita,
insomma. Con l’oggettivo imbarazzo di vedere un ministro leggere
una nota in cui non riesce a dire
se lo Stato abbia o meno pagato.
Tanto che il deputato promette
battaglia. “Siamo passati dal ''sono
totali illazioni'' del ministro Gentiloni
“F
di mesi fa, al ''sono congetture di
fonti da verificare'' del ministro
Boschi: una parziale, ma significativa marcia indietro, che di fatto
il porta il governo a vacillare sulle
scomode verità della vicenda delle
due false cooperanti; a questo
punto riteniamo sia doveroso un
passaggio alla Procura di Roma
perché svolga delle indagini puntuali visto che il governo non intende rispondere chiaramente.
L’imbarazzo provato dal ministro
Boschi nel leggere una nota preparata dalle amministrazioni evidenzia che qualcosa di vero in
tutta la vicenda c’è. Non a caso il
ministro ha citato il Copasir, richiamando di fatto non tanto una
responsabilità del ministero degli
Esteri quanto una volontà diretta
di Palazzo Chigi che gestisce i
R.V.
Servizi”.
4
Giovedì 8 ottobre 2015
ATTUALITA’
CLAMOROSA MANIFESTAZIONE DEGLI UNIVERSITARI CONTRO I TAGLI A VARIE FORME DI BENEFICI E INCENTIVI
Borse di studio, blitz al Ministero
UNIVERSITÀ/2: DOPO LA PROTESTA
Convocato un confronto
per “misure correttive”
stato convocato per venerdì 16
ottobre dal ministero un tavolo
di confronto per la cosiddetta
“emergenza Isee".
A discuterne saranno i rappresentanti
della Conferenza delle Regioni, dell''Andisu e del Consiglio nazionale degli
studenti universitari. "Accogliamo positivamente la decisione di avviare questo tavolo di gestione dell''emergenza,
che chiedevamo da tempo", ha detto
Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale
Unione degli Universitari che sottolinea
la necessità di studiare "misure correttive" per arginare "i tanti danni già
prodotti dall'introduzione del nuovo
Isee".
Per il coordinatore, prioritari sono ulteriori finanziamenti, un innalzamento
immediato delle soglie Isee ed Ispe ed
un accordo con le Regioni per l'emanazione di nuovi bandi accessibili agli
studenti esodati per il nuovo Isee o
È
litz ieri mattina davanti
al Ministero dell'Istruzione da parte dell’Unione
Universitari, per protestare contro il taglio alle
borse di studio e ad altri benefici,
dopo l’uscita delle prime graduatorie territoriali sulla base dei nuovi
calcoli ISEE.
Oltre allo striscione recante la scritta
"esodati dalle borse, non beneficiari
di futuro" erano presenti studenti
con delle maschere bianche, a simboleggiare i cosiddetti esodati, gli
idonei non beneficiari e tutti quegli
universitari che, a causa di un sistema giudicato restrittivo e penalizzante, sono scomparsi dal circuito
del diritto allo studio. Dichiara Ja-
B
copo Dionisio, coordinatore nazionale dell''Unione degli Universitari:
"Nonostante i nostri avvertimenti,
il Ministero e le Regioni non stanno
dando risposte adeguate all'emergenza ISEE. Pretendiamo l'immediata convocazione di un tavolo di
gestione dell'emergenza, che coinvolga il Ministero e tutti gli attori
coinvolti, in particolare il Consiglio
Nazionale degli Studenti Universitari, per poter lavorare a soluzioni
condivise, anche se, per ora, tampone. Si deve necessariamente ripartire dallo stanziamento di consistenti finanziamenti strutturali, a
cui deve seguire una rivisitazione
dei criteri economici e l''emanazione di nuovi bandi per la con-
cessione dei benefici del diritto
allo studio".
E domani gli studenti saranno di
nuovo in piazza: “Saremo protagonisti di questa mobilitazione, non
soltanto perché vogliamo risposte
concrete alle tante emergenze che
attanagliano il diritto allo studio
italiano, a partire dall'ISEE e dalla
piaga degli idonei non beneficiari,
ma anche perché vogliamo un sistema d'istruzione che sia, ad ogni
livello, inclusivo ed accessibile per
tutti. La soluzione è ripartire proprio
dal diritto allo studio, un diritto costituzionalmente garantito, ma che
oggi sembra un privilegio per pochi. Un dato emblematico è il numero di studenti che usufruiscono
di una borsa di studio nei vari paesi
europei: nell'anno accademico
2013/2014 erano solo 137.487 in
Italia, contro i 322.753 della Spagna,
i 423.842 della Germania e i 639.884
della Francia. Solo uno studente
italiano su dieci ha diritto alla borsa
di studio e la situazione è destinata
CONFERMATA LA FUGA A BOLOGNA DEL FIGLIO PREDILETTO DEL PRESIDENTE TURCO
Erdogan junior nell’occhio del ciclone
Per la stampa di Ankara sarebbe corso in Italia per paura di essere arrestato nell’inchiesta
sulla Tangentopoli che starebbe per riaprirsi. Ma lui respinge le accuse: “Non sono un codardo”
a fuga in Italia è confermata. Se è dovuta dalla
paura di essere arrestato
in patria, non si saprà mai. La
certezza è che Bilal Erdogan,
figlio del presidente turco, s’è
trasferito insieme alla sua famiglia a Bologna. “Per riprendere gli studi alla John Hopkins
University”, ufficialmente. Ma
la stampa turca lo accusa di
essere scappato alla luce della
incerta situazione politica a
meno di un mese dalle elezioni
politiche che potrebbero significare la fine dell’egemonia
del primo ministro di Ankara.
Ma soprattutto di avere grande
timore di una possibile riapertura dell’inchiesta sulla Tangentopoli che lo ha visto coinvolto.
Secondo indiscrezioni il cerchio
si sta stringendo intorno al premier il quale non solo resiste,
ma continua a parlare di un
“gioco sporco” manovrato da
poteri interni e internazionali.
Eppure il suo figlio prediletto
rischia grossissimo. Per questo
motivo il teorema della ripresa
del dottorato che aveva iniziato
nel 2007, di cui gli mancherebbe solo la tesi finale, non
regge granché.
A quanto pare si tratta di un
impegno che gli garantirebbe
L
Alla polemiche in patria Bilal
Erdogan ha risposto che “solo
i codardi scappano. Quando
finirò il mio percorso di studi
sotto le Due Torri ritornerò nel
mio Paese e vivrò là fino al
mio ultimo respiro. Sono arrivato qui alla fine di agosto e
completerò il mio percorso di
formazione entro 18-24 mesi”.
Rimangono però i dubbi per
una fuga piuttosto misteriosa.
Non si spiega il tempismo.
Visto che ha iniziato il dottorato
a Washington salvo poi interromperlo in Italia nel 2012.
“Per via di gravi problemi di
salute”, la giustificazione. Sono
passati tre anni da allora. Oltre
mille giorni in cui Erdogan junior non ha palesato alcuna
fretta nel voler concludere il
suo percorso universitario.
Federico Colosimo
per l'Ispe. "Il tavolo di confronto è un
primo passo in avanti e tramite il Cnsu
porteremo le nostre proposte per tutelare al meglio gli studenti in questa
difficile fase. Continueremo a vigilare
e a denunciare questa situazione di
emergenza fino a quando la situazione
non sarà risolta".
a peggiorare drasticamente con il
nuovo ISEE. E' necessario investire
sul diritto allo studio, strumento
principale per abbattere la disuguaglianza nelle opportunità, che
purtroppo caratterizza la condizione
studentesca nel nostro Paese", conclude Dionisio.
GLI ANNUNCI DI RENZI DOPO LA CONDANNA RIMEDIATA
LO SCORSO ANNO DALL’EUROPA SONO RIMASTI TALI
Quel reato di tortura
sepolto e dimenticato
Da Strasburgo in arrivo nuove sanzioni
ennesima condanna rimediata lo scorso anno dalla
Corte Europea dei diritti
umani, che ha punito l’Italia non
solo per quanto commesso da
parte della polizia la notte del 21
luglio 2001 - al termine del G8 di
Genova - nei confronti di uno dei
manifestanti, ma anche perché
non ha una legislazione adeguata
a punire il reato di tortura, non è
bastata. Se non a far riempire la
bocca del premier che, attraverso
i suoi soliti annunci trionfalistici,
lo scorso aprile ha promesso l’introduzione di un crimine che continua a essere un miraggio. Nonostante tutti i buoni propositi di
governo e Parlamento, la legge è
ferma ormai da oltre cinque mesi
al Senato. Con la politica che –
come sottolineato a l’Espresso
da Patrizio Gonnella, presidente
di Antigone – continua con la
sua “estenuante melina finalizzata
a spedire la norma in soffitta”.
Silenzio assoluto su un tema non
più rinviabile che molti esponenti
del Palazzo sembrano voler “archiviare”. Eppure la Convenzione
delle Nazioni Unite contro la tortura
del 1984, ratificata dal nostro
paese quattro anni dopo, prevede
che ogni stato si adoperi per perseguire penalmente quegli atti
barbari delineati all’articolo 1 della
L’
un permesso di soggiorno in
Italia per due anni. Avendo
così tutto il tempo per seguire
attentamente l’evolversi di un’inchiesta gigantesca sulla corruzione che ha prodotto una
ondata di arresti. Con la seconda ordinata dal procuratore
che ha portato ad una clamorosa iniziativa della polizia locale, che s’è rifiutata di eseguire
le direttive della magistratura.
Jacopo Dionisio
Convenzione stessa.
A quattordici anni dal massacro
avvenuto nella caserma di Bolzaneto, molti dei responsabili di
gravi violazioni dei diritti umani
sono sfuggiti alla giustizia e in
Italia mancano strumenti idonei
per prevenire e punire efficacemente le violazioni. Occorrerebbe
dunque colmare le lacune esistenti
al più presto. Ma evidentemente
all’interno delle istituzioni c’è chi
non la pensa in questo modo. E
così dall’Europa potrebbero arrivare presto nuove sanzioni pesantissime per violazione dei diritti
umani oltre che per maltrattamento dei detenuti.. Le procedure
aperte alla Corte Ue dei diritti
umani contro l’Italia - e solo nel
2014 - hanno superato quota
10.000, per circa 30 milioni di
euro.
Trattasi di masochismo. Visto
che lo scorso anno Pantalone ha
sborsato oltre 29 milioni (71 nel
2013) che si aggiungono ai 5 già
spesi “per l’esecuzione delle sentenze”. Ma chi di dovere se ne
frega. Restiamo i detentori di un
vergognoso primato, quello della
violazione dei diritti umani, che
non genera le reazioni sperate
nemmeno quando le condanne
arrivano da lontano.
Marcello Calvo
5
Giovedì 8 ottobre 2015
ESTERI
I PIANI DELL’UNIONE EUROPEA PER FRONTEGGIARE IL PROBLEMA
Caos migranti, rimpatri e lotta ai trafficanti
Prossima la partenza di quattrocentomila clandestini che non hanno ottenuto
il diritto di asilo e l’avvio della seconda fase di “Eunfavor Med”
di Cristina Di Giorgi
Unione europea sta per
mettere in atto un “piano
segreto”per l’espulsione di oltre 400 mila migranti che, entrati in Europa nella
prima metà del 2015, non hanno
ottenuto lo status di rifugiati. E’
quanto rivela il quotidiano britannico “The Times”, secondo il quale
i vertici dell’Ue avrebbero elaborato un progetto in base al quale,
nelle prossime settimane, si provvederà ai rimpatri. In attesa dei
quali gli Stati Ue potranno ricorrere
alla detenzione preventiva dei “migranti economici” per prevenire
la loro fuga, come accade in circa
il 60% dei casi.
Bruxelles, secondo il quotidiano
britannico (che ha dedicato alla
notizia ampio spazio anche sul suo
sito web), potrebbe anche minacciare i Paesi di partenza che si rifiutassero di accettare i rimpatri
dei loro cittadini (tra essi Niger,
Mali, Somalia, Etiopia ed Eritrea)
di restrizioni in termini di sostegno
economico, partnership commerciali e accordi sui visti. Secondo il
piano, inoltre, i Paesi europei che
non rispetteranno le indicazioni
sui rimpatri rischiano di subire
l’avvio di una procedura di infrazione da parte della Commissione
europea.
E sempre per quanto riguarda la
L’
questione migranti, è iniziata la
seconda fase della missione navale
militare europea nel Mediterraneo
meridionale (Eunfavor Med) per
il contrasto ai trafficanti di esseri
umani, con funzione di ricerca e
sequestro di navi usate per il trasporto dei migranti dalle coste
del Nordafrica all’Italia. A tal fine,
sei imbarcazioni - una portaerei
italiana, tre fregate (francese, britannica e spagnola) e due navi tedesche - sono già state schierate
in acque internazionali, davanti
alle coste libiche. Ed altre, da Belgio, Regno Unito e Slovenia, dovrebbero essere dislocate nell’area
entro la fine di ottobre.
“Fino a oggi la missione, guidata
dall’ammiraglio italiano Enrico
Credendino, ha svolto operazioni
d’intelligence – ricorda l’Internazionale - attraverso satelliti, droni,
intercettazioni elettroniche, in preparazione alle fasi successive dell’intervento”. Da questo momento
in poi la flotta internazionale impiegata nell’operazione potrà ef-
GUERRA IN SIRIA
Le truppe di Assad danno il via a un’offensiva di terra
P
della provincia di Hama.
A proposito dei raid russi, ieri si è nuovamente fatta sentire la Turchia. “Secondo le informazioni militari che abbiamo ricevuto, la Russia ha condotto
57 operazioni aeree, di cui 55 contro
l’opposizione moderata e solo due contro l’Isis”: lo ha dichiarato il premier
turco Davutoglu. Le sue parole vanno
ad aggiungersi, quanto alla tensione
nei rapporti con Mosca, a quanto sostenuto dal ministro degli esteri di Ankara, che ha convocato l’ambasciatore
russo per rinnovargli le sue rimostranze
relativamente a presunte nuove viola-
europee potranno, per portare a
termine i loro compiti, entrare in
acque territoriali libiche e, se ritenuto necessario, anche effettuare
incursioni sulla terra ferma. Tale
livello del piano necessita però,
per essere messo in atto, sia della
formazione di un governo di unità
nazionale in Libia, sia della richiesta di quest’ultimo di un intervento
delle Nazioni Unite, che devono
autorizzare la missione militare
con un’apposita risoluzione del
Consiglio di sicurezza.
DAL MONDO
In campo contro l’Isis
anche la flotta russa
rosegue, con successo, l’offensiva
russa contro l’Isis. Oltre ai raid
aerei compiuti negli ultimi giorni,
ieri diversi obiettivi – in particolare a
Hama, Idlib e nell’ovest del Paese –
sono stati colpiti da razzi lanciati da
imbarcazioni russe di stanza nel Mar
Caspio.
Ne ha riferito l’agenzia Ria Novosti
secondo la quale sono stati effettuati
26 lanci di missili “contro l’Isis in
Siria”, come dichiarato dal ministro
della Difesa di Mosca Shoigu: “nelle
ultime 48 ore, dopo un lavoro intenso
di diversi tipi di ricognizione, sono
stati scoperti numerosi obiettivi dell'Isis:
si tratta di punti di comando, depositi
di munizioni e di materiale bellico e
di campi di addestramento dei miliziani. Per colpirli - ha precisato il ministro - oltre all'aviazione abbiamo
usato le navi della flotta del Caspio”.
Ed ha aggiunto che dall’inizio delle
operazioni sono stati colpiti in totale
112 obiettivi Isis. A conferma di quanto
avvenuto, il leader del Cremlino Putin
ha sottolineato “la buona performance
dell’industria militare e del personale”.
Nel frattempo sembra che, con l’appoggio delle truppe di Mosca, l’esercito siriano abbia iniziato un’offensiva
terrestre, concentrata nella zona nord
fettuare “abbordaggi, perquisizioni, sequestri e dirottamenti di navi
sospettate di essere impiegate per
il traffico di esseri umani. Le imbarcazioni sequestrate saranno distrutte o rese inutilizzabili. Il personale a bordo delle navi da guerra
europee, allo stesso tempo, può
procedere all’arresto di scafisti e
presunti trafficanti, ma a condizione
di non entrare in acque territoriali
libiche”.
L’Eufavor Med prevede, infine, una
terza fase in cui le navi militari
zioni dello spazio aereo turco.
Per quanto riguarda infine l’aspetto “diplomatico”, da registrare la disponibilità
manifestata da Mosca ad accettare la
proposta americana di “coordinare le
azioni nella lotta al gruppo terroristico
dello Stato islamico in Siria”. Secondo
quanto precisato in proposito dal portavoce del ministro della Difesa di Mosca, “la parte russa ha risposto alla richiesta del Pentagono” ed “è solo necessario concordare alcuni dettagli tecnici che verranno discussi” dai rispettivi
rappresentanti.
Stella Spada
OSPEDALE KUNDUZ
MEDICI SENZA FRONTIERE CHIEDE
COMMISSIONE INTERNAZIONALE
Dopo il grave episodio del bombardamento, ad opera di aerei americani,
dell’ospedale di Kunduz, Medici senza
frontiere ha chiesto, dato che quanto
avvenuto costituisce una violazione
della convenzione di Ginevra, che
ad accertare la verità dei fatti sia
una commissione d’inchiesta internazionale, unico organo legittimamente istituito a tal fine.
L’organizzazione umanitaria ha inoltre
dichiarato che non si fida delle indagini interne militari degli Usa. Che,
in proposito, hanno detto essersi
trattato di un “errore” la cui responsabilità è però delle forze afghane,
che avevano richiesto l’intervento
sull’ospedale. “Non avremmo mai
intenzionalmente bombardato una
struttura medica” ha detto il comandante delle forze statunitensi in Afghanistan.
YEMEN - AMNESTY INTERNATIONAL:
“COALIZIONE COLPEVOLE DI CRIMINI
DI GUERRA”
Amnesty International ha pubblicato
un rapporto in cui accusa la coalizione
dei Paesi arabi guidata dall’Arabia
Saudita contro i ribelli houthi nello
Yemen di crimini di guerra.
Stando a quanto si legge nel documento, diffuso in queste ore, la motivazione sta nell’aver condotto raid
aerei sulla popolazione. “In particolare
Amnesty ha analizzato - riferisce l’Internazionale - 13 attacchi in cui sono
morti cento civili, tra cui 59 bambini”.
L’associazione per i diritti umani ha
inoltre chiesto la sospensione dei
trasferimenti di armi sia ai membri
della coalizione (Bahrain, Egitto, Giordania, Kuwait, Marocco, Qatar, Sudan
ed Emirati Arabi Uniti), sia alle forze
pro-houti, responsabili anch’esse di
bombardamenti indiscriminati in violazione delle leggi di guerra.
Da marzo ad oggi, nel corso del
conflitto sono stati uccisi più di 2300
civili.
GERUSALEMME E CISGIORDANIA,
ALTISSIMA TENSIONE
L’escalation di violenze degli ultimi
giorni ha fatto alzare la tensione tra
israeliani e palestinesi a Gerusalemme
e nella Cisgiordania occupata. Ieri
mattina un israeliano è stato accoltellato da una donna palestinese, riportando lesioni lievi; l’uomo ha poi
reagito sparando e ferendo l’aggressore gravemente.
Sempre ieri mattina, una donna israeliana è rimasta ferita dal lancio di
pietre di un gruppo di palestinesi.
Questi gli ultimi episodi, preceduti
da una serie di altri casi di reciproci
attacchi. Secondo alcuni analisti, la
situazione attuale potrebbe tradursi
in una terza intifada palestinese.
Nel frattempo la polizia israeliana ha
imposto misure straordinarie nella
Città vecchia di Gerusalemme, bloccandone gli accessi principali. “Gli
israeliani che si trovavano sulla Spianata delle Moschee - riportano le
agenzie - sono stati fatti evacuare”.
Centinaia di agenti continuano a presidiare la zona.
6
Giovedì 8 ottobre 2015
STORIA
1933-1937: L’ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO DELLE ASSICURAZIONI E IL CANAPIFICIO CON SEDE A POLA
Le opere del Regime in Istria / 7
L’industria delle bauxiti, l’attività realizzatrice dell’impresa creata da Antonio Cerlenizza
di Emma Moriconi
i avviamo verso la
conclusione di questo nostro speciale
dedicato alle opere
del Regime in Istria
e vediamo oggi cosa riferisce la pubblicazione del
1938 circa l'attività dell'Istituto delle Assicurazioni: "Gli
istriani ormai conoscono il
grande organismo creato
dallo Stato per garantire il
risparmio in forma assicurativa, e per dare a questa
funzione, che ha carattere
di interesse pubblico, tutto
il prestigio morale e tutti i
requisiti tecnici necessari a
valorizzarla così presso le
classi più elevate e più colte,
come presso quelle più umili. Essi sanno di possedere
nell'Istituto Nazionale delle
Assicurazioni uno dei maggiori enti assicurativi del
mondo, che offre le massime
garanzie, le condizioni e le
tariffe più convenienti, e che
l'Ente di Stato giova a tutti,
in quanto il risparmio che
esso raccoglie viene impiegato in opere di utilità sociale. L'Ente assicurativo di
Stato, l'organizzazione sindacale corporativa e tutte
le forze conduttrici della
vita del paese cooperano
con crescente potenza di
C
mezzi e con entusiasmo e
con fede alla divulgazione
della polizza di assicurazione 'popolare' che completa
il sistema previdenziale obbligatorio integrandolo mirabilmente. I risultati conseguiti nel quinquennio
1933-1927 dimostrano chiaramente che la previdenza
sulla vita, considerata in sé
e nel quadro complessivo
dell'attività economica e finanziaria della provincia,
ha conquistato fra noi il posto che ha già fra le provincie più ricche. Ora si tende
alla meta indicata da chi
tanto calorosamente dirige
il grande Ente assicurativo
di Stato: 'Una polizza di assicurazione sulla vita per
ogni famiglia italiana'".
Un'impostazione, insomma,
innovativa, sociale, popolare,
e molto ci sarebbe da dire
volendo fare un paragone
con la situazione odierna in
ambito assicurativo. Un ragionamento che ci condurrebbe troppo lontano dal
tema odierno e sul quale,
dunque, almeno per il momento è necessario soprassedere. Conviene, piuttosto,
riferire - per restare nell'ambito storico relativo alle
opere del Regime in Istria del canapificio con sede in
Pola, sorto sei anni prima
Estrazione bauxiti
della realizzazione della
pubblicazione oggetto del
nostro studio nella zona industriale di Pola. Lo stabilimento copriva circa 2500
metri quadrati e possedeva
uno dei più moderni e razionali impianti del Regno.
"La capacità di produzione
- scrive ancora il nostro testo
- è di 6000 quintali annui di
manufatti di canapa, manilla,
sisal, cocco e cotone. L'attrezzatura di questa industria, specializzata per la lavorazione delle fibre dure,
dà la possibilità di confezionale vari tipi di corde,
cavi, cordicelli, filati, spaghi
e sagole trecciate. Una particolarità dello stabilimento
è la confezione dello spago
per macchine mietitrici nonché il refe di canapa manilla
per reti. Il canapificio possiede un proprio impianto
elettrico capace di produrre
l'energia occorrente al complesso dei macchinari. Per
i suoi perfetti manufatti, lo
stabilimento conseguì le più
alte onorificenze alle esposizioni di Londra e di Firenze, ed ebbe i più vivi consensi alle fiere campionarie
del nostro Paese".
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
Ancora, occorre riferire almeno per sommi capi qualche informazione circa l'industria delle bauxiti in Istria
e l'attività realizzatrice dell'impresa creata da Antonio
Cerlenizza. L'industria delle
bauxiti, infatti, assume rilevanza tanto più visto che
siamo in periodo autarchico:
essa assunse per l'economia
istriana una importanza eccezionale: "é noto - dice ancora il testo in esame - come
la bauxite, dopo adatti studi
ed esperimenti, venga impiegata oltre che perla fabbricazione dell'allumina anche per la fabbricazione del
cemento fuso alluminoso,
per la fabbricazione degli
abrasivi e infine, come correttivo, per la fabbricazione
del cemento artificiale, di
vari prodotti chimici e dei
colori".
Il nostro viaggio nell'Istria
del Ventennio, come dicevamo, è quasi giunto al termine. Nella prossima puntata, che sarà anche l'ultima
- almeno per il momento -,
tratteremo dunque degli sviluppi dell'Arrigoni, degli impianti sociali della Società
Elettrica della Venezia Giulia
(zona dell'Istria) e della Centrale del Latte di Pola.
[email protected]
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Giovedì 8 ottobre 2015
DA ROMA E DAL LAZIO
UNA SOCIETÀ BELGA SAREBBE INTERESSATA ALL’ACQUISIZIONE MA NON C’È ANCORA LA CERTEZZA
Fiera di Roma, il futuro è incerto
Storace: “La Regione ha la forza per poter imporre delle scelte, tuteli i posti di lavoro”
a Fiera di Roma, si sa, non
naviga in buone acque. E’
a un passo dal fallimento.
Ma potrebbe essere salvata dalla Photonike, una
società belga, che ha avanzato questa
estate una manifestazione di interesse
a rilevare la proprietà dell’azienda
e i relativi complessi immobiliari,
subentrando nei debiti della controllante Investimenti spa - società
partecipata dalla Regione per una
quota del 19,63%, il restante dalla
Camera di commercio di Roma
(58,54%) e Roma Capitale (21,76%)
- e operando poi degli investimenti
per 250 milioni che genererebbero
1500 posti di lavoro complessivi.
E’ la proposta resa nota da Guido
Fabiani, assessore alle Attività produttive della Regione Lazio, rispondendo ieri all’interrogazione del capogruppo de La Destra, Francesco
Storace, sul futuro della società e in
particolare sulla salvaguardia dei livelli occupazionali.
Eppure, l’amministratore unico della
società - al quale è scaduto l’incarico,
mai rinnovato - ha proceduto lo scorso giugno all’invio di quindici lettere
di licenziamento, a seguito della
procedura di mobilità aperta su 23
lavoratori il mese precedente.
Lo stesso giorno, però, la giunta regionale disponeva con la delibera
n.301 di approvare il piano di ri-
L
strutturazione del gruppo, a condizione di salvaguardare gli attuali
livelli occupazionali (66 unità).
Tant’è che Zingaretti dichiarò: “Per
fortuna, da quando ci sono io, non
abbiamo licenziato nessuno e non
va a casa nessuno”.
“Richiama - visti i fatti, lo “stai sereno”
con cui Renzi twittò a Letta - il
destino dei lavoratori del Cup”, ha
notato Storace durante l’illustrazione
del testo in aula.
Insomma, “la Regione dispone, la
Fiera di Roma fa esattamente il contrario”, ha attaccato ancora il consigliere de La Destra, ricordando che
“c’è stato un investimento, partito da
aprile 2006 con il polo espositivo, per
circa una quarantina di posti di lavoro,
pari a 355 milioni di euro a fronte di
una situazione debitoria di 225”.
Ma la situazione economica è peggiorata con il passare degli anni. Infatti, il fatturato è continuato a diminuire: nel 2010 era di 36 milioni di
euro, nel 2014 di 21 poco più.
Non è tutto. Ci sono tantissimi contenziosi per quanto riguarda gli oneri
d’affitto, c’è stata anche un’istanza
di concordato in continuità aziendale
da parte della società per proteggere
il patrimonio del debitore.
Quindi, Storace ha chiesto: “Come
intendete rendere esecutiva la delibera e come si intende reintegrare il
personale che ha perso l’impiego?”.
“Sarà necessario che i tre principali
azionisti, Cciaa Roma, Roma capitale
e Regione, individuino una linea comune e scelgano eventualmente un
advisor esperto in materia - ha risposto Fabiani, assicurando che l’ente
ha attivato tutte le procedure per
salvaguardare i livelli occupazionali
- che li possa supportare nella scelta
di modalità di cessione, nell’attribuzione di un valore di mercato ai
complessi immobiliari in argomento
e se del caso nell’organizzazione di
una procedura competitiva per la
cessione alla quale anche Photonike
capital potrà partecipare”.
Secondo Fabiani, “è un interessante
progetto di acquisizione ma è opportuno precisare che è preliminare
e indicativo e non contiene ancora
un piano industriale complesso e
pluriennale - ha concluso - non consentendo allo stato una valutazione
complessiva finanziaria e di tipo
economico-patrimoniale”.
“Le sue origini campane le faranno
ricordare un notissimo sketch televisivo, quando arrivava il principale
e diceva a Pappagone: ‘Oggi non ti
posso pagare. Ti pago domani’. ‘E
io che faccio, mangio domani?’. E’
chiaro che i lavoratori dicono che
non ci vogliono andare in cassa integrazione, ma vogliono lavorare.
Sembra sia diventata colpa loro - ha
replicato Storace -. E visto che lei
ha parlato di piani industriali, di orizzonti straordinari, la privatizzazione,
consente che le chiediamo di farsi
dare dalla giunta un mandato a chiedere un atto di indirizzo dal Consiglio
regionale? Altrimenti, davvero non
sappiamo più che fine fa la Fiera di
Roma”. Perché, ha proseguito Storace, “credo che la giunta debba
sollecitare un atto di indirizzo, chiedere un mandato e su quello lavorare,
e comunque tutelare i posti di lavoro”. “La Regione - ha detto ancora il
consigliere de La Destra - ha la forza
per poter imporre delle scelte”.
CAPITALE KO: MEZZ’ORA DI PIOGGIA INTENSA CREA ALLAGAMENTI E CODE LUNGO LE PRINCIPALI ARTERIE
Maltempo, automobilisti abbandonati
Totale mancanza di assistenza nelle aree più colpite
Non era stata diramata alcuna allerta meteo
i nuovo, basta un temporale
per mettere in ginocchio
Roma. Un forte acquazzone
si è abbattuto intorno alle 13 di
ieri sui quadranti Nord della
Città eterna, causando allagamenti e disagi. Particolarmente
colpita la zona dell’Aurelio, con
ripercussioni al traffico sulla
consolare e sul Gran Raccordo
D
Anulare, fin dentro la città. Si
sono rapidamente formate code
sia in entrata che in uscita dalla
Capitale.
Simile la situazione anche nei
quartieri attraversati dalla Cassia. A Sud, disagi si sono lamentati sulla Cristoforo Colombo
e sull’Ardeatina (dove s’è registrato anche un incidente), a est
sulla A24. La pioggia è stata
accompagnata da fulmini e raffiche di vento. Lettori hanno segnalato la totale assenza, in alcune zone, di assistenza al traffico nonostante intere carreggiate
di importanti arterie stradali
(come testimonia la foto, ndr)
fossero rese ormai inutilizzabili.
Nessuna allerta meteo era stata
diramata per Roma nelle scorse
ore. L’ennesimo acquazzone che
ha messo in ginocchio la città.
Il tempo continuerà a mostrarsi
irrequieto e turbolento sull’Italia
con un nuovo ciclone mediterraneo in arrivo entro il weekend,
fanno sapere i meteorologici.
Le temperature scenderanno al
Centro.
FDI-AN: DAVANTI A QUESTI DISSERVIZI IL MESE GRATIS SUI MEZZI PUBBLICI VA ESTESO A TUTTI I CITTADINI
Trasporti, fioccano le denunce
on si placano le polemiche
sui trasporti, tra disagi, disservizi ed esposti. Si sono unite
al coro anche le associazioni di categoria del Trasporto persone e Turismo Anstra, Fiavet Lazio, Anav Lazio, Confartigianato trasporto persone, Anc trasporto persone, Anitrav,
Cna-fita, Emet bus che hanno annunciato di aver presentato alla Procura di Roma una denuncia contro
l’assessore alla Mobilità e senatore
del Pd, Stefano Esposito, e la società
Roma Servizi per la Mobilità Srl,
con socio unico Comune di Roma,
per la “sconsiderata proposta di
aumento del 500% dei ticket di ingresso per i bus turistici nella città
N
di Roma e al blocco dal 24 settembre
2015 della procedura per il rilascio
dei permessi giornalieri di tipo A e
B di accesso alla Ztl fruibili dopo il
30 novembre 2015”.
Ma non è finita qui. Pure l’AssoConsum, associazione per la difesa
dei consumatori, ha presentato un
esposto alla procura capitolina alla
luce dei disagi per i pendolari della
Roma-Lido. L’obiettivo “è quello di
verificare quali e di chi siano le responsabilità degli insostenibili ritardi
e persino della sospensione di intere
corse della suddetta linea. Gli utenti
si dichiarano - ha lamentato l’associazione - stanchi e straziati dai continui disguidi che avviluppano il
servizio del trasporto pubblico”.
A rincarare la dose ci ha pensato
Fratelli d’Italia-An, che ha chiesto
l’estensione del “bonus di un mese
sull’abbonamento” a tutti i romani
e non solo a quelli della Roma-Lido,
come proposto dall’assessore ai
Trasporti.
“Tutti i romani vivono quotidianamente i disagi di un servizio di trasporto pubblico indecente e che,
soprattutto in vista del Giubileo,
avrebbero diritto di viaggiare un
mese gratis su tutti i mezzi pubblici
Atac, come giusta forma di risarcimento”, hanno lamentato Andrea
De Priamo e Stefano Tersigni, dirigenti di FdI.
8
Giovedì 8 ottobre 2015
ECONOMIA
IL BEL PAESE SORPASSA LA FRANCIA, PENALIZZATA DAL CALDO ECCESSIVO, CONQUISTANDO LA LEADERSHIP DELLA PRODUZIONE
Vino: Italia da record, primato mondiale
l vino italiano conferma il
suo ottimo stato di salute,
diventando il primo produttore mondiale con un
quantitativo di produzione
stimato a 48,9 milioni di ettolitri.
La Penisola - secondo i dati della
Commissione Ue - sale così sul
podio più alto; retrocede, invece,
la Francia che attesta un calo
dell’1% dei raccolti e dove la
produzione si dovrebbe fermare
a 46,6 milioni di ettolitri. La Spagna
si piazza in terza posizione con
36,6 milioni di ettolitri (-5%).
Il primato italiano è stato sostenuto da condizioni climatiche favorevoli che hanno garantito
un’ottima maturazione delle uve
tanto che in diversi territori si
parla di annata storica per quantità e qualità.
D’altronde, in questa stagione, il
caldo eccessivo ha penalizzato
la Francia, in cui è stato particolarmente rivelante il calo in alcune
zone come Beaujolais (-25%) e
la Bourgogne (-11%).
Un’annata record per l’Italia, dove si produce
- fa notare la Coldiretti - oltre un quarto (28%)
del vino europeo che quest’anno dovrebbe
raggiungere 163, 8 milioni di ettolitri, in leggero
aumento rispetto allo scorso anno.
La vendemmia 2015 è stata la seconda più
precoce dal dopoguerra, peggiore solo a
quella del 2003, l’anno di una storica siccità,
quando iniziò il 2 agosto.
ENERGIA
I
Biomasse, a rischio collasso
energia biomasse è un settore
fortemente innovativo. Nonostante
l’importanza del ruolo ricoperto,
sia per la filiera agricola italiana sia per
la tutela ambientale, il settore è seriamente messo a rischio dal cambio del
regime tariffario, previsto dal nuovo decreto ministeriale su cui si attendono i
pareri della Conferenza Unificata.
“Le prospettive di crisi per il settore
sono sempre più concrete con l’avvicinarsi del 1 gennaio 2016. Senza un deciso
intervento di adeguamento tutto il comparto, e in particolare la filiera di approvvigionamento della biomassa, collasserà”. A lanciare l’allarme è Simone
Tonon, portavoce del Comitato Ebs (Energia da Biomasse Solide).
Per Giuseppe Castiglione, sottosegretario
alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, serve “una politica forte a tutela
di una filiera che genera economia reale.
Dobbiamo dare al decreto una dimensione più larga e fare scelte oculate”.
“Conosco le criticità che si prospettano
a seguito dell’avvio del nuovo sistema
di tariffe - ha fatto sapere Aldo Di Biagio,
vice presidente Commissione Territorio,
Ambiente, Beni Ambientali del Senato Per questo auspico una soluzione strutturale alla situazione del comparto che
salvi l’occupazione, diretta e indiretta, e
gli investimenti realizzati”.
L’
Una forza trainante per la produzione Made
in Italy, che sarà destinata per oltre il 45% ai
332 vini a denominazione di origine controllata
(Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine
controllata e garantita (Docg), quasi il 30%
ai 118 vini a indicazione geografica tipica
(Igt) riconosciuti in Italia e il restante a vini
da tavola.
“L’andamento della vendemmia - ha spiegato
l’associazione di categoria - è particolarmente
positivo per sostenere le esportazioni che
fanno segnare un risultato record con un incremento del 6% in valore, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi
5 mesi del 2015”.
Un settore vitale anche sul fronte dell’occupazione perché “genera quasi 9,5 miliardi di
fatturato solo dalla vendita del vino e che dà
occupazione a 1,25 milioni di persone”, ha
ricordato la Coldiretti.
LA PIATTAFORMA, INAUGURATA IERI, È L A PIÙ GRANDE DEL MERIDIONE
Svolta a palermo, arriva il Car sharing
Il servizio nasce dalla collaborazione tra Comune, Amat, Renault ed Enel e completa il progetto Demetra, volto alla riduzione del traffico
l Comune di Palermo e
Amat, in collaborazione
con Renault Italia ed
Enel, hanno inaugurato ieri
il più significativo servizio
di car sharing elettrico pubblico del Sud Italia. L’evento
ha visto la presenza di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo; Giusto Catania, assessore alla Mobilità; Antonio
Gristina, presidente Amat di
Palermo; Bernard Chrétien,
direttore generale Renault
Italia; Gianluigi Fioriti, responsabile Infrastrutture e
Reti Enel Italia.
Per completare il progetto
Demetra, predisposto da
Amat d’intesa con l’ente comunale, al fine di creare una
piattaforma di mobilità condivisa (con auto a metano,
auto elettriche, bike, scooter
e van), è stato emesso ad
aprile 2014 un bando di gara
rivolto alle case automobilistiche per la fornitura di
veicoli elettrici con annesse
infrastrutture di ricarica. La
gara è stata vinta da Renault,
che ha messo a disposizione
24 auto elettriche, insieme
ad Enel che ha fornito 16
stazioni di ricarica elettrica.
Tramite ES Mobility, società
del Gruppo Renault, è stato,
inoltre, gestito il noleggio
delle batterie delle vetture,
mentre SOIGEA ha curato i
lavori di installazione e ma-
I
nutenzione delle stazioni di
ricarica.
“L’avvio del car sharing elettrico - ha dichiarato Orlando
- rappresenta la sintesi perfetta di quello che la giunta
ha delineato come piano di
intervento e metodologia
con il Piano per la sostenibilità energetica e la vivibilità. Questo partenariato per
la sua qualità e dimensione,
segna inoltre un punto importante nel percorso di costruzione di rapporti pubblico-privato per l'offerta e
l'efficienza dei servizi ai cittadini”.
Il car sharing elettrico che
si inserisce nel progetto DEMETRA rappresenta un’ottima soluzione di mobilità
adeguata per gli spostamenti
urbani ed è direttamente
collegato con le politiche di
progressiva riduzione del
traffico veicolare nel centro
città e l’introduzione delle
zone a traffico limitato in via
di definizione da parte dell’Amministrazione comunale,
a beneficio dell’ambiente.
Sono 24 le Renault ZOE
100% elettriche che assicureranno ogni giorno il servizio di car sharing e che
per il momento sosteranno
in 5 parcheggi in Piazza Massimo, Piazzale Ungheria, Via
Malta, Piazza Ignazio Florio
e Viale della Libertà. Entro
la fine del 2015 verranno attivati anche i parcheggi della
Stazione Notarbartolo, del
Porto e di Piazza Europa. Renault ZOE, simbolo per eccellenza di innovazione tecnologica a zero emissioni, è
una soluzione funzionale ad
un utilizzo in car sharing. È
dotata di un motore elettrico
da 65 kW e, nella versione
adottata in questo servizio
di car sharing, registra un’autonomia, di 210 km in ciclo
di omologazione NEDC, corrispondenti a circa 100-150
km in uso reale1. Renault
ZOE si ricarica in un tempo
variabile, in funzione della
potenza disponibile nell’infrastruttura di ricarica; ad
esempio, su colonnine a 22
kW, si ricarica in appena 1
ora (80% della batteria).
Enel, invece, ha messo a disposizione del nuovo servizio di car sharing 16 stazioni
collocate in punti strategici
della città. L’innovazione
tecnologica del sistema di
ricarica Enel prevede che
le infrastrutture di ricarica,
sia pubbliche che domestiche, siano dotate al loro interno di un contatore elettronico, e su un sistema di
gestione da remoto che consente di offrire agli eco-automobilisti servizi evoluti e
la possibilità di ricaricare i
loro veicoli in modo semplice, conveniente e sicuro.
Per la progettazione e la realizzazione dell’infrastruttura
di ricarica, Enel si è basata
sulla tecnologia della sua
rete: oltre 38 milioni di contatori elettronici installati
nelle case degli Italiani e
all’estero.
“Con il car sharing elettrico
arriva a Palermo il sistema
Enel di ricarica intelligente,
che vede già più di 1800 in-
frastrutture diffuse e utilizzate
su tutto il territorio italiano ha dichiarato Gianluigi Fioriti, responsabile Infrastrutture e Reti Enel Italia - Il
servizio di mobilità sostenibile è frutto della scelta lungimirante di un’amministrazione comunale aperta all’innovazione. Sono certo che
sarà molto apprezzato, non
solo dai cittadini palermitani
ma anche dai tanti turisti italiani ed europei particolarmente sensibili alle tematiche ambientali - che ogni
anno vengono a visitare le
bellezze di questa città”.
9
Giovedì 8 ottobre 2015
DALL’ITALIA
COLPO FINITO NEL SANGUE AD ERCOLANO
Cercano di rapinarlo, uccide due banditi
Il commerciante di preziosi aveva appena prelevato alcune migliaia di euro in banca. Ora è sotto choc
ra appena uscito dalla
banca con i soldi in mano,
quando due banditi hanno
tentato di rapinarlo, così
ha estratto la sua pistola,
regolarmente detenuta, e li ha uccisi.
È successo a Ercolano, in provincia
di Napoli.
L’uomo, C.S., 68 anni, commerciante
di preziosi molto noto nella zona,
già vittima di altre rapine, era appena
uscito dall’istituto di credito, intorno
a mezzogiorno di ieri e, dopo aver
fatto un prelievo di alcune migliaia
di euro al bancomat, si era diretto in
un negozio di bibite e detersivi di
un parente, in via Alveo, proprio nei
pressi dei famosi scavi di Ercolano.
Lì i banditi, a volto scoperto a bordo
di un motorino, avrebbero tentato di
derubarlo con una pistola-giocattolo.
A quel punto il 68enne, dopo aver
consegnato il denaro ai due, avrebbe
estratto la pistola facendo fuoco.
I corpi sono stati trovati a distanza
di una ventina di metri uno dall’altro.
Uno era accanto al motorino usato
per mettere a segno il colpo (foto
Ansa). Si tratta di Bruno Petrone, 53
anni, residente a Secondigliano e
Luigi Tedeschi, 51 anni, residente
alla Sanità, entrambi con precedenti
penali specifici. Addosso ad uno dei
due sono stati trovati 5 mila euro: si
tratterebbe proprio del denaro sottratto al commerciante di preziosi.
Sull’accaduto indagano i carabinieri,
E
sul posto anche il pm della Direzione
Distrettuale Antimafia di Napoli Pierpaolo Filippelli. Il commerciante,
sotto shock subito dopo l’accaduto,
non è stato in grado di rispondere
alle domande dei carabinieri. È stato
trasportato alla caserma locale per
l’interrogatorio. Al momento pare
non risulti indagato, ma non si escludono provvedimenti della magistra-
tura a suo carico come “atto dovuto”.
Sul posto si è recato anche il legale
dell’uomo, Maurizio Capozzo.
Secondo una prima ipotesi i due
banditi erano pronti alla fuga quando
sono stati freddati. A terra, sul piazzale antistante il deposito di bibite
e detersivi, i carabinieri hanno trovato
6-7 proiettili calibro 9x21.
Non si esclude che i due abbiano
utilizzato la cosiddetta “tecnica del
filo di banca”, una tecnica con la
quale i banditi “segnano” la loro
vittima o con un filo di lana sulla
giacca o semplicemente con un gesto convenzionale e la seguono sino
al colpo.
Sul luogo della tentata rapina è arrivata la moglie di uno dei pregiudicati, che ha urlato: “Ha sbagliato
AFRAGOLA
FORCELLA
Anziana legata
e morta in casa
Camorra, arresti
nel clan Buonerba
apina finita in tragedia.
Sarebbe questa almeno
l’ipotesi dietro la morte
della 75enne, Chiara Capone.
La donna è stata ritrovata cadavere ieri mattina verso le 7
dai carabinieri in una abitazione di Afragola, in provincia
di Napoli.
A dare l’allarme era stato uno
dei figli allarmati perché la madre
non rispondeva alle sue chiamate.La vittima era legata e imbavagliata.
Gli inquirenti, giunti subito sul
posto, hanno aperto le indagini.
L’ipotesi più plausibile sarebbe
aida di camorra a Forcella.
La polizia ha fermato a Napoli undici persone sospettate di appartenere al gruppo
della famiglia Buonerba, detti
“i capelloni”, legata al clan Mazzarella. I reati contestati sono
associazione per delinquere di
tipo mafioso, omicidio, tentativo
di omicidio, porto e detenzione
illegale di arma da fuoco.
Secondo gli investigatori il gruppo, nel tentativo di acquisire
spazi per la gestione dei traffici,
si è contrapposto negli ultimi
mesi al cartello camorristico facente capo alle famiglie Sibillo,
R
quella di tentata rapina. La porta-finestra al primo piano
della palazzina, infatti, evidenziava segni di effrazione.
La 75enne sarebbe stata immobilizzata dai rapinatori e poi
abbandonata.
Gli investigatori non escludono
che i rapinatori conoscessero
bene la vittima. Sembrerebbe
che in casa ci fosse una grossa
somma di denaro. Tra l’altro
era la prima notte che l’anziana
dormiva da sola: il marito era
stato ricoverato in ospedale. I
anche lui e deve pagare”, riferendosi
alla reazione del commerciante.
A dare ragione al 68enne è stato invece il segretario delle Lega. “A
Ercolano un gioielliere ha reagito a
una rapina e ha ucciso due aggressori a colpi di pistola, regolarmente
detenuta – ha scritto Matteo Salvini
su Facebook – Io sto con il gioielliere”. Sul caso è intervenuto anche
il sindaco Ciro Buonajuto (Pd). “Ercolano non è il far-west – ha detto –
Le indagini devono fare il proprio
corso e ricostruire la dinamica dei
fatti, ma già da ora mi sento di dire
che oggi Ercolano è stata vittima, e
non solo scenario, di un terribile
episodio di cronaca. Fenomeni di
criminalità sono da tempo in aumento a Napoli ed ora stanno giungendo anche in provincia. Una soluzione per arginare questo fenomeno che parte dal capoluogo va
trovata e va trovata in fretta. Per la
sicurezza dei nostri figli, di tutti i residenti e delle migliaia di persone
perbene che ogni giorno visitano
la nostra città”.
Un episodio che evidenzia, ancora
una volta, il clima che si respira in
Italia. Cittadini esasperati che si difendono da soli. Non era la prima
volta che il 68enne veniva rapinato,
ma probabilmente non avrebbe mai
immaginato che quell’arma, tenuta a
scopo “preventivo”, avrebbe ucciso.
Barbara Fruch
F
delinquenti, forse, lo sapevano
e non hanno perso tempo a
mettere a segno il colpo.
Rabbia nei parenti della vittima.
Lo stesso figlio non si da pace
e ha voluto sottolineare come
la donna sarebbe rimasta in
vita se i rapinatori non l’avessero
imbavagliata.
Il napoletano si conferma come
delle zone meno sicure, dove
spesso rapine e scippi finiscono
nel sangue.
B.F.
Giuliano, Brunetti e Amirante, colpite lo scorso
9 giugno da un provvedimento cautelare
emesso a carico di 64
persone.
Tra i fermati vi sono anche i
presunti mandanti ed esecutori
materiali dell’omicidio di Salvatore d’Alpino e del ferimento
di Sabatino Caldarelli, avvenuti
a Napoli il 30 luglio, e i presunti
esecutori materiali del tentativo
di omicidio di Giuseppe Memoli,
il 9 agosto.
Accertamenti hanno ì evidenziato
“un ruolo importante” delle don-
ne all'interno del clan, di cui
sono “forza attiva”.
Agli atti dell'indagine figurano
numerosissime intercettazioni
telefoniche, ambientali e videoriprese che documentano nei
dettagli le attività illecite. Durante
le perquisizioni sono state trovate alcuni armi ed è stato sequestrato un ordigno rudimentale ad alto potenziale.
CONCORSO “L’IDEA GIUSTA”: TRA I FINALISTI UN PROGETTO IDENTITARIO DEL CENTRO FIAMMA
Fondo Italia: l’orto sociale fiorisce al posto della mafia
ue ettari sottratti alla criminalità ed in fase di trasformazione in direzione
della valorizzazione sociale. A
Varcaturo, versante rivierasco di
Giugliano, a pochi chilometri a
nord di Napoli, il Centro Nazionale
Sportivo Fiamma conduce il “Fondo Italia”, inaugurato nel maggio
di quest’anno alla presenza del
Sen. Francesco Storace, un’enclave di legalità, di welfare e di promozione sociale in un territorio
fagocitato dall’abusivismo edilizio
e paralizzato dalle negligenze
D
delle amministrazioni municipali.
Un campo sottratto al malaffare
che il CNSF ha restituito alla collettività e dove si coltivano idee
in chiave sociale. Una di queste
si chiama “L’orto degli zii”. E’ il
progetto con cui il Centro ha partecipato al bando promosso da
UBI Banca e dall’organizzazione
non profit Make a Change rivolto
alle start up con progetti agroalimentari ad impatto socio-ambientale.
Il piano mira alla realizzazione di
orti sociali destinati all’inclusione
lavorativa di persone svantaggiate
e di un parco urbano per i bambini unitamente ad una serie di
attività didattico-educative, nel
solco della promozione e della
valorizzazione delle peculiarità
agricole del territorio, riabilitative,
come la pet-therapy e dell’accoglienza mediante l’attivazione di
un agri-asilo.
La valenza del progetto è già stata
convalidata dal superamento del
primo step di selezione previsto
dal bando. Il Comitato di Valutazione di Make a Change ha va-
gliato circa 200 progetti pervenuti
inserendo “L’orto degli zii” tra i
primi dieci. Di questi però soltanto
cinque avranno accesso al finanziamento. Uno sarà scelto direttamente dai cittadini ed in particolare dalla “comunità di internet”. Attraverso il link http://ideagiusta.makeachange.it/lorto-degli-zii/ si potrà prendere visione
della realtà del “Fondo Italia” e
votarne il progetto con un semplice click. Il termine per le votazioni scadrà il 15 ottobre. Tra
quelli in lizza, l’iniziativa del Cen-
tro Fiamma giuglianese è l’unico
di tutto il sud Italia.
Antonio Arzillo, presidente della
sezione Campania del CNSF: “Il
Fondo rappresenta una linea di
demarcazione tra il passato ed il
futuro di un territorio vastissimo
come l’hinterland partenopeo.
Un’area un tempo possedimento
della criminalità, oggi è un simbolo della legalità, visibile e tangibile, del riscatto di un territorio
che vuole e può farcela attraverso
azioni di natura sociale. Noi abbiamo aperto i cancelli del campo
ai cittadini. Due ettari di terreno
che possono diventare due ettari
di idee per la comunità”.
10
Giovedì 8 ottobre 2015
DALL’ITALIA
A CATANIA L'ENNESIMO FEMMINICIDIO
Uccisa a coltellate, confessa l’ex
L’uomo, che era stato denunciato per stalking dalla vittima, stava cercando di fuggire all’estero
I due avevano anche un contenzioso aperto per l’affido esclusivo della loro figlia di 4 anni
ue anni fa sporse
denuncia
per
stalking. Giordana
Di Stefano, 20enne,
è stata ritrovata cadavere ieri mattina: uccisa
nella sua auto in una strada
di campagna nella periferia
di Nicolosi, nel Catanese.
Ad essere fermato con l’accusa di omicidio volontario
aggravato è stato il suo ex
convivente e padre della sua
bimba di 4 anni, il 24enne
Luca Priolo che dopo un lungo
interrogatorio nella serata di
ieri ha confessato.
L’uomo è stato bloccato in
stazione a Milano da Carabinieri mentre stava cercando
di fuggire all'estero in treno.
Secondo quanto trapelato
avrebbe prelevato nelle prime
ore del giorno 300 euro dal
bancomat e si sarebbe recato
in Lombardia con l'auto della
D
madre, una Fiat Punto. A tradirlo diverse telecamere sia
a Messina che in Calabria.
Adesso il giovane sarebbe a
disposizione dei carabinieri,
in attesa che il provvedimento
di fermo venga trasmesso
dalla Procura di Catania.
Ai carabinieri ha spiegato
di aver incontrato la ex martedì sera. La ragazza era in
compagnia di un cugino, che
dopo circa 45 minuti, si sarebbe allontanato lasciando
Priolo e la vittima da soli.
Solo a quel punto il 24enne
avrebbe deciso di agire e
uccidere la ex.
Nella mattinata di ieri la madre
della vittima, non avendo visto
rientrare le figlia, ha lanciato
l’allarme. Di lì la tragica scoperta.
La giovane era stata assassinata con diversi colpi di arma
da taglio alla gola, al torace e
all'addome. Per le indagini,
sul luogo del ritrovamento del
cadavere, sono intervenuti il
pm Andrea Sorrentini, i carabinieri della compagnia di
Paternò e del comando provinciale di Catania.
La denuncia per stalking –
Fu proprio Luca Priolo ad essere denunciato dalla giovane
vittima per stalking il 3 ottobre
del 2013, ma a quell'episodio
non erano più seguite altre
segnalazioni. Il procedimento
era stato avviato dopo che il
giovane era entrato da una
finestra a casa di Giordana
di Stefano. Lui si era difeso
sostenendo di essere entrato
perché aveva visto un auto
sospetta fuori e voleva garantire la loro sicurezza. Nell'esposto però la 20enne segnalava comportamenti persecutori a suo danno, appostamenti e messaggi assillanti
da parte del 24enne, il quale
non era in grado di accettare
l’idea che la sua ex compagna
potesse avere altre relazioni.
Il procedimento è stato regolarmente incardinato dalla
Procura di Catania che ha
chiesto il rinvio a giudizio
dell'imputato. La prima udienza, proprio ieri, era stata rinviata perché l’avvocato dell’imputato aveva chiesto il ricorso a riti alternativi ipotizzando anche una bonaria risoluzione. La 20enne invece
non aveva nominato un avvocato, non dando seguito alla
sua segnalazione.
Dallo studio legale della famiglia Di Stefano confermano
comunque che l’intenzione
di Giordana era di rimettere
la querela. Ma ieri mattina
dal Gip lei non si è presentata.
E lui neppure: era già in fuga.
Contenzioso aperto per l’affido della figlia – Tra i due
tra l’altro c’era un contenzioso
aperto per l’affido esclusivo
della loro figlia. La giovane
aveva presentato la richiesta
e il padre della bimba si era
detto pronto ad accettare l'accordo se lei avesse ritirato la
denuncia per stalking presentata nel 2013. Secondo
fonti legali, lui avrebbe voluto
lavorare come guardia giurata
e aveva bisogno di chiudere
il fascicolo penale per potere
ottenere il porto d'armi.
Increduli gli amici – “Lui era
geloso, ma non violento. Lei
non aveva paura di lui e non
riusciamo a credere che sia
stato lui” hanno detto alcune
amiche di Giordana Di Stefano
ricordano, davanti alla caserma
dei carabinieri di Nicolosi, la
ventenne uccisa e il suo ex
convivente. “Lui in passato era
stato denunciato da Giordana
- ricordano Ester e Iole - ma
perché non sin rassegnava alla
fine della loro storia. La seguiva
continuamente. Ultimamente
si erano riavvicinati ma la loro
era una storia contrastata: si
lasciavano e si rimettevano in-
sieme spesso, fino a quando
lei non ha voluto più”.
Increduli anche gli amici del
24enne. “Non ci credo che
possa essere stato Luca - aggiunge Igor Licari - lui voleva
tornare con lei, le voleva bene.
Ho provato a chiamarlo al cellulare ma è spento da tempo.
Aveva comprato una Sim statunitense perché voleva andare a lavorare a New York”.
Barbara Fruch
Una donna muore
E Alfano ‘loda’ la legge
ennesimo omicidio
è avvenuto proprio
nel giorno in cui il
ministro dell'Interno Angelino Alfano ha lodato i
risultati ottenuto proprio
grazie alla legge. “Ho avuto il piacere di sottoscrivere, prima da ministro
della Giustizia, poi da ministro dell'Interno, le due
più importanti leggi del
nostro Paese contro lo
stalking”, ha detto Angelino Alfano intervenendo
in apertura del convegno
‘Stalking: ossessione criminale’ alla Scuola superiore di polizia, a Roma,
organizzato in occasione
della presentazione della
fiction “Stalker” di Mediaset Premium. Nei primi
sei mesi del 2015 in Italia
L’
si sono registrati 231 omicidi, il 9,41% in meno dello stesso periodo dell'anno passato; dei 231 omicidi, 74 hanno avuto vittime di sesso femminile, il
6,33% in meno. In calo,
sempre nel primo semestre del 2015, anche gli
atti persecutori, diminuiti
del 21,30%. “Gli ottimi risultati delle leggi contro
il femminicidio e la violenza di genere che sono
calati perché ha funzionato
il sistema di prevenzione
– ha detto il ministro – È
la dimostrazione di un lavoro ottimo, uno dei nostri
migliori risultati: lo
stalking è una persecuzione e come tale si deve
punire, ma si deve anche
prevenire e proteggere”.
ACQUE AGITATE AL COMUNE DI PESCARA
Liquami in mare, l’inchiesta dopo la denuncia di Fdi
Indagati per falso in atto pubblico e omissione di atti d'ufficio il sindaco, il vice e il dirigente del settore tecnologico
partito da Fratelli d’Italia la denuncia
che è sfociata nell’inchiesta della
procura della Repubblica di Pescara
sull’ordinanza del divieto di balneazione
dopo lo sversamento in mare di liquami
l’agosto scorso.
A finire indagano per falso in atto pubblico e omissione di atti d’ufficio, nei
giorni scorsi, era stato anche il sindaco,
Marco Alessandrini. Gli altri due indagati,
per gli stessi reati in concorso, sono il
vice sindaco Enzo Del Vecchio e il dirigente del settore tecnologico del Comune,
Tommaso Vespasiano. Già interrogato
quest’ultimo si è avvalso della facoltà
di non rispondere, mentre Del Vecchio
si è invece detto sereno dopo aver chiarito la sua posizione.
Al centro dell’inchiesta, la vicenda relativa
allo sversamento di circa 30 milioni di
metri cubi di liquami finiti nel fiume e in
seguito in mare, a causa della rottura
della conduttura di via Raiale, avvenuta
tra il 28 e il 29 agosto scorsi. L’ipotesi
investigativa è che, nonostante le ordinanze di divieto di balneazione e di
È
revoca dello stesso divieto di balneazione,
siano state entrambe emanate il 3 agosto,
quella di divieto sarebbe stata retrodata
al primo agosto.
E come riporta ‘Il Secolo d’Italia’ la denuncia è partita da Armando Foschi,
portavoce di Fratelli d’Italia a Pescara,
e da Berardino Fiorilli, promotore dell’Associazione Pescara mi piace. «Il vicesindaco e la maggioranza consiliare
Pd hanno tentato di rammendare il disastro politico-amministrativo del sindaco
Alessandrini sull’emergenza balneazione
ma hanno fallito – ha spiegato Foschi –
Nella Commissione Vigilanza abbiamo
scoperto che dal 28 al 29 luglio nel
fiume e nel mare sono finiti ben 30mila
metri cubi di liquami, stima in difetto,
ossia 30 milioni di litri di feci, anziché
25 milioni di litri, in appena 17 ore, e
che sono stati sversati 450 litri, e non
350 litri, di Oxystrong direttamente nella
rete fognaria per cercare di arginare il
danno. Confermata invece la mancata
comunicazione alla città circa il divieto
di balneazione, città che dunque ha nuo-
tato per tre giorni tra i liquami con
tutte le possibili e immaginabili conseguenze. In un Paese civile un Capo di
Stato si sarebbe dimesso per molto
meno: il sindaco Alessandrini e la sua
giunta sono stati incapaci di gestire
l’emergenza e la comunicazione dell’emergenza (materia altrettanto delicata),
quindi devono andare tutti a casa, dimissioni immediate».
A chiedere le dimissioni del sindaco è
anche il Movimento 5 Stelle. «È partita
un’inchiesta per comprendere se dietro
all’ordinanza emessa, ma mai pubblicata
dal sindaco ci sia, in realtà, il reato
ancora più grave di falso ideologico –
scrive la consigliera M5S Enrica Sabatini
– un’ordinanza, cioè, preparata ad hoc
due giorni dopo e poi retrodatata per
giustificare l’omissione iniziale. Il M5S
chiede al sindaco di fare chiarezza sull’ordinanza 'fantasma' e di rassicurare
la cittadinanza riguardo a un suo non
coinvolgimento nei fatti. Il sindaco tace,
tutto il suo gruppo vota compatto contro
la richiesta di sfiducia presentata, ma il
giorno dopo si scopre che il primo cittadino sapeva già da giorni di essere
indagato».
E lo scontro si è aperto anche in consiglio
comunale martedì, quando i consiglieri
di centrodestra che si sono presentati
in aula hanno abbandonato subito la
seduta in segno di protesta.
Dal canto suo, il primo cittadino si difende. «Io credo che un conto siano le
polemiche e le strumentalizzazioni politiche che si svolgono nell'Aula consiliare
e un'altra gli accertamenti da parte della
magistratura».
E sarà proprio quest’ultima ora a dover
chiarire i fatti.
11
8
Giovedì 8 ottobre 2015
CULTURA
PALOMBARA SABINA: IL FESTIVAL DEL CINEMA OSPITA “SANGUE SPARSO”
Il coraggio di raccontare certe storie
Sala piena e tanta commozione. Presente anche il sindaco Palombi e alcuni degli attori
di Emma Moriconi
l Festival più "piccolo" e più
bello d'Italia ha accolto "Sangue sparso" domenica scorsa a Palombara Sabina. Una
serata emozionante, una sala
piena di persone, un momento per
condividere emozioni e, per qualcuno, ricordi, lontani nel tempo ma
vicinissimi nei sentimenti. Quasi
due ore di incontro con il pubblico
presente in sala, un pubblico attento,
raccolto davanti allo scorrere di
tragedie che appartengono alla nostra storia: non solo a quella di una
generazione o di una fazione politica, ma all'Italia tutta. Tragedie che
hanno segnato per sempre le vite
di chi c'era, e che non vanno dimenticate. Ogni volta che partecipo
ad un incontro pubblico siedo in
sala e riguardo il film. Lo conosco
a memoria: l'ho scritto, l'ho diretto,
l'ho interpretato, ho seguito passo
passo la postproduzione, il montaggio, ogni più piccola fase della
sua lavorazione, ma lo rivedo sempre, insieme al pubblico che di
volta in volta si alterna nelle varie
sale in cui viene proiettato. Non
perché abbia bisogno di "rispolverarlo", ma semplicemente perché
credo sia giusto riveder scorrere
quelle vicende - che con tanta fatica
e sacrificio ho voluto raccontare su
uno schermo - insieme al pubblico.
È un momento di condivisione di
un dramma che ancora brucia nelle
coscienze.
"Ci vuole coraggio per raccontare
queste storie", dice il sindaco Alessandro Palombi. È più giovane di
me, questo sindaco, e - come me ha vissuto gli ultimi anni del Fronte
della Gioventù, quando il sangue
non scorreva più per le strade. Eppure in quelle storie ritrova se stesso, anche lui, come tutti noi: è la nostra storia, appartiene a tutti noi.
Ringrazio di cuore Alessandro Palombi per essere stato presente,
per aver sostenuto questa proiezione, per ciò che ha detto e per
aver portato con sé, al cinema, quasi
I
Il sindaco Alessandro Palombi e l’organizzatore del Festival Silvio Luttazzi
tutta la sua giunta. "Un amico mi ha
mandato un messaggio - ha detto
ancora, dopo la proiezione - è dovuto uscire dal cinema, non è riuscito
ad andare avanti, è troppo doloroso".
Lo so. Lo è per molti che quelle vicende le hanno sofferte sulla loro
pelle. E mi scuso ancora una volta,
riaprire quelle ferite è estremamente doloroso. Penso a Maurizio
Lupini, tra i tanti, che le ha riaperte
per raccontarmi cosa fu quella notte
ad Acca Larentia. Ha ragione il sindaco quando dice che per raccontare queste storie ci vuole coraggio.
Ma non il mio. Il vero coraggio lo
hanno dimostrato coloro che, come
Maurizio, non hanno esitato ad aprirmi il cuore per farmele vivere, quelle
storie, attraverso i loro ricordi.
Silvio Luttazi è ospitale, gentile e
affabile. Lo ringrazio per la deliziosa
ospitalità e per aver voluto sottolineare ancora una volta che a "Sangue sparso" il Mibac ha voluto dare
la qualifica di Film di Interesse Culturale. Ho voluto spiegare, a questo
proposito, che non è la mia sceneggiatura, o il mio film, ad averla
meritata. Sono quelle storie, piuttosto. Esse sono degne di essere
qualificate "di Interesse Culturale"
da questo Stato che per decenni le
ha ignorate.
E ringrazio Silvio anche per il momento comunitario che è seguito
alla proiezione: lo chef degli "Sga-
burrini" ha dato il meglio di sé.
Ho ripercorso con il pubblico presente in sala l'infinita Odissea vissuta
insieme agli altri - e in primis insieme alla produttrice Sabrina Virgili
- per riuscire a portare "Sangue
sparso" nelle sale italiane. Dal dolore
provato nel vedere quelle storie
prendere vita, scena dopo scena,
fino agli infiniti problemi per ottenere i permessi, nelle strade, nelle
piazze ... la fatica quotidiana, spirituale, mentale e fisica, le frustrazioni
nel constatare di essere soli a combattere una battaglia immensamente
più grande di noi.
E constatare che, nonostante tutto
e nonostante tutti, ce l'abbiamo fatta,
sapere che la volontà è davvero
più forte del fuoco, non è cosa da
poco.
In sala c'era anche qualcuno degli
attori che ha partecipato alla lavorazione del film. C'era Giovannino
Imperi, che ha interpretato il ruolo
di Saverio, e ha raccontato ai presenti con quale passione si è calato
nel suo personaggio. C'era Emilio
Mellone, nel suo doppio ruolo di
operatore di macchina e di attore,
un uomo che - tra l'altro - ha vissuto
quegli anni e che ha portato la sua
testimonianza anche domenica sera
a Palombara. C'era Flaminia Teodori,
che ha interpretato il ruolo di mia
sorella Lara: quando abbiamo girato
"Sangue sparso" Flaminia era sotto
esami, e non è mancata nemmeno
a un ciak.
Ogni giorno, da mesi, arrivano mail
e messaggi di persone che chiedono il dvd del film. L'Italia è un
Paese difficile, per certi aspetti, e a
volte fare anche la cosa più semplice
richiede molto tempo. Però ormai
ci siamo, il dvd è in lavorazione e
presto sarà disponibile. È un altro
passo che ci sentiamo di voler compiere affinché nessuna di quelle
storie venga più rinchiusa in un
cassetto, perché - come dice uno
dei protagonisti del film al termine
della pellicola - "sia da monito, affinché non vi sia più, mai più sangue
sparso".
LUCA ANDREINI E IL SUO SPETTACOLO “SCOMODO”
“Rumoroso silenzio” sulle minacce antifasciste
Il giovane autore e regista della pièce teatrale dedicata a foibe ed esodo al centro di intimidazioni dei “soliti noti”
quanto pare parlare di
foibe, per alcuni, è ancora tabù. Ne sa qualcosa Luca Andreini, studente
diciottenne, regista e scrittore
per passione, che sta mettendo
in scena la sua quarta produzione teatrale. Dedicata appunto alla tragedia che, alla
fine del Secondo conflitto mondiale, ha riguardato migliaia
di italiani.
Le prove di “Rumoroso silenzio” (questo il titolo dello spettacolo), che andrà in scena il
12 febbraio prossimo al teatro
Gavazzeni di Seriate, sono iniziate da una quindicina di giorni. Ed il giovane autore da
allora è stato fatto oggetto di
una serie di intimidazioni e
minacce. Sulla sua porta di
A
L’autore e regista dello spettacolo Luca Andreini
casa sono stati affissi fogli di
carta con su diverse scritte,
tra cui “Attenti all’arte ke fate”.
E a poca distanza, con la ver-
nice spray, un più esplicito
“Rumoroso silenzio fasci”. A
tutto questo si sono aggiunte,
nelle scorse ore, due missive
recapitate direttamente nella
cassetta delle lettere. Dentro
le buste, senza francobolli, cartine geografiche su cui erano
stati segnati “obiettivi” quali il
luogo in cui sarà rappresentato
lo spettacolo e il centro giovanile in cui si stanno svolgendo le prove. Come dire:
sappiamo dove trovarti.
La polizia, avvertita dell’accaduto, sospetta che gli autori
degli atti intimidatori siano da
ricercarsi nell’area del movimento antagonista. Che, ricostruisce il regista su Libero,
“non digerisce l’argomento
foibe anche se viene trattato
in modo narrativo”. Andreini
inoltre, commentando l’accaduto, dice che non se lo aspettava proprio: “non pensavo
che il tema potesse suscitare
queste reazioni. Non so fino a
che punto si potranno spingere, ma devo tutelare i ragazzi
che lavorano con me e anche
la mia persona”.
Non si spaventa dunque questo ragazzo appena diciottenne
che, oltre ad andare a scuola
(frequenta un istituto tecnico),
studia privatamente regia e
drammaturgia. Ed ha fondato,
a soli 15 anni, il “Teatro Nuovo”
di Bergamo.
Quanto al testo dello spettacolo
(che “è stato letto solo dal cast
e dai teatri che ci ospitano
per le prove”, dice Andreini),
si tratta di una storia d’amore
ambientata durante l’esodo,
che senza alcuna impronta
politica affronta stati d’animo
vissuti dagli esuli, come “la
ricostruzione dell’identità, la
perdita della famiglia e il senso
di nascondimento”. Temi che,
a quanto pare, danno ancora
fastidio a chi “inneggia alle
gesta infami dei partigiani titini
che hanno sterminato oltre 10
mila italiani”. Vale, a commento
di questa vicenda, un post
scritto da un lettore di uno dei
quotidiani che l’hanno riportata: “se tutto questo fosse stato
di segno opposto vi immaginate i sindacati e le autorità
‘democratiche e antifasciste’
quanta solidarietà avrebbero
dato al regista? Purtroppo –
conclude – a 70 anni dalla fine
della Guerra, l’odio è solo da
una parte”.
Cristina Di Giorgi
12
Giovedì 8 ottobre 2015
SOCIETA’
IN RUSSIA LA SCUDERIA TEDESCA FAVORITA, MA WILLIAMS E FERRARI CI PROVANO. ALONSO RECUPERA OTTIMISMO
A Sochi nuovo dominio Mercedes?
di Chantal Capasso
GUAI CON IL FISCO
iprende domenica 11 ottobre, sulla pista nei pressi
del villaggio olimpico di
Sochi sul Mar Nero in Russia, il Mondiale di Formula
1, due settimane dopo il GP di Suzuka che ha visto trionfare le Mercedes di Hamilton e Rosberg.
Il GP di Russia è quasi un inedito
del Circus: venne disputato per
un brevissimo periodo, soltanto
due volte, nel 1913 e 1914, sul circuito di San Pietroburgo; in seguito
la competizione venne abbandonata a causa dello scoppio della
prima guerra mondiale e della
Guerra civile russa, e non si disputò
più con l'avvento dell'Unione Sovietica. Dopo decenni di trattative
per far svolgere di nuovo una competizione di F1 in Russia, Bernie
Ecclestone ed il capo del Krasnodarsky Krai Development Technologies Sharing Centre, Mikhail Kapirulin, hanno firmato un contratto
per la disputa del GP a Sochi, località cara al primo ministro russo
Vladimir Putin.
Favoriti per il successo sono, come
consuetudine, i due piloti della Mercedes, in piena lotta tra loro per il
titolo mondiale anche se, con la vittoria di Suzuka, Lewis Hamilton ha
portato il suo vantaggio nei confronti
del compagno di squadra, Nico Rosberg, a 48 punti, mettendo una
seria ipoteca sul titolo iridato
In casa Ferrari, invece, si aspettano
una gara difficile. Lo ha ricordato a
Suzuka Maurizio Arrivabene: nonostante la decisione della Pirelli di
portare gomme morbide e supermorbide sia l’abbinata preferita
dalla SF15-T, il maggior grip sul
fronte meccanico che possono garantire le gomme verrà annullato
dalla scivolosità dell’asfalto, parti-
Max Biaggi
a giudizio
per evasione
R
rima la separazione dalla
moglie e adesso il rinvio a
giudizio per una presunta
evasione fiscale da 18 milioni di
euro. Davvero un periodo nero
per Max Biaggi, che per un’impennata di troppo finisce alla sbarra.
Dai sei titoli mondiali (quattro nella
classe 250 e due in Superbike) al
tribunale.
Davvero una parabola triste quella
dell’eterno avversario di Valentino
Rossi, che per una volta ha emulato
il suo illustre collega e ora sarà
costretto a difendersi. Già dal 15
settembre 2016, quando dovrà
comparire per la volta davanti al
giudice Bruno Costantini del tribunale in composizione monocratica di Roma e respingere le pesanti
accuse che gli contesta la procura.
Con i pm che puntano il dito contro
il fuoriclasse delle due ruote ritenuto “reo” di aver compiuto “atti
fraudolenti consistiti nel trasferire
la propria residenza nel principato
di Monaco e nell’affidare lo sfruttamento dei suoi diritti d’immagine,
derivanti dai contratti di sponsorizzazione con la Daniese spa, società di capitali con sedi a Londra,
Montecarlo e Madrid. Allo scopo,
fino a dicembre 2012, di sottrarsi
al pagamento delle imposte sui
redditi e sul valore aggiunto e
degli interessi e sanzioni amministrative relativi a dette imposte di
17.852.261,95 euro”.
P
colarmente ostico per la scuderia
di Maranello. «Ritornano per questa
gara le mescole soft e supersoft,
ma nonostante nelle precedenti tornate questa scelta ci abbia favorito,
dobbiamo affrontare Sochi con molta
prudenza perché ci aspetta un tracciato con basso livello di grip», spiega il capo ufficio stampa della Rossa,
Antonini.
Se in Ferrari giocano sulla difensiva
diverso è l’atteggiamento in casa
Williams. La scuderia britannica,
con Bottas e Massa, punta a giocare
il ruolo dei guastafeste, soprattutto
nei confronti della Rossa di Maranello, che per l’intero campionato
è stata l’unica antagonista delle
Frecce d’Argento. Lo scorso anno
la scuderia di sir Frank si prese,
con Bottas, giro veloce in gara, terzo
gradino sul podio e terzo posto in
qualifica.
Dopo il nervosismo messo in mostra
nell’ultimo Gp, in cui senza mezzi
termini ha definito il motore Toyota
della sua McLaren "da Gp2", Fernando Alonso recupera l'ottimismo,
anche se soltanto in una prospettiva
a lungo termine. «Tutte le nostre
speranze sono ormai riposte nella
prossima stagione - spiega -ma devono cambiare molte cose. La struttura del motore e tutto il resto, ad
esempio, ma io sono ottimista. Aspettiamo i primi risultati del prossimo
anno e vedremo». Per la stagione
in corso invece, l’ex ferrarista non
si aspetta grossi miglioramenti:
«Adesso dobbiamo solo avere pazienza e capire che nelle cinque
gare che rimangono non ci sarà
molto da fare - aggiunge - rispetto
agli altri abbiamo girato meno in
fase di preparazione, però a ogni
giro che completiamo impariamo
qualcosa di nuovo. Di sicuro a fine
stagione avremo raccolto molte informazioni utili».
Risultato non certo scontato per la
quarta edizione del GP di Russia
con una curiosità: nelle tre precedenti (1913, 1914 e 2014) ha sempre
trionfato una Mercedes (Suvorin,
Scholl e Hamilton). Tra Williams e
Ferrari chi interromperà questo dominio?
BENICIO DEL TORO DA OSCAR, VILLENEUVE REALIZZA UN CAPOLAVORO
Sicario: il bene e il male sono solo concetti relativi
La lotta al narcotraffico trascende l’ortodossia e ospita la vendetta
a parola “sicario”
nacque per definire
gli zeloti di Gerusalemme, assassini che davano
la caccia ai Romani, invasori
della loro terra”.
La pellicola si apre con questo
incipit, fornendo subito un’impostazione formale, desiderosa
di delineare un continuum con
il passato, quasi giustificando
l’origine e la figura stessa del
sicario, persona costretta da
necessità superiori a scegliere
un certo tipo di vita, di comportamento, di tragica esistenza, il cui modus operandi sia
figlio di esigenze tanto elementari come sopravvivenza
e protezione, quanto complesse in fatto di realizzazione, il
cui prezzo sia altissimo: la vita
altrui.
Questo il focus del film, ma
celato attraverso una storia
nella storia, in cui si scontri la
convinzione più forte per il rispetto delle regole per mantenere l’ordine, con la disillusione e il cinismo più scellerati
“L
per raggiungere lo stesso
obiettivo.
La brillante e diligente agente
dell’Fbi, Kate Macer, capitano
della Squadra sequestri, accetta di mettere la sua professionalità al servizio di una task
force che smantelli l’organizzazione responsabile dei sequestri e degli omicidi che
da sempre combatte, per porre fine a un fenomeno crimi-
nale che non riesce più a sopportare. È, però, inconsapevole
della linea grigia che divida il
bene dal male, scoprendo che
gli stessi siano titolari di una
dimensione relativa che oltrepassa l’assoluto.
Tra meeting pre-missione, presa in carico di un testimone
scomodo e sparatorie, il vortice
delle domande aumenta, specie soffrendo il peso di due
personalità tanto incomprensibili quanto oscure, come il
consulente capo della task force Matt Graver e l’ex procuratore Alejandro, personaggi
la cui condotta drammaticamente cruda e spietatamente
orientata alla finalizzazione
dell’incarico costituisca un contraltare alla natura idealistica
e ingenua della Macer, mai
abituata a ragionare in termini
machiavellici, lontana da un’ottica di fine-che-giustifica-imezzi, specialmente misco-
noscendo i mezzi e ignorando
il fine, per il quale comincia a
nutrire più di un dubbio.
Il capovolgimento narrativo nasce proprio da questi dubbi,
da cui prendono le mosse e si
articolano eventi che trascendano il concetto di giustizia,
ponendo più di qualche interrogativo etico cullato da una
colonna sonora impressionante,
che accompagna un’intensa
azione in cui non c’è mai convinzione, in cui piano piano si
palesa l’ambivalenza vittimacarnefice, dove la prima diventa
la seconda e viceversa in un
circuito che si autoalimenta
spezzandosi soltanto al prevalere di una delle due, che rompe il circolo vizioso e ristabilisce
i ruoli e un ordine, nuovo, fino
alla prossima volta.
Così, il simbolo di giustizia sveste i panni della stessa, indossando quelli di male necessario,
affinché questa sia garantita,
diventando male relativo che
debelli l’assoluto; ma l’interrogativo che la pellicola si pro-
pone di suggerire rimane: qual
è il male peggiore?
E mentre cresce la tensione,
giungendo al climax in un epilogo inesorabile, si è portati a
pensare che dietro tanta retorica
si celi solamente la legge del
più forte, quasi rispettando quel
principio di natura nobile, che
qui degenera: ubi maior minor
cessat.
La disillusione è la vera protagonista dello sceneggiato: fluttuante tra stacchi musicali sempre azzeccati e un montaggio
davvero supremo. Accompagna l’intera pellicola pervadendo il pubblico di una simulazione continua di azioni
ed eventi in funzione di una
dissimulazione altrettanto continua di obiettivi e risultati, che
trovano la loro realizzazione
nell’uomo nero Alejandro, la
cui introspezione è tanto profonda quanto vuota, perché
oltre una certa soglia, il dolore
trascende la disperazione e si
trasforma in indifferenza.
Lorenzo Cuzzani