la pinotti disarma i tornado. per ora
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la pinotti disarma i tornado. per ora
Anno IV - Numero 237 - Giovedì 8 ottobre 2015 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Riforme Migranti Femminicidio Opposizioni sull'Aventino Virata della Merkel: partono i rimpatri Ammazza l'ex: ha confessato a pag. 2 Di Giorgi a pag. 5 Fruch a pag. 10 IL SINDACO DI ROMA È TERRORIZZATO DALLA CACCIATA A FUROR DI POPOLO DAL CAMPIDOGLIO PER LE SUE GAFFE A RIPETIZIONE di Francesco Storace gnazio Marino comincia a fare pena. Terrorizzato dalla cacciata a furor di popolo dal Campidoglio, ieri sera si è manifestato piagnucolante e ha annunciato che restituirà tutto, chissà se lo farà a rate, e darà al cassiere del Comune la carta di credito che aveva in dotazione. Un particolare curioso, questo: sono stato presidente di regione e il privilegio del bancomat a spese della collettività non l’ho goduto... Vuoi o non vuoi, il sindaco di Roma è alla fine anticipata del mandato. Del resto, finora si era salvato proprio grazie a Mafia capitale. A dicembre 2014, quando scattarono retate a non finire, cessò lo stillicidio interno di partito, che fino alla settimana prima lo vedeva “processato” nelle riunioni della direzione romana del Pd persino dalla attuale moglie del ministro Franceschini, la consigliera comunale De Biase. Chiunque gli tirava pomodori nel partito e fuori. Poi, quasi provvidenziale, l’inchiesta. Abilissimo a schizzare il fango proveniente dai contributi elettorali di Buzzi e dalle foto compromettenti col capo della 29 giugno, Marino è passato da una gaffe all’altra con incredibile disinvoltura. Su un piatto d’argento, aveva ricevuto persino il dono del Giubileo a scansare le minacce sotterranee di crisi I dei compagni di partito o dei suoi sottoposti, oppure attaccando Alemanno, che l’accusa di mafia sul groppone se l’è tolta. Per le multe alla Panda rossa, Marino aveva parlato di intrusioni nel sistema informatico. Sulla storiaccia della sua Fondazione, la Imagine, e dell’impiegato “fedifrago” aveva asserito di essere la vittima e di aver denunciato lui il raggiro. E, nel fare queste spregiudicate operazioni mediatiche non ha esitato a usare letteralmente gli altri: Pignatone, procuratore capo della Repubblica, ha fatto tutto “grazie ai suoi esposti”. A Philadelphia lo attendevano come il messia per affrontare il problema dell’accoglienza papale, quando Roma affonda nel caos quotidiano. Sempre un passo dopo, mai uno prima, il destino, però, Marino se lo è cucito addosso da solo. Non è con questi gesti che si cancella l’onta. Alle polemiche per le sue improvvide (e segretissime) vacanze negli Stati Uniti, ha fatto seguito il tanto decantato viaggio a Philadelphia da cui è rientrato con il micidiale uno-due rifilatogli in pieno volto dal Papa prima e da monsignor Paglia poi. L’opposizione (e anche lo stesso PD) non hanno molto da fare: basta restare semplicemente seduti sulle rive del Tevere e assistere allo spettacolo del Sindaco che da solo si lega la pietra al collo e si butta a fiume. PENOSO Marino costretto a restituire i quattrini per le cene Ma è un tentativo disperato di riposizionarsi: si dimetta e basta provenienti da Renzi e dai famigli del premier. Ma è riuscito a farsi sbugiardare anche dal Papa.... Ora, le bugie sui conti, le cene pagate a commensali inventati. Nessuno lo sopporta più. Deve andare a casa. La mossa di ieri sera tenta disperatamente di riposizionarlo come uno che in fondo restituisce quat- trini non suoi. Ma la giostra finisce, suona l’ultimo giro, mi pare impossibile che possa salvarsi. Da Mafia Capitale ne è uscito scaricando tutti i fardelli sulle spalle ORE DI ANGOSCIA IL MINISTRO DELLA DIFESA NON CHIARISCE SULL’IMPEGNO MILITARE DELL’ITALIA CONTRO L’ISIS IN IRAQ ItalIano rapIto nelle FIlIppIne la pinotti disarma i tornado. per ora o re di angoscia per la sorte di un italiano, rapito ieri da un gruppo armato nelle Filippine. Secondo la ricostruzione fornita dalle autorità locali Rolando del Torchio (56 anni) è stato prelevato nel suo ristorante di Dipolog City da sette uomini che si erano finti clienti. Il gruppo ha caricato di forza del Torchio su un furgone bianco, dandosi alla fuga e puntando verso la costa, da dove si sono allontanati in fretta a bordo di un motoscafo mentre sulla zona stava ormai calando il buio. Del Torchio, originario di Angera (Varese), era arrivato nelle Filippine come missionario. Aveva poi dismesso la tonaca a fine anni Novanta, una scelta motivata anche dal turbamento relativo agli scandali di pedofilia che iniziavano ad emergere all’interno della Chiesa. Già in quel periodo da missionario, del Torchio aveva ricevuto minacce di morte per la sua difesa degli interessi degli agricoltori, e dopo aver accusato di disboscamento illegale alcuni potenti clan locali. Si segue anche la pista islamista. Gustavo Lidis di Robert Vignola ombe italiane? In Siria no, in Iraq forse, in Libia chissà. Con il sospetto che, se il popolo scoprirà che le sue forze armate sono schierati su qualche campo nel mondo, lo si debba scoprire dai giornali. Anche perché i chiarimenti sul caso sono giunti dal ministro Roberta Pinotti non già nell’aula del Parlamento, come le hanno chiesto un po’ tutti (e come prevede la Costituzione, a meno che nel frattempo non l’abbiano cambiata), ma in conferenza stampa. “L’Italia fa parte della coalizione anti-Isis in Iraq, anche perché il governo locale ha richiesto il nostro intervento: la situazione in Siria è diversa”, si è premurata di spiegare ai giornalisti la Pinotti, dopo l’incontro con il segretario alla Difesa statunitense, Ashton Carter. “Noi ci auguriamo non solo l’intensificazione degli sforzi anti-Isis - ha spiegato il ministro - ma anche che ci sia una transizione politica che consenta di avere una situazione diversa, riconosciuta e più chiara. In quel caso valuteremo, ad oggi la decisione dell’Italia resta quella di partecipare alla coalizione solo nell'area irachena”. B D’altronde, che a prendere il comando della situazione in Siria sia stata la Russia, con grande scorno degli americani, è un dato di fatto che non occorre un profondo analista di cose militari per chiarire. E tutto ruota proprio lì: cioè comprendere se l’Italia sarà o meno chiamata a un ruolo attivo, inviando i quattro tornado, in quel- l’escalation del conflitto contro l’Isis che la Nato, persa la faccia sull’altro fronte, vuole avviare per non smarrire anche in Iraq la sua sfera d’influenza. “Stiamo valutando eventuali nuove necessità che possano venire dalla coalizione e dal governo iracheno ma nessuna decisone verrà presa senza il coinvolgimento del Parlamento”, assicura così la titolare della Difesa. Secondo la quale la maggiore determinazione chiesta da Baghdad nella lotta allo Stato Islamico “è un obiettivo che condividiamo, stiamo valutando nuovi e diversi assetti ma non c’è un orientamento preso dal governo. Se ci fosse l’avremmo già comunicato alle Camere e non in conferenza stampa”. Poi, la Libia. “Nessun collegamento o retropensiero con la richiesta di leadership per un'eventuale missione in Libia”, cose che "non sono connesse”. Mentre sull’Afghanistan “l’impegno assunto dall'Italia di sostenere anche finanziariamente le forze armate locali è un pezzo importante della costruzione del futuro. Stiamo valutando la situazione sul terreno, ad oggi non ci sono decisioni nuove e diverse ma abbiamo un appuntamento con i nostri alleati per valutare”. Ecco, l’importante è avere le idee chiare. O no? 2 Giovedì 8 ottobre 2015 ATTUALITA’ TANTI COLPI DI SCENA ANCHE IERI ALLA DISCUSSIONE IN SENATO, MA LA MAGGIORANZA TIENE L’opposizione salta di colle in colle La Lega sale sull’Aventino, poi col resto delle opposizioni firma l’appello al Quirinale Forza Italia vota col Pd contro le modifiche all’articolo 17. Minoranza dem, nuova tregua di Robert Vignola pposizioni in soccorso del governo, opposizioni sull’Aventino. È una legislatura che, per rubare le parole a Ennio Flaiano, versa in una condizione grave, ma non seria. E che sta comunque portando avanti riforme epocali, non già sul piano economico e sociale, che è ciò che più servirebbe in questo momento al Paese, ma su quello delle regole del gioco politico. Ieri, in Senato, un’altra giornata di passione, nel senso evangelico del termine. Con la maggioranza che è riuscita sempre a mantenersi sopra l’asticella del quorum necessario per proseguire nell’approvazione dei vari articoli del ddl Boschi. Vacilla ma regge, il giocattolo di Matteo Renzi, alla prova da tanti attesa. Una volta perché arrivano i voti di Forza O Italia, un’altra perché la minoranza dem smette di abbaiare (perché a mordere non ha mai iniziato), sempre con l’Ala protettrice di Verdini e qualche volta pure con una mano dei senatori di marca tosiana. E dire che nei primi voti segreti di giornata (sugli emendamenti all’articolo 12) il conto era sceso sotto quota 150, precisamente a 143 e 144, tra i risultati più bassi da quando si è cominciato ad esaminare il testo. Un campanello d’allarme parzialmente rientrato con le successive chiamate che hanno portato all’ok degli articoli 12,13, 14 e 21 con numeri più ampi. Nel pomeriggio infatti, dopo la pausa, si è avuta la schiarita. Da una parte 30 senatori di Forza Italia hanno votato con la maggioranza esprimendo parere contrario all’emendamento all’articolo 17. Dall’altra la fumata bianca dentro al Pd, con una “tregua” firmata dalla minoranza e il ritiro degli emendamenti dei senatori Gotor e Chiti all’articolo 21, quello sulle mdalità di elezione del Presidente della Repubblica. Solo Corradino Mineo ha mantenuto la posizione. Tuttavia, la tensione resta alta. Le opposizioni (M5S, Sel, Forza Italia e Lega Nord) alzano il tiro contro la riforma costituzionale e hanno alla fine stabilito di scrivere una lettera al presidente della Repubblica Mattarella per ribadire la “mancanza di confronto” nell’impostazione che il governo ha dato alla riforma. “Questa riforma nasce e si conclude tutta all’interno di un solo partito” e consegnando “a una singola lista un’ampia maggioranza in Parlamento”, in ciò delineando “un possibile deficit democratico”. Arriva anche l’annunciata bordata contro Pietro Grasso: le opposizioni rilevano “il venir meno del ruolo di arbitro super partes del presidente del Senato”. Ma c’è anche un giallo su possibili ripercussioni anche da un punto di vista del merito, laddove i gruppi parlamentari di minoranza lamentano dipingono il testo come “non privo di errori materiali, incongruente nelle sue diverse parti e in aperta contraddizione” con i principi fondamentali richiamati dalla Consulta. IL SENATORE VERDINIANO SOSPESO GIURA SULLA SUA INNOCENZA ED ENTRA IN SCIOPERO DELLA FAME D’Anna dopo i gestacci si chiude la bocca rima i gestacci, ora la svolta “pannelliana” dello sciopero della fame. Questa la misura che intende adottare il senatore Vincenzo D’Anna, portavoce del gruppo Ala (Alleanza Liberalpopolare-Autonomie), sospeso insieme al collega Barani per cinque giorni dopo il poco elegante gioco del mimo cui ha dato vita l’altra settimana a Palazzo Madama. “Entrerò in sciopero della fame. E lo farò fino a quando non avrò avuto soddisfazione e non mi sarà resa giustizia all''indomani della gogna mediatica alla quale mi ha esposto la superficiale, non regolamentare e avventata decisione del presidente del Senato”. P Tutti contro Grasso, insomma: persino il verdiniano che giura sulla propria innocenza: “Quanto ho ripetutamente affermato finora è vero”, rivendica D’Anna, che cita il filmato messo in onda durante la trasmissione “Striscia La Notizia” nel quale “dal palese esame del labiale, emerge chiaramente quel che ho sempre detto circa le frasi e i gesti da me prodotti in Aula:quei gesti mimavano quelli poc’anzi provocatoriamente rivolti dalla senatrice Lezzi del M5S, nei confronti dei senatori Falanga e Barani”. “L’intransigente difesa della mia onorabilità mi impone di chiedere con forza al presidente del Senato Pietro Grasso, l’esibizione di tutti i filmati a sua disposizione. Filmati che riprendono l’Aula nella seduta pomeridiana di venerdì scorso, ivi compresi quelli delle telecamere di sicurezza posti alla sua esclusiva disponibilità”, chiede il senatore di Ala. “Alla richiesta di tali filmati da parte di diversi componenti del Consiglio di Presidenza - spiega ancora D’Anna - Grasso ha ufficialmente dichiarato di averli visionati personalmente e di non avervi rinvenuto alcunché di provocatorio da parte del M5S. Tale affermazione è falsa. Impegno quindi l’onore della seconda carica dello Stato, ad accertare, come suo dovere, i fatti nel loro reale contesto e dimensione e a rendere pubblici, sia ai senatori che alla stampa, tali filmati”. Non solo: “rinuncio al contempo- continua D’Anna- alla rivendicazione dei miei diritti di senatore e non presenterò alcuna istanza o memoria difensiva per ottenere la revoca della sanzione inflittami (come da qualche parte pure mi si suggerisce): fino a quando il Consiglio di Presidenza e successivamente la stampa, ovvero la pubblica opinione, non saranno stati resi edotti sui filmati di cui innanzi, entrerò in sciopero della fame”, la sua conclusione. R. V. LA COMUNICAZIONE È ARRIVATA DURANTE IL VERTICE TRA L’AMMINISTRAZIONE E I SINDACATI IN PROGRAMMA IERI AL VIMINALE Giubileo: arrivano i “rinforzi”, appena 500 poliziotti di Giuseppe Sarra na manciata di poliziotti, e l’Italia continua a soffiare sul fuoco dell’indifferenza a due mesi dal Giubileo. Il livello di allerta è alto, assicura il ministro Alfano; peccato però che la polizia e il Viminale - secondo quanto emerso nel vertice di ieri tra l’amministrazione e i sindacati - hanno previsto di rinforzare Roma con appena 500 agenti, al massimo ne arriveranno 700, “freschi” del corso di formazione. Giovani e inesperti, alle prese con una delle prove della vita: garantire la sicurezza al Giubileo della Misericordia, sotto l’attenzione degli 007, minacciato dai tagliagole dell’Isis. Eppure il questore di Roma, Nicolò D’Angelo, se ne aspettava almeno 1800. Niente da fare, il governo ne ha mandati meno di un terzo. Hai voglia a sgolarsi il U questore… Agenti di primo pelo, catapultati in un evento mondiale in cui sono previsti fino a 30 milioni di pellegrini. “Si ha l’impressione - ha spiegato un addetto ai lavori al Giornale d’Italia - che il governo pensi più ai numeri rispetto alla qualità”. Sì, perché - è un dato di fatto - si tratta di donne e uomini con pochissima esperienza sul campo. Ma un altro punto dolente, che riguarda tutti i poliziotti, è la for- mazione sul fronte antiterrorismo. Non è stato previsto nessun corso ad hoc, ovviamente per carenza di fondi. L’addestramento dei poliziotti risale così a quello degli anni ’70. Basti pensare che solo 300 persone tra istruttori e agenti del Nocs (Nucleo operativo centrale di sicurezza) sono stati addestrati per il tiro dinamico e selettivo. Gli altri vengono preparati con il cosiddetto “tiro lento e mirato su un bersaglio fermo”. Ecco, queste sono le contromisure dell’Italia alla minaccia del terrorismo internazionale. Nonostante i servizi segreti continuano quotidianamente a comunicare la massima allerta, confermata anche ieri dal capo del Viminale. Non c’è certezza, invece, sulla quantità di militari impiegata, che non sarà superiore a quella destinata per la polizia. “Arriveranno altri poliziotti e militari, lo scopo è rendere Roma sicura ma vivibile, non vogliamo una città militarizzata”, ha spiegato il ministro Alfano parlando del Giubileo. Omettendo, forse se ne sarà dimenticato, la grave carenza in organico che pende come una spada di Damocle sui commissariati, sul nucleo volanti e sugli altri reparti. Per non parlare delle condizioni in cui versano sia i mezzi che le dotazioni. Come sopperire? “Abbiamo un Comitato di analisi strategica antiterrorismo che si riunisce una volta alla settimana per discutere della sicurezza del Paese”, ha sottolineato il ministro. Basteranno le misure del protocollo per assicurare un livello medio-alto di sicurezza? “Assolutamente no”, sostengono i beninformati. Dei 500 rinforzi, molti saranno impiegati presso la questura capitolina; in pochissimi quindi andranno a sopperire le lacune di personale nei commissariati. Tra i punti ritenuti sensibili c’è ovviamente il Vaticano, di cui Il Giornale d’Italia si è già occupato in passato. In Piazza San Pietro ci sono appena 16 poliziotti per ogni turno, già pochi di per sé. Il turno di notte, dalle 19 alle 7 del mattino, è invece coperto solo da 4/5 agenti, spesso coordinati da un assistente capo per la mancanza di un ispettore o un sottufficiale. Mancano sessanta giorni all’inizio dell’anno giubilare. Il tempo scorre e le lacune restano. E le 500 nuove leve sembrano davvero insufficienti… Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore roberto Buonasorte Capo Redattore Igor traboni Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] -----------------Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 286 del 19-10-2012 3 Giovedì 8 ottobre 2015 ATTUALITA’ IL PD PRESENTA UN “CIRINNÀ-BIS” CHE NON CAMBIA LA SOSTANZA MA SOLO QUALCHE TERMINE Unioni civili, alfaniani alle strette Intransigenti i dem, compresa l’ala cattolica, sempre più desiderosi di rompere con Ncd SOLLECITATO UN MAGGIORE IMPEGNO Il Papa al mondo politico: “Più peso alla famiglia” entre i padri sinodali vanno avanti nella trattazione di argomenti anche spinosi, ma non prioritari, come è stato ribadito nelle ultime ore, Papa Francesco ha di nuovo parlato della famiglia naturale, nel corso dell’udienza del mercoledì. “La famiglia – ha detto Bergoglio - apre per l’intera società una prospettiva ben più umana: apre gli occhi dei figli sulla vita – e non solo lo sguardo, ma anche tutti gli altri sensi – rappresentando una visione del rapporto umano edificato sulla libera alleanza d’amore. La famiglia introduce al bisogno dei legami di fedeltà, sincerità, fiducia, cooperazione, rispetto; incoraggia a progettare un mondo abitabile e a credere nei rapporti di fiducia, anche in M l partito democratico prova a forzare i tempi sulle unioni civili e, con una mossa un po’ a sorpresa, ha presentato un’altra proposta, un nuovo 'testo Cirinnà', in pratica una riformulazione del vecchio testo, già al centro di tante polemiche, ma che cambia poco la sostanza del contenuto e che potrebbe portare ad una clamorosa rottura tra i Dem e l’ala centrista della maggioranza di governo. Il testo è stato già depositato e confermerebbe il suo impianto originario, introducendo solo piccole per accogliere alcune delle I istanze dell'anima cattolica del Pd, la stessa che comunque, salvo rare eccezioni, fin qui non si era battuta più di tanto contro la Cirinnà. Tra queste, l’introduzione della formula "formazioni sociali" in tema di unioni civili, ma composte anche da persone dello stesso sesso, legate da vincoli affettivi. Confermata invece la parte già criticata dal Nuovo centrodestra, atteso ora al varco: accettare la Cirinnà-bis o rompere e uscire dall’alleanza? Tra i ‘no’ pronunciati a Ncd c’erano quelli sulla pensione di reversibilità e sulla possibilità di adottare il figlio naturale del convivente, che però sarebbero stati riproposti identici in questo testo, per volere dell’ala più intransigente del Pd, quella cioè che nel ddl unioni civili vede anche il grimaldello per far saltare l’accordo di governo con gli alfaniani. Il "Cirinna-bis" è stato firmato da tutti i componenti Pd della Commissione Giustizia e dovrà comunque fare un passaggio in Commissione prima di arrivare in Aula anche insieme agli emendamenti già approvati e al vecchio testo base a cui dovrà essere abbinato. Ma i mal di pancia sono tanti, come detto: per Maurizio Lupi, presi- dente dei deputati di Area popolare, "la nuova versione del ddl Cirinnà sulle unioni civili è una inaccettabile forzatura di cui non comprendo il senso. Il Pd, avallandola, sta sprecando un'occasione, non quella di ottenere una legge purchessia con maggioranze spurie, ma di fare insieme una buona legge. Introdurre tensioni nella maggioranza continuando ad alzare asticelle divisive non è un buon servizio né al governo né al Paese". E il presidente dei senatori di Area popolare Ncd-Udc, Renato Schifani aggiunge che "sul tema delle unioni civili registro un'inopportuna quan- INFELICE “BATTUTA” DEL COMICO GENOVESE, CRITICATO DA INTERNAUTI E POLITICI Crozza “condanna” i marò in tv Ma fa piangere, altro che ridere Stupisce anche l’avallo ricevuto da parte del conduttore Giovanni Floris l comico Maurizio Crozza finisce nel vortice delle polemiche per questa ‘battuta’, pronunciata l’altro ieri sera nel corso della trasmissione ‘diMartedì’ su La 7: “L’ultima volta che dei militari italiani hanno sparato… abbiamo ucciso due pescatori in India”. Una sortita che ieri ha fatto ribollire di rabbia la Rete e non solo i profili dei social network dedicati a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, con numerosi commenti contro il comico genovese, già idolo della sinistra radical-chic e ora dato in progressivo avvicinamento ai grillini ma con un occhio attento anche alle evoluzioni politiche di Maurizio Landini. Crozza ha inserito il passaggio, di pochi ma sconvolgenti secondi, sui marò nell’ambito di una parodia sull’intervento militare dell’Italia in Iraq. “Noi non siamo fatti per mostrare i muscoli – ha detto Croz- I za -. Non è nel nostro Dna”. Quindi, la sconcertante frase sui marò che abbiamo riportato all'inizio, seguita da un “cazzo, non siamo capaci”, e in sottofondo arrivano le risate del pubblico in studio, compresa quella che si intuisce abbastanza chiaramente appartenere a ‘giova’ Giovanni Floris, il conduttore della trasmissione. Evidentemente anche lui pronto a condannare i suoi connazionali, ancora in attesa di un regolare processo da parte dell’India. Dure anche le reazioni politiche, ovviamente provenienti da una sola parte: Elio Vito, deputato di Forza Italia e membro della Commissione Difesa, ha twittato: "I marò sono innocenti, ingiustamente trattenuti e detenuti dall’India da 1.326 giorni, non meritano ironie, battute ed offese da parte di Crozza". Per Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia e già ministro della Di- fesa: "Io che sono un amante della satira e che apprezzo l’ironia e la capacità graffiante di Crozza, non ho dubbi nel condannare senza mezzi termini la sua inaccettabile frase sui marò oltre che in generale la sua opinione sulle nostre Forze armate. Si tratta di “fuoco amico”, che colpisce alle spalle chi già sta pagando senza alcuna colpa la ignavia dei nostri governi". Igor Traboni condizioni difficili; insegna ad onorare la parola data, il rispetto delle singole persone, la condivisione dei limiti personali e altrui. E tutti siamo consapevoli della insostituibilità dell’attenzione famigliare per i membri più piccoli, più vulnerabili, più feriti, e persino più disastrati nelle condotte della loro vita. Nella società, chi pratica questi atteggiamenti, li ha assimilati dallo spirito famigliare, non certo dalla competizione e dal desiderio di autorealizzazione”. Da qui l’appello alla politica a fare di più: “non si dà alla famiglia il dovuto peso – e riconoscimento, e sostegno – nell’organizzazione politica ed economica della società contemporanea”, ha sottolineato il pontefice. to intempestiva accelerazione, soprattutto in un momento in cui il Senato e le forze parlamentari, specie quella della maggioranza, sono impegnate nel trovare un equilibrio ed un'unità per portare a compimento la riforma della Costituzione. Mi auguro che questa nuova proposta sarà oggetto di confronto e dibattito all'interno delle opportune sedi parlamentari. Affinché anche in Italia si introduca una disciplina per le unioni civili, ma che non sia il risultato di forzature e che tenga conto delle diverse sensibilità presenti sul tema nel Ig.Tr. Paese". IERI IN QUESTION TIME ALLA CAMERA Greta e Vanessa, la Boschi non “riscatta” la figuraccia onti tutte da verificare”. Così il ministro Maria Elena Boschi, in virtù della sua delega ai rapporti col Parlamento, ha bollato la notizia tornata a circolare circa il riscatto milionario pagato dallo Stato per la liberazione delle volontarie Greta e Vanessa, rilasciate ad inizio anno dopo una detenzione di mesi in Siria, dove erano finite in mano alle milizie armate facenti parte delle cosiddette “opposizioni” ad Assad. La risposta è giunta in seguito ad una question time avanzata dal deputato della Lega Nord Gianluca Pini, con la Boschi che ha risposto: “il documento appare originato in una zona che sfugge a istituzioni riconosciute, non deriva quindi da fonti giudiziari siriani. Sarebbero congetture circolanti in loco e riprese da alcuni media”. Non esattamente una smentita, insomma. Con l’oggettivo imbarazzo di vedere un ministro leggere una nota in cui non riesce a dire se lo Stato abbia o meno pagato. Tanto che il deputato promette battaglia. “Siamo passati dal ''sono totali illazioni'' del ministro Gentiloni “F di mesi fa, al ''sono congetture di fonti da verificare'' del ministro Boschi: una parziale, ma significativa marcia indietro, che di fatto il porta il governo a vacillare sulle scomode verità della vicenda delle due false cooperanti; a questo punto riteniamo sia doveroso un passaggio alla Procura di Roma perché svolga delle indagini puntuali visto che il governo non intende rispondere chiaramente. L’imbarazzo provato dal ministro Boschi nel leggere una nota preparata dalle amministrazioni evidenzia che qualcosa di vero in tutta la vicenda c’è. Non a caso il ministro ha citato il Copasir, richiamando di fatto non tanto una responsabilità del ministero degli Esteri quanto una volontà diretta di Palazzo Chigi che gestisce i R.V. Servizi”. 4 Giovedì 8 ottobre 2015 ATTUALITA’ CLAMOROSA MANIFESTAZIONE DEGLI UNIVERSITARI CONTRO I TAGLI A VARIE FORME DI BENEFICI E INCENTIVI Borse di studio, blitz al Ministero UNIVERSITÀ/2: DOPO LA PROTESTA Convocato un confronto per “misure correttive” stato convocato per venerdì 16 ottobre dal ministero un tavolo di confronto per la cosiddetta “emergenza Isee". A discuterne saranno i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, dell''Andisu e del Consiglio nazionale degli studenti universitari. "Accogliamo positivamente la decisione di avviare questo tavolo di gestione dell''emergenza, che chiedevamo da tempo", ha detto Jacopo Dionisio, coordinatore nazionale Unione degli Universitari che sottolinea la necessità di studiare "misure correttive" per arginare "i tanti danni già prodotti dall'introduzione del nuovo Isee". Per il coordinatore, prioritari sono ulteriori finanziamenti, un innalzamento immediato delle soglie Isee ed Ispe ed un accordo con le Regioni per l'emanazione di nuovi bandi accessibili agli studenti esodati per il nuovo Isee o È litz ieri mattina davanti al Ministero dell'Istruzione da parte dell’Unione Universitari, per protestare contro il taglio alle borse di studio e ad altri benefici, dopo l’uscita delle prime graduatorie territoriali sulla base dei nuovi calcoli ISEE. Oltre allo striscione recante la scritta "esodati dalle borse, non beneficiari di futuro" erano presenti studenti con delle maschere bianche, a simboleggiare i cosiddetti esodati, gli idonei non beneficiari e tutti quegli universitari che, a causa di un sistema giudicato restrittivo e penalizzante, sono scomparsi dal circuito del diritto allo studio. Dichiara Ja- B copo Dionisio, coordinatore nazionale dell''Unione degli Universitari: "Nonostante i nostri avvertimenti, il Ministero e le Regioni non stanno dando risposte adeguate all'emergenza ISEE. Pretendiamo l'immediata convocazione di un tavolo di gestione dell'emergenza, che coinvolga il Ministero e tutti gli attori coinvolti, in particolare il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari, per poter lavorare a soluzioni condivise, anche se, per ora, tampone. Si deve necessariamente ripartire dallo stanziamento di consistenti finanziamenti strutturali, a cui deve seguire una rivisitazione dei criteri economici e l''emanazione di nuovi bandi per la con- cessione dei benefici del diritto allo studio". E domani gli studenti saranno di nuovo in piazza: “Saremo protagonisti di questa mobilitazione, non soltanto perché vogliamo risposte concrete alle tante emergenze che attanagliano il diritto allo studio italiano, a partire dall'ISEE e dalla piaga degli idonei non beneficiari, ma anche perché vogliamo un sistema d'istruzione che sia, ad ogni livello, inclusivo ed accessibile per tutti. La soluzione è ripartire proprio dal diritto allo studio, un diritto costituzionalmente garantito, ma che oggi sembra un privilegio per pochi. Un dato emblematico è il numero di studenti che usufruiscono di una borsa di studio nei vari paesi europei: nell'anno accademico 2013/2014 erano solo 137.487 in Italia, contro i 322.753 della Spagna, i 423.842 della Germania e i 639.884 della Francia. Solo uno studente italiano su dieci ha diritto alla borsa di studio e la situazione è destinata CONFERMATA LA FUGA A BOLOGNA DEL FIGLIO PREDILETTO DEL PRESIDENTE TURCO Erdogan junior nell’occhio del ciclone Per la stampa di Ankara sarebbe corso in Italia per paura di essere arrestato nell’inchiesta sulla Tangentopoli che starebbe per riaprirsi. Ma lui respinge le accuse: “Non sono un codardo” a fuga in Italia è confermata. Se è dovuta dalla paura di essere arrestato in patria, non si saprà mai. La certezza è che Bilal Erdogan, figlio del presidente turco, s’è trasferito insieme alla sua famiglia a Bologna. “Per riprendere gli studi alla John Hopkins University”, ufficialmente. Ma la stampa turca lo accusa di essere scappato alla luce della incerta situazione politica a meno di un mese dalle elezioni politiche che potrebbero significare la fine dell’egemonia del primo ministro di Ankara. Ma soprattutto di avere grande timore di una possibile riapertura dell’inchiesta sulla Tangentopoli che lo ha visto coinvolto. Secondo indiscrezioni il cerchio si sta stringendo intorno al premier il quale non solo resiste, ma continua a parlare di un “gioco sporco” manovrato da poteri interni e internazionali. Eppure il suo figlio prediletto rischia grossissimo. Per questo motivo il teorema della ripresa del dottorato che aveva iniziato nel 2007, di cui gli mancherebbe solo la tesi finale, non regge granché. A quanto pare si tratta di un impegno che gli garantirebbe L Alla polemiche in patria Bilal Erdogan ha risposto che “solo i codardi scappano. Quando finirò il mio percorso di studi sotto le Due Torri ritornerò nel mio Paese e vivrò là fino al mio ultimo respiro. Sono arrivato qui alla fine di agosto e completerò il mio percorso di formazione entro 18-24 mesi”. Rimangono però i dubbi per una fuga piuttosto misteriosa. Non si spiega il tempismo. Visto che ha iniziato il dottorato a Washington salvo poi interromperlo in Italia nel 2012. “Per via di gravi problemi di salute”, la giustificazione. Sono passati tre anni da allora. Oltre mille giorni in cui Erdogan junior non ha palesato alcuna fretta nel voler concludere il suo percorso universitario. Federico Colosimo per l'Ispe. "Il tavolo di confronto è un primo passo in avanti e tramite il Cnsu porteremo le nostre proposte per tutelare al meglio gli studenti in questa difficile fase. Continueremo a vigilare e a denunciare questa situazione di emergenza fino a quando la situazione non sarà risolta". a peggiorare drasticamente con il nuovo ISEE. E' necessario investire sul diritto allo studio, strumento principale per abbattere la disuguaglianza nelle opportunità, che purtroppo caratterizza la condizione studentesca nel nostro Paese", conclude Dionisio. GLI ANNUNCI DI RENZI DOPO LA CONDANNA RIMEDIATA LO SCORSO ANNO DALL’EUROPA SONO RIMASTI TALI Quel reato di tortura sepolto e dimenticato Da Strasburgo in arrivo nuove sanzioni ennesima condanna rimediata lo scorso anno dalla Corte Europea dei diritti umani, che ha punito l’Italia non solo per quanto commesso da parte della polizia la notte del 21 luglio 2001 - al termine del G8 di Genova - nei confronti di uno dei manifestanti, ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura, non è bastata. Se non a far riempire la bocca del premier che, attraverso i suoi soliti annunci trionfalistici, lo scorso aprile ha promesso l’introduzione di un crimine che continua a essere un miraggio. Nonostante tutti i buoni propositi di governo e Parlamento, la legge è ferma ormai da oltre cinque mesi al Senato. Con la politica che – come sottolineato a l’Espresso da Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – continua con la sua “estenuante melina finalizzata a spedire la norma in soffitta”. Silenzio assoluto su un tema non più rinviabile che molti esponenti del Palazzo sembrano voler “archiviare”. Eppure la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura del 1984, ratificata dal nostro paese quattro anni dopo, prevede che ogni stato si adoperi per perseguire penalmente quegli atti barbari delineati all’articolo 1 della L’ un permesso di soggiorno in Italia per due anni. Avendo così tutto il tempo per seguire attentamente l’evolversi di un’inchiesta gigantesca sulla corruzione che ha prodotto una ondata di arresti. Con la seconda ordinata dal procuratore che ha portato ad una clamorosa iniziativa della polizia locale, che s’è rifiutata di eseguire le direttive della magistratura. Jacopo Dionisio Convenzione stessa. A quattordici anni dal massacro avvenuto nella caserma di Bolzaneto, molti dei responsabili di gravi violazioni dei diritti umani sono sfuggiti alla giustizia e in Italia mancano strumenti idonei per prevenire e punire efficacemente le violazioni. Occorrerebbe dunque colmare le lacune esistenti al più presto. Ma evidentemente all’interno delle istituzioni c’è chi non la pensa in questo modo. E così dall’Europa potrebbero arrivare presto nuove sanzioni pesantissime per violazione dei diritti umani oltre che per maltrattamento dei detenuti.. Le procedure aperte alla Corte Ue dei diritti umani contro l’Italia - e solo nel 2014 - hanno superato quota 10.000, per circa 30 milioni di euro. Trattasi di masochismo. Visto che lo scorso anno Pantalone ha sborsato oltre 29 milioni (71 nel 2013) che si aggiungono ai 5 già spesi “per l’esecuzione delle sentenze”. Ma chi di dovere se ne frega. Restiamo i detentori di un vergognoso primato, quello della violazione dei diritti umani, che non genera le reazioni sperate nemmeno quando le condanne arrivano da lontano. Marcello Calvo 5 Giovedì 8 ottobre 2015 ESTERI I PIANI DELL’UNIONE EUROPEA PER FRONTEGGIARE IL PROBLEMA Caos migranti, rimpatri e lotta ai trafficanti Prossima la partenza di quattrocentomila clandestini che non hanno ottenuto il diritto di asilo e l’avvio della seconda fase di “Eunfavor Med” di Cristina Di Giorgi Unione europea sta per mettere in atto un “piano segreto”per l’espulsione di oltre 400 mila migranti che, entrati in Europa nella prima metà del 2015, non hanno ottenuto lo status di rifugiati. E’ quanto rivela il quotidiano britannico “The Times”, secondo il quale i vertici dell’Ue avrebbero elaborato un progetto in base al quale, nelle prossime settimane, si provvederà ai rimpatri. In attesa dei quali gli Stati Ue potranno ricorrere alla detenzione preventiva dei “migranti economici” per prevenire la loro fuga, come accade in circa il 60% dei casi. Bruxelles, secondo il quotidiano britannico (che ha dedicato alla notizia ampio spazio anche sul suo sito web), potrebbe anche minacciare i Paesi di partenza che si rifiutassero di accettare i rimpatri dei loro cittadini (tra essi Niger, Mali, Somalia, Etiopia ed Eritrea) di restrizioni in termini di sostegno economico, partnership commerciali e accordi sui visti. Secondo il piano, inoltre, i Paesi europei che non rispetteranno le indicazioni sui rimpatri rischiano di subire l’avvio di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea. E sempre per quanto riguarda la L’ questione migranti, è iniziata la seconda fase della missione navale militare europea nel Mediterraneo meridionale (Eunfavor Med) per il contrasto ai trafficanti di esseri umani, con funzione di ricerca e sequestro di navi usate per il trasporto dei migranti dalle coste del Nordafrica all’Italia. A tal fine, sei imbarcazioni - una portaerei italiana, tre fregate (francese, britannica e spagnola) e due navi tedesche - sono già state schierate in acque internazionali, davanti alle coste libiche. Ed altre, da Belgio, Regno Unito e Slovenia, dovrebbero essere dislocate nell’area entro la fine di ottobre. “Fino a oggi la missione, guidata dall’ammiraglio italiano Enrico Credendino, ha svolto operazioni d’intelligence – ricorda l’Internazionale - attraverso satelliti, droni, intercettazioni elettroniche, in preparazione alle fasi successive dell’intervento”. Da questo momento in poi la flotta internazionale impiegata nell’operazione potrà ef- GUERRA IN SIRIA Le truppe di Assad danno il via a un’offensiva di terra P della provincia di Hama. A proposito dei raid russi, ieri si è nuovamente fatta sentire la Turchia. “Secondo le informazioni militari che abbiamo ricevuto, la Russia ha condotto 57 operazioni aeree, di cui 55 contro l’opposizione moderata e solo due contro l’Isis”: lo ha dichiarato il premier turco Davutoglu. Le sue parole vanno ad aggiungersi, quanto alla tensione nei rapporti con Mosca, a quanto sostenuto dal ministro degli esteri di Ankara, che ha convocato l’ambasciatore russo per rinnovargli le sue rimostranze relativamente a presunte nuove viola- europee potranno, per portare a termine i loro compiti, entrare in acque territoriali libiche e, se ritenuto necessario, anche effettuare incursioni sulla terra ferma. Tale livello del piano necessita però, per essere messo in atto, sia della formazione di un governo di unità nazionale in Libia, sia della richiesta di quest’ultimo di un intervento delle Nazioni Unite, che devono autorizzare la missione militare con un’apposita risoluzione del Consiglio di sicurezza. DAL MONDO In campo contro l’Isis anche la flotta russa rosegue, con successo, l’offensiva russa contro l’Isis. Oltre ai raid aerei compiuti negli ultimi giorni, ieri diversi obiettivi – in particolare a Hama, Idlib e nell’ovest del Paese – sono stati colpiti da razzi lanciati da imbarcazioni russe di stanza nel Mar Caspio. Ne ha riferito l’agenzia Ria Novosti secondo la quale sono stati effettuati 26 lanci di missili “contro l’Isis in Siria”, come dichiarato dal ministro della Difesa di Mosca Shoigu: “nelle ultime 48 ore, dopo un lavoro intenso di diversi tipi di ricognizione, sono stati scoperti numerosi obiettivi dell'Isis: si tratta di punti di comando, depositi di munizioni e di materiale bellico e di campi di addestramento dei miliziani. Per colpirli - ha precisato il ministro - oltre all'aviazione abbiamo usato le navi della flotta del Caspio”. Ed ha aggiunto che dall’inizio delle operazioni sono stati colpiti in totale 112 obiettivi Isis. A conferma di quanto avvenuto, il leader del Cremlino Putin ha sottolineato “la buona performance dell’industria militare e del personale”. Nel frattempo sembra che, con l’appoggio delle truppe di Mosca, l’esercito siriano abbia iniziato un’offensiva terrestre, concentrata nella zona nord fettuare “abbordaggi, perquisizioni, sequestri e dirottamenti di navi sospettate di essere impiegate per il traffico di esseri umani. Le imbarcazioni sequestrate saranno distrutte o rese inutilizzabili. Il personale a bordo delle navi da guerra europee, allo stesso tempo, può procedere all’arresto di scafisti e presunti trafficanti, ma a condizione di non entrare in acque territoriali libiche”. L’Eufavor Med prevede, infine, una terza fase in cui le navi militari zioni dello spazio aereo turco. Per quanto riguarda infine l’aspetto “diplomatico”, da registrare la disponibilità manifestata da Mosca ad accettare la proposta americana di “coordinare le azioni nella lotta al gruppo terroristico dello Stato islamico in Siria”. Secondo quanto precisato in proposito dal portavoce del ministro della Difesa di Mosca, “la parte russa ha risposto alla richiesta del Pentagono” ed “è solo necessario concordare alcuni dettagli tecnici che verranno discussi” dai rispettivi rappresentanti. Stella Spada OSPEDALE KUNDUZ MEDICI SENZA FRONTIERE CHIEDE COMMISSIONE INTERNAZIONALE Dopo il grave episodio del bombardamento, ad opera di aerei americani, dell’ospedale di Kunduz, Medici senza frontiere ha chiesto, dato che quanto avvenuto costituisce una violazione della convenzione di Ginevra, che ad accertare la verità dei fatti sia una commissione d’inchiesta internazionale, unico organo legittimamente istituito a tal fine. L’organizzazione umanitaria ha inoltre dichiarato che non si fida delle indagini interne militari degli Usa. Che, in proposito, hanno detto essersi trattato di un “errore” la cui responsabilità è però delle forze afghane, che avevano richiesto l’intervento sull’ospedale. “Non avremmo mai intenzionalmente bombardato una struttura medica” ha detto il comandante delle forze statunitensi in Afghanistan. YEMEN - AMNESTY INTERNATIONAL: “COALIZIONE COLPEVOLE DI CRIMINI DI GUERRA” Amnesty International ha pubblicato un rapporto in cui accusa la coalizione dei Paesi arabi guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli houthi nello Yemen di crimini di guerra. Stando a quanto si legge nel documento, diffuso in queste ore, la motivazione sta nell’aver condotto raid aerei sulla popolazione. “In particolare Amnesty ha analizzato - riferisce l’Internazionale - 13 attacchi in cui sono morti cento civili, tra cui 59 bambini”. L’associazione per i diritti umani ha inoltre chiesto la sospensione dei trasferimenti di armi sia ai membri della coalizione (Bahrain, Egitto, Giordania, Kuwait, Marocco, Qatar, Sudan ed Emirati Arabi Uniti), sia alle forze pro-houti, responsabili anch’esse di bombardamenti indiscriminati in violazione delle leggi di guerra. Da marzo ad oggi, nel corso del conflitto sono stati uccisi più di 2300 civili. GERUSALEMME E CISGIORDANIA, ALTISSIMA TENSIONE L’escalation di violenze degli ultimi giorni ha fatto alzare la tensione tra israeliani e palestinesi a Gerusalemme e nella Cisgiordania occupata. Ieri mattina un israeliano è stato accoltellato da una donna palestinese, riportando lesioni lievi; l’uomo ha poi reagito sparando e ferendo l’aggressore gravemente. Sempre ieri mattina, una donna israeliana è rimasta ferita dal lancio di pietre di un gruppo di palestinesi. Questi gli ultimi episodi, preceduti da una serie di altri casi di reciproci attacchi. Secondo alcuni analisti, la situazione attuale potrebbe tradursi in una terza intifada palestinese. Nel frattempo la polizia israeliana ha imposto misure straordinarie nella Città vecchia di Gerusalemme, bloccandone gli accessi principali. “Gli israeliani che si trovavano sulla Spianata delle Moschee - riportano le agenzie - sono stati fatti evacuare”. Centinaia di agenti continuano a presidiare la zona. 6 Giovedì 8 ottobre 2015 STORIA 1933-1937: L’ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO DELLE ASSICURAZIONI E IL CANAPIFICIO CON SEDE A POLA Le opere del Regime in Istria / 7 L’industria delle bauxiti, l’attività realizzatrice dell’impresa creata da Antonio Cerlenizza di Emma Moriconi i avviamo verso la conclusione di questo nostro speciale dedicato alle opere del Regime in Istria e vediamo oggi cosa riferisce la pubblicazione del 1938 circa l'attività dell'Istituto delle Assicurazioni: "Gli istriani ormai conoscono il grande organismo creato dallo Stato per garantire il risparmio in forma assicurativa, e per dare a questa funzione, che ha carattere di interesse pubblico, tutto il prestigio morale e tutti i requisiti tecnici necessari a valorizzarla così presso le classi più elevate e più colte, come presso quelle più umili. Essi sanno di possedere nell'Istituto Nazionale delle Assicurazioni uno dei maggiori enti assicurativi del mondo, che offre le massime garanzie, le condizioni e le tariffe più convenienti, e che l'Ente di Stato giova a tutti, in quanto il risparmio che esso raccoglie viene impiegato in opere di utilità sociale. L'Ente assicurativo di Stato, l'organizzazione sindacale corporativa e tutte le forze conduttrici della vita del paese cooperano con crescente potenza di C mezzi e con entusiasmo e con fede alla divulgazione della polizza di assicurazione 'popolare' che completa il sistema previdenziale obbligatorio integrandolo mirabilmente. I risultati conseguiti nel quinquennio 1933-1927 dimostrano chiaramente che la previdenza sulla vita, considerata in sé e nel quadro complessivo dell'attività economica e finanziaria della provincia, ha conquistato fra noi il posto che ha già fra le provincie più ricche. Ora si tende alla meta indicata da chi tanto calorosamente dirige il grande Ente assicurativo di Stato: 'Una polizza di assicurazione sulla vita per ogni famiglia italiana'". Un'impostazione, insomma, innovativa, sociale, popolare, e molto ci sarebbe da dire volendo fare un paragone con la situazione odierna in ambito assicurativo. Un ragionamento che ci condurrebbe troppo lontano dal tema odierno e sul quale, dunque, almeno per il momento è necessario soprassedere. Conviene, piuttosto, riferire - per restare nell'ambito storico relativo alle opere del Regime in Istria del canapificio con sede in Pola, sorto sei anni prima Estrazione bauxiti della realizzazione della pubblicazione oggetto del nostro studio nella zona industriale di Pola. Lo stabilimento copriva circa 2500 metri quadrati e possedeva uno dei più moderni e razionali impianti del Regno. "La capacità di produzione - scrive ancora il nostro testo - è di 6000 quintali annui di manufatti di canapa, manilla, sisal, cocco e cotone. L'attrezzatura di questa industria, specializzata per la lavorazione delle fibre dure, dà la possibilità di confezionale vari tipi di corde, cavi, cordicelli, filati, spaghi e sagole trecciate. Una particolarità dello stabilimento è la confezione dello spago per macchine mietitrici nonché il refe di canapa manilla per reti. Il canapificio possiede un proprio impianto elettrico capace di produrre l'energia occorrente al complesso dei macchinari. Per i suoi perfetti manufatti, lo stabilimento conseguì le più alte onorificenze alle esposizioni di Londra e di Firenze, ed ebbe i più vivi consensi alle fiere campionarie del nostro Paese". Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio Ancora, occorre riferire almeno per sommi capi qualche informazione circa l'industria delle bauxiti in Istria e l'attività realizzatrice dell'impresa creata da Antonio Cerlenizza. L'industria delle bauxiti, infatti, assume rilevanza tanto più visto che siamo in periodo autarchico: essa assunse per l'economia istriana una importanza eccezionale: "é noto - dice ancora il testo in esame - come la bauxite, dopo adatti studi ed esperimenti, venga impiegata oltre che perla fabbricazione dell'allumina anche per la fabbricazione del cemento fuso alluminoso, per la fabbricazione degli abrasivi e infine, come correttivo, per la fabbricazione del cemento artificiale, di vari prodotti chimici e dei colori". Il nostro viaggio nell'Istria del Ventennio, come dicevamo, è quasi giunto al termine. Nella prossima puntata, che sarà anche l'ultima - almeno per il momento -, tratteremo dunque degli sviluppi dell'Arrigoni, degli impianti sociali della Società Elettrica della Venezia Giulia (zona dell'Istria) e della Centrale del Latte di Pola. [email protected] 7 Giovedì 8 ottobre 2015 DA ROMA E DAL LAZIO UNA SOCIETÀ BELGA SAREBBE INTERESSATA ALL’ACQUISIZIONE MA NON C’È ANCORA LA CERTEZZA Fiera di Roma, il futuro è incerto Storace: “La Regione ha la forza per poter imporre delle scelte, tuteli i posti di lavoro” a Fiera di Roma, si sa, non naviga in buone acque. E’ a un passo dal fallimento. Ma potrebbe essere salvata dalla Photonike, una società belga, che ha avanzato questa estate una manifestazione di interesse a rilevare la proprietà dell’azienda e i relativi complessi immobiliari, subentrando nei debiti della controllante Investimenti spa - società partecipata dalla Regione per una quota del 19,63%, il restante dalla Camera di commercio di Roma (58,54%) e Roma Capitale (21,76%) - e operando poi degli investimenti per 250 milioni che genererebbero 1500 posti di lavoro complessivi. E’ la proposta resa nota da Guido Fabiani, assessore alle Attività produttive della Regione Lazio, rispondendo ieri all’interrogazione del capogruppo de La Destra, Francesco Storace, sul futuro della società e in particolare sulla salvaguardia dei livelli occupazionali. Eppure, l’amministratore unico della società - al quale è scaduto l’incarico, mai rinnovato - ha proceduto lo scorso giugno all’invio di quindici lettere di licenziamento, a seguito della procedura di mobilità aperta su 23 lavoratori il mese precedente. Lo stesso giorno, però, la giunta regionale disponeva con la delibera n.301 di approvare il piano di ri- L strutturazione del gruppo, a condizione di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali (66 unità). Tant’è che Zingaretti dichiarò: “Per fortuna, da quando ci sono io, non abbiamo licenziato nessuno e non va a casa nessuno”. “Richiama - visti i fatti, lo “stai sereno” con cui Renzi twittò a Letta - il destino dei lavoratori del Cup”, ha notato Storace durante l’illustrazione del testo in aula. Insomma, “la Regione dispone, la Fiera di Roma fa esattamente il contrario”, ha attaccato ancora il consigliere de La Destra, ricordando che “c’è stato un investimento, partito da aprile 2006 con il polo espositivo, per circa una quarantina di posti di lavoro, pari a 355 milioni di euro a fronte di una situazione debitoria di 225”. Ma la situazione economica è peggiorata con il passare degli anni. Infatti, il fatturato è continuato a diminuire: nel 2010 era di 36 milioni di euro, nel 2014 di 21 poco più. Non è tutto. Ci sono tantissimi contenziosi per quanto riguarda gli oneri d’affitto, c’è stata anche un’istanza di concordato in continuità aziendale da parte della società per proteggere il patrimonio del debitore. Quindi, Storace ha chiesto: “Come intendete rendere esecutiva la delibera e come si intende reintegrare il personale che ha perso l’impiego?”. “Sarà necessario che i tre principali azionisti, Cciaa Roma, Roma capitale e Regione, individuino una linea comune e scelgano eventualmente un advisor esperto in materia - ha risposto Fabiani, assicurando che l’ente ha attivato tutte le procedure per salvaguardare i livelli occupazionali - che li possa supportare nella scelta di modalità di cessione, nell’attribuzione di un valore di mercato ai complessi immobiliari in argomento e se del caso nell’organizzazione di una procedura competitiva per la cessione alla quale anche Photonike capital potrà partecipare”. Secondo Fabiani, “è un interessante progetto di acquisizione ma è opportuno precisare che è preliminare e indicativo e non contiene ancora un piano industriale complesso e pluriennale - ha concluso - non consentendo allo stato una valutazione complessiva finanziaria e di tipo economico-patrimoniale”. “Le sue origini campane le faranno ricordare un notissimo sketch televisivo, quando arrivava il principale e diceva a Pappagone: ‘Oggi non ti posso pagare. Ti pago domani’. ‘E io che faccio, mangio domani?’. E’ chiaro che i lavoratori dicono che non ci vogliono andare in cassa integrazione, ma vogliono lavorare. Sembra sia diventata colpa loro - ha replicato Storace -. E visto che lei ha parlato di piani industriali, di orizzonti straordinari, la privatizzazione, consente che le chiediamo di farsi dare dalla giunta un mandato a chiedere un atto di indirizzo dal Consiglio regionale? Altrimenti, davvero non sappiamo più che fine fa la Fiera di Roma”. Perché, ha proseguito Storace, “credo che la giunta debba sollecitare un atto di indirizzo, chiedere un mandato e su quello lavorare, e comunque tutelare i posti di lavoro”. “La Regione - ha detto ancora il consigliere de La Destra - ha la forza per poter imporre delle scelte”. CAPITALE KO: MEZZ’ORA DI PIOGGIA INTENSA CREA ALLAGAMENTI E CODE LUNGO LE PRINCIPALI ARTERIE Maltempo, automobilisti abbandonati Totale mancanza di assistenza nelle aree più colpite Non era stata diramata alcuna allerta meteo i nuovo, basta un temporale per mettere in ginocchio Roma. Un forte acquazzone si è abbattuto intorno alle 13 di ieri sui quadranti Nord della Città eterna, causando allagamenti e disagi. Particolarmente colpita la zona dell’Aurelio, con ripercussioni al traffico sulla consolare e sul Gran Raccordo D Anulare, fin dentro la città. Si sono rapidamente formate code sia in entrata che in uscita dalla Capitale. Simile la situazione anche nei quartieri attraversati dalla Cassia. A Sud, disagi si sono lamentati sulla Cristoforo Colombo e sull’Ardeatina (dove s’è registrato anche un incidente), a est sulla A24. La pioggia è stata accompagnata da fulmini e raffiche di vento. Lettori hanno segnalato la totale assenza, in alcune zone, di assistenza al traffico nonostante intere carreggiate di importanti arterie stradali (come testimonia la foto, ndr) fossero rese ormai inutilizzabili. Nessuna allerta meteo era stata diramata per Roma nelle scorse ore. L’ennesimo acquazzone che ha messo in ginocchio la città. Il tempo continuerà a mostrarsi irrequieto e turbolento sull’Italia con un nuovo ciclone mediterraneo in arrivo entro il weekend, fanno sapere i meteorologici. Le temperature scenderanno al Centro. FDI-AN: DAVANTI A QUESTI DISSERVIZI IL MESE GRATIS SUI MEZZI PUBBLICI VA ESTESO A TUTTI I CITTADINI Trasporti, fioccano le denunce on si placano le polemiche sui trasporti, tra disagi, disservizi ed esposti. Si sono unite al coro anche le associazioni di categoria del Trasporto persone e Turismo Anstra, Fiavet Lazio, Anav Lazio, Confartigianato trasporto persone, Anc trasporto persone, Anitrav, Cna-fita, Emet bus che hanno annunciato di aver presentato alla Procura di Roma una denuncia contro l’assessore alla Mobilità e senatore del Pd, Stefano Esposito, e la società Roma Servizi per la Mobilità Srl, con socio unico Comune di Roma, per la “sconsiderata proposta di aumento del 500% dei ticket di ingresso per i bus turistici nella città N di Roma e al blocco dal 24 settembre 2015 della procedura per il rilascio dei permessi giornalieri di tipo A e B di accesso alla Ztl fruibili dopo il 30 novembre 2015”. Ma non è finita qui. Pure l’AssoConsum, associazione per la difesa dei consumatori, ha presentato un esposto alla procura capitolina alla luce dei disagi per i pendolari della Roma-Lido. L’obiettivo “è quello di verificare quali e di chi siano le responsabilità degli insostenibili ritardi e persino della sospensione di intere corse della suddetta linea. Gli utenti si dichiarano - ha lamentato l’associazione - stanchi e straziati dai continui disguidi che avviluppano il servizio del trasporto pubblico”. A rincarare la dose ci ha pensato Fratelli d’Italia-An, che ha chiesto l’estensione del “bonus di un mese sull’abbonamento” a tutti i romani e non solo a quelli della Roma-Lido, come proposto dall’assessore ai Trasporti. “Tutti i romani vivono quotidianamente i disagi di un servizio di trasporto pubblico indecente e che, soprattutto in vista del Giubileo, avrebbero diritto di viaggiare un mese gratis su tutti i mezzi pubblici Atac, come giusta forma di risarcimento”, hanno lamentato Andrea De Priamo e Stefano Tersigni, dirigenti di FdI. 8 Giovedì 8 ottobre 2015 ECONOMIA IL BEL PAESE SORPASSA LA FRANCIA, PENALIZZATA DAL CALDO ECCESSIVO, CONQUISTANDO LA LEADERSHIP DELLA PRODUZIONE Vino: Italia da record, primato mondiale l vino italiano conferma il suo ottimo stato di salute, diventando il primo produttore mondiale con un quantitativo di produzione stimato a 48,9 milioni di ettolitri. La Penisola - secondo i dati della Commissione Ue - sale così sul podio più alto; retrocede, invece, la Francia che attesta un calo dell’1% dei raccolti e dove la produzione si dovrebbe fermare a 46,6 milioni di ettolitri. La Spagna si piazza in terza posizione con 36,6 milioni di ettolitri (-5%). Il primato italiano è stato sostenuto da condizioni climatiche favorevoli che hanno garantito un’ottima maturazione delle uve tanto che in diversi territori si parla di annata storica per quantità e qualità. D’altronde, in questa stagione, il caldo eccessivo ha penalizzato la Francia, in cui è stato particolarmente rivelante il calo in alcune zone come Beaujolais (-25%) e la Bourgogne (-11%). Un’annata record per l’Italia, dove si produce - fa notare la Coldiretti - oltre un quarto (28%) del vino europeo che quest’anno dovrebbe raggiungere 163, 8 milioni di ettolitri, in leggero aumento rispetto allo scorso anno. La vendemmia 2015 è stata la seconda più precoce dal dopoguerra, peggiore solo a quella del 2003, l’anno di una storica siccità, quando iniziò il 2 agosto. ENERGIA I Biomasse, a rischio collasso energia biomasse è un settore fortemente innovativo. Nonostante l’importanza del ruolo ricoperto, sia per la filiera agricola italiana sia per la tutela ambientale, il settore è seriamente messo a rischio dal cambio del regime tariffario, previsto dal nuovo decreto ministeriale su cui si attendono i pareri della Conferenza Unificata. “Le prospettive di crisi per il settore sono sempre più concrete con l’avvicinarsi del 1 gennaio 2016. Senza un deciso intervento di adeguamento tutto il comparto, e in particolare la filiera di approvvigionamento della biomassa, collasserà”. A lanciare l’allarme è Simone Tonon, portavoce del Comitato Ebs (Energia da Biomasse Solide). Per Giuseppe Castiglione, sottosegretario alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, serve “una politica forte a tutela di una filiera che genera economia reale. Dobbiamo dare al decreto una dimensione più larga e fare scelte oculate”. “Conosco le criticità che si prospettano a seguito dell’avvio del nuovo sistema di tariffe - ha fatto sapere Aldo Di Biagio, vice presidente Commissione Territorio, Ambiente, Beni Ambientali del Senato Per questo auspico una soluzione strutturale alla situazione del comparto che salvi l’occupazione, diretta e indiretta, e gli investimenti realizzati”. L’ Una forza trainante per la produzione Made in Italy, che sarà destinata per oltre il 45% ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), quasi il 30% ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante a vini da tavola. “L’andamento della vendemmia - ha spiegato l’associazione di categoria - è particolarmente positivo per sostenere le esportazioni che fanno segnare un risultato record con un incremento del 6% in valore, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi 5 mesi del 2015”. Un settore vitale anche sul fronte dell’occupazione perché “genera quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che dà occupazione a 1,25 milioni di persone”, ha ricordato la Coldiretti. LA PIATTAFORMA, INAUGURATA IERI, È L A PIÙ GRANDE DEL MERIDIONE Svolta a palermo, arriva il Car sharing Il servizio nasce dalla collaborazione tra Comune, Amat, Renault ed Enel e completa il progetto Demetra, volto alla riduzione del traffico l Comune di Palermo e Amat, in collaborazione con Renault Italia ed Enel, hanno inaugurato ieri il più significativo servizio di car sharing elettrico pubblico del Sud Italia. L’evento ha visto la presenza di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo; Giusto Catania, assessore alla Mobilità; Antonio Gristina, presidente Amat di Palermo; Bernard Chrétien, direttore generale Renault Italia; Gianluigi Fioriti, responsabile Infrastrutture e Reti Enel Italia. Per completare il progetto Demetra, predisposto da Amat d’intesa con l’ente comunale, al fine di creare una piattaforma di mobilità condivisa (con auto a metano, auto elettriche, bike, scooter e van), è stato emesso ad aprile 2014 un bando di gara rivolto alle case automobilistiche per la fornitura di veicoli elettrici con annesse infrastrutture di ricarica. La gara è stata vinta da Renault, che ha messo a disposizione 24 auto elettriche, insieme ad Enel che ha fornito 16 stazioni di ricarica elettrica. Tramite ES Mobility, società del Gruppo Renault, è stato, inoltre, gestito il noleggio delle batterie delle vetture, mentre SOIGEA ha curato i lavori di installazione e ma- I nutenzione delle stazioni di ricarica. “L’avvio del car sharing elettrico - ha dichiarato Orlando - rappresenta la sintesi perfetta di quello che la giunta ha delineato come piano di intervento e metodologia con il Piano per la sostenibilità energetica e la vivibilità. Questo partenariato per la sua qualità e dimensione, segna inoltre un punto importante nel percorso di costruzione di rapporti pubblico-privato per l'offerta e l'efficienza dei servizi ai cittadini”. Il car sharing elettrico che si inserisce nel progetto DEMETRA rappresenta un’ottima soluzione di mobilità adeguata per gli spostamenti urbani ed è direttamente collegato con le politiche di progressiva riduzione del traffico veicolare nel centro città e l’introduzione delle zone a traffico limitato in via di definizione da parte dell’Amministrazione comunale, a beneficio dell’ambiente. Sono 24 le Renault ZOE 100% elettriche che assicureranno ogni giorno il servizio di car sharing e che per il momento sosteranno in 5 parcheggi in Piazza Massimo, Piazzale Ungheria, Via Malta, Piazza Ignazio Florio e Viale della Libertà. Entro la fine del 2015 verranno attivati anche i parcheggi della Stazione Notarbartolo, del Porto e di Piazza Europa. Renault ZOE, simbolo per eccellenza di innovazione tecnologica a zero emissioni, è una soluzione funzionale ad un utilizzo in car sharing. È dotata di un motore elettrico da 65 kW e, nella versione adottata in questo servizio di car sharing, registra un’autonomia, di 210 km in ciclo di omologazione NEDC, corrispondenti a circa 100-150 km in uso reale1. Renault ZOE si ricarica in un tempo variabile, in funzione della potenza disponibile nell’infrastruttura di ricarica; ad esempio, su colonnine a 22 kW, si ricarica in appena 1 ora (80% della batteria). Enel, invece, ha messo a disposizione del nuovo servizio di car sharing 16 stazioni collocate in punti strategici della città. L’innovazione tecnologica del sistema di ricarica Enel prevede che le infrastrutture di ricarica, sia pubbliche che domestiche, siano dotate al loro interno di un contatore elettronico, e su un sistema di gestione da remoto che consente di offrire agli eco-automobilisti servizi evoluti e la possibilità di ricaricare i loro veicoli in modo semplice, conveniente e sicuro. Per la progettazione e la realizzazione dell’infrastruttura di ricarica, Enel si è basata sulla tecnologia della sua rete: oltre 38 milioni di contatori elettronici installati nelle case degli Italiani e all’estero. “Con il car sharing elettrico arriva a Palermo il sistema Enel di ricarica intelligente, che vede già più di 1800 in- frastrutture diffuse e utilizzate su tutto il territorio italiano ha dichiarato Gianluigi Fioriti, responsabile Infrastrutture e Reti Enel Italia - Il servizio di mobilità sostenibile è frutto della scelta lungimirante di un’amministrazione comunale aperta all’innovazione. Sono certo che sarà molto apprezzato, non solo dai cittadini palermitani ma anche dai tanti turisti italiani ed europei particolarmente sensibili alle tematiche ambientali - che ogni anno vengono a visitare le bellezze di questa città”. 9 Giovedì 8 ottobre 2015 DALL’ITALIA COLPO FINITO NEL SANGUE AD ERCOLANO Cercano di rapinarlo, uccide due banditi Il commerciante di preziosi aveva appena prelevato alcune migliaia di euro in banca. Ora è sotto choc ra appena uscito dalla banca con i soldi in mano, quando due banditi hanno tentato di rapinarlo, così ha estratto la sua pistola, regolarmente detenuta, e li ha uccisi. È successo a Ercolano, in provincia di Napoli. L’uomo, C.S., 68 anni, commerciante di preziosi molto noto nella zona, già vittima di altre rapine, era appena uscito dall’istituto di credito, intorno a mezzogiorno di ieri e, dopo aver fatto un prelievo di alcune migliaia di euro al bancomat, si era diretto in un negozio di bibite e detersivi di un parente, in via Alveo, proprio nei pressi dei famosi scavi di Ercolano. Lì i banditi, a volto scoperto a bordo di un motorino, avrebbero tentato di derubarlo con una pistola-giocattolo. A quel punto il 68enne, dopo aver consegnato il denaro ai due, avrebbe estratto la pistola facendo fuoco. I corpi sono stati trovati a distanza di una ventina di metri uno dall’altro. Uno era accanto al motorino usato per mettere a segno il colpo (foto Ansa). Si tratta di Bruno Petrone, 53 anni, residente a Secondigliano e Luigi Tedeschi, 51 anni, residente alla Sanità, entrambi con precedenti penali specifici. Addosso ad uno dei due sono stati trovati 5 mila euro: si tratterebbe proprio del denaro sottratto al commerciante di preziosi. Sull’accaduto indagano i carabinieri, E sul posto anche il pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Pierpaolo Filippelli. Il commerciante, sotto shock subito dopo l’accaduto, non è stato in grado di rispondere alle domande dei carabinieri. È stato trasportato alla caserma locale per l’interrogatorio. Al momento pare non risulti indagato, ma non si escludono provvedimenti della magistra- tura a suo carico come “atto dovuto”. Sul posto si è recato anche il legale dell’uomo, Maurizio Capozzo. Secondo una prima ipotesi i due banditi erano pronti alla fuga quando sono stati freddati. A terra, sul piazzale antistante il deposito di bibite e detersivi, i carabinieri hanno trovato 6-7 proiettili calibro 9x21. Non si esclude che i due abbiano utilizzato la cosiddetta “tecnica del filo di banca”, una tecnica con la quale i banditi “segnano” la loro vittima o con un filo di lana sulla giacca o semplicemente con un gesto convenzionale e la seguono sino al colpo. Sul luogo della tentata rapina è arrivata la moglie di uno dei pregiudicati, che ha urlato: “Ha sbagliato AFRAGOLA FORCELLA Anziana legata e morta in casa Camorra, arresti nel clan Buonerba apina finita in tragedia. Sarebbe questa almeno l’ipotesi dietro la morte della 75enne, Chiara Capone. La donna è stata ritrovata cadavere ieri mattina verso le 7 dai carabinieri in una abitazione di Afragola, in provincia di Napoli. A dare l’allarme era stato uno dei figli allarmati perché la madre non rispondeva alle sue chiamate.La vittima era legata e imbavagliata. Gli inquirenti, giunti subito sul posto, hanno aperto le indagini. L’ipotesi più plausibile sarebbe aida di camorra a Forcella. La polizia ha fermato a Napoli undici persone sospettate di appartenere al gruppo della famiglia Buonerba, detti “i capelloni”, legata al clan Mazzarella. I reati contestati sono associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, tentativo di omicidio, porto e detenzione illegale di arma da fuoco. Secondo gli investigatori il gruppo, nel tentativo di acquisire spazi per la gestione dei traffici, si è contrapposto negli ultimi mesi al cartello camorristico facente capo alle famiglie Sibillo, R quella di tentata rapina. La porta-finestra al primo piano della palazzina, infatti, evidenziava segni di effrazione. La 75enne sarebbe stata immobilizzata dai rapinatori e poi abbandonata. Gli investigatori non escludono che i rapinatori conoscessero bene la vittima. Sembrerebbe che in casa ci fosse una grossa somma di denaro. Tra l’altro era la prima notte che l’anziana dormiva da sola: il marito era stato ricoverato in ospedale. I anche lui e deve pagare”, riferendosi alla reazione del commerciante. A dare ragione al 68enne è stato invece il segretario delle Lega. “A Ercolano un gioielliere ha reagito a una rapina e ha ucciso due aggressori a colpi di pistola, regolarmente detenuta – ha scritto Matteo Salvini su Facebook – Io sto con il gioielliere”. Sul caso è intervenuto anche il sindaco Ciro Buonajuto (Pd). “Ercolano non è il far-west – ha detto – Le indagini devono fare il proprio corso e ricostruire la dinamica dei fatti, ma già da ora mi sento di dire che oggi Ercolano è stata vittima, e non solo scenario, di un terribile episodio di cronaca. Fenomeni di criminalità sono da tempo in aumento a Napoli ed ora stanno giungendo anche in provincia. Una soluzione per arginare questo fenomeno che parte dal capoluogo va trovata e va trovata in fretta. Per la sicurezza dei nostri figli, di tutti i residenti e delle migliaia di persone perbene che ogni giorno visitano la nostra città”. Un episodio che evidenzia, ancora una volta, il clima che si respira in Italia. Cittadini esasperati che si difendono da soli. Non era la prima volta che il 68enne veniva rapinato, ma probabilmente non avrebbe mai immaginato che quell’arma, tenuta a scopo “preventivo”, avrebbe ucciso. Barbara Fruch F delinquenti, forse, lo sapevano e non hanno perso tempo a mettere a segno il colpo. Rabbia nei parenti della vittima. Lo stesso figlio non si da pace e ha voluto sottolineare come la donna sarebbe rimasta in vita se i rapinatori non l’avessero imbavagliata. Il napoletano si conferma come delle zone meno sicure, dove spesso rapine e scippi finiscono nel sangue. B.F. Giuliano, Brunetti e Amirante, colpite lo scorso 9 giugno da un provvedimento cautelare emesso a carico di 64 persone. Tra i fermati vi sono anche i presunti mandanti ed esecutori materiali dell’omicidio di Salvatore d’Alpino e del ferimento di Sabatino Caldarelli, avvenuti a Napoli il 30 luglio, e i presunti esecutori materiali del tentativo di omicidio di Giuseppe Memoli, il 9 agosto. Accertamenti hanno ì evidenziato “un ruolo importante” delle don- ne all'interno del clan, di cui sono “forza attiva”. Agli atti dell'indagine figurano numerosissime intercettazioni telefoniche, ambientali e videoriprese che documentano nei dettagli le attività illecite. Durante le perquisizioni sono state trovate alcuni armi ed è stato sequestrato un ordigno rudimentale ad alto potenziale. CONCORSO “L’IDEA GIUSTA”: TRA I FINALISTI UN PROGETTO IDENTITARIO DEL CENTRO FIAMMA Fondo Italia: l’orto sociale fiorisce al posto della mafia ue ettari sottratti alla criminalità ed in fase di trasformazione in direzione della valorizzazione sociale. A Varcaturo, versante rivierasco di Giugliano, a pochi chilometri a nord di Napoli, il Centro Nazionale Sportivo Fiamma conduce il “Fondo Italia”, inaugurato nel maggio di quest’anno alla presenza del Sen. Francesco Storace, un’enclave di legalità, di welfare e di promozione sociale in un territorio fagocitato dall’abusivismo edilizio e paralizzato dalle negligenze D delle amministrazioni municipali. Un campo sottratto al malaffare che il CNSF ha restituito alla collettività e dove si coltivano idee in chiave sociale. Una di queste si chiama “L’orto degli zii”. E’ il progetto con cui il Centro ha partecipato al bando promosso da UBI Banca e dall’organizzazione non profit Make a Change rivolto alle start up con progetti agroalimentari ad impatto socio-ambientale. Il piano mira alla realizzazione di orti sociali destinati all’inclusione lavorativa di persone svantaggiate e di un parco urbano per i bambini unitamente ad una serie di attività didattico-educative, nel solco della promozione e della valorizzazione delle peculiarità agricole del territorio, riabilitative, come la pet-therapy e dell’accoglienza mediante l’attivazione di un agri-asilo. La valenza del progetto è già stata convalidata dal superamento del primo step di selezione previsto dal bando. Il Comitato di Valutazione di Make a Change ha va- gliato circa 200 progetti pervenuti inserendo “L’orto degli zii” tra i primi dieci. Di questi però soltanto cinque avranno accesso al finanziamento. Uno sarà scelto direttamente dai cittadini ed in particolare dalla “comunità di internet”. Attraverso il link http://ideagiusta.makeachange.it/lorto-degli-zii/ si potrà prendere visione della realtà del “Fondo Italia” e votarne il progetto con un semplice click. Il termine per le votazioni scadrà il 15 ottobre. Tra quelli in lizza, l’iniziativa del Cen- tro Fiamma giuglianese è l’unico di tutto il sud Italia. Antonio Arzillo, presidente della sezione Campania del CNSF: “Il Fondo rappresenta una linea di demarcazione tra il passato ed il futuro di un territorio vastissimo come l’hinterland partenopeo. Un’area un tempo possedimento della criminalità, oggi è un simbolo della legalità, visibile e tangibile, del riscatto di un territorio che vuole e può farcela attraverso azioni di natura sociale. Noi abbiamo aperto i cancelli del campo ai cittadini. Due ettari di terreno che possono diventare due ettari di idee per la comunità”. 10 Giovedì 8 ottobre 2015 DALL’ITALIA A CATANIA L'ENNESIMO FEMMINICIDIO Uccisa a coltellate, confessa l’ex L’uomo, che era stato denunciato per stalking dalla vittima, stava cercando di fuggire all’estero I due avevano anche un contenzioso aperto per l’affido esclusivo della loro figlia di 4 anni ue anni fa sporse denuncia per stalking. Giordana Di Stefano, 20enne, è stata ritrovata cadavere ieri mattina: uccisa nella sua auto in una strada di campagna nella periferia di Nicolosi, nel Catanese. Ad essere fermato con l’accusa di omicidio volontario aggravato è stato il suo ex convivente e padre della sua bimba di 4 anni, il 24enne Luca Priolo che dopo un lungo interrogatorio nella serata di ieri ha confessato. L’uomo è stato bloccato in stazione a Milano da Carabinieri mentre stava cercando di fuggire all'estero in treno. Secondo quanto trapelato avrebbe prelevato nelle prime ore del giorno 300 euro dal bancomat e si sarebbe recato in Lombardia con l'auto della D madre, una Fiat Punto. A tradirlo diverse telecamere sia a Messina che in Calabria. Adesso il giovane sarebbe a disposizione dei carabinieri, in attesa che il provvedimento di fermo venga trasmesso dalla Procura di Catania. Ai carabinieri ha spiegato di aver incontrato la ex martedì sera. La ragazza era in compagnia di un cugino, che dopo circa 45 minuti, si sarebbe allontanato lasciando Priolo e la vittima da soli. Solo a quel punto il 24enne avrebbe deciso di agire e uccidere la ex. Nella mattinata di ieri la madre della vittima, non avendo visto rientrare le figlia, ha lanciato l’allarme. Di lì la tragica scoperta. La giovane era stata assassinata con diversi colpi di arma da taglio alla gola, al torace e all'addome. Per le indagini, sul luogo del ritrovamento del cadavere, sono intervenuti il pm Andrea Sorrentini, i carabinieri della compagnia di Paternò e del comando provinciale di Catania. La denuncia per stalking – Fu proprio Luca Priolo ad essere denunciato dalla giovane vittima per stalking il 3 ottobre del 2013, ma a quell'episodio non erano più seguite altre segnalazioni. Il procedimento era stato avviato dopo che il giovane era entrato da una finestra a casa di Giordana di Stefano. Lui si era difeso sostenendo di essere entrato perché aveva visto un auto sospetta fuori e voleva garantire la loro sicurezza. Nell'esposto però la 20enne segnalava comportamenti persecutori a suo danno, appostamenti e messaggi assillanti da parte del 24enne, il quale non era in grado di accettare l’idea che la sua ex compagna potesse avere altre relazioni. Il procedimento è stato regolarmente incardinato dalla Procura di Catania che ha chiesto il rinvio a giudizio dell'imputato. La prima udienza, proprio ieri, era stata rinviata perché l’avvocato dell’imputato aveva chiesto il ricorso a riti alternativi ipotizzando anche una bonaria risoluzione. La 20enne invece non aveva nominato un avvocato, non dando seguito alla sua segnalazione. Dallo studio legale della famiglia Di Stefano confermano comunque che l’intenzione di Giordana era di rimettere la querela. Ma ieri mattina dal Gip lei non si è presentata. E lui neppure: era già in fuga. Contenzioso aperto per l’affido della figlia – Tra i due tra l’altro c’era un contenzioso aperto per l’affido esclusivo della loro figlia. La giovane aveva presentato la richiesta e il padre della bimba si era detto pronto ad accettare l'accordo se lei avesse ritirato la denuncia per stalking presentata nel 2013. Secondo fonti legali, lui avrebbe voluto lavorare come guardia giurata e aveva bisogno di chiudere il fascicolo penale per potere ottenere il porto d'armi. Increduli gli amici – “Lui era geloso, ma non violento. Lei non aveva paura di lui e non riusciamo a credere che sia stato lui” hanno detto alcune amiche di Giordana Di Stefano ricordano, davanti alla caserma dei carabinieri di Nicolosi, la ventenne uccisa e il suo ex convivente. “Lui in passato era stato denunciato da Giordana - ricordano Ester e Iole - ma perché non sin rassegnava alla fine della loro storia. La seguiva continuamente. Ultimamente si erano riavvicinati ma la loro era una storia contrastata: si lasciavano e si rimettevano in- sieme spesso, fino a quando lei non ha voluto più”. Increduli anche gli amici del 24enne. “Non ci credo che possa essere stato Luca - aggiunge Igor Licari - lui voleva tornare con lei, le voleva bene. Ho provato a chiamarlo al cellulare ma è spento da tempo. Aveva comprato una Sim statunitense perché voleva andare a lavorare a New York”. Barbara Fruch Una donna muore E Alfano ‘loda’ la legge ennesimo omicidio è avvenuto proprio nel giorno in cui il ministro dell'Interno Angelino Alfano ha lodato i risultati ottenuto proprio grazie alla legge. “Ho avuto il piacere di sottoscrivere, prima da ministro della Giustizia, poi da ministro dell'Interno, le due più importanti leggi del nostro Paese contro lo stalking”, ha detto Angelino Alfano intervenendo in apertura del convegno ‘Stalking: ossessione criminale’ alla Scuola superiore di polizia, a Roma, organizzato in occasione della presentazione della fiction “Stalker” di Mediaset Premium. Nei primi sei mesi del 2015 in Italia L’ si sono registrati 231 omicidi, il 9,41% in meno dello stesso periodo dell'anno passato; dei 231 omicidi, 74 hanno avuto vittime di sesso femminile, il 6,33% in meno. In calo, sempre nel primo semestre del 2015, anche gli atti persecutori, diminuiti del 21,30%. “Gli ottimi risultati delle leggi contro il femminicidio e la violenza di genere che sono calati perché ha funzionato il sistema di prevenzione – ha detto il ministro – È la dimostrazione di un lavoro ottimo, uno dei nostri migliori risultati: lo stalking è una persecuzione e come tale si deve punire, ma si deve anche prevenire e proteggere”. ACQUE AGITATE AL COMUNE DI PESCARA Liquami in mare, l’inchiesta dopo la denuncia di Fdi Indagati per falso in atto pubblico e omissione di atti d'ufficio il sindaco, il vice e il dirigente del settore tecnologico partito da Fratelli d’Italia la denuncia che è sfociata nell’inchiesta della procura della Repubblica di Pescara sull’ordinanza del divieto di balneazione dopo lo sversamento in mare di liquami l’agosto scorso. A finire indagano per falso in atto pubblico e omissione di atti d’ufficio, nei giorni scorsi, era stato anche il sindaco, Marco Alessandrini. Gli altri due indagati, per gli stessi reati in concorso, sono il vice sindaco Enzo Del Vecchio e il dirigente del settore tecnologico del Comune, Tommaso Vespasiano. Già interrogato quest’ultimo si è avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Del Vecchio si è invece detto sereno dopo aver chiarito la sua posizione. Al centro dell’inchiesta, la vicenda relativa allo sversamento di circa 30 milioni di metri cubi di liquami finiti nel fiume e in seguito in mare, a causa della rottura della conduttura di via Raiale, avvenuta tra il 28 e il 29 agosto scorsi. L’ipotesi investigativa è che, nonostante le ordinanze di divieto di balneazione e di È revoca dello stesso divieto di balneazione, siano state entrambe emanate il 3 agosto, quella di divieto sarebbe stata retrodata al primo agosto. E come riporta ‘Il Secolo d’Italia’ la denuncia è partita da Armando Foschi, portavoce di Fratelli d’Italia a Pescara, e da Berardino Fiorilli, promotore dell’Associazione Pescara mi piace. «Il vicesindaco e la maggioranza consiliare Pd hanno tentato di rammendare il disastro politico-amministrativo del sindaco Alessandrini sull’emergenza balneazione ma hanno fallito – ha spiegato Foschi – Nella Commissione Vigilanza abbiamo scoperto che dal 28 al 29 luglio nel fiume e nel mare sono finiti ben 30mila metri cubi di liquami, stima in difetto, ossia 30 milioni di litri di feci, anziché 25 milioni di litri, in appena 17 ore, e che sono stati sversati 450 litri, e non 350 litri, di Oxystrong direttamente nella rete fognaria per cercare di arginare il danno. Confermata invece la mancata comunicazione alla città circa il divieto di balneazione, città che dunque ha nuo- tato per tre giorni tra i liquami con tutte le possibili e immaginabili conseguenze. In un Paese civile un Capo di Stato si sarebbe dimesso per molto meno: il sindaco Alessandrini e la sua giunta sono stati incapaci di gestire l’emergenza e la comunicazione dell’emergenza (materia altrettanto delicata), quindi devono andare tutti a casa, dimissioni immediate». A chiedere le dimissioni del sindaco è anche il Movimento 5 Stelle. «È partita un’inchiesta per comprendere se dietro all’ordinanza emessa, ma mai pubblicata dal sindaco ci sia, in realtà, il reato ancora più grave di falso ideologico – scrive la consigliera M5S Enrica Sabatini – un’ordinanza, cioè, preparata ad hoc due giorni dopo e poi retrodatata per giustificare l’omissione iniziale. Il M5S chiede al sindaco di fare chiarezza sull’ordinanza 'fantasma' e di rassicurare la cittadinanza riguardo a un suo non coinvolgimento nei fatti. Il sindaco tace, tutto il suo gruppo vota compatto contro la richiesta di sfiducia presentata, ma il giorno dopo si scopre che il primo cittadino sapeva già da giorni di essere indagato». E lo scontro si è aperto anche in consiglio comunale martedì, quando i consiglieri di centrodestra che si sono presentati in aula hanno abbandonato subito la seduta in segno di protesta. Dal canto suo, il primo cittadino si difende. «Io credo che un conto siano le polemiche e le strumentalizzazioni politiche che si svolgono nell'Aula consiliare e un'altra gli accertamenti da parte della magistratura». E sarà proprio quest’ultima ora a dover chiarire i fatti. 11 8 Giovedì 8 ottobre 2015 CULTURA PALOMBARA SABINA: IL FESTIVAL DEL CINEMA OSPITA “SANGUE SPARSO” Il coraggio di raccontare certe storie Sala piena e tanta commozione. Presente anche il sindaco Palombi e alcuni degli attori di Emma Moriconi l Festival più "piccolo" e più bello d'Italia ha accolto "Sangue sparso" domenica scorsa a Palombara Sabina. Una serata emozionante, una sala piena di persone, un momento per condividere emozioni e, per qualcuno, ricordi, lontani nel tempo ma vicinissimi nei sentimenti. Quasi due ore di incontro con il pubblico presente in sala, un pubblico attento, raccolto davanti allo scorrere di tragedie che appartengono alla nostra storia: non solo a quella di una generazione o di una fazione politica, ma all'Italia tutta. Tragedie che hanno segnato per sempre le vite di chi c'era, e che non vanno dimenticate. Ogni volta che partecipo ad un incontro pubblico siedo in sala e riguardo il film. Lo conosco a memoria: l'ho scritto, l'ho diretto, l'ho interpretato, ho seguito passo passo la postproduzione, il montaggio, ogni più piccola fase della sua lavorazione, ma lo rivedo sempre, insieme al pubblico che di volta in volta si alterna nelle varie sale in cui viene proiettato. Non perché abbia bisogno di "rispolverarlo", ma semplicemente perché credo sia giusto riveder scorrere quelle vicende - che con tanta fatica e sacrificio ho voluto raccontare su uno schermo - insieme al pubblico. È un momento di condivisione di un dramma che ancora brucia nelle coscienze. "Ci vuole coraggio per raccontare queste storie", dice il sindaco Alessandro Palombi. È più giovane di me, questo sindaco, e - come me ha vissuto gli ultimi anni del Fronte della Gioventù, quando il sangue non scorreva più per le strade. Eppure in quelle storie ritrova se stesso, anche lui, come tutti noi: è la nostra storia, appartiene a tutti noi. Ringrazio di cuore Alessandro Palombi per essere stato presente, per aver sostenuto questa proiezione, per ciò che ha detto e per aver portato con sé, al cinema, quasi I Il sindaco Alessandro Palombi e l’organizzatore del Festival Silvio Luttazzi tutta la sua giunta. "Un amico mi ha mandato un messaggio - ha detto ancora, dopo la proiezione - è dovuto uscire dal cinema, non è riuscito ad andare avanti, è troppo doloroso". Lo so. Lo è per molti che quelle vicende le hanno sofferte sulla loro pelle. E mi scuso ancora una volta, riaprire quelle ferite è estremamente doloroso. Penso a Maurizio Lupini, tra i tanti, che le ha riaperte per raccontarmi cosa fu quella notte ad Acca Larentia. Ha ragione il sindaco quando dice che per raccontare queste storie ci vuole coraggio. Ma non il mio. Il vero coraggio lo hanno dimostrato coloro che, come Maurizio, non hanno esitato ad aprirmi il cuore per farmele vivere, quelle storie, attraverso i loro ricordi. Silvio Luttazi è ospitale, gentile e affabile. Lo ringrazio per la deliziosa ospitalità e per aver voluto sottolineare ancora una volta che a "Sangue sparso" il Mibac ha voluto dare la qualifica di Film di Interesse Culturale. Ho voluto spiegare, a questo proposito, che non è la mia sceneggiatura, o il mio film, ad averla meritata. Sono quelle storie, piuttosto. Esse sono degne di essere qualificate "di Interesse Culturale" da questo Stato che per decenni le ha ignorate. E ringrazio Silvio anche per il momento comunitario che è seguito alla proiezione: lo chef degli "Sga- burrini" ha dato il meglio di sé. Ho ripercorso con il pubblico presente in sala l'infinita Odissea vissuta insieme agli altri - e in primis insieme alla produttrice Sabrina Virgili - per riuscire a portare "Sangue sparso" nelle sale italiane. Dal dolore provato nel vedere quelle storie prendere vita, scena dopo scena, fino agli infiniti problemi per ottenere i permessi, nelle strade, nelle piazze ... la fatica quotidiana, spirituale, mentale e fisica, le frustrazioni nel constatare di essere soli a combattere una battaglia immensamente più grande di noi. E constatare che, nonostante tutto e nonostante tutti, ce l'abbiamo fatta, sapere che la volontà è davvero più forte del fuoco, non è cosa da poco. In sala c'era anche qualcuno degli attori che ha partecipato alla lavorazione del film. C'era Giovannino Imperi, che ha interpretato il ruolo di Saverio, e ha raccontato ai presenti con quale passione si è calato nel suo personaggio. C'era Emilio Mellone, nel suo doppio ruolo di operatore di macchina e di attore, un uomo che - tra l'altro - ha vissuto quegli anni e che ha portato la sua testimonianza anche domenica sera a Palombara. C'era Flaminia Teodori, che ha interpretato il ruolo di mia sorella Lara: quando abbiamo girato "Sangue sparso" Flaminia era sotto esami, e non è mancata nemmeno a un ciak. Ogni giorno, da mesi, arrivano mail e messaggi di persone che chiedono il dvd del film. L'Italia è un Paese difficile, per certi aspetti, e a volte fare anche la cosa più semplice richiede molto tempo. Però ormai ci siamo, il dvd è in lavorazione e presto sarà disponibile. È un altro passo che ci sentiamo di voler compiere affinché nessuna di quelle storie venga più rinchiusa in un cassetto, perché - come dice uno dei protagonisti del film al termine della pellicola - "sia da monito, affinché non vi sia più, mai più sangue sparso". LUCA ANDREINI E IL SUO SPETTACOLO “SCOMODO” “Rumoroso silenzio” sulle minacce antifasciste Il giovane autore e regista della pièce teatrale dedicata a foibe ed esodo al centro di intimidazioni dei “soliti noti” quanto pare parlare di foibe, per alcuni, è ancora tabù. Ne sa qualcosa Luca Andreini, studente diciottenne, regista e scrittore per passione, che sta mettendo in scena la sua quarta produzione teatrale. Dedicata appunto alla tragedia che, alla fine del Secondo conflitto mondiale, ha riguardato migliaia di italiani. Le prove di “Rumoroso silenzio” (questo il titolo dello spettacolo), che andrà in scena il 12 febbraio prossimo al teatro Gavazzeni di Seriate, sono iniziate da una quindicina di giorni. Ed il giovane autore da allora è stato fatto oggetto di una serie di intimidazioni e minacce. Sulla sua porta di A L’autore e regista dello spettacolo Luca Andreini casa sono stati affissi fogli di carta con su diverse scritte, tra cui “Attenti all’arte ke fate”. E a poca distanza, con la ver- nice spray, un più esplicito “Rumoroso silenzio fasci”. A tutto questo si sono aggiunte, nelle scorse ore, due missive recapitate direttamente nella cassetta delle lettere. Dentro le buste, senza francobolli, cartine geografiche su cui erano stati segnati “obiettivi” quali il luogo in cui sarà rappresentato lo spettacolo e il centro giovanile in cui si stanno svolgendo le prove. Come dire: sappiamo dove trovarti. La polizia, avvertita dell’accaduto, sospetta che gli autori degli atti intimidatori siano da ricercarsi nell’area del movimento antagonista. Che, ricostruisce il regista su Libero, “non digerisce l’argomento foibe anche se viene trattato in modo narrativo”. Andreini inoltre, commentando l’accaduto, dice che non se lo aspettava proprio: “non pensavo che il tema potesse suscitare queste reazioni. Non so fino a che punto si potranno spingere, ma devo tutelare i ragazzi che lavorano con me e anche la mia persona”. Non si spaventa dunque questo ragazzo appena diciottenne che, oltre ad andare a scuola (frequenta un istituto tecnico), studia privatamente regia e drammaturgia. Ed ha fondato, a soli 15 anni, il “Teatro Nuovo” di Bergamo. Quanto al testo dello spettacolo (che “è stato letto solo dal cast e dai teatri che ci ospitano per le prove”, dice Andreini), si tratta di una storia d’amore ambientata durante l’esodo, che senza alcuna impronta politica affronta stati d’animo vissuti dagli esuli, come “la ricostruzione dell’identità, la perdita della famiglia e il senso di nascondimento”. Temi che, a quanto pare, danno ancora fastidio a chi “inneggia alle gesta infami dei partigiani titini che hanno sterminato oltre 10 mila italiani”. Vale, a commento di questa vicenda, un post scritto da un lettore di uno dei quotidiani che l’hanno riportata: “se tutto questo fosse stato di segno opposto vi immaginate i sindacati e le autorità ‘democratiche e antifasciste’ quanta solidarietà avrebbero dato al regista? Purtroppo – conclude – a 70 anni dalla fine della Guerra, l’odio è solo da una parte”. Cristina Di Giorgi 12 Giovedì 8 ottobre 2015 SOCIETA’ IN RUSSIA LA SCUDERIA TEDESCA FAVORITA, MA WILLIAMS E FERRARI CI PROVANO. ALONSO RECUPERA OTTIMISMO A Sochi nuovo dominio Mercedes? di Chantal Capasso GUAI CON IL FISCO iprende domenica 11 ottobre, sulla pista nei pressi del villaggio olimpico di Sochi sul Mar Nero in Russia, il Mondiale di Formula 1, due settimane dopo il GP di Suzuka che ha visto trionfare le Mercedes di Hamilton e Rosberg. Il GP di Russia è quasi un inedito del Circus: venne disputato per un brevissimo periodo, soltanto due volte, nel 1913 e 1914, sul circuito di San Pietroburgo; in seguito la competizione venne abbandonata a causa dello scoppio della prima guerra mondiale e della Guerra civile russa, e non si disputò più con l'avvento dell'Unione Sovietica. Dopo decenni di trattative per far svolgere di nuovo una competizione di F1 in Russia, Bernie Ecclestone ed il capo del Krasnodarsky Krai Development Technologies Sharing Centre, Mikhail Kapirulin, hanno firmato un contratto per la disputa del GP a Sochi, località cara al primo ministro russo Vladimir Putin. Favoriti per il successo sono, come consuetudine, i due piloti della Mercedes, in piena lotta tra loro per il titolo mondiale anche se, con la vittoria di Suzuka, Lewis Hamilton ha portato il suo vantaggio nei confronti del compagno di squadra, Nico Rosberg, a 48 punti, mettendo una seria ipoteca sul titolo iridato In casa Ferrari, invece, si aspettano una gara difficile. Lo ha ricordato a Suzuka Maurizio Arrivabene: nonostante la decisione della Pirelli di portare gomme morbide e supermorbide sia l’abbinata preferita dalla SF15-T, il maggior grip sul fronte meccanico che possono garantire le gomme verrà annullato dalla scivolosità dell’asfalto, parti- Max Biaggi a giudizio per evasione R rima la separazione dalla moglie e adesso il rinvio a giudizio per una presunta evasione fiscale da 18 milioni di euro. Davvero un periodo nero per Max Biaggi, che per un’impennata di troppo finisce alla sbarra. Dai sei titoli mondiali (quattro nella classe 250 e due in Superbike) al tribunale. Davvero una parabola triste quella dell’eterno avversario di Valentino Rossi, che per una volta ha emulato il suo illustre collega e ora sarà costretto a difendersi. Già dal 15 settembre 2016, quando dovrà comparire per la volta davanti al giudice Bruno Costantini del tribunale in composizione monocratica di Roma e respingere le pesanti accuse che gli contesta la procura. Con i pm che puntano il dito contro il fuoriclasse delle due ruote ritenuto “reo” di aver compiuto “atti fraudolenti consistiti nel trasferire la propria residenza nel principato di Monaco e nell’affidare lo sfruttamento dei suoi diritti d’immagine, derivanti dai contratti di sponsorizzazione con la Daniese spa, società di capitali con sedi a Londra, Montecarlo e Madrid. Allo scopo, fino a dicembre 2012, di sottrarsi al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto e degli interessi e sanzioni amministrative relativi a dette imposte di 17.852.261,95 euro”. P colarmente ostico per la scuderia di Maranello. «Ritornano per questa gara le mescole soft e supersoft, ma nonostante nelle precedenti tornate questa scelta ci abbia favorito, dobbiamo affrontare Sochi con molta prudenza perché ci aspetta un tracciato con basso livello di grip», spiega il capo ufficio stampa della Rossa, Antonini. Se in Ferrari giocano sulla difensiva diverso è l’atteggiamento in casa Williams. La scuderia britannica, con Bottas e Massa, punta a giocare il ruolo dei guastafeste, soprattutto nei confronti della Rossa di Maranello, che per l’intero campionato è stata l’unica antagonista delle Frecce d’Argento. Lo scorso anno la scuderia di sir Frank si prese, con Bottas, giro veloce in gara, terzo gradino sul podio e terzo posto in qualifica. Dopo il nervosismo messo in mostra nell’ultimo Gp, in cui senza mezzi termini ha definito il motore Toyota della sua McLaren "da Gp2", Fernando Alonso recupera l'ottimismo, anche se soltanto in una prospettiva a lungo termine. «Tutte le nostre speranze sono ormai riposte nella prossima stagione - spiega -ma devono cambiare molte cose. La struttura del motore e tutto il resto, ad esempio, ma io sono ottimista. Aspettiamo i primi risultati del prossimo anno e vedremo». Per la stagione in corso invece, l’ex ferrarista non si aspetta grossi miglioramenti: «Adesso dobbiamo solo avere pazienza e capire che nelle cinque gare che rimangono non ci sarà molto da fare - aggiunge - rispetto agli altri abbiamo girato meno in fase di preparazione, però a ogni giro che completiamo impariamo qualcosa di nuovo. Di sicuro a fine stagione avremo raccolto molte informazioni utili». Risultato non certo scontato per la quarta edizione del GP di Russia con una curiosità: nelle tre precedenti (1913, 1914 e 2014) ha sempre trionfato una Mercedes (Suvorin, Scholl e Hamilton). Tra Williams e Ferrari chi interromperà questo dominio? BENICIO DEL TORO DA OSCAR, VILLENEUVE REALIZZA UN CAPOLAVORO Sicario: il bene e il male sono solo concetti relativi La lotta al narcotraffico trascende l’ortodossia e ospita la vendetta a parola “sicario” nacque per definire gli zeloti di Gerusalemme, assassini che davano la caccia ai Romani, invasori della loro terra”. La pellicola si apre con questo incipit, fornendo subito un’impostazione formale, desiderosa di delineare un continuum con il passato, quasi giustificando l’origine e la figura stessa del sicario, persona costretta da necessità superiori a scegliere un certo tipo di vita, di comportamento, di tragica esistenza, il cui modus operandi sia figlio di esigenze tanto elementari come sopravvivenza e protezione, quanto complesse in fatto di realizzazione, il cui prezzo sia altissimo: la vita altrui. Questo il focus del film, ma celato attraverso una storia nella storia, in cui si scontri la convinzione più forte per il rispetto delle regole per mantenere l’ordine, con la disillusione e il cinismo più scellerati “L per raggiungere lo stesso obiettivo. La brillante e diligente agente dell’Fbi, Kate Macer, capitano della Squadra sequestri, accetta di mettere la sua professionalità al servizio di una task force che smantelli l’organizzazione responsabile dei sequestri e degli omicidi che da sempre combatte, per porre fine a un fenomeno crimi- nale che non riesce più a sopportare. È, però, inconsapevole della linea grigia che divida il bene dal male, scoprendo che gli stessi siano titolari di una dimensione relativa che oltrepassa l’assoluto. Tra meeting pre-missione, presa in carico di un testimone scomodo e sparatorie, il vortice delle domande aumenta, specie soffrendo il peso di due personalità tanto incomprensibili quanto oscure, come il consulente capo della task force Matt Graver e l’ex procuratore Alejandro, personaggi la cui condotta drammaticamente cruda e spietatamente orientata alla finalizzazione dell’incarico costituisca un contraltare alla natura idealistica e ingenua della Macer, mai abituata a ragionare in termini machiavellici, lontana da un’ottica di fine-che-giustifica-imezzi, specialmente misco- noscendo i mezzi e ignorando il fine, per il quale comincia a nutrire più di un dubbio. Il capovolgimento narrativo nasce proprio da questi dubbi, da cui prendono le mosse e si articolano eventi che trascendano il concetto di giustizia, ponendo più di qualche interrogativo etico cullato da una colonna sonora impressionante, che accompagna un’intensa azione in cui non c’è mai convinzione, in cui piano piano si palesa l’ambivalenza vittimacarnefice, dove la prima diventa la seconda e viceversa in un circuito che si autoalimenta spezzandosi soltanto al prevalere di una delle due, che rompe il circolo vizioso e ristabilisce i ruoli e un ordine, nuovo, fino alla prossima volta. Così, il simbolo di giustizia sveste i panni della stessa, indossando quelli di male necessario, affinché questa sia garantita, diventando male relativo che debelli l’assoluto; ma l’interrogativo che la pellicola si pro- pone di suggerire rimane: qual è il male peggiore? E mentre cresce la tensione, giungendo al climax in un epilogo inesorabile, si è portati a pensare che dietro tanta retorica si celi solamente la legge del più forte, quasi rispettando quel principio di natura nobile, che qui degenera: ubi maior minor cessat. La disillusione è la vera protagonista dello sceneggiato: fluttuante tra stacchi musicali sempre azzeccati e un montaggio davvero supremo. Accompagna l’intera pellicola pervadendo il pubblico di una simulazione continua di azioni ed eventi in funzione di una dissimulazione altrettanto continua di obiettivi e risultati, che trovano la loro realizzazione nell’uomo nero Alejandro, la cui introspezione è tanto profonda quanto vuota, perché oltre una certa soglia, il dolore trascende la disperazione e si trasforma in indifferenza. Lorenzo Cuzzani