Principi di cronologia relativa

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Principi di cronologia relativa
I principi della cronologia relativa
Uno dei modi in cui le differenziazioni tra lingue della stessa origine possono verificarsi, si fonda
sulla nozione di isoglossa. I fenomeni linguistici si verificano in modo simile in diverse locazioni.
La linea che congiunge i punti caratterizzati dallo stesso fenomeno linguistico si chiama isoglossa,
per simmetria con linee simili utilizzate in geografia (isoipse, isobare ecc.). Per estensione si
parlerà, ad esempio, di “isoglossa satəm”.
La nozione di isoglossa si fonda sulla necessità di definire un modello della diffusione del
fenomeno linguistico. Il modello base, che venne ideato e applicato alle lingue indoeuorpee, è
quello
della
“teoria
delle
onde”
(Wellentheorie),
dovuta
a
Schmidt
(Die
Verwandtschaftsverhältnisse der indogermanischen Sprachen,Weimar, H. Böhlau, 1872).
Il concetto base è che ogni fenomeno linguistico abbia un suo punto di origine, o epicentro, da cui si
diffonde esattamente come le onde in un liquido in cui sia stato gettato un sasso. Questo modello
permette di formulare alcune cronologie relative.
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Su questa linea, il linguista italiano Bartoli ha, poi, integrato questo semplice modello, con altri
principi che servono a valutare l’antichità di un fenomeno linguistico. Il lavoro di Bartoli si è
sviluppato soprattutto in relazione allo sviluppo delle lingue neolatine. I principi sono:
- il principio delle aree laterali: se è vero che i fenomeni linguistici si diffondono in maniera
concentrica, ogni fenomeno che si sovrappone ad una situazione precedente, se non ricopre
l’intera area, lascia ai margini aree che conservano fenomeni più antichi. Quindi le aree laterali
sono più conservative rispetto ad un’area centrale
Esempio:
Latino: circus (forma più antica) > Spagnolo: cerco, Rumeno: cerc
Latino: circulus (forma più recente) > Italiano: cerchio (< *circlus)
-
Spagna e Romania, che furono aree laterali dell'Impero Romano, conservano una froma
lessicale più antica.
il principio dell’area meno esposta: come le onde provocate da un sasso che cade in acqua
possono modificare la propria forma se incontrano ostacoli, così se le isoglosse si diffondono
secondo linee di facilità di penetrazione. Le aree poste al riparo dall’innovazione a causa di
ostacoli naturali (catene montuose, fiumi ecc.) restano più conservative.
Esempio:
Italiano: cena [ʧena] > Sardo: cena [kena]
La Sardegna è un'area isolata, e mantiene la pronuncia velare di c + i/e ([ki], [ke]), pronuncia
che era propria del latino classico.
-
il principio dell’area maggiore stabilisce che tra due aree, quella più estesa conserva un
fenomeno più conservativo rispetto all’area più ristretta. Questo si motiva con l’ipotesi che
l’innovazione abbia avuto meno tempo per diffondersi, e quindi si sia estesa su un’area minore.
Il principio vale solo se l’area minore è meno esposta di quella maggiore.
Esempio:
Latino: et (forma più antica) > Francese et, Italiano e
Latino: sic (forma più recente) > Rumeno: şi
La Romania, che rappresenta un’area meno estesa, presenta la forma più innovativa.
-
il principio dell’area seriore stabilisce che l’area in cui una determinata lingua è arrivata più
tardi, spesso conserva la forma più antica. Questo perché si presume che l’area originaria di una
lingua sia quella in cui sorgono le innovazioni, mentre quelle in cui la lingua è arrivata più tardi
conservi una sorta di stato più conservativo “bloccato” rispetto alla “madrepatria”.
Esempio:
Latino: edĕre > Spagnolo (comedere) > comer
In italiano il ver o si è perso a favore del tardo latino manducare (mangiare scompostamente)
Latino manducāre > Italiano mangiare
In Spagna, già area laterale dell'Impero Romano, il latino è stato ovviamente portato dopo
rispetto all'Italia, dove ha avuto origine e dove ha dato origine ad un’innovazione.
I principi, o norme, di Bartoli non hanno il carattere inflessibile delle leggi fonetiche e alcuni
sono perfino contraddittori, almeno in alcuni casi. Tuttavia rappresentano alcuni principi di
buon senso nella ricostruzione delle cronologia dei mutamenti linguistici.
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