n. 6 (586) del 24.3.2011
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È bastato un solo microgrammo per litro in più di trialometani (sottoprodotti della clorazione delle acque potabili, potenzialmente cancerogeni) rispetto alla soglia di legge di 30 microgrammi/ litro, che i sindaci di otto comuni hanno dovuto sospendere l’erogazione idrica finché il parametro non è rientrato sotto soglia ed i vertici dell’azienda Molise Acque sono stati indagati dalla procura di Larino per avvelenamento colposo di acque destinate al consumo umano. E in Puglia? La notizia data dagli Ecologisti democratici dell’ennesima deroga chiesta dalla Regione e concessa dal Ministero della Salute a settembre scorso per elevare tale soglia fino a 50 microgrammi/litro ha scatenato l’indignata replica di ASL, Acquedotto Pugliese e Assessorato alla Salute che, per volerla smentire categoricamente, hanno dovuto ammettere l’esistenza della deroga fino al 31 dicembre scorso, precisando che successivamente non è stata più rinnovata e lasciando intendere che si fosse trattato di una questione puramente incidentale. Nessuna parola è stata però spesa da questi tutori della salute pubblica per spiegare da quanto tempo vigeva tale deroga, né perché sia stato necessario disporla e neppure cosa è stato fatto per informare la popolazione a riguardo. Gli Ecologisti democratici, esercitando il diritto di controllo del cittadino sui comportamenti delle amministrazioni, hanno quindi ritenuto di approfondire la questione e, da una ricerca sul portale della normativa sanitaria del Ministero della Salute, è emerso che la faccenda andava avanti da almeno otto anni! Il primo documento da noi rintracciato risale infatti al lontano 2003 quando la Regione Puglia chiese ed ottenne la deroga per elevare il parametro dei trialometani nella provincia di Foggia a 80 microgrammi/ litro. Il Ministero la concesse per soli sei mesi, disponendo che l’Acquedotto Pugliese presentasse, entro il 28 febbraio 2004, la documentazione dettagliata degli impianti di trattamento, dei trattamenti effettuati e della rete acquedottistica ed, entro il successivo 30 aprile, un nuovo piano di rientro, completo di nuovo calendario dei lavori, della stima dei costi e della copertura finanziaria riferito all’abbattimento dei valori dei parametri Cloriti e Trialometani, finalizzato ad un preciso crono-programma che riducesse in tempi brevi i suddetti inquinanti. Ma, come spesso accade in Italia e con ancor più frequenza nel nostro meraviglioso Mezzo- dustrie alimentari dalla deroga, informazione al cittadino, obbligo di trasmettere i piani di risanamento. Così è accaduto con i decreti del 2006, 2007, 2008, 2009, fino agli ultimi del 2010. La vicenda dei trialometani, fino al 2009 ben lontana dall’essere portata a conoscenza dei cittadini da parte delle autorità preposte, iniziò a venire a galla in occasione della vicenda dell’alga rossa allorchè, in una riunione del comitato di crisi presso la Provincia, un funzionario pubblico, con voce dal sen fuggita, lamentò il fatto che si perdesse tempo con l’alga rossa quando da anni giorno, non c’è nulla di più duraturo delle deroghe temporanee. Il 30 aprile 2004 passò invano e la Regione Puglia fu costretta a chiedere un’ulteriore proroga che il Ministero puntualmente concesse per altri sei mesi. Questa volta, però, vennero escluse dai procedimenti di deroga le industrie alimentari che quindi sono rimaste obbligate al rispetto dei limiti previsti dalla normativa. Il decreto dispose inoltre per la Regione l’obbligo dell’informazione ai cittadini relativamente alle elevate concentrazioni di trialometani nell’acqua potabile erogata. Qualcuno ne ha mai sentito parlare? Anche questa proroga si concluse senza che il problema fosse risolto e le reiterazioni delle deroghe si susseguirono anno dopo anno con le stesse pedisseque raccomandazioni e precisazioni: esclusione delle in- la provincia di Foggia aveva il ben più grave problema dei trialometani nell’acqua potabile. Forse era questa l’informazione al cittadino che intendeva la Regione! A questo punto alcune domande sorgono spontanee e avremmo molto piacere che i tutori della salute pubblica rispondessero con la stessa solerzia con la quale si sono affrettati a smentire gli Ecologisti democratici: 1) Perchè in provincia di Foggia il parametro dei trialometani è risultato costantemente superiore ai limiti di normativa da dover chiedere una deroga per almeno otto anni?; 2)Cosa è stato fatto per risolvere il problema e con quali tempistiche?; 3) Da dove la Barilla, la Tamma e le altre industrie alimentari della provincia di Foggia hanno preso l’acqua per continua in 2ª Poste Italiane spa- Spedizione in A.P. DL 353/2003 (L. 27/2/2004 n.46) art1, comma 2, DCB FOGGIA globale A Foggia inaugurata la nuova Sala “Mons. Fortunato Maria Farina” di Barone A. Carmina Foggia. Venerdì 11 marzo è stata inaugurata la nuova Sala “Mons. Fortunato Maria Farina”, già nota come cinema Falso Movimento: una sala della Comunità appartenente alla Cattedrale cittadina, intitolata sin dalle sue origini al vescovo di Foggia, morto nel 1954. La sala parrocchiale, ubicata nei pressi della stessa Cattedrale, è stata ristrutturata e abbellita e servirà da contenitore culturale e da locale polivalente. Numerose sono state le autorità militari, politiche e culturali intervenute all’evento, presentato da Marzia Campagna. Tra i presenti, il parroco della Cattedrale di Foggia, nonché amministratore della stessa sala, Mons. Antonio Sacco, che, insieme a molti collaboratori, ha seguito i lavori di ristrutturazione e che ha voluto simbolicamente “donare la sala a tutti i foggiani”. Nel corso della serata gli interventi si sono alternati a proiezioni di video, a esibizioni musicali, canore e teatrali. È stata brevemente ripercorsa la storia della sala “Farina”, utilizzata come mensa per orfani e ricovero per i bisognosi nel secondo dopoguerra, e poi svariatamente frequentata da fedeli, scolaresche e cittadini come cinematografo o teatro, per esempio, proprio per volere del vescovo Fortunato Maria Farina. Il presidente della Provincia, l’on. Antonio Pepe, ha sottolineato che “la sala Farina rappresenta la storia del cinema foggiano” e ha valorizzato il compito di un “contenitore culturale” come questo, che permette di “investire in cultura e, quindi, di creare sviluppo sul nostro territorio”. Il sindaco di Foggia, l’ing. Gianni Mongelli, ha individuato nel locale appena inaugurato “una strada per il quartiere e per la città, perché Foggia ha bisogno di speranze e questo contenitore culturale è proprio un motivo di speranza e un’opportunità”. All’evento hanno preso parte anche il dott. Francesco Giraldo, segretario generale dell’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinematografici), e i responsabili dei film d’Autore dell’Apulia Film Commission, Angelo Ceglia e Enrico Ciccarelli: la sala “Farina”, infatti, è stata inserita – con altre venti sale in Italia – nel circuito Cinema d’Autore per cui in essa verranno proiettati in esclusiva i film “provenienti dai maggiori Festival del Cinema europei”, che non potranno essere proiettati altrove. E non fungerà solo da cinema, perché in essa, tra le numerose attività programmate, verranno proiettate, in diretta o in differita, le rappresentazioni liriche eseguite nei teatri di tutta Europa. L’ultimo gradito intervento è stato quello giunto in videoconferenza da parte di Mons. Dario Edoardo Viganò, dell’Ufficio Nazionale delle Comunicazioni Sociali della C.E.I., che ha lodato l’opera di Mons. Farina, paragonandola a quella di Mosè, perché “in un momento drammatico per il popolo di Foggia, lo ha portato alla salvezza”. La serata si è conclusa con i saluti dell’Arcivescovo Metropolita della Diocesi di Foggia-Bovino, S.E. Mons. Francesco Pio Tamburino, e con il rito di benedizione sui presenti e sulla nuova sala, che, rappresentando concretamente la “rispondenza della Chiesa alle vicende del territorio”, vuole offrirsi come un “luogo significativo per la città e per i foggiani”: luogo in cui compiere un “servizio alla cultura” e con cui cercare “il dialogo cordiale, il rapporto costruttivo con tutte le istanze sociali, culturali, politiche del territorio”. N.6 del 24.3.2011 MERIDIANO 16 PAG. 2 L’allegra Cumpagnija al carnevale 2011 di Natina Mascolo – Vaira Sannicandro G.co. Sin dal Carnevale del 1996, un nutrito gruppo folcloristico sannicandrese, ha esordito nelle vie della città di San Nicandro Garganico (FG), presentandosi, con carri, canti e costumi tradizionali, mediante tematiche di vita campestre. L’anno successivo, lo stesso gruppo, si è esibito con il carro: “La vendemmia”. Nelle ricorrenze di carnevale, avvenute dopo il 1997, la presenza di tale gruppo è stata costantemente incisiva e si è particolarmente distinta nel 2001, con un significativo saluto alla “Lira”, in seguito all’introduzione dell’”Euro” in Italia. Anche nel corrente carnevale 2011, il gruppo folcloristico in parola ha partecipato attivamente, dandosi il nome: “ L’allegra Cumpagnija”, con l’intento di continuare a tutelare il patrimonio culturale sannicandrese, sia in riferimento al vernacolo, che al carnevale stesso; e tutto ciò, con spirito gioioso, aperto alla ricerca e valorizzazione di usi e tradizioni locali. Il tutto è stato brillantemente sostenuto con canti e balli; la cui esecuzione sonorostrumentale è stata diretta da Michele Fatone, alla chitarra e mandolino, nonché da Natina Mascolo-Vaira alla fisarmonica. Varie le tematiche svolte nelle varie giornate: 1) Esecuzione di canti in vernacolo sannicandrese, integrati da tarantelle, svolti con costumi da montagnole; 2) Pre- sentazione di canti e inni nazionali, per la rappresentazione del 150° dell’Unità d’Italia, con messa in scena di Garibaldi, l’Italia e le italiane che hanno indossato costumi costituiti dai tre colori della nostra bandiera; 3) Svolgimento della sfilata nelle vie cittadine, con altri carri e gruppi partecipanti. Ecco, in ordine alfabetico, i partecipanti dell’Allegra Cumpagnija: Amelia Belfiore, Concettina Bonfitto, Maria Campanozzi, Incoronata Curatolo, Incoronata Di Lella, Lucia Giagnorio, Michelina Gentile,Tina Giordano, Lucia Grossi, M. Carmela Guerrieri, Maria Luisa, Rosetta Martino, Amelia Mascolo, Grazia Montemitro, Angela Pacilli, Antonietta Peluso, Anna Robles, Rosa Scanzano, Teresa Scanzano, Angela Solimando, Susanna Totta, M. Rosa Vigilante, Ninetta Vocino … Un grazie davvero sentito va a Natina Pienabarca, forte sostenitrice del gruppo folcloristico, nonché ai vari collaboratori: Emanuele Pienabarca, Anna Pienabarca e Costantina Soccio. Un auspicio sentito, infine, affinché tutti i membri dell’Allegra Cumpagnija, nel tutelare degnamente il patrimonio locale, possano fruire e apportare gioia, particolarmente dove la serenità, la pace e l’allegria stentano a vivere e comparire. (Nella foto L’allegra Cumpagnija, il sette e l’otto marzo 2011 ha rappresentato il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, con Garibaldi, l’Italia e un gruppo di donne con costumi dei tre colori della bandiera) Per il PD di Lucer a biso gna rimetter e al Lucera bisogna rimettere centro gli interessi dei cittadini e la qualità della vita Lucera. “Forte sostegno all’azione politica finalizzata a realizzare a Lucera un Partito Democratico sempre più aperto, coeso ed autorevole”. E’ quanto espresso dal Consiglio Direttivo del Pd di Lucera, riunitosi il 18 marzo presso la sezione di Via Mazzaccara, che ha approvato all’unanimità dei presenti (23) la relazione del segretario cittadino, Fabrizio Abate, al quale ha confermato ampia fiducia ed apprezzamento. “E’ nostro dovere proseguire il lavoro avviato – ha detto Abate - per irrobustire il partito, farlo divenire fucina di proposte innovative e punto di riferimento per i nostri concittadini. A Lucera serve un grande partito democratico, che sappia dialogare con le realtà sociali, economiche e professionali della città, e che riesca a costruire una coalizione credibile, aperta tanto alle forze di sinistra che a quelle di centro che si riconoscono alternative a quest’amministrazione di centro destra”. Il documento approvato dal Direttivo del Circolo Pd, intitolato a Giuseppe Parracino, indica le linee guida future del Partito a Lucera. “Il Pd è essenziale strumento di partecipazione democratica – è scritto nel documento “Per il Pd e per Lucera”, presentato da Abate - per il rilancio sociale, economico, produttivo della Città di Lucera. Noi crediamo nel progetto cresciuto sulle radici dell’Ulivo ed attualmente perseguito, con tenacia, dal segretario nazionale, Pierluigi Bersani. Desideriamo alimentarlo con le passioni e le intelligenze di donne e uomini pronti a rinnovare la politica italiana e lucerina. In questa direzione, sosteniamo l’azione politica condotta a Lucera dal Pd, guidato dal segretario Fabrizio Abate, finalizzata a realizzare un partito sempre più aperto, coeso e autorevole, in grado di dare risposte politiche ai bisogni della gente. Oggi, Lucera vive una crisi politica conclamata e allarmante – prosegue il documento del Pd - che impedisce di affrontare e risolvere i problemi reali della Città; a partire dalla disoccupazione, soprattutto giovanile, e dal dilagare di un’illegalità sempre più diffusa. Per questo, per Lucera è indispensabile incrementare l’azione Democratica: continuando ad ampliare la partecipazione di iscritti e sostenitori, ad aprire le porte a nuove adesioni, a valorizzare le numerose energie presenti. Con passione e serietà, idee nuove e valori condivisi, uniti ad un’apertura vera alle nuove generazioni, nel contesto di un partito in cui il rinnovamento necessario non ha nulla a che vedere col ‘nuovismo’, ma significa investire sull’incontro tra esperienza ed entusiasmo. Il Pd che vogliamo è un partito davvero nuovo: un’altra ‘storia da raccontare’ anche rispetto alle straordinarie esperienze politiche da cui ha avuto origine; un cantiere ideale, aperto al confronto e capace di accogliere il contributo costruttivo di chiunque voglia dedicare alla Polis il proprio impegno e la propria dedizione; dove siano fondamentali le regole, l’uguaglianza, il merito e la qualità. Anche a Lucera, il senso del nostro impegno è dare una casa comune a tutti coloro che credono in questa sfida e ripongono fiducia e speranze nell’incontro tra le forze popolari, le culture della tradizione cattolico-democratica, liberaldemocratica, socialista ed ecologista. Pertanto, l’obiettivo principale del Pd è quello di unire, dentro e fuori del Partito, per costruire, insieme a tutte le forze d’opposizione al centrodestra, una grande alleanza alternativa, politica e programmatica, che possa candidarsi autorevolmente a governare la Città alle prossime elezioni comunali. Per questo, il Pd di Lucera si è impegnato, attraverso l’attivazione delle aree tematiche e l’individuazione dei rispettivi referenti, nell’elaborazione di proposte programmatiche che saranno discusse all’interno di una Conferenza Programmatica Cittadina, da tenere nei prossimi mesi, nella quale lanciare un grande ‘progetto per Lucera’. Sulla base di questa piattaforma, intendiamo aprire una nuova stagione politica a Lucera, che metta finalmente al centro il rispetto delle regole, gli interessi dei cittadini, la qualità della vita, la valorizzazione dell’ambiente e delle energie rinnovabili, lo sviluppo ed il lavoro. 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234567890121234567890123 continua dalla prima... La vicenda dei trialometani nell’acqua potabile tutti questi anni, visto che la deroga non valeva per loro? Quali controlli sono stati fatti dalle autorità competenti in tal senso? 4) Quali tempestive ed adeguate informazioni sono state mai fornite alla popolazione interessata circa le deroghe applicate e le condizioni che le disciplinavano? Quali raccomandazioni sono state fornite a gruppi specifici di popolazione per i quali la deroga potesse costituire un rischio particolare (ad esempio, donne in gravidanza)? 5) È normale derogare per oltre otto anni ad un pa- rametro stabilito dalla legge italiana, sostenendo che non vi sia alcun rischio per la salute pubblica, solo perchè una direttiva comunitaria indica un limite più alto? Se la risposta è sì, logica vorrebbe che si cambiasse la legge italiana! Ed infine. Qual è oggi lo stato di salute del lago di Occhito, principale fonte idrica potabile della provincia di Foggia? Attendiamo fiduciosi risposte adeguate. Ecologisti democratici Foggia Ginnaste vanno a teatro Lucera. Dalla morbida pedana della palestra alle dure tavole del palcoscenico. Il pavimento è decisamente diverso, ma il risultato è stato sempre lo stesso in termini di performance artistica per le atlete dell’Associazione sportiva Ginnastica Luceria che nello scorso fine settimana ha preso parte a una commedia teatrale. L’insolita occasione era data dal nuovo appuntamento che il gruppo Amici dell’Arte di Lucera ha messo in piedi con un classico del suo repertorio, un tempo intitolato “U Scazzamurill” e che nel 2011 è diventato “Chi spart av a megghia part”. E se buona parte del cast è stato ancora lo stesso, la conferma è arrivata pure per le ragazze dirette da Maria Antonietta de Sio che sono già state protagoniste dello spettacolo anche nel 1990 e nel 1996 quando il testo di Germano Benincaso è stato messo in scena. E la grazia, la forza e la bellezza delle ginnaste lucerine impegnate sono state ancora una volta determinanti per la buona riuscita e il gradimento del pubblico che ha apprezzato come sempre gli attori ma anche le dieci ragazze travestite da piccole “scazzamurill”, ovvero folletti che la tradizione popolare vuole siano a custodia delle abitazioni. “Si è rinnovata felicemente la nostra collaborazione con gli Amici dell’Arte ai quali diamo volentieri il nostro contributo – ha commentato la direttrice tecnica della Luceria Maria Antonietta de Sio – anche perché si tratta di una bella esperienza per le nostre ragazze che sono chiamate a una nuova e stimolante avventura in un mondo che non le appartiene ma nel quale si sono integrate perfettamente. L’esibizione in scena è stata per loro un momento di arricchimento artistico e umano, dimostrato dall :’entusiasmo con cui si impegnate nelle prove e nelle rappresentazioni che certamente le lasceranno un ricordo indelebile”. E intanto le ragazze sono tornate già ai consueti allenamento agonisti, in vista del prossimo importante appuntamento che si terrà il 3 aprile ancora una volta a Lucera con il campionato regionale Confsport di Specialità. N.6 del 24.3.2011 MERIDIANO 16 PER UNA BREVE RIFLESSIONE DISINCANT ANT A SULL ’UNIT A’ D’IT ALIA DISINCANTANT ANTA SULL’UNIT ’UNITA D’ITALIA di Leonardo P. Aucello Nel 1824, dopo il fallimento dei primi Moti carbonari del 1820-21, il poeta Giacomo Leopardi, nella solitudine del natio borgo selvaggio recanatese, completava l’opera Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani. In essa, in maniera molto lucida, l’autore confermava l’amara riflessione sull’incapacità degli italiani a diventare una società coesa, una nazione unica e indipendente, ma, soprattutto, un popolo che, dalle Alpi alla Sicilia, riuscisse a formare una sola civiltà e un solo modo di vivere e di pensare. Quando, circa mezzo secolo dopo, il decano dei critici letterari, Francesco De Sanctis, nella sua monumentale Storia della Letteratura Italiana, parlando della poetica di Leopardi, definì il grande recanatese come un padre della patria, proprio perché egli fu il primo in assoluto che riuscì a fornire un quadro chiaro e convincente sulla situazione politica di quel tempo attraverso l’analisi realistica sul sentimento nazionale degli italiani di allora che, puta caso, incarna molto quello del popolo italiano di oggi. Nel Discorso sopra ricordato, Leopardi sostiene che gli italiani della sua epoca sapevano vedere le cose anche con uno spirito quasi filosofico, ma, purtroppo, mancava in loro, e manca, forse, tuttora, l’idea di Stato, di Nazione, di popolo unito e compatto, di rispetto delle istituzioni e di chi ci rappresenta: egli notava, insomma, quasi una indifferenza, una diffidenza, un modo disincantato verso le norme statutarie governative; e a motivo di ciò, a suo modo di vedere, difficilmente, il popolo italiano avrebbe mai potuto addivenire a una concreta forma di coesistenza e pensiero unico. Non ci sono, a mio modesto parere, parole più profetiche di quelle leopardiane. Infatti, dopo le affermazioni calzanti e un tantino provocatorie del poeta di Recanati, diversi politici risorgimentali hanno ovunque nutrito una idea pessimistica, alla stregua di quella del Leopardi -ecco perché definito padre della patria da De Sanctis- poiché molti di loro non credevano che si sarebbe potuta avverare una identità nazionale sotto tutti i punti di vista, in virtù, soprattutto, della millenaria divisione politica, sociale, culturale ed economica delle varie zone del territorio italiano costituito da piccoli Stati autonomi, in cui la lingua ufficiale di ognuno di essi, non corrispondeva a quella dei grandi poeti, a cominciare dal vulgare toscano di Dante, cioè la lingua italiana colta di sempre, per continuare con il Petrarca, l’Ariosto, l’Alfieri, per arrivare fino al Foscolo, bensì all’idioma popolare di una singola regione, e, quindi, di un singolo Stato. Se si pensa che i Re della dinastia borbonica, a partire da Ferdinando I, soprannominato dai napoletani come il Re Lazzarone, a motivo del suo goliardico carattere popolaresco, parlavano correttamente soltanto il dialetto napoletano. Stessa cosa si può ammettere per duchi e principi sparsi per l’Ita- lia che parlavano e dialogavano nella sola lingua del proprio territorio di sovranità. Per una civiltà così frammentata era difficile allora concepire una italianità comune a tutti i popoli presenti nella Penisola. Tanto è vero che in uno dei capitoli dell’opera autobiografica di Massimo D’Azeglio, primo ministro prima di Cavour del Regno Sabaudo, e genero di Manzoni in quanto marito della figlia più grande, Giulia, intitolata I miei ricordi e pubblicata nel 1867, riportò la frase che sarebbe rimasta celebre nel tempo che diceva: “Fatta l’Italia bisogna fare gli italiani”. Non c’è stata affermazione che, per la sua valenza premonitrice, non abbia avuto tanto successo nei decenni successivi, fino ai giorni nostri, in quanto non solo viene spesso ricordata da studiosi, giornalisti e politici, ma anche perché, secondo tanti, in verità nessuno finora è riuscito nt:a fare gli italiani, cioè a considerarli uniti, fiduciosi e credenti nei confronti dello Stato e delle sue prerogative. Ci aveva tentato persino Mussolini, durante il ventennio del Regime, dal 1922 al 1943, ma la sua italianità appariva prevalentemente come una forma propagandistica del suo governo, infarcita più di una pedanteria ritualistica da cerimonia di partito piuttosto che di una volontà possibile e concreta di unificare l’animo nazionale del popolo che lui guidava e su cui direttamente comandava, seppure non fossero ammessi pubblicamente, durante l’era fascista, termini stranieri; tanto è vero che il Duce italianizzò persino il nome di alcuni paesi in francese e in tedesco presenti nella Valle d’Aosta e nel Trentino Alto Adige. Lo stesso Cavour, pur essendo un unitarista convinto dal punto di vista politico-amministrativo, era, invece, molto perplesso che mai si sarebbe portata a compimento una civiltà nazionale dal punto di vista sociale e culturale: infatti, a motivo di questa sua perplessità, spinse e convinse, tuttavia, anche se all’inizio era piuttosto contrario, Garibaldi a preparare una Spedizione nel Mezzogiorno d’Italia, che è passata alla storia come la Spedizione dei Mille, per annettere allo Stato piemontese le popolazioni meridionali in cui più che una unità di vedute ci sarebbe stata una piemontesizzazione della politica e dello sviluppo economico e sociale del resto dell’Italia, specialmente del Mezzogiorno. Quindi molto impegno e fede nell’unità amministrativa, ma poca in quella di unione civile e culturale delle diverse estrazioni sociali e territoriali dell’Italia. Tanto è vero che i primi governi del Regno d’Italia, meglio conosciuti come i governi della destra cavouriana, imposero alle popolazioni centro-meridionali delle prospettive diverse da quelle attese, a partire dalla imposizione del pagamento delle tasse, fino allora sconosciuta, basti ricordare la tassa sul macinato, per continuare con l’obbligo della Leva militare, solo per citarne qualcuna delle iniziative del nascente assetto istituzionale. Molti ricorderanno, certamente, il passo del romanzo de I Malavoglia di Giovanni Verga quando Padron ‘Ntoni era molto rammaricato dal fatto che uno dei nipoti doveva partire per militare e che poi morirà nella battaglia navale di Lissa, nel 1866, durante la Terza guerra di Indipendenza. Questo suo rammarico il vecchio capofamiglia lo confidava al farmacista del paese, il quale, essendo di provata fede repubblicana più che monarchico-sabauda, in quanto seguace delle idee mazziniane, esclamò che se si fosse realizzato il disegno politico repubblicano sarebbe stato immediatamente eliminato l’obbligo della Leva. E Padron ‘Ntoni, di rimando, subito sbottò, nella vaga speranza che il nipote non partisse per la guerra, dicendo: “E facciamola subito questa repubblica!” I governi della destra storica che promulgarono quelle leggi molto restrittive per le popolazioni del Sud, tanto che, dopo appena qualche anno dall’Unità d’Italia, iniziò il secolare esodo migratorio verso paesi lontani, prima verso l’America del Sud, poi verso quella del Nord con le nascenti città metropolitane atlantiche, poi, durante il fascismo verso l’Australia, e, infine, verso l’Europa stessa, badarono esclusivamente a saldare il debito di guerra contratto dal Regno di Piemonte per organizzare le guerre e le battaglie per raggiungere l’Unità nazionale. Si racconta che un Deputato del Regno, proveniente da uno dei Collegi elettorali della Campania, un certo Liborio Romano, che era stato ministro sotto l’ultimo Re Borbone, Francesco II, popolarmente noto come Franceschiello, dichiarò che Torino, la prima capitale italiana, aveva estorto alla Cassa di Sconto di Napoli, conosciuta come Banco Partenopeo, presente nella città partenopea da più di due secoli, circa 80 milioni di lire di allora e nel bilancio preventivo nazionale aveva ridistribuito alle popolazioni del Sud solo 39 milioni, tenendo per sé i rimanenti 40 milioni di lire circa. Ciò vuol dire che il nuovo Stato incamerava molto dal Sud, ma restituendone in finanziamenti e strutture molto meno di ciò che incassava. E allora si potrebbe considerare questo atteggiamento dei primi governi del nuovo Regno unitario come una vera truffa ai danni della gente meridionale? C’erano esigenze non solo di finanziamento delle casse dello Stato, ma vi era ancora l’urgenza di completare lo Stato unitario con la liberazione dello Stato Pontificio, e, quindi, con Roma capitale, del Veneto nelle mani dell’Austria, come pure delle città di Trento e Trieste con le rispettive regioni, la cui opera di completamento è avvenuta solo con vittoria nel 1918 della Prima guerra mondiale. continua... PAG. 3 Francesco Buzzurro alla Taverna del Gufo Foggia. Ancora un importante appuntamento per la rassegna musicale 2010/2011 “Chitarra e non solo” organizzata dall’Associazione “Gli Amici della Taverna”. Ad esibirsi nella Taverna del Gufo sabato 26 marzo alle ore 21,30 sarà il chitarrista Francesco Buzzurro, considerato uno dei più talentuosi chitarristi nel panorama nazionale, che nella serata affronterà un viaggio musicale che ripercorre i suoni e le musiche dei popoli del mondo. Europa, Russia, le Americhe, l’Irlanda fino ad approdare in Israele, sono le tappe principali della sua ricerca. I brani scelti saranno noti alla maggioranza degli ascoltatori, eppure Buzzurro ne traccia dei contorni nuovi, singola- ri. Francesco Buzzurro nasce a Taormina e inizia a soli 6 anni a suonare la chitarra. Diplomatosi al Conservatorio Bellini di Palermo, si perfeziona presso l’International Arts Academy di Roma. Alla passione per la musica folk ed allo studio della classica affianca una intensa attività di ricerca nell’ambito della musica jazz, che gli permette di entrare a far parte della Sicilia Jazz Big Band e dell’Orchestra Jazz Siciliana. Si esibisce con Toots Thielemans, Diane Schuur, Arturo Sandoval, Peter Erskine, Bob Mintzer, collabora con Tom Kirkpatrick, Jimmy Owens, Giulio Capiozzo, Dominique Di Piazza e Allen Hermann. Nel 2009 ha vinto l’ambito premio “GROOVE MASTER AWARD” perché “nell’ambito del groove e del contemporary jazz è riuscito ad offrire una nuova visione musicale, completata da una tecnica unica al mondo”. Insignito del titolo di “Ambasciatore di pace nel mondo” dall’O.N.U. durante la convention di Minneapolis, Francesco ha inoltre ricevuto dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, lo scorso 19 gennaio, un riconoscimento per “i sentimenti generati” dalle musiche scritte per il docufilm “Io ricordo” dei fratelli Muccino. L’appuntamento in Taverna del Gufo sarà preceduto nella mattinata dall’incontro che Francesco Buzzurro avrà con gli studenti del Liceo Classico di Foggia nella’aula magna del “V. Lanza” alle ore 11,30. 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 12345678901234567890123456789012123456789012345678901234 A Foggia approvato ordine del giorno per la comunità giapponese Foggia. Sostegno e solidarietà alle comunità locali colpite dalla catastrofe e l’invito ad una riflessione condivisa sulle scelte a livello di governo centrale che, troppo spesso, ricadono negativamente sul benessere e la salute dei cittadini. Questi i punti salienti dell’ ordine del giorno approvato dall’assemblea nazionale della Rete Città Sane OMS, riunitasi a Foggia il 18 marzo. Sono sindaci, assessori, consiglieri comunali rappresentanti di 67 città italiane di grandi, medie e piccole dimensioni che hanno colto l’occasione dell’incontro annuale dell’associazione nella città di Foggia per affrontare il tema del ricorso al nucleare e dell’alto prezzo da pagare in termini di salute dei cittadini e di rispetto dell’ambiente in cui si vive. “Non si può prescindere da una seria riflessione sull’altissimo prezzo che le comunità locali giapponesi stanno pagando per le scelte operata dal governo centrale in tema di energia” afferma Simona Arletti, Presidente Nazionale Città Sane OMS e assessore all’Ambiente del Comune di Modena “in quanto rappresentanti di diversi Comuni italiani impegnati sul tema della salute non potevamo esimerci dall’esporci sul tema. La costruzione di una centrale nucleare rappresenta per il territorio in cui si decide di localizzarli un impegno gravoso in termini di sicurezza e controllo. Ciò che è successo in Giappone ci fa capire che nemmeno le tecnologie più avanzate possono contrastare la fatalità della natura. Le scelte del governo giapponese sulla politica energetica stanno dimostrando quale sia l’altissimo, eccessivo prezzo da pagare da parte delle comunità locali in termini di benessere e salute. Come Rete Città Sane OMS vogliamo sottolineare la preoccupazione degli amministratori locali che sono invitati a designare politiche di prevenzione e di benessere sociale, ma si potranno vedere imposta la scelta del nucleare. Come possiamo pensare di chiedere alle persone di fare uno screening per il tumore al colon e poi costruire di fianco alla loro casa una centrale?”. PAG. 4 Speciale Solidarietà 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 1234567890123456789012345678901212345678901234567890123456 Meeting Città Sane Foggia. Un successo di partecipazione che ha consentito di aprire un dibattito interessante sul tema della salute e dell’alimentazione. Il 9° Meeting della Rete Città Sane, tenutosi a Foggia, ha permesso di evidenziare la necessità di un impegno comune per far fronte ad un rischio evidenziato dagli studiosi di tutti il mondo che hanno espresso timori su come, soprattutto i bambini, siano destinatari di una politica alimentare che non favorisce una corretta salute. Nella giornata conclusiva del meeting sono stati presentati e consegnati i progetti vincitori del “Premio Città Sane 2010” assegnato al Comune di Venezia e ritirato dal consigliere comunale Bruno Centanini. Il progetto vincitore si chiama “CO.ME.FA.RE.” e sta per “Comune e Medici di Famiglia in Rete” Il progetto “CO.ME.FA.RE.” si basa sulla costruzione di un flusso informativo permanente tra i medici di famiglia e il Comune di Venezia per la realizzazione di una banca dati condivisa. I dati raccolti da i medici che hanno aderito all’iniziativa permetteranno all’Amministrazione di avere una base di riferimento per la realizzazione di nuovi strumenti di ricerca per gli Obiettivi di Salute; pianificare, monitorare e verificare le politiche di intervento; sostenere i medici nella conoscenza e nella lettura integrata e comparata delle informazioni. Le menzioni speciali sono andate ai Comuni di: Andria per “Io non rifiuto. Riciclo!”; Ancona per “Sce- gliamo insieme come e cosa mangiare a scuola nel rispetto delle tradizioni culturali”; Ferrara per “Ancora Utili”; Milano per “Le Piazze della Salute”; Udine per “La Piramide della Salute”. “Devo ringraziare tutti per aver reso possibile questa due giorni di grande intensità scientifica, tecnica e politica, ha sottolinea- è stato l’assessore regionale pugliese al Welfare Elena Gentile. “Nelle prossime ore approveremo un bando per 30 milioni di euro, ha annunciato l’assessore regionale, per il disagio sociale nel senso più ampio e che interesserà ogni angolo della regione. Sarà anche questo un modo per costruire città sempre più to Pasquale Pellegrino in qualità di vice presidente nazionale della Rete Città Sane, ma dobbiamo crescere, attirando l’attenzione di tutti i comuni italiani, perché quello che stiamo facendo può rappresentare un riferimento dove far incontrare le proposte per disegnare il futuro del nostro territorio. Mi fa piacere che nelle ultime ore in Puglia anche il Comune di Taranto ha espresso la volontà di aderire alla Rete. Vuol dire che siamo sulla buona strada”. A chiudere i lavori del meeting sane”. Ma nella serata di ieri sono stati numerosi gli interventi di particolare interesse, come quello della consigliera regionale Anna Nuziello, che ha evidenziato molto bene la necessità di continuare su questa strada della concertazione tra i comuni, e della senatrice Colomba Mongiello. “La situazione della cattiva alimentazione e del rischio che molti prodotti geneticamente modificati finiscano sulle nostre tavole, ha spiegato la Mongiello, è un pericolo serio”. “Giorgio Napolitano. Unità d’Italia e Mezzogiorno” Foggia- Dal 15 maggio 2006, giorno in cui giura, davanti al Parlamento in seduta comune, come undicesimo presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano ha via via tessuto un discorso forte e argomentato sul Sud e sull’Unità d’Italia, sfidando luoghi comuni e semplificazioni e rivelando un’attenzione continua, non banale, moderna al tema del divario tra Nord e Sud. È un “discorso” che si frammenta nelle occasionali sollecitazioni offerte dalle tribune pubbliche, dal ruolo e dagli eventi. La cronaca insegue quei frammenti selezionando le “parole d’ordine” che più immediatamente si affiancano ai fatti del giorno oppure si prestano a diventare il controcanto del dibattito politicoistituzionale corrente. Finiscono spesso fra gli “scarti” le riflessioni più dense dei significati connessi alle funzioni e al magistero civile che si esercita dal Quirinale, sacrificate per tenere alta la tensione retorica con cui si monta la dialettica politica quotidiana. Giovanni Dello Iacovo ha ricostruito quel filo nel libro “Giorgio Napolitano. Unità d’Italia e Mezzogiorno”, scritto per le Edizioni Sudest (pp. 120, euro 8) che esce lunedì 14 marzo, mentre l’Italia celebra il 150° anniversario dell’Unità. Ne emerge un rigore culturale, una visione storica nazionale, aperta e approfondita, e una vena quasi pedagogica che farebbe pensare che il capo dello Stato stia promuovendo un uso pubblico della storia come enzima per la definitiva modernizzazione dell’Italia, in una fase in cui l’urgenza della semplificazione sfocia nell’immi-serimento degli argomenti e nell’indifferenza rispetto alla complessità. L’analisi incrocia e sistema cinquantuno interventi del capo dello Stato, tentando di metterne in luce il filo conduttore che parte dalla constatazione del «grave deficit di conoscenze storiche diffuse di cui soffrono intere generazioni in Italia», come N.6 del 24.3.2011 MERIDIANO 16 Napolitano rilevò a febbraio dell’anno scorso. Da uomo del Sud, il presidente contesta vibratamente le tesi «di un Mezzogiorno ricco, economicamente avanzato a metà Ottocento, che con l’Unità sarebbe stato bloccato e spinto indietro sulla via del progresso». Ma non manca di evidenziare le criticità che hanno accompagnato il processo unitario e che, ai giorni nostri, continuano ad approfondire il divario tra Nord e Sud del Paese. Storia, Costituzione, economia, politica e politiche per lo sviluppo: il presidente tocca tutte le corde della questione nazionale. Giovanni DELLO IACOVO “Giorgio Napolitano. Unità d’Italia e Mezzogiorno” pp. 120 • 8,00 ISBN 9788895811222 I Volumetti - Edizioni SUDEST Pensieri in Volo di Natina Mascolo – Vaira Sannicandro G.co. Carmela Giagnorio, sannicandrese di origine, insegnante in servizio nella Scuola dell’Infanzia fino all’anno scolastico 2009/10, con esperienza ultratrentennale, si presenta egregiamente in ambito culturale con la sua prima pubblicazione, di carattere poetico: Pensieri in Volo, stampato con i tipi della Editrice Malatesta, di Apricena (FG). Trentasei le poesie inserite in questa raccolta, arricchite, compreso la copertina, di illustrazioni create dall’autrice, la quale rivela interesse e capacità in ambito artistico, compresa l’espressione teatrale e sonoromusicale. Antonietta Marrocchella, docente d’arte, scenografa e illustratrice di cartoni animati, in una “nota”, in premessa alla suddetta pubblicazione, sottolinea, tra l’altro, che le composizioni della Giagnorio coinvolgono il lettore creando un’atmosfera di stupore, sorpresa, curiosità e spensieratezza. I versi, così come affermato anche dall’autrice, si auspica possano favorire lo sviluppo di processi cognitivi ed espressivi dei bambini, che si avvicinano alla lettura e interpretazione delle poesie stesse, promuovendo, di conseguenza, “lo sviluppo intellettivo e creativo”. I brani, sia sciolti, che in rima, espressi con linguaggio semplice, ma originale, caratterizzati da un forte timbro descrittivo, inducono il fruitore dei messaggi accolti, a produrre e riprodurre le immagini mentali acquisite mediante illustrazioni, nelle varie sequenze. Per la varietà dei contenuti e la scorrevolezza dei brani stessi, le poesie possono accompagnare, nelle diverse attività espressivo-comunicative, sia gli alunni della Scuola dell’Infanzia che della Primaria, sin dall’inizio dell’an- no scolastico fino al termine di esso. Nella poesia: “Il primo giorno di scuola”, l’autrice descrive gli alunni “così piccini e intenzionati/ entrano in un mondo inesplorato:/ nell’appassionato mondo/ dell’apprendere e del fare”; e immedesimandosi in essi: “O mia scuoletta!”, afferma “Tu mi insegni / ad amare il sapere/ più prezioso delle perle vere”, e quindi prosegue: “È bella la mia scuola” … “Le maestre, che tesoro …/ non le cambio neppure con l’oro!”. E così, i vari brani si snodano, nei vari contenuti che richiamano le ricorrenze, il succedersi degli eventi stagionali, i sentimenti diretti all’amico del cuore, alla voce della natura … fino a giungere al vernacolo (gocce popolari). Anche in queste ultime vi è espressamente il richiamo all’insegnamento verso i valori della vita. Ecco alcuni brani. Nella poesia: “La scola”, classificatasi nel 2002 al primo posto, al Concorso distrettuale di poesia in dialetto, l’autrice suggerisce all’allievo “Quant’ m’ piac’ a j a la scola /ca tanta cos’ m’ voj mparà./ … P’rciò j lu dich a tutt’ quant’ / a l’amic’ e a li cumpagn: / jat’ a la scola /nnusulat a me / n’ rumanit ngnurant!!!” . Altro richiamo forte, di amore per la tutela del proprio patrimonio culturale, è nella poesia: “La pacchiana e lu pastor”, protagonisti primari del carnevale locale: “… Son elegant, son curtis / jè nu vant ch’ li Sant’l’candris”. Infine: “Nù v’nt’cell fresch”, fa gustare la bellezza della realtà circostante, espressa nell’ambiente e nella natura; un fenomeno naturale, quello del venticello fresco, che sin dal mattino scende dalla montagna e giunge in pianura, facendo assaporare l’odore delle rose e delle viole, mentre dolcemente: “Ch’ ‘nterra smov lu tappet verd’ / ca com’ o mare c’ nnazzcheja” Rottura conduttura dell’acqua: “Lucera non può essere zona franca per gli inquinatori.” Lucera. “La decisione della Regione Puglia di costituirsi parte civile in un eventuale processo contro i responsabili del versamento abusivo di rifiuti, che ha causato la rottura della condotta idrica principale della Città di Lucera, è sicuramente opportuna”. Lo afferma il segretario del PD di Lucera, Fabrizio Abate, che esprime piena condivisione dell’iniziativa annunciata dall’Assessore regionale alle Opere Pubbliche, Fabiano Amati. “E’ giusto individuare e punire i responsabili che hanno causato gravi danni ambientali e fortissimi disagi all’intera cittadinanza lucerina, lasciata senz’acqua per più giorni”, rileva Abate. “Auspichiamo che anche il Comune di Lucera si costituisca parte civile per lanciare un segnale forte in difesa del territorio, che non può essere ‘zona franca’ per chi intende fare facili profitti, devastando l’ambiente, pregiudicando la qualità della vita e mettendo a rischio la salute di migliaia di persone”. In questa direzione, il segretario cittadino Pd fa appello ad “un maggior senso civico, da parte di tutti i cittadini di Lucera, affinché non siano mai più tollerati passivamente episodi del genere, ma – conclude Abate - denunciati prontamente alle autorità competenti”.