ITINERARIO STORICO ARTISTICO

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ITINERARIO STORICO ARTISTICO
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Arte e Storia
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ITINERARIO STORICO ARTISTICO
ALLA SCOPERTA DEI
PRINCIPALI LUOGHI
DELLA FEDE
PIEVE DI SANTA MARIA
MADDALENA A SIETINA
Percorrendo la SR 71 provenendo da Arezzo il primo
comune della Valle del Casentino che si incontra è Capolona. Il nostro viaggio
inizia da Pieve a Sietina,
posta sulla strada che da Capolona va a Castelluccio, attraverso l’abitato di San
Martino Sopr’Arno. La
pieve romanica è menzionata dal 1022 e si distingue per
il ciclo di affreschi del periodo gotico (XIV sec.) e rinascimentale. L’architettura è a
tre navate con tre absidi separate da quattro archi che
poggiano su pilastri rettangolari.
Apertura su prenotazione
Parroco 0575.364113
339.2698525
PIEVE DI SANT’ANTONINO
MARTIRE A SOCANA
Attraversato il ponte sull’Arno a Rassina in direzione Castel Focognano, dopo
un breve percorso, si scorge,
sulla destra, l’architettura
della chiesa che sorge su
un’area sacra di epoca etrusca. Già menzionato nel
1072, l’edificio odierno risale in gran parte al XII - XIII
Pieve a Sietina affresco con “Madonna in trono” (1490)
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Da Stia
5 • alla Calla
itinerari
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Pieve a Socana
e ara sacrificale
etrusca V Sec. a.C.
sec. e si presenta più corto
rispetto a quello della fase
precedente. L’attuale sagrato
era occupato, un tempo, dalla
chiesa più antica a cinque
campate. Oggi restano visibili le fondamenta e la grande
ara sacrificale etrusca (V sec.
a.C.) e i resti del periodo paleocristiano (altare, basamenti di colonne del VII-VIII
sec.). La facciata risale al
XVI sec., l’interno è composto da tre navate con altrettante campate, munite di pilastri rettangolari con archi a
tutto sesto. Interessante il
campanile, con la parte infe-
La loro presenza ha cominciato a modellare il territorio attraverso le pratiche agro-forestali e urbane dal VII al I sec. a.C. Sono stati rinvenuti, in diversi luoghi, resti di insediamenti, santuari, corredi di sepolture e reperti
sporadici, tutti materiali che, insieme alla toponomastica, indicano la presenza diffusa di siti. A causa del sovrapporsi di insediamenti di epoche
successive i resti del periodo etrusco sono visibili solo a Pieve a Socana,
a Masseto (Pratovecchio) e al museo archeologico di Partina dove sono
esposti, in particolare, i reperti e le ricostruzioni del Santuario del Lago degli Idoli, posto a circa 1400 metri di altezza sul Monte Falterona, vicino alle sorgenti dell’Arno. Nel sito, raggiungibile attraverso un
percorso escursionistico, nel 1838 fu scoperta una delle più grandi stipi
votive del mondo etrusco (VI-I sec. a.C.). Nel laghetto, prosciugato nel
XIX sec., venivano offerte alle divinità numerose statuette votive, armi,
monete e oggetti vari, per ottenere in cambio delle grazie o per ringraziamento di quelle ricevute. La maggior parte degli studiosi concorda nel ritenere che la stipe si sia accumulata perché il sito si trovava lungo un
tracciato viario molto importante che collegava l’Etruria centro-settentrionale a quella Padana e, attraverso i porti di Adria e Spina, al mondo
greco. La vicinanza con le sorgenti del fiume Arno (contrazione del termine Sarnus: Sacro), e il fatto che forse gli Etruschi ritenessero che il
lago coincidesse con le sorgenti stesse, potrebbero aver determinato la
sacralità del luogo (a queste acque era attribuito un valore terapeutico).
Bronzetto di guerriero etrusco
Museo Archeologico di Partina
GLI ETRUSCHI IN CASENTINO
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riore cilindrica risalente all’epoca romana, II-I sec.
a.C., su cui è stata costruita
la parte terminale esagonale.
Apertura ore 8.30 / 12.30 15.00 / 18.30
BADIA DI SANTA
TRINITA IN ALPE
Da Talla si prosegue per la
frazione di Pontenano, continuando sulla strada sterrata
per Poggio Cavallari. Lasciata l’auto, inizia un percorso pedonale (CAI n. 44)
che porta a scorgere l’abetina che nasconde i resti della
chiesa romanica, detta anche
di Fonte Benedetta. Fu fondata prima del Mille da due
Ruderi dell’abbazia benedettina di Santa Trinita
monaci benedettini tedeschi,
che seguivano la regola cluniacense. Raggiunse notevole prosperità nel medioevo,
ma già dal XV sec. perse importanza e fu affidata ai vallombrosani fino al 1708. Rimangono visibili la pianta a
croce latina e parte delle mura dei transetti e dell’abside.
L’immagine che appare al
visitatore è suggestiva per lo
scenario naturalistico in cui
è collocata a 960 mt. slm.
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PIEVE DI SANT’IPPOLITO
E DONATO
Ubicata nel centro storico di
Bibbiena, nacque come cappella del castello ed assunse,
in seguito, i diritti della Pieve cittadina, che sorgeva
fuori dalle mura. Fu distrutta
nel 1289 dopo la battaglia di
Campaldino. L’attuale edificio, ad una sola navata, con
forme a croce greca, conserva importanti opere dal XIV
- XVII Sec.
Apertura ore 7.30/13.00
15.00 /19.00
CHIESA DI SAN LORENZO
Situata di fronte a Palazzo
Dovizi, nel centro storico di
Bibbiena, fu ricostruita a tre
navate nel 1474 ad opera dei
Frati Minori francescani. Interessante per le due terracotte robbiane raffiguranti
la Deposizione e l’Adorazione dei Pastori. L’adiacente
chiostro è affrescato con un
ciclo pittorico sulla Vita di
San Francesco.
PIEVE DI S. MARIA
A BUIANO
Si trova tra Bibbiena e Poppi, sull’antica strada che costeggiava la riva destra dell’Arno.
Le prime testimonianze documentarie sulla pieve, impiantata sui resti di un edificio termale romano, risalgono ai primi anni del Mille
Santa Maria a Buiano,
ingresso alla cripta
PIEVI
In Casentino sono presenti
numerose pievi romaniche
costruite principalmente
lungo le direttrici viarie più
importanti (tra cui la Via
Major). Gli edifici, per la
maggior parte in pietra arenaria locale a vista, sono
eretti spesso su preesistenti
luoghi di culto pagano.
L’orientamento architettonico pone le absidi ad est
per dar modo al fedele di
“indirizzare il proprio cammino di preghiera” verso
Gerusalemme. Anche in
aperta campagna, tra poche
case è possibile scoprire
una piccola pieve che per
secoli ha costituito un punto
di riferimento religioso, politico ed economico per la
“plebs”. Il Casentino, da
sempre contesa terra di confine, vede diviso il suo territorio tra le diocesi vescovili
di Fiesole ed Arezzo.
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(nel sito archeologico è stata
rinvenuta anche una kylix
etrusca a figure rosse del V
sec. a.C.).
La chiesa attuale (XII sec.) è
molto più piccola rispetto all’edificio originale che presentava un assetto a tre navate con archi a tutto sesto.
Molto interessante è anche la
cripta che mantiene l’impianto originario: quattro colonnette che dividono tre piccole navate con copertura a
volte a crociera, capitelli dei
sostegni di varie tipologie.
Apertura su richiesta: Sig. Bini
Ottavio 0575.529673
BADIA DI S. FEDELE
E’ la più grande chiesa romanica del Casentino, ubicata
nel centro storico di Poppi.
Edificata nel 1195 per volere
dei conti Guidi insieme al
monastero, che accolse i frati
Vallombrosani provenienti
dalla più antica abbazia di
Strumi (X sec.), distante 2
Km, di cui sono visibili i resti. La badia, con abside
orientata ad est, presenta
Badia di S. Fedele a Poppi
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un’unica navata con transetto CHIESA DI S. MARIA
e copertura a capriate, tre ASSUNTA A CERTOMONgrandi archi a tutto sesto con DO O CERROMONDO
decorazione bicroma, bianca Situata a Ponte a Poppi in
e nera, che dividono la nava- prossimità della piana di
ta dal transetto; lo stile risulta Campaldino, fu fondata nel
influenzato da caratteri for- 1262 dai conti Guidi in rinmali tardoromanico - gotici.
graziamento della vittoria
All’interno, il visitatore, ghibellina a Montaperti. La
camminando nella penom- facciata dell’edificio è rivolbra, si trova come assalito e ta verso il castello. Al suo
sorpreso da una serie straor- interno è conservata l’Andinaria di opere d’arte di nunciazione, opera di Neri
grande rilievo (XIII - XVII di Bicci, tempera su tavola
sec.) che gli permettono di del XV secolo. Recentemenrealizzare, in un unico luogo, te sono state rinvenute le
un percorso artistico e di pe- spoglie del Vescovo di Areznetrare visivamente ed emo- zo, Guglielmino degli
tivamente nel cuore del Me- Ubertini, morto nella battadioevo cristiano. Citiamo il glia di Campaldino.
Crocifisso, tempera su tavola, di scuola giottesca; la Ma- PIEVE DELLA SANTISSIMA
donna con Bambino del ANNUNZIATA E SAN
Maestro della Maddalena; BARTOLOMEO
S. Benedetto in adorazione Situata nel paese di Badia
Prataglia fu fondata prima
della Vergine, opera
di Jacopo Ligozzi. A
sinistra dell’altare si
scende nella cripta
dove sono conservati i
resti e le reliquie del
Beato Torello,
patrono del paese. Orario di
apertura
Cripta della Pieve di Badia Prataglia
10.00/13.00
dell’anno Mille dai monaci
15.00/18.00
Info: Venerabile Com- Benedettini provenienti da
pagnia di San Torello Montecassino.
Raggiunse un’importanza ta0575.539534.
le da entrare in conflitto con
lo stesso Eremo di Camaldoli, tanto da richiedere più
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volte l’intervento conciliatorio del Vescovo di Arezzo.
L’impianto originale presentava tre navate con l’abside
rivolta ad oriente. Attualmente ha una sola navata
con soffitto a capriate. Interessante la sottostante cripta
a due campate e tre piccole
navate. I capitelli delle colonne sono diversi tra loro
per stile e lavorazione, almeno due, con ogni probabilità,
sono frutto di riutilizzo di
materiale proveniente da
edifici romani.
PIEVE DI SAN MARTINO
A VADO
Edificata in prossimità del
fiume Solano, a Strada in
Casentino, ai piedi del Castello di San Niccolò.
San Martino a Vado, espressione dell’arte romanica
Il luogo è nominato già in documenti del 1028; il nome
“vado” fa riferimento al fatto
che era collocato nella zona
di guado sul torrente Solano.
L’edificio è caratterizzato da
un impianto basilicale a tre
navate con copertura a capriate, archi a tutto sesto su
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colonne monolitiche (tracce
di una fase più antica dell’XI
sec. sono state rinvenute sotto al livello pavimentale attuale). Di notevole valore risultano i capitelli romanici,
espressione artistica del pensiero dell’uomo medioevale,
che presentano figure scolpite zoomorfe, umane e vegetali. Affascina, entrando a sinistra, l’allegoria della creazione dell’uomo in anima e corpo e, a destra, l’allegoria
“dell’uomo sfiduciato” che
torna ad avvicinarsi a Dio.
Particolarissimo è un capitello con foglie di castagno, riferibili al paesaggio boschivo
casentinese. Apertura:
9.00-12.00/16.00-19.00.
Info: Parroco 0575.572602
CHIESE DI SANTA MARIA
E SAN MICHELE A CETICA
Da Strada in Casentino si
prosegue verso Pagliericcio
seguendo le indicazioni per
Cetica. La prima chiesa che
si incontra sulla destra arrivando al paese è Santa Maria, del 1209, da cui si gode
uno splendido panorama della Valle del Solano. Dalla
strada principale si raggiunge
la Chiesa di San Michele o
Sant’Angelo, di probabile
origine monastica vallombrosana, risalente al XIII secolo.
L’interno è diviso in tre navate con notevoli dipinti del
’400 che rappresentano la
Madonna della Melagrana
del Pesellino e la Vergine in
trono di Bicci di Lorenzo.
Sull’altare di sinistra è posto il
Crocifisso ligneo della scuola
fiorentina di Donatello.
PIEVE DI SANTA MARIA
ASSUNTA IN CIELO
Giunti nel paese di Montemignaio, prima di arrivare al castello, in prossimità del fiume
Scheggia, si incontra l’antica
pieve, costruita per iniziativa
Pieve di Montemignaio, capitello
dei conti Guidi nell’XI secolo. La chiesa è a tre navate,
con l’altare maggiore sollevato. Sulle colonne si possono
ammirare i capitelli, opera di
maestranze lombarde e locali
come a Romena, Vado e Stia.
Sulle pareti affreschi del ‘400
e sull’altare a destra una terracotta robbiana policroma.
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ABBAZIA DI SANTA
MARIA A POPPIENA
Detta Badia di Pratovecchio,
all’ingresso del paese venendo da Poppi, è documentata
fin dal 1099. Presenta una facciata in pietre a filaretto in
parte bicromo con rosone sovrastante l’ingresso. All’interno opere del XIV - XV sec.
PIEVE DI SAN PIETRO
A ROMENA
Ubicata sopra l’abitato di
Pratovecchio lungo il percorso che conduce al castello di Romena. L’edificio attuale, risalente al 1152, ha
un’abside semicircolare ed
una struttura a tre navate con
file di colonne e arcate a tutto sesto. Sono state ritrovate,
sotto al livello odierno, tracce di un edificio più antico
triabsidato, oggi visitabile.
Tra i capitelli, spicca quello
con iscritto il nome del Pievano Alberico, fondatore
San Pietro a Romena
della chiesa, in “tempore famis” (per dare lavoro alle
maestranze locali in seguito
ad una carestia). Romena è
tappa obbligata, impressiona
per la solitaria maestà del
tempio e del luogo, suscita
emozioni e suggestioni che
l’arte e la storia contribuiscono ad impreziosire.
Info: Signora Cipriani
0575.583725
PIEVE DI S. MARIA
Posta a Stia in Piazza Tanucci. L’assetto originario
della pieve, indicata già in
documenti del 1017, è stato
modificato dai lavori nel
XVIII sec. che causarono la
distruzione della facciata e
dell’abside originarie. L’interno, a tre navate, presenta
filari di colonne monolitiche, con arcate a tutto sesto
in pietra arenaria. Ci sono
due tipologie principali di
capitelli: una a motivi flo-
Pieve di Santa Maria a Stia
reali ed una figurata. I soggetti possono essere zoomorfi od antropomorfi. Sono stati ritrovati i resti di colonne cilindriche sotto l’attuale livello di pavimentazione della navata centrale e
sotto l’altare (più di 1 mt. di
diamentro), riferibili probabilmente ad un edificio più
antico di epoca romana. All’interno della chiesa il visitatore viene come avvolto da
numerosi capolavori artistici: nella cappella, sul lato
destro, l’Annunciazione di
Maria e Santi (1414) tempera su tavola di Bicci di Lorenzo e uno stemma in terracotta policroma della bottega dei Della Robbia (sec.
XVI), nella cappella al lato
opposto la Madonna col
Bambino, terracotta bianca
invetriata di Andrea della
Robbia (1437-1528) e la
Vergine col Bambino e due
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Angeli” della Scuola di Cimabue (1290-1300).
Orario apertura:
8.00-19.00
S A N T UA R I
Santa Maria
delle Grazie - Stia
Sulla strada per Londa.
Costruzione del XV sec., realizzata a seguito dell’apparizione della Madonna a Monna
Giovanna. Il complesso è costituito da più edifici in pietra
con loggiato, da cui si può godere di un bel panorama sulla
valle. L’interno della chiesa
conserva terracotte robbiane e
altri affreschi del ’500.
Santa Maria
del Sasso - Bibbiena
Edificata nel 1495 in seguito
all’apparizione della Madonna avvenuta nel 1347. La
costruzione, in stile rinascimentale, è assolutamente da
non perdere per il quadro
paesaggistico, il portico, la
chiesa inferiore, il chiostro
porticato, i tabernacoli della
chiesa superiore con le numerose opere d’arte al suo
interno, tra cui una robbiana e la scultura lignea detta
della Madonna del Buio.
O R AT O R I
Oratorio
della Madonna delle Calle
Posto lungo la strada che da
Santa Maria del Sasso a Bibbiena, dal 1899 monumento nazionale
Montemignaio porta alla
Consuma. In origine era un
tabernacolo del ‘400, costruito su un’antica mulattiera, ampliato nel ‘700. Si presenta tutt’oggi con il porticato come una stazione di sosta
per il pellegrino.
tardo rinascimentale a forma esagonale con volta a cupola, costruito nel 1659 in
ringraziamento alla Vergine
Maria per la protezione ricevuta durante le terribili pestilenze.
Oratorio delle SS. Stimmate
di S. Francesco
Nel centro storico di Bibbiena, la costruzione risale alla
prima metà del ‘700, con facciata neoclassica e pianta rettangolare. L’interno è l’esaltazione dell’arte barocca. Unica nel suo genere in provincia
di Arezzo.
Costruito lungo la mulattiera
che saliva verso la Consuma
Oratorio
della Madonna del Morbo
Nel centro storico di Poppi.
Si tratta di un tempio votivo
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DI CASTELLO
IN CASTELLO…
TRA GUELFI
E GHIBELLINI
CASTELLO
DELLA FIORAIA
Ben visibile dalla SR Umbro
Casentinese in località Castelnuovo di Subbiano. Si
hanno notizie, come luogo
fortificato, a partire dal 1022.
Conquistato e distrutto nel
Veduta del castello della Fioraia
1130 e nel 1170, fu ricostruito dal nobile Simone della
Fioraia nel XV sec. come casa signorile. Ancora oggi sono ben visibili i segni dell’epoca rinascimentale, tra
cui ricordiamo la Cappella
affrescata nel ‘500 da un allievo di don Agnolo di Lorentino. La scala nel cortile, la
loggia ed altri interventi sono
di epoca tardo ottocentesca.
Interessante il maschio provvisto di beccatelli, merli e caditoie. Info: 0575.420450
CASTELLO
DI VALENZANO
Dopo Subbiano, risalendo
la SR 71, all’altezza di Cal-
Le forme neogotiche
del castello di Valenzano
di Rassina. Costruito nella
prima metà dell’XI sec..
Strappato agli Ubertini, dal
1404 fino al 1778 fu sede
della Podesteria fiorentina.
Dell’antica costruzione resta
una bella torre poligonale
con sette lati.
L’INCASTELLAMENTO IN CASENTINO
Zona di confine, la valle ha visto contrapporsi le popolazioni dei Longobardi, dei Goti e dei Bizantini, che hanno attestato la loro presenza sul territorio con fortificazioni a partire dall’alto Medioevo. Il numero delle torri, dei fortilizi,
dei castelli residenza e dei borghi fortificati supera le 60
unità. Questi sorgevano sulle alture, lungo le arterie viarie
e nei passaggi obbligati, a controllo e dominio del territorio. Le fortificazioni dell’Alto Casentino sono appartenute
prevalentemente alla dinastia dei Guidi, mentre da Bibbiena fino a Subbiano erano soggette alle famiglie dei vescovi-conti della città di Arezzo. Dalla seconda metà del XV
secolo il Casentino seguì le sorti legate alla città di Firenze.
benzano si prende la strada
a destra che raggiunge il castello di Valenzano. Appartenuto agli Ubertini, fu interamente ricostruito a partire
dal 1870 in stile neogotico e
neoromanico ispirato all’architettura medievale senese.
Pur non mantenendo niente
della struttura originaria medievale, l’impatto che suscita sul visitatore è sicuramente suggestivo.
Info: 0575.420450
CASTEL FOCOGNANO
Si raggiunge attraversando il
ponte sull’Arno dall’abitato
CASTELLO
DI CHITIGNANO
Sulla strada che conduce al
paese, appartenne alla famiglia degli Ubertini assieme
all’adiacente Podesteria,
costituita dalla Repubblica
Il castello nel verde
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Fiorentina dopo il 1402.
Della parte più antica restano visibili, in tutto il loro fascino, il corpo di guardia,
con una grande volta a botte,
la sala della giustizia con
soffitto a cassettoni, un piccolo campanile a vela e
un’angusta corte.
Apertura su prenotazione
347.6004815
CASTELLO DI GRESSA
A circa 1 km da Bibbiena,
sulla strada per La Verna, si
imbocca sulla sinistra la stradina che indica la località. Il
turista che percorre a piedi,
nel periodo primaverile-estivo, la via d’accesso al castello, può godere del profumo e
dei colori delle ginestre e della lavanda e, una volta arrivato, ammirare il panorama sulla vallata.
Questo castello, ancora lontano dalle mete turistiche più
frequentate, un tempo proprietà del Vescovo di Arezzo,
è menzionato già in documenti dell’XI sec.. Era composto da: due cinte murarie,
il borgo, la chiesa, il cassero
con la torre. Attualmente sono visitabili il borgo, l’ingresso al recinto interno e una
parte delle mura. I resti del
cassero con portale di accesso
sono visibili solo dall’esterno; la chiesa e la vecchia dimora episcopale sono visitabili su prenotazione.
Info: Sig. Dini 0575.594610
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CASTELLO DI POPPI
Posto alla sommità della collina a dominio del borgo anch’esso cinto di mura. La costruzione originaria è identificata nell’attuale Torre quadrata anteriore al 1191. Nel
1274 il Conte Simone da
Battifolle trasformò il luogo
fortificato in palazzo residenziale divenendo una delle
principali corti dei Conti
Guidi. Dal 1440 fu sede del
Vicariato sotto il dominio
fiorentino. Le sovrapposizio-
spunti di visita: il cortile con
stemmi delle famiglie dei Vicari, gli ambienti dell’antica
dimora, i ballatoi di legno, le
prigioni, il plastico della battaglia di Campaldino, il Salone delle feste, la Cappella con
affreschi di Taddeo Gaddi
(XIV sec.), la Torre, la Biblioteca Rilliana con un
enorme patrimonio di manoscritti, incunaboli e libri, importanti fonti di documentazione storica sul Casentino e
sulla Toscana. Sul lato oppo-
Il castello dei Conti Guidi in Poppi ospitò Dante Alighieri
ni architettoniche non hanno
alterato la forma originaria,
realizzata da Lapo o Arnolfo di Cambio e presa ad
esempio per la costruzione di
Palazzo Vecchio in Firenze.
Il complesso castellano, tra i
meglio conservati della regione, offre al turista molti
sto del castello la misteriosa
Torre dei Diavoli con tanto
di fantasma e leggenda. Recenti scavi attestano la presenza di un abitato etrusco
del V secolo a.C. sul campo
franco antistante il palazzo.
Orario di apertura: inverno
da gio. a dom. 10.00-12.30/
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14.30-17.30; estate 10.0019.00 Info: 0575.520516
CASTEL S. NICCOLÒ
Domina la valle del Solano,
cisterna), il borgo fortificato
con la chiesa e, superato il
ponte, l’antico mercatale di
Strada. Apertura su richiesta:
Sig. Biondi 0575.572961
CASTELLO DI ROMENA
Usciti dall’abitato di Pratovecchio, oltrepassato il fiume Arno si prosegue sulla
strada che conduce ai ruderi
DANTE E D’ANNUNZIO
La torre dell’orologio nel borgo
di Castel San Niccolò
raggiungibile da Strada anche attraverso l’antica mulattiera a forma di M, dedicata
alla contessa Matilde di Canossa. La prima immagine
che appare agli occhi del visitatore è la Torre dell’orologio,
per molto tempo unico segnale dello scandire del tempo
per il contado.
Si tratta di un luogo particolarissimo, nel quale possiamo
ritrovare, ben conservato, i sistemi di fortificazione e di costruzione tipici del Medioevo,
indici dell’assetto politico ed
economico del sistema feudale: il Castello sec. XII - XIII
(residenza fortificata con torre, parte residenziale, cortile,
“Li ruscelletti che d’i verdi colli
del Casentin discendon giuso in Arno,
faccendo i lor canali freddi e molli,
sempre mi stanno innanzi, e non indarno,
ché l’imagine lor vieppiù m’asciuga
che ‘l male ond’io nel volto mi discarno(...)
Ivi è Romena, là dov’io falsai
la lega suggellata del Batista;
per ch’io il corpo sù arso lasciai.
Ma s’io vedessi qui l’anima trista
di Guido o d’Alessandro o di lor frate,
per Fonte Branda non darei la vista.
D. Alighieri, Inferno canto XXX 64-78
Queste parole sono pronunciate da Maestro Adamo, collocato da
Dante nel Cerchio VIII - 10° Bolgia dell’Inferno tra i Falsari della
moneta. Istigato dai Conti Guidi di Romena a falsificare il fiorino
di Firenze, fu catturato dai “bargelli” della Signoria fiorentina e arso vivo nel 1281 in una località nei pressi della Consuma, da allora denominata “L’Ommorto”.
La descrizione di questi luoghi è collegata anche all’esperienza autobiografica del poeta che combattè nella piana di Campaldino
nel 1289 nella famosa battaglia tra Guelfi e Ghibellini. Fu poi ospite, durante l’esilio, dei Conti Guidi a Romena, Porciano e Poppi.
“Mi cerco e mi ricerco in questo Casentino di passione e di preghiera, come già mi cercai e ricercai nel suolo aspro dove nacqui e nel dolore di colei che mi portò. Se nato non fossi nella terra d’Abruzzi, vorrei esser nato qui, nella terra della Verna e di
Michelagnolo. Qui, più che altrove, posso io irrobustire la mia
pertinace selvatichezza nativa e nel tempo medesimo spiritualizzare fino all’apice della grazia ogni mio istinto selvaggio. (…)”
Gabriele D’Annunzio 1907 da “L’Ommorto e il Centauro”
Il poeta fu ospite dei Conti Goretti de’ Flamini dal giugno all’ottobre del 1902 nella villa di Romena, ove scrisse il libro III de
“Le Laudi, Alcyone”. Nello stesso periodo era nella villa della
pieve di Romena l’attrice Eleonora Duse, che rimase con il poeta per tutto il tempo del suo soggiorno.
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del Castello, la cui presenza
è attestata fin dal 1008, sotto
la signoria del conte Guido
Alberto dei Marchesi di
Spoleto. Divenne dal 1125
uno dei più importanti possedimenti dei conti Guidi. Il
castello aveva due cerchie di
A PASSEGGIO
TRA I PORTICI
RINASCIMENTALI
Le piazze e le vie principali dei centri storici di Poppi, Pratovecchio e Stia si
presentano con porticati
ininterrotti, segno degli
stretti legami con la vicina
Emilia Romagna. Questi
sono il risultato dell’orientamento architettonico che
ha trasformato i ballatoi
delle preesistenti facciate
trecentesche, le cui tracce
in alcuni casi sono ancora
visibili. Una passeggiata
che anche in caso di pioggia vi farà scoprire che
ogni palazzo o casa ha arcate, colonne e capitelli
diversi, portali d’epoca, lastricati esterni in pietra serena, inferriate e battenti in
ferro battuto. Sarà piacevole scoprire tutto questo
tra un negozio e la bottega
di un artigiano.
Castello di Romena
mura spesse un metro, all’apice sud di quella più
esterna si trova la celebre
Fonte Branda. Restano visibili il cassero, la torre della
prigione e la Porta Gioiosa.
CASTELLO DI PORCIANO
E’ raggiungibile percorrendo la strada per il Mugello
dall’abitato di Stia. Raro
esempio di casa torre è stato recuperato agli inizi del
’900 per iniziativa privata.
Fu corte della famiglia dei
Guidi fin dai primi anni del
Mille. Oggi sono visibili: il
torrione, che è il più grande
dei castelli casentinesi ed
ospita un interessante museo di reperti medievali; il
campo franco con il pozzo; i
resti delle torri della cinta e
due porte d’ingresso, una
delle quali conduce al paese
tutt’ora abitato.
Apertura: Domenica e Festivi: 10.00-12.00; 16.00-19.00
Info: Sig.ra Specht Corsi
055.400517-329.0209258
Castello di Porciano
Guida ITA Regione
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Arte e Storia
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CAMALDOLI
E’ la casa madre dell’Ordine
Camaldolese, qui fondato da
San Romualdo nell’anno
1012. Consigliamo di raggiungerlo dalla SR 71 in direzione Soci da cui si prosegue
per Partina fino ad incontra-
Inserito nella monumentale
foresta di abeti, si divide nell’
Eremo (1111 mt. s.l.m.) e nel
Monastero (814 mt s.l.m.).
Quest’ultimo (XI – XVI sec.)
è composto: dall’archicenobio del Monastero, dalla
Chiesa, al cui interno sono
Ingresso al Monastero
re a sinistra il bivio con le indicazioni per Camaldoli.
conservati i dipinti di Giorgio
Vasari, dall’Antica Farma-
“ La Mausolea”
Esempio notevole di architettura seicentesca, di proprietà dei monaci camaldolesi, è un attrezzato centro
congressi con annessa fattoria tutt’oggi attiva
cia con laboratorio galenico
e dalla Foresteria, tra cui
spicca il Chiostro di Maldolo.
Si può raggiungere poi la casa forestale di Metaleto per
vedere il secolare Castagno
Miraglia, che misura alla base del tronco cavo circa 11
mt. Da qui si sale verso il Sacro Eremo, dove una cinta
muraria racchiude l’insieme
delle celle dei monaci di clausura. Oltrepassato il portone
d’ingresso, sulla destra, è visibile la chiesa, dalla facciata
in barocco napoletano, con
due campanili, al cui interno
si trova la sala capitolare.
Alla prima consacrazione
della chiesa, avvenuta nel
1220, presenziò San Francesco d’Assisi. Sul lato opposto si raggiunge la cella di
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Arte e Storia
San Romualdo con il letto,
lo studiolo, il caminetto, la
cappella e il piccolo orto.
L’intuizione avuta dal Santo
di separare le attività cenobitiche da quelle eremitiche ha
dato vita ad un’esperienza di
monachesimo che si protrae
in modo vitale da mille anni.
Ancora oggi Camaldoli è
luogo di studi con convegni e
incontri su temi di attualità.
Dall’Eremo si può scendere
dalla vecchia e ripida strada
detta “la corta”, arrivati al
Monastero si prosegue per la
panoramica via che da Moggiona raggiunge Poppi.
Info: 0575.556012
Il Monastero e l’Eremo
sono legati da numerosi
sentieri ben segnalati e di
facile percorrenza. Sono
possibili percorsi più articolati e impegnativi da
farsi muniti di carta
escursionistica.
S A N T UA R I O
DE LA VERNA
Centro spirituale ove San
Francesco d’Assisi, nel
1224, ricevette le Sacre
Stimmate sul “crudo sasso”
celebrato da Dante Alighieri.
Si erge sul contrafforte appenninico nel comune di
Chiusi della Verna, tra Bibbiena e Caprese Michelangelo. La storia ha inizio nel
1213 per la donazione del
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Andrea della Robbia, Annunciazione
luogo al Santo dal Conte di
Chiusi Orlando Catani. Le
notevoli opere artistiche ed
architettoniche del Santuario
(XIII - XVI sec.) contribuiscono ad arricchire l’atmosfera palpabile dell’esperienza francescana.
Vi si può accedere dalla tortuosa e lastricata via della
Beccia, così come facevano
a piedi i pellegrini, oppure in
auto fino al parcheggio.
All’interno della Basilica di
Santa Maria Assunta o
chiesa maggiore sono visibili i capolavori di Andrea
della Robbia, tra cui La Natività e l’Annunciazione, e
il Coro con il grandioso organo a 5.000 voci, 4 tastiere
e 72 registri dove ogni estate
si esibiscono musicisti di fama internazionale.
L’itinerario continua dal
piazzale detto il Quadrante
verso i luoghi principali della vita di San Francesco: il
Corridoio delle Stimmate
da cui si accede alla grotta
con il Letto del Santo e alle
Cappelle, il Sasso Spicco, la
piccola Chiesa di S. Maria
degli Angeli, le quattrocentesche sale del Museo con
corali miniati, oggetti dell’antica farmacia, del laboratorio di spezieria, oggetti
d’arte sacra e l’enorme “foco
comune”. Per completare la
visita suggeriamo di salire al
Monte Penna seguendo un
percorso di trenta minuti immerso nella maestosa foresta
di abeti, residuo appenninico dell’ultima glaciazione. Il
panorama che si può godere
dalla vetta vale la fatica della passeggiata.
Info: 0575.5341