Aquaplus, finita la missione ad Haiti, come è andata ?

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Aquaplus, finita la missione ad Haiti, come è andata ?
Stefano e Federica Scotti,
Cronaca da Haiti
Aquaplus, finita la missione ad Haiti, come è andata ?
L'esperienza di Haiti è stata una esperienza molto significativa sia professionalmente che personalmente.
Personalmente erano anni che mi impegnavo nella Cooperazione, partendo dall'Africa: Ruanda e Repubblica
Democratica del Congo dove ho vissuto e lavorato per 4 anni.
Ad Haiti alle ci sono arrivato con la famiglia, la moglie che aspettava già il nostro primo figlio Giacomo Furaha
(gioia in Kishahili). Nei quattro anni di permanenza ad Haiti è arrivato anche Pietro Neema (grazia in Kishahili)
ed anche questo evento ha arricchito la nostra esperienza ed il nostro quotidiano di tanti nuovi elementi.
Professionalmente e socialmente.
Aquaplus è un progetto innovativo nel metodo.
Ero abituato a progetti Istituzionali, di donors più classici che finanziano opportunità e gestiscono il loro
investimento con metodi ufficiali, rapporti cadenzati, rendiconti, visite. Aquaplus è uscito completamente da
questa logica, perché c’è stato un costante monitoraggio e e la partecipazione di Rotariani, quelli del locale Club
di Les Cayes che ogni mercoledì sera venivano aggiornati delle scelte e dello stato di avanzamento del progetto.
I Rotariani dei Distretti 2041 e 2042 partecipavano, dall'Italia, alle decisioni nei vari avanzamenti del progetto.
La partecipazione non era solo per email e per telefono ma era anche fisica. Infatti, ogni anno abbiamo ricevuto
almeno due visite di Rotariani attivi sul progetto (Piermarco Romagnoli, Alberto Schiraldi, Donato Peduzzi,
Francesco Pavoncelli, Saverio Mannino).
Non che non ci fossero report e rendiconti, anzi quelli non mancavano mai se pensiamo che abbiamo realizzato
tre Matching Grant e un Global Grant, ma vedere l’attività personale di tecnici Rotariani era qualcosa per me una
novità rispetto alla cooperazione classica e quindi cogliere attraverso la discussione e la condivisione scelte più
equilibrate per lo sviluppo del progetto. In quattro anni e mezzo sono state realizzate cose bellissime: un
acquedotto con un sistema di gestione, una scambio didattico importante tra UNDH e Unimi con la formazione
di figure importanti per lo sviluppo della didattica e della ricerca nella regione di Torbeck. Abbiamo realizzato
ed avviato una unità di trasformazione per cereali e tuberi che oggi è gestita da un comitato locale. E, per
terminare, abbiamo ideato e monitorato un supporto ai centri nutrizionali locali con farine bio-fortificate e
percorsi formativi per mamme e future mamme sulle tematiche nutrizionali.
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A livello professionali quali sfide sono state le più dure?
In generale fare un acquedotto, lavorare con dei contadini e con la comunità in realtà così diverse, non
organizzate, con una quasi totale assenza del Governo, non è mai facile. Il problema più ricorrente è stato quello
del relazionarsi. Di fatti, l’Haitiano ha un carattere molto indipendente (e creativo) sicuramente originato dalla
sua storia molto particolare e caratterizzata dall’indipendenza conquistata già dal 1804. Agire come una entità
Internazionale in un tale contesto fa sì che le persone nelle realtà più povere si aspettino di trovare sempre e
facilmente vantaggi diretti. La vera sfida sta nel cercare di farli partecipare e compartecipare.
In questo senso Aquaplus è stato un metodo vincente perché si parte da necessità reali dei beneficiari e prevede
motivazione, coinvolgimento e gestione nel realizzare e soprattutto mantenere quanto è utile al miglioramento
delle condizioni di vita delle famiglie.
Ad esempio, fare un acquedotto alla fine non è poi così difficile, la difficoltà sta nel garantire la sua operatività e
significa avere tecnici capaci, un sistema di raccolta delle quote dell'accesso al servizio e quindi una base
economica che renda possibile coprire le spese di manutenzione. Ad Haiti ho visto tanti impianti che, per un
grande tubo spaccato, non potevano più funzionare quando magari un piccolo investimento li avrebbe rimessi in
funzione, almeno sino alla successiva rottura. Creare un comitato attento e consapevole ma soprattutto con le
necessarie risorse economiche originate dai collegamenti ci dà garanzia oggi che Aquaplus, o meglio
l'acquedotto di Ducis-Beraud non si fermerà al primo guasto.
A livello personale?
L'esperienza della mia famiglia ad Haiti è stata fantastica e indimenticabile, vedere i bambini affezionarsi alle
tate e le tate a loro, vederli mangiare a volte con loro le specialità Haitiane ci riempiva di gioia nelle certezza di
crescere dei bambini integrati in un mondo globale. Certo le esperienze non erano tutte positive, le scarse
condizioni igieniche delle strade portavano a fronteggiare spesso malattie infettive scomode, e l'assenza di
infrastrutture non faceva mai restare tranquilli rispetto agli imprevisti della vita.
In quelle situazioni ti rendi conto delle sicurezze del nostro mondo. Ma pur nelle difficoltà e i limiti della realtà
di Les Cayes era bello vedere i nostri concittadini Cayenne la volontà e l'impegno di preoccuparsi con noi e farsi
in quattro per risolvere i problemi. Questo ha contribuito a costruire legami forti e forse di altri tempi.
Quando Giacomo prese il morbillo un sabato pomeriggio ci siamo trovati con 4 infermiere in casa, la sua
maestre per fargli compagnia e incoraggiarlo a guarire. Seppur nella difficoltà del momento era un quadro molto
bello di come le persone tenevano a noi e noi a loro.
E ora ?
Oggi il rientro nel nostro vecchio Continente non è facile da vivere.
Nuove problematiche, nuovi ritmi di vita che velocemente scandiscono l’evolversi del quotidiano.
Ma se qualche cosa ci manca, molto si riacquista, ad esempio la serenità di ritrovare molte garanzie, la
possibilità di opportunità educative, sanitarie e sociali per i nostri figli, la vicinanza dei nostri familiari.
Ma per me è sempre forte il desiderio di continuare nel mio impegno per nuovi progetti e nuove sostenibili
imprese. Con il Rotary ed Aquaplus.
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