La Candela nella tempesta

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La Candela nella tempesta
Le parole della bellezza
progetto di scrittura e narrazione
La candela nella tempesta
racconto di Luigi Dal Cin
scritto con la
Classe III C
Scuola Primaria di via Buscaglia
dell’Istituto Comprensivo
Monsignor Saba di Elmas (CA)
Coordinato da Francesca Spissu per l’Associazione Culturale Imago Mundi Onlus
Cagliari Monumenti Aperti 2014
L
a zona del colle di Bonaria, in epoca antica, si chiamava ‘Porto
delle Grotte’ perché nel colle c’erano – e si vedono ancora – delle
piccole grotte, che venivano scavate per ottenere pietre da costruzione, e che erano usate anche come antiche sepolture.
Dal colle di Bonaria si vede bene il quartiere del Castello.
E infatti i catalani, guidati da Alfonso d’Aragona figlio del re di Spagna, sbarcarono proprio lì, e lì costruirono il loro accampamento per
partire alla conquista del Castello che, allora, era in mano ai pisani.
Era il 1324.
Costruirono una torre e un santuario in pietra, e chiamarono il colle
‘Bon-Ayre’ che significa ‘Aria Buona’ perché lassù sul colle tira sempre un po’ di vento fresco.
Alla fine i soldati di Alfonso d’Aragona conquistarono il Castello, e
da quel momento Cagliari divenne parte del Regno di Spagna.
Alfonso d’Aragona regalò il santuario ai Padri Mercedari, un ordine
religioso anch’esso spagnolo, che costruirono sul colle il loro convento.
I Padri Mercedari offrivano i propri beni e raccoglievano elemosine
per pagare la libertà delle persone catturate per mare e rese schiave: arrivavano persino ad offrire se stessi al padrone per rendere
libero un suo schiavo.
Qualche anno dopo la conquista del Castello, nel 1370, accadde a
Bonaria un fatto eccezionale.
Si racconta che una nave proveniente dalla Spagna si dirigeva
verso l’Italia quando fu colta da una terribile tempesta. La vita
dell’equipaggio e dei passeggeri era in pericolo: enormi onde sommergevano la nave che stava per affondare. Il capitano, in un ultimo tentativo di salvare almeno gli uomini, ordinò di gettare in
mare tutto il carico. Così fu fatto ma senza ottenere risultato: la
nave stava affondando nella tempesta. C’era anche una grande
cassa, di cui s’ignorava il padrone e il contenuto. Fu gettata per
ultima, e appena toccò la superficie del mare all’improvviso la tempesta cessò. Il capitano, incuriosito, cercò di riprendere la cassa per
vedere cosa contenesse, la inseguì senza riuscire a prenderla, finché la cassa arrivò sulla spiaggia, ai piedi della collina di Bonaria.
Molte persone accorsero alla spiaggia. Tutti osservavano la cassa
chiedendosi quale misterioso segreto racchiudesse. Si cercò di
aprirla, ma nessuno ci riuscì. Si cercò di sollevarla, uno, due, tre,
cinque, dieci uomini insieme: provarono tutti, ma nessuno ci riuscì.
La cassa era sempre troppo pesante. All’improvviso un bambino
notò che lo stemma sulla cassa era lo stesso delle vesti dei Padri
Mercedari! Questi arrivarono e, senza difficoltà, sollevarono la pesante cassa e la trasportarono nella loro chiesa. I religiosi aprirono
la cassa e, assieme a tutti i presenti, rimasero sbalorditi: in quella
cassa c’era una statua di legno della Madonna che reggeva il Bam-
bino in braccio e, nell’altra mano, teneva una candela accesa.
A tutti sembrò un miracolo: com’era possibile che la fiamma di
quella candela fosse rimasta accesa durante la tempesta in mare?
Gli scrittori dicono che tutti noi siamo come delle piccole navi. E
come una nave noi tutti navighiamo le nostre giornate.
Quando ci svegliamo, alla mattina, ci laviamo: così come la ciurma
lava il ponte della nave.
Poi facciamo colazione: così come la stiva della nave viene riempita
delle merci di rifornimento prima della partenza per il mare.
E poi partiamo da casa, così come la nave salpa dal porto (dove
rimane qualcuno che ci vuole bene, e aspetta che ritorniamo) e cominciamo a navigare la nostra giornata.
A volte le giornate sono di sole, il cielo è sereno senza nuvole: siamo sereni e navighiamo felici.
A volte invece ci sono giornate di tempesta: una tempesta fuori
fatta di vento, pioggia, fulmini e tuoni, a volte anche una tempesta
dentro di noi, fatta di tristezza, paura, rabbia...
Poi però c’è una spiaggia che ci attende, una spiaggia dove l’aria è
buona di nuovo.
Il nostro sforzo, durante la tempesta, è quello di mantenere accesa
la luce della speranza.
C
ome tutte le mattine Nicolò si stava alzando per prepararsi ad
andare a scuola.
Si avvicinò alla finestra per vedere come si presentava la giornata. Le previsioni, la sera prima, avevano preannunciato che ci
sarebbe stato cattivo tempo con forti e abbondanti precipitazioni.
Vide, con suo grande stupore, che la giornata era soleggiata, il cielo
limpido e senza nuvole.
Era felice... nel pomeriggio sarebbe
potuto andare con i suoi amici a giocare a pallone nel campetto vicino
casa.
Scese in cucina, salutò il nonno che
seduto al tavolo stava leggendo il
giornale sorseggiando la sua tazza di caffelatte bollente e la mamma che gli stava preparando la colazione.
Nicolò si sedette accanto al nonno, i due parlarono un po’: “Verrò a
prenderti all’uscita di scuola” disse il nonno.
Nicolò salì di corsa le scale per andare a lavarsi. Doveva fare in
fretta, il tempo era contato. Si vestì rapidamente indossando un
paio di jeans, una felpa rossa - la sua preferita - un paio di calzini e
delle scarpe comode. Prese lo zaino, se lo mise sulle spalle e corse
giù per le scale.
Salutò la mamma e il nonno, e uscì per andare a scuola.
Per strada incontrò il suo amico Gigi e insieme presero lo scuolabus. Lì trovarono altri compagni con i quali si misero a chiacchierare. Arrivati a scuola scesero dal mezzo e si avviarono all’ingresso
principale passando per il cortile.
Erano in anticipo e ne approfittarono per giocare un po’. Alle 8.30
in punto la campanella suonò: si creò subito tanta confusione. Gli
alunni facevano a gara per essere i primi a superare il portone.
Nicolò e Mario, il suo compagno di banco, raggiunsero l’aula. La
maestra era già in classe, stava organizzando un’attività da far
svolgere agli alunni durante la mattinata.
Nicolò posò lo zaino dietro la sedia e si sedette al suo banco.
Il compito da eseguire era rappresentare con un disegno la giornata
che vedevano attraverso i vetri delle finestre.
Fu in quel momento che il bambino si accorse che il tempo stava
cambiando. Le nuvole stavano aumentando e mutavano di colore
coprendo lentamente il sole mattutino.
Nicolò ricordò le previsioni meteorologiche che aveva ascoltato la
sera prima e iniziò il suo lavoro sperando che il tempo non peggiorasse.
A metà mattinata il cielo era scuro, si intravedevano dei nuvoloni
neri e le fronde degli alberi incominciarono a scuotersi per via del
vento che si stava alzando: sembrava scesa la sera.
All’improvviso si sentì un forte boato come se fosse scoppiata una
bomba. Iniziò a piovere.
La pioggia era talmente forte
e intensa che i goccioloni sembrano proiettili caduti dal cielo.
In tutta la scuola mancò l’elettricità.
Le insegnanti cercavano di tranquillizzare i bambini ma le loro voci venivano coperte dalle urla degli alunni terrorizzati.
Dopo molto tempo tornò la corrente.
La lezione riprese mentre fuori pioveva a dirotto, i lampi illuminavano il cielo e i tuoni si succedevano rapidamente tanto che sembrava di essere in guerra.
Le maestre avevano abbassato le tapparelle per ridurre i rumori
assordanti e per non far vedere ai bambini quello che succedeva
all’esterno. Ma era impossibile lavorare.
Quando mancò poco al suono della campanella tutti si prepararono
ad uscire.
Fuori continuava a piovere e i genitori aspettavano impazienti di
prendere i loro figli per portarli a casa.
Al suono della campanella ci fu una gran confusione.
Ogni bambino si faceva largo per uscire. Nicolò a fatica cercava di
riconoscere il nonno.
Intravide in lontananza una figura che con grandi gesti cercava di
attirare la sua attenzione. Nicolò si sentì confortato e facendosi
largo tra la folla cercò di raggiungerlo scansando le persone che si
frapponevano. Percorsero un bel po’ di strada camminando a breve
distanza l’uno dall’altro e, quando infine riuscì a raggiungere quella
persona, si accorse che non era il nonno.
Nicolò si senti solo e abbandonato. Ormai aveva percorso tanta
strada e non riconosceva più il luogo dove si trovava anche perché
pioveva molto forte e si vedeva poco. Disorientato e smarrito, non
sapeva proprio cosa fare, dove andare e come ripararsi dalla pioggia.
Chinò lo sguardo e vide ai suoi piedi un ombrello, lo prese per ripararsi ma si accorse che era rotto. Continuò a camminare ancora un
po’ finché notò una cancellata simile a quella di casa sua e si sentì
rincuorato.
Ma subito si rese conto che non era quella di casa e provò un senso di smarrimento. A poca distanza c’era un cartello con la scritta
“Parco di Bonaria”. Varcò il cancello che era aperto e cercò un
rifugio per ripararsi dalla pioggia e dal freddo. Inciampò in un sasso e rialzandosi intravide l’ingresso di una grotta.
La paura lo prese al punto che restò sull’uscio incapace di pensare
cosa fare. Fuori era impossibile restare, dentro era protetto dalle
intemperie ma di fronte a lui c’era il buio più cupo.
Fece un bel respiro, si fece coraggio e con passi lenti e brevi si addentrò nella grotta sperando
che al suo interno non ci fosse nessuna creatura
che potesse fargli del male.
Avanzando con timore vide, in un angolo della
grotta, una tenue luce che proiettava dei bagliori che rischiaravano il buio. Nicolò si avvicinò
incuriosito a quella sorgente luminosa e si accorse con grande stupore che si trattava di una
candela.
Si avvicinò per scaldarsi e con le mani cercò di proteggerla per far
sì che non si spegnesse.
La sua luce fu per lui segno di speranza e di tranquillità.
Ne aveva veramente tanto bisogno perché mai si era sentito così
solo e impaurito. La prese tra le mani e con molta cautela fece alcuni passi per vedere cosa ci fosse intorno.
Intanto fuori la tempesta era cessata e
con lei si era calmato anche il forte vento. Nicolò decise di uscire dalla grotta
tenendo sempre tra le mani la candela.
Era disorientato e non sapeva dove andare.
Intorno a lui il buio era fitto e la debole luce della
candela non lo aiutava poi tanto a vedere. Eppure lo incoraggiava a
proseguire.
Uscì dal Parco, vide la scalinata del Santuario e si diresse in quella
direzione.
Quando vi arrivò, iniziò a scendere per cercare qualcuno che lo aiutasse a ritrovare la via di casa. Ma a notte fonda tutti erano nelle
loro case. Giunse così alla spiaggia.
Percorse un breve tratto di costa quando urtò contro qualcosa di
duro. Avvicinò la candela per vedere di che cosa si trattasse e notò
con grande stupore una cassa di legno che il mare aveva portato
con sé e che adesso era adagiata sul bagnasciuga.
Curioso di sapere cosa contenesse cercò di aprirla ma non era
semplice farlo perché la cassa era ben sigillata. Impiegò un bel po’
di tempo, ma finalmente ci riuscì. Al suo interno c’era una comune
bicicletta con una bussola incorporata. Tirò fuori la bicicletta con
tanta difficoltà, ci montò sopra e iniziò a pedalare. Grande fu la sua
meraviglia quando si accorse che stava volando e che la bussola,
sistemata sul manubrio, si illuminava man mano che pedalava indicando il percorso da seguire per tornare a casa.
Mentre pedalava, sospeso per aria, si imbatté in uno stormo di uccelli che gli fece perdere il controllo e lo disarcionò dalla bicicletta
facendolo precipitare nel vuoto. Nicolò sentì il cuore uscirgli dal petto e pensò che per lui fosse arrivata la fine. Quando tutto sembrava
perduto ecco venirgli in aiuto la bicicletta che, scendendo verso di
lui, gli permise di sistemarsi nuovamente sul sellino.
Nicolò tirò un lungo sospiro di sollievo: era ancora vivo!
Proseguì il volo verso casa. Tutto sembrava andare per il meglio
quando si imbatté in un gigantesco banco di nebbia che gli impediva di vedere a un palmo di distanza.
Cosa fare?
Nicolò decise di salire: quella scelta gli permise di uscire dal banco
di nebbia e di avere una visione del territorio che stava sorvolando illuminato dalle luci dei lampioni. Gli parve di riconoscere il suo
quartiere ma non era del tutto sicuro: decise così di scendere un
po’ di quota per controllare meglio. Nicolò riconobbe la piazza, la
chiesa, la scuola e il campetto nel quale giocava con i suoi
amici.
Non riusciva a credere ai suoi occhi, così se li strofinò
ben bene per avere la certezza che non fosse un sogno. In effetti non lo era: stava proprio sorvolando
il suo quartiere!
Decise così di atterrare. Poi scese dalla bici e
proseguì a piedi in direzione della sua casa. Man
mano che camminava sentiva aumentare la felicità: riconosceva infatti la strada che ogni giorno percorreva per andare
a scuola.
Prese poi una stradina laterale, un vialetto alberato e fiorito e arrivò
finalmente a casa. Varcò il cancello e si diresse verso il portone. La
mamma, quando lo vide, gridò di gioia: corsero l’uno incontro all’altra, si strinsero in un forte abbraccio e restarono così uniti per un
bel po’ di tempo, entrambi con le lacrime agli occhi. Poi la mamma
lo prese per mano e lo condusse in casa.
Il nonno quando lo vide spalancò le braccia per accoglierlo in un abbraccio caloroso e dai suoi occhi scesero lacrime di gioia.
I disegni dei ragazzi della III C che raccontano
“La candela nella tempesta”
Nicolò guarda dalla finestra
Il quartiere di mattina
Nicolò nella sua cameretta
La colazione
Nicolò nella sua cameretta
Nicolò e Gigi s’incontrano
Nicolò sullo scuolabus
L’ingresso a scuola
Nicolò e Mario entrano a scuola
Nicolò è in aula. La giornata sta cambiando
Fuori sta piovendo
Si solleva un forte vento. Il tempo sta peggiorando
I passanti sono preoccupati
I genitori fuori dalla scuola aspettano l’uscita dei figli
L’uscita degli alunni da scuola.
Si intravede il nonno in lontananza
La tempesta
Nicolò vede la cancellata
Nicolò sbatte sulla roccia della grotta
Nicolò nella grotta
Nicolò intravede una luce
La luce della candela
Nicolò con la candela
Nicolò vede una cassa
Nicolò apre la cassa e vede una bicicletta
Nicolò tira fuori la bicicletta dalla cassa
Nicolò si accorge che pedalando si vola
Nicolò si imbatte in uno stormo di uccelli
Nicolò esce dalla fitta nebbia
Nicolò atterra nel viale alberato e fiorito
Nicolò ritrova la sua casa
Nicolò abbraccia la mamma
Nicolò abbraccia il nonno
Anno Scolastico 2013/2014
Scuola Primaria di via Buscaglia
dell’Istituto Comprensivo
Monsignor Saba di Elmas (CA)
Classe III C
Marco Aramo
Giulia Argiolas
Alice Cappai
Francesco Cossu
Matteo Deiana
Vittorio Liberati
Francesco Lobina
Giorgia Locci
Elettra Maggio
Francesca Medda
Alessia Montisci
Luca Mura
Federica Murineddu
Gabriele Nannucci
Giovanni Onnis
Leonardo Pinna
Laura Sirigu
Sofia Soro
Maestra Limbania Leone
18^ edizione