pediculosi e scabbia

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pediculosi e scabbia
Foglio di
informazione
professionale
N.51
18 maggio 1998
PEDICULOSI E SCABBIA
Le pediculosi sono infestazioni sostenute da un insetto, il Pediculus hominis, presente in natura nelle varietà capitis,
corporis e pubis. Il parassita è dotato di sei arti che gli consentono una perfetta adesione agli annessi piliferi e di un
apparato buccale col quale si nutre del sangue dell’ospite. Ematofago obbligato, quando viene allontanato dall’uomo,
non disponendo di efficienti mezzi di locomozione, muore entro pochi giorni. Il sintomo costante di tutte le pediculosi è
il prurito che deriva dalla sensibilizzazione nei confronti della saliva del parassita e degli antigeni in essa contenuti.
Comuni sono le escoriazioni superficiali causate dal grattamento.
Le pediculosi del capo (da Pediculus capitis) è frequente nei bambini in età scolare, indipendentemente dallo stato
sociale. La diagnosi si basa sulla osservazione diretta, ad occhio nudo o con una lente d’ingrandimento, delle piccola
uova (lendini) di colore bianco-grigiastro, spesso numerose dietro le orecchie a livello della nuca, saldamente adese alla
base del capello. Il parassita si mimetizza molto bene tra i capelli e risulta di difficile localizzazione. Caratteristiche
sono anche le piccole croste siero-ematiche conseguenti alle punture dell’insetto e al grattamento. Sono possibili
infezioni batteriche secondarie. Il contagio avviene prevalentemente per contatto interumano diretto; tuttavia è possibile
anche il contagio indiretto, in modo particolare attraverso strumenti di uso comune (come spazzole, pettini), indumenti
(sciarpe, berretti), effetti letterecci (lenzuola e coperte) ed eventualmente arredi con imbottiture.
La pediculosi del corpo (da Pediculus corporis) è la variante più rara che colpisce le persone in condizioni igieniche
scadenti, come i vagabondi. Gli abiti diventano il serbatoio della parassitazione che può essere controllata sottoponendo
gli indumenti ad un lavaggio a secco o in lavatrice (a 60 C°).
La pediculosi del pube è sostenuta dal Pediculus pubis, di forma più tozza e appiattita rispetto al pidocchio del capo
(da cui il nome di “piattola”). Di riscontro piuttosto comune, si trasmette prevalentemente attraverso i contatti sessuali.
Oltre la regione pubica, l’insetto può parassitare anche i peli ascellari, addominali e le ciglia. Nella regione addominale
possono comparire chiazze di colore rosso-grigiastro conseguenti all’inoculo di sostanze eterologhe da parte del
parassita.
Trattamento
La permetrina risulta il prodotto più efficace contro i pidocchi. Si tratta di un piretroide sintetico dotato di elevata
attività pediculocida e ovicida che mantiene a lungo dopo l’applicazione e che rende in genere sufficiente un solo
trattamento. L’emulsione all’1% (Nix) si può impiegare in tutti i tipi di pediculosi, applicando sui capelli puliti e sulla
pelle un sottile strato di crema da lasciare agire per 10 minuti e da rimuovere con abbondante risciacquo.
All’estero la permetrina è in uso da anni e vengono riportati casi di resistenza; non essendo nota la situazione del nostro
paese, a scopo precauzionale appare ragionevole aumentare i tempi di contatto. La permetrina è ben tollerata (vedi
scabbia), anche se sono possibili reazioni cutanee locali; la ditta produttrice ne sconsiglia l’uso sotto i 6 mesi di età.
Il malathion è un antiparassitario organofosforico rapidamente attivo contro pidocchi e lendini. Il gel allo 0,5% (Aftir)
deve essere spalmato in modo uniforme sulla capigliatura asciutta e sulla cute sottostante e lasciato in sede per almeno
10 minuti; successivamente va asportato con un accurato lavaggio. Nella maggior parte dei casi non è necessario
ripetere l’applicazione. Con analoghe modalità d’uso può essere impiegato contro la pediculosi del pube. Va evitato il
contatto con mucose e occhi. Non vi sono a tutt’oggi segnalazioni di effetti tossici quando vengano rispettate le
avvertenze d’uso.
Le piretrine naturali, associate al piperonil butossido (es. Cruzzy shampoo al piretro), e quelle sintetiche come fenotrina
e tetrametrina (es. Mom shampoo antiparassitario, Mediker A.P.Shampoo) sono antiparassitari efficaci e ben tollerati
che devono essere applicati sui capelli e lasciati agire per 10 minuti. Non uccidono però tutte le uova, non possiedono
una attività antiparassitaria residua e sono disponibili solo sottoforma di shampoo (troppo diluito e perciò meno efficace
del gel): per tale ragione dopo 7 giorni è consigliabile ripetere l’applicazione per eliminare eventuali larve nate da
lendini sopravvissute al primo trattamento. Va evitato il contatto con gli occhi. La comparsa di resistenze ha aumentato
gli insuccessi terapeutici. Dopo il trattamento i capelli devono essere lavati e pettinati con un pettine a denti fitti per
asportare le uova e i pidocchi morti. La rasatura non è in genere necessaria.
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Nel caso di infestazione delle ciglia, i parassiti e le uova vanno rimossi con l’uso di pinzette, previa applicazione di
vaselina.
La scabbia
La scabbia è una malattia parassitaria sostenuta da un acaro, il Sarcoptes scabiei, appartenente alla famiglia degli
aracnidi (come i ragni e le zecche). Questo acaro è un parassita umano obbligato, che non è in grado di resistere a lungo
nell’ambiente se allontanato dall’ospite. La trasmissione dell’infestazione avviene per stretto contatto cutaneo, il più
delle volte nell’ambito dello stesso nucleo familiare o comunitario, tra i bambini ed i partner sessuali. Il Sarcoptes
scabiei si insedia nello strato superficiale della cute, scavando delle minuscole gallerie (“cunicoli”) e deponendo le uova
al loro interno. Rapidamente si manifestano fenomeni di sensibilizzazione nei confronti dell’acaro che determinano una
sintomatologia caratteristica, dominata dal prurito intenso (soprattutto notturno), da vistosi segni di grattamento, da
lesioni cutanee polimorfe come macule eritematose, papule e noduli in sede ascellare e genitale, e dalla presenza dei
cunicoli che appaiono come brevi tragitti eritematosi curvilinei, appena rilevati, inizialmente distribuiti in sedi tipiche
(polsi, genitali esterni, areola mammaria, pieghe ascellari e interdigitali). In pazienti defedati o con malattie cutanee
preesistenti (ad es. psoriasi), se la malattia non viene trattata e perdura quindi per molti mesi, si possono realizzare
estese parassitazioni con lichenificazione generalizzata della cute e riduzione del prurito per l’instaurarsi di fenomeni di
tolleranza (cosiddetta “scabbia norvegese”). La diagnosi presuntiva è clinica e viene confermata dalla dimostrazione al
microscopio della presenza dell’acaro (e/o delle sue uova e deiezioni) nel materiale ottenuto per scarificazione in sede
di lesione. La ricerca dell’acaro deve essere effettuata in tutti i casi di prurito “epidermico” con accentuazione notturna
e segni di grattamento.
Trattamento
Il trattamento si basa sull’applicazione di prodotti acaricidi e sulla sostituzione degli indumenti e degli effetti letterecci
(da lasciare all’aria per 48 ore o lavare a secco o in lavatrice a 60° C). Non vi è consenso sulla necessità di far precedere
l’applicazione da un bagno caldo. Al trattamento devono essere sottoposti tutti coloro che hanno avuto uno stretto
contatto fisico con l’individuo infestato, anche se asintomatici. Da numerose autorevoli fonti la permetrina in crema
fluida al 5% viene ritenuta il trattamento di prima scelta per efficacia e sicurezza. Non essendo disponibile alcuna
specialità, si deve preparare un galenico magistrale incorporando la permetrina in crema base (es. Fluidra Essex).
Nell’uomo la permetrina viene scarsamente assorbita attraverso la cute (meno del 2%); questa piccola parte viene
rapidamente inattivata per idrolisi ed escreta con le urine. Gli studi sull’animale non hanno evidenziato effetti
teratogeni, né vi sono a tutt’oggi segnalazioni di danni fetali, ragione per cui può essere ritenuta sicura in gravidanza.
Ne viene sconsigliato l’uso nei bambini sotto i due mesi di età. La crema va massaggiata su tutto il corpo, dalla testa ai
piedi, e lasciata in situ per tutta una notte (da 8 a 14 ore) prima di lavarla accuratamente. In genere è sufficiente una sola
applicazione. Il benzile benzoato si dimostra meno efficace e viene incorporato in diverse formulazioni galeniche; ad
esempio la formula Kissmeyer che prevede di sciogliere 50 g di benzoato di benzile in 50 g di alcool etilico 60° e
incorporare in 50 g di sapone molle di potassio, o in alternativa, la formula riportata nel Formulario Galenico
Provinciale della Provincia di Trento, che prevede l’impiego di 25 g di benzile benzoato incorporati in 75 g di unguento
cetilico. Il preparato va applicato uniformemente sulla cute di tutto il corpo e lasciato agire per 48 ore, rinnovando
l’applicazione dopo 24 ore. Molto comuni sono i fenomeni di irritazione locale; nei casi di intolleranza è preferibile
impiegare il benzoato al 25–30% in crema base o veicolo oleoso (ad es. olio di ricino), tenendo presente la minore
attività del preparato e quindi la necessità di trattamenti ripetuti. Il crotamitone (Eurax), spesso impiegato nelle donne in
gravidanza e nei bambini, richiede applicazioni protratte (per 2-5 giorni di seguito) e risulta poco efficace come
scabicida.
Dopo l’eliminazione del parassita, per qualche tempo il paziente può continuare ad avvertire un senso di prurito, talora
con lesioni (noduli post-scabbiosi) per la presenza di residui proteici dell’acaro con effetti allergizzanti. In questi casi è
utile l’impiego di antistaminici per via orale.
Recenti studi clinici controllati documentano l’efficacia dell’ivermectin (Mectizan MSD, non in commercio in Italia
dove è disponibile solo la preparazione per uso veterinario, Cardotek) per via orale, in singola dose (150-200 mcg/Kg di
peso) nel trattamento della scabbia resistente ai trattamenti locali. La sicurezza del farmaco deve essere però meglio
definita.
Bibliografia. Forsman KE Pediculosis and scabies. Postgrad Med 1995; 96:89; Brown S et al. Treatment of ectoparasitic infections:
review of the english-language literature, 1982-1992. Clin Inf Dis 1995; 20:S104; Farmaci per la pediculosi del capo. Med Lett 1997;
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Il trattamento della scabbiA. DTB 1988; 1:19.
A cura del Dott. Miselli M., Farmacie Comunali Riunite, Reggio Emilia.
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