Mazzini e l`Europa
Transcript
Mazzini e l`Europa
TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 69 Il Tempietto Mazzini e l’Europa Sandro Capitanio Mazzini precursore dell’Europa di oggi? Si può considerare Mazzini un precursore del processo di unificazione europea di oggi? A questa domanda hanno risposto alcuni studiosi del pensatore genovese, non molti in verità, e nei paragrafi successivi esporrò in modo particolareggiato le riflessioni di alcuni di loro; pur con alcune differenze mi sembra che abbiano concluso che Mazzini non può essere definito un propugnatore della costruzione di uno Stato Federale Europeo, ciononostante deve essere considerato tra i precursori dell’unità europea perché nel suo pensiero si trovano tutti gli elementi che stanno alla base dell’idea e delle ragioni che conducono alla costruzione dell’Europa. Da parte mia mi sembra opportuno aggiungere alcune brevi riflessioni sul parallelismo che vedo tra Mazzini e coloro che oggi si battono per la costruzione degli Stati Uniti d’Europa: i federalisti europei. Innanzi tutto occorre dire che esiste una analogia tra il processo di costruzione dell’unità italiana e quello dell’unità europea, mettendo in luce che solo Mazzini ed i suoi seguaci, che costituivano una minoranza tra coloro che propugnavano l’unificazione italiana, erano gli unici ad aver capito che l’unità non si poteva avere se si continuava a difendere l’esistenza e la 69 sovranità degli staterelli italiani; questo era invece il pensiero del partito dei moderati, come il Gioberti che si illudeva di poter costruire una Confederazione italiana che lasciasse sostanzialmente la sovranità di questi immutata. L’unità d’Italia, come sappiamo, avvenne poi attraverso un processo diverso da quello propugnato da Mazzini, ma la sua critica all’idea confederale rimase fondamentale, come vedremo anche più avanti. Anche i federalisti europei di oggi, da Altiero Spinelli in poi, anch’essi una minoranza, sanno che per costruire l’unità europea occorre abbattere il falso mito dell’assoluta sovranità degli Stati nazionali. Senza questo fondamentale passaggio si possono, è vero, raggiungere anche livelli avanzati di integrazione come l’Unione Europea di oggi già dimostra, ma si tratta di un’unità precaria, sempre soggetta a ripensamenti ed opportunismi singoli, e comunque incapace di guidare efficacemente i paesi europei nei momenti di difficoltà. Ne è un esempio il comportamento dei paesi dell’Unione in questo periodo di crisi economica: invece di unire le proprie risorse per far fronte alla crisi ed alle nuove esigenze della globalizzazione, si illudono di mirare al risanamento delle proprie economie e delle proprie società nell’ambito dei rispettivi confini nazionali. C’è un secondo elemento da sottolineare nel parallelismo tra Mazzini ed i federalisti europei di oggi ed è quello della democrazia e della pace nel mondo. Mazzini concepiva l’unità TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 70 70 Il Tempietto italiana - e con essa anche l’unità di altre Nazioni europee allora non indipendenti - come indispensabile ma pur sempre un mezzo. Lo scopo finale era la democrazia e la pace di tutta l’Umanità. Questo aspetto del pensiero di Mazzini è stato molto dimenticato dalla cultura “nazionalista” successiva, specie quella fascista, ma è il punto centrale della sua filosofia: non si può capire Mazzini se ci si limita a vederlo solo come un campione dell’unità italiana. È stato invece un campione dell’unità del genere umano, e questo spiega perché abbia avuto seguaci ed estimatori, ancor oggi, in tutto il mondo. È questo il legame con i federalisti di oggi che si battono per gli Stati Uniti d’Europa come primo passo per la federazione mondiale. L’errore che si può imputare a Mazzini fu di credere che non fossero necessarie istituzioni sovranazionali ma bastasse costruire singole Nazioni democratiche perché ci fosse equilibrio e pace tra i popoli; ma questo è un errore che hanno commesso anche altri pensatori di tutte le correnti politiche, dai liberali ai socialisti, che non hanno compreso che il “nazionalismo” avrebbe poi soffocato i valori di cui erano portatori, a scapito sia della democrazia interna ai singoli stati, sia soprattutto della pace. Gli insegnamenti di Kant “Non ci sarà la pace senza un governo mondiale” sono stati facilmente dimenticati e sono stati ripresi, solo dopo la triste esperienza delle due guerre mondiali, dai federalisti del ‘900 come ad esempio Luigi Einaudi, Altiero Spinelli, i federalisti inglesi di Federal Union e Mario Albertini. Mazzini e l’Europa: le argomentazioni degli studiosi Gli studiosi di Mazzini sono numerosi ed alcuni di essi hanno dedicato le loro riflessioni proprio al rapporto tra Mazzini e l’Europa.(1) Ho scelto di esaminare tre autori: Bianca Montale, Giuseppe Tramarollo e Andrea Chiti-Batelli, non solo per l’importanza delle loro riflessioni, ma anche perché tengono ampiamente conto dei lavori degli altri studiosi mazziniani. Bianca Montale ha diretto l’Istituto mazziniano di Genova ed è stata professore ordinario di Storia del Risorgimento presso le Università di Parma e di Genova. Giuseppe Tramarollo è stato Presidente nazionale dell’Associazione Mazziniana Italiana. Ha pubblicato numerosi scritti relativi all’europeismo di Mazzini. Andrea Chiti-Batelli rappresenta il punto di vista di un intellettuale federalista. Uomo di vasta cultura è autore di numerose pubblicazioni. Dal saggio “Mazzini e l’idea di Europa” di Bianca Montale(2) Innanzi tutto l’autrice sottolinea giustamente la concezione culturale che sta alla base della proposta politica di Mazzini che “non parla di cultura nazionale, ma europea”. Mazzini conosceva bene molti autori francesi (Voltaire, Rousseau, Condorcet), inglesi (Shakespeare, Byron, Shelley, l’economista Bentam) e tedeschi (Shiller, Schlegel, Goethe). Ne derivava una concezione culturale che gli consentiva di affermare che esisteva una unità morale dell’Europa, TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 71 Il Tempietto concezione che sta alla base della sua proposta politica sovranazionale. Non riteneva infatti che fosse solo un problema di unità culturale, ma pensava che occorresse agire politicamente per ricercare un’organizzazione nuova che si rivolgesse all’Europa, alla quale l’Italia potesse dare un segnale: “il problema italiano non è isolato da un contesto più vasto a cui è strettamente legato: è un problema europeo”. L’unità italiana, così come l’unità della Polonia e della Germania, non era vista da Mazzini come un obiettivo a sé stante, ma come una tappa di un processo unitario universale, basato non sulla preminenza di una singola nazione (allora molti pensavano alla Francia) ma sul contributo paritario di tutti. È sulla base di questo pensiero che Mazzini fonda la Giovane Europa nel 1834. Al di là di quelle che saranno le effettive realizzazioni, dice Bianca Montale, la Giovane Europa rappresenta il progetto di ordinamento federativo della democrazia europea sotto un’unica direzione, e citando uno scritto del 1835, l’Europa “rappresenterà, come ultimo risultato della nostra epoca, una federazione, una santa alleanza dei popoli…”. Bianca Montale aggiunge, molto opportunamente, che Mazzini aveva ben chiara la differenza tra “federazione” e “confederazione”, distinzione che non era allora ben chiara né in Italia né in Europa (d’altronde per molti non lo è nemmeno oggi). Egli giudicava 71 criticamente la “confederazione” che conobbe attraverso l’esperienza della Svizzera (fino al 1849 la Svizzera era una Confederazione, poi adottò una Costituzione Federale pur conservando, come ancora oggi, il precedente nome) in quanto lega di cantoni con poteri ed ordinamenti diversi; Mazzini contribuì anche alla modifica della Costituzione svizzera. Nella sua concezione della Federazione Mazzini vedeva invece la possibilità di creare un vero legame tra i paesi europei, almeno nei campi più importanti come la politica economica e la politica estera. E su questi temi che si sviluppa la sua critica ai propugnatori della Confederazione degli Stati italiani, come ad esempio il Gioberti. Tuttavia, sostiene Bianca Montale, non c’è in Mazzini un chiaro progetto istituzionale europeo: la Giovane Europa come le successive organizzazioni da lui promosse sono soprattutto organismi di collegamento dei democratici europei. La sua priorità non è la Federazione europea ma l’Europa delle nazionalità: “paesi liberi, indipendenti ed animati da ideali comuni, per una missione che è di tutti, di progresso e di pace”. Bianca Montale concorda con autori come Luigi Salvatorelli e Chiti-Batelli (quest’ultimo verrà esaminato oltre) dicendo che quello di Mazzini può essere definito come “europeismo”, non “federalismo europeo”, al massimo gli si può attribuire una concezione simile alla “Europa delle Patrie”. L’attualità di Mazzini, sottolinea infine l’autrice, consiste nella visione della TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 72 72 Il Tempietto stretta interdipendenza tra unificazione politica ed integrazione economica, con una federazione di Stati equilibrati economicamente dove la circolazione dei prodotti, della scienza, della tecnica “non diventino monopolio dei pochi, ma si spandano sulle moltitudini a beneficio dei più”. Dal saggio “La Federazione europea nel pensiero di Mazzini” di Giuseppe Tramarollo(3) Nel chiedersi se Mazzini possa essere stato o meno un precursore degli odierni disegni di unificazione europea, Tramarollo individua tre fasi del pensiero mazziniano sull’Europa. Nella prima fase, che comprende il momento della fondazione della Giovane Europa (1834), Mazzini identifica l’Europa con l’Umanità; l’Europa non sarebbe che un primo momento dell’ordinamento dell’Umanità intera, quasi come recita uno slogan adottato dai federalisti europei e mondialisti di oggi: “Unire l’Europa per unire il mondo”. Tuttavia Mazzini parla di “affratellamento” e di “associazione” ma non precisa mai gli aspetti istituzionali del suo pensiero. Tramarollo ribadisce, come ha fatto anche Bianca Montale, che Mazzini conosceva bene gli aspetti istituzionali del federalismo e la sua profonda differenza dal confederalismo; innanzi tutto conosceva (cosa rara) gli scritti e le idee dei federalisti americani: Madison, Jay, Hamilton, autori del The Federalist, testo fondamentale scritto per la ratifica della Costituzione federale USA, contro la posizione dei confederalisti che sostenevano invece la sovranità delle ex-colonie; inoltre aveva preso parte attiva alle iniziative della “Jeune Suisse” per la trasformazione in senso federale della allora Confederazione svizzera, cosa che avverrà nel 1849. E la distinzione tra federalismo e confederalismo gli è ben chiara quando parla dell’unità d’Italia; ancora nel 1848 critica il Gioberti ed altri che propongono una confederazione, una “dieta italiana”; dice Mazzini “una dieta significa al più convegno di mandatari di Stati” gli stessi Stati che dividono l’Italia. La seconda fase del pensiero Mazziniano sull’Europa è individuabile, secondo Tramarollo, a partire dal 1858, con la proposta di costruire un partito d’azione europeo e poi nel 1865 con lo statuto dell’Alleanza Repubblicana Universale che poneva, come condizione per l’affiliazione, l’accettazione programmatica degli Stati Uniti d’Europa. Si passa così, dice Tramarollo, da un generico umanitarismo a una più concreta indicazione europea. Con la formula della Santa Alleanza dei Popoli, Mazzini preconizza un’Europa formata da Stati equilibrati in estensione e popolazione, non più ostili fra loro come accade quando rappresentano interessi di casta e di dinastie, bensì nazioni sorelle perché legate dalla democrazia. Bisogna precisare che Mazzini credeva in un radicale rifacimento della Carta degli Stati d’Europa, basata su un’Europa dei popoli che subentrava a quella dei re, con Stati equilibrati tra loro, non più derivati dal Trattato di Vienna, ma con nuovi accorpamenti TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 73 Il Tempietto come: Spagna con Portogallo; una nazione scandinava comprendente Svezia, Norvegia e Danimarca; una nazione germanica; una confederazione delle Alpi comprendente la Svizzera, la Savoia ed il Tirolo; una confederazione slava; una Grecia comprendente la confederazione dei popoli che formavano l’impero turco in Europa; e naturalmente un’Italia dalle Alpi alla Sicilia. In sintesi si può dire che in questa seconda fase del pensiero di Mazzini vi sia una visione di totale rinnovamento del quadro europeo, reso possibile dall’emancipazione delle nazioni che, non più rivali, avrebbero liberamente costituito gli Stati Uniti repubblicani d’Europa, nel quadro di una futura alleanza universale il cui nucleo esisteva già negli stati Uniti d’America. Nella terza fase del pensiero di Mazzini assistiamo invece alla scomparsa di ogni accenno federale o confederale europeo. Si è ormai costituita l’unità dell’Italia, seppure sotto la forma monarchica, e Mazzini si pone nell’ottica dei problemi che il nuovo Stato deve affrontare: alla ricerca di un equilibrio tra le varie nazionalità egli si chiede come garantire all’Italia, ed in genere agli Stati minori, una difesa dalle possibili usurpazioni delle maggiori potenze. Per esempio ritiene che sia d’interesse per l’Italia un’alleanza con la famiglia slava, comprendente i gruppi iugoslavo, boemo e polacco. Si propone quindi Mazzini in questa fase di assicurare un equilibrio democratico tra gli Stati più forti e le confederazioni di Stati minori, senza però proporre un’autorità superiore alle 73 singole nazioni che garantisca questo equilibrio, come invece aveva fatto nella seconda fase. Purtroppo la Storia dimostrerà poi come questa Europa delle Nazioni abbia alla fine portato gli stessi problemi, anche aggravandoli, che avevano caratterizzato l’Europa delle dinastie. Dal saggio “Giuseppe Mazzini” di Andrea Chiti-Batelli(4) La tesi sostenuta da Andrea ChitiBatelli è sostanzialmente questa: Mazzini non fu un federalista europeo, ma fu un precursore dell’Europa. Non esiste infatti in Mazzini un pensiero “europeo, inteso come convinzione della necessità di una unità sovranazionale del continente, indispensabile per garantire un ordine democratico pacifico e stabile in Europa”. E ciò perché anche in Mazzini esisteva “l’illusione dell’omogeneità”, vale a dire la convinzione che sarebbe bastato che tutti gli Stati fossero democratici e repubblicani per garantire la concordia, la pace ed il progresso, senza bisogno quindi di creare strutture statuali sovraordinate. Si tratta della stessa illusione coltivata da altre correnti di pensiero, democratiche o liberali o socialiste: tutte ritenevano che bastasse avere forme di governo identiche tra i singoli Stati per assicurare automaticamente la concordia e la collaborazione. La Storia ha sempre dimostrato che ciò era illusorio: abbiamo assistito a guerre tra paesi di identica religione o di identico sistema politico, democratici contro democratici, liberali contro liberali, socialisti contro socialisti. TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 74 74 Il Tempietto Mazzini era invece convinto che fosse solo l’Europa dei principi ad essere bellicosa, mentre l’Europa dei popoli non lo sarebbe stata. Mazzini non era un federalista, aggiunge Chiti-Batelli, anche perché non concepiva una limitazione della Nazione né verso il basso (federalismo interno) né verso l’alto (federalismo sovranazionale); non verso il basso perché era contrario alla “regionalizzazione” dell’Italia e non verso l’alto perché intendeva l’indipendenza delle varie nazioni europee come sovranità statale assoluta, condizione indispensabile per adempiere alla “missione” cui erano chiamate. In questo quadro Mazzini pensa alla Giovane Europa non come destinata a promuovere l’unità del nostro continente, ma a favorire la creazione di regimi democratici e repubblicani in Italia ed in ogni paese. Secondo quindi Chiti-Batelli, Mazzini non può essere considerato come precursore del progetto di Federazione Europea, almeno in senso tecnico; al massimo si può dire che propugnasse uno “stato d’animo europeo”, non certo uno Stato continentale. Ciononostante, ed è importante questa osservazione di Chiti-Batelli, Mazzini ha lasciato germi fecondi che ne fanno un precursore dell’Europa e per questo merita quindi di essere più conosciuto e studiato. Infatti continua ad essere di attualità la concezione religiosa che egli aveva della “solidarietà tra i popoli”, per la difesa della democrazia e della giustizia, contro la conservazione e contro il culto della ragion di Stato ed il disprezzo dei diritti dell’individuo. Questa concezione della solidarietà implica l’idea della obbligatorietà morale dell’intervento internazionale contro la pretesa della assoluta sovranità degli Stati. Ne discende che tale obbligatorietà si deve basare su un fondamento giuridico, grazie ad una Costituzione che riconosca un ordine statale sopra gli Stati: ciò vuol dire creare un nuovo diritto internazionale e creare un sistema federale. Il valore e la grandezza dell’insegnamento di Mazzini quindi non stanno tanto nella sua vaga concezione dell’Europa e nemmeno nell’azione europea della Giovane Europa, azione che non ha mai avuto del resto obiettivi sovranazionali. Sta invece, conclude Chiti-Batelli, nella sua convinzione che “la democrazia, la libertà, la difesa della dignità dell’uomo o sono solidali a livello europeo o sono destinati a perire”. Dall’Europa dell’800 ad oggi Dopo aver visto, attraverso l’esame di importanti studiosi, gli aspetti più significativi del pensiero di Mazzini sull’Europa, credo sia opportuna anche un’osservazione sui contemporanei di Mazzini. Occorre ricordare che l’Europa della prima parte dell’800 era quella uscita dal Congresso di Vienna, quella del “concerto europeo” che garantiva una forte stabilità tra gli Stati; il ricorso alla guerra aveva un carattere eccezionale. Questa condizione di equilibrio sostanzialmente pacifico, osserva Mario Albertini, favoriva la convinzione che TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 75 Il Tempietto l’unità europea fosse sicuramente destinata a rafforzarsi e che anche la nascita dell’Europa delle Nazioni avrebbe inevitabilmente aumentato il liberismo internazionale e la collaborazione pacifica. In questo contesto trovavano spazio anche gli interessi e gli ideali della Chiesa, per loro natura eminentemente sovranazionali, ed il Gioberti si fece promotore di questo pensiero. Era quindi diffusa tra gli intellettuali promotori dell’unità italiana, sia i moderati, sia i più rivoluzionari mazziniani, l’idea che l’Europa, pur articolata in Stati sovrani, avrebbe in qualche modo assicurato un sistema politico unitario, indipendentemente dalla creazione di istituzioni statuali sovranazionali. L’unico autore critico di questa posizione fu Carlo Cattaneo, che sapeva che senza istituzioni adeguate l’equilibrio tra gli Stati non avrebbe potuto essere garantito. “Avremo pace vera quando avremo gli Stati Uniti d’Europa” è la frase di Cattaneo che sintetizza la sua posizione federalista. Si può quindi affermare che in tutte le componenti del Risorgimento italiano fossero ben presenti gli ideali sovranazionali. E gli ideali Mazzini, come abbiamo visto, erano sicuramente ideali sovranazionali, come compendia la sua frase “La Nazione è il mezzo, l’umanità è il fine”. Quando cambia questo modo di vedere le cose? Raggiunta l’unità italiana - anche se, come sappiamo, attraverso un processo che vide Mazzini emarginato – il nuovo 75 Stato si trovò in un contesto europeo modificato, dove altri Stati operavano per un loro rafforzamento, anche militare, Germania e Francia in particolare: per l’Italia fu necessario seguirne l’esempio, farsi potenza tra le potenze. Secondo Albertini è in questo momento che si passa da un diffuso sentimento sovranazionale europeo alla concezione “nazionalistica”, all’abbandono cioè dell’idea, specie mazziniana, della Nazione portatrice di valori di pace e di fratellanza: è la Nazione stessa che diventerà un valore a se stante, che soffocherà e sottometterà gli stessi valori democratici, liberali e socialisti. Fu così che non nacque l’Europa sognata da Mazzini, ma quella che portò all’esasperazione del nazionalismo e successivamente anche alla tragedia delle due guerre del ’900. Non sempre la lezione della storia è sufficiente. Ancor oggi, ovunque nel mondo, domina l’idea della inviolabilità della sovranità nazionale e il ruolo dell’ONU viene frenato da questo falso mito, sempre più inadeguato di fronte alle esigenze di un mondo fortemente integrato: dalle tematiche ambientali, a quelle economiche, a quelle sociali, e soprattutto dalla necessità di evitare conflitti armati. Analogamente in Europa, dove fortunatamente è in corso un processo di unificazione molto avanzato, unico esempio nella storia umana, la pretesa della sovranità nazionale viene purtroppo sempre invocata e costituisce un freno alla completa realizzazione della sua unità politica. Se ciò non cambierà, il mondo TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 76 76 Il Tempietto continuerà ad essere nella condizione di perenne anarchia internazionale e gli ideali che furono di uomini come Mazzini non riusciranno ad affermarsi. Note (1) Gli storici e studiosi che hanno scritto su Mazzini sono numerosi, in Italia e nel mondo; tra quelli che hanno dedicato riflessioni al rapporto tra Mazzini e l’Europa sono generalmente più citati: Mack Smith, Gaetano Salvemini, Alessandro Levi, Dante Visconti, Franco della Peruta, Mario Albertini, Luigi Salvatorelli, Giuseppe Tramarollo, Salvo Mastellone, Andrea Chiti-Batelli. (2) Bianca Montale - Il saggio “Mazzini e l’idea di Europa” è stato pubblicato nel volume L’europeismo in Liguria. Dal Risorgimento alla nascita dell’Europa Comunitaria, a cura di Daniela Preda e Guido Levi, edizioni il Mulino, 2002. (3) Giuseppe Tramarollo ha scritto in un numerose occasioni su Mazzini e l’Europa. Il saggio cui faccio riferimento “La federazione europea nel pensiero di Mazzini” è stato pubblicato nel 1978, edizione P.A..C.E. Cremona, come inserto del “Pensiero Mazziniano”. (4) Andrea Chiti-Batelli – Il saggio “Giuseppe Mazzini” è stato pubblicato nella rivista Il Federalista, anno XLI, 1999, n. 1. Con il titolo “Mazzini precursore dell’idea di federazione europea?” è stato pubblicato anche in “Il Pensiero Mazziniano” anno LIV, n. 1, 1999 . Con lo stesso titolo è anche reperibile in Internet ad esempio all’indirizzo web.tiscali.it/marchello/pdf/Mazzini.pdf (5) Mario Albertini, Il Risorgimento e l’Unità europea Guida editori, Napoli 1979. Il testo è stato recentemente ripubblicato in: Mario Albertini, Tutti gli scritti, Volume IV, edizioni Il Mulino, Bologna 2010. TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 77 Il Tempietto 77 SCHEDA 1 - Statuto della Giovane Europa ATTO DI FRATELLANZA DELLA GIOVANE EUROPA (1834) LIBERTÀ UGUAGLIANZA UMANITÀ Noi, sottoscritti, uomini di progresso e di libertà, Credendo: Nella eguaglianza, e nella fratellanza degli uomini, Nelle eguaglianza, e nella fratellanza dei popoli; Credendo: Che l’umanità è chiamata a procedere, per un progresso continuo, e sotto l’impero della legge morale universale, allo sviluppo libero ed armonico delle proprie facoltà, ed al compimento della propria missione nell’universo, Ch’essa nol può se non col concorso attivo di tutti i suoi membri, liberamente associati, Che l’associazione non può veramente, e liberamente costituirsi che fra eguali, dacché ogni ineguaglianza trascina violazione d’indipendenza, ed ogni violazione d’indipendenza guasta la libertà del consenso; Che la Libertà, l’Eguaglianza, l’Umanità sono sacre egualmente – ch’esse costituiscono tre elementi inviolabili in ogni soluzione assoluta del problema sociale – e che qualunque volta uno di questi elementi è sagrificato agli altri due, l’ordinamento de’ lavori umani, per raggiungere questa soluzione, pecca radicalmente; Convinti: Che se il fine a cui tende l’umanità è uno essenzialmente, se i principii generali che devono dirigere le famiglie umane nel loro viaggio a quel fine, sono identici, mille vie non pertanto sono schiuse al progresso; Convinti: Che ad ogni uomo, e ad ogni popolo spetta una missione particolare, la quale, mentre costituisce la individualità di quell’uomo, o di quel popolo, concorre necessariamente al compimento della missione generale dell’umanità; Convinti in fine: Che l’associazione degli uomini e dei popoli deve riunire la tutela del libero esercizio della missione individuale alla certezza della direzione verso lo sviluppo della missione generale; Forti dei nostri diritti d’uomini, e di cittadini, forti della nostra coscienza, e del mandato che Dio e l’umanità confidano a coloro che vogliono consacrare il braccio, l’intelletto, e la vita alla santa causa del progresso dei popoli; Essendoci prima costituiti in associazioni nazionali libere, e indipendenti, nocciuoli primitivi della Giovine Italia, della Giovine Polonia, e della Giovine Germania; Riuniti a convegno per l’utile generale, nel decimo quinto giorno del mese d’aprile dell’anno 1834, colla mano sul cuore e ponendoci mallevadori del futuro, abbiamo fermato quanto segue: TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 78 78 Il Tempietto 1. La Giovine Germania, la Giovine Polonia, e la Giovine Italia, associazioni repubblicane tendenti ad un fine identico che abbraccia l’umanità sotto l’impero di una stessa fede di Libertà, d’Eguaglianza, e di Progresso, stringono fratellanza, ora e per sempre, per tutto ciò che riguarda il fine generale. 2. Una dichiarazione dei principii, che costituiscono la legge morale universale applicata alle società umane, verrà stesa e sottoscritta concordemente dalle tre Congreghe Nazionali. Essa definirà la credenza, il fine, e la direzione generale delle tre associazioni. Nessuna di esse potrà allontanarsene nei suoi lavori senza violazione colpevole dell’atto di fratellanza, e senza subirne le conseguenze. 3. Per tutto ciò che esce dalla sfera degli interessi generali, e dalla dichiarazione dei principii, ciascuna delle tre associazioni è libera ed indipendente. 4. La lega d’offesa e difesa, solidarietà dei popoli, che si riconoscono, è statuita fra le tre associazioni. Tutte tre lavorano concordemente ad emanciparsi. Ciascuna avrà diritto al soccorso dell’altre per ogni manifestazione solenne ed importante che avrà luogo per essa. 5. La riunione delle Congreghe Nazionali, o dei delegati d’ogni Congrega costituirà la Congrega della Giovine Europa. 6. Gli individui che compongono le tre associazioni sono fratelli. Ognuno di essi adempirà coll’altro ai doveri di fratellanza. 7. La Congrega della Giovine Europa determinerà un simbolo comune a tutti i membri delle tre associazioni; essi tutti si riconosceranno a quel simbolo. Un motto comune posto in fronte agli scritti contrassegnerà l’opera dell’associazione. 8. Qualunque popolo vorrà partecipare ai diritti ed ai doveri della fratellanza stabilita fra i tre popoli collegati in quest’atto, aderirà formalmente all’atto medesimo, firmandolo per mezzo della propria Congrega Nazionale. Fatto a Berna (Svizzera), il 15 aprile 1834 (Il testo è stato tratto dall’articolo Giuseppe Mazzini, di Andrea Chiti-Batelli, pubblicato dalla rivista Il Federalista, anno XLI, 1999, n. 1) TEMPIETTO 11_Layout 1 04/11/10 14.31 Pagina 79 Il Tempietto 79 SCHEDA 2 – Dagli scritti di Giuseppe Mazzini La vita delle nazioni è doppia: interna ed esterna: propria e di relazione. Alla universalità degli uomini componenti ogni nazione spetta l’ordinamento della propria vita; al Congresso delle nazioni, l’ordinamento della vita di relazione inter-nazionale. Dio e il popolo per ciascuna nazione: Dio e l’umanità per tutte. Noi cerchiamo verificare, non una Europa, ma gli Stati Uniti d’Europa. (Da Organizzazione della democrazia, 1850) La dottrina assoluta del non intervento in politica corrisponde all’indifferenza in fatto di religione: è un mascherato ateismo, una negazione senza la vitalità della ribellione, di ogni credenza, d’ogni principio generale, d’ogni missione nazionale a pro’ dell’umanità. Noi siamo tutti vincolati l’uno all’altro nel mondo, e a un intervento è dovuto quanto di buono, di grande, di progressivo ci addita la storia. (Da Italia, Austria e il Papa, 1845) Per principio, e considerando largamente il moto de’ tempi, noi crediamo che ogni cosa in Europa tenda ad unità: e che, nel riordinamento generale che le si appresta questa regione nel mondo rappresenterà, come ultimo risultato del lavoro della nostra epoca, una federazione, una santa alleanza dei Popoli costituiti in grandi aggregazioni unitarie, a seconda del carattere degli elementi fisici e morali che esercitano più particolarmente la loro azione in una data cerchia, determinando nel loro insieme la missione speciale della nazionalità. (Da Nazionalità Unitari e federalisti, 1835) Noi vagheggiamo la grande federazione dei popoli liberi: crediamo nel patto delle nazioni, nel congresso europeo che interpreterà pacificamente quel patto. Ma nessuno potrà entrare fratello in quel patto, nessuno potrà ottener seggio in quel concilio dei popoli, se non dotato di vita propria ordinata, costituito in individualità nazionale, munito, come disegno della propria fede, della bandiera unitaria che lo rappresenti. (Da Scritti dell’Italia del Popolo, 1848) (I testi sono stati tratti dall’articolo Giuseppe Mazzini, di Andrea Chiti-Batelli, pubblicato dalla rivista Il Federalista, anno XLI, 1999, n. 1)