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BIMESTRALE DELLA ORGANIZZAZIONE DEI PRODUTTORI APOFRUIT ITALIA Sped. in abbonamento postale - 70% - DCB Forlì Aut. Trib. FO n. 178 del 5/4/88 - Reg. Stampa n. 10/88 Redazione e Amm.: v.le Della Cooperazione, 400 - Pievesestina, Cesena (FC) Tel. 0547 414111 - Fax 0547 414166 Stampa: Ramberti Arti Grafiche, Rimini Tel. 0541 738111 Direttore: Enzo Treossi - Direttore Responsabile: Maurizio Magni Editing e progetto grafico: PrimaPagina - Cesena Comitato di Redazione: Gianluca Balzani, Giancarlo Battistini, Giuseppe Bubani, Antonio Bucella, Gianluca Casadio, Gianni Ceredi, Curzio Firenzuola, Franco Girotti, Renzo Malatesta, Roberta Montaguti, Paolo Pari, Nicola Serio, Flavio Mancini, Piero Turroni, Mirco Zanotti, Maurizio Magni, Carlotta Benini notizie sommario Indicazioni produttive ai soci per il 2009 3-5 PAGINE TECNICHE Produzione integrata e biologica: opportunità e problematiche 6-8 Strategie di sviluppo nell’area emiliana 9 DALL’EMILIA La ruggine dell’asparago 10 DAL METAPONTO Moniliosi delle drupacee 11 DAL LAZIO Confusione sessuale nel susino 12 Anno XVII n°2- Marzo/Aprile Duemila9 SBARCA IN CINA il primo container di kiwi italiano Il 4 aprile scorso nel porto di Shangai sono arrivati a destinazione 178 quintali di kiwi Hayward, spediti dallo stabilimento Apofruit di San Pietro in Vincoli e commercializzati con il marchio Made in Blu approdato il 4 aprile nel porto di Shangai il primo carico di kiwi italiani che hanno passato la frontiera dopo avere superato tutti gli step burocratci e di controllo fitosanitario richiesti dal rigido protocollo cinese. Si tratta di un container contenente 178 quintali di Kiwi Hayward, che è partito il 4 marzo scorso dallo stabilimento di Apofruit Italia a San Pietro in Vincoli, in provincia di Ravenna; un carico realizzato tramite Compagnia Italiana della Frutta (partnership commerciale tra Apofruit Italia, alcune società private e altre realtà del mondo cooperativo) e commercializzato con il mar- È chio “Made in Blu”. Ad accoglierlo al suo arrivo nel porto di Shanghai, insieme ad alcuni funzionari cinesi, c’erano gli operatori della Compagnia Italiana della Frutta, che grazie a questa spedizione ha materialmente realizzato l’apertura del mercato cinese del kiwi, e rappresentanti del CSO, che ha svolto funzione di coordinamento organizzativo durante la fase di preparazione del protocollo ItaliaCina. I kiwi, confezionati in imballaggio 2 notizie CONTRIBUTI OCM PER LE COLTURE PROTETTE Anche per il 2009 Apofruit Italia finanzia, tramite il Programma Operativo elaborato in ambito OCM ortofrutta, l’acquisto e l’installazione di serre e strutture di protezione. Gli interventi sono finalizzati a incentivare la produzione di ortaggi e anche frutta in ambienti protetti in modo da garantire la salvaguardia e la qualità del prodotto. “Nel Programma Operativo 2009 Apofruit Italia ha messo a disposizione importanti risorse - dice Mario Tamanti, Direttore Finanziamenti e Progetti di Apofruit Italia - per favorire l’acquisto e l’installazione di serre, tunnel e strutture di protezione in genere”. Per quanto riguarda l’acquisto delle strutture di protezione, la spesa massima riconosciuta è di 50.000 E/Ha per i tunnel e 100.000 E/Ha per le serre fisse. Il contributo è pari al 50% delle spese documentate, supportate da preventivo e da verifica della congruità con il prezziario regionale. “Si evidenzia che nel 2009 parte anche un progetto specifico per la realizzazione di copertura antipioggia su ciliegio - sottolinea Tamanti - con la possibilità di ottenere contributi del 50% sulle spese sostenute fino ad un massimale di 8.000 E/Ha”. Per quanto riguarda, invece, l’acquisto del materiale plastico e di reti ombreggianti, il requisito per la concessione dei contributi è che le coperture da realizzare abbiano una superficie minima di 1.000 mq. In questo caso i soci possono beneficiare di un contributo pari al 50% della spese per l’acquisto della plastica di copertura, fino a un massimale di spesa 6.500 E/Ha. Per le reti il massimale di spesa stabilito dalla disposizioni ministeriali è di 0,10 E/mq. In caso di acquisto di plastiche di durata annuale per la copertura di tunnel e tunnellini a breve durata, il massimale di spesa si riduce a 4.000 E/Ha. Va ricordato che i contributi sono pari al 50% della spesa ammessa e che tutti gli investimenti previsti in ambito OCM devono essere concordati preventivamente con gli uffici tecnici di Apofruit Italia. In questo modo i soci possono prenotare l’investimento e verificare il rispetto della normativa di riferimento e del regolamento interno di Apofruit Italia. Si invitano tutti i soci interessati agli investimenti sopra descritti a prendere contatto con l’Ufficio Tecnico di riferimento. continua da pagina 1 monostrato bollinati, sono giunti a destinazione dopo una trentina di giorni dalla spedizione e, appena arrivati, sono stati subito immessi sul mercato, con un’ottima accoglienza. “In tre giorni - dice Furio Mazzotti, direttore di ‘Made in Blu’ - il nostro prodotto è stato tutto venduto con una valorizzazione molto interessante. Si tratta di un kiwi di alta qualità, che è stato accolto ottimamente dal mercato grazie anche alle sue eccellenti caratteristiche organolettiche, che hanno fatto sì che il prodotto fosse esaurito prima del previsto”. L’apertura del mercato cinese era un obiettivo non facile che è stato possibile realizzare grazie ad una positiva azione sinergica tra imprese associate al CSO di Ferrara, Servizio FitoSanitario Nazionale e Regionale, Ministero e Ambasciata d’Italia a Pechino. Tra tutte le aziende italiane coinvolte nella fase di implementazione del protocollo, solo Apofruit ha saputo mostrare agli ispettori asiatici una organizzazione e una metodologia tali da convincere le autorità asiatiche ad approvare il Protocollo. Si tratta di un’importante operazione che rappresenta un enorme passo avanti verso l’abbattimento delle barriere di tipo fitosanitario che impediscono oggi il libero scambio con colossi commerciali come la Cina, un paese che ha enormi potenzialità in termini di consumi procapite. Secondo recenti stime, infatti, i consumi di frutta in questo paese raggiungeranno a breve i 25 milioni di tonnellate. Un importante passo avanti anche per consolidare i risultati commerciali delle imprese ortofutticole, oggi sempre più impegnate a far fronte alla competizione di altri paesi, allo stesso tempo cercando di contenere gli effetti della crisi globale. Le imprese, e gli stabilimenti di lavorazione e confezionamento, che vogliono esportare in Cina devono essere infatti preventivamente approvati sia dalle istituzioni italiane (Servizi fitosanitari) sia dagli ispettori AQSIQ (servizio fitosanitario cinese). “Si tratta di un esperimento che dovevamo fare - continua Mazzotti - che ha avuto esito positivo, anche se intrapreso quando era già tardi, a fine stagione. L’accoglienza da parte del mercato e della clientela è stata ottima: questo ci dà ottime prospettive per pianificare un programma specifico con il nostro esportatore, per il lancio di questo prodotto sul mercato cinese. I volumi sono ancora da definire, ma la strada è ormai aperta. Il mercato cinese è ancora tutto da scoprire, senz’altro ci saranno ostacoli da superare, ma siamo anche convinti che possa rappresentare una grande opportunità per alcuni nostri prodotti tra cui il kiwi di cui l’Italia è leader di produzione mondiale”. 3 INDICAZIONI produttive per il 2009 Innesti di nuovi impianti di frutta, rinnovamento varietale e programmi di miglioramento genetico: Apofruit Italia fornisce ai soci alcuni consigli utili per programmare le prossime campagne produttive di Piero Turroni A distanza di un anno, Apofruit Italia torna a fornire ai soci indicazioni utili per le nuove piantagioni di frutta, per l’innesto di nuovi impianti e per investire sul rinnovamento varietale. Anche se formalmente sono cambiate alcune cose, Apofruit continua a finanziare tramite il Piano Operativo previsto in ambito OCM l’acquisto delle piante e l’installazione di alcuni mezzi tecnici (impianti di irrigazione e fertirrigazione e reti antigrandine). A questo proposito è utile ricordare a tutti i soci che è importante mettersi in contatto per tempo con gli uffici tecnici di Apofruit Italia, per concordare insieme le tipologie di intervento e le tempistiche. Per quanto riguarda il rinnovamento varietale, sono aumentate le varietà che vengono distribuite in forma chiusa e controllata: un sistema, questo, che si rivela oggi sempre più diffuso. Con New Plant abbiamo avuto accesso a produzioni e novità prodotte da diversi costitutori a livello mondiale. Inoltre negli ultimi anni abbiamo concluso numerosi accordi anche con ricercatori nazionali: questo ci permette ora di diffondere ai soci di New Plant queste nuove varietà. Scendendo nel dettaglio, passiamo ora ad un’analisi della situazione e della prospettiva di piantagione di ogni specie frutticola. Comparto pesche e nettarine: considerazioni generali L’attuale peschicoltura di Apofruit proviene da tre zone: la Romagna (che rappresenta l’area di produzione più importante), il Metaponto - Cerignola (dove si esalta il carattere di precocità nella maturazione dei frutti) e un’area collocata fra le provincie di Caltanisetta e Agrigento (dove la produzione è caratterizzata dall’elevata qualità che si riscontra nelle pesche a maturazione tardiva). Per esaltare le caratteristiche qualitative che ogni zona evidenzia, la produzione si concentra in Metaponto dai primi di giugno fino al 15 luglio, in Romagna da fine giugno a fine agosto, in Sicilia dal mese di settembre fino ai primi di ottobre. In particolare, in quest’ultima area l’obiettivo è quello di diminuire la produzione di pesche gialle e aumentare quella di nettarine gialle. Per il comparto percoche non prevediamo al momento nuove piantagioni. Per quanto riguarda, infine, il comparto biologico, l’indicazione è quella di continuare a rinnovare le varietà, cercando di mantenere l’attuale quantità prodotta e, compatibilmente con le aree di produzione, cercare di allungare il più possibile il periodo produttivo. Le tipologie su cui puntare sono pesche e nettarine gialle. Pesche gialle: Su questo comparto continua il programma di rinnovamento della gamma varietale con la serie Royal e con altre varietà. Il nostro obiettivo è quello di mantenere l’attuale produzione cercando di accelerare il rinnovamento varietale nel Sud, incentrandolo quindi sulle varietà precoci. Al Nord, invece, continuiamo a puntare su varietà a maturazione media e tardiva. L’obiettivo generale è quello di aumentare la gradevolezza dei frutti e il loro aspetto, esaltato dall’intensa colorazione rossa dell’epidermide. Nettarine gialle: Per mantenere gli attuali quantitativi sono necessari nuovi impianti in sostituzione di quelli vecchi. Dobbiamo rallentare lo sviluppo di varietà precoci, sia al Sud che al Nord, e puntare maggiormente su varietà a maturazione media e tardiva, dotate di una elevata colorazione rossa dell’epidermide. Pesche bianche: Il programma di rinnovamento varietale in questo caso è riservato solo a quelle aziende in grado di produrre un frutto di altissima qualità. Per questa tipologia di pesche, deve essere curato soprattutto l’aspetto della pezzatura dei frutti e del colore, raccogliendo un prodotto il più vicino possibile alla maturazione. In questi casi, allora, è possibile ottenere un’elevata soddisfazione economica Nettarine bianche: Su questo comparto continuiamo con la sostituzione delle 4 notizie TEMPO DI PENSIONAMENTO Dopo tanti anni di lavoro nell’ambito del movimento cooperativo Fabio Sama è andato in pensione. In questi anni è stato per tutti un esempio di serietà, impegno ed anche di capacità di fare squadra. La sua disponibilità alle relazioni umane si è tradotta in molte occasioni in una convivialità che ha stimolato quello spirito di appartenenza al gruppo che è un grande valore aggiunto di Apofruit e, in particolare dello stabilimento di Longiano. Sono particolarmente affezionato a Fabio non solo perché abbiamo condiviso la stessa classe all’Istituto Tecnico Agrario di Cesena ma anche perché devo a lui la spinta a formulare quella domanda di lavoro nel movimento cooperativo a metà degli anni ’70 che mi ha portato fino ad oggi. Fabio ha iniziato la sua carriera come tecnico ma ha svolto con grande professionalità diversi altri ruoli. Per diversi anni, dopo l’esperienza della Cobar e di Apofruit, è stato anche responsabile del settore ortofrutta del Conad di Forlì (ora Commercianti Indipendenti Associati). Dal 2000 è tornato in Apofruit mettendo a frutto la sua esperienza commerciale in Canova. Un grande amico ed un prezioso collaboratore lascia il suo ruolo accanto a noi, ma continueremo a guardare a lui come ad un uomo che con il suo impegno ha contribuito a fare grande questa nostra azienda. Grazie Fabio e in bocca lupo per i numerosi interessi che seguirai da ora in poi. Renzo Piraccini vecchie varietà di serie Caldesi. Con le ultime selezioni individuate siamo in grado ormai di coprire tutto il periodo produttivo. Albicocche: In questi ultimi anni sono stati sostituiti numerosi impianti effettuati con vecchie varietà. L’obiettivo è di continuare su questa linea cercando di puntare soprattutto su varietà autofertili, in grado di garantire una maggiore costanza di produzione. Sfortunatamente, in questo momento non sono numerose le varietà autofertili dotate di elevate caratteristiche qualitative: sono comunque in aumento, inoltre il miglioramento genetico condotto in loco inizia a produrre varietà con queste caratteristiche. In generale, pensiamo di continuare a diffondere varietà a maturazione tardiva. Per quanto riguarda le albicocche biologiche, la specie è interessante sia per il mercato che per l’industria. L’interesse maggiore va alle varietà a maturazione media e tardiva, mentre intendiamo puntare di meno su quelle a maturazione molto precoce. Susine: L’indicazione che diamo ai soci è quella di puntare sulle varietà cino-giapponesi, preferendo le varietà a buccia nero-violaceo e polpa rosata. Attualmente abbiamo buoni risultati per alcune varietà a maturazione precoce e media: una di queste proviene dal programma di miglioramento genetico gestito dal CRPV con le associazioni dei produttori. Altre varietà provengono invece dalla californiana Sun World, con la quale abbiamo una partnership commerciale. Per il comparto biologico, c’è interesse per le produzioni sviluppate in tutto l’arco produttivo, con particolare riferimento al periodo tardivo. Ciliegie: Questa specie ha riacquistato notevole importanza grazie ad un incremento della produzione, che ha registrato negli ultimi tempi quantità significative. Da quest’anno inizierà la lavorazione e il confezionamento delle ciliegie nel nuovo magazzino Apofruit Italia in Puglia: con questa nuova acquisizione siamo ora nelle condizioni di favorire un rinnovamento varietale e produttivo anche in quest’area. Inoltre, siamo vicini ad ottenere risultati significativi dal programma di miglioramento genetico messo in campo dall’Università di Bologna: nei prossimi anni pensiamo ci sia la possibilità di mettere in coltivazione interessanti varietà provenienti da questo progetto. Le nuove varietà, comunque, dovranno obbligatoriamente essere dotate di elevata pezzatura ed elevata croccantezza della polpa. Fragole: Apofruit Italia ha due aree di produzione della fragola: una in Romagna, la più importante, l’altra in Metaponto. In quest’ultima area sta dando ottimi risultati la varietà Candonga, inoltre prosegue l’osservazione su altre varietà e selezioni che mantengano inalterati gli aspetti qualitativi di questa varietà e possano avere un anticipo nella maturazione dei frutti. Nell’area romagnola stiamo invece verificando per il secondo anno consecutivo la produzione di varietà rifiorenti: i primi risultati sono incoraggianti, sia per quanto riguarda la quantità, che per la qualità prodotta. Sarà determinante la 5 produzione che verrà raccolta nei mesi di aprile e maggio: al termine di questo periodo potremo finalmente trarre conclusioni definitive su questa esperienza. Per quanto riguarda il comparto biologico, c’è interesse soprattutto per quanto riguarda le produzioni nel Sud d’Italia. Asparagi: Continuano le buone performance delle varietà prodotte dal progetto di miglioramento genetico condotto con il CRPV e il CRA di Salerno. Ci sarebbe, inoltre, spazio per aumentare la produzione di asparago verde proveniente da diverse zone produttive italiane. Pere: Su questo comparto si presenta l’esigenza di aumentare la produzione delle pere estive, di mantenere stabile la pera William e incrementare le pere più tardive, in particolar modo la varietà Abate Fetel. Mele: Deve continuare l’abbattimento dei meleti più vecchi che ormai producono frutti di scarsa qualità. Buoni risultati si stanno ottenendo con le due varietà più importanti, Pink Lady e Fuji: per queste specie possiamo prevedere un ulteriore sviluppo. Alcune riflessioni vanno invece fatte per quanto riguarda la varietà Modì: va valutata la quantità di frutti di categoria superiore che possiamo ottenere, per poter vendere questa marca con sufficiente soddisfazione economica. C’è interesse anche per le varietà del gruppo Gala, che devono però essere dotate di una elevata colorazione. Per quanto riguarda il biologico, l’interesse riscontrato su questo comparto è notevole, anche se al momento le quantità prodotte non sono ingenti. Possono però essere prese in considerazione le ormai numerose varietà a buccia rossa e a buccia gialla resistenti alla ticchiolatura. Kaki: Buoni risultati sono stati raggiunti con il collocamento della varietà Rosso Brillante, per la quale ci aspettiamo nei prossimi anni un forte aumento in termini di quantità. Prima di procedere con nuovi investimenti, è necessario valutare attentamente il mercato in funzione della quantità di prodotto che esso è in grado di assorbire. Per quanto riguarda il Kaki Tipo, prevediamo una significativa diminuzione delle quantità nei prossimi anni, quindi è auspicabile la messa a dimora di qualche nuovo impianto per mantenere gli attuali livelli produttivi. Kiwi: Continua il rinnovamento degli impianti di varietà Hayward, per la quale prevediamo di mantenere inalterate le attuali quantità prodotte. Qualche incertezza si manifesta per le varietà a polpa gialla Hort 16/A, dopo la comparsa di una batteriosi che ha provocato la capitozzatura di numerosi impianti. Nel corso di questa annata contiamo di riuscire a comprendere l’aggressività di questa malattia, soprattutto se saremo in grado di controllarla e contenerla. Non prevediamo pertanto nuove piantagioni. Per quanto riguarda il kiwi biologico, sono state prodotte elevate quantità, che saranno mantenute inalterate o leggermente incrementate. Uva da tavola: Dopo i brillanti risultati ottenuti con le prime produzioni provenienti da un campo sperimentale a Scanzano, possiamo confermare il nostro piano di sviluppo per questa specie, previsto nella piantagione di circa 200 ettari di varietà Apirene nei prossimi 3-4 anni. La previsione è quella di ottenere così nei prossimi anni una produzione che si aggiri intorno ai 50mila quinta- li di uva senza semi. Alcune varietà sono già state ben individuate, altre lo saranno nel corso di questa annata. E c’è spazio per crescere anche nel comparto biologico. Clementini: Su questo comparto continuiamo a perseguire l’obiettivo di collocare l’attuale produzione in periodi più precoci e più tardivi, per cercare di diminuire la quantità prodotta in un periodo troppo concentrato. Esistono alcune varietà a maturazione precoce che sono in grado di dare discreti risultati, così come varietà a maturazione più tardiva. Lo stesso concetto va espresso per quanto concerne il comparto biologico, per il quale c’è interesse, ma per una produzione che sia presente nel mercato per un periodo più esteso. Conlusioni: In generale, l’obiettivo che Apofruit Italia si pone nei confronti dei soci è quello di fornire ai produttori le piante già innestate. Viste le numerose varietà che sono distribuite in forma chiusa è necessario richiedere il materiale con molto anticipo: questo ci consente anche di programmare l’attività vivaistica presso quei vivai in grado di darci una qualità buona e costante. Inoltre il diffondersi di malattie sempre più aggressive, derivanti da uno scarso controllo sanitario sul materiale vegetale, ci obbliga a prestare particolare attenzione al sistema con cui vengono prodotte le piante. Una buona e precoce programmazione è indispensabile e fondamentale per centrare questo obiettivo. Prima di predisporre nuovi investimenti frutticoli è opportuno che i nostri soci prendano contato con gli uffici tecnici di Apofruit Italia, per concordare con loro le modalità e le tempistiche con cui procedere e ogni altro aspetto che possa consentire di fare un impianto economicamente sostenibile. 6 PAGINE TECNICHE notizie Produzione INTEGRATA E BIOLOGICA opportunità e problematiche andamento generale dei consumi di beni alimentari aldilà delle fluttuazioni periodiche resta saldamente orientato verso prodotti dal marcato profilo salutistico che siano in grado di rassicurare il consumatore in relazione soprattutto alla tracciabilità e all’impiego di fitofarmaci. Le produzioni che definiamo integrate e biologiche vanno esattamente in questa direzione e rappresentano pertanto per gli operatori commerciali, oltre che una necessità, anche una grande opportunità. Esistono disposizioni legislative europee e nazionali che definiscono e regolamentano le produzioni integrate e biologiche in agricoltura. Tuttavia, se il settore biologico risulta delimitato in maniera più netta e precisa, anche per quanto riguarda i mezzi tecnici impiegabili, la produzione integrata, secondo le disposizioni del Reg. Ce 1974/06, è sottoposta a diverse interpretazioni. Il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, le regioni e province autonome in accordo con le organizzazioni di categoria, le unioni dei produttori ortofrutticoli ed altri soggetti portatori di interessi nel settore della produzione integrata, hanno condiviso il progetto di unificazione di una serie di norme tecniche che dovrebbero condurre all’istituzio- L’ LA PRODUZIONE BIOLOGICA E INTEGRATA Nella foto sopra un’ape su fiore di pesco ne del sistema di qualità nazionale di produzione integrata (SQNPI) in linea con le disposizioni del Reg. Ce 1974/06. Il prodotto integrato viene definito come sistema di produzione agroalimentare che utilizza tutti i metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità delle produzioni agricole, volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare la fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici (Definizione da DM 2722 del 17 aprile 2008). Le singole regioni a cura degli organismi preposti e delle istituzioni scientifiche individuate a supporto, redigono disciplinari di produzione integrata che per natura hanno sfumature diverse in funzione dei comprensori agricoli, delle loro problematiche fitosanitarie e delle diverse sensibilità territoriali. L’adesione SQNPI avviene per coltura, è volontaria, la certificazione è di prodotto ed il marchio collettivo SQNPI è registrato dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Il controllo delle aziende è effettuato da organismi terzi. Fino a questo stadio il livello di condivisione, coinvolgimento e consultazione dei produttori, attraverso i tecnici che li rappresentano, è ancora soddisfacente, PAGINE TECNICHE 7 tuttavia ciò che è definito e certificato per legge come prodotto integrato, da questa fase diviene elemento per ulteriori richieste. Il soggetto che da sempre muove tali istanze è rappresentato dalla Grande Distribuzione Organizzata (GDO) e l’oggetto più assiduo di tali richieste è costituito dal livello di residui di fitofarmaci sulle produzioni ortofrutticole prodotte con metodo integrato. Porre arbitrariamente ulteriori limiti al residuo di un fitofarmaco, già definito da una legge, rappresenta indubbiamente una richiesta “forte” che può avere nobili motivazioni. I protagonisti della distribuzione organizzata sia in Italia che in Europa, fornendo direttamente i consumatori, hanno con essi un rapporto diretto e possono svolgere, come giusto che sia, anche una funzione in un certo senso etica di salvaguardia della loro salute. Quando tuttavia tali richieste, oltre ad interessare il livello dei residui delle sostanze attive, si spingono alla volontà di limitarne il numero, fino alla esplicita eliminazione di queste (prodotto a residuo zero) il rischio di stravolgere il senso di una produzione integrata o quantomeno di minarne alcune fondamenta diviene una realtà con cui fare i conti. L’agricoltore che negli ultimi anni continua per necessità a confrontarsi e ad adeguarsi alle costanti mutazioni del panorama fitoiatrico, come conseguenza della normativa comunitaria 91/414 alla quale sono legate le procedure di revisione dei fitofarmaci, vede spesso vanificare quel patrimonio di esperienza e conoscenza fornito anche da PRODUZIONE BIOLOGICA Nella foto un banco di ortofrutta in un supermercato strutture e attività di supporto. Si affrontano le continue problematiche fitosanitare, spesso causate da un contesto produttivo poco attento alle necessità di chi produce (varietà sensibili, materiali vegetali non sempre sani ecc…), a fatica, muovendosi tra fitofarmaci di nuova generazione, sempre più costosi e specifici per i quali l’impiego deve essere sempre più mirato. Si sperimentano strategie di difesa utilizzando modelli previsionali, e strumenti di monitoraggio, nella piena consapevolezza di dovere gestire il complesso fenomeno dell’insorgenza delle resistenze di insetti e patogeni ai fitofarmaci, alternandone l’impiego per gruppi chimici di appartenenza. Si acquisiscono le certificazioni aziendali più impegnative, si riempiono gli uffici tecnici di carta, si accolgono certificatori, controllori ispettori e per tutti c’è una risposta. Apofruit ed i propri soci non si sono mai sottratti alla possibilità di migliorare la qualità delle proprie produzioni e la nostra storia lo testimonia. Tra i primi ad impiegare su vasta scala la confusione sessuale per gli insetti carpofagi del pesco, da anni monitoriamo i residui delle nostra produzioni ortofrutticole, adattando le strategie di difesa in funzione di questi. Abbiamo fatto in passato come ora scelte precise, discriminando sostanze attive, adattando dosaggi e tempi di carenza in senso più restrittivo, testando la tendenza o meno delle sostanze attive a residuare prima di inserirle nel nostro disciplinare. Ora in collaborazione con strutture pubbliche e private ci stiamo attivando per mettere a frutto l’enorme mole di dati ottenuti dalle analisi multiresiduali che facciamo alle nostre produzioni al fine di costruire dei 8 PAGINE TECNICHE notizie LEGENDA: ARFD: dose acuta di riferimento LMR: Residuo Massimo Ammesso - S.A. Sostanza attiva VALORI E DATI Nella tabella un esempio di richieste relative ai residui di fitofarmaci da parte della GDO – Fonte PAN (Pesticide Action Network – Europe) modelli in grado di simulare il tempo di degradazione delle sostanze attive più frequentemente impiegate in frutticoltura in modo da poterne prevedere il decadimento ed offrire le garanzie richieste ai clienti. La richiesta di portare il residuo di fitofarmaci al tanto discusso limite del 30% di quello massimo ammesso per legge, che ha marcato così assiduamente le richieste di alcuni nostri clienti, ha stimolato i produttori e tutta l’organizzazione che li assiste verso un livello di attenzione al problema dei residui maggiore ed in questo senso le garanzie per i consumatori sono effettivamente migliorate. Questo mettendo la nostra esperienza alle spalle e guardando ai risultati ottenuti ed al futuro. Tali risultati sono stati ottenuti con il supporto fondamentale della tecnica e di tutti quegli strumenti e conoscenze di supporto alla gestione integrata dei frutteti. Ora la nuova frontiera per le nostre produzioni integrate sembra spostarsi sul numero di principi attivi riscontrabili nei prodotti ortofrutticoli. La richiesta di ridurre quantitativamente la presenza di una sostanza attiva poteva adattarsi, a fronte di un forte impegno tecnico ed organizzativo, al concetto di produzione integrata, la limitazione del numero delle sostanze attive riscontrabile rischia di minare profondamente lo spirito di tali produzioni che, ricordiamolo per tutti, muove da un impiego oculato, mirato e giustificato di tutti i mezzi tecnici già valutati nel lungo processo che porta annualmente alla stesura dei disciplinari di produzioni integrata. La limitazione del numero di sostanze attive riduce fortemente la possibilità di costruire strategie preventive al problema dell’insorgenza di resistenze di agenti patogeni e insetti e rischia di innestare meccanismi che nel medio periodo potrebbero portare ad effetti esattamente opposti a quelli desiderati. Apofruit Italia ed i suoi numerosi produttori associati rappresenta per i consumatori un interlocutore affidabile pronto a continuare sul miglioramento qualitativo consapevole di potere dare un contributo fattivo alla comprensione delle questioni poste ma anche di farci carico di compiti non facili. 9 Apofruit nell’area emiliana: strategie di SVILUPPO A due anni dall’incorporazione di Agra-Aiproco l’obiettivo è raggiungere in Emilia le 130 mila tonnellate di conferimento, aumentando la produzione di alta qualità e biologica. Apertura verso nuove aziende agricole del territorio oggi non associate che credano nella qualità e nell’innovazione due anni dall’avvio del processo di fusione con Agra Aiproco, Apofruit Italia traccia un primo bilancio dell’attività nell’area emiliana, puntalizzando quali saranno le proprie strategie di sviluppo per quanto riguarda in particolar modo la zona del modenese. L’occasione è il convegno che si è tenuto a Vignola, in provincia di Modena, lo scorso 17 aprile, presso lo stabilimento Apofruit di via Garofolana. "Le proposte di Apofruit per l’ortofrutta modenese": una tavola rotonda a cui hanno partecipato Emilio Sabattini, Presidente della Provincia di Modena, Luciano Sita, Presidente di Lega Coop Agroalimentare, Tiberio Rabboni, Assessore regionale all’Agricoltura, seguiti dal Presidente di Apofruit Italia Enzo Treossi e dal Direttore Generale Renzo Piraccini. “Il nostro progetto in Emilia – dice Enzo Treossi, presidente di Apofruit Italia - è quello di sviluppare ulteriormente le produzioni per cui è vocato questo territorio valorizzandole al meglio. Puntiamo, nel A giro di qualche anno, a raggiungere un conferimento di 130 mila tonnellate di prodotto, di cui 50 mila di fresco e 80 mila per l’industria. Per questo obiettivo siamo aperti anche all’adesione di nuove aziende agricole che credano nella qualità e nell’innovazione”. Produzioni di alta qualità e biologico: questo sarà il binomio vincente per Apofruit Italia, che intende convertire il 10% della produzione nell’area emiliana verso la coltivazione biologica, settore dove, grazie al marchio Almaverde Bio, mantiene una forte leadership nazionale ed europea. “Un altro 20% I NUMERI NEL TERRITORIO EMILIANO Con gli stabilimenti di San Martino Spino, Vignola ed Altedo (più i centri di ritiro e stoccaggio di S. Pietro in Capofiume e S. Matteo della Decima, in provincia di Bologna, e di Ostiglia in provincia di Mantova), Apofruit Italia conta in Emilia su una superficie totale di lavorazione di 189.727 metri quadrati ed una capacità frigorifera per 376 mila quintali di prodotto. Una potenzialità produttiva espressa da 922 soci conferenti che dà lavoro a 32 dipendenti fissi e 248 stagionali (per un totale di 45.278 giornate lavorate nel 2008). In questa area, nel 2008, la cooperativa ha ritirato 398.000 quintali di prodotti ortofrutticoli freschi, più 250.000 quintali di prodotti destinati all’industria. Il preventivo di produzione 2009 è di 436.000 quintali di ortofrutticoli freschi e 400.000 quintali di prodotti per l’industria. delle produzioni sarà invece indirizzato verso la linea di alta qualità a marchio Solarelli - aggiunge il Direttore Generale di Apofruit Italia Renzo Piraccini - Inoltre vogliamo valorizzare ulteriormente il ‘plus Vignola’, inteso come tipicità e vocazionalità su ciliegie e susine”. Una parte dello stabilimento di Vignola sarà presto destinato alla lavorazione della linea Solarelli di Apofruit. Questa area sarà, inoltre, coinvolta nell’importante sinergia con il nuovo stabilimento di lavorazione delle ciliegie recentemente acquisito a Monopoli, in provincia di Bari, che andrà ad aumentare sia le quantità che la specializzazione di questo tipico frutto emiliano. Attraverso il miglioramento degli impianti e l’introduzione di nuove varietà, si mira infine ad aumentare il livello generale di specializzazione delle produzioni, che non riguarderà solo le ciliegie, ma tutte le principali colture dell’area (pere, meloni, cocomeri, patate, cipolle e asparagi). 10 DALL’EMILIA notizie La RUGGINE dell’Asparago (Puccinia Asparagi) di Franco Girotti uesta avversità rappresenta con la stemfiliosi la principale malattia della parte aerea delle asparagiaie. I primi sintomi si manifestano con macchie giallastre di 1-1,5 cm sullo stelo principale e poi sulle ramificazioni della pianta. Dopo circa 20 giorni dai primi sintomi si possono osservare, sotto l’epidermide, delle pustole più grosse che rappresentano la forma più aggressiva del fungo. Queste si riproducono ogni 10 giorni sino al mese di settembre quando compaiono striature di colore brunonerastro (teleutosori) che sono gli organi di riproduzione del fungo. Le piante colpite perdono le “foglie” e disseccano; questo disseccamento precoce riduce l’attività della pianta diminuendo il vigore e quindi l’accumulo di carboidrati e altri nutrimenti disponibili per le radici (zampe). I danni possono essere quindi molto gravi con ripercussioni sulla produzione degli anni successivi, inoltre l’indebolimento della pianta facilita l’attacco di parassiti fungini dell’apparato radicale come le fusariosi. Attacchi gravi possono provocare la morte della pianta. Q Sensibilità varietale Non tutte le varietà vengono colpite in uguale misura: esiste infatti una diversa tolleranza all’attacco del fungo. Le varietà di origine italiana come Eros, Ercole, Franco hanno dimostrato negli anni di possedere un’elevata tolleranza in quanto sono state selezionate dal miglioramento genetico anche in base a questa peculiarità. Le varietà olandesi e francesi presentano, invece, quasi sempre una forte sensibilità al patogeno. Difesa La lotta a questo parassita può essere di tipo indiretto o diretto. La prima consiste in pratiche agronomiche come la bruciatura a fine ciclo dell’apparato vegetativo per abbassare il potenziale infettivo del fungo, inoltre è raccomandabile al momento dell’impianto adottare sesti in grado di permettere un buon arieggiamento della vegetazione allo scopo di evitare prolungati periodi di bagnatura e umidità che favoriscono, soprattutto se associati a temperature elevate (20-30 gradi), lo sviluppo del parassita. Il metodo diretto consiste nelle lotta chimica, con l’applicazione di alcuni trattamenti, intervenendo sulle asparagiaie circa 1 mese dopo il termine della raccolta (prima decade di MALATTIA DELLA PARTE AEREA DELLE ASPARAGIAIE Nella foto teleutosori su steli di asparago, una delle forme riproduttive della ruggine luglio nelle zone di Bologna e Ferrara). Gli interventi vanno eseguiti con cadenza più o meno ravvicinata a seconda dell’andamento climatico più o meno piovoso, intervenendo ogni 12/15 giorni con I.B.E. come Difeconazolo o Tebuconazolo oppure con Azoxistrobin. Sono utilizzabili anche i sali di rame. La difesa va applicata sino alla fine del mese di settembre e va abbinata alla lotta contro la stemfiliosi. Si sottolinea che è indispensabile alternare l’impiego di fungicidi a diverso meccanismo d’azione per preservarne l’efficacia e che la lotta va condotta in modo preventivo in quanto i prodotti chimici utilizzabili non hanno azione curativa. DAL METAPONTO 11 Moniliosi delle DRUPACEE Un problema che nell’inverno appena trascorso ha colpito l’area di Scanzano Ionico, rischiando di compromettere seriamente i risultati della prossima campagna di albicocche, pesche e nettarine uello appena trascorso è stato un inverno anomalo nel Metapontino, che è stato colpito da eccezionali piogge che hanno gravato sulle coltivazioni da novembre fino all’inizio della primavera. Mentre a fine estate nell’area di Scanzano Ionico si registrava un record minimo nel livello di acqua presente nei bacini idrici, negli ultimi sei mesi la situazione si è ribaltata, arrivando a segnare il record massimo di contenuto. “Per tutto l’inverno, le continuate piogge hanno tenuto costantemente alto il livello di umidità nei terreni – dice Prospero Gioia, tecnico di Apofruit Italia – In alcune zone le piante erano addirittura allagate alle radici: questo ha portato all’attuale situazione, in cui stiamo registrando una Q diffusione del fenomeno di collasso delle piante per asfissia”. Questo dal punto di vista radicale; per quanto riguarda la parte aerea delle piante, invece, c’è un altro fenomeno che si sta abbattendo sugli impianti, ed è quello della monilia. Le copiose precipitazioni dei mesi scorsi, infatti, hanno mantenuto costante una percentuale di oltre il 90% di umidità nell’aria: le piante sono quindi state attaccate da agenti fungini che hanno colpito prima i fiori e poi i rami. L’incidenza delle infezioni a carico dei fiori può essere particolarmente grave soprattutto su albicocco: le infezioni da monilia, infatti, in questo caso procedono attraverso il peduncolo fino ad interessare i brindilli fruttiferi e i rametti più giovani, determinando sovente la formazione di cancri. “Per la prossima campagna prevediamo per l’albicocco una produzione inferiore del 30% rispetto alla produzione del 2008”, dice Gioia. “Ora stiamo intervenendo con una specifica azione sulla malattia – conclude – Stiamo effettuando alcuni trattamenti sulle piante, anche se ad oggi il problema non è stato del tutto risolto, perché sta continuando a piovere. Se le condizioni meteorologiche non migliorano, il timore è che in fase di maturazione la monilia, dai rami e dai fiori, passi a colpire anche i frutti, compromettendo irrimediabilmente la raccolta. Per questo dobbiamo essere vigili, per prevenire al meglio questa malattia e i gravi danni che essa può causare. Una malattia che in un certo senso ci ha sorpresi ma non colti impreparati, perché normalmente non veniva considerata nei nostri programmi di difesa al sud: le piogge copiose e costanti degli ultimi mesi sono state infatti un fenomeno del tutto anomalo per la nostra area”. LA MONILIA NEI RAMI DI PESCO In alto dei rami di pesco colpiti da monilia. Sotto un primo piano dell’infezione fungina che colpisce le drupacee 12 DAL LAZIO notizie Confusione SESSUALE nel Susino Un metodo efficace per la lotta contro la Cydia funebrana, uno dei principali insetti che attaccano questo frutto seguito della ben nota revisione europea dei principi attivi utilizzati in agricoltura per la lotta alle diverse avversità (insetti, funghi o malerbe), molti prodotti di largo uso sono stati ritirati dal commercio. Una coltura particolarmente penalizzata sotto questo profilo è senz’altro il Susino poiché, non essendo molto importante dal punto di vista delle superfici piantate a livello mondiale, non dispone di molti principi attivi registrati per l’uso contro le avversità che lo colpiscono, come invece accade per il pesco. Per tutte queste considerazioni la lotta contro la Cydia funebrana, uno degli insetti chiave assieme alla Cocciniglia grigia, deve essere affrontata in questa annata con tecniche diverse, integrando cioè la tradizionale lotta basata sui pochi insetticidi a disposizione con il metodo della confusione sessuale. Questo metodo, per essere pienamente applicato ed avere efficacia, necessita di superfici di una certa estensione, altrimenti gli A MALATTIA DEL SUSINO Nella foto grande un frutto infestato da Cydia Funebrana; nel dettaglio un uovo dell’insetto deposto sul frutto impianti potrebbero essere soggetti a voli da appezzamenti nelle vicinanze che non applicano il metodo. Infatti esso si basa sul principio di diffusione in tutto l’appezzamento del ferormone, cioè l’odore della femmina che attira il maschio. A differenza della pasticca contenente il ferormone posizionata nella trappola utilizzata per monitorare i voli dell’insetto, la diffusione in tutto il campo dell’odore della femmina rende difficile localizzarla, rendendo quindi difficili anche gli accoppiamenti. Pertanto riteniamo che la confusione sessuale, che determina l’abbassamento della possibilità che maschio e femmina si possano accoppiare - e quindi deporre le uova da cui nascerebbero le larve che attaccano i frutti - unita alla consueta lotta con insetticidi, possa rappresentare la soluzione migliore per ottenere una efficace difesa dalla Cydia funebrana. Questo anche alla luce dei problemi illustrati all’inizio circa la scarsa disponibilità di insetticidi registrati sulla coltura.