pdf

Transcript

pdf
BIMESTRALE DELLA ORGANIZZAZIONE DEI PRODUTTORI APOFRUIT ITALIA
Sped. in abbonamento postale - 70% - DCB Forlì Aut. Trib. FO n. 178 del 5/4/88 - Reg. Stampa n. 10/88
Redazione e Amm.: v.le Della Cooperazione, 400 - Pievesestina, Cesena (FC) Tel. 0547 414111 - Fax 0547 414166
Stampa: Ramberti Arti Grafiche, Rimini Tel. 0541 738111
Direttore: Enzo Treossi - Direttore Responsabile: Maurizio Magni
Editing e progetto grafico: PrimaPagina - Cesena
Comitato di Redazione: Gianluca Balzani, Giancarlo Battistini, Giuseppe Bubani, Antonio Bucella, Gianluca Casadio,
Gianni Ceredi, Curzio Firenzuola, Franco Girotti, Renzo Malatesta, Roberta Montaguti, Paolo Pari, Nicola Serio,
Flavio Mancini, Piero Turroni, Mirco Zanotti, Maurizio Magni, Carlotta Benini
notizie
sommario
Indicazioni produttive
ai soci per il 2009
3-5
PAGINE TECNICHE
Produzione integrata
e biologica: opportunità
e problematiche
6-8
Strategie di sviluppo
nell’area emiliana
9
DALL’EMILIA
La ruggine dell’asparago
10
DAL METAPONTO
Moniliosi delle drupacee
11
DAL LAZIO
Confusione sessuale
nel susino
12
Anno XVII n°2- Marzo/Aprile Duemila9
SBARCA IN CINA
il primo container di
kiwi italiano
Il 4 aprile scorso nel porto di Shangai sono arrivati a destinazione
178 quintali di kiwi Hayward, spediti dallo stabilimento Apofruit
di San Pietro in Vincoli e commercializzati con il marchio Made in Blu
approdato il 4 aprile nel porto di
Shangai il primo carico di kiwi italiani che hanno passato la frontiera dopo
avere superato tutti gli step burocratci e
di controllo fitosanitario richiesti dal rigido protocollo cinese. Si tratta di un container contenente 178 quintali di Kiwi
Hayward, che è partito il 4 marzo scorso
dallo stabilimento di Apofruit Italia a San
Pietro in Vincoli, in provincia di Ravenna;
un carico realizzato tramite Compagnia
Italiana della Frutta (partnership commerciale tra Apofruit Italia, alcune società private e altre realtà del mondo cooperativo) e commercializzato con il mar-
È
chio “Made in Blu”. Ad accoglierlo al suo
arrivo nel porto di Shanghai, insieme ad
alcuni funzionari cinesi, c’erano gli operatori della Compagnia Italiana della
Frutta, che grazie a questa spedizione ha
materialmente realizzato l’apertura del
mercato cinese del kiwi, e rappresentanti del CSO, che ha svolto funzione di
coordinamento organizzativo durante la
fase di preparazione del protocollo ItaliaCina. I kiwi, confezionati in imballaggio
2
notizie
CONTRIBUTI OCM PER
LE COLTURE PROTETTE
Anche per il 2009 Apofruit Italia finanzia, tramite il Programma Operativo elaborato in
ambito OCM ortofrutta, l’acquisto e l’installazione di serre e strutture di protezione. Gli
interventi sono finalizzati a incentivare la produzione di ortaggi e anche frutta in ambienti
protetti in modo da garantire la salvaguardia
e la qualità del prodotto.
“Nel Programma Operativo 2009 Apofruit
Italia ha messo a disposizione importanti
risorse - dice Mario Tamanti, Direttore
Finanziamenti e Progetti di Apofruit Italia - per
favorire l’acquisto e l’installazione di serre,
tunnel e strutture di protezione in genere”.
Per quanto riguarda l’acquisto delle strutture
di protezione, la spesa massima riconosciuta
è di 50.000 E/Ha per i tunnel e 100.000
E/Ha per le serre fisse. Il contributo è pari al
50% delle spese documentate, supportate
da preventivo e da verifica della congruità
con il prezziario regionale. “Si evidenzia che
nel 2009 parte anche un progetto specifico
per la realizzazione di copertura antipioggia
su ciliegio - sottolinea Tamanti - con la possibilità di ottenere contributi del 50% sulle
spese sostenute fino ad un massimale di
8.000 E/Ha”. Per quanto riguarda, invece,
l’acquisto del materiale plastico e di reti
ombreggianti, il requisito per la concessione
dei contributi è che le coperture da realizzare
abbiano una superficie minima di 1.000 mq.
In questo caso i soci possono beneficiare di
un contributo pari al 50% della spese per
l’acquisto della plastica di copertura, fino a
un massimale di spesa 6.500 E/Ha. Per le
reti il massimale di spesa stabilito dalla disposizioni ministeriali è di 0,10 E/mq. In caso di
acquisto di plastiche di durata annuale per la
copertura di tunnel e tunnellini a breve durata, il massimale di spesa si riduce a 4.000
E/Ha. Va ricordato che i contributi sono pari
al 50% della spesa ammessa e che tutti gli
investimenti previsti in ambito OCM devono
essere concordati preventivamente con gli
uffici tecnici di Apofruit Italia. In questo modo
i soci possono prenotare l’investimento e
verificare il rispetto della normativa di riferimento e del regolamento interno di Apofruit
Italia. Si invitano tutti i soci interessati agli
investimenti sopra descritti a prendere contatto con l’Ufficio Tecnico di riferimento.
continua da pagina 1
monostrato bollinati, sono giunti a destinazione dopo una trentina di giorni dalla
spedizione e, appena arrivati, sono
stati subito immessi sul mercato, con
un’ottima accoglienza.
“In tre giorni - dice Furio Mazzotti, direttore di ‘Made in Blu’ - il nostro prodotto
è stato tutto venduto con una valorizzazione molto interessante. Si tratta di un
kiwi di alta qualità, che è stato accolto
ottimamente dal mercato grazie anche
alle sue eccellenti caratteristiche organolettiche, che hanno fatto sì che il prodotto fosse esaurito prima del previsto”.
L’apertura del mercato cinese era un
obiettivo non facile che è stato possibile realizzare grazie ad una positiva azione sinergica tra imprese associate al
CSO di Ferrara, Servizio FitoSanitario
Nazionale e Regionale, Ministero e
Ambasciata d’Italia a Pechino. Tra tutte
le aziende italiane coinvolte nella fase di
implementazione del protocollo, solo
Apofruit ha saputo mostrare agli ispettori asiatici una organizzazione e una
metodologia tali da convincere le autorità asiatiche ad approvare il Protocollo.
Si tratta di un’importante operazione
che rappresenta un enorme passo
avanti verso l’abbattimento delle barriere di tipo fitosanitario che impediscono
oggi il libero scambio con colossi commerciali come la Cina, un paese che ha
enormi potenzialità in termini di consumi procapite. Secondo recenti stime,
infatti, i consumi di frutta in questo
paese raggiungeranno a breve i 25
milioni di tonnellate. Un importante
passo avanti anche per consolidare i
risultati commerciali delle imprese ortofutticole, oggi sempre più impegnate a
far fronte alla competizione di altri paesi,
allo stesso tempo cercando di contenere gli effetti della crisi globale. Le imprese, e gli stabilimenti di lavorazione e
confezionamento, che vogliono esportare in Cina devono essere infatti preventivamente approvati sia dalle istituzioni
italiane (Servizi fitosanitari) sia dagli
ispettori AQSIQ (servizio fitosanitario
cinese). “Si tratta di un esperimento che
dovevamo fare - continua Mazzotti - che
ha avuto esito positivo, anche se intrapreso quando era già tardi, a fine stagione. L’accoglienza da parte del mercato e
della clientela è stata ottima: questo ci
dà ottime prospettive per pianificare un
programma specifico con il nostro
esportatore, per il lancio di questo prodotto sul mercato cinese. I volumi sono
ancora da definire, ma la strada è ormai
aperta. Il mercato cinese è ancora tutto
da scoprire, senz’altro ci saranno ostacoli da superare, ma siamo anche convinti che possa rappresentare una grande opportunità per alcuni nostri prodotti
tra cui il kiwi di cui l’Italia è leader di produzione mondiale”.
3
INDICAZIONI produttive per il 2009
Innesti di nuovi impianti di frutta, rinnovamento varietale e programmi di
miglioramento genetico: Apofruit Italia fornisce ai soci alcuni consigli utili
per programmare le prossime campagne produttive
di Piero Turroni
A
distanza di
un
anno,
Apofruit
Italia
torna a fornire ai
soci indicazioni
utili per le nuove
piantagioni
di
frutta, per l’innesto di nuovi impianti e
per investire sul rinnovamento varietale.
Anche se formalmente sono cambiate
alcune cose, Apofruit continua a finanziare tramite il Piano Operativo previsto
in ambito OCM l’acquisto delle piante e
l’installazione di alcuni mezzi tecnici
(impianti di irrigazione e fertirrigazione e
reti antigrandine). A questo proposito è
utile ricordare a tutti i soci che è importante mettersi in contatto per tempo
con gli uffici tecnici di Apofruit Italia, per
concordare insieme le tipologie di intervento e le tempistiche. Per quanto
riguarda il rinnovamento varietale, sono
aumentate le varietà che vengono
distribuite in forma chiusa e controllata:
un sistema, questo, che si rivela oggi
sempre più diffuso. Con New Plant
abbiamo avuto accesso a produzioni e
novità prodotte da diversi costitutori a
livello mondiale. Inoltre negli ultimi anni
abbiamo concluso numerosi accordi
anche con ricercatori nazionali: questo
ci permette ora di diffondere ai soci di
New Plant queste nuove varietà.
Scendendo nel dettaglio, passiamo ora
ad un’analisi della situazione e della
prospettiva di piantagione di ogni specie
frutticola.
Comparto pesche e nettarine:
considerazioni generali
L’attuale peschicoltura di Apofruit proviene da tre zone: la Romagna (che rappresenta l’area di produzione più importante), il Metaponto - Cerignola (dove si
esalta il carattere di precocità nella maturazione dei frutti) e un’area collocata fra
le provincie di Caltanisetta e Agrigento
(dove la produzione è caratterizzata dall’elevata qualità che si riscontra nelle
pesche a maturazione tardiva). Per esaltare le caratteristiche qualitative che ogni
zona evidenzia, la produzione si concentra in Metaponto dai primi di giugno fino
al 15 luglio, in Romagna da fine giugno a
fine agosto, in Sicilia dal mese di settembre fino ai primi di ottobre. In particolare,
in quest’ultima area l’obiettivo è quello di
diminuire la produzione di pesche gialle e
aumentare quella di nettarine gialle. Per il
comparto percoche non prevediamo al
momento nuove piantagioni. Per quanto
riguarda, infine, il comparto biologico,
l’indicazione è quella di continuare a rinnovare le varietà, cercando di mantenere
l’attuale quantità prodotta e, compatibilmente con le aree di produzione, cercare
di allungare il più possibile il periodo produttivo. Le tipologie su cui puntare sono
pesche e nettarine gialle.
Pesche gialle: Su questo comparto
continua il programma di rinnovamento
della gamma varietale con la serie Royal
e con altre varietà. Il nostro obiettivo è
quello di mantenere l’attuale produzione
cercando di accelerare il rinnovamento
varietale nel Sud, incentrandolo quindi
sulle varietà precoci. Al Nord, invece,
continuiamo a puntare su varietà a maturazione media e tardiva. L’obiettivo generale è quello di aumentare la gradevolezza dei frutti e il loro aspetto, esaltato dall’intensa colorazione rossa dell’epidermide.
Nettarine gialle: Per mantenere gli
attuali quantitativi sono necessari nuovi
impianti in sostituzione di quelli vecchi.
Dobbiamo rallentare lo sviluppo di varietà precoci, sia al Sud che al Nord, e puntare maggiormente su varietà a maturazione media e tardiva, dotate di una elevata colorazione rossa dell’epidermide.
Pesche bianche: Il programma di rinnovamento
varietale in questo caso è
riservato solo a quelle aziende in grado di
produrre un frutto di altissima qualità.
Per questa tipologia di pesche, deve
essere curato soprattutto l’aspetto della
pezzatura dei frutti e del colore, raccogliendo un prodotto il più vicino possibile
alla maturazione. In questi casi, allora, è
possibile ottenere un’elevata soddisfazione economica
Nettarine bianche: Su
questo comparto continuiamo con la sostituzione delle
4
notizie
TEMPO DI
PENSIONAMENTO
Dopo tanti anni di lavoro nell’ambito del
movimento cooperativo Fabio Sama è
andato in pensione. In questi anni è
stato per tutti un esempio di serietà,
impegno ed anche di capacità di fare
squadra. La sua disponibilità alle relazioni umane si è tradotta in molte occasioni in una convivialità che ha stimolato quello spirito di appartenenza al
gruppo che è un grande valore aggiunto di Apofruit e, in particolare dello stabilimento di Longiano. Sono particolarmente affezionato a Fabio non solo perché abbiamo condiviso la stessa classe
all’Istituto Tecnico Agrario di Cesena
ma anche perché devo a lui la spinta a
formulare quella domanda di lavoro nel
movimento cooperativo a metà degli
anni ’70 che mi ha portato fino ad oggi.
Fabio ha iniziato la sua carriera come
tecnico ma ha svolto con grande professionalità diversi altri ruoli. Per diversi
anni, dopo l’esperienza della Cobar e
di Apofruit, è stato anche responsabile
del settore ortofrutta del Conad di Forlì
(ora
Commercianti
Indipendenti
Associati). Dal 2000 è tornato in
Apofruit mettendo a frutto la sua esperienza commerciale in Canova. Un
grande amico ed un prezioso collaboratore lascia il suo ruolo accanto a noi,
ma continueremo a guardare a lui come
ad un uomo che con il suo impegno ha
contribuito a fare grande questa nostra
azienda. Grazie Fabio e in bocca lupo
per i numerosi interessi che seguirai da
ora in poi.
Renzo Piraccini
vecchie varietà di serie Caldesi. Con le
ultime selezioni individuate siamo in
grado ormai di coprire tutto il periodo
produttivo.
Albicocche: In questi ultimi anni sono stati sostituiti
numerosi impianti effettuati
con vecchie varietà. L’obiettivo è di
continuare su questa linea cercando di
puntare soprattutto su varietà autofertili, in grado di garantire una maggiore
costanza
di
produzione.
Sfortunatamente, in questo momento
non sono numerose le varietà autofertili dotate di elevate caratteristiche qualitative: sono comunque in aumento,
inoltre il miglioramento genetico condotto in loco inizia a produrre varietà
con queste caratteristiche. In generale,
pensiamo di continuare a diffondere
varietà a maturazione tardiva. Per
quanto riguarda le albicocche biologiche, la specie è interessante sia per il
mercato che per l’industria. L’interesse
maggiore va alle varietà a maturazione
media e tardiva, mentre intendiamo
puntare di meno su quelle a maturazione molto precoce.
Susine: L’indicazione
che diamo ai soci è
quella di puntare sulle
varietà cino-giapponesi,
preferendo le varietà a buccia nero-violaceo e polpa rosata. Attualmente
abbiamo buoni risultati per alcune
varietà a maturazione precoce e media:
una di queste proviene dal programma
di miglioramento genetico gestito dal
CRPV con le associazioni dei produttori. Altre varietà provengono invece dalla
californiana Sun World, con la quale
abbiamo una partnership commerciale.
Per il comparto biologico, c’è interesse
per le produzioni sviluppate in tutto l’arco
produttivo, con particolare riferimento al
periodo tardivo.
Ciliegie: Questa specie ha
riacquistato notevole importanza grazie ad un incremento della produzione, che
ha registrato negli ultimi tempi quantità
significative. Da quest’anno inizierà la
lavorazione e il confezionamento delle
ciliegie nel nuovo magazzino Apofruit
Italia in Puglia: con questa nuova acquisizione siamo ora nelle condizioni di favorire un rinnovamento varietale e produttivo anche in quest’area. Inoltre, siamo
vicini ad ottenere risultati significativi dal
programma di miglioramento genetico
messo in campo dall’Università di
Bologna: nei prossimi anni pensiamo ci
sia la possibilità di mettere in coltivazione
interessanti varietà provenienti da questo
progetto. Le nuove varietà, comunque,
dovranno obbligatoriamente essere dotate di elevata pezzatura ed elevata croccantezza della polpa.
Fragole: Apofruit Italia ha
due aree di produzione della
fragola: una in Romagna, la
più importante, l’altra in Metaponto. In
quest’ultima area sta dando ottimi risultati la varietà Candonga, inoltre prosegue
l’osservazione su altre varietà e selezioni
che mantengano inalterati gli aspetti
qualitativi di questa varietà e possano
avere un anticipo nella maturazione dei
frutti. Nell’area romagnola stiamo invece
verificando per il secondo anno consecutivo la produzione di varietà rifiorenti: i
primi risultati sono incoraggianti, sia per
quanto riguarda la quantità, che per la
qualità prodotta. Sarà determinante la
5
produzione che verrà raccolta nei mesi di
aprile e maggio: al termine di questo
periodo potremo finalmente trarre conclusioni definitive su questa esperienza.
Per quanto riguarda il comparto biologico, c’è interesse soprattutto per quanto
riguarda le produzioni nel Sud d’Italia.
Asparagi: Continuano le
buone performance delle
varietà prodotte dal progetto
di miglioramento genetico condotto con il CRPV e il CRA di Salerno. Ci
sarebbe, inoltre, spazio per aumentare la
produzione di asparago verde proveniente da diverse zone produttive italiane.
Pere: Su questo comparto si
presenta l’esigenza di
aumentare la produzione
delle pere estive, di mantenere
stabile la pera William e incrementare le
pere più tardive, in particolar modo la
varietà Abate Fetel.
Mele: Deve continuare l’abbattimento dei meleti più
vecchi che ormai producono
frutti di scarsa qualità. Buoni
risultati si stanno ottenendo con le due
varietà più importanti, Pink Lady e Fuji:
per queste specie possiamo prevedere
un ulteriore sviluppo. Alcune riflessioni
vanno invece fatte per quanto riguarda la
varietà Modì: va valutata la quantità di
frutti di categoria superiore che possiamo
ottenere, per poter vendere questa
marca con sufficiente soddisfazione economica. C’è interesse anche per le varietà del gruppo Gala, che devono però
essere dotate di una elevata colorazione.
Per quanto riguarda il biologico, l’interesse riscontrato su questo comparto è
notevole, anche se al momento le quantità prodotte non sono ingenti. Possono
però essere prese in considerazione le
ormai numerose varietà a buccia rossa e
a buccia gialla resistenti alla ticchiolatura.
Kaki: Buoni risultati sono
stati raggiunti con il collocamento della varietà Rosso
Brillante, per la quale ci aspettiamo nei prossimi anni un forte aumento in
termini di quantità. Prima di procedere
con nuovi investimenti, è necessario
valutare attentamente il mercato in funzione della quantità di prodotto che esso
è in grado di assorbire. Per quanto
riguarda il Kaki Tipo, prevediamo una
significativa diminuzione delle quantità
nei prossimi anni, quindi è auspicabile la
messa a dimora di qualche nuovo
impianto per mantenere gli attuali livelli
produttivi.
Kiwi: Continua il rinnovamento degli impianti di varietà Hayward, per la quale prevediamo di mantenere inalterate
le attuali quantità prodotte. Qualche
incertezza si manifesta per le varietà a
polpa gialla Hort 16/A, dopo la comparsa di una batteriosi che ha provocato la
capitozzatura di numerosi impianti. Nel
corso di questa annata contiamo di riuscire a comprendere l’aggressività di
questa malattia, soprattutto se saremo in
grado di controllarla e contenerla. Non
prevediamo pertanto nuove piantagioni.
Per quanto riguarda il kiwi biologico,
sono state prodotte elevate quantità, che
saranno mantenute inalterate o leggermente incrementate.
Uva da tavola: Dopo i brillanti risultati ottenuti con le
prime produzioni provenienti
da un campo sperimentale a
Scanzano, possiamo confermare il
nostro piano di sviluppo per questa specie, previsto nella piantagione di circa
200 ettari di varietà Apirene nei prossimi
3-4 anni. La previsione è quella di ottenere così nei prossimi anni una produzione che si aggiri intorno ai 50mila quinta-
li di uva senza semi. Alcune varietà sono
già state ben individuate, altre lo saranno
nel corso di questa annata. E c’è spazio
per crescere anche nel comparto biologico.
Clementini: Su questo
comparto continuiamo a perseguire l’obiettivo di collocare
l’attuale produzione in periodi più
precoci e più tardivi, per cercare di diminuire la quantità prodotta in un periodo
troppo concentrato. Esistono alcune
varietà a maturazione precoce che sono
in grado di dare discreti risultati, così
come varietà a maturazione più tardiva.
Lo stesso concetto va espresso per
quanto concerne il comparto biologico,
per il quale c’è interesse, ma per una
produzione che sia presente nel mercato
per un periodo più esteso.
Conlusioni: In generale, l’obiettivo che
Apofruit Italia si pone nei confronti dei
soci è quello di fornire ai produttori le
piante già innestate. Viste le numerose
varietà che sono distribuite in forma chiusa è necessario richiedere il materiale
con molto anticipo: questo ci consente
anche di programmare l’attività vivaistica
presso quei vivai in grado di darci una
qualità buona e costante. Inoltre il diffondersi di malattie sempre più aggressive,
derivanti da uno scarso controllo sanitario
sul materiale vegetale, ci obbliga a prestare particolare attenzione al sistema
con cui vengono prodotte le piante. Una
buona e precoce programmazione è indispensabile e fondamentale per centrare
questo obiettivo. Prima di predisporre
nuovi investimenti frutticoli è opportuno
che i nostri soci prendano contato con gli
uffici tecnici di Apofruit Italia, per concordare con loro le modalità e le tempistiche
con cui procedere e ogni altro aspetto
che possa consentire di fare un impianto
economicamente sostenibile.
6 PAGINE TECNICHE
notizie
Produzione INTEGRATA
E BIOLOGICA opportunità e problematiche
andamento generale dei
consumi di beni alimentari
aldilà delle fluttuazioni periodiche
resta saldamente orientato verso
prodotti dal marcato profilo salutistico che siano in grado di rassicurare il consumatore in relazione
soprattutto alla tracciabilità e
all’impiego di fitofarmaci. Le produzioni che definiamo integrate e
biologiche vanno esattamente in
questa direzione e rappresentano
pertanto per gli operatori commerciali, oltre che una necessità,
anche una grande opportunità.
Esistono disposizioni legislative
europee e nazionali che definiscono e regolamentano le produzioni integrate e biologiche in
agricoltura. Tuttavia, se il settore
biologico risulta delimitato in
maniera più netta e precisa,
anche per quanto riguarda i mezzi
tecnici impiegabili, la produzione
integrata, secondo le disposizioni
del Reg. Ce 1974/06, è sottoposta a diverse interpretazioni.
Il Ministero delle Politiche
Agricole e Forestali, le regioni e
province autonome in accordo
con le organizzazioni di categoria,
le unioni dei produttori ortofrutticoli ed altri soggetti portatori di
interessi nel settore della produzione integrata, hanno condiviso il
progetto di unificazione di una
serie di norme tecniche che
dovrebbero condurre all’istituzio-
L’
LA PRODUZIONE BIOLOGICA E INTEGRATA
Nella foto sopra un’ape su fiore di pesco
ne del sistema di qualità nazionale di produzione integrata
(SQNPI) in linea con le disposizioni del Reg. Ce 1974/06.
Il prodotto integrato viene definito come sistema di produzione
agroalimentare che utilizza tutti i
metodi e mezzi produttivi e di
difesa dalle avversità delle produzioni agricole, volti a ridurre al
minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e a razionalizzare
la fertilizzazione, nel rispetto dei
principi ecologici, economici e
tossicologici (Definizione da DM
2722 del 17 aprile 2008).
Le singole regioni a cura degli
organismi preposti e delle istituzioni scientifiche individuate a
supporto, redigono disciplinari di
produzione integrata che per
natura hanno sfumature diverse
in funzione dei comprensori agricoli, delle loro problematiche fitosanitarie e delle diverse sensibilità territoriali. L’adesione SQNPI
avviene per coltura, è volontaria,
la certificazione è di prodotto ed il
marchio collettivo SQNPI è registrato dal Ministero delle
Politiche Agricole e Forestali. Il
controllo delle aziende è effettuato da organismi terzi.
Fino a questo stadio il livello di
condivisione, coinvolgimento e
consultazione dei produttori,
attraverso i tecnici che li rappresentano, è ancora soddisfacente,
PAGINE TECNICHE 7
tuttavia ciò che è definito e certificato per legge come prodotto
integrato, da questa fase diviene
elemento per ulteriori richieste.
Il soggetto che da sempre muove
tali istanze è rappresentato dalla
Grande Distribuzione Organizzata
(GDO) e l’oggetto più assiduo di
tali richieste è costituito dal livello di residui di fitofarmaci sulle
produzioni ortofrutticole prodotte
con metodo integrato. Porre
arbitrariamente ulteriori limiti al
residuo di un fitofarmaco, già
definito da una legge, rappresenta indubbiamente una richiesta
“forte” che può avere nobili motivazioni. I protagonisti della distribuzione organizzata sia in Italia
che in Europa, fornendo direttamente i consumatori, hanno con
essi un rapporto diretto e possono svolgere, come giusto che
sia, anche una funzione in un
certo senso etica di salvaguardia
della loro salute. Quando tuttavia
tali richieste, oltre ad interessare
il livello dei residui delle sostanze
attive, si spingono alla volontà di
limitarne il numero, fino alla
esplicita eliminazione di queste
(prodotto a residuo zero) il rischio
di stravolgere il senso di una produzione integrata o quantomeno
di minarne alcune fondamenta
diviene una realtà con cui fare i
conti.
L’agricoltore che negli ultimi anni
continua per necessità a confrontarsi e ad adeguarsi alle
costanti mutazioni del panorama
fitoiatrico, come conseguenza
della normativa comunitaria
91/414 alla quale sono legate le
procedure di revisione dei fitofarmaci, vede spesso vanificare
quel patrimonio di esperienza e
conoscenza fornito anche da
PRODUZIONE BIOLOGICA
Nella foto un banco di ortofrutta in un supermercato
strutture e attività di supporto. Si
affrontano le continue problematiche fitosanitare, spesso causate
da un contesto produttivo poco
attento alle necessità di chi produce (varietà sensibili, materiali
vegetali non sempre sani ecc…),
a fatica, muovendosi tra fitofarmaci di nuova generazione, sempre più costosi e specifici per i
quali l’impiego deve essere sempre più mirato. Si sperimentano
strategie di difesa utilizzando
modelli previsionali, e strumenti di
monitoraggio, nella piena consapevolezza di dovere gestire il
complesso fenomeno dell’insorgenza delle resistenze di insetti e
patogeni ai fitofarmaci, alternandone l’impiego per gruppi chimici
di appartenenza. Si acquisiscono
le certificazioni aziendali più impegnative, si riempiono gli uffici tecnici di carta, si accolgono certificatori, controllori ispettori e per
tutti c’è una risposta.
Apofruit ed i propri soci non si
sono mai sottratti alla possibilità
di migliorare la qualità delle proprie produzioni e la nostra storia
lo testimonia. Tra i primi ad
impiegare su vasta scala la confusione sessuale per gli insetti
carpofagi del pesco, da anni
monitoriamo i residui delle nostra
produzioni ortofrutticole, adattando le strategie di difesa in funzione di questi. Abbiamo fatto in
passato come ora scelte precise,
discriminando sostanze attive,
adattando dosaggi e tempi di
carenza in senso più restrittivo,
testando la tendenza o meno
delle sostanze attive a residuare
prima di inserirle nel nostro disciplinare. Ora in collaborazione con
strutture pubbliche e private ci
stiamo attivando per mettere a
frutto l’enorme mole di dati ottenuti dalle analisi multiresiduali
che facciamo alle nostre produzioni al fine di costruire dei
8 PAGINE TECNICHE
notizie
LEGENDA: ARFD: dose acuta di riferimento
LMR: Residuo Massimo Ammesso - S.A. Sostanza attiva
VALORI E DATI
Nella tabella un esempio di richieste relative ai residui di fitofarmaci da parte della GDO – Fonte PAN (Pesticide Action Network – Europe)
modelli in grado di simulare il
tempo di degradazione delle
sostanze attive più frequentemente impiegate in frutticoltura in
modo da poterne prevedere il
decadimento ed offrire le garanzie richieste ai clienti.
La richiesta di portare il residuo di
fitofarmaci al tanto discusso limite del 30% di quello massimo
ammesso per legge, che ha marcato così assiduamente le richieste di alcuni nostri clienti, ha stimolato i produttori e tutta l’organizzazione che li assiste verso un
livello di attenzione al problema
dei residui maggiore ed in questo
senso le garanzie per i consumatori sono effettivamente migliorate. Questo mettendo la nostra
esperienza alle spalle e guardando ai risultati ottenuti ed al futuro.
Tali risultati sono stati ottenuti
con il supporto fondamentale
della tecnica e di tutti quegli strumenti e conoscenze di supporto
alla gestione integrata dei frutteti.
Ora la nuova frontiera per le
nostre produzioni integrate sembra spostarsi sul numero di principi attivi riscontrabili nei prodotti
ortofrutticoli. La richiesta di ridurre quantitativamente la presenza
di una sostanza attiva poteva
adattarsi, a fronte di un forte
impegno tecnico ed organizzativo, al concetto di produzione
integrata, la limitazione del
numero delle sostanze attive
riscontrabile rischia di minare
profondamente lo spirito di tali
produzioni che, ricordiamolo per
tutti, muove da un impiego oculato, mirato e giustificato di tutti i
mezzi tecnici già valutati nel lungo
processo che porta annualmente
alla stesura dei disciplinari di produzioni integrata.
La limitazione del numero di
sostanze attive riduce fortemente
la possibilità di costruire strategie
preventive al problema dell’insorgenza di resistenze di agenti
patogeni e insetti e rischia di
innestare meccanismi che nel
medio periodo potrebbero portare
ad effetti esattamente opposti a
quelli desiderati.
Apofruit Italia ed i suoi numerosi
produttori associati rappresenta
per i consumatori un interlocutore affidabile pronto a continuare
sul miglioramento qualitativo
consapevole di potere dare un
contributo fattivo alla comprensione delle questioni poste ma
anche di farci carico di compiti
non facili.
9
Apofruit nell’area emiliana:
strategie di SVILUPPO
A due anni dall’incorporazione di Agra-Aiproco l’obiettivo è raggiungere in Emilia le 130 mila
tonnellate di conferimento, aumentando la produzione di alta qualità e biologica. Apertura verso
nuove aziende agricole del territorio oggi non associate che credano nella qualità e nell’innovazione
due anni dall’avvio del processo di
fusione con Agra Aiproco, Apofruit
Italia traccia un primo bilancio dell’attività nell’area emiliana, puntalizzando quali
saranno le proprie strategie di sviluppo
per quanto riguarda in particolar modo
la zona del modenese. L’occasione è il
convegno che si è tenuto a Vignola, in
provincia di Modena, lo scorso 17 aprile, presso lo stabilimento Apofruit di via
Garofolana. "Le proposte di Apofruit
per l’ortofrutta modenese": una tavola
rotonda a cui hanno partecipato Emilio
Sabattini, Presidente della Provincia di
Modena, Luciano Sita, Presidente di
Lega Coop Agroalimentare, Tiberio
Rabboni,
Assessore
regionale
all’Agricoltura, seguiti dal Presidente di
Apofruit Italia Enzo Treossi e dal
Direttore Generale Renzo Piraccini.
“Il nostro progetto in Emilia – dice Enzo
Treossi, presidente di Apofruit Italia - è
quello di sviluppare ulteriormente le produzioni per cui è vocato questo territorio
valorizzandole al meglio. Puntiamo, nel
A
giro di qualche anno, a raggiungere un
conferimento di 130 mila tonnellate di
prodotto, di cui 50 mila di fresco e 80
mila per l’industria. Per questo obiettivo
siamo aperti anche all’adesione di
nuove aziende agricole che credano
nella qualità e nell’innovazione”.
Produzioni di alta qualità e biologico:
questo sarà il binomio vincente per
Apofruit Italia, che intende convertire il
10% della produzione nell’area emiliana verso la coltivazione biologica, settore dove, grazie al marchio Almaverde
Bio, mantiene una forte leadership
nazionale ed europea. “Un altro 20%
I NUMERI NEL TERRITORIO EMILIANO
Con gli stabilimenti di San Martino Spino, Vignola ed Altedo (più i centri di ritiro e
stoccaggio di S. Pietro in Capofiume e S. Matteo della Decima, in provincia di
Bologna, e di Ostiglia in provincia di Mantova), Apofruit Italia conta in Emilia su
una superficie totale di lavorazione di 189.727 metri quadrati ed una capacità frigorifera per 376 mila quintali di prodotto. Una potenzialità produttiva espressa da
922 soci conferenti che dà lavoro a 32 dipendenti fissi e 248 stagionali (per un
totale di 45.278 giornate lavorate nel 2008). In questa area, nel 2008, la cooperativa ha ritirato 398.000 quintali di prodotti ortofrutticoli freschi, più 250.000 quintali di prodotti destinati all’industria. Il preventivo di produzione 2009 è di 436.000
quintali di ortofrutticoli freschi e 400.000 quintali di prodotti per l’industria.
delle produzioni sarà invece indirizzato
verso la linea di alta qualità a marchio
Solarelli - aggiunge il Direttore
Generale di Apofruit Italia Renzo
Piraccini - Inoltre vogliamo valorizzare
ulteriormente il ‘plus Vignola’, inteso
come tipicità e vocazionalità su ciliegie
e susine”. Una parte dello stabilimento
di Vignola sarà presto destinato alla
lavorazione della linea Solarelli di
Apofruit. Questa area sarà, inoltre,
coinvolta nell’importante sinergia con il
nuovo stabilimento di lavorazione delle
ciliegie recentemente acquisito a
Monopoli, in provincia di Bari, che
andrà ad aumentare sia le quantità che
la specializzazione di questo tipico frutto emiliano. Attraverso il miglioramento
degli impianti e l’introduzione di nuove
varietà, si mira infine ad aumentare il
livello generale di specializzazione delle
produzioni, che non riguarderà solo le
ciliegie, ma tutte le principali colture
dell’area (pere, meloni, cocomeri,
patate, cipolle e asparagi).
10
DALL’EMILIA
notizie
La RUGGINE dell’Asparago
(Puccinia Asparagi)
di Franco Girotti
uesta avversità rappresenta
con la stemfiliosi la principale
malattia della parte aerea delle asparagiaie. I primi sintomi si manifestano
con macchie giallastre di 1-1,5 cm
sullo stelo principale e poi sulle ramificazioni della pianta. Dopo circa 20
giorni dai primi sintomi si possono
osservare, sotto l’epidermide, delle
pustole più grosse che rappresentano la forma più aggressiva del fungo.
Queste si riproducono ogni 10 giorni
sino al mese di settembre quando
compaiono striature di colore brunonerastro (teleutosori) che sono gli
organi di riproduzione del fungo.
Le piante colpite perdono le “foglie” e
disseccano; questo disseccamento
precoce riduce l’attività della pianta
diminuendo il vigore e quindi l’accumulo di carboidrati e altri nutrimenti
disponibili per le radici (zampe). I
danni possono essere quindi molto
gravi con ripercussioni sulla produzione degli anni successivi, inoltre l’indebolimento della pianta facilita l’attacco di parassiti fungini dell’apparato radicale come le fusariosi. Attacchi
gravi possono provocare la morte
della pianta.
Q
Sensibilità varietale
Non tutte le varietà vengono colpite
in uguale misura: esiste infatti una
diversa tolleranza all’attacco del
fungo. Le varietà di origine italiana
come Eros, Ercole, Franco hanno
dimostrato negli anni di possedere
un’elevata tolleranza in quanto sono
state selezionate dal miglioramento
genetico anche in base a questa
peculiarità. Le varietà olandesi e
francesi presentano, invece, quasi
sempre una forte sensibilità al patogeno.
Difesa
La lotta a questo parassita può essere di tipo indiretto o diretto. La prima
consiste in pratiche agronomiche
come la bruciatura a fine ciclo dell’apparato vegetativo per abbassare
il potenziale infettivo del fungo, inoltre è raccomandabile al momento
dell’impianto adottare sesti in grado
di permettere un buon arieggiamento della vegetazione allo scopo di evitare prolungati periodi di bagnatura e
umidità che favoriscono, soprattutto
se associati a temperature elevate
(20-30 gradi), lo sviluppo del parassita. Il metodo diretto consiste nelle
lotta chimica, con l’applicazione di
alcuni trattamenti, intervenendo sulle
asparagiaie circa 1 mese dopo il termine della raccolta (prima decade di
MALATTIA DELLA PARTE AEREA
DELLE ASPARAGIAIE
Nella foto teleutosori su steli di asparago,
una delle forme riproduttive della ruggine
luglio nelle zone di Bologna e Ferrara).
Gli interventi vanno eseguiti con cadenza più o meno ravvicinata a seconda
dell’andamento climatico più o meno
piovoso, intervenendo ogni 12/15
giorni con I.B.E. come Difeconazolo o
Tebuconazolo oppure con Azoxistrobin.
Sono utilizzabili anche i sali di rame. La
difesa va applicata sino alla fine del
mese di settembre e va abbinata alla
lotta contro la stemfiliosi.
Si sottolinea che è indispensabile alternare l’impiego di fungicidi a diverso
meccanismo d’azione per preservarne
l’efficacia e che la lotta va condotta in
modo preventivo in quanto i prodotti
chimici utilizzabili non hanno azione
curativa.
DAL METAPONTO
11
Moniliosi delle DRUPACEE
Un problema che nell’inverno appena trascorso ha colpito l’area di Scanzano
Ionico, rischiando di compromettere seriamente i risultati della prossima campagna di albicocche, pesche e nettarine
uello appena trascorso è stato
un inverno anomalo nel
Metapontino, che è stato colpito da
eccezionali piogge che hanno gravato sulle coltivazioni da novembre
fino all’inizio della primavera.
Mentre a fine estate nell’area di
Scanzano Ionico si registrava un
record minimo nel livello di acqua
presente nei bacini idrici, negli ultimi
sei mesi la situazione si è ribaltata,
arrivando a segnare il record massimo di contenuto. “Per tutto l’inverno, le continuate piogge hanno
tenuto costantemente alto il livello
di umidità nei terreni – dice
Prospero Gioia, tecnico di Apofruit
Italia – In alcune zone le piante
erano addirittura allagate alle radici:
questo ha portato all’attuale situazione, in cui stiamo registrando una
Q
diffusione del fenomeno di collasso
delle piante per asfissia”.
Questo dal punto di vista radicale;
per quanto riguarda la parte aerea
delle piante, invece, c’è un altro
fenomeno che si sta abbattendo
sugli impianti, ed è quello della
monilia. Le copiose precipitazioni
dei mesi scorsi, infatti, hanno mantenuto costante una percentuale di
oltre il 90% di umidità nell’aria: le
piante sono quindi state attaccate
da agenti fungini che hanno colpito
prima i fiori e poi i rami.
L’incidenza delle infezioni a carico
dei fiori può essere particolarmente
grave soprattutto su albicocco: le
infezioni da monilia, infatti, in questo
caso procedono attraverso il peduncolo fino ad interessare i brindilli
fruttiferi e i rametti più giovani,
determinando sovente la formazione di cancri. “Per la prossima campagna prevediamo per l’albicocco
una produzione inferiore del 30%
rispetto alla produzione del 2008”,
dice Gioia.
“Ora stiamo intervenendo con una
specifica azione sulla malattia –
conclude – Stiamo effettuando
alcuni trattamenti sulle piante,
anche se ad oggi il problema non è
stato del tutto risolto, perché sta
continuando a piovere. Se le
condizioni meteorologiche non
migliorano, il timore è che in
fase di maturazione la monilia,
dai rami e dai fiori, passi a colpire anche i frutti, compromettendo irrimediabilmente la raccolta.
Per questo dobbiamo essere
vigili, per prevenire al meglio
questa malattia e i gravi danni
che essa può causare. Una
malattia che in un certo senso ci
ha sorpresi ma non colti impreparati, perché normalmente non
veniva considerata nei nostri
programmi di difesa al sud: le
piogge copiose e costanti degli
ultimi mesi sono state infatti un
fenomeno del tutto anomalo per
la nostra area”.
LA MONILIA NEI RAMI DI PESCO
In alto dei rami di pesco colpiti da
monilia. Sotto un primo piano dell’infezione fungina che colpisce le drupacee
12
DAL LAZIO
notizie
Confusione SESSUALE
nel Susino
Un metodo efficace per la lotta contro la Cydia funebrana,
uno dei principali insetti che attaccano questo frutto
seguito della ben nota revisione europea dei principi
attivi utilizzati in agricoltura per la
lotta alle diverse avversità (insetti,
funghi o malerbe), molti prodotti di
largo uso sono stati ritirati dal
commercio.
Una coltura particolarmente penalizzata sotto questo profilo è senz’altro il Susino poiché, non
essendo molto importante dal
punto di vista delle superfici piantate a livello mondiale, non dispone di molti principi attivi registrati
per l’uso contro le avversità che lo
colpiscono, come invece accade
per il pesco.
Per tutte queste considerazioni la
lotta contro la Cydia funebrana,
uno degli insetti chiave assieme
alla Cocciniglia grigia, deve essere affrontata in questa annata con
tecniche diverse, integrando cioè
la tradizionale lotta basata sui
pochi insetticidi a disposizione con
il metodo della confusione sessuale.
Questo metodo, per essere pienamente applicato ed avere efficacia, necessita di superfici di una
certa estensione, altrimenti gli
A
MALATTIA DEL SUSINO
Nella foto grande un frutto infestato da Cydia
Funebrana; nel dettaglio un uovo dell’insetto
deposto sul frutto
impianti potrebbero essere soggetti a
voli da appezzamenti nelle vicinanze
che non applicano il metodo. Infatti
esso si basa sul principio di diffusione
in tutto l’appezzamento del ferormone,
cioè l’odore della femmina che attira il
maschio. A differenza della pasticca
contenente il ferormone posizionata
nella trappola utilizzata per monitorare
i voli dell’insetto, la diffusione in tutto il
campo dell’odore della femmina rende
difficile localizzarla, rendendo quindi
difficili anche gli accoppiamenti.
Pertanto riteniamo che la confusione
sessuale, che determina l’abbassamento della possibilità che
maschio e femmina si possano
accoppiare - e quindi deporre le
uova da cui nascerebbero le larve
che attaccano i frutti - unita alla
consueta lotta con insetticidi,
possa rappresentare la soluzione
migliore per ottenere una efficace
difesa dalla Cydia funebrana.
Questo anche alla luce dei problemi illustrati all’inizio circa la scarsa
disponibilità di insetticidi registrati
sulla coltura.