Ordine Borse di studio Primo piano Multimedialità

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Ordine Borse di studio Primo piano Multimedialità
Tabloid
Anno XXXVII N.2
Marzo-aprile 2008
Direzione e redazione
Via A. da Recanate 1
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tel. 026771371
fax 0266716194
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abb. post. DIn: 353/2003
(conv.in L27/2/2004 n.46) art.1
(comma 2). Filiale di Milano
New
Ordine dei Giornalisti
della Lombardia
A sso c i a zi one “Walter Tobagi”- I stit u t o pe r la f orm a z ion e a l G ior n a lis m o “ Ca rlo D e M ar t i n o ”
Radio
etere e news
Ordine
Conti trasparenti
TUTTI I NUMERI
DEL BILANCIO
Primo piano
CAMBIA IL MERCATO
DEI Settimanali
cattolici
Multimedialità Borse di studio
freelance e web
come costruire
un blog
Giornalismo
investigativo
I nomi dei vincitori
Sommario
New Tabloid n. 2 marzo-aprile 2008
4
editoriale
Uno scherzo un po’ troppo riuscito
di Letizia Gonzales
31 La voce dei pubblicisti
Uffici stampa e giornalismo
di Stefano Gallizzi
6
inchiesta
Radio locali: etere e news
di Paolo Pozzi
2 MULTIMEDIALITÀ
3
I freelance alla conquista delle nuove vie del web
di Daniele Cerra
34 L’OSSERVATORIO SULL’ESTERO
Giornali Usa: i big perdono, i locali vanno benissimo
a cura di Pino Rea
14 LA POSTA DEI LETTORI
Stagista a vita, in barba alla legge
16 Il BILANCIO
Conti in buona salute
di Letizia Gonzales
18 Nuova gestione, costi contenuti
di Alberto Comuzzi
19 Trasparenza e austerità
di Ezio Chiodini
36 PRIMO PIANO
I settimanali cattolici guardano al futuro
di Saverio Clementi
41 Don Busti, cronista d’anime
di Saverio Clementi
23 LE INIZIATIVE DELL’ORDINE
Borse di studio: ecco i vincitori
24 Questi cinquant’anni per noi valgono oro
di Paola Manzoni
28 LA VOCE DELLE REDAZIONI
Le notizie che non hanno bisogno di parole
di Paola Brivio
30 “Stop” al service, giornalisti a casa
di Marina Di Leo
New Tabloid - Periodico ufficiale
del Consiglio dell’Ordine dei giornalisti
della Lombardia
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Dl n. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004
n. 46) art. 1 (comma 2).
Filiale di Milano - Anno XXXVII
N. 2/ marzo-aprile 2008
Direttore responsabile:
Letizia Gonzales
Redazione:
Paolo Pozzi (coordinamento)
Antonio Andreini
Progetto grafico e realizzazione:
Maria Luisa Celotti
Studio Grafica & Immagine
Crediti fotografici:
Photos, NewPress, Max&Douglas.
Foto di copertina: di Angelo Puricelli
(Foto Blitz) a Radio News di Varese
Tabloid 2 / 2008
42 Colleghi IN LIBRERIA
Carta stampata e web: matrimonio di interessi
a cura di Antonio Andreini
44 Colleghi alla ribalta
Il traffico vero delle false griffe
di Antonio Andreini
45 LA VOCE DEI VIGNETTISTI
Il nostro contratto... che non c’è
46 I NUMERI
Direzione, redazione e amministrazione:
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presso il Tribunale di Milano.
Testata iscritta al n. 6197 del Registro
aadegli Operatori di Comunicazione (ROC)
Consiglio dell’Ordine dei giornalisti
della Lombardia:
Letizia Gonzales: presidente
Stefano Gallizzi: vicepresidente
Mario Molinari: consigliere segretario
Alberto Comuzzi: consigliere tesoriere
La tiratura di questo numero
è di 27.000 copie
Chiuso in redazione il 9 aprile 2008
Stampa: Seregni Grafiche
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Consiglieri: Franco Abruzzo,
Mario Consani, Laura Hoesch,
Laura Mulassano, Paolo Pirovano,
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3
Editoriale
Uno scherzo
un po’ troppo riuscito
Giornalisti zuzzurelloni, giullari, bontemponi? O solo la
smania di far parlare di sé, in occasione del primo d’aprile?
E’ accaduto pochi giorni fa ed ha avuto come protagonista una
nota Tv locale, Telelombardia, che ha diffuso un comunicato
con una dichiarazione di Silvio Berlusconi, inventata
appositamente, in cui al leader del Popolo della Libertà
venivano attribuite parole secondo cui in caso di pareggio al
Senato “...la soluzione migliore sarebbe un governo di buon
senso, non di parte” e si facevano i nomi di Massimo Cacciari
e Mario Monti, come possibili ministri. La dichiarazione,
subito smentita dallo stesso Berlusconi, era in verità un
pesce d’aprile che l’editore di Telelombardia Sandro Parenzo
aveva architettato “...per creare distensione in una campagna
elettorale in cui serve più moderazione”. Parenzo sembra
abbia la passione dei pesci d’aprile e stavolta, complice
l’orario (la nota è arrivata all’Ansa alle 23.17) la notizia
irrompe nelle edizioni on line dei quotidiani e trova spazio
nei pastoni politici appositamente riaperti.
Mugugni, proteste, richieste di sanzioni disciplinari hanno
accompagnato, il giorno dopo, l’exploit di Telelombardia, che
è piaciuto molto poco a chi si è trovato a dover smentire una
bufala. In molti si sono domandati perché mai i giornalisti
dell’emittente non abbiano protestato pubblicamente contro
l’Editore pubblicista, per un’iniziativa un po’ tanto
goliardica a scapito delle agenzie di stampa e dell’intero
4
Tabloid 2 / 2008
Editoriale
mondo dell’informazione, che sapeva più di marketing che
di scherzo. “E’ stata soltanto la voglia di un sorriso in
campagna elettorale -si giustifica Parenzo- all’insaputa
della redazione”. E aggiunge: “Anni fa, per ben altri pesci
d’aprile, Le Monde aprì un dibattito sulla credibilità della
stampa. Sarebbe utile anche ora…”.
Appunto. Perché i giornalisti non godono al momento della
stima e della simpatia del pubblico. Sono impopolari, quasi
quanto i politici, e tranne in alcuni casi, considerati
dai lettori superficiali, poco informati, incompetenti, di
parte. Il giudizio negativo che gli italiani danno oggi
dei giornalisti, oggetto di una severa critica collettiva,
emerge da un’approfondita ricerca effettuata da Enrico Finzi
-sociologo giornalista, titolare di Astra Ricerche- su
indicazione del nostro Ordine, che presenteremo entro giugno
in un apposito convegno.
Accanto a questi giudizi così severi emerge però una
fortissima domanda di rilancio del ruolo del giornalismo
professionale, autonomo e critico. Una voglia
di stampa
autorevole, colta, punto di riferimento, quasi maestra di
vita, nel grande bailamme di comunicatori improvvisati e
informazioni fasulle che circolano in rete. Ecco perché il
verosimile pesce d’aprile non è stato apprezzato da molti di
noi. Ma ne riparleremo presto, anche in funzione del futuro
della nostra professione, in relazione all’evoluzione dei
media e dell’importanza del buon giornalismo, indispensabile
per frenare la diminuzione dell’efficacia pubblicitaria di
questi ultimi anni.
E, a proposito di buon giornalismo, in questo numero parliamo
delle radio locali, l’unico mezzo di informazione che non ha
perduto audience,in crescita costante anche di pubblicità e
che cattura all’ascolto sempre di più i giovani, già stanchi
dei siti più famosi. E, poi, dedichiamo una bella inchiesta
alla stampa cattolica, alla sua penetrazione nel territorio
della Lombardia, alla evoluzione di questi ultimi anni. Alla
crisi che ha travolto alcune storiche testate. Ed alla scoperta
di You Tube del nostro moderno Cardinale Tettamanzi.
Il presidente
Letizia Gonzales
Tabloid 2 / 2008
5
L’inchiesta
Nessuna CRISI NEL SETTORE SIMBOLO
DELLA LIBERALIZZAZIONE
Radio locali:
etere e news
6 milioni di ascoltatori, nel giorno medio, in Lombardia.
Delle 124 emittenti censite, una sessantina sono
strutturate e solide, 28 certificate da Audiradio
di Paolo Pozzi
Libera, ma libera veramente, si diceva negli anni Settanta. Agile e fedele.
Invisibile: fa sognare volti e voci che
non vedi ma che viaggiano nell’etere
fin dentro casa. Interattiva: fa vivere
agli ascoltatori il bello della diretta,
da protagonisti. E al contrario della tv non ti costringe a star fermo a
guardare. Anzi. Tu lavori in ufficio,
viaggi in auto, stiri una camicia o fai
le fusa sul divano e lei t’informa e ti
tiene compagnia. Insomma puoi fare
quel che vuoi e lei ti segue ovuunque.
Mica puoi fare la stessa cosa quando
guardi la tv o leggi il giornale. Non
solo. Gli altri media battono la fiacca
in audience e pubblicità? Lei invece, la radio, è sulla cresta dell’onda,
eternamente giovane e frizzante. E
in crescita costante, in audience e
pubblicità. Sono circa 6 milioni gli
ascoltatori della radio, nel giorno
medio, in Lombardia. Su gli oltre 38
milioni di ascoltatori in tutt’Italia, che
si sintonizzano su circa 1.500 radio
6
Tabloid 2 / 2008
L’inchiesta
il profilo degli ascoltatori
Totale
Varese
Popolazione
8.524
765
Capoluogo
1.875
75
Altri Comuni
6.649
690
Maschi
4.136
370
Femmine
4.388
395
Responsabili acquisti
4.014
Non responsabili acquisti
4.510
Como Sondrio Milano Bergamo Brescia Pavia Cremona Mantova Lecco Lodi
509
161
3.489
919
1.054
472
316
357
291 191
75
19
1.180
103
170
65
65
43
42
434
142
2.309
816
884
407
251
314
249 153
248
77
1.678
454
519
226
154
173
143
94
261
84
1.811
465
535
246
162
184
148
97
360
229
80
1.696
407
471
242
144
164
131
90
405
280
81
1.793
512
583
230
172
193
160 101
38
Età
11-14 anni
329
31
21
6
128
39
44
16
12
12
12
8
20
15-24 anni
874
80
54
19
337
105
117
43
32
35
32
25-44 anni
3.038
267
181
56
1.247
339
387
158
107
124
102
70
45-64 anni
2.471
223
147
47
1.026
263
299
136
91
101
85
53
oltre 64 anni
1.812
164
106
33
751
173
207
119
74
85
60
40
Professioni
Imprenditori-dirigentiliberi professionisti
756
55
44
9
373
66
78
37
23
30
25
14
Impiegaticommercianti-artigiani
2.335
198
132
38
1.048
232
274
122
85
84
68
54
Insegnanti-studenti
1.292
115
80
27
516
133
168
70
54
54
46
30
Operai-salariati agricoli
1.210
121
76
26
384
172
185
63
47
61
49
27
899
78
60
20
308
119
138
49
33
36
36
22
199
117
41
860
197
211
130
74
93
67
44
Casalinghe
Pensionati-altri non occupati 2.033
Fonte: Audiradio 2007. Dati in migliaia (000).
sparse per lo Stivale (quasi il triplo
delle televisioni), di cui 1.200 commerciali e 300 comunitarie. Sono
invece 124 le emittenti radiofoniche
della Lombardia censite nell’ultimo
annuario della Guida all’emittenza, di
cui 63 ricevono sovvenzioni pubbliche, le cosiddette “misure di sostegno” (vedi box a pag. 9). Ma, di fatto,
sono una sessantina le radio operanti
nelle undici province lombarde con
frequenze chiare e aziende strutturate. Di queste solo 28 sono censite
da Audiradio. Sono invece 13 le reti
nazionali sempre certificate da Audiradio e di queste 9 hanno sede in
Lombardia, prevalentemente a Milano (vedi box a pag. 10). Sfiora invece
i 500 milioni di Euro, oggi, la torta
pubblicitaria del mercato radiofonico,
in Italia, in costante, forte crescita dal
2003 a oggi, con percentuali positive
seconde solo al boom di Internet.
Le radio locali si spartiscono poco
più di 100 milioni Euro. E calcolando
che buona parte delle radio nazionali
hanno sede a Milano e dintorni, circa
la metà degli investimenti pubblicitari
complessivi sulla radiofonia italiana
transita in Lombardia.
Il profilo degli ascoltatori
I dati riportati da Audiradio consentono di tracciare un profilo di massima degli ascoltatori sul territorio
lombardo, provincia per provincia
Sui circa 500 milioni di Euro della torta
pubblicitaria del mercato radiofonico
nazionale, la metà transita in Lombardia
Tabloid 2 / 2008
(vedi tabella sopra). Da questi dati si
evince comunque che più della metà
degli ascoltatori radiofonici risiede
nei territori di Milano, Brescia e Bergamo; la fascia d’età maggiormente
rappresentata è quella dai 25 ai 64
anni e ancor più dai 25 ai 44, mentre
impiegati, commercianti e artigiani
sono i maggiori ascoltatori, seguiti da
pensionati e non occupati, insegnanti
e studenti.
Le sinergie editoriali
Negli ultimi anni hanno fatto il loro ingresso nel mercato radiofonico i grandi gruppi editoriali della carta stampata. Antesignano di una tendenza
poi scoppiata tra il 2004 e il 2005, il
Gruppo Espresso con Elemedia Spa.
Il Gruppo Espresso, proprietario del
quotidiano La Repubblica, già nel
1989 aveva acquistato Radio DeeJay,
intuendo l’enorme potenzialità di un
mezzo, quello radiofonico, fino ad
allora poco considerato, e la fidelizzazione di un pubblico giovane.
7
L’inchiesta
Oggi Radio DeeJay si conferma la
prima radio privata più ascoltata
d’Italia con 5 milioni e 586mila ascoltatori nel giorno medio, di cui ben più
di un milione in Lombardia. Poi nel
1997 inizia l’espansione del Gruppo
Espresso nel settore radiofonico con
l’acquisizione di Radio Capital (con
spiccata specializzazione all’informazione) fino al lancio, nel 2002, di m2o
rivolta a un pubblico di adolescenti e
giovanissimi. Al gennaio 2005 è invece datato l’ingresso formale della
Mondadori sul mercato radiofonico,
quando il colosso editoriale di Segrate conclude l’acquisto di Radio 101
One-O-One. La società che gestisce
la radio per conto di Mondadori è
Monradio (amministratore delega-
to Carlo Mandelli, presidente Gerry Scotti) e, con un’acquisizione di
frequenze a tappe forzate, potenzia
il segnale dell’emittente portandola
dal precedente 56% all’89% di copertura nazionale all’inizio del 2007.
Incrementi record anche sul fronte
pubblicitario, per Radio 101, con
Mondadori Pubblicità che in un solo
anno, dopo l’acquisizione, raddoppia
il fatturato pubblicitario portandolo a
14 milioni di Euro nel 2006.
Locali e vincenti
Essenziale e ridotta all’osso l’informazione sulle radio commerciali, che
danno più spazio a musica e dediche e che per i notiziari nazionali e
internazionali si affidano ad agenzie,
prevalentemente Area e Agr.
Fra le radio commerciali più ascoltate
della Lombardia, Radio Italia Anni ‘60
(seconda in Audiradio) i cui notiziari (pur sempre uno all’ora) vengono
confezionati da due giornalisti con
l’aiuto di due agenzie, Agr e Agi.
Anche Radio Meneghina, storica
emittente nata nel 1976, garantisce
quattro ore e mezzo complessive al
giorno d’informazione con notiziari
nazionali e internazionali grazie ad
Agr e numerossi notiziari locali tra
cui, il più importante, dalle 10,50 alle
11,10, con una redazione di quattro
giornalisti e una decina di collaboratori. E’ Radio Popolare, in ogni caso,
la prima radio d’informazione in Lombardia. Nata nel 1976, oggi è “go-
radio locali audiradio
Emittenti
Ascolto
giorno medio
Radio Zeta - Studio Zeta
401
Radio Italia Anni ‘60
347
Radio Number One
276
Disco Radio
256
Radio Popolare - Popolare Network
231
Radio Reporter
229
LifeGate Radio
137
Gamma Raio
129
Radio 105 Classics
124
Radio Studio Più
95
Radio Lombardia
79
Radio Viva
70
Radio Millenote
66
Rock Fm 60
Radio Marconi Circuito Marconi
57
Radio Padania Libera
53
Radio Bergamo
45
Radio Bresciasette
44
Radio Otto Fm
43
Radio Disc Jockey classic
34
Radio Alta
31
Radio classica bresciana
24
Radio Studio Più Due
24
Energy 98 e2 New Hit Radio
16
Radio Super Hit 15
Radio Voghera
13
Fonte: Audiradio 2007. Dati in migliaia (‘000)
8
Tabloid 2 / 2008
L’inchiesta
vernata” da una Cooperativa (di ex
dipendenti e da una parte consistente di attuali dipendenti) che detiene
il 40% di una Spa (amministratore
delegato Sergio Serafini) il cui 55% è
sostenuto da circa 12mila soci e il 5%
dalla Camera del Lavoro e da Smemoranda insieme. Radio Popolare ha
una cinquantina di dipendenti (di cui
una decina fra tecnici e amministrativi) e un centinaio di collaboratori (una
decina dall’estero) a seconda delle
trasmissioni o delle competenze di
argomento giornalistico o di territorio. Il nucleo centrale è costituito da
circa 40 giornalisti che lavorano nella
redazione centrale organizzati come
un grande quotidiano della carta
stampata, che coprono tutti i settori del giornale, dalla cronaca locale
all’economia, dalla cultura agli esteri, dalla politica all’amministrazione.
Una ventina, poi, le radio collegato in
network in tutt’Italia, che trasmettono
fino a 6 ore (quanto prevede la legge)
di programmazione in contemporanea, tra notiziari, rassegna stampa
e una rubrica d’attualità e intrattenimento. Circa 3,5 milioni di Euro il
bilancio annuale (l’ultimo chiuso al
30 marzo 2007) di Radio Popolare,
Le sovvenzioni pubbliche
Una telenovela lunga quattro anni
E’ come per le televisioni locali (vedi New Tabloid n. 1 /2008), ma il conteggio
è più complicato e i soldi arrivano più tardi. Anche per le radio sono previste
sovvenzioni, meglio dette “misure di sostegno”, secondo il decreto legge
n. 155 del 1 ottobre 2002 che è il regolamento per “modalità e criteri di
attibuzione del contributo previsto dall’art. 52, comma 18, della legge 28
dicembre 2001, n. 448, per le emittenti radiofoniche locali” pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 242 del 15 ottobre 2002. Ma la differenza è che la
torta da spartire tra le televisioni è gestita dal Corecom, mentre quella delle
radio locali direttamente dal Ministero delle comunicazioni. E allora i tempi
s’allungano. In pratica le radio locali hano ricevuto le sovvenzioni relative
al 2002, non quelle del 2003, quelle del 2004 sono state erogare in parte,
quelle del 2005 sono ferme alla stesura delle graduatorie. E anche i criteri
di assegnazione sono più complicati rispetto a quelli delle televisioni locali.
L’ammontare annuo dello stanziamento è attribuito per tre dodicesimi alle
emittenti radiofoniche a carattere commerciale e per tre dodicesimi a quelle
a carattere comunitario. I sei dodicesimi sono attribuiti sulla base di una
graduatoria che tiene conto della media dei fatturati dell’emittente nel biennio
precedente, del personale assunto e dei giornalisti iscritti all’Albo. Ecco
l’elenco delle prime 22 radio, con il punteggio assegnato: Radio Popolare
(Errepi Spa) 3.750 punti; Radio Lombardia (Radio Communication
Services srl) 840 punti; Radio Italia Anni 60 (Viva Radio srl) 480 punti;
Radiondaverde (Radio Onda Verde srl) 410; Nuova Radio Adamello
(Radio Adamello srl) 390; Circuito Marconi (Novaradio srl) 380; Radio
Voce (Fond. Opera diocesana S. Francesco) 360; Teleradio Cremona
Cittanova (Coop Teleradio Cremona Cittanova) 350; Radio News (Media
News srl) 350; Radio Meneghina (Radio Meneghina srl) 320; Radio
Voghera (Teleradiovoghera srl) 290; Radio Emmanuel (Ass. Radio Papa
Giovanni XXIII) 270; Radio Alta (Teleradiodiffusioni Bergamasche srl) 260;
Radio Millennium (Elite srl) 260; (Radio Super Comunicare srl) 240; Radio
Millenote (Radio Bergamo Centrale srl) 240; Radio Cristal Area (Radio
Cristal Tv srl) 230; Radio Reporter 1, 2 e 3 (Radio Reporter srl) 219; Radio
Nuova Studio (Più Radio Studio Più srl) 210; Radio Number One (Radio
Lagouno srl) 210; Radio Delta 2000 (Radio Delta 2000 snc) 200; Radio Vera
(Astrale Time srl) 180; Gamma Radio Pavia (ex Lattemiele, S.e.a.r.t. srl) 170.
•Nella foto a sinistra la redazione di
Radio Popolare al lavoro nella nuova
sede di via Ollearo e, sopra, Antonella
Mascali e Paolo Vittone nella vecchia
sede di via Stradella. A destra Fabio
Brenna ai microfoni di Radio Marconi
273
352
312
284
329
400
401
440
476
1998
99
00
01
02
03
04
05
06
07
Tabloid 2 / 2008
Fonte: Nielsen Media Research.
Dati in milioni
220
radio investimenti pubblicitari
9
L’inchiesta
di cui 1,4 milioni arrivano dagli abbonamenti e più o meno altrettanti dalla
pubblicità, mentre circa 350/400 mila
Euro arrivano dalle sovvenzioni della
legge sull’editoria e dalle misure di
sostegno ministeriali sulla radiofonia.
Direttore pro tempore di Radio Popolare (dopo le dimissioni di Massimo
Rebotti) è Danilo De Biasio.
Una tra le radio commerciali meglio
strutturate anche dal punto di vista
dell’informazione è Radio Lombardia (che nel mese di marzo 2007
ha tagliato il traguardo dei dieci anni nella sede di via Belinzaghi): sei
giornalisti in redazione, compreso
il direttore Luca Levati (in radio dal
marzo 1989, direttore dal 1992), una
rassegna stampa dei giornali locali, 8
ascolti radio nazionali nel giorno medio
Nome testata
Ascolto Lombardia
Ascolto Nazionale
Rtl 102.5
1.308
5.166
Radio Deejay
1.141
5.586
Radio Italia Solo Musica Italiana
911
3.776
Radio 105 Network
701
3.961
Radio 101
605
1.952
Rds 534
5.014
Rmc Radio Montecarlo
486
1.920
Radio 24 Il Sole 24 Ore
457
1.859
Radio Maria
251
1.806
Radio Kiss Kiss
248
2.374
Radio Capital
240
1.857
M2o
174
1.416
60
536
Radio Radicale
Fonte: Audiradio 2007 (valori in migliaia ‘000)
Le “star” nazionali dell’etere meneghino
Qui hanno mosso i primi passi. Ora sono network
Correvano gli anni Sessanta e Settanta. Se la ricordano
in tanti la decana delle radio private, Radio Monte
Carlo, affrancata dall’“egemonia” del Principato con
la direzione di Noel Coutisson, quando, libera dalle
censure più o meno velate della Rai, trasmetteva le
canzoni “oscurate” e diffondeva il nuovo linguaggio
giovanile. La svolta nel 1974, quando Rmc propone un
radiogiornale le cui notizie sono scritte dalla redazione
del Corriere della Sera e lette da Gigi Salvatori. Si
allestisce così uno studio in via Solferino per permettere
ai giornalisti di trasmettere da Milano. Ma la vera
rivoluzione arriva alla fine degli anni Ottanta, quando
Alberto Hazan, proprietario di Radio 105, acquista la
parte italiana di Rmc. Nell’aprile 1994 la redazione si
trasferisce in toto a Milano e realizza 12 radiogiornali
quotidiani. Da febbraio 2008 la nuova responsabile della
redazione programmi è Daniela Ducoli.
Rtl 102.5, fondata a Bergamo nel 1975 come Radio
Trasmissioni Lombarde, già nel 1990 è uno dei 14
network nazionali ed è stata la prima nella storia della
radiofonia privata italiana a creare, il 26 agosto 1991,
una propria redazione giornalistica, diretta da Luigi
Tornari e composta da 20 giornalisti professionisti e
da 120 corrispondenti dall’Italia (oltre a Milano, Roma,
Napoli, Torino e Palermo) e dall’estero. La struttura
informativa di Rtl 102.5, che ha ricevuto diversi premi
per la qualità del prodotto editoriale, realizza ogni giorno
il Giornale Radio, in onda allo scoccare di ogni ora, la
trasmissione mattutina Non Stop News, il contenitore
10
pomeridiano Password e gli appuntamenti domenicali
L’indignato speciale e Mai visto alla radio. Il gruppo
comprende anche il canale satellitare Rtl 102.5 Tv, che
da settembre 2007 ha lanciato la “radiovisione”.
R101 nasce il 6 giugno 2005 dalle ceneri di One-O-One
Network e, prima ancora, di Radio Milano International,
fondata nel lontano 1975. È l’emittente, presieduta
da Gerry Scotti, acquistata dal gruppo Mondadori
per farne il primo tassello della propria presenza nel
settore radiofonico. Fin dagli anni Ottanta, Radio Milano
International “interrompe” la propria vocazione musicale
con le notizie flash del giornale radio (Pagina 101).
L’attuale redazione cura il notiziario Ultimo Minuto, con
18 edizioni quotidiane, integrate da 14 approfondimenti,
in stretta sinergia con il TgCom, il giornale online di
Mediaset, che offre all’emittente la possibilità di ricevere
i servizi e le interviste dei tg Mediaset. Da segnalare, in
particolare, la diffusione dei titoli dell’edizione delle 20
del Tg5. Lo station manager dell’emittente è Francesco
Perilli, affiancato da Aldo Preda per la redazione
giornalistica.
È il 16 febbraio 1976 quando Radio Studio 105 inizia
a trasmettere sui 105,650 mhz, per iniziativa di Alberto
Hazan. Nel 1983 l’emittente si trasforma in Rete 105
e tre anni dopo, a dieci dalla sua nascita, la “Canale 5
delle radio” ha ormai copertura nazionale. A novembre
1988 diventa anche cartacea: esce infatti il primo
numero di 105 Radio Magazine, un supplemento
di 16 pagine allegato a Tutto Musica e Sp lo, con
Tabloid 2 / 2008
L’inchiesta
Ricavi delle principali emittenti nazionali
Testata
2002
2003 2004 2005
Rai Spa
65,8
63,8
67,8
65,3
Elemedia Spa
45,9
53,9
64,9
70,6
Radio Dimensione Suono Spa
23,9
24,6
32,4
37,4
RTL 102,500 Hit Radio Srl
22,7
28,8
31,7
32,6
Radio Studio 105 Srl
12,8
14
15,7
16,2
Radio Italia Spa
13,8
13,4
15
14,6
Nuova Radio Spa
13,6
13,4
13,7
14,1
Radio Kiss Kiss Srl
4,3
5,5
6,0
5,6
Rcs Broadcast Spa
4,0
5,2
5,2
Radio 101 One to One Network
Totale
206,8
222,6
3,6
4,3
252,4
264,4
Fonte: Elaborazione Authority su fonte Informativa Economica di Sistema. Dati in milioni
di e. Nel 2005, per la prima volta, un privato, Elemedia Spa (Radio Deejay, Radio Capital e
m2o) del Gruppo Editoriale l’Espresso ha superato i ricavi della emittente pubblica, la Rai. notizie, interviste e la posta dei dj. Nel 1990 nasce 105
Classic, radio prevalentemente musicale dedicata al
revival. Il rilancio coincide con il debutto televisivo di
uno dei programmi di punta, Codice Rap di Ringo e
Paolo Maldini, che approda su Videomusic, e con la
realizzazione di Night Express in collaborazione con
la Rai. A metà anni Novanta Rete 105 diventa Radio
105 e, nel 1999, inaugura una sede a New York. Infine,
105 Network festeggia i suoi 30 anni di vita fondando
105 Channel 3 Hip Hop R&B, radio online (www.105.
net) dedicata alla musica black. Radio DeeJay, la più
televisiva di tutte le radio, è di proprietà del gruppo
l’Espresso e ha sede a Milano, dove è nata il 1° febbraio
1982 sulle ceneri di Radio Music 100, per volontà,
tra gli altri, di Claudio Cecchetto (dopo aver lasciato
Radio105, si narra dai ricavi ottenuti dal brano Gioca
Jouer). Nel 1988 l’emittente arriva a coprire tutta l’Italia,
divenendo DeeJay Network, dalle cui costole nasce
la trasmissione tv DeeJay Television. L’anno dopo il
gruppo l’Espresso entra a far parte della società Erre
D.J. e, nel novembre 1994, rileva le ultime quote della
radio di Cecchetto diventando proprietario del 100%
dell’emittente attraverso la controllata Elemedia. Dal
1996 il direttore artistico è Linus. Radio Italia Solo
Musica Italiana nasce il 27 febbraio 1981 per iniziativa
di Mario Volanti. Pur essendo la musica protagonista
assoluta del palinsesto, fin dagli esordi va in onda un
notiziario, a cura di Augusto Abbondanza, piuttosto
originale: prima le news sfiziose, poi quelle nazionali
e internazionali. Nel 1992 la syndacation si può dire
ultimata e, nel 1998, grazie a un accordo con la rete
americana Nbc, trasmette in digitale da New York. Negli
Tabloid 2 / 2008
edizioni locali di notiziario Lombardia
News (dalle 6 alle 21) di 3,5 minuti
ciascuno, tra cui due edizioni principali di cinque minuti (alle 12,30 e
alle 18,30) con notizie di cronaca
nera, politica e attualità, oltre a una
rubrica di Lombardia Spettacoli e
una decina di notiziari nazionali confezionati dall’agenzia Agr, in pratica
un notiziario ogni mezz’ora.
Emittente radiofonica del tutto particolare è LifeGate Radio, fondata nel
2001 da Marco Roveda, che ha investito nella radio i soldi ricavati dalla
vendita delle Fattorie Scaldasole e si
è convertito all’etere creando intorno
all’attività della radio un piccolo impero imprenditoriale con un live motive
esclusivamente legato all’ambiente e
stessi anni Radio Italia approda in tv: prima, nel 1996,
con la “voce storica” Franco Nisi (che fin dagli esordi
dirige i servizi informativi), che conduce A casa con
Radio Italia su Videomusic-Tmc2; poi, dal 1998, alla
radio si affianca Video Italia, prima rete tv italiana free
(oggi canale 712 di Sky). Radio 24, nata il 4 ottobre
1999 da una costola del quotidiano Il Sole 24-Ore e
diretta da Giancarlo Santalmassi, si afferma come la
prima news & talk italiana, lanciando la sfida di una
radio solo parlata, con un palinsesto incentrato su
approfondimenti giornalistici sulle notizie del giorno,
informazioni sui mercati finanziari e meteo, senza
tuttavia disdegnare l’intrattenimento. Tutto realizzato
ad hoc, senza servizi “precotti”, con un notiziario ogni
mezz’ora, per un totale di 37 edizioni quotidiane, di cui
una, Gr 24 Extralarge (alle 13), della durata di 60 minuti,
e rubriche multitematiche. La redazione si compone di
tre caporedattori - per le news (Sebastiano Barisoni), la
multimedialità (Gigi Donelli) e i programmi (Alessandra
Scaglioni) - e nell’area news di due vice caporedattori
(Daniele Biacchessi e Maria Piera Ceci), tre caposervizio
e quattro vice, e 22 redattori.
Infine, come radio di evangelizzazione, viene irradiata
da 850 ripetitori Radio Maria, presente, grazie ad
altre emittenti, in 35 Paesi del mondo. La redazione
centrale della radio, che ha ottenuto lo status di network
nazionale solo all’inizio degli anni Novanta, è rimasta
a Erba (Como), dove è nata nel 1982. Oltre a disporre
di 80 studi mobili in tutta Italia, l’emittente ha anche
una redazione a Roma. Non ha mai mandato in onda
pubblicità, ma sopravvive grazie al continuo dialogo con
gli ascoltatori.
Elena Rembado
11
L’inchiesta
alla natura. LifeGate Radio oggi ha 15
dipendenti, mette in onda musica di
elevata qualità (dalla classica al rock)
e produce 15 brevi giornali radio (dalle
9 alle 17) suddivisi in tre grandi aree tematiche: people, planet, profit (attualità,
mondo, economia). Fiorente l’attività
parallela alla radio legata alla produzione di energia alternativa e di eventi
legati alle trasmissioni. Ad esempio, dal
prossimo 3 maggio al 5 giugno LifeGate (media partner National Geographic
Channel e il free press Metro) lancia un
concorso on the road a impatto zero
per la promozione di band musicali
emergenti con un ecobus che girerà
per le strade di Milano e di Roma.
Ormai consolidata la storia, anche nel
caso delle radio, di emittenti legate a
gruppi editorialei locali che pubblicano quotidiani di provincia. E’ il caso
di Radio Alta e Radio Bresciasette, ri-
spettivamente di proprietà dell’Eco di
Bergamo e de Il Giornale di Brescia. Un
notiziario ogni ora (dalle 8 alle 19) prodotto da una redazione di una decina
di giornalisti che lavora anche per la tv
(Bergamo Tv) con il coordinamento di
un vice direttore, Massimo Romanò (direttore della testata Bergamo Notizie è
lo stesso del quotidiano, Ettore Ongis),
nel caso di Radio Alta, la cui proprietà
Teleradiodiffusioni Bergamasche ha
per amministratore delegato Massimo Cincera, lo stesso della Sesaab,
proprietaria dell’Eco di Bergamo. Ed
è sempre il direttore del quotidiano Il
Giornale di Brescia, Giacomo Scanzi,
a firmare i notiziari di Radio Bresciasette che, in ogni caso, dispone di una
propria redazione che produce notiziari e rubriche di approfondimento in
sinergia con la tv (Teletutto) e lo stesso
quotidiano Il Giornale di Brescia.
La ricerca del Corecom
Stampa flop, radio boom. Sull’onda della tecnologia
Dati significativi, quelli presentati lo scorso 26
febbraio dal Corecom (Comitato regionale per le
comunicazioni), in occasione della presentazione
del Rapporto 2007 dei media locali in Lombardia.
Emerge un generale aumento dei consumi mediatici
e del bisogno di informazione da parte degli utenti.
La tv, a livello sia nazionale sia lombardo, resta il
mezzo più seguito, sebbene sia da notare un lieve
calo della domanda. L’operatore pubblico, la Rai, e
Mediaset perdono ascolti, mentre si assiste a una
forte avanzata delle emittenti satellitari e a una lieve
crescita delle tv terrestri, indice di una scelta meno
generica da parte degli utenti. Per le emittenti locali,
al livello lombardo, le superstation subiscono un
calo degli ascolti, mentre le tv più piccole riescono a
mantenere i propri livelli con meno difficoltà.
La radio è il mezzo di comunicazione che ha
registrato la maggior crescita, quello che, più di ogni
altro, ha saputo cavalcare l’onda della tecnologia. Il
vantaggio della radio è nella possibilità di separare
il mezzo dal messaggio. Diversi sono, infatti, i mezzi
che consentono di ascoltare programmi radiofonici:
web, Ipod e cellulare ne sono un esempio ed è
possibile ascoltarla in differenti luoghi e momenti
della giornata (in auto, sui mezzi pubblici, mentre
si lavora etc). La ripresa della radio - che ormai
è intorno ai 38 milioni di ascoltatori e, nella sola
12
Lombardia, registra 6 milioni di ascoltatori nel giorno
medio - si riflette anche nella maggior crescita
di ricavi pubblicitari. La stampa, invece, anche
in Lombardia è il settore che maggiormente sta
attraversando una fase critica.
Il rapporto evidenzia generalmente un andamento
non positivo in particolare nel biennio 2005-2006. I
ricavi di tutto il settore dei media sono in progressivo
calo, a livello sia nazionale sia regionale, e gli
operatori si sono indebitati di 300 milioni in più
rispetto al 2001.
I media regionali e locali sono quelli che hanno
avuto in 5 anni le migliori performance di crescita
dei ricavi (+15%) e del personale (+21%), ma non
della redditività aziendale (-50%). La crescita del
numero degli addetti soprattutto nelle aziende
medio-piccole è il dato più positivo conseguito dalle
politiche di finanziamento pubblico, considerato che
il settore fino a pochi anni fa era particolarmente
afflitto dal lavoro non regolarizzato o precario. Il
ridimensionamento della raccolta pubblicitaria
ha fatto sì che la sopravvivenza degli operatori
medio-piccoli sia legata soprattutto ai contributi
pubblici: negli ultimi anni, infatti, le piccole e medie
aziende hanno fortemente ridotto il processo di
autofinanziamento e hanno trovato maggiori difficoltà
ad accedere a fonti di finanziamento bancarie.
Tabloid 2 / 2008
L’inchiesta
•La segreteria di redazione di Radio
Lombardia e, destra, una trasmissione
in diretta a Radio Meneghina
conteggiato 476 milioni di Euro.
E’ ancora il 2005, in ogni caso, a
segnare un passaggio importante
nel mercato della radiofonia. Per la
prima volta, infatti, un gruppo radiofonico privato, Elemedia del Gruppo
Espresso (con le sue tre radio DeeJay,
Capital ed m2o) supera, nella classifica dei ricavi complessivi, l’emittente pubblica, con la Rai Spa ferma a
65,3 milioni di Euro ed Elemedia che
arriva a 70,6 milioni di euro. Sono
i settori merceologici di automobili,
abbigliamento, finanza/assicurazioni,
alimentari e media/editoria a investire
più di altri sulle radio.
Legata al Gruppo editoriale San Paolo
(quello di Famiglia Cristiana e Telenova) invece è Radio Marconi (ex Circuito
Marconi ed ex Novaradio), anch’essa
carica di storia (è nata nel 1976) e con
una redazione di quattro giornalisti guidati da Fabio Pizzul. L’emittente garantisce 27 notiziari e, tra le rubriche,
anche uno spazio gestito daq giornalisti
sudamericani per la nutrita comunità
latinoamericana lombarda.
Significative poi le esperienze di altre
radio locali che non figurano in Audiradio, come CiaoComo Radio, ma
che hanno legami forti con il territorio.
Nata dalle ceneri delle gloriose Como Radio City e Radio Studio Vivo,
che per decenni (32 anni quest’anno)
hanno informato e tenuto compagnia
a migliaia di famiglie comasche. Oggi,
dagli studi di viale Varese, a due passi
dal centro storico, CiaoRadio Como
produce ben 27 Gr nazionali (con il
supporto dell’agenzia Agr) e con sei
giornalisti e diversi collaboratori realizza
3 Gr su Como con i fatti e gli approfondimenti sulla città, 1 Gr Como Sport e
7 flash con aggiornamenti locali, oltre
a 14 rubriche, 10 magazine tematici e
un’inchiesta ogni mese (in rete c’è anche un quotidiano online ciaocomo.it).
Altre emittenti di area puntano sull’informazione con materiale autoprodot-
Tabloid 2 / 2008
to. Come Radio Onda d’Urto (Brescia)
legata al movimento che mette in onda,
anche trasmissioni in lingua rom e cingalese o la comunitaria Radio Camuna
(Breno) che, con tre giornalisti, garantisce 4 notiziari locali, 6 flash e rubriche
su argomenti locali.
Gli investimenti pubblicitari
Tra i media classici, la radio è quello
che ha registrato, negli ultimi anni, il
maggior tasso di crescita nella raccolta pubblicitaria, soprattutto se
confrontato con la televisione e la
stampa. Se si analizzano i dati nel
dettaglio, notiamo che, dopo un buon
periodo alla fine degli anni Novanta,
si è verificata una crisi del settore della raccolta pubblicitaria. Un brusco
crollo dei ricavi si è avuto nel triennio
2000-2002, interrotto nel 2003 che
ha invece registrato una crescita inaspettata, con una raccolta di 45 milioni in più in un solo anno rispetto alla
raccolta precedente, facendo così
superare il giro di boa dei 300 milioni
di Euro. Crescita confermata ancor
più nel 2004, con un ulteriore balzo di
70 milioni, portando il totale intorno
ai 400 milioni di Euro. Fino al 2007,
anno in cui Upa (Utenti Pubblicità
Associati) segnala ricavi pubblicitari
pari a 583 milioni di Euro e Nielsen ha
La situazione economica
Piccoli numeri, in termini assoluti,
quelli relativi ai fatturati delle imprese radiofoniche, più in salute rispetto
ai comparti della stampa in genere
e delle televisioni locali. Anzi, sono
diametralmente opposte le strutture
economiche degli operatori radio e
di quelli della televisione. Il valore
aggiunto della radio si attesta sul
32%, mentre la tv raggiunge il 22%.
Ma è l’incidenza sul personale, che
nelle tv supera il 36% e nelle radio
è sotto il 17%, che incide sul Mol
(margine operativo lordo) calcolato
escludendo, tra l’altro, i contributi
previsti dalla legge radio-televisiva,
che coprono ben il 40% dei costi,
così come segnala la ricerca del
Corecom (vedi pag 12).
wIl Mol delle televisioni è infatti negativo, chiaro segnale (comune a
tutt’Italia) delle difficoltà degli operatori a gestire le aziende televisive
senza i contributi statali, mentre
per le radio il Mol è sostanzialmente positivo. I contributi straordinari
ammontano a oltre il 45% per le tv
e a meno del 18% per le radio. La
redditività netta, infine, si attesta
sull’8,8% sulle tv e ben sull’11,2%
sulle radio. Segno che il settore radiofonico, soprattutto in Lombardia,
ha buona vitalità. [email protected]
13
La posta
dei
lettori
Primo
piano
Stagista a vita, in barba alla legge
Come dice il proverbio: “Fatta la legge, trovato l’inganno”. Così è possibile
che un’azienda riesca a far lavorare un giovane rinnovandogli un contratto
di stage che, invece, dovrebbe avere durata limitata
Un tirocinio senza fine
Premetto che vorrei rimanere anonimo, perché
per aver sollevato questo problema potrei
essere oggetto di ritorsioni anche gravi (come
il licenziamento definitivo). Ora posso spiegarvi
come un’azienda può tranquillamente aggirare la
legge sul contratto di stage/tirocinio e imporre a un
ragazzo di rimanere stagista senza limiti di tempo.
La legge Treu stabilisce i limiti di durate degli
stage, dopodiché l’azienda è costretta o ad
assumere la persona con un contratto (a progetto,
a termine, indeterminato, etc) oppure porre termine
al rapporto di lavoro. La legge fissa il limite:
1) in 4 mesi per gli studenti della scuola superiore;
2) in 6 mesi per quelli di istituti professionali di
Stato, di corsi di formazione professionale, di
attività formative post-diploma o post-laurea e i
disoccupati/inoccupati;
3) in 12 mesi per gli studenti universitari e per i
soggetti svantaggiati;
4) in 24 mesi per i portatori di handicap.
Ma, nella legge, esiste una lacuna che permette
alle aziende di circumnavigare questo limite e
istituire stage senza limite. Uno stage può essere
attivato da un’azienda solo attraverso un ente
promotore. E questo è il punto a cui una casa
editrice si può attaccare. Quando si parla di stage
nella legge, infatti, ci si riferisce al singolo contratto
di stage. Ciò significa che lo stage attivato tra un
determinato ente promotore, un determinato ente
ospitante e il tirocinante deve rispettare i limiti di
durata indicati nella legge. Ma se viene stipulato
un nuovo contratto di stage tra differenti parti
(cambiando per esempio l’ente promotore, per
capirci non più l’Università, ma lo Sportello Stage),
i termini di durata si azzerano.
Esempio pratico, il mio: mi sono laureato a fine
marzo 2006 (quasi 24 mesi fa). Un anno fa, tramite
l’università, comincio uno stage di 6 mesi presso
una casa editrice. Scaduto il termine dei 6 mesi, mi
fanno iscrivere a Sportello Stage (ente promotore
collegato alla regione Lombardia) per attivarmi
altri 6 mesi di stage. Scaduti questi 6 mesi,
siamo a quota 12 mesi di stage presso la stessa
società. Io, chiaramente, sono convinto che mi
facciano finalmente un contratto di praticantato,
anche perché in quest’anno ho lavorato certo non
come dovrebbe una stagista, venendo anche di
14
sabato sebbene non fossi pagato. Ma per un bene
superiore e se si ha un’etica dell’impegno spiccata
lo si fa. E invece? Cosa s’inventano questi furboni?
Un altro stage di 6 mesi! L’ente promotore è un
altro (credo 4stars, ma non ne son certo), quindi
si può ripartire da capo, come se l’anno di stage
passato non ci fosse mai stato. Oppure pensano
che io sia portatore di handicap... e pensare che io
non me ne ero mai accorto...!
Dal momento che la legge recentemente è stata
modificata contemplando come enti promotori
non solo quelli pubblici, ma anche quelli privati
riconosciuti dallo Stato (permettendo quindi
un fiorire di enti promotori non collegati tra loro
e che quindi non si parlano), ora le aziende,
appoggiandosi su una legge che non specifica
chiaramente che l’oggetto del limite di durata è
il contratto tra tirocinante e azienda, potrebbero
tenere una persona in regime di stage per sempre!
In realtà, per porre un minimo di freno
a questo uso mistificatorio (e insultante) della
norma, basterebbe che gli enti promotori
chiedessero all’azienda di sottoscrivere e garantire
che il tirocinante non ha mai fatto stage presso
l’azienda prima: altrimenti, se uno ha già fatto
uno stage, gli enti potrebbero comunicarselo tra
loro. Anche perché se l’azienda lo ritiene idoneo
a tenerlo nel proprio organico dovrebbe fargli un
contratto, com’è giusto che sia!
Spero che questa lettera serva a qualcosa, se non
per me, per tutti i ragazzi che vengono raggirati e
obbligati per necessità a rimanere stagisti senza
limiti. Perdonatemi se chiedo di rimanere anonimo,
ma sono sicuro che capirete.
Lettera firmata
Quello degli stagisti è un tema delicato che
sta provocando forte dibattito all’interno della
categoria. Al punto che lo scorso 13 dicembre
l’Ordine nazionale, all’interno del nuovo quadro
di indirizzi sulle scuole di giornalismo, ha vietato
gli stage degli studenti nel periodo estivo.
La decisione ha fatto molto discutere,
ma nei giornali ci sono troppi stagisti di dubbia
provenienza. C’è un punto fermo, comunque:
il contratto di lavoro (art. 34, i Cdr devono vigilare).
A garanzia degli stagisti ma anche dei precari
e dei disoccupati. (L.G.)
Tabloid 2 / 2008
La posta
dei lettori
Non dimenticate
Enzo Tortora
Mi sono venuti i brividi quando due
giovani colleghi giornalisti, a distanza
di un paio di mesi l’uno dall’altro,
mi hanno posto sia pure con parole
diverse la medesima domanda: “Ma
chi era Enzo Tortora?”. Sono rimasto
esterrefatto. Tra qualche imbarazzo
ho cercato di rispondere nel modo più
esauriente possibile ricordando da un
lato il grande giornalista e dall’altro il
clamoroso episodio di ingiustizia di cui
fu vittima nei primi anni Ottanta. Una
triste vicenda che iniziò il 17 giugno 1983, quando
Tortora fu arrestato con l’accusa di associazione a
delinquere di stampo camorristico sulla base delle
dichiarazioni di alcuni “pentiti”. A queste accuse si
aggiunse poi quella di aver spacciato droga in uno
studio televisivo. Il noto giornalista e conduttore
televisivo scontò sette mesi di carcere e poi gli arresti
domiciliari. Il 17 settembre 1985 arrivò la condanna
a dieci anni. Nel 1984 Tortora era stato eletto al
Parlamento europeo nelle liste del Partito Radicale,
ma si dimise il 31 dicembre 1985 rinunciando così
all’immunità prevista per i parlamentari. Alla fine di
una lunga battaglia, Tortora fu assolto con la formula
piena: era il 15 settembre 1986. Dopo pochi mesi, nel
febbraio 1987, riprese il suo celebre programma sulla
Rai, “Portobello”. Finita la sigla di apertura salutò così
i telespettatori: “Dunque, dove eravamo rimasti?
Potrei dire moltissime cose e ne dirò poche. Una me
la consentirete: molta gente ha vissuto con me, ha
sofferto con me questi terribili anni...io sono qui, e lo
sono anche per parlare per conto di quelli che parlare
non possono, e sono molti, e sono troppi; sarò qui,
resterò qui, anche per loro...”. L’incredibile ingiustizia
subita da Enzo Tortora grida ancora vendetta. La
vita e la dignità di un uomo furono letteralmente
distrutte da assurde calunnie pronunciate da
uomini senza scrupoli in nome di una “giustizia
spettacolo” che aveva fame di sangue e di notorietà.
Pur essendo molto giovane, ricordo ancora quanti
pronunciavano parole del tipo: “Se l’hanno messo
in carcere vorrà dire che qualcosa ha fatto”. Invece
non ha fatto un bel nulla. Ma chi ha pagato per la
tremenda ingiustizia patita da Tortora? Nessuno. A
poco, se non a niente, è valso il referendum di alcuni
anni dopo sulla responsabilità civile dei magistrati.
Qualcosa è cambiato, ma non molto. Ancora oggi,
purtroppo, risulta di fatto ribaltato il principio cardine
della giustizia, la “presunzione d’innocenza”. In molti,
in troppi casi è l’accusato che deve dimostrare la
propria estraneità ai fatti. Inaccettabile. Così com’è
assurdo che un giornalista non conosca la storia di
Enzo Tortora.
Orlando Sacchelli
Tabloid 2 / 2008
Senza polemiche
il giornale ne guadagna
Gentilissima Presidente, debbo
farle, stavolta, i miei complimenti
per l’ultimo numero di New Tabloid.
bello, interessante, utile (dicevo
“stavolta”, perché qualche mese
orsono ho segnalato che... non
ne potevo più delle diatribe che
vedevano Franco Abruzzo e lei
protagonisti di un infinito dibattito).
Mi ripeto: ultimo numero molto bello,
in particolare per il servizio degli
stagisti in Kenya (padre Kizito è un
amico, oltre che socio della mia associazione).
Michele Papagna
Un malcostume da fermare
Un mio articolo pubblicato su Liberomercato è
stato copiato da un altro giornale. A dimostrazione,
sul mio sito si trovano sia il testo da me scritto sul
possibile stop del Tar al progetto del Delle Alpi sia
quello del quotidiano sportivo. Faccio presente
che già in passato numerosi miei lavori sono stati
copiati: un malcostume purtroppo comune ad
altri colleghi che, come me, sono freelance e non
hanno un posto fisso di lavoro con una busta paga
regolare. Spero che voi possiate frenare in qualche
modo questo malcostume. Vi saluto cordialmente
Marco Liguori
Un vezzo poco simpatico, certo. Non è la
prima segnalazione di questo genere che ci
arriva. Verificheremo e, se verranno riscontrati
comportamenti sanzionabili, interverremo. (L.G.)
Se solo le Poste funzionassero
I disservizi postali “uccidono” letterlamente tutta la
stampa periodica a circolazione controllata. Sono
crollati gli abbonamenti con il risultato che molti
periodici sprecano molte più copie in edicola, che
vanno al macero. Un costo reale ed ecologico
notevole che, indirettamente, si ripercuote sulla vitalità
del settore e quindi su chi ci lavora.
Piero Torodovich
Non coordinatore, ma direttore
Ho letto con interesse il vostro servizio sulle
televisioni locali nel numero di gennaio-febbraio
2008. Complimenti per gli approfondimenti, ma
non posso che dirmi sorpreso per aver scoperto
che il sottoscritto, Fabio Ravezzani, sarebbe
<coordinatore della redazione sportiva>.
In realtà, da ormai sei anni, sono direttore della
testata sportiva di Telelombardia e Antenna3.
Fabio Ravezzani
15
Primo
piano
Il bilancio
la sintesi della relazione del presidente all’assemblea del 27 marzo
Conti in buona salute
Risanato il debito dell’Ifg
Diminuite del 24,6% le spese legali, ma rimangono pesanti
le pendenze del passato. Abbattuti del 71%
i costi dei collaboratori. Iniziative culturali e monitoraggio
su informazione-pubblicità al centro del lavoro del Consiglio
2 mlioni
837 mila
29,57 euro
di Letizia Gonzales*
È trascorso quasi un anno dalle nostre
elezioni (ci siamo insediati il 7 giugno
2007), quasi un anno che è volato molto veloce e ci ha permesso di capire
quanto lavoro e quanta strada dobbiamo ancora percorrere.
Ottimizzare i costi ed eliminare gli sprechi è un punto forte di questo nuovo
Consiglio, per poter destinare risorse
ad attività di servizio per i nostri iscritti.
Stiamo rivedendo tutti i contratti che
vengono a scadere, da quelli di manutenzione delle moderne apparecchiature elettroniche ai contratti con
la società che fornisce i programmi di
software, alle polizze assicurative.
Il Lavoro del Consiglio 18 riunioni
in nove mesi, più quelle dedicate alla
scuola di giornalismo.
Abbiamo creato un gruppo di lavoro
su pubblicità e informazione. Con
l’aiuto del consigliere Laura Mulassano, la collaborazione dei comitati di
redazione e gli incontri con i Direttori è
stato monitorato il settore del turismo.
Ora ci stiamo occupando di quello
delle auto e subito dopo toccherà alla
moda, alla cosmetica, all’arredamento
ed a tutte le sezioni del giornalismo più
vicine alla pubblicità per raccogliere
dati e arrivare alla stesura di un codice
deontologico.
Corsi per praticanti: ne sono stati organizzati già due, brevi e full time, con
minori costi per gli iscritti (dai precedenti 400 Euro per 120 ore agli attuali
16
150 Euro per 50 ore) e risparmio nelle
parcelle dei docenti.
Iniziative culturali: convegni e borse
di studio sono il percorso che intendiamo seguire. Abbiamo promosso un
soggiorno a Nairobi per tre freelance
nel mese di dicembre, e 10 borse di
studio per frequentare un corso molto qualificato di 90 ore di giornalismo
investigativo. Dopo i convegni sul giornalismo sociale e quello sulla giornalista russa Anna Politovskaja stiamo
preparando un incontro per discutere i risultati di una ricerca affidata al
giornalista-sociologo Enrico Finzi sul
futuro della professione e un altro internazionale sui rischi della professione,
organizzato dalla facoltà di giurisprudenza dell’Università Statale di Milano.
Infine, pensiamo di programmare un
incontro dibattito con le donne, sulle
donne: linguaggio delle giornaliste,
percorso professionale, immagine
su quotidiani e magazine. Mi piacerebbe, infine, che a Milano nascesse
un progetto culturale ampio e molto
ambizioso condiviso dalle istituzioni
milanesi, dai grandi gruppi culturali
della nostra città, da chi ha a cuore
la qualità dell’informazione ed il suo
ampissimo valore culturale.
Comunicazione: il filo diretto con i
nostri iscritti avviene attraverso il sito online, il giornale New Tabloid , la
newsletter, i convegni e i dibattiti. Pensiamo così di non ossessionare i colleghi con un bombardamento di e-mail,
È il totale a pareggio del bilancio
chiuso il 31 dicembre 2007.
Avanzo di esercizio: 224.617,23
(+441,6% rispetto all’esercizio 2006).
Scuola di giornalismo: 244.970
euro il disavanzo dell’Ifg, coperto
dall’Ordine lombardo.
Spese legali: 48.886,61 Euro
(-24,6%) nel 2007 rispetto ai
64.861,17 Euro del 2006.
ma di creare partecipazione attraverso
mezzi di informazione diversi.
Procedimenti disciplinari: ne abbiamo una sessantina in eredità dagli
anni precedenti ed una ventina di
nuovi. Abbiamo, poi, un’altra eredità
faticosa, che mi coinvolge in prima
persona come rappresentante legale,
e si riferisce ad iniziative precedenti
la mia elezione, delle quali non sono
direttamente responsabile.
Con l’aiuto del consigliere avvocato
Laura Hoesch stiamo esaminando
quei contenziosi che, se chiusi, ci
permetterebbero di risparmiare sulle
spese legali. Fra i procedimenti disciplinari hanno un ruolo importante molte
questioni sindacali collegate alla deontologia dei comportamenti dei Direttori
che svolgono attività non propriamente
giornalistiche ma imprenditoriali. L’avventurismo crescente di tante iniziative
spregiudicate colpisce colleghi che poi
rimangono senza lavoro, vittime della
leggerezza di editori senza scrupoli.
Alcuni di loro sono giornalisti che non
rispettano alcuna regola. In questi casi
l’Ordine interviene anche d’ufficio.
Tabloid 2
6 / 2008
2007
Il bilancio
•Il bilancio dell’Ordine della
Lombardia è stato approvato
all’unanimità lo scorso 27 marzo
al Circolo della Stampa.
Ufficio relazioni con il pubblico:
il vicepresidente Stefano Gallizzi e i
consiglieri Laura Mulassano e Paolo
Pirovano ricevono all’Ordine tre volte
alla settimana tutti i colleghi che vogliono accedere al praticantato d’ufficio o
diventare pubblicisti. La loro preziosa
attività di informazione e ascolto dei
problemi creati ai giovani dal disarticolato e selvaggio mercato del lavoro
dimostra come l’Ordine può essere
d’aiuto nell’accesso alla professione di
chi non riesce a trovare un posto fisso o
è vittima di posizioni di abusivato ormai
sempre più frequenti. Fare il giornalista
ai tempi del blog è poco eroico e spesso molto frustrante. Purtroppo.
La scuola È un capitolo molto delicato. La nostra bella Scuola potrebbe avere ancora un glorioso futuro
se potesse contare su finanziamenti
consistenti. Purtroppo non è così. La
regione Lombardia ha stanziato una
cifra importante per tre anni (dal 2005
il contributo è al 50% rispetto agli anni precedenti) che però non basta a
coprire tutti i fabbisogni dell’Istituto.
Quest’estate la situazione era drammatica: carente il piano finanziario di
previsione per il biennio 2007-2009;
verbali non redatti, altri incompleti, altri
ancora non approvati o mancanti delle
firme necessarie di convalida. Niente
soldi in cassa, locali da ristrutturare
(alla Regione era stata assicurata l’agibilità però mai realizzata) e 174.000
Tabloid 2 / 2008
Euro già impegnati dagli amministratori
precedenti. Che fare? In una serie di
sedute di Consiglio, davvero drammatiche, abbiamo dovuto decidere se
chiudere la Scuola, mandare a casa
gli studenti che avevano superato la
selezione ed appena iniziato il corso
e versato la prima rata di 4.000 Euro
oppure, come è poi avvenuto, approvare il bilancio della Scuola che portava
un disavanzo di 174.170 Euro. A tale
importo andava aggiunto il 50% delle spese straordinarie necessarie per
l’agibilità, pari a 70.800 Euro. Un totale
dunque di disavanzo di 244.970 Euro.
Ricordo che il nostro bilancio 2007 ha
già sopportato la spesa di 65.000 Euro
per i problemi più urgenti.
Sulla conclusione del biennio in corso
non ci possono essere dubbi, perché siamo tutti chiamati ad onorare
gli impegni assunti, mentre per la prosecuzione dell’attività occorrerà un
ripensamento responsabile sugli obbiettivi della Scuola anche in funzione
del mercato del lavoro che ha subito
profonde modificazioni dal lontano
1977, anno di fondazione di Ifg.
I numeri Il 2007 chiude comunque
con un avanzo di 224.617,23 Euro, vale
a dire con un incremento del 441,6%
rispetto al 2006 che si era invece
chiuso con un avanzo di esercizio di
41.467. Un risultato di tutto rispetto.
Dall’utile disponibile, però, dovremo
attingere ben 200.000 Euro per copri-
re il disavanzo registrato nella scuola di giornalismo. Il totale a pareggio
dell’esercizio chiuso il 31-12-2007 è
di 2.837.29,57 Euro.
Le spese più rilevanti sostenute riguardano: la quota di competenza del Consiglio nazionale, pari a 1.140.405 Euro,
che rappresenta, da sola, il 40,2% del
totale di esercizio; le spese per il personale di 442.089 pari al 15,5% del totale
d’esercizio; l’affitto e le spese condominiali che ammontano a 123.107,25
Euro pari al 4,3% del totale d’esercizio.
Queste sole tre voci costituiscono il
60% del nostro bilancio.
Consulenze legali: i costi per le consulenze legali e notarili sono passati
dai 64.861,17 Euro dell’anno 2006 ai
48.886,61 del 2007, con una diminuzione di circa 15.975 Euro (pari a
-24,6%). Speriamo, inoltre, di riuscire
a ridurre ulteriormente i costi su vertenze impegnative a carico dell’Ordine
ereditate dal passato.
Lavoro interinale: altre spese ridotte con la nuova gestione sono quelle
per le collaborazioni: 97.543,10 Euro
nel 2006 e 88.696,64 a giugno 2007.
Il costo dei lavoratori interinali assunti
a sostituzione di impiegati in malattia
e maternità nel 2° semestre è stato,
invece, di circa 26.000 Euro, con un
risparmio quindi del 71%. Per il 2008
si può prevedere una spesa per lavoro
interinale di 54.000 Euro, cifra che si
sarebbe aggirata addirittura intorno ai
174.000 Euro se ci fossero ancora le
collaborazioni in atto nel 2006.
New Tabloid: la riduzione del formato
e la formula magazine full color facilitano il reperimento delle pagine di pubblicità che stimiamo possano generare
un introito di almeno 30.000 Euro (nel
2006 i ricavi pubblicitari di Tabloid erano stati di 24.689,78 Euro), equivalente
a circa la metà del costo di 6 numeri
del giornale . Il nuovo magazine (senza
pubblicità) costa circa 10.728, 50 Euro
a numero.
* Presidente dell’Ordine
dei giornalisti della Lombardia
17
Primo
Il bilancio
piano
la relazione del consigliere tesoriere
Nuova gestione
costi contenuti
Crediti per 182mila Euro per le quote precedenti (20022007). Cartelle esattoriali agli iscritti morosi. Trasformate
in “pronti contro termine” le risorse fino a ieri in portafoglio.
di Alberto Comuzzi*
Mi soffermerò solo sui principali aggregati contabili e sui principali eventi che
hanno caratterizzato l’ultimo esercizio.
Per quanto attiene il bilancio consuntivo
mi piace sottolineare subito che chiude
con un evidente segno positivo.
Le entrate Le entrate ammontano a
2.847.481,79 Euro, con un incremento
di 36.828,16 rispetto alla precedente
gestione. La voce più consistente è data
dalle quote di iscrizione per un importo
pari a 2.276.390,16 Euro, così suddivise:
1.935.890,16 (professionisti-pubblicistipraticanti) e 340.500,00 (elenco speciale).
I diritti di segreteria hanno fatto registrare
entrate per 136.362,44 Euro, con un incremento di 7.440,80 rispetto all’esercizio
precedente. Il totale delle tessere FF.SS.
ammonta a 5.750.00 Euro, in questo caso
con un decremento rispetto al precedente
esercizio (8.903,00) di 3.153,00.
I crediti per le quote degli anni precedenti (anni dal 2002 al 2007) verso gli
iscritti ammontano a 182.120,00 Euro.
Nel corso del 2008 le esattorie provvederanno a notificare le cartelle esattoriali
agli iscritti morosi.
Le uscite Le uscite ammontano a
2.622.864,56 Euro. Le voci più rilevanti
sono relative alle quote di competenza
Consiglio nazionale (pari a 1.140.405,00)
e al costo del personale dipendente
(473.936,39, comprensivi del fondo d’incentivazione di 74.006,99, come previsto dal contratto collettivo di lavoro per
il comparto degli enti pubblici non economici). Altra voce consistente sono le
18
spese per iniziative culturali: 198.837,56
di cui€ 65.000 destinati all’AFG/IFG.
L’affitto degli uffici, comprensivo di spese condominiali, ammonta a 123.107,25
con un incremento di 4.241,21 rispetto
al 2006. Per la convocazione dell’assemblea del 27 marzo 2007, sono stati
spesi per l’invio delle lettere di convocazione (per posta prioritaria al posto
delle lettere raccomandate) 23.759,34
Euro, con un incremento di 1.747,30
rispetto al 2006. Le spese per consulenze legali e notarili (comprensive del
gratuito patrocinio per assistenza fiscale
e legale - art. 24 cost. e legge 69/1963
- ed escluse quelle relative alla gestione di Tabloid) ammontano a 72.941,75
Euro, facendo rilevare un decremento
rispetto al 2006 di 20.327,60; le spese
di trasporto e spedizioni ammontano
a €8.950,50 Euro, con decremento di
€332,80 rispetto al precedente esercizio. La Gestione portafoglio, affidata
alla Banca Intesa San Paolo, ha fatto
registrare perdite per 601,23 Euro. Per
questo motivo il Consiglio ha stabilito
di trasformare in “pronti contro termine” le risorse economiche fino a ieri in
portafoglio. In anni di oggettive difficoltà
economiche per molti, dentro e fuori il
mondo dell’informazione, anche il nostro Consiglio intende dare un segnale
nel senso dell’austerità comprimendo, là
dove possibile, i costi, pur mantenendo
inalterato il livello dei servizi attesi dai
propri iscritti. Con la nuova gestione dei
corsi per i praticanti, per esempio, il
costo d’iscrizione ai medesimi s’è abbassato da 400 a 150 Euro. Il merito
va soprattutto ai tanti colleghi che hanno messo a disposizione le loro competenze di tutor o gratuitamente o con
compensi poco più che simbolici. Per
quanto riguarda le spese per le elezioni
del nuovo consiglio sono stati sostenuti
costi per 130.005,15 Euro per i quali si è
deciso di utilizzare parte del fondo accantonato nei precedenti esercizi. I fondi
ad oggi accantonati sono così composti:
iniziative culturali 50.000; aggiornamento
professionale 7.660,91; attività editoriali
69.387,76; DPR 445/00 200.000; condono quote 2.072,68; adempimenti pluriennali 85.212,06, Euro Euro per un totale di
414.333,41.
*Tesoriere Ordine
dei giornalisti della Lombardia
Tabloid 2
6 / 2008
2007
Il bilancio
la Relazione del Collegio dei Revisori dei Conti
Trasparenza
e austerità
Una gestione prudente e finalizzata alla tutela degli iscritti.
Assemblea sovrana sulla decisione di affidare 200mila
Euro a un fondo a favore dell’Associazione Walter Tobagi
di Ezio Chiodini*
Il Collegio dei Revisori dei Conti,
composto, oltre che dal sottosritto,
da Marco Ventimiglia e Angela Battaglia, in conformità al disposto di
legge, ha proceduto a una accurata
analisi e verifica di tutte le poste in
entrata e in uscita (si veda nella tabella sotto la sintesi delle voci più significative), controllando l’inerenza e
la correttezza della documentazione
contabile presentata.
Sono sempre state effettuate le
verifiche trimestrali con puntualità e
sono stati ottemperati gli obblighi di
legge relativamente all’attuazione di
tali verifiche, in particolare i Revisori
hanno proceduto al controllo sulla
tenuta della contabilità ed al con-
Tabloid 2 / 2008
trollo dell’amministrazione.
Nel corso degli incontri trimestrali,
così pure come in alcune riunioni del
Consiglio, il collegio dei Revisori ha
monitorato la situazione finanziaria,
invitando il Consiglio ad una gestione prudente e finalizzata alla tutela
degli iscritti.
E’ da rilevare, inoltre, che i crediti verso gli iscritti per gli anni dal 2002 al
2007 ammontano a 182.120,00 €.
Il Collegio dei Revisori dei Conti sottolinea come al 31/12/2007 nel bilancio siano stati accantonati 414.333
Euro di fondi istituzionali (iniziative
culturali 50.000; attività editoriali
69.387; aggiornamento professionale 7.660, ecc.):
Il Collegio dei Revisori ha, inoltre,
controllato la rispondenza dei dati
di bilancio con i saldi effettivi esistenti
sia in cassa sia presso le banche,
riconciliandoli trimestralmente e a
fine anno.
Il Collegio precisa che il bilancio
preventivo 2008 è stato redatto sulla scorta dei dati disponibili e ispirandosi al principio della massima
prudenza.
Come revisori dei conti riteniamo di
dover aggiungere una spiegazione
relativa alla destinazione dell’avanzo
dell’esercizio 2007.
Il Consiglio dell’Ordine ha deciso di
destinare 200 mila euro a un fondo di nuova costituzione a favore
dell’Associazione Walter Tobagi che
gestisce l’Ifg, in pratica la scuola di
giornalismo. I conti dell’Associazione
sono infatti pesantemente negativi e
ciò per le ragioni già spiegate. Allo
stesso scopo, nel bilancio preventivo 2008 sono destinati altri 50 mila
euro.
E’ opinione del Collegio dei Revisori
che la decisione di devolvere contributi a fondo perduto sia di esclusiva
pertinenza di questa assemblea , il
solo organo istituzionale rappresentativo della volontà di tutti gli iscritti
e quindi unico organo con poteri
decisionali su devoluzioni a fondo
perduto.
*Presidente del Collegio
dei Revisori Ordine dei giornalisti
della Lombardia
i conti in pillole
Voci
Euro
Entrate
2.837.030
di cui: Quote iscrizioni
1.935.890
Elenco speciale
340.500
Diritti segreteria
136.362
Aggi quote Cnog 171.061
Corso praticanti
Iscrizione Albo
Tabloid e varie 55.350
128.355
8.763
Uscite 2.599.972
di cui: Quote Cnog 1.140.405
Tabloid 64.164
Iniziative cult.
182.585
Personale
425.817
Avanzo di esercizio 224.617
19
Il bilancio
situazione patrimoniale
attività
immobilizzazioni immateriali
immobilizzazioni materiali
cassa denaro c/c bancari c/c postale banche c/gest. titoli depositi cauzionali riman. finali cancelleria riman. finali tessere ff.ss. crediti vs/clienti ina c/liquidazioni imposta sost. tfr crediti vs/inail dipendenti c/prestiti crediti per quote anni precedenti ratei e risconti totale attivita’ 39.262,72
157.461,66
1.058,78
198.756,63
15.589,64
366.031,95
20.206,60
9.792,01
1.750,00
1.950,00
125.948,22
288,01
2.295,09
8.195,09
182.120,00
1.771,26
1.132.477,66
Ordine dei Giornalisti
consiglio regionale della lombardia
Bilancio dal 01/01/2007 al 31/12/2007
(gli importi sono espressi in euro).
conto economico
costi
consiglio nazionale spese per il personale spese legge 626/94 prestazioni sanitarie affitti e spese condominiali pulizia uffici/materiale per pulizia assist./manut./mobili e macchine assistenza softwar noleggio attrezzatura ufficio luce/acqua/gas postelegrafoniche utenza telefonica cancelleria e stampati assicurazioni tessere professionali valori bollati e vidimazioni spese trasporto spese e consul. legali e notarili spese amministrative spese bancarie c/c postali spese funzionamento ufficio e varie abbuoni e sconti passivi collaborazioni co.co.co premiazione 50 anni di albo spese convoc. assemblea spese viaggi consiglieri libri/giornali riviste/cd rom tessere viaggi consulenze consulenza contrattuale gratuito patroc. ass. leg. fisc.
art. 11 legge 69/1969 spese delibere praticanti d’ufficio consulenza informatica costi indeducibili costi pubblicazione tabloid 20
1.140.405,00
438.257,29
3.702,94
129,07
123.107,25
18.915,94
37.244,75
10.594,11
6.066,48
3.731,00
19.580,19
9.873,65
26.896,58
13.837,39
17.000,00
2.249,37
8.950,50
48.886,61
29.577,10
5.543,62
20.545,38
142,61
88.696,64
6.193,40
23.759,34
12.707,92
9.968,05
7.500,00
374,40
14.477,50
28.575,14
3.794,40
6.000,00
295,37
64.164,50
passività
f.do amm.to immobilizzazioni
materiali fatture da ricevere fondo tfr dipendenti ferie e 14^ da pagare debiti vs/fornitori consiglio naz. c/liquidaz. f.do contributi produttivita’ inps c/contributi f.do produttivita’ esattoria c/irpef esattoria c/rit. d’acconto rivalutazione tfr da versare casagit trattenute sindacali inps collaboratori debiti per finanz. dipendenti f.do irap fondi accantonamento totale passivita’ avanzo d’esercizio totale a pareggio 101.725,59
7.856,52
150.238,93
8.401,93
36.862,88
79.344,24
18.013,31
10.058,00
74.006,99
896,99
1.555,25
486,87
525,45
272,80
227,00
261,00
2.793,27
414.333,41
907.860,43
224.617,23
1.132.477,66
spese iniziative culturali commissioni esatri legge 278/1992 sopravv. passive omaggi e beneficenze irap imposte e tasse perdite su titoli contributo pro ifg quote amm.to immobilizzazioni totale costi avanzo d’esercizio totale a pareggio 132.585,06
73.155,87
1.132,25
1.252,50
35.679,10
2.130,81
601,23
65.000,00
49.132,03
2.612.412,34
224.617,23
2.837.029,57
ricavi
quote iscrizione profess. prat. quote elenco speciale diritti di segreteria tasse iscr. prat.+prof. tessere professionali interessi attivi corso praticanti corsi di aggiornamento indennita’ di mora esami cultura generale abbuoni e sconti attivi aggi su quote cnog tessere viaggi ferrovie interessi su titoli sopravvenienze tessere c/rim. finali rimanenze finali cancelleria tessere c/rim. iniziali - rimanenze iniziali cancelleria - pubblicita’ tabloid altri ricavi totale ricavi
1.935.890,16
340.500,00
136.362,44
128.355,00
13.785,00
2.295,73
55.350,00
23.000,00
5.516,92
996,40
45,18
171.060,76
5.750,00
4.701,05
3.567,65
1.750,00
9.792,01
950,00
9.502,22
1.599,00
7.164,49
2.837.029,57
Tabloid 2 / 2008
Il bilancio
raffronti 2007/2006
Stato patrimoniale attivo Immobilizzazioni Immateriali Materiali
Ammortamenti
Totale Immobilizzazioni Attivo circolante
Rimanenze Crediti
- entro 12 mesi - oltre 12 mesi
Disponibilità liquide Totale attivo circolante Ratei e risconti Totale attivo 11.542
10.452
320.796
20.207
341.003
581.437
933.982
1.771
1.030.751
314.928
20.207
335.135
535.691
881.278
30.993
1.023.408
Stato patrimoniale passivo
Patrimonio netto
Altre riserve Utile d’esercizio Totale patrimonio netto Trattamento fine rapporto di lavoro subordinato Debiti Ratei e riscontri
Totale passivo 414.332 224.618
638.950
150.239
241.562 0
1.030.751
503.481
41.467
544.948
126.970
350.090
1.400
1.023.408
2.810.907
2.754.441
1.090
14.280
2.826.277
(7.764)
37.250
2.783.927
63.905
1.869.584
129.173
442.089
49.133
0
49.133
5.928 2.559.812
266.465 6.997
3.568
16.733
(13.165)
260.297
35.679
224.618
86.737
1.994.064
122.725
446.912
31.174
18.032
49.206
10.572
2.710.216
73.711
3.813
4.676
538
4.138
81.662
40.195
41.467
Conto economico
Valore della produzione
Ricavi delle vendite e delle prestazioni Variazione delle rimanenze di prodotti in
lavorazione, semilavorati e finiti Altri ricavi e proventi: Totale valore della produzione Costi della produzione
Per materie prime, sussidiarie, di consumo e di merci Per servizi Per godimento di beni di terzi Per il personale
Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali Ammortamento delle immobilizzazioni materiali Ammortamenti e svalutazioni
Oneri diversi di gestione
Totale costi della produzione Differenza tra valore e costi di produzione (A-B) Proventi e oneri finanziari altri Proventi e oneri straordinari - varie
Oneri: - varie Totale delle partite straordinarie Risultato prima delle imposte (A-B±C±D±E) Imposte correnti Utile (Perdita) dell’esercizio Tabloid 2 / 2008
2007
39.262
157.461
101.725
55.736
94.998 2006
57.306
136.025
82.194
53.831
111.137
21
Primo
Il bilancio
piano
L’INTENSO LAVORO delL’UFFICIO LEGALE
Ottima annata
...purtroppo!
Sono sempre più numerosi i colleghi, freelance soprattutto,
che si avvalgono del gratuito patrocinio. Per denunciare
editori che non onorano gli impegni economici, ma anche
per rivendicare il rispetto della propria professionalità
Al servizio di assistenza legale, gratuito
e operativo da oltre nove anni, a favore
degli iscritti all’Ordine lombardo si rivolgono, settimanalmente, sempre più
numerosi colleghi, pubblicisti e professionisti. Nella sua relazione, l’avvocato
Luisella Nicosia ha tracciato il profilo dei
casi di assistenza più ricorrenti.
Le richieste sollecitano in prevalenza,
oggi come nel passato, il recupero di
crediti professionali nei confronti di editori, piccoli, medi e anche grandi, che
risultano insolventi. Dimostrazione della
tendenza espressa da parecchie amministrazioni di testate di non onorare
gli impegni assunti.
Nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2007, al servizio
legale di gratuito patrocinio si sono
rivolti oltre 1650 giornalisti (di cui il
62% pubblicisti).
Il lavoro autonomo, non è una novità, è
sempre quello più esposto a rischio. E
la tendenza, ancora una volta, è stata
confermata. Accanto alle prestazioni
eseguite e non pagate, si verificano fattispecie altrettanto gravi: si va da articoli
pubblicati a firma altrui a fotografie e
pezzi pubblicati senza firma e, ancora,
dai servizi copiati o, meglio, “rubati” e
riutilizzati indebitamente (soprattutto da
e in Internet) alla pretesa di ridurre a posteriori il compenso già concordato.
È doloroso constatare, a questo proposito, un crescente malvezzo, nei rapporti tra colleghi: sempre più spesso si
registrano comportamenti poco corretti
o comunque non ortodossi e conformi ai dettami deontologici da parte di
22
giornalisti operanti nelle redazioni nei
confronti di colleghi freelance. La casistica è ampia: impegni verbali al riconoscimento di determinati compensi poi
negati al momento della liquidazione,
“pezzi” commissionati in modo generico e poi fatti rifare decine di volte, in
totale spregio dell’impegno e del tempo
profuso, proposte per approfondimenti
e inchieste “rubate” e sottratte dalla
redazione a chi opera come libero
professionista e, quindi, fa delle proprie conoscenze e delle proprie idee
un prezioso patrimonio operativo, per
finire con articoli commissionati e successivamente non pubblicati né tanto
meno pagati.
Per quanto riguarda il recupero crediti, comunque, nel corso del 2007
sono state avviate numerose nuove
pratiche e ne sono giunte a conclusione altre precedenti. Di queste,
alcune hanno trovato soluzione con
l’immediato pagamento da parte del
debitore diffidato a mezzo di lettera
raccomandata, altre hanno avuto un
necessario sbocco in sede giudiziale. Sono arrivate a conclusione vertenze già pendenti, con recupero di
crediti per complessivi 59.915 euro.
Quanto all’entità dei crediti vantati
dai giornalisti che si sono rivolti al
servizio, si tratta di cifre comprese
tra un minimo di 200 euro netti e un
massimo di 15.000 euro. Da notare
che, dal 2004 a tutto il 2007, sono
state recuperate somme rilevanti corrispondenti a compensi professionali
pari a 250.775 euro. Il commercialista
Inpgi 2 e fisco
è tutto un quiz
Anche per il 2007, come da
anni, lo Studio Marcianesi &
Associati in qualità di consulente
amministrativo dell’Ordine dei
Giornalisti della Lombardia ha
fornito l’assistenza necessaria a
tutti gli iscritti nel campo fiscale,
tributario e previdenziale.
Ricordiamo che l’assistenza è
prestata dal dottor Salvatore
Gentile, ogni mercoledì dalle
ore 15 alle 17, presso la sede
dell’Ordine dei Giornalisti. Il
servizio viene svolto anche
telefonicamente. Nel 2007 i
contatti sia mediante colloqui
telefonici che attraverso incontri
personali, sono stati oltre 1.500.
Inoltre, è previsto che in
sede di presentazione delle
dichiarazione dei redditi
(Modello 730 – Modello Unico),
viene anche fornito il servizio
di compilazione e spedizione
delle dichiarazioni stesse.
Anche questo servizio ha
riscontrato un apprezzamento
molto favorevole. Sempre
nell’anno 2007, infatti, lo
studio Marcianesi & Associati
ha predisposto circa 130
dichiarazione di cui il 75% sono
rappresentati dal Modello 730.
Gli interventi più richiesti sono
stati comunque quelli sulla
previdenza, in particolare sulle
differenze esistenti tra i contratti
di Co.Co.Co. e Co.Co.Pro.
istituiti dalla “riforma Biagi”.
Sempre nell’area previdenziale,
sono molto sentite le
problematiche relative
all’obbligo di iscrizione alla
gestione previdenziale “Inpgi 2”.
Un’altra area dove si riscontra
particolare attenzione tra gli
iscritti, è quello del regime
fiscale da adottare nel casi di
apertura di della partita Iva.
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2007
Le iniziative
dell’Ordine
master di analisi investigativa
La ricerca
Borse di studio:
ecco i vincitori
Futuro e ruolo
della professione
Il Consiglio lombardo ha selezionato dieci giovani
freelance per accedere al corso (del valore di 1.200 Euro)
organizzato all’Istituto Don Bosco di Milano. Un aiuto
concreto per formare nuovi giornalisti d’inchiesta
ll Consiglio dell’Ordine dei giornalisti
della Lombardia ha deciso di portare
da 6 a 10 le Borse di studio per freelance da 1.200 Euro ciascuna per
il Corso di analisi delle fonti documentarie e giornalismo investigativo. Ecco i vincitori selezionati dalla
Commissione composta, oltre che
dal presidente Letizia Gonzales, dai
consiglieri Stefano Gallizzi (vice presidente), Mario Molinari (segretario),
Alberto Comuzzi (tesoriere): Dario
Banfi, Roberto Bettinelli, Barbara
Cilenti, Francesca Cimini, Silvia
Cravotta, Nicole Martinelli, Paola
Nurnberg, Raffaella Parisi, Chiara
Sirna, Federica Paola Zoja.
Le Borse di studio dell’Ordine dei
giornalisti della Lombardia si riferiscono al corso di “Analisi investigativa” della durata di 90 ore.
I docenti che si alterneranno al corso
e seguiranno i borsisti sono Roberta Bruzzone, Massimiliano Boccardi, Fabio Fini, Enzo
Ciconte, Leonida
Reitano, Guido Salvini, Lorenzo Striul,
Mauro Falesieidi e
Francesco Truglia.
Coordinatrice dell’intero Master è Nicoletta Napoleoni (nella foto), esperta di
terrorismo e sistemi
criminali internazionali. Oltre a quello di
“Analisi investigativa”, il Master preve-
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de ulteriori corsi di “Insegnamenti
propedeutici”, “Metodi e strumenti
per la ricerca e l’analisi delle fonti
documentarie”, “Giornalismo scritto
e online”, “Giornalismo televisivo”,
per la durata totale di 291 ore.
L’inizio del Master è previsto per il
9 maggio e si terrà all’Istituto Don
Bosco di Milano (via Tonale 19,
zona Stazione Centrale). Chi è interessato all’iscrizione ai singoli
corsi e/o all’intero Master può farlo,
entro il 23 aprile, contattando l’organizzatore Leonardo Reitano (cell.
348/9155506) o scrivendo una e-mail
a [email protected]
o ancora consultando il sito www.
giornalismoinvestigativo.org. L’intero Master costa 4.500 Euro, i giornalisti iscritti agli Albi della Lombardia
hanno uno sconto del 15%. Il Master
è patrocinato dall’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Istituto per i
beni archivistici e librari dell’Università di Urbino, Diario
della settimana, Internazionale, Affari
Italiani, Quaderni
Radicali e McLuhan
Program University
of Toronto.
Con questa iniziativa l’Ordine dei
gior nalisti della
Lombardia intende
incentivare la formazione dei colleghi nel lavoro d’inchiesta.
È in dirittura
d’arrivo il lavoro
commissionato
dal Consiglio
dell’Ordine dei
giornalisti della
Lombardia a Enrico Finzi (nella
foto), titolare di Astra Ricerche,
sul futuro del giornalismo.
A fronte del forte dibattito che
si è sviluppato in America,
non esiste, al momento, altro
studio che fornisca dati e
tendenze sul futuro della nostra
professione in Italia. Astra
Ricerche è un istituto che da
anni si occupa di monitorare
sia l’evoluzione dei media sia il
mercato della comunicazione
pubblicitaria. Il report finale
della ricerca sarà consegnato a
fine aprile all’Ordine, che entro
giugno organizzerà un grande
convegno (a Milano e a Roma).
In quell’occasione avremo
a disposizione dati, numeri,
analisi e ipotesi tali da poter far
ripartire il dibattito sul nostro
futuro e su come potrà essere
la professione fra 5-6 anni.
Potremo così discutere anche
del ruolo dell’Ordine distinto
da quello del sindacato e degli
altri enti di categoria. La ricerca
demoscopica di Finzi è stata
condotta, in collaborazione con
Lexis, attraverso 2.004 interviste
telefoniche con il classico
metodo Cati (computer aided
telephone interviewing)
a un campione rappresentativo
della popolazione italiana
dai 15 anni in su pari a un
universo di 50,6 milioni persone.
Nella convinzione che una ricerca
scientifica condotta sul campo
da uno specialista non può essere
che la strada maestra per poter
discutere del nostro futuro.
23
Le iniziative
Primo
piano
dell’Ordine
LA CONSEGNA AL CIRCOLO DELLA STAMPA DI 18 MEDAGLIE alla carriera
Questi cinquant’anni
per noi valgono oro
Li accomuna mezzo secolo di professione vissuto con impegno e passione
nelle testate che hanno fatto la storia del giornalismo italiano.
Sono gli iscritti del 1958, ai quali l’Ordine ha voluto dedicare una giornata speciale.
Una tradizione ormai consolidata, che regala ogni anno emozioni sempre nuove
di Paola Manzoni
In comune hanno una data, il 1958,
anno della loro iscrizione all’Ordine
dei Giornalisti, e una passione, cresciuta e alimentata nel tempo e mai
spenta, per la parola scritta (o parlata), per il fare informazione e, perché
no, anche opinione. Di diverso hanno, oltre alle storie personali, percorsi professionali ed esperienze umane
che conservano gelosamente nella
memoria. A questi 18 splendidi “cinquantenni del giornalismo” (di cui 12
24
professionisti e 6 pubblicisti), l’Ordine di Milano ha voluto rendere onore
e omaggio, lo scorso 27 marzo, con
la consegna di altrettante medaglie
d’oro da parte della Presidente Letizia Gonzales, al Circolo della Stampa. Per festeggiare il lavoro di una
vita che, per qualcuno, è ancora
quello di tutti i giorni. «Ai tempi, dicevo che avevo il domicilio coatto al
3° piano del Tribunale. Bene, sono
ancora qui. La differenza è che, ora
che sono in pensione, è una mia scelta». Per Annibale Carenzo (foto 1,
73 anni, esordi nei quotidiani di Pavia
e una vita all’Ansa, ex consigliere
dell’Ordine, storico ex presidente del
Gruppo Cronisti Lombardo negli anni Novanta e oggi presidente onorario) il Palazzo di Giustizia di Milano è
come casa sua. Conosce aule, uffici,
codici e leggi a memoria, non ha mai
avuto querele, tranne due finite entrambe nel nulla, ha seguito in diret-
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Le iniziative
dell’Ordine
2
ta Mani Pulite: «Non sapevo mai
quando andavo a casa a dormire…
mi chiamavano a qualsiasi ora e per
fortuna non c’erano i telefonini!». Ritmi incalzanti, tempi frenetici. Come
quelli che ha vissuto Angelo Pinasi
(foto 2, 81 anni) agli inizi suoi e de Il
Giorno, nel 1956. «Giorni eroici da
cronista sportivo» li definisce, condivisi con amici come Pilade Del Buono. Fino alla scelta, nel 1970, di passare ai settimanali (Europeo, Oggi,
Epoca) per dare spazio alla famiglia
(«Quello che mi ha riempito la vita»),
al piacere delle ferie in gommone,
alla scoperta (per lui quotidianista)
dei fine settimana. Ha visto l’alba…
del Giorno anche Renato Proni (foto 3, 76 anni), che per il quotidiano
milanese seguì, primo giornalista italiano, la guerra di Algeria. Prima corrispondente da Londra (per Il Giorno
e Abc), poi da Bruxelles (per La Stampa), 40 i Paesi visitati nella sua carriera: Proni, che da ragazzo sognava
di fare il gallerista d’arte, ha scelto
invece di raccontare il mondo. Grazie, soprattutto, a due direttori che
ha ancora nel cuore: Gaetano Baldacci e Alberto Ronchey. Sono altri
i grandi nomi che hanno illuminato i
50 anni di professione di Gianfranco
Fagiuoli (foto 4, 82 anni, nato professionalmente a L’Arena di Verona).
«I miei direttori sono stati i miei amici», dice: a Epoca con Nando Sampietro, ad Amica con Mario Oriani e
Benedetto Mosca, che lo diresse poi
a La Domenica del Corriere. E proprio
alla Domenica, ha poi ritrovato Giulio
Nascimbeni e Silvio Bertoldi, «ex colleghi dell’Arena che avevano, meri-
1
tatamente, fatto carriera». Lo stesso
piacere di lavorare fianco a fianco a
un grande del giornalismo è nella
voce di Michele Sarcina (foto 5, 77
anni, primi passi come corrispondente da Cerignola per Il Messaggero e
a Milano con 24 ORE), quando ricorda i suoi anni, intensi ed esaltanti,
prima a Il Giornale, poi a La Voce,
con Indro Montanelli. «Era bellissimo
lavorare con lui. Non era un tecnico,
lasciava fare e ci capivamo al volo».
Senza mai un’incomprensione, nemmeno quella volta che Sarcina, credendo allo scherzo telefonico di un
collega, mandò a quel paese Formigoni. «L’onorevole il giorno dopo si
lamentò, giustamente, con Montanelli. Ma lui mi disse, serenamente:
5
3
-Hai fatto bene, comunque-». Sarcina ha solo un rammarico: vedere
quanta sciatteria oggi imperversa nel
giornalismo. «Che delusione! Articoli pieni di scorrettezze, raccomandati ovunque, saccenti e imprecisi», gli
fa eco Luigi Confalonieri (foto 6, 83
anni, esordi da quotidianista, poi a
Oggi, quindi a Gente con Edilio Rusconi, per arrivare poi alla direzione
dell’emittente televisiva AntennaNord, diventata con Berlusconi Italia
1), una grossa esperienza nel giornalismo scientifico che gli ha meritato anche la direzione di Scienze e
Vita. «Non potrò mai dimenticare l’intervista a Pincus, lo sperimentatore
della pillola antifecondativa. Quando
gli chiesi se si rendeva conto di aver
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6
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Le iniziative
dell’Ordine
sconvolto il mondo, lui mi rispose che
non gli interessava. Che il suo obiettivo era risolvere un problema e ci era
riuscito. Questo sì che è uno
scienziato,-pensai io-, scienziato
mancato». Si definisce invece medico mancato («Ma è meglio un giornalista mediocre che un cattivo medico…») Cesare Capone (foto 7, 83
anni) vero pioniere della divulgazione
medica e fermo sostenitore del giornalismo nazional popolare che «deve
confermare il pregiudizio piuttosto
che smentirlo, per dare al pubblico
quello che più facilmente può accettare». I segreti del mestiere li ha carpiti ai grandi maestri: la tecnica giornalistica da Edilio Rusconi a Gente,
la libertà da Arturo Toffanelli al Tempo, l’umanità da Vittorio Buttafava
all’Oggi, sua ultima redazione, anche
se Capone collabora ancora e scrive
saggi (due di prossima pubblicazione). C’è poi un direttore che ha segnato i destini di alcune testate nazional popolari: Alberto Tagliati
(foto 9, 77 anni), dopo gli esordi a
Milano Sera e al Corriere Lombardo,
creò Stop, nato dalle ceneri di Confessioni, per la Cino Del Duca (casa
editrice per la quale diresse anche
Historia). «Quell’uovo rosso supino
che conteneva la testata fu un successo incredibile, che ci scoppiò
letteralmente in mano», ricorda. Un
inizio glorioso per una testata che,
oggi, è in balìa di ben altri destini. Per
Tagliati poi vennero le direzioni di
Grand Hotel, Eva Express, L’Occhio e di8
verse collaborazioni
televisive come autore
e presentatore. Ha
avuto, invece, una
carriera per così dire
mono griffe Alfeo Pagin (foto 10, 85 anni),
che ha legato la sua
vita professionale (iniziata collaborando, tra
gli altri, con La Gazzetta del Popolo di
Torino, Il Tempo di Milano, La Patria,
La Domenica del Corriere…) al Giornale di Bergamo. Lì lo chiamò il direttore Ugo Cuesta nel 1953 e lì rimase fino alla chiusura del
26
GRANDE ASSENTE
Un ricordo per
Renato Possenti
Avrebbe ricevuto anche lui
la medaglia d’oro lo scorso 27
marzo. Ma Renato Possenti,
nato a Treviglio il 29 settembre
1930, è scomparso a metà
settembre 2007. Dopo
un esordio, giovanissimo, al
Popolo cattolico di Treviglio,
Possenti si dedicò anima
e corpo, per 43 anni, alla
cronaca dell’Eco di Bergamo,
diventando nel tempo
braccio destro del direttore
monsignor Andrea Spada.
Per i bergamaschi, Renato
Possenti è stato anche, a
lungo, l’inconfondibile voce del
Gazzettino Padano.
quotidiano nel 1980. Il suo pane? La
cronaca, bianca o nera, che lo portava su e giù dalle valli, senza sosta.
«Una vita difficile, sempre in giro, ma
a lui è sempre piaciuto così. In redazione ci stava giusto il tempo di scrivere il pezzo», racconta la moglie
Maria Gatti. Così come mono griffe è
stata la carriera di Gino Sala (foto 8,
82 anni e una simpatica ammissione:
«Collaboro ancora per tenermi vivo,
altrimenti sarei
completamente
rimbambito»), che non ha mai lasciato la sua Unità. Dal calcio ai motori,
al ciclismo, soprattutto, Sala ha girato il mondo sulle tracce dei campioni
sportivi. Ha visto Coppi in lacrime, ha
fatto quasi l’alba chiacchierando con
Bartali e, al ciclismo di oggi, rimprovera di «essersi messo la cravatta,
invece è santa povertà». Il ciclismo
sta a Sala come il nuoto sta ad Aronne Anghileri (foto 13, quasi 81 anni,
otto Olimpiadi estive e una invernale
nel suo curriculum di giornalista
sportivo), che come Pinasi e Proni
firmò il primo numero de Il Giorno,
per poi lasciarlo, dopo due anni, e
«sposare» la Gazzetta dello Sport,
dove è rimasto dal 1958 al 1994. «Ho
cominciato come nuotatore a 15 anni e da allora ho ritagliato tutto, ma
proprio tutto quello che è stato scritto su questa disciplina», racconta
con orgoglio. Un archivio ricchissimo,
che ha dato vita al libro Alla ricerca
del nuoto perduto. Altro film, nel vero senso della parola. La passione
per il grande schermo ha aperto, inaspettatamente, le porte del giornalismo ad Adele Gallotti (foto 11, 89
anni, collaborazioni per La Notte,
Nazione Sera, Tempo, Visto): nel
1956 vinse «Lascia o Raddoppia» e
la inviarono negli Usa a intervistare il
Mike Bongiorno americano. Il suo
ricordo più piacevole non può che
essere legato a un grande del cinema, Federico Fellini, che incontrò per
strada a Roma e poi intervistò. «Mi
riconobbe lui, perché mi aveva vista
in tivù. Non dimenticherò mai quella
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Le iniziative
dell’Ordine
•A sinistra, premiati e pubblico al
Circolo della Stampa per la consegna
della medaglie d’oro. Non erano
presenti: Ermanno Spadoni, Sergio
Pini, Giorgio Maiocchi, Donatella
Ziliotto e Carla Porta Musa.
sua voce così incredibilmente esile».
Una vera passione per la comunicazione, quella che ha portato Ermanno Spadoni (77 anni) ad abbracciare il giornalismo, anche se «in modo
anomalo», come tiene a precisare.
«Sono sempre stato dirigente
d’azienda, oltre che un gran sportivo.
Mi considero un narratore: scrivevo
nel tempo libero, di notte, raccontando le emozioni e le esperienze che
vivevo, dal viaggio di lavoro che mi
portava lontano alla competizione
motociclistica». E, infatti, Spadoni ha
scritto soprattutto di motorismo,
mentre oggi si dedica prevalentemente alla comunicazione della Fondazione Porto Rotondo, di cui è tra i
fondatori, oltre che memoria storica.
Al mondo dello
spettacolo, ma anche a quello del
turismo e della
magia, si dedica
ancora oggi con le
sue collaborazioni
10
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12
Sergio Pini (74 anni), che in curriculum ha la direzione di Magia Moderna, la più antica del settore, e diverse collaborazioni televisive. In tivù ha
lavorato anche Donatella Ziliotto (75
anni), che per la Rai realizzò con Paolo Poli programmi per bambini. «Il
mio rapporto con il giornalismo è
anomalo. Ho scritto articoli come
consulente di letteratura e psicologia
infantile, ma sono sempre stata più
legata al mondo delle case editrici»,
racconta lei, che fece scoprire all’Italia i personaggi della cultura nordica
(Pippi Calzelunghe, per esempio) e
per Salani fondò la collana Gl’Istrici,
che proprio quest’anno compie 20
anni. Ha pubblicato articoli e saggi
con parsimonia, perché «non ho mai
desiderato diventare scrittore prolifico»: Giancarlo Buzzi (foto 12, 78
anni), oltre a occuparsi di pubblicità
e gestione strategico-operativa in
particolare nell’industria editoriale,
ha diretto la testata di comunicazione pubblicitaria Strategia. Ma il suo affetto va
in particolare a una sua
creatura, Il Concertino,
rivista di varia cultura
da lui fondata e diretta
dalla vita breve (quattro
anni), ma intensa. Quasimodo, Baccelli, Enzo
Bettiza, Mario Rigoni
Stern sono, invece, alcuni dei nomi che hanno accompagnato il
13
lungo cammino di una
donna straordinaria:
Carla Porta Musa, raffinata poetessa
e scrittrice dalla voce ancora ferma
e vibrante, che, oltre a festeggiare le
nozze d’oro con l’Ordine (per i suoi
articoli per La Domenica del Corriere,
Amica, L’Illustrazione Italiana, Eva,
per citarne alcuni), ha appena spento 106 candeline. Un doppio traguardo, il suo, davvero invidiabile.
27
La voce
delle redazioni
chi È e che cosa fa il photo editor
Le notizie che non hanno
bisogno delle parole
Un’immagine, se ben scelta o ben realizzata, può informare e raccontare, proprio come
un articolo. Ecco perché in redazione chi se ne occupa svolge un lavoro giornalistico.
Ma in Italia questa figura stenta ancora ad avere l’adeguato riconoscimento professionale
di Paola Brivio*
sono diventate vere e proprie icone
per il loro forte contenuto di informazione. Pensiamo (solo per citarne
alcune memorabili) alla celebre foto
del miliziano colpito a morte durante
la Guerra Civile di Spagna scattata
da Robert Capa (Cerro Muriano, Cordoba, nel 1936), alle immagini (sempre firmate da Capa) dello sbarco in
Normandia (6 giugno 1944), a quelle
dell’assassinio di John F. Kennedy
(22 novembre 1963), alla bambina
vietnamita che fugge dal suo villaggio
per sottrarsi agli effetti della bomba al
Napalm (1972, foto di Nick Ut, vincitore in quell’anno del World Press Photo), all’uomo che sbarca sulla Luna
(16 luglio 1969), allo studente cinese
che sfida un carro armato in Piazza
Tiennammen (1989) e, per arrivare
ai giorni più recenti, alle immagini
•Il Gruppo Redattori
Iconografici Nazionale
MAX & DOUGLAS
Immagini ben scelte parlano da
sole, informano, raccontano. Come la parola scritta, hanno valore di comunicazione giornalistica.
L’immagine è, in tutto e per tutto, una
notizia. Spesso basta un solo scatto
per descrivere un evento.
Nella storia della fotografia sono innumerevoli le immagini che, da sole,
contengono una notizia. Si potrebbe
raccontare la storia del Novecento
solo attraverso le immagini. Alcune
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La voce
delle redazioni
dell’attentato al World Trade Center
di New York dell’11 settembre 2001:
ecco “scritti”, senza bisogno di parole, alcuni capitoli della nostra storia.
La fotografia ha, dunque, la stessa dignità giornalistica di un articolo. Fornisce il contesto visivo di
un accadimento, crea nella pagina
un tessuto narrativo che rafforza
il contenuto di un testo. La fotografia non è, quindi, mero abbellimento, ma reale informazione che
va ad arricchire la parola scritta.
E basta dare uno sguardo all’attuale panorama editoriale italiano ed
estero per comprendere quanto la
fotografia abbia assunto carattere
pregnante per l’informazione.
Ma qual è la figura che sceglie e
propone le fotografie in un giornale? È quella del photo editor. Dopo
aver visionato i servizi fotografici già
disponibili sul mercato, incontrato i
fotografi, navigato nell’infinita rete
dei siti fotografici, è il photo editor
che propone e discute con il direttore e la redazione una storia fatta
di immagini.
All’interno della redazione, chi raccoglie, seleziona e mette insieme
le immagini per illustrare un articolo svolge allora un lavoro di natura
giornalistica, che si esplica nella
creatività, nell’elaborazione intellettuale, nel commento delle notizie,
nella ricerca e verifica delle didascalie. Non solo. Il photo editor è
colui che, in un giornale, assieme al
direttore e all’art director, ne determina e ne garantisce la linea visiva.
Ciò significa che, studiato ed elaborato un certo progetto grafico ed
editoriale, il redattore iconografico
ha l’importante compito di mantenere la sintonia con quel progetto,
attraverso la ricerca, la selezione,
la produzione di servizi fotografici
adeguati. Questo ruolo implica, tra
l’altro, capacità di condividere in-
formazioni con la redazione, i collaboratori esterni e i fotografi ai quali
vengono commissionati i vari lavori.
Però, rispetto alle realtà editoriali
europee e americane, la figura del
photo editor in Italia stenta ancora ad
avere un riconoscimento professionale e un inquadramento giornalistico. Eppure, in un mercato editoriale
che tende sempre più a uniformare
e omogeneizzare i suoi “prodotti”,
il photo editor può davvero fare la
differenza, imprimendo originalità,
individualità e identità alle pagine di
un giornale: scegliendo le immagini,
i fotografi e producendo servizi che
fanno informazione.
Inoltre, i photo editor sono tenuti a
rispettare la deontologia professionale, proprio come tutti i giornalisti.
La nozione dell’attività giornalistica,
in mancanza di un’esplicita definizione da parte della legge professionale
3 febbraio 1963, non può che trarsi
dai canoni di comune esperienza: per
attività giornalistica si intende l’attività contraddistinta dall’elemento
della creatività di colui che provvede alla raccolta, elaborazione o
commento delle notizie destinate a
formare oggetto di comunicazione
interpersonale attraverso un messaggio (scritto, verbale, grafico e
visivo) necessariamente influenzato
dalla personale sensibilità e dalla
particolare formazione culturale e
ideologica (Cass. civ, 23 novembre
1983, Riviste: Mass. 1983). La nozione di attività giornalistica comprende
non solo la stesura di pezzi e articoli, ma anche l’attività di regolazione
del flusso di notizie, come quella di
reperire le fotografie. I photo editor,
fornendo al giornale immagini che
indiscutibilmente producono informazione, sono dunque giornalisti. A
tutti gli effetti.
*photo editor Geo,
membro del direttivo Grin.
Il “redattore iconografico” ha l’importante
compito di mantenere la sintonia con il
progetto grafico ed editoriale del giornale
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2007
Cosa dice la legge
Le foto? Opera
dell’ingegno
La fotografia, in quanto
strumento di comunicazione
e di espressione, costituisce,
nella sua accezione materiale,
economica e giuridica (art. 810
c.c), un bene che può formare
oggetto di diritti, avendo valore
suscettibile di interesse, passibile
di commercializzazione.
I parametri normativi sono
rappresentati, ancora, dalla
legge 22.04.1941 n. 633 (con
successive modifiche introdotte
dal D.Lgs. 09.04.2003 n. 68),
che regola la protezione del
diritto d’autore e dei diritti
connessi al suo esercizio per
ogni opera dell’ingegno, purché
originale, ai sensi degli articoli
1 e 2, qualunque sia il modo
o la forma di espressione
(anche digitale).
L’opera fotografica gode
pertanto di doppia protezione:
una morale, consistente nel
diritto di paternità (ovvero
va sempre riportato il nome
dell’autore) e di integrità (sono
vietati ritocchi e modifiche);
e una protezione patrimoniale,
che riguarda il diritto
di riproduzione, diffusione
e distribuzione, in senso lato,
di utilizzazione economica.
È indubbio che Internet e le
tecnologie digitali rendono
difficile il controllo dell’archivio:
esistono però sistemi evoluti per
garantire l’impossibilità
di usi (e di abusi) non autorizzati
di immagini digitali (modalità
di watermarking e di fingerprint).
Da sottolineare che,
al momento della pubblicazione,
l’editore acquista il singolo
utilizzo della fotografia: ogni
ulteriore uso, sempre che
autorizzato dall’autore, va quindi
adeguatamente compensato.
29
La voce
delle redazioni
licenziamenti in tronco alle edizioni mimosa
“Stop” al service
giornalisti a casa
Di fronte al calo (fisiologico) delle vendite, la casa editrice
decide di esternalizzare il settimanale, affidandolo
a Quick Press. E non esita a liquidare la storica redazione
di Marina Di Leo
Quindici testate e zero giornalisti.
In due parole, ecco le Edizioni Mimosa, esempio illuminante, ma non
illuminato, dei percorsi della stampa
italiana, che sempre più esautora le
redazioni, sostituendole con realtà
precarie, professionalmente fragili e
ricattabili. L’ultimo colpo da parte di
questa “casa”, l’eliminazione della
redazione di Stop. Una redazione già
ridotta all’osso: quattro giornalisti e
due impiegati che ogni settimana
assicuravano l’uscita di una rivista
popolare dal passato glorioso (giornale-pilota del gossip, fondato nel
1962 da Cino Del Duca, passato negli
anni Novanta a Quadratum e, quindi,
nel 2004 a Mimosa) e dal seguito tuttora consistente. Per comprendere lo
stile di questo editore vale la pena
raccontare come sono stati “somministrati” i licenziamenti. Il 22 gennaio
scorso a chi scrive e veste il ruolo
di fiduciaria di redazione viene consegnata una lettera in cui si annuncia l’esternalizzazione della testata,
appaltata a un service editoriale, e
la “soppressione” (questo il termine
usato) dell’intera redazione, esclusi
il vicedirettore (Luciano Perfetti) e
il direttore (Sandra Rudoni, madre
dell’amministratore delegato Marco
Sutter). Motivo: il calo delle vendite
della rivista. Passano sei giorni e il
28 gennaio ci viene presentata una
lettera di licenziamento con decorrenza immediata. Sei licenziamenti in
tronco (tranne quello della sottoscrit-
settimanali popolari, quasi tutti in calo
Testate
2006
2007
Variazione %
Di più
786.654
739.491
-6
Famiglia Cristiana
698.239
644.316
-7,7
Oggi
679.539
623.679
-8,2
Chi
524.328
503.506
-4
Gente
476.254
411.425
-13,6
Vero
232.661
252.678
8,6
Visto
192.402
204.578
6,3
Grand Hotel
200.793
191.253
-4,8
Novella 2000
157.026
146.030
-7
Eva Tremila
126.737
84.648
-33,2
Stop
87.167
70.720
-18,9
Fonte: Ads media mobile gennaio-dicembre 2007 rispetto a gennaio-dicembre 2006
30
•L’ultimo numero di Stop realizzato
prima del passaggio al service.
ta, rimandato nel tempo per motivi
di tutela sindacale), brutali, fuori da
ogni regola, in sberleffo di qualsivoglia contratto di lavoro, oltre che
delle regole del comune vivere civile.
E il giornale? Passato nelle mani del
service editoriale Quick Press, ha
continuato a uscire in edicola senza
nemmeno un giorno di ritardo.
Non è solo lo sgomento per gli
aspetti di assoluta illegittimità contrattuale e di legge che porta ad
amare riflessioni. Il calo delle vendite di Stop era ed è reale, ma inevitabile data la politica aziendale di
zero risorse e investimenti e anche
considerato il critico andamento dei
settimanali popolari in Italia (vedi dati
Ads nella tabella a fianco). Resta il
fatto che, per quanto ne sappiamo,
sui bilanci di Mimosa l’incidenza del
personale che realizzava il giornale
da vent’anni era comunque bassa,
all’incirca l’8% dei costi generali (in
Mondadori è il doppio). Quale sia il
destino della rivista senza più una
redazione esperta che la confezioni
non sappiamo (anche se non ci fa
ben sperare). Ma alla fine poco importa di fronte a quello dei colleghi
che oggi se la devono vedere con la
disoccupazione, la ricerca non facile
di un posto di lavoro e lo “schiaffo”
anche di immagine alla loro dignità
e identità professionali.
*fiduciaria di redazione di Stop
Tabloid 2 / 2008
La voce
dei pubblicisti
Le regole per l’scrizione all’ordine
Uffici stampa
e giornalismo
Il loro pane sono, soprattutto, i comunicati stampa.
Ma la loro è vera attività giornalistica? Sì, purché siano
presenti quattro requisiti irrinunciabili. Ecco quali
di Stefano Gallizzi
Chi lavora in un ufficio stampa può
chiedere l’iscrizione all’Ordine dei
Giornalisti? È questa forse la domanda più ricorrente tra tutti coloro che
si presentano negli uffici dell’Ordine.
Per questo motivo il Consiglio regionale dell´Ordine dei giornalisti della
Lombardia, dopo aver preso in esame le varie pratiche presentate per
diventare pubblicisti da coloro che
lavorano negli uffici stampa, si è dato
delle regole per l’accesso. Per stabilire i criteri, il Consiglio dell’Ordine
lombardo è partito da due basi:
1 la legge ordinistica del 1963 (che
non è mai cambiata)
2 la nota del presidente dell´Ordine
nazionale Lorenzo Del Boca del 29
gennaio 2007, in cui si legge: “si con-
Pubblicisti 12.350
(al 31/12/2007)
Maschi 7.380
(di cui 2.556 laureati)
Femmine 4.979
(di cui 2.439 laureate)
ferma che attualmente possono essere addetti agli uffici stampa degli
enti pubblici solo coloro che sono già
iscritti all’Ordine mentre per quanto
concerne gli uffici stampa privati ai fini
dell’iscrizione all’elenco pubblicisti valgono per loro le disposizioni generali
della l.n. 69/1963, attività giornalistica
continuativa e regolarmente documentata e retribuita per un biennio, a nulla
rilevando a tal fine la frequenza a corsi
di formazione ed aggiornamento sia
pur specificatamente rivolti agli uffici
stampa. Nel concreto, gli Ordini sono
chiamati a valutare se l’attività documentata a supporto della richiesta di
iscrizione sia di natura giornalistica o
meramente commerciale”.
Partendo da questi due presupposti
sono stati stabiliti i criteri ai quali attenersi e i requisiti che sono necessari
a chi, lavorando negli uffici stampa,
fa ora richiesta di iscrizione all´Albo
dei Pubblicisti:
• due anni ininterrotti di lavoro (si intende l’ultimo biennio)
• le ricevute dei pagamenti ricevuti per
l´attività svolta
• la dichiarazione di un responsabile dell´ufficio stampa che sia iscritto
all´Ordine dei Giornalisti (non deve
essere iscritto all´Elenco Speciale).
che attesti il lavoro giornalistico
• comunicati stampa di carattere
giornalistico (60 pezzi) con riscontro
di pubblicazione di essi su testate
regolarmente registrate.
Le pratiche che non hanno i requisiti
richiesti non potranno quindi essere
accolte dal Consiglio lombardo. In
particolare, le dichiarazioni di Amministratori Delegati o proprietari di azienda
non hanno valore ai fini dell´iscrizione
all´Ordine. Questo chiarimento si è reso
necessario poiché precedentemente
l´Ordine aveva concesso l´iscrizione
all´elenco dei Pubblicisti a tutti coloro
che lavoravano negli uffici stampa da
almeno due anni, dopo aver frequentato un corso a pagamento e superato un esame finale. Questo è potuto
accadere grazie a una sanatoria della
legge 150/2000. Terminati i tempi e
cessata la sanatoria non è più possibile rivolgersi a corsi di formazione ad
hoc per ottenere l´iscrizione all´Albo
dei pubblicisti.
Per questo motivo adesso tutti coloro che vogliono diventare pubblicisti
lavorando presso un ufficio stampa
devo avere obbligatoriamente i quattro requisiti richiesti. Una sanatoria aveva permesso l’accesso
all’Albo dei pubblicisti anche attraverso
corsi di formazione ad hoc. Non è più così
Tabloid 6 / 2007
31
Multimedialità
ECCO Come nasce un progetto editoriale online
I freelance alla conquista
delle nuove vie del web
Il passaggio dalla penna al computer ormai è storia. Ora siamo nell’epoca degli articoli su
Internet al posto di quelli su carta. E per i giornalisti è il momento di iniziare a cavalcare
l’onda. Partendo, per esempio, dalla gestione di un blog “fai da te”. Un gioco da ragazzi
di Daniele Cerra
Quella a cui stiamo assistendo in
questi tempi è una una rapida e
profonda evoluzione dei media e
dei modelli editoriali tradizionali.
Responsabile, la diffusione di tecnologie come la telefonia radiomobile e Internet.
I podcast, il blog o le WebTV sono
ormai veri e propri mezzi di comunicazione di massa che interessano
un bacino potenziale di oltre 33 milioni di internauti nella sola Italia.
In questo contesto di frenetica evoluzione, quali sono le nuove opportunità per i giornalisti freelance?
Dotato delle competenze editoriali
di cui i nuovi media hanno fame, il
freelance può finalmente diventare attore protagonista di progetti
editoriali di qualità in grado di
raggiungere un’audience molto
vasta.
A patto, ovviamente, che decida
di impegnare un po’ di tempo ed
energia per aggiornarsi e che si
L’autore
Daniele Cerra, pubblicista dal
2001, è direttore responsabile
del magazine ENJOYin, oltre
che instructional designer e
content manager per una società
di formazione e Web Agency.
Autore di libri sull’e-learning
e community management,
collabora con mensili
specializzati e portali Internet.
32
dedichi allo studio e all’interpretazione delle forme di comunicazione e del linguaggio tipici di questi
nuovi media. Una cosa è certa: non
è difficile.
Alla portata di tutti
Per prendere dimestichezza col
Web 2.0, proviamo a realizzare un
blog tematico all’interno del quale
potremmo pubblicare in totale autonomia, come e quando vogliamo, nostri articoli, notizie oppure
opinioni personali che intendiamo
rendere fruibili via Internet.
Come prima cosa, è fondamentale vincere le resistenze di chi, non
avendo grande dimestichezza con
i sistemi informatici, pensa di non
disporre delle capacità
tecniche necessarie per
poter passare
dall’altra parte del monitor
e gestire in
autonomia un
progetto editoriale online.
Cronometro
alla mano, è possibile dimostrare
che bastano meno di 10 minuti –
reali – per iniziare a pubblicare un
blog personale senza spendere
nemmeno un centesimo.
Grazie alla presenza di servizi e sistemi di pubblicazione molto semplici da utilizzare, creare un blog è
infatti un’operazione che oggi, dal
punto di vista informatico, è alla
portata di tutti, o quanto meno di
tutti quelli che sanno accendere un
computer e scrivere un documento
in Word o mandare un’e-mail.
Per quanto riguarda la qualità dei
contenuti, è poi l’esperienza e la
professionalità del singolo freelance a far sì che la visibilità potenziale
offerta dal blog venga sfruttata al
meglio, per arrivare così a parlare
di un prodotto editoriale di livello
superiore rispetto a quelli realizzati dai molti blogger che, in virtù
della padronanza di uno strumento
tecnico, si improvvisano giornalisti
dell’ultimo minuto.
Bastano dieci minuti
Partiamo così con il nostro primo
progetto editoriale Web 2.0. Scegliamo il servizio di pubblicazione
disponibile all’indirizzo www.blogger.com che, essendo realizzato
da Google, offre grande visibilità
agli articoli pubblicati per via della classificazione automatica dei
contenuti negli archivi del motore
di ricerca web che risulta essere il
più utilizzato in Italia.
Ora, un clic sulla freccia “Crea il
blog adesso” e, a seguire, un dito sul cronometro: tra 10 minuti
saremo online col nostro primo
articolo!
Il primo minuto serve per compilare
i dati di registrazione al servizio.
Il secondo per indicare il nome
Tabloid 2 / 2008
Multimedialità
Comunicati stampa
Anche le pr
sposano il digitale
del blog e l’indirizzo Web al quale
sarà reso disponibile. Il terzo per
scegliere, con un semplice clic, lo
stile grafico del blog ed ecco che la
fase tecnico/burocratica del nostro
progetto editoriale è già conclusa.
E senza alcun intoppo, perché il
sistema guidato di Blogger rende
praticamente impossibile imbattersi in ostacoli insormontabili in
queste prime fasi. Abbiate un po’
di fiducia nel lavoro che state facendo.he non guasta mai.
Ora il blog è già online e per avere
un’anteprima basta digitare l’indirizzo scelto in una nuova pagina
Internet.
Passiamo, quindi, alla fase creativa:
la pagina dentro cui digitare il testo
e il titolo del nostro primo articolo di
blog (che in gergo viene chiamato
“post”) è davanti ai nostri occhi.
Prendiamoci pure tutti i minuti che
mancano, o che ci servono, per
scrivere qualche riga di presentazione del blog o un primo articolo in
piena regola: perché il nostro pezzo
finisca immediatamente online non
dobbiamo compiere altre operazioni se non cliccare sul tasto “Pubblica post”.
Infinite potenzialità editoriali
A questo punto, dopo questa prima incursione nel mondo dei blog
possiamo lanciarci nelle sperimentazioni più avanzate.
Esplorando gli strumenti presenti
nella pagina del sistema di pubblicazione e provando le numerose
funzionalità evolute disponibili, facendo affidamento sull’ottimo sistema di aiuto contestuale previsto
da Blogger.
Sappiate comunque che solo sperimentando in prima persona questo
tipo di strumenti di pubblicazione
si riesce veramente a cogliere le
reali (e infinite) potenzialità editoriali del Web 2.0 e a comprendere
quali opportunità (prima tra tutte la
visibilità) possano aprire.
Per avere un’idea di tutto ciò che
si può realizzare con Blogger, ecco
il risultato delle prove svolte per la
stesura di questo articolo: provate
a consultare direttamene http://
frelance20.blogspot.com.
Da qui potete commentare l’articolo, indicare gli indirizzi dei blog di
prova che avete realizzato e (perché no?) interagire direttamente
con… il suo autore!
Crearsi un blog è tecnicamente semplice.
Ma la padronanza del mezzo non
è una garanzia di qualità dei contenuti
Tabloid 2
6 / 2008
2007
Prima, ore e ore ad aprire, per
poi magari cestinare subito
dopo, buste piene di fogli
che parlavano di mostre,
convegni, appuntamenti, libri
in uscita, anticipazioni moda,
bilanci aziendali o mattinali dei
carabinieri. Oggi, altrettante
ore davanti al pc per scaricare
decine di mail pesantissime,
cariche di allegati di ogni genere
e su qualsiasi tema, capaci di
rallentare anche la connessione
più potente. Posta elettronica
destinata spesso, né più né
meno di quella cartacea, a
finire nel cosiddetto “archivio
tondo”. In un giornale, quella
con i comunicati stampa è, da
sempre, una lotta con il tempo.
Oltre che con le fonti. Inevitabile
un cambiamento, in tempi di
veloce evoluzione dei media.
Ed ecco che anche i comunicati
stampa si fanno digitali. Ci ha
pensato, per ora, Business
Press, agenzia di comunicazione
integrata, che ha ideato la
Smart Release, ovvero una
mail essenziale, priva di allegati,
che presenta con una frase
sintetica e linkabile un tema,
un evento. Se interessati, basta
cliccare sul link per entrare nella
Smart Room, un aggregatore
di contenuti multimediali rivolto
a giornalisti e opinion leader, e
trovare tutte le informazioni e
gli approfondimenti del caso,
con tanto di fonti diverse già
linkabili. Un comunicato stampa,
quindi, che, lungi dall’essere
invadente, permette a chi vuole
di raccogliere e incrociare più
informazioni sul tema in oggetto,
mettendo a disposizione una
rete di fonti. Selezionate, però.
E non dal giornalista. Che ha pur
sempre l’ultima parola.
33
L’osservatorio
sull’estero
Primo
piano
LE TENDENZE DEL MERCATO EDITORIALE OLTREOCEANO E OLTREMANICA
Giornali Usa: i big perdono
i locali vanno benissimo
I primi quotidiani nazionali americani hanno perso 1,4 milioni di copie in quattro anni,
pari al 10% della diffusione complessiva, ma guadagnano lettori online.
Le “piccole” testate della community newspapers, invece, vanno a gonfie vele
a cura di Pino Rea per Lsdi*
I primi 20 quotidiani degli Stati Uniti
hanno perso complessivamente 1,4
milioni di copie di diffusione giornaliera fra il 2003 e il 2007. Lo rivela
Editor&Publisher, spiegando che si
tratta di circa il 10% della loro diffusione complessiva. E&P cita in particolare
dati dell’Audit Bureau of Circulations.
Il calo maggiore è stato registrato al
San Francisco Chronicle, che ha perso
il 28,8%, seguito dal Los Angeles Times
(meno 20,2%) e da The Boston Globe
(meno 19,9%).
Al contrario, Usa Today ha aumentato
la sua diffusione di circa il 2%, mentre il
New York Post è cresciuto del 2,3% in
quattro anni, sebbene gli ultimi Rapporti riferiscano di un calo nelle vendite.
Il Rapporto, consultabile sul sito web di
E&P, puntualizza comunque che molti
giornali, sebbene abbiano perso copie,
hanno invece guadagnato lettori online. Qualche esempio: New York Times
perde il 7,2% sulla versione cartacea
ma guadagna il 45,1% di lettori nella
versione online; The Wall Street Journal
perde il 3,8% su carta ma guadagna
l’81,4% nella versione online; il Washington Post perde il 13,3% su carta
e guadagna il 14,6% sul web.
L’altro aspetto che mostra una tendenza inequivocabile è il successo dei
quotidiani cartacei locali rispetto ai nazionali. Ci sono infatti giornali che vanno benissimo in Usa, tanto che quasi
l’83% dei cittadini americani di più di 18
anni ne legge almeno uno alla settimana, e i relativi editori giurano che si tratta
di un buon affare. Sono i giornali locali
(community newspapers), di quartiere,
di comunità, che vanno a gonfie vele,
contrariamente a quanto accade ai
nazionali e metropolitani e a quelli dei
gruppi Gannett o McClatchy.
La National Newspaper Association
(NNA), utilizzando dei dati raccolti dal
Reynolds Journalism Institute presso
la Missouri School of Journalism, sostiene che, a differenza di tutti i controversi risultati che ogni mese vengono
annunciati dai quotidiani nazionali, i
giornali locali stanno crescendo, sia in
diffusione sia in lettori.
C’è un gran numero di giornali locali che
stanno conservando o stanno accrescendo i margini di profitto con andamenti a due cifre -spiega Brian Steffens,
direttore esecutivo della NNA- e molti
che stanno anche crescendo in termini
di diffusione e di readership. Il ritmo di
crescita dei giornali locali in termini di
vendite negli ultimi due anni testimonia
l’esistenza di un mercato in ottima salute.
In pratica, c’è un vero e proprio abisso
fra i quotidiani nazionali e i giornali
locali. Quello che rende questi ultimi
davvero diversi -spiega per esempio
Larry Grimes, esperto in fusioni editoriali- sono gli editori, che stanno avendo un approccio molto attivo ai loro
mercati. Continuano ad accrescere
la penetrazione in casa loro. Stanno
creando speciali sezioni, prodotti e
risorse nell’online, attraverso cui riescono a raggiungere i maggiori segmenti della popolazione (fra i 21 e i 35
anni), stanno conoscendo meglio gli
inserzionisti e lavorando con loro per
creare campagne di marketing che
producono forti indici di redditività del
capitale investito (Roi). Questo significa lavorare a gomito a gomito con
gli immobiliaristi, i venditori di auto e
gli addetti alla pubblicità in quel
preciso mercato.
Il messaggio che i giornali locali
vogliono lanciare è che, mentre
Circa un terzo dei lettori di giornali locali
conserva la sua copia per più giorni, per
rileggere articoli e pubblicità con calma
34
Tabloid 2
6 / 2008
2007
L’osservatorio
sull’estero
il crollo può avere qualche sfumatura di
vero nel caso dei quotidiani nazionali,
al livello di giornali locali è tutta un’altra storia. So molto bene quanto siano
ardue le sfide che si trova ad affrontare
l’industria dei giornali, ma un aspetto del
problema di come analizzare lo stato di
salute dell’industria dei quotidiani è che
virtualmente tutte le ricerche fatte finora
sono state centrate sui giornali leader
nei primi 100 mercati. Ma ci sono più di
1.400 quotidiani e circa 8.000 giornali
locali non quotidiani in giro per l’America. I primi 100 non possono raccontare
l’intera storia, ma è proprio questo che
abbiamo fatto negli ultimi anni.
E allora quali sono gli elementi che eccitano tanto gli addetti ai giornali locali?
Secondo lo studio c’è un lieve aumento -dall’ 81% del 2005 all’83%- di adulti
ultradiciottenni che legge un giornale
locale ogni settimana. Il tempo medio
dedicato alla lettura è di 41,8 minuti, circa il 10% in più rispetto al 2005. E circa
un terzo dei lettori conserva il giornale
per più di sei giorni, per poter rileggere
gli articoli o riguardare la pubblicità.
Quest’ultimo dato è in contrasto con
l’esperienza che si ha del rapporto con
la free press, che viene gettata via subito dopo una rapida occhiata durante
gli spostamenti in città.
Secondo la ricerca della NNA, il 99%
dei lettori privilegiano l’informazione
locale e il 64% di essi la segue molto spesso, il che significa un 15% in
più rispetto ai dati del 2005. E quando
si passa all’informazione sul governo
locale, il 90% dei lettori crede che sia
importante per i giornali valutare se i
leader di governo, cittadini ed econo-
mici abbiano un alto livello di credibilità
e che i giornali vadano a fondo dei loro
provvedimenti e dichiarazioni.
È un punto importante, perché ci sono indicazioni secondo cui il pubblico
sta capendo che il distacco crescente
con cui i quotidiani stanno seguendo
le attività del governo locale è dovuto
anche alla decimazione delle redazioni.
Nell’area della San Francisco Bay, per
esempio, quasi ogni giorno i giornali,
invece di farsi concorrenza hanno adottato un nuovo tipo di copertura di agen-
zia, dove un solo reporter segue i fatti
per tutti. Niente competitività, scoop o
esclusive. Solo la riscrittura di qualche
notizia o dei comunicati.
Non è quello che i lettori vogliono e per
questo si stanno orientando in numero
sempre maggiore verso i settimanali.
Secondo la ricerca, una grande maggioranza dei lettori di giornali locali legge con estremo interesse le notizie sull’
amministrazione e sull’educazione.
* Libertà di stampa
diritto all’informazione
lettori online dei principali quotidiani usa
Testata
Siti
N. lettori* %
The New York Times
Nytimes.com
20.461.000
45,1
Usa Today
Usatoday.com
12.314.000
19,4
The Washington Post
Washingtonpost.com 9.902.000
14,6
The Wall Street Journal
Wsj.com
6.962.000
81,4
Los Angeles Times
Latimes.com
5.715.000
4,7
Fonte: Editor&Publisher
i primi diciotto quotidiani americani
Quotidiani
Copie vendute
Diff. 2003/04* Variazione
USA Today
2.293.137
46.141
2,10%
The Wall Street Journal
2.011.882
-79.180
-3,80%
The New York Times
1.037.828
-80.737
-7,20%
Los Angeles Times
794.705
-201.133
-20,20%
New York Daily News
681.415
-47.709
-6,50%
New York Post
667.119
14.693
2,30%
The Washington Post
635.087
-97.785
-13,30%
Chicago Tribune
559.404
-54.105
-8,80%
Houston Cronicle
502.631
-50.387
-9,10%
The Arizona Republic
385.214
-47.070
-10,90%
San Francisco Cronicle
365.234
-147.406
-28,80%
The Boston Globe
360.695
-89.843
-19,90%
The Star-Ledger
353.003
-55.669
-13,60%
Star Tribune
341.645
-38.709
-10,20%
The Philadelphia Inquirer
338.049
-38.444
-10,20%
The Plain Dealer
332.894
-32.394
-8,90%
Detroit Free Press
320.125
-32.589
-9,20%
The Atlanta Journal-Cons.
318.350
-64.071
-16,80%
Fonte: Editor&Publisher
•È in atto un forte calo diffusionale per la versione cartacea dei maggiori
quotidiani americani. Che, invece, guadagnano lettori, con percentuali spesso
a due cifre (come si nota dalla tabella sopra) nella moderna versione online.
Tabloid 2
6 / 2008
2007
35
Primo piano
sta cambiando IL PANORAMA DELL’EDITORIA LEGATA ALLA CURIA
I settimanali cattolici
guardano al futuro
Sono 12 le testate iscritte alla Fisc, con una diffusione di
oltre 100mila copie in tutta Lombardia e una storia spesso
centenaria. Ma ora il cardinale di Milano punta anche su
YouTube: 16mila collegamenti alla sua “uscita” pasquale
di Saverio Clementi
C’è chi la chiama “stampa minore”,
ma di minore ha ben poco, e non solo
perché ha più di un secolo di storia
alle spalle, ma soprattutto perché occupa un segmento assai significativo
del panorama giornalistico italiano.
Parliamo della stampa cattolica, cioè
di un settore dell’editoria caratterizzato da un profondo radicamento nel
territorio e dalla capacità di fondere
sulla sue pagine cronaca e approfondimento.
La Lombardia, come è noto, è la
capitale italiana dell’editoria per la
gran quantità di media in essa presenti. Ma la regione detiene anche
un altro primato nazionale: quello di
ospitare la più alta concentrazione
di testate a vario titolo di “area cattolica”. A tutt’oggi si possono contare i seguenti quotidiani: L’Eco di
Bergamo, di proprietà della Sesaab
(acronimo che sta per Società editoriale santi Alessandro, Ambrogio
e Bassiano, i santi protettori delle
diocesi di Bergamo, Milano e Lodi,
tutte presenti con una partecipazione azionaria); la Provincia di Como
(diffusa con diverse edizioni anche
nelle province di Lecco, Sondrio e
Varese), il cui pacchetto azionario di
maggioranza appartiene alla Sesaab;
Il giornale di Brescia, proprietario con
L’Eco di Bergamo di una tipografia
a Erbusco; Il Cittadino di Lodi, che
vede anch’esso una partecipazione
azionaria della Sesaab; Il Cittadino
di Monza e della Brianza, acquistato
due anni fa sempre dalla Sesaab con
un progetto, poi rientrato, di passare da bisettimanale a trisettimanale
e quindi a quotidiano. Completa il
panorama il mensile Il Segno, della diocesi di Milano, diretto da don
Giuseppe Grampa, con oltre 50.000
copie di diffusione.
Chiudono otto giornali
ma la rete fa boom
Non si può inoltre ignorare che a Milano hanno la loro sede principale il
quotidiano cattolico Avvenire (nato
nel 1968 dalla fusione tra il milanese L’Italia e il bolognese L’avvenire
d’Italia) e l’impero editoriale facente
capo alla congregazione religiosa
dei Paolini che pubblica, tra l’altro,
Famiglia cristiana, uno dei periodici
Una stampa che interpreti gli interessi
del bene comune e attenta al territorio:
questa la missione dei giornali diocesani
36
più diffusi in tutta l’Italia.
C’è poi il mondo dei settimanali diocesani lombardi, la cui tiratura complessiva supera le 100mila copie. Il
loro stato di salute è assai diversificato: alcuni diffondono numerose copie
e sono leader nei rispettivi territori,
altri faticano a mantenere gli standard raggiunti e registrano una lenta
erosione di copie. Sono attualmente 12 le testate regionali iscritte alla
Federazione italiana dei settimanali
cattolici (Fisc), ma in passato il loro
numero era superiore.
Nell’arco di pochi anni si sono infatti
registrate alcune dolorose chiusure:
Luce di Cantù, La Nostra Domenica di Bergamo, 7° Giorno di Melzo,
Il Nostro Tempo di Milano (che si è
trasformato in giornale online), Il Resegone di Lecco (fondato nel 1882),
Luce di Varese e Altomilanese (1914),
La Piazza di Erba e Città Nostra di
Sesto San Giovanni. Ben sette di
queste testate facevano capo alla
diocesi di Milano, che ha motivato
tali decisioni con l’impossibilità di far
fronte ai crescenti costi di gestione.
L’unica nota positiva risale a tre anni
Tabloid 2 / 2008
fa, con la nascita di Noi Brugherio,
che ha adottato la formula free press:
viene infatti diffuso gratuitamente nei
luoghi pubblici della cittadina brianzola ed ha raggiunto in pochi mesi il
significativo tetto delle 6mila copie.
E, sempre per restare all’interno della
diocesi ambrosiana, un discorso a
parte merita l’originale esperienza
del portale www.chiesadimilano.it,
che persegue l’obiettivo di veicolare
l’informazione diocesana e la voce
del vescovo attraverso la rete informatica.
Quest’anno, per arrivare velocemente nelle case dei fedeli e dialogare
con loro sull’impegnativo tema del
battesimo e della Quaresima, il cardinale Dionigi Tettamanzi si è affidato, oltre che a Radio Marconi e
a Telenova, anche a YouTube. Una
scelta innovativa e controcorrente,
per l’arcivescovo della più grande
diocesi italiana, che come ogni anno, in attesa della Pasqua, aveva il
problema di raggiungere i suoi cinque
milioni di fedeli sparsi su un territorio
grande circa metà della Lombardia.
Il successo è stato immediato già
Tabloid 2 / 2008
alla prima puntata, toccando punte
di oltre 16mila collegamenti.
Ogni diocesi lombarda, con la sola eccezione di Bergamo, ha il suo
settimanale; alcuni risalgono alla fine
dell’800 (La Voce del Popolo di Brescia, Il Cittadino di Monza, Il Ticino di
Pavia, L’Araldo Lomellino di Vigevano, Il Cittadino di Lodi), altri ai primi
anni del ’900, in coincidenza di eventi
drammatici della storia italiana come
la prima guerra mondiale e l’avvento
del fascismo (La Vita Cattolicadi Cremona, Il Popolo Cattolico di Treviglio,
Il Nuovo Torrazzo di Crema). Più recenti sono La Cittadella di Mantova
(1945) e Il Settimanale della Diocesi di
Como (1977). Vicende spesso trava-
Milano Sette
Una vetrina locale su Avvenire
Dal 13 gennaio 2008 Milano Sette è diventato il secondo dorso domenicale
di Avvenire. L’inserto, tutto a colori, curato dall’Ufficio comunicazioni sociali
della diocesi di Milano, è realizzato dalla redazione delle testate diocesane
e diffuso in tutta Lombardia. È una novità nel panorama degli strumenti
della comunicazione della diocesi, che rinnova così una collaborazione nata
nel 1974 con il quotidiano dei cattolici.
Il nuovo Milano Sette, che va da 6 a 8 pagine, vuole essere uno spazio
informativo che punta sui contenuti, i modi e i tempi del cammino della Chiesa
ambrosiana, valorizzando la vitalità delle comunità cristiane. Tutto trattato
con taglio giornalistico. In questi primi mesi ha affrontato temi come la lettera
dell’Arcivescovo ai separati e divorziati, l’emergenza casa, la prostituzione e la
tratta, l’ora di religione, l’inserimento degli immigrati nella vita parrocchiale.
37
Primo piano
Appuntamento a Milano
Comunicatori
a confronto
Sarà Milano
ad ospitare
il convegno
nazionale dei
direttori e dei
collaboratori
degli Uffici diocesani per le
comunicazioni sociali. Dall’8 al
10 maggio, al “Crowne Plaza”
di San Donato Milanese, si
discuterà del ruolo dei cattolici
italiani tra informazione e realtà.
«La Chiesa italiana – spiega
don Davide Milani (nella foto),
responsabile per la diocesi
ambrosiana - considera
fondamentale il tema della
comunicazione. Ed è per questo
che ogni due anni organizza un
convegno rivolto ai direttori della
comunicazione delle diocesi
italiane e a chi nella Chiesa
si occupa di comunicazione.
Una preziosa, duplice
occasione: anzitutto per
interrogarsi
a proposito dei media promossi
e sostenuti direttamente
dal mondo ecclesiale; inoltre
per analizzare il panorama
degli strumenti “laici” che
quotidianamente entrano in
tutte le case e per verificare con
quale grado di fedeltà sono in
grado di rendere lo “sguardo
quotidiano” corrispondente
alla realtà della vita del Paese». Saranno presenti i cardinali
Angelo Bagnasco, presidente
della Cei, e Dionigi Tettamanzi.
Il convegno sarà anche
l’occasione per celebrare alcuni
anniversari dei più importanti
media cattolici italiani: i 40 anni
del quotidiano Avvenire, i 20
anni dell’agenzia di stampa
“Sir” e i 10 anni dell’emittente
televisiva “Sat 2000” e del
circuito radiofonico “inBlu”.
38
gliate hanno segnato la vita di questi
periodici. È il caso del bresciano La
Voce del Popolo. Fondato nel 1893,
dovette sospendere le pubblicazioni
dal novembre 1926 al 1936 perché
soppresso dal fascismo. Tornò in edicola con un nome diverso (La Voce
Cattolica) e soltanto alla fine della
guerra poté riprendere il suo glorioso
nome. Vicissitudini che coinvolsero
anche altre testate regionali, costrette a sospendere le pubblicazioni, a
mutare nome o a subire pesanti interventi della censura fascista. Durante
gli anni compresi tra il 1920 e il 1930,
Il Ticino di Pavia preferì uscire con
alcune pagine bianche, su cui campeggiava ben in evidenza la scritta
“Viva la libertà”, piuttosto che cedere
ai condizionamenti del regime.
C’è chi ha, invece, preso il posto di
precedenti giornali. A Como il settimanale diocesano nacque prima
come inserto domenicale del quotidiano L’Ordine e soltanto alla chiusura della gloriosa testata cattolica
cominciò ad avere vita autonoma. Il
Popolo Cattolico di Treviglio (fondato
nel 1921) è uno dei pochi settimanali
italiani iscritti alla Fisc ed espressione
di una città non capoluogo di provincia e non sede vescovile. Lo dirige dal
1983 Amanzio Possenti, autorevole
figura del giornalismo bergamasco e
“decano” dei direttori dei settimanali
cattolici lombardi.
Don Giorgio Zucchelli, direttore del
cremasco Il Nuovo Torrazzo, ha iniziato da poco il suo secondo man-
•Don Giorgio Zucchelli, presidente
nazionale della Fisc e direttore
de Il Nuovo Torrazzo di Crema.
dato triennale di presidente nazionale
della Fisc.
«I direttori dei settimanali lombardi
– commenta – sono convinti che le
loro testate abbiano ancora grandi
potenzialità in ordine alla diffusione di
opinioni pubbliche informate ai valori
evangelici, ma sono consapevoli di
non poter più procedere artigianalmente, senza investimenti e strategie
adeguate, condivise e supportate dai
vescovi e dalle diocesi. Crediamo che
non si possa più procedere da soli e
mantenere la nostra attività chiusa
SETTIMANALI CATTOLICI ISCRITTI ALLA FiSC
Testata
Peridicità
Direttore
Città
Il Cittadino
bisettimanale
Luigi Losa
Monza
Il Nuovo Torrazzo
settimanale
Giorgio Zucchelli
Crema
Il Popolo Cattolico settimanale
Amanzio Possenti
Treviglio
Il Settimanale della Diocesi
settimanale
Agostino Clerici
Como
Il Ticino
settimanale
Don Franco Tassone
Pavia
La Cittadella
settimanale
Benito Regis
Mantova
L’Araldo Lomellino
settimanale
Emilio Pastormerlo
Vigevano
La Vita Cattolica
settimanale
Don Vincenzo Rini
Cremona
La Voce del Popolo
settimanale
Adriano Bianchi
Brescia
Noi Brugherio
settimanale
Mino Ciravegna
Brugherio
Fonte: Editori. Iscritti alla Fisc sono anche il quotidiano l Cittadino di Lodi e la testata online Incroci News
Tabloid 2 / 2008
Primo piano
in compartimenti stagni. E questo a
fronte di un fenomeno che sta interessando il mondo dell’editoria nel
suo complesso; mentre altrove si
creano sempre più sistemi integrati
che registrano risultati interessanti
sia sul versante delle vendite sia su
quello della pubblicità, noi procediamo ciascuno per proprio conto; anzi,
rischiamo di smantellare un patrimonio che i cristiani di oltre un secolo fa
hanno voluto fortemente e che oggi è
una preziosa eredità del movimento
sociale cattolico lombardo».
La parola d’ordine è dunque “sinergia”, e un primo coraggioso passo in
questa direzione è stato fatto recentemente con la costituzione di “Fisc
Servizi”, una società a responsabilità
limitata incaricata di affiancare i 168
settimanali diocesani italiani sui versanti della raccolta pubblicitaria e del
supporto amministrativo.
Per restare nell’ambito più strettamente regionale, è in corso da tempo
una riflessione per definire un vero e
proprio “Progetto lombardo”, che,
nelle intenzioni, potrebbe diventare
un punto di riferimento per l’intero
mondo dei media cattolici italiani.
Claudio Mazza, direttore di IncrociNews e coordinatore delle testate
lombarde, spiega un progetto che attende solo di essere tolto dal cassetto: «Si tratta di potenziare l’informazione a livello regionale dando voce
a iniziative, problemi e riflessioni che
non sono più confinabili nel ristretto
ambito locale. Stiamo pensando ad
Tiratura
Giornalisti E.mail
25.000
12
16.000
5
[email protected]
4.000
5
[email protected]
6.000
3
[email protected]
5.000
2
[email protected]
4.000
2
[email protected]
6.000
5
[email protected]
[email protected]
4.500
4
[email protected]
16.000
5
[email protected]
6.000
5
[email protected]
Tabloid 2 / 2008
La testimonianza
«Combattiamo insieme i pregiudizi»
«Si sa che i media hanno, tra le altre, l’esigenza della semplificazione. È
certamente un’esigenza comprensibile e legittima, anzi utile e in qualche
modo necessaria. Siamo però di fronte ad un processo piuttosto delicato,
non privo di rischi pericolosi. Se non è ben condotta, la semplificazione può
portare ad elaborare schemi rigidi e precostituiti che si impongono e che
finiscono per dare un’immagine riduttiva, se non persino distorta della realtà.
Simili schemi, quanto più si radicano, tanto più rischiano di autoalimentarsi,
per il fatto che le notizie comunicate con un certo stile, caricate ad esempio
di sensazionalismo, di toni forzati, di contrapposizioni radicali, fanno nascere
nella gente comune reazioni emotive tali da portarla a leggere il fenomeno in
maniera inadeguata o addirittura sbagliata. Si creano così le condizioni per
giudizi approssimativi nei confronti di gruppi etnici, che si configurano come
delle “etichette” difficili da rimuovere.
«È un dato che abbiamo constatato molte volte e in diverse circostanze. Mi
riferisco ad una notizia di questi giorni: immigrati nomadi che lavorano con
onestà e con apprezzamento dei loro datori di lavoro, ma che si trovano nella
necessità di tenere nascosta la propria provenienza etnica perché verrebbero
discriminati a causa dei pregiudizi nei loro confronti. Sono certo che la
responsabilità dei pregiudizi non ricade tutta sui media, ma sono convinto
che i mezzi di comunicazione hanno la funzione importante di non avvalorare
i pregiudizi e soprattutto di aiutare a superarli. L’esempio fatto mostra quanto
l’effetto della modalità di trasmissione di certe notizie incide in termini di
estrema concretezza sulla qualità della vita delle persone. Credo sia davvero
importante renderci conto di che cosa poi gli immigrati vivono sulla propria
pelle, in particolare la grande difficoltà a tessere relazioni amicali e costruttive
per evitare il conseguente rischio di chiusure reciproche. Al contrario, una
semplificazione ben condotta sa stare dentro la complessità del fenomeno
migratorio e aiuta la gente a leggerlo, capirlo e interpretarlo con serietà, ma
senza ansie, e con libertà da pregiudizi e ideologismi. È questo un compito,
meglio una responsabilità che tocca in modo particolare il mondo dei media».
Cardinale Dionigi Tettamanzi
•Nella foto, il cardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi, durante una delle
sue numerose visite alla mensa dei poveri cittadina.
39
Primo piano
Non solo carta
Tutte le pagine
che vanno in rete
La stampa
cattolica lombarda
è presente anche
nella rete. C’è
innanzitutto
IncrociNews
(nella foto, il direttore Claudio
Mazza), l’unica testata online
tra quelle iscritte alla Fisc
regionale. È espressione della
diocesi di Milano ed è collocata
all’interno del portale www.
chiesadimilano.it. Accanto
all’informazione istituzionale,
dedica ampio spazio alla
cronaca del vastissimo
territorio che fa capo alla
Chiesa ambrosiana. Singolare
la scelta del settimanale Noi
Brugherio, della omonima
cittadina brianzola: non punta a
riprodurre l’edizione cartacea,
ma favorisce la comunicazione
con i lettori attraverso dei forum
di discussione.
Le altre testate lombarde con le sole eccezioni de Il
Nuovo Torrazzo di Crema
e de Il Popolo Cattolico di
Treviglio – hanno da tempo
messo in rete le loro pagine.
Particolarmente ricchi sono
i siti del periodico bresciano
(www.lavocedelpopolo.it),
di quello lodigiano (www.
ilcittadino.it) e monzese (www.
ilcittadinomonzabrianza.it). Più
organici all’informazione diocesana
le testate online di Mantova
(www.lacittadellamantova.it),
Cremona (www.lavitacattolica.
it), Pavia (www.ilticino.net) e
Vigevano (www.araldolomellino.
it). Il periodico comasco offre,
invece, ai propri lettori
la possibilità di consultare
alcune pagine del giornale
all’interno del sito diocesano
(www.diocesidicomo.it).
40
•Alcuni siti, fra i più cliccati,
che stanno facendo la storia
dell’informazione cattolica
in territorio lombardo.
un’agenzia di stampa regionale. Essa
potrebbe avere il compito di far conoscere i documenti e le prese di posizione della Conferenza episcopale
lombarda, di veicolare in un contesto
più ampio le iniziative di particolare rilievo promosse dalle singole diocesi,
ma soprattutto di diffondere maggiori
informazioni a carattere regionale, dal
punto di vista amministrativo, sociale
ed ecclesiale. Già altre regioni hanno
tentato formule del genere, il Piemonte in particolare, la cui agenzia è oggi
iscritta alla Fisc».
Progetti che testimoniano la volontà
di guardare al futuro senza però perdere di vista le proprie radici. «I dodici
settimanali lombardi – ribadisce don
Vincenzo Rini, direttore de La Vita
Cattolica di Cremona, già presidente
nazionale della Fisc e attualmente al
vertice del Cda dell’agenzia di stampa nazionale Sir - si presentano come
strumenti di informazione generale
sul territorio. Non quindi “bollettini”,
ma giornali veri e propri, al servizio di
un’informazione che ha nel territorio,
e non solo nella Chiesa istituzionale,
il suo riferimento originale e la sua
motivazione. Giornali ecclesiali di
informazione, quindi, e non, come
da molte parti si vorrebbe, giornali
di informazione ecclesiale».
«La sfida più grande – aggiunge don
Giorgio Zucchelli – è quella di cogliere l’esigenza che viene dal Paese di
una stampa vicina alla gente e capace di interpretare non gli interessi di
gruppi dominanti, ma quelli del bene
comune. I nostri giornali hanno tutti i
numeri per collocarsi in questa precisa posizione. Ne abbiamo avuto
prova in alcuni momenti chiave del
dibattito socio-politico di questi ultimi
tempi. Certo, dobbiamo avere maggiore fiducia in noi stessi, qualificare
professionalmente i nostri prodotti,
stringere sinergie tra noi settimanali
e altre testate, soprattutto con il quotidiano Avvenire. La Fisc si pone al
servizio di questa maturazione della
stampa cattolica, con tanta voglia di
servire il Paese e la Chiesa».
Tre anni fa è nata “Noi Brugherio”,
testata free press che fa capo alla diocesi
di Milano. Un successo immediato
Tabloid 2 / 2008
Primo piano
l’esperienza (unica) di un vescovo giornalista professionista
Don Busti, cronista d’anime
Prete dal 1964, isritto all’Albo dal 1990, è stato portavoce del cardinale Carlo Maria
Martini ai tempi di “Effetà” e “Il lembo del mantello”, testi sulla comunicazione. «L’obbligo
delle 40 righe o di un minuto di radiotv non deve far mancare il confronto delle idee»
di Saverio Clementi
I giornalisti della Lombardia
hanno un collega vescovo.
È monsignor Roberto Busti,
iscritto negli elenchi dell’Ordine regionale come professionista dal 25 gennaio
1990 e vescovo di Mantova dal 13 luglio 2007. Una
duplice esperienza che ha
affinato in lui una particolare attenzione ai problemi
dell’informazione.
Dieci anni trascorsi accanto al cardinale Carlo Maria
Martini, un periodo segnato
dalla pubblicazione di due
testi (“Effatà, apriti” e “Il
lembo del mantello”), dedicati al tema della comunicazione.
Quanto hanno inciso questi interventi nel modo di concepire il
ruolo dei media all’interno della
Chiesa?
E’ passato parecchio tempo dalla
pubblicazione di quei due programmi
pastorali, ma devo dire che, nel loro
genere, sono rimasti due capisaldi il
cui riferimento è essenziale per chi
si vuole muovere da cristiano nei
media, sia da fruitore sia, tanto più,
da operatore. La ragione principale,
che costituisce anche l’originalità
indiscussa di quegli scritti, sta nel
tipo di approccio che il card. Martini
ha scelto: né moralistico e neppure
tecnico ma, come sempre, a partire
dalla luce della Parola. Inizialmente
dovetti faticare non poco a convincere i colleghi giornalisti della bontà di
quella scelta: comprendere il senso
Tabloid 2 / 2008
chi È
Roberto Busti nasce a
Busto Arsizio nel 1940.
Prete dal 1964, giornalista
professionista dal 1990. Inizia
come assistente dell’oratorio
di Carate Brianza. Nel 1978
è responsabile dell’Ufficio
diocesano per la pastorale del
cinema e teatro, poi presidente
nazionale dell’Associazione
cattolica esercenti cinema. Nel
1981 responsabilile dell’Ufficio
comunicazioni sociali e portavoce
del cardinale Carlo Maria Martini.
Nel 1991 prevosto a Lecco,
parroco di San Nicolò. Il 13 luglio
2007 papa Benedetto XVI lo
nomina vescovo di Mantova.
vero del comunicare umano, a partire
dall’inesprimibile comunicazione che
Dio fa di se stesso per dire all’uomo
che cosa gli vuole donare, prima ancora di ciò che potrebbe chiedere.
C’è dunque uno “stile” cattolico
nel fare informazione?
Più che di uno stile “cattolico” parlerei di cristiani che non dimenticano la loro prospettiva di valori
vitali nello svolgere la professione
facendo informazione. E non è così
semplice, perché la caratteristica
della fede cristiana è quella di non
chiudersi nell’orizzonte umano,
ma di saper contemplare l’eterno.
E questo non avviene soltanto in
chiesa, nelle celebrazioni liturgiche:
è un modo di guardare, giudicare e
vivere la vita; è la dimensione della
speranza che si concreta nelle scelte dell’amore gratuito.
Cosa è rimasto di quegli anni al giornalista e vescovo Roberto Busti?
Del giornalista che sopravvive in me
è rimasto il gusto di andare a fondo,
di non accontentarmi del primo che
scrive, del confronto dei pensieri e dei
giudizi, assieme alla comprensione
per chi scrive, specialmente di cose
nostre, con l’obbligo delle 30/40 righe
o di qualche miserevole minuto teleradiofonico. Al vescovo, invece, ora
compete l’obbligo di mettere a frutto il
notevole patrimonio di esperienza donatomi da un lavoro affascinante in una
immensa diocesi, accanto a personaggi del calibro del cardinale Carlo Maria
Martini, con molti giornalisti di valore,
in anni difficili ma indimenticabili.
41
Colleghi
in libreria
quale sarà il destino deL “vecchio” quotidiano nel terzo millennio
Carta stampata e web:
matrimonio di interessi
L’editore del New York Times prevede che l’ultima copia cartacea uscirà nel 2012.
Una morte annunciata, quindi, anche per gli altri giornali? Forse una scappatoia
c’è, per tutti: imparare a sfruttare le nuove tecnologie nel segno del buon giornalismo
a cura di Antonio Andreini
A una precisa domanda sul destino
dei quotidiani minacciati dall’arrivo
delle nuove tecnologie, Indro Montanelli rispose d’istinto: “È probabile
che il quotidiano debba morire. E,
se il quotidiano deve morire, allora
anch’io voglio morire con lui”.
I quotidiani sono sopravvissuti a
Montanelli, ma non stanno per niente bene. Anzi, stanno male. Come si
legge nel saggio di Vittorio Sabadin
L’ultima copia del New York Times-Il
futuro dei giornali di carta, lo stesso
editore del Times, Arthur Salzburger
jr., ha previsto che l’ultima sua copia cartacea sarà venduta nel 2012,
sostituita da contenuti preparati da
una redazione multimediale e diffusi attraverso Internet. Se è questa
la prospettiva per il quotidiano più
importante del mondo, quale sarà la
sorte degli altri?
Vittorio Sabadin, il giornalista che ha
guidato la redazione de La Stampa
per circa vent’anni, accompagnandone le trasformazioni tecnologiche
e grafiche, ci racconta come l’edito-
L’autore
Vittorio Sabadin dal 1979 è a La
Stampa, prima caporedattore centrale,
poi vicedirettore. Ha fatto in tempo
a vivere tutte le trasformazioni
del giornale, fino a quello on line
continuamente aggiornato, che
coinvolge i lettori in forum e blog.
42
ria dei quotidiani sia giunta a questa
svolta e ci aiuta a prevedere quale
sarà il loro futuro.
Il vero nemico dei giornali di carta,
quello che inesorabilmente potrebbe
condannarli a morte, è la tecnologia.
“Negli ultimi anni tutto è così rapidamente cambiato -ha scritto Sabadin
nell’introduzione al suo agile e ben
documentato saggio- che il mondo
dell’editoria ha fatto fatica ad accorgersene, reagendo in ritardo alla
minaccia portata da Internet, dai new
media, dalla telefonia mobile, dalla
televisione e dal mondo virtuale, che
occupano sempre di più il tempo e le
risorse dei lettori di giornali”.
In verità, il passaggio dal newspaper,
il tradizionale foglio che veicolava notizie, al viewspaper, cioè un quotidiano da “vedere” prima che da leggere,
ha portato dei vantaggi. Così come
la nascita della free press, che ha
prodotto giornali gratuiti di piccolo
formato, il primo dei quali, Metro, è
nato in Svezia ispirandosi al successo del “modello Ikea”: diffusione nei
Paesi più avanzati e stesso formato,
grafica e numero di addetti in ogni redazione. Non è bastato, poi, trasformare le edicole in empori, per tenere
i giornali lontano dalla tempesta: da
circa vent’anni essi perdono copie, e
profitti, in quasi tutto il mondo.
Le imprese editoriali hanno generato
per secoli utili di bilancio e contribuito
in modo determinante a salvaguardare i valori civili e la democrazia. Oggi,
chi produce giornali a pagamento deve investire molto in qualità e marketing, se vuole convincere qualcuno
a dedicare almeno mezz’ora alla
lettura di un quotidiano. Poi, per far
quadrare il conto economico, potrà
anche ridurre drasticamente i costi,
sfruttando le nuove tecnologie. Per
esempio, edizione web ed edizione
stampata sono ancora in molti giornali due entità separate che non si
sopportano a vicenda: dovranno lavorare insieme.
Ma dipenderà, come sempre, dal
buon giornalismo -quindi dai buoni
giornalisti- la salvezza dei giornali,
con la riconquista della fiducia del
grande pubblico. Vittorio Sabadin, L’ultima copia del
New York Times-Il futuro dei giornali di carta, Donzelli Editore, Roma,
2007, pagg. 174, €15
Tabloid 2 / 2008
Colleghi
in libreria
Loris Mazzetti:
Il libro nero della
Rai, BUR, Milano,
2007, pagg. 420,
€10.50
La Rai nelle mani
della “casta”
Che fine ha fatto quella Rai che,
prima di tutto, si sentiva ed era
servizio pubblico?
Loris Mazzetti, giornalista e regista,
capostruttura RaiTre a Milano,
lavora nella televisione pubblica da
trent’anni e con Il libro nero della
Rai compie un excursus sui misfatti
della tv di Stato degli ultimi tempi, a
partire dal famoso “editto bulgaro”,
all’origine della triste vicenda
professionale ed umana che ha
colpito Enzo Biagi.
Mazzetti ha collaborato per
molti anni al suo fianco, come
regista e curatore de “Il fatto”,
la trasmissione presa di mira dal
diktat berlusconiano. Le ultime
parole scritte da Biagi, che è
mancato nel novembre scorso,
sono state proprio per la prefazione
di questo saggio, dedicato al
rapporto tra potere e informazione
nella tv di Stato: “Posso dire che
sono contento che Mazzetti abbia
raccontato una tv pubblica che
pochi conoscono e possa così dare
un contributo a rifondare quella
Rai che tutti vogliamo. Questo
non è un libro di scoop: Loris ha
messo in fila dei fatti, ha raccolto
testimonianze, ha dato voce a tanti
che hanno resistito e resistono a
un potere che così occulto
poi non è”. Mazzetti,
infatti, per denunciare lo
stato attuale della Rai non
ricorre a intercettazioni o
a materiale riservato, ma
si limita a raccontare dei
fatti noti a lui, ma non solo
a lui. Fatti precisi, all’origine
Tabloid 2 / 2008
dei grandi flop della TV di Stato,
che hanno comportato enormi
sprechi di denaro pubblico: per
esempio, i milioni di Euro sborsati
per cause perse contro dipendenti
e collaboratori, sacrificati a una
politica prepotente, pronta a tutto
pur di assicurare una poltrona agli
amici. Come precisa Mazzetti,
auspicando in Rai un “ritorno alla
cultura” : “Buona parte di questo
libro, direttamente o indirettamente,
è dedicato alla politica, che
deve lasciare la Rai. Gli stessi
politici che lo leggeranno devono
capirlo, perché sta diventando
un’emergenza della democrazia”.
Certe verità
controcorrente
Il pubblico si aspetta certe verità
e i buoni giornalisti si impegnano
a farle conoscere. A volte, a
rischio della vita, come potrebbe
succedere oggi per Roberto
Saviano e Lirio Abbate. Altre volte,
col sacrificio stesso della vita,
come è successo a Giuseppe
(Pino) Impastato e a Giovanni
Spampinato, giovani giornalisti
siciliani assassinati dalla
mafia. Oppure, se allarghiamo
l’orizzonte, come è successo a
Ilaria Alpi e a Maria Grazia Cutuli,
che, a costo della vita, sono
andate a cercare verità scomode
fuori dai nostri confini, in Somalia
e in Afganistan. Della vita
“ribelle” di questi e altri giornalisti,
che non vanno nel senso della
corrente costituita dall’interesse
proprio o dei potenti di turno, si
scrive in Vite ribelli–Dieci destini
controcorrente, collana “Le radici
del presente” Sperling & Kupfer.
AA. VV., Vite
ribelli-Dieci destini
controcorrente,
Sperling & Kupfer
Editori, Milano,
2007, pagg. 314,
€12
Arrivati in redazione
Guido Lopez: Storia
e storie di Milano,
Newton Compton
Ed., Roma, 2007,
pagg. 362, € 20
Duemila anni di storia
di una città che ne ha viste di
tutti i colori, nel racconto di uno
specialista. Riccamente illustrati.
Fabio Tamburini:
Storie di Borsa
quotidiana, Il Sole 24
Ore, Milano, 2008,
pagg. 242, € 24
Nel bicentenario
della fondazione della Borsa di
Milano, i principali protagonisti
italiani dell’economia e della
finanza raccontano Piazza Affari.
Piero Lotito:
Il pugno immobile,
Aragno Editore,
Torino, 2007,
pagg. 341, € 15
Un incalzante
romanzo sul dissesto
metropolitano,
sul cinismo politico e sulla
crisi dell’informazione
nella Milano di fine secolo.
Loretta Napoleoni:
Economia canaglia,
il Saggiatore, Milano,
2008, pagg. 310, €17
Uno sconvolgente
viaggio nel nuovo
ordine mondiale, governato
da forze oscure che,
attraverso incredibili capitali
e influenze politiche, ci sta
cambiando la vita.
Adele Marini:
Naviglio Blues,
Fratelli Frilli Editori,
Genova, 2008, pagg.
490, €15,90
La sorte di tre
bambini in un thriller ambientato
in un lembo di terra milanese,
a ridosso del Naviglio Pavese.
43
Colleghi
alla ribalta
CONTRAFFAZIONE, un brutto affare globale
Il traffico vero
delle false griffe
Navi fantasma, porti conniventi, alleanze criminali: dalla
penna investigativa di Rita Fatiguso, Premio Marco
Biagi 2003, una nuova inchiesta sul commercio dei falsi
di Antonio Andreini
Rita Fatiguso, giornalista de Il Sole 24
Ore, scrive di relazioni industriali, zone
grigie della globalizzazione e nuove
migrazioni con taglio investigativo e
puntando l’obiettivo principalmente
su Cina ed Est Europa.
Dopo aver svolto un’inchiesta in più
puntate sul fenomeno dell’industria
del falso, Fatiguso ha da poco dato
alle stampe un libro che ne è l’ideale continuazione: Le navi delle false
griffe – Fatti e misfatti della globalizzazione, edito da Il Sole 24 Ore.
Nella prefazione, Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole, sottolinea che:
“...Grazie ai reportage della Fatiguso, oggi sappiamo molto del network
criminale che controlla la catena del
falso. Ne conosciamo dimensioni e
tecniche, le rotte lungo le quali si snodano i traffici, l’esistenza di fabbriche
di assemblaggio su navi fantasma,
la scandalosa permeabilità di porti,
come quello di Taranto, dai quali passa di tutto, la rete di alleanze con la
criminalità organizzata italiana”.
Nei confronti della contraffazione, l’Italia
vive una drammatica contraddizione,
unica al mondo: è il Paese che ne
è più colpito e, nello stesso
tempo, uno tra i principali,
se non il maggiore produttore, di beni contraffatti. Nel
2007, sedici italiani su cento
hanno anche “fatto l’affare”
per strada, comprando almeno un capo contraffatto,
pur consci della sua illecita
provenienza. Al livello mon-
44
diale, quasi il 9% del commercio è
costituito da “falsi” che ledono i diritti
d’autore, di proprietà industriale, i brevetti, i modelli. I compratori del falso
devono sapere che a beneficiare del
commercio delle “False Griffe” è una
“multinazionale” senza marchio gestita
dalla criminalità organizzata, che può
usurpare qualunque marchio noto, ingannando i consumatori e oltraggiando
l’ingegno e il lavoro di chi rispetta le
leggi. Tuttavia, la contraffazione non è
avvertita da tutti come una minaccia
reale e l’industria del falso ha raggiunto
cifre ragguardevoli: duecento miliardi di
dollari di fatturato.
Le navi delle false griffe, raccogliendo
in 12 capitoli l’inchiesta della Fatiguso
-che va da “Sulle rotte dei pirati delle
false griffe” a “A Lima il furto del finto
made in Italy”- rivela puntualmente, come recita il sottotitolo, “Fatti e misfatti
della globalizzazione”. La forma è chiara e nello stesso tempo approfondita,
coinvolgente.
Nel complesso, questa è opera degna
della giornalista che nel 2003 ha vinto
il Premio Marco Biagi per le inchieste
sulla flessibilità del lavoro
in Europa e, nel 2007, è
entrata nella rosa dei segnalati al Premio Maria
Grazia Cutuli. Rita Fatiguso: Le navi
delle false griffe – Fatti
e misfatti della globalizzazione, Il Sole 24 Ore
Editore, Milano, 2007,
pagg. 120, €16.
L’Italia di Aldo Cazzullo
Il Paese dove
tutto si fa merce
“La domenica le
piazze italiane sono
vuote. Quasi deserti
gli stadi, le chiese, i
cinema, i tradizionali
luoghi della vita
sociale. Sono tutti all’outlet”, scrive
Aldo Cazzullo nel suo Outlet Italia
– Viaggio nel paese in svendita
(Mondadori Editore, Milano,
2007, pagg. 289, 16€). L’autore
compie un viaggio nella nuova
Italia e ci propone un’insolita,
efficace chiave di lettura sulla
nostra società. Indagando su
e giù per la penisola la realtà
delle grandi città e di molti centri
minori, analizzando gli aspetti
dell’economia, dell’immigrazione,
della politica, della giustizia, ma
anche della cultura e delle relazioni
umane, egli dipinge un grande
affresco, evidenziando nuovi
comportamenti dei cittadiniconsumatori. Chi vive l’atmosfera
dei centri commerciali prova la
sensazione dell’affare: outlet è
sinonimo di svendita, liquidazione,
perdita di valore, e lì tutto diventa
merce da comprare e da vendere.
L’outlet, tuttavia, rivela che sono in
atto cambiamenti che riguardano
non solo i consumi, ma anche
le abitudini e i rapporti umani.
Persino la politica è diventata
un mondo dove lo scambio
è sistema. Come distribuzione
di risorse e produzione di voti, la
sua sostanza è una concezione
contrattualistica del potere: favori
da ricevere e da promettere.
L’amara constatazione dell’autore
è che, come negli outlet tutto si
mercifica, così nella società i diritti,
i valori, gli affetti, gli embrioni, la
fede, la cultura diventano, seppure
beni immateriali, mercificabili.
E l’Italia? Un immenso outlet
dove di tutto si fa commercio.
Tabloid 2 / 2008
voce
LaLavoce
dei
vignettisti
dei vignettisti
Lombezzi
Un contratto di lavoro mancato. Da tre anni.
Alcuni nostri colleghi dalla matita
svelta e corrosiva lo raccontano così
Tabloid 2 / 2008
45
I numeri
in quest’ultima pagina
la nostra realtà
“fotografata” in cifre
125 professionisti
34
264
praticanti
pubblicisti
8 miliardi
783 mila
486 Euro
70 elenco
speciale
È il totale degli investimenti pubblicitari
netti nel periodo gennaio-dicembre 2007
suddivisi tra:
televisione 4,6 miliardi (+1,2%)
omogeneo dell’anno precedente)
stampa 3,1 miliardi (+3%) di cui 1,7
miliardi (+3,3%) sui quotidiani (senza
free/pay press) e 1,3 miliardi (+2,5%) sui
periodici
radio 476 milioni (+8%)
Internet 281,9 milioni (+42,7%)
affissioni 200,6 milioni (+1,9%)
cinema 69,7 milioni (-8,4%)
Sono le nuove iscrizioni
all’Ordine dei giornalisti
della Lombardia
dal 1/1/2008
al 31/3/2008.
I sei quotidiani di provincia
della Lombardia certificati Ads
Testata
Diffusione Variazione
L’Eco di Bergamo
Il Giornale di Brescia
55.678
-1,1%
49.604
-0,9%
La Provincia di Como (Lc-So-Va) 44.791
1,5%
La Gazzetta di Mantova
34.214
-1,7%
La Provincia di Cremona
23.180
0,6%
La Provincia Pavese
22.618
0,8%
Fonte: Ads (Accertamento diffusione stampa) media mobile gennaiodicembre 2007 *Variazione percentuale rispetto alla media mobile
dei 12 mesi dell’anno precedente.
26.536
26.120
29.844
30.981
33.051
33.749
33.788
34.845
35.244
35.523
35.523
34.998
35.425
35.409
36.560
37.205
37.995
38.654
88
89
90
91
92
93
94
95
96
97
98
99 2000 01
02
03
04
05
06
07
Fonte: Audiradio. Dati in migliaia
25.858
1987
46
35.084
24.806
radioascolti in italia
Tabloid 2 / 2008