Pirati e corsari,Alto Adige, Val Venosta, i luoghi da non perdere,La

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Pirati e corsari,Alto Adige, Val Venosta, i luoghi da non perdere,La
Pop
art
italiana
alla
Fondazione Magnani Rocca
La Fondazione Magnani Rocca è una sede espositiva che si trova
a Mamiano di Traversetolo, Parma, in una villa neobarocca
appartenuta a Luigi Magnani, critico e collezionista d’arte.
La villa espone al pubblico la ricca collezione permanente di
Luigi Magnani ed ospita mostre temporanee, come quella sulla
Pop Art italiana ed un plus, le Ninfee di Monet, in prestito
dagli Stati Uniti (fino all’11 dicembre 2016).
Parco romantico di Villa
Magnani
a
Mamiano
di
Traversetolo, Parma
Fontana nel parco romantico
di Villa Magnani
Il nucleo originario di villa Magnani fu eretto nel Seicento,
ma fu più volte ritoccata, ampliata e riadattata fino
all’attuale uso di sede espositiva, di proprietà della
Fondazione Magnani Rocca voluta da Luigi Magnani (1906-1984).
La villa, molto bella in stile neobarocco, è immersa
all’interno di un parco romantico di 12 ettari. La sede
espositiva Fondazione Magnani Rocca si trova in via Fondazione
Magnani Rocca nr. 4 in località Mamiano di Traversetolo,
provincia di Parma, uscita autostradale A1 Terre di Canossa.
Villa Magnani, interno
Villa Magnani,
arredo interno
La collezione permanente di Luigi Magnani è davvero molto
ricca e raccoglie opere d’arte dall’XI al XX secolo; ci sono
meraviglie artistiche di Cézanne, De Chirico, Morandi,
Severini, Guttuso, Tiziano, Van Dyck, Goya, per citarne
alcuni. Di Goya potrete ammirare il superbo La famiglia
dell’infante Don Luis. Opere della collezione Magnani sono
spesso richieste in prestito da vari Musei nel mondo. Non per
niente, Villa Magnani è chiamata la Villa dei Capolavori.
Villa Magnani, la Villa dei
Capolavori, opera di Goya
Villa Magnani ed il suo
parco romantico
Fino all’11 dicembre 2016 la Fondazione Magnani Rocca ospita
la mostra Italia Pop, una raccolta davvero esauriente
dell’arte pop italiana del dopoguerra.
Pop Art Italiana in mostra
a Villa Magnani
La mostra temporanea dedicata alla Pop Art italiana allestita
a Villa Magnani espone opere della maggior parte degli artisti
che hanno caratterizzato questo movimento artistico del
dopoguerra. La Pop Art italiana nasce sull’onda della
popolarità di Andy Warhol e di altri celebri artisti pop del
Regno Unito e degli Stati Uniti, ma assume connotazioni
originali, nell’ultima fase della sua storia, diventando
spiccato strumento politico di critica alla società dei
consumi. Sono caratteristiche delle opere dalla Pop Art
internazionale le sgocciolature, l’utilizzo di ritagli di
giornali e di bombolette di vernice spray.
Pop Art italiana in mostra
a Villa Magnani
Mentre negli Stati Uniti gli artisti della Pop Art
rappresentavano gli oggetti d’uso quotidiano cercando di dar
loro un’anima, gli artisti della Pop Art italiana li
contestualizzavano all’interno di un messaggio politico più
ampio, a volte ironico, di critica aperta alla società dei
consumi ed ai suoi simboli, come la televisione e
l’automobile. Nella fase conclusiva del movimento della Pop
Art italiana appare evidente, attraverso le sue opere, la
critica all’assimilazione dell’uomo agli oggetti che consuma
e, soprattutto, la sua responsabilità nel lasciarsi
oggettivizzare. Emblematiche, a tal riguardo, sono le opere di
Umberto Mariani dove la televisione diventa un tutt’uno con la
persona o quelle di Paolo Baratella, in particolare Uccisi
dall’uomo seduto.
Pop Art italiana in mostra
a Villa Magnani, Paolo
Baratella, Uccisi dall’uomo
seduto
L’esposizione sulla Pop Art italiana a Villa Magnani inizia
dalla prima fase segnata dai lavori di Franco Angeli, Gianni
Bertini, Mario Schifano, Renato Mambor ed altri; curiosa è
l’opera di Tano Festa con la sua persiana senza maniglie,
mentre ho trovato raffinate le opere dell’unica donna della
Pop Art, Giosetta Fioroni. Nel periodo medio dello sviluppo di
questo movimento artistico è centrale la critica alla
pubblicità che massifica; Umberto Bignardi usa la tela come
una grande lavagna dove incolla oggetti di uso quotidiano,
Roberto Malquori lavora con i volti, mentre Antonio Fomez
rappresenta le grandi marche commerciali in maniera ironica e
Valerio Adami si rifà al fumetto che dialoga con il mito
dell’automobile. Gli artisti che ho citato sono quelli che più
hanno catturato la mia attenzione, ma nell’esposizione ci sono
opere di molti altri autori della Pop Art italiana.
Pop Art italiana in mostra
a Villa Magnani
Se andrete alla mostra sulla Pop Art italiana a Villa Magnani
di Mimiano di Traversetolo, Parma, vi consiglio di prenotare
una visita guidata telefonando allo 0521.848327 o scrivendo
una email a [email protected]. Fino al 11 dicembre 2016
potrete, inoltre,godere di un plus: un dipinto strepitoso di
Claude Monet, della serie delle Ninfee, in prestito dagli
Stati Uniti.
Le Ninfee di Claude Monet,
in mostra a Villa Magnani
Villa Magnani ed il suo
parco romantico
L’ingresso con visita guidata costa € 15; la visita guidata
comprende la mostra temporanea sulla Pop Art e qualche breve
informazione sul Monet esposto, ma prima e dopo siete liberi
di visitare la mostra permanente, girare per le stanze della
villa e per il suo enorme parco.
Buona visita!
Cinzia Malaguti
Il periodo caldo medievale e
le cattedrali sfarzose
Ho visitato diverse località del Centro e Nord Europa e mi
sono incuriosita del fatto che le cattedrali più sfarzose
furono costruite tra l’XI ed il XIV secolo (1000-1300).
Qualche esempio? Parigi Notre Dame 1163, Chartres 1194, Rouen
1030, Amiens 1220, Colonia 1248, Bruxelles 1226. C’è una
spiegazione storica, anzi climatica.
Cattedrale di Notre Dame a
Parigi
Tra l’VIII secolo e l’inizio del XIV, l’Europa centrale e
settentrionale attraversò un periodo climatico caratterizzato
da temperature particolarmente miti, chiamato Periodo Caldo
Medievale.
Durante il Periodo Caldo Medievale, caratterizzato da inverni
miti ed estati calde, la produzione di cereali migliorò e si
estese e con essa migliorarono le condizioni di vita di buona
parte della popolazione. Gli esperti indicano nell’anno 1100
l’apice del Periodo Caldo Medievale, quando le città crebbero
in modo esponenziale alimentate da una popolazione in crescita
demografica e dal fervore delle attività, grazie alla crescita
economica basata su una maggiore produzione agricola.
L’effervescenza della vita urbana proiettò la sua energia
nella costruzione di sfarzose cattedrali gotiche.
Cattedrale di Amiens
Fu nel Periodo Caldo Medievale che i vichinghi (danesi e
scandinavi) si misero a navigare in un mare non più ghiacciato
e a colonizzare l’Islanda e parte della Groenlandia; si
spinsero anche oltre, nel Nord Atlantico.
Fu nel Periodo Caldo Medievale che la coltivazione della vite
si diffuse nel sud della Penisola Scandinava, nella Selva Nera
tedesca al di sopra dei 700 metri di quota, nella Prussia
orientale o nel centro e nel sud dell’Inghilterra; fiorirono
addirittura le esportazioni di vino dalle Isole Britanniche al
continente.
Il Periodo Caldo Medievale ebbe – però – effetti positivi solo
nei paesi dell’Europa centrale e settentrionale, mentre in
Italia si tradusse in siccità estiva ed infiltrazioni del mare
nella pianura padana che crearono malsane paludi ed
acquitrini.
La transizione verso una fase più fredda ebbe inizio con il
gelido inverno del 1309-1310 a cui seguirono piogge intense
che durarono mesi e distrussero i raccolti; la persistenza del
freddo e dei temporali procurò all’Europa centrale e
settentrionale un terribile periodo di carestia durato per i
successivi sette anni. Successivamente e per cinque secoli e
mezzo (indicativamente fino al 1850), il clima fu
caratterizzato da estati brevi e umide ed inverni molto rigidi
con aumento della nevosità, tanto da denominare quel periodo
Piccola Era Glaciale.
Cattedrale di Colonia
Quando andrete a visitare la Cattedrale di Notre Dame a Parigi
o quella di Chartres o quella di Amiens o quella di Colonia,
ritornate con la mente indietro nel tempo, all’epoca in cui
furono costruite, vi piaceranno ancora di più.
Cinzia Malaguti
Collasso civiltà Maya cosa
sappiamo
Sono stata di recente in Messico dove ho visitato le rovine
Maya di Tulum; Tulum non è un esempio di città maya in quanto
non vi si trovano i tipici templi maya a forma di piramide a
gradoni, ma basta per iniziare una breve esplorazione sui
tanti perché che ancora oggi circondano il collasso di
quell’antica civiltà.
L’embrione delle prime città Maya è collocato in Guatemala,
intorno al VI-V secolo a.C., nella cui regione di El Petén
abitarono quei popoli che avrebbero fatto nascere la più
raffinata civiltà precolombiana. I Maya furono geniali
astronomi e matematici. Una curiosità: la giada era per loro
più preziosa dell’oro e veniva usata per costruire maschere e
ornamenti con i quali rendere onore o accompagnare nell’aldilà
i sovrani defunti.
Sito Maya a Chichen Itzà,
Messico
Sito Maya di Tikal,
Guatemala
La cultura Maya conobbe il suo massimo splendore tra il 300 e
il 900, ma alla metà dell’800, in diverse aree, era ormai al
collasso. Le cause non sono ancora del tutto chiare, ma è
probabile
che
un
insieme
di
fattori
quali
il
sovrappopolamento, l’instabilità ed una prolungata siccità,
gettarono nel caos le città maya, presto abbandonate.
L’instabilità politica del mondo maya, suddiviso in tante
realtà spesso conflittuali ma senza mai arrivare a particolari
egemonie, supremazie o guida politica, sembra essere stata una
delle cause principali del collasso di questa antica civiltà.
Sito Maya di Uxmal, Messico
I Maya costruirono città straordinarie come Palenque
(Messico), Uxmal (Messico), Calakmul (Messico), Tikal
(Guatemala) e Copan (Honduras), con imponenti templi costruiti
come piramidi a gradoni e grandi palazzi, che formavano centri
cerimoniali intorno ai quali sorgevano i quartieri dei
contadini e degli artigiani. Successivamente, i centri maya si
estesero allo Yucatan (Messico), dove fiorirono centri come
Chichén Itzà e Tulum, quest’ultimo però era un porto
commerciale e di avvistamento. In Messico, alcune città
sopravvissero fino all’arrivo degli spagnoli nel XV secolo. I
siti Maya che ho citato sono tutti Patrimonio dell’Umanità
Unesco.
Sito
Maya
Honduras
Sito
Maya
di
di
Copan,
Calakmul,
Messico
La principali città maya furono, dunque, gradualmente
abbandonate già dalla metà dell’800 ed i suoi abitanti si
sparpagliarono nelle diverse regioni del Centro America. Si
stima che oggi vi siano circa sei milioni di Maya che vivono
ancora in gran parte dei territori dei loro antenati; sono
ancora in uso ben 28 lingue maya, la principale delle quali è
parlata dal gruppo etnico dei Maya Quiché. E’ possibile anche
riconoscerli dalla bassa statura e dalla quasi assenza di
collo.
Cinzia Malaguti
Le foto: la foto del sito di Tulum è mia, le altre sono tratte
da Wikipedia
Bibliografia:
E. Vance, Nella morsa del serpente, su National Geographic,
vol 38 n. 3, settembre 2016
Patrimonio dell’Umanità, National Geographic, Milano, RBA,
2016
Bologna Basilica San Petronio
visita sottotetto
L‘Associazione Succede solo a Bologna organizza visite guidate
al sottotetto della Basilica di San Petronio e alla terrazza
panoramica allestita durante i lavori del cantiere di
consolidamento della struttura. Si sale con il montacarichi
fino a 54 metri di altezza per ammirare, in particolare, uno
splendido panorama sulla città e le sue colline.
Bologna,
vista
dalla
terrazza
panoramica
Basilica San Petronio
Bologna,
vista
dal
sottotetto della Basilica
di San Petronio
Quella al sottotetto è, poi, una visita speciale il cui
accesso, mai consentito prima, ci permette di passare in una
foresta di capriate e travature, sopra l’abside, di
costruzione seicentesca, fino alla facciata della Basilica, di
costruzione trecentesca, in bella vista della piazza Maggiore
attraverso le due finestrelle del sottotetto. Un passaggio
attraverso secoli di storia costruttiva della Basilica che ha
lasciato segni visibili delle diverse tecniche di travatura;
sui muri si possono notare anche antiche iscrizioni di
lavoratori che hanno lasciato a noi posteri l’incisione
dell’anno che li ha visti dedicare sudore e fatica a questo
luogo.
Bologna, Basilica di
Petronio, sottotetto
S.
Bologna, Basilica di San
Petronio, visita sottotetto
La visita al sottotetto permette anche di guardare dall’alto
verso l’interno attraverso il piccolo foro gnomonico della
linea meridiana di Cassini, quella che, all’interno della
Basilica, è posta sul pavimento, attorniata da simboli
zodiacali e segnante il mezzogiorno; per motivi di sicurezza
il foro della meridiana è visibile attraverso uno specchio
appositamente posto. Si entra all’interno del sottotetto con
apposito casco di sicurezza; mettetevi scarpe comode perché ci
sono scale particolari e non sempre il terreno è piano.
Bologna,
caschi
di
sicurezza per la visita al
sottotetto della Basilica
di San Petronio
Bologna,
sottotetto
Basilica
San
Petronio, foro
gnomonico
meridiana
Cassini
La terrazza panoramica offre straordinarie vedute su Bologna,
il suo centro storico e le sue colline, davvero imperdibile!
Bologna,
vista
dalla
terrazza panoramica della
Basilica San Petronio
Bologna,
vista
dalla
terrazza panoramica della
Basilica di San Petronio
La Basilica di San Petronio è una chiesa civica, ossia è nata
per volere della cittadinanza e la sua costruzione fu
ostacolata dal potere ecclesiastico; la prima pietra fu posata
nel 1390 e fu terminata nel 1663 dopo diverse interruzioni per
mancanza di fondi e per revisioni del progetto, ma venne
consacrata solo nel 1954.
La Basilica di San Petronio è la quinta chiesa più grande
d’Europa, dopo quella di San Pietro a Roma, quella di St. Paul
a Londra, il Duomo di Milano e la Cattedrale di Firenze. La
Basilica di San Petronio è in stile gotico, molto evidente
nella struttura e nelle decorazioni dei suoi magnifici
colonnati
interni;
l’interno
restituisce
espressione d’imponenza alla Basilica grazie all’enorme
altezza del soffitto ed ai suoi colonnati. Sul pavimento si
trova la meridiana di 67 metri, la più lunga del mondo in un
luogo chiuso.
Bologna, Piazza Galvani
vista dalla scalinata che
porta
alla
terrazza
panoramica
Petronio
Basilica
San
Affrettatevi a godere dell’esperienza unica della visita al
sottotetto e alla terrazza panoramica della Basilica di San
Petronio a Bologna, prima che venga rimosso il cantiere dei
lavori. Prenota la visita con Succede solo a Bologna.
Cinzia Malaguti
Leggi anche:
Bologna le torri e la Basilica di San Petronio
Vuoi dimagrire? Prima leggi i
componenti
della
spesa
energetica
Ho seguito diverse lezioni del Dott. Filippo Ongaro, primo
medico antiaging certificato in Italia e divulgatore della
nutrizione potenziativa, per potervi raccontare uno dei
cardini alla base di efficaci processi di dimagrimento: i
componenti della spesa energetica dell’organismo. Sapere come
il nostro organismo spende le calorie che introduciamo con la
nutrizione, ci aiuta ad indirizzare meglio i nostri sforzi per
dimagrire o mantenere il peso forma.
Componenti della spesa energetica dell’organismo umano. Il
55-60 per cento delle calorie viene consumato dal metabolismo
basale, ossia sono le calorie di cui l’organismo ha bisogno in
condizioni di riposo per svolgere tutte le attività di base
che ci mantengono vivi. Solo il 20-30 per cento delle calorie
viene consumato dall’attività fisica ed, infine, il 10-15 per
cento serve all’effetto termogenico del cibo.
Il metabolismo basale. Il metabolismo basale è condizionato
dalla massa muscolare, pertanto la perdita muscolare,
derivante da sedentarietà o scarso utilizzo dei muscoli,
determina una riduzione del metabolismo basale che ha come
diretta conseguenza l’accumulo di peso. Ne deriva che, per
perdere peso, è necessario aumentare il metabolismo basale,
attraverso l’aumento della massa muscolare, ottenendo così un
maggior consumo energetico a riposo. Aumentare la massa
muscolare, pertanto, significa ridurre la massa grassa ed
ottenere, di conseguenza, dimagrimento e forma fisica.
L’attività fisica. Come abbiamo visto, l’attività fisica
direttamente non incide tanto sulla spesa energetica
dell’organismo. L’attività fisica aerobica, quindi camminare o
correre o andare in bicicletta, non ha lo stesso effetto
sull’organismo dell’attività con i pesi. L’attività fisica
con i pesi è un’attività che aumenta la massa muscolare e,
quindi, il metabolismo basale, mentre il footing o il running
producono un limitato dispendio energetico e possono
addirittura avere effetti deleteri sulla massa muscolare;
succede questo durante una corsa: i carburanti di pronto
impiego dell’organismo sono i carboidrati, gli zuccheri, così
l’organismo consuma quelli per sostenere l’attività aerobica,
ma quando non ce ne sono più, non va a prendere i grassi
perché sono componenti a troppo lento assorbimento, va a
prendere i carboidrati dai muscoli, riducendone così la massa.
L’attività aerobica fa bene per il cuore, la respirazione, la
pressione, ma ha scarsi effetti sulla riduzione della massa
grassa e, se fatta troppo intensamente, risulta dannosa per la
forza muscolare, se non viene alternata con attività con i
pesi. L’obiettivo deve dunque essere quello di aumentare la
cilindrata del nostro motore per fargli consumare più
carburante.
L’effetto termogenico del cibo è la quantità di calorie spese
dall’organismo per trasformare i nutrienti in energia; per
esempio, su 100 calorie potenziali, 20 sono consumate a
produrle; le proteine animali sono quelle che hanno l’effetto
termogenico maggiore.
Epigenetica, cosa fa bene
al nostro DNA
Essere in forma fisica significa governare i processi di
invecchiamento, per vivere il tempo che ci è dato con le
nostre forze, a pieno fino alla fine. L’epigenetica ci insegna
che i geni non determinano la nostra vita, ma sono solo le
lettere di un alfabeto le cui parole ed il cui significato
sono determinati da elementi esterni, in gran parte sotto il
nostro controllo: nutrizione, attività fisica, contesto
ambientale e benessere mentale e spirituale. I geni
determinano casomai una predisposizione che può però rimanere
spenta per tutta la vita.
I 4 fondamenti della salute
Per approfondimenti su questi ed altri temi legati alla
nutrizione e all’epigenetica visita il sito web del Dott.
Filippo Ongaro. Le foto che trovi in questa pagina sono slide
tratte dal suo seminario dal titolo I 5 falsi miti sulla
perdita di peso e sulla forma fisica.
Cinzia Malaguti
Bibliografia:
F. Ongaro, Fino a cent’anni, Milano, Ponte delle Grazie, 2016
Ingenuità del M5S a Roma, ma
forza Raggi
Ascoltando talk-show e seguendo le discussioni sui social, a
proposito delle ingenuità del M5S in questo avvio della nuova
amministrazione a Roma a guida Virginia Raggi, sono evidenti
due schieramenti:
quelli che non aspettavano altro che un passo falso di
Raggi e/o M5S per buttarsi a capofitto nella critica
alle loro pretese di purezza e novità;
quelli che difendono a spada tratta il cammino del M5S,
anche negando l’evidenza di errori politici (generati da
inesperienza), addirittura delirando su complotti.
Delle difficoltà sulle nomine degli assessori della nuova
amministrazione capitolina mi sono fatta questa idea: mentre
prima contava la provenienza politica nelle nomine, ora si
cercano persone competenti in grado di risolvere dei problemi
urgenti e, siccome sono pochi, non è facile trovarli senza
contaminazioni con le precedenti amministrazioni, a meno che
non si esca dal circuito romano. Se ci sono delle indagini
giudiziarie in corso su qualche nomina, in attesa del loro
esito, che si vada avanti a risolvere le questioni spinose
della città più bella del mondo. L’impressione è che, a due
mesi dall’insediamento della nuova sindaca, si parla tanto di
un’inopportuna ed ingenua bugia per ingigantire a svantaggio
del movimento.
Facciamo un passo indietro. Quale contributo ha dato il M5S
alla politica italiana?
Il M5S è un movimento nato con intenti positivi e costruttivi
in un momento assolutamente delicato della storia italiana.
Grazie al M5S, un tema come quello degli alti costi della
politica è diventato una priorità nazionale. Gli sperperi
della politica, uniti ai conflitti d’interesse, al governo
delle élite e alla crisi economica che ha colpito in
particolare la classe media, rischiavano di alimentare
pericolosi gruppi estremisti; grazie alla nascita del M5S
questo è stato evitato perché ha coagulato a sé la montante
protesta, dando la speranza di un possibile pacifico
cambiamento, governato dal basso, dalla rete. Una rivoluzione
pacifica dove la violenza fisica delle antiche rivoluzioni
proletarie e liberali è stata sostituita da innocui Vaffa. Una
genialata se ci fossero un po’ più di trasparenza e di regole
democratiche all’interno del movimento.
Credo che la democrazia di un partito o di un movimento la si
veda, prima di tutto, da come è organizzato al suo interno, da
come vengono prese le decisioni ed eletti i suoi
rappresentanti. Nel M5S le votazioni on line, oltre a
coinvolgere solo un pugno di persone, non hanno finora
riguardato decisioni strategiche o, comunque, importanti. Il
direttorio, ad esempio, è composto da rappresentanti nominati
da Grillo & Casaleggio; inoltre, queste nomine non sono
definite temporalmente, non hanno scadenza di mandato;
insomma, mancano regole e, in loro assenza, decide un capo, un
guru.
Siamo, comunque, di fronte ad un movimento in evoluzione che
sta cercando di ritagliarsi uno spazio per il governo
nazionale; ci riuscirà con successo solo se finirà di
contrapporre il nuovo al vecchio, l’antipolitica alla
politica, i cittadini ai politici; se continuerà su quella
strada, finirà inevitabilmente per improvvisare e commettere
errori a valanga; manca l’ascolto attento, non prevenuto,
dell’esperienza politica precedente, unico metodo per cogliere
l’opportunità d’imparare dagli errori trovandone le chiavi.
Insomma, ci vuole un po’ di saggezza in più per non buttare
via il bambino insieme con l’acqua sporca.
Cinzia Malaguti