Otto - Giovaninsieme

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Otto - Giovaninsieme
7. L’amore dei soldati
1944
il personaggio
Otto
1944
Otto e il suo assistente Pieritz sono in macchina e si dirigono verso Schabbach:
Otto – Guardi Pieritz, questo è Schabbach. Tale e quale a prima della guerra.
Arrivati di fronte alla casa dei Simon, Otto scende dall’auto e bussa alla porta, in cucina trova
Katharina che contenta di vederlo si affretta ad avvisare Maria.
Otto incontra Maria:
Otto – Ho visto tuo figlio Ernst… Sai, ho riconosciuto tutto subito. La casa è rimasta tale e quale… Mi
sembra ieri che scendevo quelle scale. Non è cambiato nulla. Solo la nonna è un po’ invecchiata… Sai
ero convinto che non ti avrei più rivista.
Ad un certo punto entra Katharina che tiene Hermann per mano: Mi sono detta che doveva vederlo
subito. Dice.
Poco dopo Otto raggiunge Pieritz che lo aspetta in macchina e lo informa che passeranno la notte in
casa dei Simon.
Dopo essersi sistemato nella sua stanza, Pieritz si affaccia dalla finestra disturbato dagli schiamazzi in
cortile e vede Otto che gioca felice con Hermann.
Più tardi si ritroveranno tutti a tavola e ascolteranno un programma radiofonico “dedicato interamente
ai valorosi soldati”.
Giunge la notte e Otto e Maria sono insieme nella stanza della donna.
Fuori il rombo degli aerei da guerra fa da colonna sonora:
Otto – Certe volte penso a come fa tutto quel ferro a stare in aria. Non c’è più nessun rapporto con la
natura.
Maria – Io ormai mi ci sono abituata, sento questo rumore quasi tutte le sere. Se mi metto ad ascoltarlo
bene mi fa addormentare.
Otto – A volte ci addormentavamo abbracciati… e così ci svegliavamo l’indomani… Tu mi hai
riscaldato Maria… Non amerò mai nessuna donna più di te… Sei più bella di prima, molto più bella…
davvero. Se potessi diventare piccolo così, mi infilerei nella tasca del tuo grembiule. Allora sì che
staremmo sempre insieme.
Maria – Spesso in questo letto rimanevo sveglia ore e ore e allora immaginavo di andarmene e di partire
per paesi lontani.
Otto – Io ho girato il mondo. Ma avevo sempre la sensazione di essere solo. Dappertutto c’era gente, ma
io ero solo.
Nel frattempo Maria si alza dal letto per alimentare la stufa a legna, quando la apre il fuoco risplende a
colori.
Maria – Anch’io sono sola, uno dopo l’altro se ne sono andati tutti… anche tu mi hai lasciata.
Otto – Sei ingiusta se dici così e poi sei tu che mi hai cacciato.
Maria – Non sapevo quello che facevo.
Otto – La vera felicità l’abbiamo vissuta quando costruivamo la strada dell’Hunsruck. Non me ne
importava che dovevamo fare tutto di nascosto per non farci vedere dalla gente.
Maria – Vorrei tanto che tu mi capissi. Quella volta, la notte prima di partire per Treviri ho creduto
davvero che Paul fosse morto e mi sono proprio spaventata, me lo sono visto proprio davanti agli occhi.
Lui in mezzo al mare sulla nave che affondava, mentre lo portava da New York ad Amburgo. Quando ci
siamo visti mi sentivo così colpevole. Sai pensavo veramente di averlo ucciso io.
Otto – Quella volta ho creduto di morire. Perché ho pensato: perché questa donna mi vuole cacciar via?
È lo stesso che uccidere, quando si caccia via chi ti ama. Dopo non m’importava più di vivere. Per
questo sono andato volontario al battaglione artificieri.
Tutti dormono, anche il gatto. Otto accarezza Maria:
Maria – Ma ci pensi Otto? Noi due abbiamo un figlio insieme.
Otto – Ti ricordi quando tutti noi portavamo l’anello con il teschio?
Maria – Prima della guerra voi non pensavate a niente. Tu eri uno sconsiderato come tutti gli altri.
Otto – Solo adesso ho buttato via quell’anello. L’ ho buttato in un lago vulcanico dopo aver incontrato
Ernst. Ora sta lì a mille metri sott’acqua.
Maria – Ce ne hai messo di tempo!
Otto – Potevo farmi trasferire. Quelli dell’organizzazione Todt ora prendono tutti quelli che possono
essere utili. Non guardano più tanto per il sottile. Insomma, dalle bombe al vallo atlantico, in fondo sono
un bravo ingegnere.
Maria lo invita a dormire, la scena volge al colore.
La mattina seguente Otto e Pieritz sono pronti per ripartire:
Otto – Salutami tanto il nonno, fagli molti auguri da parte mia.
Maria – Sai non credo che vi rivedrete più Otto.
Otto – Maria, a me non succederà niente!
Maria – Ma che dici! Io mi riferivo al nonno.
I due ripartono, i guanti di Otto appesi in primo piano, si dirigono verso Coblenza dove devono
disinnescare una bomba.
Arrivati a destinazione Otto ordina di far sgombrare i soldati che si aggirano intorno alla bomba
inesplosa:
Otto – Sono dei bambini
“L’ultima speranza della Germania”, risponde Pieritz.
I due si recano a controllare la bomba, su un vagone di fronte a loro si legge “La ferrovia deve andare
avanti per la vittoria.”
Dopo un breve scambio di opinioni sul modello della bomba Pieritz chiede a Otto di disinnescarla
personalmente, Otto gli risponde: Non voglio sentire storie, ci metto al massimo dieci minuti poi ce ne
andiamo qui alla locanda.
Dopo essersi lamentato dello stato pietoso dei suoi guanti Otto invita Pieritz a mettersi a riparo con i
“vecchietti” e si accinge a disinnescare la bomba. Ad un certo punto, proprio sopra di lui, passa un
uomo, i due si guardano e questi dice ad Otto: Sto controllando i binari. Veramente una volta mi
facevano controllare i binari.
Otto – Insomma adesso è in servizio o no?
Uomo – Io sono sempre in servizio.
Otto – Disinnesco una bomba.
Uomo – Ah è così che è fatta una bomba? Non potrei restare qui a guardare?
Otto – Lei qui c’è rimasto pure troppo.
L’uomo si allontana mettendosi al riparo insieme agli altri.