Le formiche: scheda ()

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Le formiche: scheda ()
Prof. PIERO CRAVEDI
Direttore Istituto di Entomologia e Patologia vegetale
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
Membro del Comitato Scientifico di Vape Foundation
LE FORMICHE
Le formiche sono tra gli insetti più noti, diffusi e numerosi in natura. Alcune specie
sono molto comuni anche negli ambienti urbani, sicché la loro frequente presenza
desta attenzione e può causare un certo fastidio qualora siano interessati dal viavai
di tali insetti anche gli interni delle nostre abitazioni. Entrano alla ricerca di cibo,
rappresentato soprattutto da sostanze dolci, e in tal modo percorrono pavimenti,
lavandini, pareti anche piastrellate e invadono credenze e dispense raggiungendo i
substrati alimentari in cui riescono a intrufolarsi: contaminano lo zucchero, affogano
in matrici alimentari liquide o fluide non ermeticamente sigillate. La loro dannosità è
la contaminazione molto più che la sottrazione di alimento. Il nido può essere ubicato
nell’ambiente domestico stesso, ad esempio nel legno di un trave, nell’intercapedine
coibentata di un muro o di un soffitto, in una centralina elettrica, ecc., determinando
ulteriori difficoltà nelle strategie da adottare per eliminarne la presenza.
Le note seguenti aiutano a conoscere meglio le formiche che vivono a contatto con
l’uomo e forniscono suggerimenti per una razionale – anche se spesso non facile –
prevenzione e difesa.
Posizione sistematica e organizzazione sociale
Le formiche appartengono alla famiglia dei Formicidi, un raggruppamento sistematico
di Imenotteri Aculeati che comprende nel mondo circa 10.000 specie dall’aspetto
piuttosto omogeneo e di straordinaria importanza per gli equilibri naturali. Una parte
delle specie sono prive di aculeo, che è regredito, ma possiedono in ogni caso
ghiandole velenifere e possono spruzzare il veleno (invece che inocularlo), se
molestate, anche sulla nostra cute, causando irritazioni di varia entità. Le formiche
sono anche dotate di robuste mandibole e sanno difendersi pure mordendo.
Una caratteristica biologica fondamentale è quella di essere insetti sociali. Le
formiche vivono in comunità organizzate di molti individui, dette colonie. Le società
delle formiche hanno durata pluriennale, con una certa sospensione invernale (alle
nostre latitudini) dell’attività. I nidi sono variamente ubicati: nel terreno, nei muri,
sotto pietre, nel legno ecc.
Gli individui della colonia sono suddivisi in due caste: casta fertile e casta sterile. La
casta sterile è costituita dalle “operaie” e dai “soldati” (questi ultimi sono individui
con testa molto grande e mandibole molto robuste), tutte femmine non atte alla
riproduzione e generalmente molto o estremamente numerose: ad esse competono
le varie attività necessarie al mantenimento, al sostentamento, alla difesa e
all’ampliamento della colonia, esclusa la riproduzione. Alla casta fertile, costituita dai
cosiddetti “reali”, competono invece le mansioni riproduttive: la riproduzione è
compito dei maschi (che non hanno altre funzioni se non quella di accoppiarsi, e
dopo l’accoppiamento muoiono) e delle femmine fertili, le “regine”. Di solito la
fecondazione avviene durante la sciamatura, nel cosiddetto “volo nuziale”; la
femmina fecondata fonderà una nuova colonia o sarà adottata da operaie della
colonia di partenza.
Come tutti gli insetti sociali, le formiche di una colonia comunicano tra di loro anche
mediante l’emissione di sostanze odorose e generalmente volatili, i feromoni, che
inducono in altri individui della colonia risposte fisiologiche o comportamentali
prevedibili, stereotipate. Nelle formiche hanno importanza, tra gli altri, i feromoni
traccia, poco volatili, che le operaie emettono ad esempio man mano che compiono
l’itinerario dal nido a una fonte alimentare, marcando la superficie percorsa e
permettendo così ad altre operaie di raggiungere agevolmente, seguendo la traccia,
la fonte alimentare individuata, e di ritornare poi al formicaio.
Morfologia e riconoscimento
Le potenziali future regine (femmine fertili) sono provviste generalmente di ali
(almeno fino al volo nuziale, perché dopo la fecondazione, accingendosi a un regime
di vita relegato in un nido e dedito alla ovideposizione, perdono le ali che sarebbero
da allora in poi un inutile ingombro). Anche i maschi adulti sono alati.
Le operaie e gli eventuali soldati sono costantemente privi di ali. Operaie e soldati
all’interno di una stessa specie possono presentare tra di loro ulteriori differenziazioni
morfologiche (dimensionali).
Generalmente le femmine fertili e i maschi sfarfallano annualmente nei nidi in modo
sincrono ed escono dai nidi, compiendo sciamature nel corso delle quali, in volo,
hanno luogo anche gli accoppiamenti. Maschi e femmine fertili sono comunemente
chiamati “formiche alate”.
Le formiche che con maggior frequenza incontriamo nei nostri ambienti, anche negli
interni, sono però le operaie, dall’aspetto inconfondibile: testa grande e liberamente
mobile, con lunghe antenne genicolate e apparato boccale masticatore dotato di
robuste mandibole; torace piccolo, con zampe lunghe e sottili atte alla corsa;
addome ovoidale globoso, collegato al torace per mezzo di un peduncolo formato da
uno (pezìolo) o due (pezìolo e postpezìolo) segmenti addominali molto piccoli, di
aspetto nodoso o a scaglia. La lunghezza delle operaie nelle più comuni specie
nostrane dell’ambiente antropico e urbano è inferiore al centimetro o al massimo lo
supera di poco, ad esempio nel genere Camponotus, le grosse formiche del legno
(fig. 1). Il colore del corpo è piuttosto omogeneo, a seconda delle specie va dal
giallognolo al ferrugineo (“formiche rosse”), al bruno chiaro o scuro, al nero, per lo
più senza variazioni di colore da una regione all’altra del corpo (una comune
eccezione è la formica Cremastogaster scutellaris, nera lucente con testa rossastra,
nidificante soprattutto nel legno degli alberi, ma talora anche nei muri, e diffusa
anche nell’ambiente antropico).
Fig. 1 Operaia del genere Camponotus su infiorescenza di edera
I nidi
I nidi delle formiche (formicai) spesso sono ubicati negli strati superficiali del terreno,
talvolta si trovano sotto lastre di pavimentazione di cortili o marciapiedi, non di rado
sono scavati anche in tronchi di piante vive o morte o in legno messo in opera (pali,
travature, telai di porte e finestre in legno tenero, umido o già attaccato da altri
insetti - in ogni caso le formiche non si nutrono mai di legno); talora sono ubicati
negli anfratti di muri in pietra o in materiale laterizio, o in intercapedini coibentate
con materiali nei quali le formiche agevolmente scavano celle e gallerie. I formicai
possono avere anche più di un ingresso e si presentano come labirinti più o meno
complessi di gallerie e camere destinate alle varie attività della colonia:
ovideposizione, “nursery” per le larve da accudire, spazi per la fase pupale, locali per
l’immagazzinamento di provviste di cibo, o per la sosta all’interno del nido delle
operaie stesse nei periodi di inattività, ecc.
Le principali specie dell’ambiente antropico
Alcune specie di formiche ben note per l’ambiente antropico e le industrie alimentari
sono le seguenti:
Linepithema humile (formica argentina) – Specie originaria del Sud-America,
costituisce alle nostre latitudini formicai riuniti (in inverno) o dispersi. In luoghi
riscaldati è attiva anche tutto l’anno. Onnivora, sfrutta qualsiasi substrato alimentare
(anche carni) ma è avida di prodotti zuccherini. È invasiva e aggressiva, anche su
animali domestici. I nidi possono trovarsi negli interni o all’esterno. Lunghezza
dell’operaia: 2,1-2,6 mm.
Monomorium pharaonis (formica faraone) – Specie di origine asiatica, ha abitudini
notturne e nidifica anche in anfratti di pochi centimetri (crepe nelle pareti, legno…),
costituendo colonie modeste. È onnivora e aggressiva. L’operaia è lunga 1,9-2,4 mm.
Tetramorium caespitum (formica dei pavimenti) - Notturna, onnivora, aggressiva,
preda anche altri artropodi. Nidifica sotto pietre, lastre di marciapiedi, pavimenti.
L’operaia è lunga 3 mm circa (figg. 2, 3).
Pheidole pallidula (formica testagrossa) - Presenta operaie di due tipi: con testa
grande e con testa piccola. L’operaia è lunga 1,6-2,6 mm.
Paratrechina longicornis (formica pazza) – Specie di origine tropicale; più rara.
Preferisce sostanze grasse e di origine animale, ma è attratta anche da sostanze
ricche di carboidrati (pane, zucchero). L’operaia è lunga 2,5-3 mm.
Si può citare inoltre il diffuso genere Lasius, ricco di specie e talora nidificante nei
muri, e il genere Camponotus, comprendente grosse formiche del legno, di colore
scuro.
Fig. 2 Operaia del genere Tetramorium vista dal dorso (A) e frontalmente (B) (foto al microscopio
elettronico a scansione)
Fig. 3 Operaia di Tetramorium: particolare della testa (foto al microscopio elettronico a scansione)
Alimentazione e dannosità nell’ambiente domestico
Le larve delle formiche sono alimentate dalle operaie con sostanze sia zuccherine sia
proteiche, queste ultime rappresentate ad esempio da altri insetti o da frammenti di
carne; gli adulti di molte specie sono glicifagi e cercano sostanze zuccherine sulle
piante, o proteggono afidi per ottenere i loro escrementi semiliquidi ricchi di zuccheri,
la cosiddetta “melata”.
Nelle abitazioni, così come nelle industrie alimentari, i danni sono dovuti però non
tanto al consumo di derrate, quanto alla presenza di formiche vive o morte o di loro
frammenti entro le diverse matrici alimentari e particolarmente quelle dolci come le
melasse, i succhi di frutta, le marmellate, lo zucchero. Si possono trovare formiche
negli alimenti lasciati nelle cucine in attesa di essere cotti o consumati; non rara
l’improvvisa invasione di carni esposte all’ambiente, non protette.
La dannosità dei Formicidi è connessa anche alla possibile.veicolazione di
microrganismi patogeni (Pseudomonas, Staphylococcus, Salmonella, Clostridium ecc.)
sugli alimenti, evenienza temibile e dovuta al fatto che le formiche, perlustrando il
terreno, i pavimenti e i materiali organici più disparati che incontrano sul loro
cammino, possono raccogliere accidentalmente, con le zampe o le parti boccali,
microrganismi e poi depositarli pure accidentalmente su substrati alimentari. Talora
la presenza nelle case non è solo di operaie in cerca di cibo, ma anche di alati attratti
da luci artificiali (con invasione di interni in ore serali) o sciamati direttamente negli
interni, a partire da nidi nei pavimenti o nei muri o in travature in legno.
Altri inconvenienti possono derivare anche dall’ubicazione dei formicai in particolari
siti e strutture degli edifici, quali le travature in legno, le centraline elettriche, le
canaline, le intercapedini e le coibentazioni, i pavimenti, a causa della cronica
espulsione dei materiali più svariati, sbriciolati, ridotti in granelli o semipolverizzati,
da parte delle operaie nelle fasi di costruzione e di ampliamento del nido, di
eliminazione dei bozzoli pupali già schiusi, ecc.
Come prevenire e affrontare le emergenze
Il controllo delle formiche è difficoltoso e più complesso della lotta contro altri insetti.
Buoni risultati spesso richiedono tempi lunghi, esperienza degli operatori,
riconoscimento delle specie, costanza nel mettere in atto le opportune pratiche
preventive e di difesa.
Nell’ottica di una gestione integrata degli infestanti sono importanti la prevenzione, il
monitoraggio e il controllo. Sul piano della prevenzione può essere necessario curare
ad esempio l’isolamento degli interni, con chiusura di interstizi nei muri, fessure ecc.,
e con posizionamento di zanzariere alle finestre (contro le “formiche alate” sciamanti
e attratte di sera da luci artificiali negli interni).
Il controllo mirato direttamente alle operaie che invadono gli interni, con trattamenti
insetticidi ad effetto abbattente - individuando i percorsi preferenziali di passaggio o i
punti di ingresso – ha efficacia solo temporanea: l’attività riproduttiva delle regine nei
nidi ha amplissime potenzialità di compensazione delle perdite di forza-lavoro.
Obiettivi precipui della lotta devono essere invece l’individuazione e la distruzione dei
nidi: distribuendo attorno al nido (che può essere localizzato anche in muri, fessure
ecc.) o iniettando direttamente nel nido insetticidi ad azione persistente, e
sigillandone poi l’ingresso o gli ingressi.
Si possono usare anche esche alimentari soprattutto zuccherine o adattate alla specie
da colpire (a base di carne sono efficaci per Linepithema humile e Monomorium
pharaonis) addizionate di insetticidi a lento effetto, ad es. IGR, o ad azione
persistente, che trasportati al nido con particelle dell’esca portano a distruzione la
colonia, perché le formiche si scambiano sostanze alimentari tramite il passaggio del
cibo di bocca in bocca (fenomeno detto “trofallassi”): tale comportamento può essere
sfruttato per diffondere insetticidi tra gli individui della colonia, regina o regine
comprese.