Quattro pirati nel mar dei sargassi

Transcript

Quattro pirati nel mar dei sargassi
Quattro pirati nel mar dei sargassi
“Quattro pirati nel mar dei sargassi
hanno una zattera fatta di assi
vanno remando, dicono loro
alla ricerca di un grande tesoro
Però....
Uno è alto uno è basso uno è zoppo
ed il quarto ha una benda sull'occhio,
vanno remando, dicono loro
alla ricerca di un grande tesoro....”
Illustrazione 1: Arrivano i nostri...
1. Di che tratta la canzoncina? Tratta di noi, tanto per cambiare.
Tratta della nostra vita in questa terra, una navigazione difficile, impedita. I sargassi sono un'alga
che cresce in particolare nel mare dei Caraibi, infestato tanto tempo fa dai pirati;1 alghe che
rendevano difficile la navigazione per la loro tendenza a crescere in banchi che rallentavano o
arrestavano il corso dei vascelli sospinti dal vento, rendendo ancora più vulnerabile la rotta insicura
verso la propria meta.
Ora, il mar dei sargassi assomiglia agli impedimenti di una selva oscura. Si tratta questa volta di
una difficoltà nell'acqua, diciamo nel mondo astrale.
L'analogia del viaggio oltremondano con l'acqua viene dichiarata da Dante nell'inizio della seconda
cantica.
“Per correr migliori acque alza le vele / omai la navicella del mio ingegno / che lascia dietro a sé
mar sì crudele / e canterò di quel secondo regno / dove l'umano spirito si purga / e di salire al ciel
diventa degno...”
Questo traslato nautico indica come il mondo delle anime purganti naviga verso la meta,
attraversando un mezzo non troppo oscuro quale era la selva, ma non ancora libero da attrito e
frizione, come l'aria del cielo e l'etere del paradiso. Ci sono ancora impedimenti, ma navigabili. Le
acque sono migliori, in purgatorio, del mar si crudele lasciato all'inferno.
La canzoncina descrive il travaglio del popolo di Dio in cammino; un popolo di pirati. Infatti se è
vero che i nostri poveri naviganti potrebbero essere aggrediti dai pirati approfittando delle loro
difficoltà, è però anche vero che anche loro sono pirati....... 2
1 L'espressione Mar dei Sargassi si riferisce alla porzione di Oceano Atlantico compresa fra gli arcipelaghi delle
Grandi Antille (a ovest) e le Azzorre (a est). È noto per le alghe che vi proliferano (appartenenti al genere Sargassum).
Tali alghe, di colore bruno, affiorano in superficie in grandi quantità, conferendo ad alcune zone del Mar dei Sargassi
l'aspetto di una prateria. (Da Wikipedia)
2 Il pirata era semplicemente un fuorilegge ; il corsaro invece era un pirata supportato da un regnante che lo "usava"
per scopi militari (Sir Francis Drake nel 1500 che era la servizio della regina Elisabetta); egli cedeva parte degli utili ed
otteneva in cambio lo status di combattente (lettera di corsa) e la bandiera (il che lo autorizzava a rapinare solo navi
mercantili nemiche e ad uccidere persone ma solo in combattimento)." Bucaniere ha lo stesso significato di pirata,
deriva dal francese 'Boucanier' e indicava cacciatori di frodo che affumicavano la carne su una graticola di legno.
Questo metodo, chiamato barbicoa e dal quale deriva il barbecue, sarebbe stato insegnato loro dagli Arawak, tribù di
Santo Domingo. Tuttavia, gli abitanti delle isola utilizzarono ben presto questa parola per indicare i pirati dei Caraibi. I
coloni inglesi che occuparono la Giamaica usarono questo termine per indicare pirati ribelli che navigavano nei porti e
nei mari caraibici.
Il mare Caraibico, o mar dei Caraibi, è un mare tropicale nell'emisfero occidentale, parte dell'oceano
Di sicuro sappiamo che i pirati erano gente rozza, aggressiva, ladra ed assassina, sporca,
emarginata, dannata.....uomini macchiati di nero, come la loro bandiera, che indicava il regno della
morte. Si sta descrivendo la condizione umana normale, diciamo l'uomo macchiato dal peccato
originale, che io intendo macchiati fin dalla nascita da una limite al bene, da un oscuramento, da
una macchia: il karma che ci limita. Qui il più pulito c'ha la rogna, dice un proverbio.
Questi dannati vanno remando, non dormono; nella loro condizione di difficoltà e sofferenza
stanno cercando una soluzione, si sono messi in viaggio verso una meta, illusoria che sia, e ci
danno dentro, questi diavoli, assetati d'oro, assatanati ed appassionati. Fanno sorridere, nella loro
difficoltà sono degli entusiasti, dei disperati, degli uomini veri.
2. La canzone fa una classificazione, una campionatura di questa popolazione alla deriva.
Dice: grosso modo, la gente si potrebbe dividere in tre grandi categorie,
Prima categoria: gente alta. Alta di ingegno, di maturità, di spiritualità, gente che è più vicina al
cielo; gente che rispetto a una forza che tira in su, che li richiama in alto, hanno detto di sì in
qualche modo, fino a un certo punto tuttavia, perché non dimentichiamo la forza di gravità che
impera sul mondo....quindi gente più alta.
Seconda categoria: poi c'è invece la gente bassa, ci sono quelli di baso livello, qualcuno
aggiungerebbe con malignità : bassi e pure grassi, insomma appesantiti, insomma non vedono
molto lontano per la loro posizione; questi sono come dire l'altro estremo, fanno da contrappeso,
da equilibrio agli alti di prima.... e ci sono tutte le misure intermedi di tutto.
Descrivere i due estremi è come dire che la gente si dispone su un gamma infinita tra alti e bassi,
belli e brutti, come dire che c'è gente di tutti i tipi, è come dar ragione della variabilità del creato.
Questa variazione rende bello il mondo. Non si può essere tutti uguali, proprio non si può..., perché
siamo tutti anime individuali che fanno scelte individuali, e quindi che si modificano in maniera
unica e irripetibile, e noi stessi non ripeteremmo proprio in maniera esattamente identica i medesimi
errori....ecco che “il mondo è bello perchè è vario”.
E poi ci sono gli zoppi, quelli che camminano male, che procedono zoppicando, che le cose vanno
un po' si e un po' no; impediti da dentro, che c'è qualcosa che manca,afflitti da un fattore
minorativo, un male. Malati insomma, nel corpo o nella mente o nell'animo, malati eppure vanno,
eppure vanno ma non vanno per una via diritta....
Il diavolo spesso è descritto come zoppo, come azzoppante e azzoppato, insomma portatore
dell'infermità che procura, quella di deviare dalla retta via.
Ma quale è il fattore che ci fa deviare? Un giovane che vada per una via, potrebbe deviare dal
proprio cammin diritto per aver visto una bella ragazza, per un desiderio di potere o danaro; si
devia per il desiderio, desiderio che è karma, karma che è depositato nei chakra.
Si devia perché c'è un condizionamento nella mente che la rende inferma in qualche modo.
Esiste la malattia a sé. Che sempre procede con noi, ognuno illuso verso una sua
meta che a modo proprio, per ragioni proprie considera allettante, tutti d'accordo
e sulla stessa barca.
Per riassumere, la canzoncina procede poi a un quarto tipo di infermità
riassuntiva: c'è un tizio che ha una benda sull'occhio, insomma che ci vede un
po' si e un po' no.
Vederci meno, avere perso un occhio, chissà, forse in battaglia, vivendo male
nel mondo, è in fondo la condizione che riassume tutti i limiti, le deviazioni, le
minorazioni descritte. Manca un po' di luce, e un po' di luce resta, per guardare Illustrazione
2: Pirata con
Atlantico, a sud est del Golfo del Messico. Mare di tipo mediterraneo, copre gran parte della placca caraibica.
la bendaÈ
delimitato a sud dall'America meridionale, a ovest e a sud dall'America centrale, a nord e a est dalle Antille: Cuba,
Hispaniola, Giamaica e Porto Rico delle Grandi Antille a nord, le Piccole Antille ad est. L'intera area del Mar Caraibico,
con le numerose isole e le coste adiacenti è conosciuta comunemente come i Caraibi. Il Mar dei Caraibi è uno dei più
grandi mari della Terra.
(Da Wikipedia)
avanti.
Da un lato essere monocoli quindi corrisponde a una minorazione.
Ma dall'altra, a ben pensare, o meglio ben guardare, la condizione monoculare ha anche un aspetto
superiore. Quando guardi, come si dice, con un occhio aperto e un occhio chiuso, è come se si
guardasse meglio, togliendo il fattore dualistico che rischia di darci due immagini confondenti. La
visione col terzo occhio, con un occhio singolo, in fondo è un guardare unico, un guardar bene,
guardi e vedi.....ma questa visione superiore è nascosta in una visione inferiore. Nel mondo normale
dove si vedono le cose sotto un duplice aspetto infatti sei più zoppo, sei costantemente immerso in
una alterazione e ogni cosa la vedi più alta o più bassa di come è ...
Un cieco di questo mondo potrebbe essere veggente dall'anima, certo, ma certamente in questo
mondo non ci vedrà molto bene e farebbe bene ad essere accompagnato da uno che ci vede bene;
da un altro pirata forse....
Viene in mente il gatto e la volpe, una aveva l'astuzia e l'altra aveva la vista, ma era pero zoppa
anche lei, guarda appunto, guarda, caso......
3. Bene, descritta la ciurma, non troppo rassicurante, veniamo a sapere cosa fa questa gente così
conciata.
Tutti questi quattro pirati, questi quattro gatti, fanno quello che possono, ossia vanno remando,
sono proprio convinti di remare, remano per la vita, per una meta comune: il tesoro, il grande
tesoro.
Si tratta di un cumulo immaginato enorme, di luccicanti bellezze effimere, a loro volta forse rubate,
accumulate da altri pirati, cui loro potrebbero sottrarle; così poi vivranno nel timore che altri gliele
sottraggano. Qui si vive rubandosi l'un l'altro.
Si tratta poi di ricchezze che non raggiungeranno mai, ma che per loro sono motivazione
sufficiente per remare nelle galere, per andare al di là del mare e dei monti, oltre il mar dei sargassi
comunque.
Infatti, dove stanno andando questi pirati? Dicono loro, a sentir
loro questa è la motivazione; ma noi, che stiamo considerando
tutto ciò, comprendiamo che forse se la vogliono raccontare così
per darsi una giustificazione, per farsene una ragione come si dice.
Vanno remando, continuano a remare, remano a più non posso, ma
in effetti non si sa perché remino; loro dicono che vanno alla
ricerca di un grande tesoro, giustificano così questo gran darsi da
fare, la loro illusione.
E si rema a ritmo sostenuto, il ritmo della canzoncina è un ritmo di Illustrazione 3: Stairway to
marcia, un ritmo travolgente, esprime un entusiasmo degno forse heaven
di miglior causa.....Vale la pena infatti?
Infatti, il tesoro forse è un'illusione; forse non sarà grande come se lo immaginano. La canzone
sembra dire che sono sotto l'influsso di una illusione, di un incantesimo, è la mente che gli fa dei
brutti scherzi, è la testa che non li aiuta.
Sono un po' fuori di testa....un po' matti...... Si tratta certo di un inganno di Maya: forse alla fine
dell'arcobaleno non ci sarà nessuna pentola d'oro; l'arcobaleno continuerà a spostarsi. Si tratta
infatti di tratta di roba dell'altro mondo: non dimentichiamo che siamo nel mar dei sargassi, siamo
che c'era una volta in un lontano paese.....
Sono matti perché cercano l'oro astrale nel mondo materiale.
E' roba da matti, è roba dell'anima , roba vera, roba seria: la felicità, il paradiso, l'oro...
Gli alchimisti dicevano che l'oro che loro cercavano non era l'oro del volgo.3
In effetti ciò che i pirati cercano affannandosi tanto non verrà mai mai ritrovato dove lòoro lo
3 “Aurum nostrum non est aurum vulgi”
cercano; è un inganno di Maya ,4 non è tutto oro ciò che luccica...
I pirati credono che quei quattro oggetti di metallo giallo valgano quanto la luce e la gioia, fanno
equivalere un bene materiale, il quale sarà transitorio, deludente, insicuro, con la chiara luce della
salvezza, la Luce: Aur.5
4. Mi sembra di una certa importanza soffermarci sulla imbarcazione. I pirati hanno una zattera
fatta di assi: nessun vascello speciale, roba grossa; bensì zattera, sostegno minimo, senza chiglia,
senza vera protezione da intemperie e dall'essere inghiottiti dall'immenso mare, dall'oceano di
atlante, non si può portare questo peso del mondo su una zattera; ma la zattera può sostenerti sul
dorso ampio del mare, sull'immenso mare, sull'alto mare aperto...
Hanno una zattera fatta di assi, ossia costruita, rimediata con quello che c'era, si sta a galla come si
può. “Speriamo bene”, sembrano dire i pirati.
Anzi, veramente, questi pirati non si curano di valutare la loro
imbarcazione, la piccioletta barca.... non si sono affatto guardati allo
specchio, per vedere su che barca stanno.
Di certo stanno tutti, stiamo tutti, sulla stessa barca. Ma è una barca
scassatella, senza direzione, forse giusto per non affogare, perché non
sembra un gran veicolo.
La zattera fatta di assi suscita un moto di simpatia, di compassione;
questa gente si difende dalla tormenta con un ombrelluccio bucato,
gente che non sanno dove andare,6 ma che si raccontano e si
adoperano invece in una direzione illusoria, alla ricerca di un grande
tesoro.
Illustrazione 4: Zattera
Ecco questi cercatori d'oro... cercatori e non trovatori, di anima, di
paradiso, di felicità, eccoli in mezzo al mare, illusi nella selva oscura dai loro desideri, che
guardano la vita nello specchio delle loro brame, che sono attratti dalla bellezza effimera del mondo
qui...
Parliamo meglio di queste imbarcazioni su cui andiamo remando, con le quali ci adoperiamo di
navigare.
Un'altra canzoncina sulle barche le classifica meglio; le piccole donne crescono, le piccole barche
crescono, ma ci sono tempi e modi; si tratta di capirci qualcosa, di imparare; e poi di insegnare,
perché non puoi insegnare se non hai prima imparato,.... oppure devi essere nato imparato.
Dunque, la nota canzone fa così:
“Cera una volta un piccolo naviglio,
che non sapeva , navigar.”
C'era una volta, in un lontano paese, in un altro mondo insomma, una piccola barca, che non
sapeva proprio, non sapeva ancora attraversare il mare, giungere alla sua meta.
E poi? E poi imparò, imparò a navigare. Già: ma come? Imparò ripetendo, era una ripetente,
imparò sotto forma di ripetizione : dopo sette settimane, sette volte, anzi meglio dopo sette volte
sette.
E allora? E allora niente, fine del discorso, fine del viaggio, fine della canzone; ha imparato.
Cantiamone un'altra.
Per completare questo discorso sul veicolo che ci consente o meno di attraversare la grande acqua,
ritorniamo a quello scrigno di ogni conoscenza che è la Divina Commedia.
Nel secondo canto del Paradiso, Dante spiega come il viaggio verso la salvezza prevede un veicolo
4“Quelli che lavorano da vent'anni in equipe / convinti di essere stati assunto da un'altra ditta, …. oh yeah!” .
(Iannacci, “Quelli che”)
5 Aur in ebraico significa luce, da cui aurora, oroscopo, aureola, oriente etc; Il dio Ra solare egiziano....
6 Dice Dante: “li quali andavan e non sapevan dove”....
sottile perfezionato e guidato alla perfezione, un discepolo pronto ed un maestro realizzato.
Ecco l'avvio del secondo canto:
“Oh voi che siete in piccioletta barca / desiderosi di ascoltar, seguiti /dietro il mio legno che
cantando varca // tornate a riveder li vostri liti / non vi mettete in pelago, ché, forse / perdendo me
rimarreste smarriti //
voi altri pochi che drizzaste il collo / per tempo al pan degli angeli / di cui sen vive qui ma non sen
vien satollo // metter potete ben per l'alto sale / vostro navigio, servando mio solco / dinanzi
all'acqua che ritorna equale. “
Dante descrive quindi tre tipi di imbarcazione:
-la piccioletta barca, che è troppo piccola per affrontare il mare, meglio che
stia nel porto sicuro, da una riva di appoggio, protetta da altro, da altri.
E' una barca che è piccola per quanto riguarda la sua evoluzione, il suo grado
di raggiungimento della luce, che ha poca luce dentro, che poco ancora è amica
della luce. Per questa ragione potrebbe perdere facilmente la luce guida, non
metterebbe in pratica i suoi insegnamenti.
Illustrazione 5:
Questa barchetta non deve andare lontano finché non se lo può permettere,
Piccioletta
perché il grande mare è profondo, come è profondo il mare, c'è il pericolo di
barca
perdersi in quell'infinito mare...
La piccioletta barca non ha la perseveranza, la tenuta, la coerenza, la profondità di seguire la verità,
è troppo all'oscuro, è una barca piccola piccola di luce, che segue poco la luce, e che allora non
potrebbe essere guidata e salvata dalla luce....
-La luce, la guida è il Maestro, che ti può salvare se vuoi; viene descritto come una nave compiuta,
grande, una nave maestra, appunto, un legno che varca ogni ostacolo; il maestro accompagna il
discepolo per questo mondo oscuro procedendo “come persona accorta,” esperta ed attenta, e “con
lieto volto, ond'io mi confortai”.
Quale immagine migliore del Maestro, che vive cantanto e lietamente supera ogni ostacolo, non
più impedito da nulla, legno che sa dove andare, che sa cosa e come fare, fare strada, come si
dice, a quelli che cercano la meta, meta che lui ben conosce. Un legno che impersonalmente con
ma anche con cura specifica di madre, guida gli altri.
La guida-Virgilio procede nella notte come un portatore di luce, che no serve a sé stesso avendola
egli già ritrovata, ma a coloro che seguono:
“Facesti come quei che va di notte / che porta il lume dietro e se non giova / ma fa dopo se le
persone dotte “. Un insegnante, insegnante la via, ecco come si impara. Per il sacrificio del maestro,
l'impegno del discepolo può avere esito positivo.
Un Maestro che rimane con coloro che hanno bisogno per orientarsi, un “Buddha di
compassione”.7
-Poi ci sono i navigi, barche più cresciutelle, che hanno da lungo tempo seguito una buona
alimentazione, con il pan degli angeli. Il pane degli angeli è l'amore, è il prana, è la manna dal
cielo. Il nutrimento celeste è un cibo miracoloso che gratuitamente spiove dai chakra superiori;
dal sole. Quindi barche prima picciolette, ma che poi si sono alimentate di luce a lungo, luce che
scarseggia qui nel nostro mondo, nella selva oscura, dove in pieno giorno è quasi notte.
Nel mar dei sargassi ci sono un sacco di impedimenti, esterni e interni: la situazione non è delle
migliori, come si dice. Cosi si procede a stento, ce n'è sempre una.
In questa deplorevole condizione, di bosco di lupi pirati e cacciatori buoni, in questo il navigante
puo' e deve seguire gli “avvisi ai naviganti”; gli si suggerisce di seguire il maestro, la nave grande,
il legno che cantando varca, ma stando molto vicino a lui, non separandosi mai da lui.
Questi navigi, ormai cresciuti, possono ben metter per l'alto sale (il grande mare) la loro
imbarcazione. Ma devono stare attenti, avere l'accortezza, di rimanere molto vicine alla nave guida,
7 “Ecco, io sto alla porta del Paradiso e non entro, finche l'ultimo dei miei fratelli non sia entrato” (Padre Pio)
devono passare per dove è passato lui.8 Devono stare sulla scia della nave Maestra, che è tracciata e
subito come scia sull'acqua svanisce, prima che l'acqua ritorni equale.
5. Tuttavia potremmo dare anche una altra interpretazione ai quattro pirati in questo mare strano,
in questo altro mondo.
I quattro pirati che remano attivamente, diversamente da chi non si è messo in cammino potremmo
essere noi che cerchiamo di arrivare all'isola che non c'è, come Peter Pan e i suoi tre amici.
A questo punto il “dicono loro” non andrebbe inteso nel senso che quello che loro dicono è frutto
di illusione e mancanza di chiara visione, ma al contrario di visione non condivisa e consueta ma
veritiera, da ascoltare.
E il messaggio da intendere è questo: che c'è davvero da qualche
parte, forse nel tempio non lontano, dentro di noi, un grande
tesoro..... loro solo dicono la verità, solo così si arriva al tesoro
grande....
Ed allora anche la zattera fatta di assi potrebbe essere intesa
come una struttura portante, che consente di navigare, remando,
e che è composta da assi, strutture rettilineizzate, di solido legno,
connesse tra loro. Una zattera solida, fa ottenuta riunendo punti Illustrazione 6: Peter Pan,
di sostegno in sé validi, fiume che percorre i chakra, etc.
Wendy, Michele e Gianni.
Gente che non ci vede bene o che ci vede con un solo occhio,
con la vista interiore, e che si mette in viaggio con caratteristiche diverse, ma su quella nave, dei
folli o dei savi?9
La nave dei folli è uno sviluppo particolare di questo viaggio che non arriva da nessuna parte per
quanto riguarda l a visione mondana, ma che arriva invece dove non ci sono destinazioni; “solo chi
si ferma è già arrivato”. Ma per chi è ancora preso nel mondo del fare e dell'andare, questo essersi
fermati è na mancanza di direzione, una follia.
5. Dopo questa divagazione sulla rotta che porta a buon fine, guidata dal maestro, ritorniamo ai
nostri pirati in mezzo al mare. Allora, i quattro pirati con la zattera fatta di assi son li, remano e non
arrivano.
La compassione, la simpatia per questa loro condizione e questo loro affannarsi nasce anche dal
fatto di realizzare che il tempo è contro di loro. La situazione è seria, ma anche grave, come diceva
uno. Questi poveracci si stancheranno, verranno tempi peggiori, verrà inesorabilmente la notte,
l'inverno, la morte. 10
Siamo di passaggio, non c'è scelta al riguardo.
E se già sei su una zattera, con questa fiera compagnia, ti conviene remare come un dannato,
sperando di giungere alla terra promessa, o al premio sperato.
Abbiamo quindi una scelta, quella di cercare di raggiungere la meta oppure rinunciare, tocca starci
come si dice, se siamo in ballo balliamo.
L'oro che cerchiamo di raggiungere è l'oro interiore, la luce che si accenda, l'illuminazione, il
risveglio.
La scelta è di accogliere l'invito che la selva oscura, il mar dei sargassi stesso, lo stato di perdizione
e caduta di partenza ti suggeriscono; perchè stare male quando si può stare bene?
8 Devono stare accosto accosto, come ben dice il maestro all'inizio del viaggio al pellegrino Dante: un sol volere deve
essere di ambedue, altrimenti quando il maestro passa la porta, il discepolo non passa.
9 Certo si tratta di uno strano mare,...Dante dice: “L?acqua ch'io prendo già mai non si corse......”
10“E poi un giorno arriva l'inverno e ti piega i ginocchi / e tu ti affacci da dietro quei vetri che sono i tuoi occhi / e
più niente ti vede, e più niente ti tocca, e va bene cosi.....”. De Gregori in questa canzone descrive il momento in cui
lasceremo la barca, il veicolo corporeo, che ci ha sostenuti in questo breve percorso.
Ecco che qualcuno rema e qualcuno no; la meta però li attira, ciascuno al suo livello, i bassi
cercheranno basse mete, gli alti altre. Tutti cercheranno di vederci più chiaro, andranno in terapia e
chiederanno di essere illuminati sul loro problema, di uscire dalla notte, dalla malattia.
Si può attraversare come uno che non sa dove stia andando, un dormiente e sognante, oppure si può
cercare il risveglio, la luce, deo concedente, perché bussiamo alle porte del paradiso, knocking on
heaven's door, perché ci dicono una buona novella, che ci vengono a prendere....nella notte nasce
una luce, è Natale, siamo arrivati a casa, alla capanna, che eri tu anche prima di saperlo.
Ecco perché i pirati sono alcuni alti e alcuni bassi, e qualcuno ha anche dei debiti,m , delle
minorazioni, è zoppo. Perché alla chiamata di salire, di elevarsi, qualcuno ha detto si, e qualcun
altro ha detto invece no, ha detto invece sì, per la possibilità che gli concede il suo libero arbitrio, ha
detto si alla chiamata a scendere.
Oppure la loro scelta discende, riflette la loro vera natura, di figli del cielo e di figli della terra?
C'est la vie.....
Illustrazione 7: La nave dei folli, 1494,
S.Brandt"