Le nuove regole per vendere ancora
Transcript
Le nuove regole per vendere ancora
Commercio Le nuove regole per vendere ancora Modificare la gamma di prodotti, ma anche le promozioni, l’aspetto esperienziale e i nuovi strumenti multisensoriali. In più, valorizzare la risorsa umana: parla Davide Cavalieri, esperto di marketing che vuole rivitalizzare la distribuzione edile di Veronica Monaco C ome ripeteva Fred Allen, «cambiare è difficile, non cambiare è fatale». Non lasciava molta scelta il comico statunitense a chi era solito ascoltarlo in radio tra gli anni Trenta e Quaranta del secolo scorso. Sono passati 80 anni, ma il concetto rimane lo stesso: per trasformare bisogna trasformarsi, a rischio di stravolgere le proprie abitudini e concezioni. Una riflessione da cui sono partite anche Ascom e Ascomed Marco Cossa per raccontare gli scenari attuali della distribuzione edile e confrontarsi sulle nuove opportunità offerte dalla crisi dei modelli consolidati e dalla concorrenza della Gdo. «L’edilizia tradizionale è in forte crisi e nelle rivendite è maturata la necessità di passare da una logica business to business ad una business to consumer», commenta Marco Cossa, presidente dell’Ascomed di Torino, che ha recentemente promosso il convegno dedicato a Edilizia e bricolage: scenari e opportunità, realizzato in collaborazione con Cavalieri Retailing, 70 - youtrade - maggio 2014 società di consulenza marketing e Hr in ambito distributivo, con circa 2mila progetti alle spalle. «Non si tratta solo di riempire scaffali e allestire una vetrina, ma di utilizzare un approccio nuovo di retail», spiega il general manager, Davide Cavalieri. «Ciò che stiamo facendo con le imprese del settore è formarle a una nuova cultura che contempli la gamma dei prodotti, le promozioni, l’aspetto esperienziale e gli strumenti multisensoriali, Davide Cavalieri oltre a valorizzare la risorsa umana, fondamentale nella relazione con il cliente in un modello di servizio produttivo». Perché il consumatore è molto più volitivo rispetto al passato, maggiormente informato, ma confuso. «Il cambiamento parte soprattutto da un A Torino un master Ascomed per il punto vendita Per combattere il trend negativo, Ascomed di Torino ha di recente presentato un programma di attività formative a supporto del settore, finalizzate all’analisi delle criticità insite nelle strutture di vendita e all’eliminazione di approcci datati e poco competitivi. Ascomed, infatti, ha messo a punto un master studiato ad hoc per le esigenze delle rivendite edili. Il master si pone l’obiettivo di sviluppare le performance del punto vendita, attraverso un doppio percorso formativo. La parte dedicata al titolare prevede tre moduli dedicati rispettivamente all’analisi del posizionamento e della strategia aziendale, alla gestione commerciale e alla gestione dei collaboratori. Il percorso dedicato al personale è invece composto di due moduli, entrambi della durata di due giorni, dedicati ai temi del servizio clienti e del visual merchandising. consumatore con tante contraddizioni, che il rivenditore può gestire a proprio vantaggio, utilizzando strategie di marketing del punto vendita al pari di quelle dei grandi retailer», prosegue Cavalieri. «Parliamo di un consumatore che vorrebbe agire da solo, ma ha bisogno di sapere, che non ha grande potenziale di spesa, ma ha bisogno di gratificarsi, che si è informato su diverse fonti, ma è ancora più confuso. Inoltre, chi acquista frequenta punti vendita trasversali e riconosce ciò che non gli piace e ciò che non lo attira. Il rivenditore deve quindi mutuare best practice da settori diversi. I punti vendita si contendono un potere d’acquisto: sempre più spesso si sente dire: non ho ristrutturato il bagno perché ho speso per le vacanze. Se non si riesce ad adattarsi a questo modello di comportamento e adottare correttivi per imporsi, il rischio è di rimanere indietro. Ci sono molti negozi e format a disposizione, ma il cliente li visita senza entusiasmo». Come arginare la Gdo Per far fronte a questa impasse e arginare la presenza di vicini di banco imponenti e agguerriti come i grandi marchi della Gdo, Ascomed di Torino e Cavalieri Retailing hanno analizzato scenari e strategie per operare nel nuovo mercato in tempo di crisi. «Il rivenditore ha la possibilità di vincere la battaglia contro la grande distribuzione e confrontarsi con essa in maniera anche paritetica», sottolinea il presidente di Ascomed, «ma al momento, nella maggior parte dei casi non possiede tutte le competenze per fare bene il proprio mestiere. Tra i punti di debolezza, manca la capacità di essere accattivanti, attivare tutte le leve del marketing e avere quel giusto mix di prodotti che permette di accontentare il cliente finale, inteso come consumer». E, perché no, anche tecnologici e multicanale, per esempio con il commercio elettronico. «L’e-commerce è un’opportunità e non una minaccia», ribadisce Cavalieri. «Con il web si possono raggiungere anche clienti lontani, ma non necessariamente si sostituisce alla rivendita, perché non rimpiazza il supporto di consulenza e di guida nell’acquisto che può essere fatta nel punto fisico, in remoto, attraverso piattaforme di condivisione Macché commessi, ci vuole il personal shopper Non più commessi, ma personal shopper. E non più addetti alle vendite, ma consulenti nella scelta del cliente: il personale del negozio deve diventare centrale nelle tecniche di marketing. «Il consumatore soddisfatto è il primo step per un passaparola che funziona, on e offline», puntualizza Davide Cavalieri. «Ciascuno può trovare la propria strada per gestire la fidelizzazione, sulla base del proprio business e di propri obiettivi di posizionamento. Alla base di tutto ci deve essere, però, la consapevolezza che la vendita si finalizza in maniera soddisfacente per entrambe le parti solo quando si è in grado di comprendere le esigenze del cliente. La maggior parte di chi entra in un magazzino edile è lì per necessità, come quando va in farmacia: ha un bisogno da soddisfare. Ecco una grande opportunità: nel momento in cui il cliente entra per un motivo specifico, il retailer deve conquistarlo con prodotti complementari, collaterali, offrendo soluzioni». Inoltre, prosegue il manager, «il settore specifico dell’edilizia ha un grande vantaggio da sfruttare: la connessione con altri settori. Quando si interviene con una manutenzione o riparazione, si connettono più ambiti. Credo, quindi, sia necessario lavorare sulla trasversalità delle competenze, la multicanalità e la logica del personal shopper. Per raggiungere questi obiettivi, sono però necessari ricerca e sviluppo». delle informazioni e di supporto a distanza. Inoltre, la paura di essere sostituiti da un clic potrà portare gli imprenditori del commercio edile a evolversi e a formarsi per strutturare forme multicanale e ad acquisire competenze utili per un nuovo modo di presenza sul mercato». La tecnologia è importante, ma prima di insegnare agli imprenditori a usarla deve essere loro chiaro qual è il suo ruolo e come si può declinare verso un obiettivo preciso. «L’inserimento della tecnologia è un supporto necessario per la gestione del magazzino o delle risorse umane, per la misurazione dei flussi nel punto vendita, per l’analisi dei tassi di conversione, per la formazione su prodotti e tecniche di vendita», spiega il general manager di Cavalieri Retailing. «Ma molte di queste funzioni si possono esternalizzare, così l’esercente può dedicarsi al proprio core business». Visto il tessuto italiano fatto di piccole (se non micro) imprese, le associazioni di categoria iniziano a offrire la formazione a supporto del business. «Un passo avanti, se consideriamo che in Italia non c’è cultura dell’aggiornamento, nel commercio in particolare», conclude il consulente. Copiate, ma non troppo, dalla Cina «La Cina ci ha insegnato che in ogni crisi c’è un’opportunità. Basta saperla cogliere». Guarda a Oriente Davide Cavalieri per spiegare che basta sopravvivere alla selezione dovuta alla crisi per poter rimanere sul mercato. «Il calo dei consumi è un’occasione per sperimentare e adottare nuove strategie. Si rimane sul mercato solo se si fa un’analisi del proprio business, si misurano le performance e si valuta la propria produttività. Servono, quindi, investimenti negli strumenti di analisi e misurazione, ma il risultato è un nuovo modello di business, strutturato senza improvvisazione, basato su dati certi e su uno studio approfondito del proprio cliente e delle sue esigenze. Non c’è un destino per la sopravvivenza, ma vige la regola di chi si rende più forte e adotta una visione strategica». Ma c’è sempre qualcosa da imparare, anche per la Cina. «In quel Paese tutto si sviluppa velocemente. Il modo di organizzare la vendita e i negozi è completamente diverso e soprattutto non c’è consapevolezza del prodotto. Inoltre, non esiste una cultura strutturata dei consumi: questo porta ad avere punti vendita che hanno un’elevata disponibilità di articoli, ma il cui ruolo si ferma alla consegna. Ciò che Cavalieri Retailing sta cercando di fare è trasmettere un approccio alla vendita per i prodotti italiani che valorizzi ciò che si sta proponendo, ma soprattutto che informi sulla storia, sui valori del brand, sulle funzioni d’uso». maggio 2014 - youtrade - 71