di jackie non ho capito nulla

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di jackie non ho capito nulla
Natalie Portman
di jackie
non ho capito
nulla
ha interpretato (magistralmente) una delle icone americane
più amate. eppure ammette di non aver risolto l’enigma della first
lady nel film che racconta i giorni tragici dell’attentato al presidente
kennedy. «Ma anch’io in quanto a mistero non scherzo...» dice
l’attrice che è tornata a los angeles, mamma per la seconda volta
di Anna Maria Speroni
icone
Natalie Portman, 35 anni, in una scena di Jackie,
del regista cileno Pablo Larrain, nei cinema italiani
dal 14 febbraio. Portman è sposata dal 2012
con il coreografo francese Benjamin Millepied, 39,
conosciuto sul set del Cigno nero, dove lei interpretava
una ballerina classica, ruolo che le è valso l’Oscar.
Non mi piace rivedermi nei film.
Molti non amano riascoltare la propria voce registrata,
io ho quella sensazione quando mi guardo
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Maarten de Boer / Contour by Getty Images (1) - Stephanie Branchu (1) - Bruno Calvo (1)
O
gni persona è un mistero, ma Jackie è un
mistero più grande di altri». Tre mesi passati a leggere «tutto quello che ho trovato su
di lei» e altri due a essere la first lady sul set
non sono bastati a Natalie Portman per carpire i segreti di una delle icone più illustri
d’America. «Non basterebbe una vita» continua. Anche lei però, in quanto a mistero, non
scherza. Elegante nel suo abito di seta ricamato, il viso più pieno
per la gravidanza, è quasi affettuosa nei convenevoli - di sicuro più
della maggior parte delle sue colleghe americane - ma si trincera
dietro a risposte sintetiche assai poco illuminanti. Eppure è il fiore
all’occhiello del cinema hollywoodiano: gran debutto a 13 anni in
Léon, laurea ad Harvard in psicologia, Oscar come miglior attrice
nel 2011 per Il cigno nero, un kolossal come Star Wars in curriculum (era la regina Amidala), si occupa anche di cose serie come fame nel mondo, povertà, diritti civili e degli animali (è vegetariana
da sempre, vegana dal 2009, dopo aver letto Se
niente importa. Perché mangiamo gli animali
diJonathanSafranFoer,dicuiègrandeamica).
Nonostanteilnotevolepancione(èinattesadel
secondo figlio dal ballerino e coreografo francese Benjamin Millepied) ha trascorso le ultime settimane di gravidanza senza rinunciare
al red carpet di Jackie negli Stati Uniti e altri
eventi mondani. E la sua interpretazione nel
film di Pablo Larrain, al cinema dal 14 febbraio, è considerata una delle migliori dell’anno.
È il suo ruolo più difficile?
Di sicuro il più rischioso: tutti conoscono Jackie, non solo l’aspetto in generale ma come si
muoveva, il suo accento, la voce. Da un lato ci
tieni a essere fedele, dall’altro vorresti sentirti
libero di immaginare.
Si piace, nel film?
Mi trovo diversa, e va bene: per un’attrice è
giusto vedersi come riflessa in uno specchio
e non assomigliare a se stessa.
È vero che non ama riguardarsi?
Sì: lo faccio una volta per motivi professionali, poi basta.
Perché?
Non lo so di preciso. A molti non piace riascoltare la propria voce registrata, io ho quellasensazionequandomiguardo.Epoinonvoglio essere troppo narcisa. Preferisco essere
fuori dal mio corpo, e dentro me stessa.
Quando capita un ruolo come Jackie, da dove si comincia?
Mi sono servite molto le trascrizioni delle
Un ritratto di Natalie
Portman. Nella pagina
accanto, alcune
scene di Jackie: in alto,
l’attrice è con Caspar
Phillipson, che interpreta
John F. Kennedy nel film.
Da sopra, in senso
orario: Jackie nel
White House tour,
1962; con il marito
John F. Kennedy e
la figlia Caroline;
con John a San
Antonio, Texas, il
21 novembre 1963,
il giorno prima
dell’omicidio
del presidente
a Dallas; in giallo
a Parigi, 1961; alla
Casa Bianca nel
1961; durante una
visita in Grecia
nello stesso anno.
Un tradimento non necessariamente
cancella l’amore. Puoi provare nello stesso
tempo sentimenti opposti. In quegli anni,
poi, il divorzio significava altro da oggi
resto, lei che aveva vissuto il momento fortunato dei due anni di presidenza Kennedy: una
nuova Camelot, come si dice nel film, il sogno
diunanazioneunitaefelice.Dalpuntodivista
tecnico ho molto faticato sul suo accento: era
unico, un po’ upper class newyorkese un po’
collegio per signorine bene (date un’occhiata
al documentario White House Tour originale,
si trova in rete, se volete verificare quanto Portman sia riuscita a imitarlo, ndr).
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Ha conosciuto qualche Kennedy?
No, nessuno.
Dove avete ricostruito la Casa bianca?
A Parigi: vivevo lì quando abbiamo girato.
Da alcuni mesi è tornata negli Stati Uniti.
Mio marito ha lasciato la direzione dell’Opera.ALosAngeleshalasuacompagniadiballo,
la Los Angeles dance project: lavora con loro.
Balla ancora, dopo Il cigno nero? Per tenersi in forma...
Ognitanto,perdivertirmi.Manondanzaclassica. Non è il mio genere di attività preferita.
Nonostante il secondo figlio in arrivo la vedremo in quattro film nel prossimo anno.
Ho molti progetti ma è dura, come sa ogni genitore. Mantenere l’equilibrio è una sfida, ma
sono fortunata ad avere un lavoro che mi lascia molto tempo libero tra un film e l’altro.
Produrrà e interpreterà anche una serie tv,
We Are All Completely Beside Ourselves.
Anche lei non ha resistito al richiamo, come
molti attori in questi anni?
La qualità è altissima, la linea di confine con
il cinema sempre più sottile.
Jackie finisce con manichini uguali alla first
lady distribuiti per tutta l’America. Si ritrova nel suo stile?
Ho usato abiti bellissimi, ma non era lo stile il
cuore del film. Non ci ho pensato molto.
Anche lei è una icona di stile.
Dice? Non saprei. Di sicuro la moda è un mezzo divertente per esprimere se stessi nella vita
quotidiana. Per sottolineare la propria personalità. E, sì, anche la propria bellezza.
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Getty Images (6)
sue interviste; e The White House Tour, il documentario del 1962 sulla prima volta in cui
la first lady aprì al pubblico televisivo la Casa Bianca. Lo abbiamo riprodotto fedelmente,
nel film. Molti mobili e oggetti portati dai vari
presidenti erano stati venduti, Jackie li aveva
recuperati trasformando le sale in una specie
di museo della storia presidenziale americana. Per consolidare l’identità del Paese.
Il film racconta i giorni tra l’assassinio di
John F. Kennedy e il suo funerale. Fu Jackie a
decidere di seguire il feretro a piedi con i due
figli, momenti poi scolpiti nell’immaginario
collettivo.Anchequestohacontribuitoacreare l’identità americana. «Ha dato agli Stati
Uniti quella dinastia che mancava» le dice il
giornalista nel film. Lo fece più per ambizione o per amore verso il suo Paese?
Nonloso.Eraunadonnaintelligentechesubivailconflittotral’essereunapersonapubblica
e il desiderio di intimità per la sua famiglia.
John la tradiva, ma Jackie sembrava amarlo
molto lo stesso. La può capire?
Sono sempre situazioni complicate… Un tradimento non necessariamente cancella l’amore. Puoi provare nello stesso tempo sentimenti opposti. In quegli anni, poi, il divorzio
significava altro da oggi; era più difficile per
una donna essere indipendente dal punto di
vista economico e sociale.
Qual è stata la parte più difficile del lavoro?
Ricreare un momento così terribile della storia. Non pensiamo mai abbastanza alla violenza che Jackie ha dovuto sopportare. Seduta accanto a suo marito, il suo sangue addosso e il
L’ESERCIZIO DELLA GRAZIA,
ANCHE NELLA SVENTURA
Ricordiamo gli abiti impeccabili, i cappellini
e il triplo giro di perle. Ma per fare il “suo” stile
serviva qualcosa di più di un accessorio:
un ATTEGGIAMENTO, un sentimento e la capacità
innata di stare sulla scena con naturalezza
D
iana Vreeland, leggendaria direttrice
di American Vogue, diceva che per avere
successo bisognava organizzarsi per
nascere a Parigi. Jacqueline Lee Bouvier,
diventata la memorabile Jackie Kennedy,
si era attrezzata per avere almeno il padre
di origine francese e parlare perfettamente la lingua.
Segni particolari che sono stati determinanti per creare
quel suo modo di vestire unico, dal tratto internazionale,
dove la coquetterie europea e un’originalità ben
temperata si mescolavano al perbenismo americano
e al senso del ruolo. Perché lo stile di Jackie non era
soltanto un abito, o un cappello, o lo stretto giro di perle
a tre ˌli. Erano un atteggiamento, un sentimento, una
capacità innata di stare sulla scena ma con naturalezza,
dimostrando quella grace under pressure, grazia nelle
circostanze sfavorevoli, che è stata sotto gli occhi di
tutto il mondo. Ogni abito, ogni accessorio era di alta
qualità e benissimo scelto, ma era la ˌrst lady - e restò
tale anche quando non ricoprì più il ruolo - a renderli
indimenticabili. Veri istanti di memoria collettiva.
Giusi FerrŽ
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