Cantieri navali. Messina maglia nera. Per Oceano
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Cantieri navali. Messina maglia nera. Per Oceano
Cantieri navali. Messina maglia nera. Per Oceano anche alla politica. 17/03/2017 - 13.26 «Sirene greche a Palermo. Ma a Messina è crisi nera». È questo il titolo del reportage sulla cantieristica navale, a firma di Aldo Cangemi, che uscirà oggi sulle pagine dell’inserto economia del Corriere della Sera. Mentre nel capoluogo della regione potrebbe sbarcare l’armatore ellenico Charalampos Goulianos della “Sirena Mar Shipping”, in procinto di chiedere a Fincantieri la costruzione di sei navi gasiere, in riva allo Stretto la situazione è “congelata”, quasi una lentissima agonia, e sembra si aspetti solo il momento di staccare la spina. «L’avvento di Colaninno – riporta il CorSera – non ha risollevato le sorti del settore». Anzi, si può dire l’esatto contrario. L’ultima commessa importante per la “Rodriquez” fu quella dei catamarani commissionati dal Sultanato dell’Oman, ma l’ordine era antecedente all’acquisizione dei Cantieri navali da parte del presidente dell’Immsi. L’azienda di Colaninno, dunque, ha rilevato il marchio e per qualche anno è andata avanti proprio grazie ai catamarani del Sultano. Nel frattempo, è cominciata una lenta opera di smobilitazione e di potenziamento di attività trasferite, però, ai Cantieri di Sarzana in Liguria. «A Messina – sottolinea il segretario generale della Cgil, Lillo Oceano – le cose non vanno bene, soffriamo il declino e la crisi della cantieristica, l’ultima commessa risale alla notte dei tempi, con Colaninno non è arrivato più nulla, semmai le commesse le ha distribuite altrove. Il dialogo è difficile». Dei cento lavoratori impiegati nel 2004, ne sono rimasti ottanta, di cui venti in cassa integrazione fino a dicembre. Si va avanti solo con lavoretti di manutenzione sui mezzi di Ustica Lines, mentre il bilancio della “Rodriquez” resta in perdita (meno 7,3 milioni di euro) e, come anticipato dalla “Gazzetta”, le relazioni semestrali dell’holding presieduta da uno dei più famosi capitani d’industria italiani ribadiscono la volontà di «contenere i costi operativi e di struttura in attesa di una ripresa dei mercati di riferimento». Sull’altro fronte, ci sono i Cantieri navali Palumbo, che si dibattono tra difficoltà di vario genere, in un clima di tensione interna che non ha precedenti nella nostra città. Al di là dei torti e delle ragioni, e delle comprensibili preoccupazioni dei lavoratori, vi è una considerazione da fare: è possibile che solo a Messina un imprenditore come Antonio Palumbo abbia fallito i suoi obiettivi? Sabato scorso l’armatore napoletano ha inaugurato a Montecarlo il superyacht di lusso “Columbus 177”, realizzato interamente in Campania. A bordo vi sono saliti il re di Spagna, Juan Carlos di Borbone, e il principe Alberto di Monaco. «Felice, emozionato e orgoglioso il patron del Cantiere – si legge nei resoconti degli inviati al grande evento –, Antonio Palumbo, che coadiuvato dai figli Giuseppe e Raffaele ha realizzato in soli due anni questo gioiello della nautica, lungo 54 metri, progettato da due nomi di rilevanza internazionale nel settore come Sergio Cutolo della Hidrotecha Naval Architecture e Tommaso Spadolini per l’interior design». Il “Columbus” è il più grande superyacht mai costruito da un cantiere del Centro-Sud ed è il primo di una serie di imbarcazioni che sono già state progettate, con modelli che coprono la linea che va dai 38 ai 75 metri. «L’aver raggiunto un traguardo così importante con l’impiego di maestranze locali e nel rispetto dei più alti standard di sicurezza e qualità – ha commentato Palumbo – mi riempie di orgoglio e dimostra che al Sud le eccellenze ci sono ». La crisi di Messina, Colaninno e Palumbo: è venuto il momento di dire le cose come stanno, di affrontare tutte le contraddizioni. La classe politica e dirigente della nostra città deve scuotersi e far sentire la propria voce, sempre che sia in grado di farlo. Non è possibile che a Sarzana si continui a investire nel remunerativo comparto delle commesse militari e qui da noi si assista quasi alla consunzione di ciò che resta dei gloriosi Cantieri fondati da Leopoldo Rodriquez. Non è ammissibile che la Palumbo Spa inauguri “gioielli” della nautica costruiti a Napoli e a Malta e qui da noi si continui a giocare allo sfascio, tra reciproci scambi di accuse, licenziamenti, minacce, scioperi e chi più ne ha più ne metta. Alcuni mesi addietro il presidente di Confindustria Ivo Blandina aveva lanciato l’idea di convocare gli Stati generali della cantieristica navale, una sorta di “chiamata alle armi” non solo degli operatori del settore, ma dell’intera città. L’appello sembra essere caduto nel vuoto. Ora è il momento di raccoglierlo e di aprire davvero una stagione di mobilitazione, invitando a Messina sia Colaninno e Palumbo sia tutti gli altri imprenditori disposti a investire sullo Stretto e instaurando un confronto su temi concreti, come le prospettive di rilancio e la necessità di “far sistema”. Altrimenti si deve avere il coraggio di dire che la cantieristica navale messinese è ormai un malato terminale che nessuno può salvare. LUCIO D'AMICO Tratto da Gazzetta del Sud 26/09/'11