Le allergie primaverili

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Le allergie primaverili
Primavera
: tempo di allergie
L’arrivo della primavera che annuncia l’avvento della
bella stagione, non viene accolta con molto
entusiasmo da parte di coloro che soffrono di
manifestazioni dovute ad allergie ai pollini. La
primavera, infatti è il periodo in cui la
concentrazione aerea di pollini è più alta, e
perciò la stagione in cui le allergie
raggiungono il culmine.
Negli ultimi anni inoltre si è riscontrato un
progressivo aumento delle frequenza di casi di
pollinosi, che in alcune zone esordiscono già nei
mesi di gennaio-febbraio, cioè in evidente anticipo
rispetto alla classica allergia primaverile. Inoltre
stanno sempre più aumentando le allergie da pollini
cospetti “minori” che in passato più raramente
erano causa di allergie rispetto ai pollini di
graminacee e di Paritaria, per tali motivi definiti
“maggiori”.
ECCO LE PIANTE CHE
PORTANO ALLERGIE
A provocare le reazioni non sono solo le
Graminacee dei campi o dei parti o la Paritaria in
città, ma anche Ontano, Betulla, Nocciolo.
Chi soffre di allergie deve poi temere, in questa
stagione, il Cipresso, considerato come polline
emergente e l’Ambrosia che dal Nord America al
Nord Italia, a fine estate, rappresenta sempre più la
novità per medici e pazienti.
Per seguire l’andamento delle pollinazioni, si è
costituita una rete di sorveglianza e monitoraggio
con stazioni di rilevamento sparse su tutto il
territorio nazionale che misura la concentrazione in
atmosfera dei principali pollini di interesse
allergologico.
I SINTOMI
I sintomi più caratteristici delle allergie primaverili
sono a carico delle mucose delle vie respiratorie e
delle mucose oculari e più precisamente:
sintomi nasali: starnuti, ostruzione nasale,
secrezione acquosa, prurito;
I soggetti che manifestano anche solo in parte, ma
con ricorrenza stagionale, i sintomi sopra descritti
devono consultare il proprio medico che può, a
sua volta, richiedere una consulenza
specialistica allergologica.
Una valutazione critica approfondita dei dati clinici
rapportata ai risultati dei tests diagnostici consente
di stabilire la diagnosi di certezza di pollinosi,
premessa indispensabile per instaurare la terapia
più opportuna ed efficace.
Solitamente la cura di queste forme allergiche
prevede:
l’ impiego di farmaci antiallergici per via generale o
locale da assumere nella stagione dei disturbi
(antistaminici, farmaci che bloccano la liberazione di
sostanze responsabili dell’infiammazione allergica,
cortisonici, decongestionanti nasali) in grado di
controllare i sintomi ma non di incidere sulle
ricadute stagionali future.
L’immuterapia specifica cioè i vaccini antiallergici :
l’immunoterapia consiste nell’iniettare sottocute
quantità gradualmente crescenti dell’allergene
specifico, per modificare nel tempo la risposta
immunitaria della persona allergica. Non tutti i
pazienti allergici però traggono beneficio da questo
tipo di terapia; miglioramenti dei sintomi si
osservano soprattutto nelle forme allergiche
stagionali, quando è implicato un solo allergene.
E’ sempre necessario che il vaccino venga
somministrato da un medico.
COSA
POLLINI?
PER
EVITARE
I
Tutto quello che si può fare è mettere in pratica
alcune precauzioni elementari:
-
ridurre la permanenza all’aperto nella stagione
pollinica, soprattutto nelle giornate secche e
ventose o quando l’erba è stata tagliata di
recente.
-
Chiudere le finestre verso sera quando la
concentrazione dei pollini nell’aria è massima.
-
Nel programmare le ferie conviene conoscere il
calendario pollinico della meta delle vacanze. In
genere nelle zone marine la densità del polline è
inferiore.
sintomi oculari: prurito, lacrimazione, fastidio alla
luca, congiuntiva arrossata ed edematosa;
sintomi a carico dell’apparato respiratorio:
tracheite con tosse stizzosa ed asma bronchiale.
L’asma si osserva nel 30-40% dei casi di pollinosi,
sembra più frequente negli allergici alla Paritaria, e
può anche costituire l’unica manifestazione clinica
della pollinosi, anche se, più spesso, si associa ai
Sintomi nasali ed oculari oppure compare a distanza
di anni dalle prime manifestazioni della patologia.
FARE