n. 243 luglio 2011 - Legacoop Reggio Emilia
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n. 243 luglio 2011 - Legacoop Reggio Emilia
N. 243 – 15 luglio 2011 Conclusa la quinta edizione del Mic, la Scuola di alta formazione di Legacoop Proprio nei giorni in cui veniva festeggiata la Giornata mondiale delle cooperative, dedicata quest’anno al tema “i Giovani, il futuro delle cooperative”, si è conclusa con successo la quinta edizione del Mic, il corso di alta formazione dedicato ai giovani manager del mondo cooperativo promosso da Legacoop Reggio Emilia e Legacoop Modena in collaborazione con Qua.Dir. I 21 allievi coinvolti sono stati diplomati dalla presidente di Legacoop Reggio Emilia, Simona Caselli, dal presidente di Legacoop Modena, Lauro Lugli e dal presidente di Legacoop Parma, Giovanni Mora. La consegna dei diplomi, che ha visto la partecipazione di diversi dirigenti cooperativi di Reggio Emilia e Modena, si è svolta il 30 giugno alla Vineria di Castellarano, gestita dalla cooperativa sociale Camelot. La serata è stata aperta da Raffaella Curioni, presidente di Qua.Dir, che ha illustrato i risultati ottenuti in questi anni dalla realizzazione dei progetti Mic: cinque edizioni in Emilia, due edizioni in Lombardia e due edizioni in Liguria per un totale di più di 200 allievi formati e 130 cooperative coinvolte nei tre territori. Ottimi anche i risultati della quinta edizione: il Mic, sempre più, viene percepito come un’utile esperienza formativa per “aprire la mente verso nuove visioni”, un luogo di “condivisione e riflessione, fonte di cultura e sollecitazioni”. Molto apprezzato il confronto con le diverse realtà cooperative e la creazione di un network di relazioni interpersonali strutturato e ben organizzato. “I risultati estremamente positivi delle varie edizioni del Mic, con l’apprezzamento da parte dei partecipanti e delle cooperativa – spiega Legacoop – è una risposta concreta all’appello che l’Alleanza Cooperativa Internazionale ha lanciato quest’anno ai cooperatori, affinché coinvolgano i giovani all’interno del movimento cooperativo e investano nella loro futura leadership”. Nel corso della serata è intervenuto anche il giornalista Nicola Fangareggi, direttore di 24emilia.com, che ha parlato dei temi di internet e dei social media. Il gruppo degli allievi del Mic con Raffaella Curioni, Simona Caselli, Lauro Lugli e Giovanni Mora I diplomati al Mic, che ha impegnato i partecipanti da ottobre 2010 a giugno 2011, sono: Alessandra Caretto (Cantine Riunite & CIV), Andrea Lombardi (Ccpl Group - Coop Box), Valter Lugli (Ccpl Group Energy Rete), Mario Sulpizio (Ccpl Group - Inerti spa), Claudio Guizzardi (Cet), Marcello Leonardi (Cir food), Davide Mauta (Cir food), Enrico Borsari (Cmb), Daniele Benzi (Cmb), Giuseppe Rovatti (Coop Bilanciai), Gianluca Menozzi (Coop Consumatori Nordest), Davide Bonfietti (Cpl Concordia), Gabriele Battisti (Cpl Concordia), Luigi Mazzieri (Diciannove), Morena Bedogni (Gulliver), Deborah Greco (Kaleido.S), Mauro Tedeschi (Orion), Luca Simonini (Progeo), Michela Bolondi (Proges), Claudio del Tufo (Unieco), Alessandro Guarnieri (Unieco). Firmati due accordi per favorire la flessibilità e conciliare famiglia e lavoro sulla base della strategia Europa 2020 L’11 luglio sono stati firmati due accordi fra Comune di Reggio, Provincia, associazioni imprenditoriali e sindacati per favorire la flessibilità oraria e conciliare famiglia e lavoro sulla base della strategia Europa 2020. Maggior flessibilità dei tempi e dell’organizzazione del lavoro; attenzione, da parte di aziende e associazioni datoriali, alle esigenze di vita di cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori. (Segue in 2.a) W&W 1 (Segue dalla 1.a) Questo è l’impegno sottoscritto l’11 luglio in sala del Tricolore con l’Accordo quadro per la competitività, sostenibilità, lo sviluppo territoriale e la coesione sociale attraverso la promozione e lo sviluppo di politiche integrate di conciliazionearmonizzazione. Contestualmente, su iniziativa della Provincia di Reggio Emilia, è stato firmato il Protocollo Conciliazione vita e lavoro con le stesse organizzazioni datoriali e i sindacati, per la promozione di azioni positive per la conciliazione vita-lavoro. I due strumenti, in cui Comune e Provincia di Reggio hanno la funzione di “catalizzatori” di intenti e concertatori delle diverse azioni, danno seguito alle più recenti indicazioni dell’Unione europea in materia di lavoro (Europa 2020), aprendo un percorso per la realizzazione di un sistema di azioni concertate e sinergiche per il raggiungimento di obiettivi generali di crescita, benessere e coesione sociale. L’adesione ai documenti è utile a garantire maggiori punteggi ai progetti sulla conciliazione che le aziende del territorio, comunale e provinciale, presenteranno al prossimo bando del 13 luglio per la concessione di contributi specifici da parte dello Stato. Gli accordi sono stati firmati alla presenza della consigliera regionale di Parità, Rosa Amorevole. “Gli accordi sottoscritti oggi – ha detto l’assessore comunale alla Cura della comunità Natalia Maramotti – riguardano da vicino la sostenibilità della crescita e la coesione sociale della nostra comunità, poiché consentiranno di migliorare la vita e l’interfaccia delle persone nelle aziende e contemporaneamente la qualità sociale complessiva del territorio. Investiamo su un capitale fondamentale e comune a tutti: il capitale sociale, le persone. Europa 2020, alle cui strategie si ispira l’azione amministrativa del Comune di Reggio Emilia in diversi ambiti, pone il 75% come obiettivo per l’occupazione femminile e maschile: in questa prospettiva diventa più che mai importante prestare attenzione al capitale culturale e sociale di ogni territorio, vale a dire un’effettiva conciliazione dei tempi famiglia-lavoro, come dimostrano i progetti già presentati da varie aziende reggiane”. “Il percorso che si apre con la firma di questi accordi – ha detto l’assessore provinciale a Formazione professionale e Ricerca, Ilena Malavasi – investe sulle persone, sulla base di obiettivi comuni, condivisi tra istituzioni, sindacati, associazioni di categoria e imprese. E’ un importante punto di partenza, ma anche un risultato significativo, dato dall’aver lavorato sino ad oggi insieme e dall’esprimere la volontà di continuare a lavorare insieme per raggiungere obiettivi concreti, che hanno contenuti senz’altro positivi per tutti, lavoratori, famiglie e datori di lavoro”. Varie importanti imprese reggiane stanno già dando concretezza agli accordi, con azioni family-friendly. Fra queste Coopselios, Lombardini Motori group, Walvoil, Emac, Iren, Rexnord. I progetti in cantiere per migliorare la qualità dei tempi di lavoro e famiglia, ad esempio, l’istituzione di un assistente aziendale a disposizione dei dipendenti, che sbrighi il pagamento del bollo auto o altre scadenze, evitando ai dipendenti la fila allo sportello, la richiesta di un permesso per assolvere l’incombenza e quindi l’assenza dal lavoro; lo stesso dicasi per operazioni necessarie e abituali, ma che “erodono” tempo, come il cambio gomme dell’auto; oppure l’istituzione di un bus-navetta aziendale o interaziendale che va a prendere i bambini alla scuola materna, quando quest’ultima magari chiude a un’ora anticipata rispetto alla conclusione della giornata lavorativa dei genitori. Inoltre, due professionisti hanno presentato progetti per la sostituzione totale o parziale dell’attività professionale, per motivi di genitorialità. Le imprese che presenteranno i progetti assumono un significativo impegno anche economico, infatti qualora i progetti vengano ritenuti idonei al finanziamento, solo il 40% del totale dell’importo erogato (finanziamenti nazionali) verrà corrisposto a titolo di anticipo. Il saldo verrà riconosciuto a conclusione di tutte le azioni programmate, decorsi i 24 mesi della durata del progetto. Decidere di accettare la sfida in un periodo ancora difficile dal punto di vista economico, significa essere convinti della strategicità delle azioni proposte anche rispetto al vantaggio economico che potrà derivare all’azienda dal miglioramento del clima organizzativo, della produttività delle lavoratrici e dei lavoratori, dell’attrattività dell’azienda. La firma degli accordi in Sala del Tricolore In Sala del Tricolore erano presenti e hanno firmato l’Accordo la consigliera di Parità della provincia di Reggio, Maria Mondelli; Maria Licia Ferrarini per Industriali Reggio Emilia; Cristina Carbognani presidente di Confapi-Pmi; Ivan Trenti direttore generale dell’Azienda ospedaliera Santa Maria Nuova; Margherita Salvioli segretaria generale della Cisl di Reggio Emilia; Romana Campari di Cgil; Angela Labate di Uil, oltre a rappresentanti di UglUnione generale lavoro, Azienda Usl, Cna, Confartigianato imprese, Confcommercio-Ascom, Confcooperative Unioncoop, Confederazione italiana agricoltori, Confesercenti, Legacoop Reggio Emilia, Ufficio scolastico provinciale, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Cif e Confprofessioni Emilia Romagna. Gli aderenti all’accordo si impegnano ad operare per diffondere la cultura della conciliazione attraverso la promozione e realizzazione di processi e percorsi territoriali inclusivi e la pianificazione di un’offerta integrata dei servizi e delle prestazioni tale da migliorarne l’accessibilità in base a costi, orari, logistica e mobilità, anche attraverso la promozione di parternariati pubblico-privati. La sottoscrizione dell’accordo consentirà inoltre a enti, imprese e professionisti di accedere a finanziamenti statali per attuare politiche di maggior flessibilità lavorativa e dare così vita a iniziative di riorganizzazione oraria sostenute da risorse economiche. (Segue in 3.a) W&W 2 (Segue dalla 2.a) A riguardo cinque imprese del territorio reggiano si sono dette interessate a realizzare soluzioni family-friendly e sono pronte ad avviare l’iter per la richiesta di finanziamenti. L’accordo sarà gestito e implementato dalla Consulta dei tempi e degli orari, il tavolo, voluto dall’Amministrazione comunale di Reggio Emilia e istituito nel maggio 2008, finalizzato a favorire il miglioramento dei tempi di vita e di lavoro delle cittadine e dei cittadini attraverso il contributo e la collaborazione di tutti gli attori sociali che incidono sui tempi delle città. Il documento, promosso dal Comune di Reggio e nato dal lavoro congiunto di forze politiche ed economiche, è teso ad agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative e famigliari e a fare quindi, così come indicato dall’Unione Europea, dell’armonizzazione tra tempi di vita e di lavoro uno strumento per il raggiungimento del benessere sia delle singole persone che della collettività. Obiettivo è infatti individuare forme lavorative che tengano conto delle esigenze legate al diritto alla cura (personale e familiare) e che, attraverso maggior flessibilità oraria, consentano a un più ampio numero di persone di accedere al mercato del lavoro, favorendo la coesione sociale del territorio e riducendo le disuguaglianze di genere e di condizioni sociali, personali e familiari. Alla base di questa decisione vi è la convinzione che l’individuazione di un equilibrio tra tempo dedicato all’attività lavorativa e tempo destinato alla vita personale e familiare possa fornire un contributo importante sia per la creazione di un benessere durevole della comunità, sia per il perseguimento di una crescita economica sostenibile e concertata. L’accordo sottoscritto si colloca in un quadro normativo, sia di livello nazionale che europeo, teso alla promozione e diffusione di maggiore flessibilità lavorativa e quindi di opportunità occupazionali per tutti. Prosegue “WELFARE eSTATE”, luoghi e idee per riflettere sul Welfare Prosegue “WELFAREeSTATE”, gli incontri rivolti a tutti coloro che sono interessati ad uno scambio di idee sui temi del Welfare, indipendentemente dal ruolo ricoperto in cooperativa. Dopo l’interessante incontro con lo psicoterapeuta Gabriele Vezzani (che negli anni ’70 è stato assessore alla Medicina Preventiva della Provincia di Reggio Emilia) che si è svolto nella suggestiva cornice paesaggistica del Ginepro a Castelnovo ne’ Monti, il programma (che ha subito una modifica) prosegue il 7 settembre presso la cooperativa sociale Lo Stradello, a Pratissolo di Scandiano, dove ha sede anche la cooperativa sociale Zora. L’ospite sarà Guido Caselli, economista e responsabile del Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna. Ha collaborato a ricerche e studi sul Welfare e il Terzo Settore in Emilia-Romagna. L’iniziativa si concluderà il 13 settembre a La Vineria, enoteca gestita dalla cooperativa sociale Camelot. La Vineria si trova negli edifici della antica Rocchetta di Castellarano. La conversazione sarà con Massimiliano Panarari, politologo e giornalista che collabora a La Repubblica e La Stampa. E’ autore di diversi libri e anche di studi sulla cooperazione. Le conversazioni si svolgono dalle 18:00 alle 20:00, poi proseguono a cena. Gli incontri sono per un massimo di 20 persone: per motivi organizzativi è obbligatoria l’iscrizione. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Francesca Miazzi, tel. 0522 530906, [email protected]. Le esperienze reggiane come modello per un progetto di Legacoop e Federlegno sui borghi e le cooperative di comunità Un’intesa nazionale tra Legacoop e Federlegno sta portando alla realizzazione di un progetto di grande interesse, che partendo dalla valorizzazione e dallo sviluppo delle cooperative di comunità possa contribuire alla crescita economica e sociale dei borghi italiani. Si è costituito un gruppo di lavoro nazionale, coordinato da Demos Salardi, presidente di Cormo, e composto da esponenti di Legacoop e Federlegno, importante associazione di categoria di Confindustria. Il presidente di Cormo Demos Salardi Per Legacoop erano presenti, tra gli altri, oltre a Demos Salardi, il responsabile nazionale delle Relazioni istituzionali Bruno Busacca, il responsabile del Settore industriale di Ancpl Maurizio De Santis e il presidente della cooperativa Dream Marco Pierozzi. Per Federlegno erano presenti il direttore generale Roberto De Martin e il presidente di Made expo Andrea Negri. Hanno partecipato all’incontro anche Francesco Quagliuolo, di Borghi srl e il direttore dell’Ente Fiere di Reggio Emilia Dario Deveronico Il 7 e 8 luglio il gruppo di lavoro si è riunito a Reggio Emilia, per due giorni di intenso lavoro. La scelta di Reggio Emilia non è casuale; infatti proprio nella nostra provincia esistono esperienze che rappresentano una eccellenza e un modello per ulteriori nuove cooperative di comunità e di valorizzazione dei borghi. Proprio le esperienze reggiane saranno alla base della presentazione del progetto che avverrà al Made expo, l’importante salone dedicato all’edilizia e all’architettura che si terrà a Milano dal 5 all’8 ottobre 2011. (Segue in 4.a) W&W 3 (Segue dalla 3.a) Il 7 luglio gli esponenti di Legacoop e Federlegno hanno incontrato Giovanni Gazzotti, titolare dell’azienda Laboratorio del Restauro di Toano, con un’alta specializzazione nel restauro di edifici attraverso l’uso di materiali e tecniche antiche. Walter Baricchi, presidente dell’Ordine degli Architetti di Reggio Emilia, ha poi illustrato la ricchezza dei borghi nel Reggiano e alcuni esempi significativi di recupero. Renato Farina, della cooperativa I Briganti di Cerreto, ha presentato la storia, le finalità e le attività della sua cooperativa. La cooperativa, è nata in un piccolo paese dell’Appennino reggiano, Cerreto Alpi, per sviluppare una serie di attività legate all’accoglienza e alla manutenzione de territorio con l’obiettivo di evitare l’esodo dei giovani e rinsaldare lo spirito della comunità. Oggi è un esempio di quello che possono essere le cooperative di comunità. Il giorno successivo i rappresentanti di Legacoop e Federlegno hanno visitato l’azienda di Giovanni Gazzotti a Toano, e visitato i borghi di Sarzano e Riverzana. Particolarmente soddisfatto dei due giorni di lavoro è Demos Salardi, che ha sottolineato come la rete di esperienze di eccellenza presenti nel Reggiano, e lo spirito con cui sono nate cooperative come quella di Cerreto Alpi, sono senza dubbio utilissime per definire i contenuti del progetto a cui stanno lavorando Legacoop e Federlegno. Ci sono tutti i presupposti perché il progetto si presenti al Made con le carte in regola per suscitare un grande interesse. Renato Farina, della cooperativa I Briganti di Cerreto Alti Monti e Coopservice: una bella iniziativa per i ragazzi a Civago Si è concluso con la festa finale lo scorso 9 luglio il periodo di vacanze estive a Civago dei figli dei soci di Coopservice di Reggio Emilia. Il progetto di vacanze-natura è stato proposto e curato dalla cooperativa Alti Monti di Civago. I ragazzi, tra i 9 e i 12 anni, hanno trascorso una settimana nell’ambiente dell’appennino, ospitati presso l’Albergo Val Dolo nel centro del paese e compiuto escursioni ai rifugi, corsi di equitazione, visita a fattoria didattica, passeggiate per conoscere i boschi ed i fiumi, orienteering, laboratori creativi con i materiali ed i prodotti tipici locali, lezioni sul lupo con gli esperti del Parco nazionale. L’iniziativa, frutto di un progetto originale che concretizza sul piano socio-educativo l’idea della cooperativa di comunità, è stata effettuata con l’impiego di educatrici professionali e si è avvalsa del contributo di esperti, guide ambientali escursionistiche e volontari residenti nel paese. La festa finale con i genitori ed i parenti dei ragazzi è stata di grande successo ed ha raccolto la piena soddisfazione dei partecipanti e degli operatori della cooperativa. Tra le altre prime iniziative della cooperativa Alti Monti ricordiamo altri due argomenti. Il primo è stata la pulizia del greto del torrente Dolo presso il Mulino di Civago e dei sentieri circostanti, che ha migliorato la fruibilità e l’accessibilità della zona. Il secondo la promozione commerciale del Pane di Civago che ne ha permesso l’inserimento in alcuni supermercati ed ipermercati della rete di Coop Consumatori Nordest. La cooperativa, con il partenariato di Coopselios, sta sviluppando il progetto per la gestione della preesistente Comunità socio-educativa per minori di Civago che verrà ribatezzata “Il Bucaneve”, e per la quale sono in corso le fasi preparatorie, le procedure autorizzative, le presentazioni agli Enti. Ritorna a Roncadella “Comunità in Festa”, l’iniziativa organizza organizzata zata dal Centro residenziale La Manta della cooperativa Zora Ritorna il 20 luglio a Roncadella, dopo il grande successo della prima edizione, “Comunità in Festa”, una serata dedicata al cibo, alla musica e alla solidarietà, organizzata dal Centro residenziale per disabili adulti “La Manta” di Roncadella, della cooperativa sociale Zora. Il programma prevede una bella compagnia con tanto cibo, musica, intrattenimento per bambini giochi e tanto divertimento. La festa si svolgerà presso gli spazi della Parrocchia di Roncadella, poco distante da Masone. Dalle ore 19:00 si può cenare con gnocco fritto e salume, e alle 21:30 ci sarà il grande concerto dei “MA NOI NO”, tribute band dei Nomadi. Per tutto l’arco della serata ci sarà il servizio bar, intrattenimento bambini, pesca di beneficenza, gioco dei fiori e bancarelle. L’incasso della serata sarà devoluto al Centro La Manta. W&W 4 Le eccellenze di formazione a distanza nel mondo cooperativo al Congresso nazionale della Società Italiana di E-learning Il 14-15 e16 settembre 2011 a Reggio Emilia, nella sede dell’Università nell’ex caserma Zucchi (viale Allegri 9) si terrà il congresso nazionale della Società Italiana di E-Learning (/www.sie-l.it/). In questo contesto verrà organizzato un seminario ad invito per approfondire le esperienze già svolte di E-Learning nel mondo cooperativo, in cui Coop Manta in collaborazione con Cesvip, Legacoop Reggio (Ufficio ambente, sicurezza, privacy e 231) e l'Università di Modena e Reggio presenteranno alcuni case studies. In particolare verranno presentate da alcune cooperative (Coop Consumatori Nordest, Planetario, Cesvip ed altre), le esperienze di formazione a distanza per la formazione obbligatoria (Dlgs. 81, Pacchetto igiene e Haccp, privacy, 231) e non obbligatoria (Il servizio al cliente, formazione di moduli procedurali ecc.). Il seminario in particolare sarà l’occasione per confrontarsi sulle possibilità di affiancare la formazione a distanza per ottemperare alla formazione obbligatoria, e sui possibili sviluppi nel sistema cooperativo. Il seminario è aperto a tutte le cooperative interessate. Per ulteriori informazioni contattare Tania Platani 349-5510127, [email protected]. Il Camelot Bistrot aderisce al progetto “Pesce ritrovato” Il Camelot Bistrot, gestito dalla cooperativa sociale Camelot, ha aderito a “Pesce ritrovato”, il progetto finanziato dall’Unione Europea per un consumo ittico sostenibile, con lo scopo di stimolare il cambiamento delle abitudini dei consumatori, aumentando la conoscenza e di conseguenza l’apprezzamento di specie ittiche usualmente trascurate. Tutti i venerdì e sabato sera dalle 19:30 alle 24:00 sarà possibile gustare del buon pesce azzurro – e non solo – preparato in modo semplice secondo le ricette tramandate da amici e conoscenti pescatori del Mediterraneo. Il Camelot Bistrot servirà cozze, vongole e fasolari in padella, con aglio, prezzemolo, pachino e pane tostato per la scarpetta finale; oppure moscardini all’amalfitana con un sughetto di pomodoro prezzemolo e peperoncino, calamari e seppie al forno sfumati con una vinaigrette di olio extravergine di olive e limone, sale e pepe. Pesci come aguglie, merlano, capone, sgombro o aringhe saranno preparati al forno con un filo d’olio e origano, oppure con pachino e capperi. Il costo del pesce sarà in base al peso. Per poter garantire del buon pesce fresco nazionale le prenotazioni si raccolgono dal lunedì al giovedì al numero 349-8349015. Il Camelot Bistrot si trova in via Rochdale 1 a Pratofontana di Reggio Emilia. DOCUMENTI / 1 I risultati positivi delle cooperative di inserimento lavorativo rischiano di essere vanificati dall’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici Pubblichiamo un articolo del responsabile delle cooperative sociali di Legacoop Reggio Emilia Carlo Possa apparso sulla Gazzetta di Reggio del 26 giugno scorso Francesco è stato assistito per anni in un centro diurno, a causa di un ritardo mentale aggravato da un disturbo di personalità. Poi ha avuto la possibilità di essere inserito al lavoro in una cooperativa sociale, grazie ad un percorso concordato con il servizio pubblico. Oggi Francesco ha la responsabilità della gestione di una isola ecologica, lavora 36 ore alla settimana con una retribuzione di 1000 euro mensili, come da contratto delle cooperative sociali, guida l’auto e si è anche sposato. Luca ha 45 anni, di cui “quasi la metà – è lui che scrive – buttati via tra malavita, carceri e ospedali psichiatrici giudiziari di mezza Italia”. Poi Luca arriva negli anni ’90 all’Opg di Reggio Emilia, dove attraverso un percorso personale comincia a trasformarsi da “bastardo” in un’altra persona. Poi, continua Luca, “il mio destino si è incrociato con quello di una cooperativa sociale mentre dovevo scontare ancora diversi anni di reclusione. Da quel giorno è iniziata una nuova vita che prima facevo fatica a immaginare per me fosse possibile: ero diventato un lavoratore, (facevo il giardiniere), ma ero felice perché potevo uscire dal carcere la mattina, stare all’aria aperta e tagliare l’erba e tornare in cella solo la sera per dormire”. Qualche anno fa Luca ha saldato il suo debito con la società, ha avuto un lavoro stabile dalla cooperativa sociale ed è contento “di essere sempre più giardiniere e sempre meno bandito”. Queste non sono due storie limite. Di queste storie ce ne sono migliaia e migliaia in tutta la Penisola, e diverse centinaia solo nella nostra provincia. Sono le storie, ormai non più eccezionali, delle persone svantaggiate che hanno trovato lavoro nelle cooperative sociali che si occupano di inserimento lavorativo, grazie ad una legge approvata nel 1991 da legislatori saggi e lungimiranti. Questa legge, la 381, che disciplina le cooperative sociali, prevede all’articolo 5 per le cooperative che inseriscono al lavoro persone con particolari tipi di svantaggio (e in numero pari almeno al 30% sul totale dei lavoratori), alcune agevolazioni. In particolare l’esonero degli oneri contributivi ma solo per le persone svantaggiate regolarmente assunte, e la possibilità per le amministrazioni e le aziende pubbliche di affidare lavori o servizi a queste cooperative sociali senza l’obbligo di effettuare una gara d’appalto, purché entro il limite previsto dall’Unione Europea di 193.000 euro iva esclusa. (Segue in 6.a) W&W 5 (Segue dalla 5.a) Nella nostra provincia, grazie ad un rapporto virtuoso tra cooperative sociali, enti e servizi pubblici o aziende come Iren, reso possibile dalla legge 381, sono stati raggiunti risultati molto significativi, che anche dall’estero ci invidiano e vengono a studiare. E’ un sistema che permette alle persone svantaggiate di avere un lavoro, una dignità sociale, uno stipendio, una autonomia sociale ed economica. Le storie umane che sono dietro questo sistema virtuoso non sono storie “edificanti”: sono storie che contribuiscono allo sviluppo sociale ed economico della società, perché risolvono i problemi di quelle persone, liberando anche risorse dai servizi di assistenza, creando benessere e producendo reddito. Un sistema questo che sarebbe da portare in palmo di mano, qui da noi come in tutta Italia. Ma ora succede che questo sistema viene messo in discussione dall’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici (Avcp), con una interpretazione occhiuta del sistema degli appalti, fondata su direttive europee tutte da chiarire o dalle norme sulla concorrenza. Non solo: il presidente dell’Avcp nella sua ultima relazione annuale, indica nell’applicazione dell’articolo 5 una pratica distorsiva del mercato e di raggiro delle norme sulla concorrenza. Giustamente le organizzazioni cooperative Confcooperative, Legacoop e Agci, a livello nazionale, hanno rimarcato che gli affidamenti di lavori o servizi alle cooperative sociali di inserimento lavorativo sono l’applicazione di una legge dello Stato e non una procedura illegittima. In più il presidente dell’Avcp ha portato cifre sull’ammontare di questi affidamenti che non hanno fondamento nella realtà. Le organizzazioni cooperative sono stupefatte: ribadiscono che certamente l’applicazione della norma agevolativa va ancorata ai principi di massima correttezza e trasparenza, ma con forza affermano che non si può fare confusione tra il sistema che si applica con l’articolo 5 e le pratiche distorsive del mercato. Da migliaia di storie positive si rischia di passare ad una storia molto brutta: quella che metterebbe in discussione 20 anni di una esperienza che ha dato risultati positivi come poche altre. Si pensi poi all’impatto negativo che avrebbero le persone svantaggiate e le loro famiglie se ci fosse un cambio repentino sia dell’impresa in cui lavorano che degli educatori o dei lavoratori guida. E’ auspicabile che anche nel nostro territorio le amministrazioni pubbliche, le forze politiche, economiche e sociali si rendano conto che qui siamo davanti ad un forte rischio: di avere in futuro un Francesco ancora assistito in un centro diurno e un Luca ancora bandito di strada. DOCUMENTI / 2 L’Alleanza delle Cooperative Italiane: guerra senza quartiere al dumping e alle false cooperative Si preannunciano tempi sempre più duri e guerra senza quartiere al dumping praticato dalle false cooperative e “a tutte le pratiche di concorrenza sleale che portano a forme distorsive del mercato del lavoro, quali: gare al massimo ribasso, esternalizzazione di manodopera, lavoro nero. Tutte patologie da contrastare duramente per salvare sia la sana concorrenza tra le imprese sul mercato, sia il nome della buona cooperazione che rappresenta la parte assolutamente maggioritaria delle imprese impegnate nel settore che danno lavoro a 1.230.000 persone (dati INPS). Faremo di tutto per ripristinare la dignità e la legalità del lavoro laddove viene compromessa da formule distorsive della cooperazione ed evasive delle leggi”. Questa la ferma posizione espressa dall’Alleanza delle Cooperative Italiane nel corso dell’incontro sugli “Osservatori permanenti della cooperazione”, svoltosi il 5 luglio a Roma, cui hanno preso parte rappresentanti della Direzione Attività Ispettive del Ministero del Lavoro, guidati dal direttore Paolo Pennesi, di Agci, Confcooperative, Legacoop (rappresentata dal responsabile delle Relazioni Istituzionali, Bruno Busacca, dal responsabile delle Relazioni Industriali, Carlo Marignani, e da Claudio Riciputi, dell’Ufficio Legislativo), di Cgil, Cisl e Uil. L’incontro, di carattere innovativo, ha permesso di fare il punto a 3 anni dalla nascita degli osservatori provinciali della cooperazione mettendo a confronto le buone prassi dei territori più virtuosi. Intensa l’attività degli Osservatori prevalentemente su cooperative non aderenti alle principali centrali cooperative «Su 1450 ispezioni sono state riscontrate delle irregolarità in 700 cooperative: con 7500 lavoratori irregolari e 625 in nero per un imponibile contributivo evaso pari a ben 11 milioni di euro». Sono alcuni dei dati illustrati da Paolo Pennesi, direttore generale dell’Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro. “Sono i risultati relativi ai primi cinque mesi del 2011 – ha sottolineato Pennesi – e non ci fermeremo qui”. I lavori dell’incontro, aperti da un’introduzione di Vincenzo Mannino, segretario generale di Confcooperative, sono stati conclusi da Bruno Busacca con un intervento di cui riportiamo di seguito un’ampia sintesi. Gli Osservatori sono previsti dal “Protocollo Cooperazione” stipulato nell’ottobre 2007 tra Governo (Ministro del Lavoro e Sottosegretario Sviluppo Economico), AGCI, Confcooperative e Legacoop e CGIL, CISL, UIL, come sviluppo tematico del “Protocollo Previdenza, Lavoro e Competitività” che era stato firmato nel luglio precedente dal Governo e da tutte le Parti sociali. Il “Protocollo Cooperazione” si poneva l’obiettivo di realizzare un’efficace azione di contrasto al fenomeno delle “cooperative spurie”, identificate come quelle che nella scelta dei rapporti di lavoro dei soci-lavoratori abusano della facoltà regolamentare riconosciuta dalla legge 142/01, (disattendendo i principi che caratterizzano e distinguono il lavoro dipendente e il lavoro autonomo) e non assicurano il trattamento economico complessivo previsto dalla legge stessa. L’elemento innovativo degli Osservatori era il diretto coinvolgimento delle parti sociali, insieme ai rappresentanti delle Direzioni Provinciali del Lavoro, dell’INPS e dell’INAIL, con il compito di “fornire elementi utili per l’attività ispettiva onde renderla più efficace nel sanzionare i comportamenti scorretti e più efficiente nell’utilizzazione delle risorse a disposizione”. (Segue in 7.a) W&W 6 (Segue dalla 6.a) Proprio con riferimento a questo obiettivo, Agci, Confcooperative e Legacoop pretesero che la stipula del Protocollo, e la conseguente partecipazione agli Osservatori, fossero riservate alle organizzazioni cooperative e sindacali maggiormente rappresentative, escludendo rigorosamente le associazioni e i sindacati firmatari di “contratti pirata”. Il “Protocollo Cooperazione” nasce, dunque, da una intesa col precedente Governo, di cui fu protagonista in particolare l’allora Ministro del Lavoro, l’on. Damiano. E’ un fatto da rimarcare e da apprezzare che, nonostante il cambio di maggioranza e di Governo intervenuto nel 2008, dal nuovo Ministro del Lavoro, il sen. Sacconi, e con lui dal Direttore Generale direttamente competente, il dott. Pennesi, è sempre venuta una forte spinta per l’attuazione concreta del Protocollo. Sono stati dunque ben compresi, e fatti propri, lo spirito e il valore del Protocollo e della strumentazione di attuazione in esso prevista. Per noi, si tratta non solo di contrastare la cooperazione spuria e il lavoro irregolare che in essa si nasconde, ma anche di difendere il buon nome, il ruolo economico e la funzione sociale della buona cooperazione. La costituzione dell’Alleanza delle Cooperative italiane tra le stesse Associazioni cooperative firmatarie del Protocollo rappresenta uno stimolo in più per l’azione unitaria negli Osservatori e per il pieno conseguimento degli obiettivi individuati nell’accordo del 2007. Tra gli obiettivi prioritari fissati dall’Alleanza vi sono, infatti, proprio il contrasto a tutte le forme di cooperazione irregolare e la lotta contro il dumping contrattuale. Lo spirito del Protocollo ha trovato attuazione anche in una norma, che Agci, Confcooperative e Legacoop hanno fortemente voluto ed alla quale siamo particolarmente affezionati. Mi riferisco alla disposizione contenuta nel comma 4 dell’art. 7 del Decreto legge 248/2007, che individua come con esattezza come riferimento per i trattamenti economici complessivi da corrispondere ai soci lavoratori “quelli dettati dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale nella categoria”. E’ una norma nata per liberare il mondo cooperativo dai contratti pirata! Così va applicata! Abbiamo registrato dubbi ed esitazioni negli organi pubblici di vigilanza, a livello territoriale. Sottolineo a livello territoriale, perché il Ministero del Lavoro, dal Ministro al Direttore Generale, ai funzionari centrali sono sempre stati chiari e decisi nel sostenerne la validità e l’applicazione. E di questo vogliamo ringraziarli. Ora la norma è stata portata all’esame della Corte Costituzionale. Vedremo come poterla difendere direttamente. Ma, intanto, chiediamo al Governo di sostenerla con energia e buone argomentazioni anche di fronte alla Consulta. Al proposito, abbiamo avuto modo di leggere in anteprima le riflessioni del dott. Pennesi e della dott.ssa Travaglini. Le condividiamo in pieno e auspichiamo che divengano le linee portanti della difesa in Corte. Con l’iniziativa di oggi - la prima che vede insieme su scala nazionale la parte pubblica, la parte cooperativa e quella sindacale – ci poniamo l’obiettivo di fare il punto sull’attività degli Osservatori, di identificare i punti critici, di evidenziare le buone pratiche, in modo da rafforzarne l’operatività. Gli Osservatori sono costituiti praticamente in tutte le provincie. Il loro funzionamento è però diseguale, nonostante l’impulso che è venuto dal Ministro e dalla Direzione Generale per l’attività Ispettiva. Al proposito, voglio ricordare l’importante circolare del novembre 2010. Un punto vogliamo sia chiaro, in particolare per noi. Non possiamo solo rivendicare una maggiore attenzione da parte dei rappresentanti pubblici, o una maggiore collaborazione da parte dei partner sindacali. Anche noi dobbiamo saper utilizzare meglio questo importante strumento, diffondendo meglio la conoscenza dei compiti e delle opportunità tra le cooperative associate, stimolando e formando i nostri rappresentanti negli osservatori, incoraggiando e sostenendo la diffusione delle modalità di intervento che hanno dato buoni risultati. In questo senso, sollecitiamo oggi un dibattito e un confronto serio e franco, che potrà essere utile per la riunione di domani dell’Osservatorio nazionale. W&W 7