n. 243 luglio 2011 - Legacoop Reggio Emilia

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n. 243 luglio 2011 - Legacoop Reggio Emilia
N. 243 – 15 luglio 2011
Conclusa la quinta edizione del Mic,
la Scuola di alta formazione di Legacoop
Proprio nei giorni in cui veniva festeggiata la Giornata
mondiale delle cooperative, dedicata quest’anno al
tema “i Giovani, il futuro delle cooperative”, si è
conclusa con successo la quinta edizione del Mic, il
corso di alta formazione dedicato ai giovani manager
del mondo cooperativo promosso da Legacoop
Reggio Emilia e Legacoop Modena in collaborazione
con Qua.Dir.
I 21 allievi coinvolti sono stati diplomati dalla
presidente di Legacoop Reggio Emilia, Simona
Caselli, dal presidente di Legacoop Modena, Lauro
Lugli e dal presidente di Legacoop Parma, Giovanni
Mora. La consegna dei diplomi, che ha visto la
partecipazione di diversi dirigenti cooperativi di
Reggio Emilia e Modena, si è svolta il 30 giugno alla
Vineria di Castellarano, gestita dalla cooperativa
sociale Camelot.
La serata è stata aperta da Raffaella Curioni,
presidente di Qua.Dir, che ha illustrato i risultati
ottenuti in questi anni dalla realizzazione dei progetti
Mic: cinque edizioni in Emilia, due edizioni in
Lombardia e due edizioni in Liguria per un totale di
più di 200 allievi formati e 130 cooperative coinvolte
nei tre territori.
Ottimi anche i risultati della quinta edizione: il Mic,
sempre più, viene percepito come un’utile esperienza
formativa per “aprire la mente verso nuove visioni”,
un luogo di “condivisione e riflessione, fonte di cultura
e sollecitazioni”. Molto apprezzato il confronto con le
diverse realtà cooperative e la creazione di un
network di relazioni interpersonali strutturato e ben
organizzato.
“I risultati estremamente positivi delle varie edizioni
del Mic, con l’apprezzamento da parte dei
partecipanti e delle cooperativa – spiega Legacoop –
è una risposta concreta all’appello che l’Alleanza
Cooperativa Internazionale ha lanciato quest’anno ai
cooperatori, affinché coinvolgano i giovani all’interno
del movimento cooperativo e investano nella loro
futura leadership”. Nel corso della serata è
intervenuto anche il giornalista Nicola Fangareggi,
direttore di 24emilia.com, che ha parlato dei temi di
internet e dei social media.
Il gruppo degli allievi del Mic con Raffaella Curioni, Simona
Caselli, Lauro Lugli e Giovanni Mora
I diplomati al Mic, che ha impegnato i partecipanti da
ottobre 2010 a giugno 2011, sono: Alessandra
Caretto (Cantine Riunite & CIV), Andrea Lombardi
(Ccpl Group - Coop Box), Valter Lugli (Ccpl Group Energy Rete), Mario Sulpizio (Ccpl Group - Inerti
spa), Claudio Guizzardi (Cet), Marcello Leonardi (Cir
food), Davide Mauta (Cir food), Enrico Borsari (Cmb),
Daniele Benzi (Cmb), Giuseppe Rovatti (Coop
Bilanciai), Gianluca Menozzi (Coop Consumatori
Nordest), Davide Bonfietti (Cpl Concordia), Gabriele
Battisti (Cpl Concordia), Luigi Mazzieri (Diciannove),
Morena Bedogni (Gulliver), Deborah Greco
(Kaleido.S), Mauro Tedeschi (Orion), Luca Simonini
(Progeo), Michela Bolondi (Proges), Claudio del Tufo
(Unieco), Alessandro Guarnieri (Unieco).
Firmati due accordi per favorire la flessibilità e conciliare
famiglia e lavoro sulla base della strategia Europa 2020
L’11 luglio sono stati firmati due accordi fra Comune
di Reggio, Provincia, associazioni imprenditoriali e
sindacati per favorire la flessibilità oraria e conciliare
famiglia e lavoro sulla base della strategia Europa
2020. Maggior flessibilità dei tempi e dell’organizzazione del lavoro; attenzione, da parte di aziende e
associazioni datoriali, alle esigenze di vita di cittadine
e cittadini, lavoratrici e lavoratori. (Segue in 2.a)
W&W 1
(Segue dalla 1.a) Questo è l’impegno sottoscritto l’11
luglio in sala del Tricolore con l’Accordo quadro per la
competitività, sostenibilità, lo sviluppo territoriale e la
coesione sociale attraverso la promozione e lo
sviluppo di politiche integrate di conciliazionearmonizzazione.
Contestualmente, su iniziativa della Provincia di
Reggio Emilia, è stato firmato il Protocollo
Conciliazione vita e lavoro con le stesse organizzazioni datoriali e i sindacati, per la promozione di
azioni positive per la conciliazione vita-lavoro. I due
strumenti, in cui Comune e Provincia di Reggio
hanno la funzione di “catalizzatori” di intenti e
concertatori delle diverse azioni, danno seguito alle
più recenti indicazioni dell’Unione europea in materia
di lavoro (Europa 2020), aprendo un percorso per la
realizzazione di un sistema di azioni concertate e
sinergiche per il raggiungimento di obiettivi generali di
crescita, benessere e coesione sociale. L’adesione ai
documenti è utile a garantire maggiori punteggi ai
progetti sulla conciliazione che le aziende del
territorio, comunale e provinciale, presenteranno al
prossimo bando del 13 luglio per la concessione di
contributi specifici da parte dello Stato. Gli accordi
sono stati firmati alla presenza della consigliera
regionale di Parità, Rosa Amorevole.
“Gli accordi sottoscritti oggi – ha detto l’assessore
comunale alla Cura della comunità Natalia Maramotti
– riguardano da vicino la sostenibilità della crescita e
la coesione sociale della nostra comunità, poiché
consentiranno di migliorare la vita e l’interfaccia delle
persone nelle aziende e contemporaneamente la
qualità sociale complessiva del territorio. Investiamo
su un capitale fondamentale e comune a tutti: il
capitale sociale, le persone. Europa 2020, alle cui
strategie si ispira l’azione amministrativa del Comune
di Reggio Emilia in diversi ambiti, pone il 75% come
obiettivo per l’occupazione femminile e maschile: in
questa prospettiva diventa più che mai importante
prestare attenzione al capitale culturale e sociale di
ogni territorio, vale a dire un’effettiva conciliazione dei
tempi famiglia-lavoro, come dimostrano i progetti già
presentati da varie aziende reggiane”.
“Il percorso che si apre con la firma di questi accordi
– ha detto l’assessore provinciale a Formazione
professionale e Ricerca, Ilena Malavasi – investe
sulle persone, sulla base di obiettivi comuni, condivisi
tra istituzioni, sindacati, associazioni di categoria e
imprese. E’ un importante punto di partenza, ma
anche un risultato significativo, dato dall’aver lavorato
sino ad oggi insieme e dall’esprimere la volontà di
continuare a lavorare insieme per raggiungere
obiettivi concreti, che hanno contenuti senz’altro
positivi per tutti, lavoratori, famiglie e datori di lavoro”.
Varie importanti imprese reggiane stanno già dando
concretezza agli accordi, con azioni family-friendly.
Fra queste Coopselios, Lombardini Motori group,
Walvoil, Emac, Iren, Rexnord. I progetti in cantiere
per migliorare la qualità dei tempi di lavoro e famiglia,
ad esempio, l’istituzione di un assistente aziendale a
disposizione dei dipendenti, che sbrighi il pagamento
del bollo auto o altre scadenze, evitando ai
dipendenti la fila allo sportello, la richiesta di un
permesso per assolvere l’incombenza e quindi
l’assenza dal lavoro; lo stesso dicasi per operazioni
necessarie e abituali, ma che “erodono” tempo, come
il cambio gomme dell’auto; oppure l’istituzione di un
bus-navetta aziendale o interaziendale che va a
prendere i bambini alla scuola materna, quando
quest’ultima magari chiude a un’ora anticipata
rispetto alla conclusione della giornata lavorativa dei
genitori. Inoltre, due professionisti hanno presentato
progetti per la sostituzione totale o parziale
dell’attività professionale, per motivi di genitorialità.
Le imprese che presenteranno i progetti assumono
un significativo impegno anche economico, infatti
qualora i progetti vengano ritenuti idonei al
finanziamento, solo il 40% del totale dell’importo
erogato (finanziamenti nazionali) verrà corrisposto a
titolo di anticipo. Il saldo verrà riconosciuto a
conclusione di tutte le azioni programmate, decorsi i
24 mesi della durata del progetto. Decidere di
accettare la sfida in un periodo ancora difficile dal
punto di vista economico, significa essere convinti
della strategicità delle azioni proposte anche rispetto
al vantaggio economico che potrà derivare
all’azienda dal miglioramento del clima organizzativo,
della produttività delle lavoratrici e dei lavoratori,
dell’attrattività dell’azienda.
La firma degli accordi in Sala del Tricolore
In Sala del Tricolore erano presenti e hanno firmato
l’Accordo la consigliera di Parità della provincia di
Reggio, Maria Mondelli; Maria Licia Ferrarini per
Industriali Reggio Emilia; Cristina Carbognani
presidente di Confapi-Pmi; Ivan Trenti direttore
generale dell’Azienda ospedaliera Santa Maria
Nuova; Margherita Salvioli segretaria generale della
Cisl di Reggio Emilia; Romana Campari di Cgil;
Angela Labate di Uil, oltre a rappresentanti di UglUnione generale lavoro, Azienda Usl, Cna,
Confartigianato imprese, Confcommercio-Ascom,
Confcooperative Unioncoop, Confederazione italiana
agricoltori, Confesercenti, Legacoop Reggio Emilia,
Ufficio scolastico provinciale, Università degli Studi di
Modena e Reggio Emilia, Cif e Confprofessioni Emilia
Romagna.
Gli aderenti all’accordo si impegnano ad operare per
diffondere la cultura della conciliazione attraverso la
promozione e realizzazione di processi e percorsi
territoriali inclusivi e la pianificazione di un’offerta
integrata dei servizi e delle prestazioni tale da
migliorarne l’accessibilità in base a costi, orari,
logistica e mobilità, anche attraverso la promozione di
parternariati pubblico-privati. La sottoscrizione
dell’accordo consentirà inoltre a enti, imprese e
professionisti di accedere a finanziamenti statali per
attuare politiche di maggior flessibilità lavorativa e
dare così vita a iniziative di riorganizzazione oraria
sostenute da risorse economiche. (Segue in 3.a)
W&W 2
(Segue dalla 2.a) A riguardo cinque imprese del
territorio reggiano si sono dette interessate a
realizzare soluzioni family-friendly e sono pronte ad
avviare l’iter per la richiesta di finanziamenti.
L’accordo sarà gestito e implementato dalla Consulta
dei tempi e degli orari, il tavolo, voluto
dall’Amministrazione comunale di Reggio Emilia e
istituito nel maggio 2008, finalizzato a favorire il
miglioramento dei tempi di vita e di lavoro delle
cittadine e dei cittadini attraverso il contributo e la
collaborazione di tutti gli attori sociali che incidono sui
tempi delle città. Il documento, promosso dal
Comune di Reggio e nato dal lavoro congiunto di
forze politiche ed economiche, è teso ad agevolare la
conciliazione delle responsabilità lavorative e
famigliari e a fare quindi, così come indicato
dall’Unione Europea, dell’armonizzazione tra tempi di
vita e di lavoro uno strumento per il raggiungimento
del benessere sia delle singole persone che della
collettività.
Obiettivo è infatti individuare forme lavorative che
tengano conto delle esigenze legate al diritto alla
cura (personale e familiare) e che, attraverso maggior
flessibilità oraria, consentano a un più ampio numero
di persone di accedere al mercato del lavoro,
favorendo la coesione sociale del territorio e
riducendo le disuguaglianze di genere e di condizioni
sociali, personali e familiari. Alla base di questa
decisione vi è la convinzione che l’individuazione di
un equilibrio tra tempo dedicato all’attività lavorativa e
tempo destinato alla vita personale e familiare possa
fornire un contributo importante sia per la creazione
di un benessere durevole della comunità, sia per il
perseguimento di una crescita economica sostenibile
e concertata. L’accordo sottoscritto si colloca in un
quadro normativo, sia di livello nazionale che
europeo, teso alla promozione e diffusione di
maggiore flessibilità lavorativa e quindi di opportunità
occupazionali per tutti.
Prosegue “WELFARE eSTATE”, luoghi e idee per riflettere sul Welfare
Prosegue “WELFAREeSTATE”, gli incontri rivolti a tutti coloro che sono interessati ad uno scambio di idee sui
temi del Welfare, indipendentemente dal ruolo ricoperto in cooperativa. Dopo l’interessante incontro con lo
psicoterapeuta Gabriele Vezzani (che negli anni ’70 è stato assessore alla Medicina Preventiva della Provincia
di Reggio Emilia) che si è svolto nella suggestiva cornice paesaggistica del Ginepro a Castelnovo ne’ Monti, il
programma (che ha subito una modifica) prosegue il 7 settembre presso la cooperativa sociale Lo Stradello, a
Pratissolo di Scandiano, dove ha sede anche la cooperativa sociale Zora. L’ospite sarà Guido Caselli,
economista e responsabile del Centro Studi Unioncamere Emilia-Romagna. Ha collaborato a ricerche e studi
sul Welfare e il Terzo Settore in Emilia-Romagna. L’iniziativa si concluderà il 13 settembre a La Vineria,
enoteca gestita dalla cooperativa sociale Camelot. La Vineria si trova negli edifici della antica Rocchetta di
Castellarano. La conversazione sarà con Massimiliano Panarari, politologo e giornalista che collabora a La
Repubblica e La Stampa. E’ autore di diversi libri e anche di studi sulla cooperazione.
Le conversazioni si svolgono dalle 18:00 alle 20:00, poi proseguono a cena. Gli incontri sono per un massimo
di 20 persone: per motivi organizzativi è obbligatoria l’iscrizione. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a
Francesca Miazzi, tel. 0522 530906, [email protected].
Le esperienze reggiane come modello per un progetto di
Legacoop e Federlegno sui borghi e le cooperative di comunità
Un’intesa nazionale tra Legacoop e Federlegno sta
portando alla realizzazione di un progetto di grande
interesse, che partendo dalla valorizzazione e dallo
sviluppo delle cooperative di comunità possa
contribuire alla crescita economica e sociale dei
borghi italiani. Si è costituito un gruppo di lavoro
nazionale, coordinato da Demos Salardi, presidente
di Cormo, e composto da esponenti di Legacoop e
Federlegno, importante associazione di categoria di
Confindustria.
Il presidente di Cormo Demos Salardi
Per Legacoop erano presenti, tra gli altri, oltre a
Demos Salardi, il responsabile nazionale delle
Relazioni istituzionali Bruno Busacca, il responsabile
del Settore industriale di Ancpl Maurizio De Santis e il
presidente della cooperativa Dream Marco Pierozzi.
Per Federlegno erano presenti il direttore generale
Roberto De Martin e il presidente di Made expo
Andrea Negri.
Hanno partecipato all’incontro anche Francesco
Quagliuolo, di Borghi srl e il direttore dell’Ente Fiere
di Reggio Emilia Dario Deveronico
Il 7 e 8 luglio il gruppo di lavoro si è riunito a Reggio
Emilia, per due giorni di intenso lavoro. La scelta di
Reggio Emilia non è casuale; infatti proprio nella
nostra
provincia
esistono
esperienze
che
rappresentano una eccellenza e un modello per
ulteriori nuove cooperative di comunità e di
valorizzazione dei borghi.
Proprio le esperienze reggiane saranno alla base
della presentazione del progetto che avverrà al Made
expo, l’importante salone dedicato all’edilizia e
all’architettura che si terrà a Milano dal 5 all’8 ottobre
2011. (Segue in 4.a)
W&W 3
(Segue dalla 3.a) Il 7 luglio gli esponenti di Legacoop
e Federlegno hanno incontrato Giovanni Gazzotti,
titolare dell’azienda Laboratorio del Restauro di
Toano, con un’alta specializzazione nel restauro di
edifici attraverso l’uso di materiali e tecniche antiche.
Walter Baricchi, presidente dell’Ordine degli Architetti
di Reggio Emilia, ha poi illustrato la ricchezza dei
borghi nel Reggiano e alcuni esempi significativi di
recupero. Renato Farina, della cooperativa I Briganti
di Cerreto, ha presentato la storia, le finalità e le
attività della sua cooperativa.
La cooperativa, è nata in un piccolo paese
dell’Appennino reggiano, Cerreto Alpi, per sviluppare
una serie di attività legate all’accoglienza e alla
manutenzione de territorio con l’obiettivo di evitare
l’esodo dei giovani e rinsaldare lo spirito della
comunità. Oggi è un esempio di quello che possono
essere le cooperative di comunità. Il giorno
successivo i rappresentanti di Legacoop e
Federlegno hanno visitato l’azienda di Giovanni
Gazzotti a Toano, e visitato i borghi di Sarzano e
Riverzana.
Particolarmente soddisfatto dei due giorni di lavoro è
Demos Salardi, che ha sottolineato come la rete di
esperienze di eccellenza presenti nel Reggiano, e lo
spirito con cui sono nate cooperative come quella di
Cerreto Alpi, sono senza dubbio utilissime per
definire i contenuti del progetto a cui stanno
lavorando Legacoop e Federlegno. Ci sono tutti i
presupposti perché il progetto si presenti al Made con
le carte in regola per suscitare un grande interesse.
Renato Farina, della cooperativa I Briganti di Cerreto
Alti Monti e Coopservice:
una bella iniziativa per i ragazzi a Civago
Si è concluso con la festa finale lo scorso 9 luglio il
periodo di vacanze estive a Civago dei figli dei soci di
Coopservice di Reggio Emilia.
Il progetto di vacanze-natura è stato proposto e
curato dalla cooperativa Alti Monti di Civago.
I ragazzi, tra i 9 e i 12 anni, hanno trascorso una
settimana nell’ambiente dell’appennino, ospitati
presso l’Albergo Val Dolo nel centro del paese e
compiuto escursioni ai rifugi, corsi di equitazione,
visita a fattoria didattica, passeggiate per conoscere i
boschi ed i fiumi, orienteering, laboratori creativi con i
materiali ed i prodotti tipici locali, lezioni sul lupo con
gli esperti del Parco nazionale.
L’iniziativa, frutto di un progetto originale che
concretizza sul piano socio-educativo l’idea della
cooperativa di comunità, è stata effettuata con
l’impiego di educatrici professionali e si è avvalsa del
contributo
di
esperti,
guide
ambientali
escursionistiche e volontari residenti nel paese. La
festa finale con i genitori ed i parenti dei ragazzi è
stata di grande successo ed ha raccolto la piena
soddisfazione dei partecipanti e degli operatori della
cooperativa.
Tra le altre prime iniziative della cooperativa Alti
Monti ricordiamo altri due argomenti. Il primo è stata
la pulizia del greto del torrente Dolo presso il Mulino
di Civago e dei sentieri circostanti, che ha migliorato
la fruibilità e l’accessibilità della zona. Il secondo la
promozione commerciale del Pane di Civago che ne
ha permesso l’inserimento in alcuni supermercati ed
ipermercati della rete di Coop Consumatori Nordest.
La cooperativa, con il partenariato di Coopselios, sta
sviluppando il progetto per la gestione della
preesistente Comunità socio-educativa per minori di
Civago che verrà ribatezzata “Il Bucaneve”, e per la
quale sono in corso le fasi preparatorie, le procedure
autorizzative, le presentazioni agli Enti.
Ritorna a Roncadella “Comunità in Festa”, l’iniziativa organizza
organizzata
zata
dal Centro residenziale La Manta della cooperativa Zora
Ritorna il 20 luglio a Roncadella, dopo il grande successo della prima edizione, “Comunità in Festa”, una serata
dedicata al cibo, alla musica e alla solidarietà, organizzata dal Centro residenziale per disabili adulti “La Manta”
di Roncadella, della cooperativa sociale Zora.
Il programma prevede una bella compagnia con tanto cibo, musica, intrattenimento per bambini giochi e tanto
divertimento. La festa si svolgerà presso gli spazi della Parrocchia di Roncadella, poco distante da Masone.
Dalle ore 19:00 si può cenare con gnocco fritto e salume, e alle 21:30 ci sarà il grande concerto dei “MA NOI
NO”, tribute band dei Nomadi. Per tutto l’arco della serata ci sarà il servizio bar, intrattenimento bambini, pesca
di beneficenza, gioco dei fiori e bancarelle. L’incasso della serata sarà devoluto al Centro La Manta.
W&W 4
Le eccellenze di formazione a distanza nel mondo cooperativo
al Congresso nazionale della Società Italiana di E-learning
Il 14-15 e16 settembre 2011 a Reggio Emilia, nella
sede dell’Università nell’ex caserma Zucchi (viale
Allegri 9) si terrà il congresso nazionale della Società
Italiana di E-Learning (/www.sie-l.it/). In questo
contesto verrà organizzato un seminario ad invito per
approfondire le esperienze già svolte di E-Learning
nel mondo cooperativo, in cui Coop Manta in
collaborazione con Cesvip, Legacoop Reggio (Ufficio
ambente, sicurezza, privacy e 231) e l'Università di
Modena e Reggio presenteranno alcuni case studies.
In particolare verranno presentate da alcune
cooperative (Coop Consumatori Nordest, Planetario,
Cesvip ed altre), le esperienze di formazione a
distanza per la formazione obbligatoria (Dlgs. 81,
Pacchetto igiene e Haccp, privacy, 231) e non
obbligatoria (Il servizio al cliente, formazione di
moduli procedurali ecc.). Il seminario in particolare
sarà l’occasione per confrontarsi sulle possibilità di
affiancare la formazione a distanza per ottemperare
alla formazione obbligatoria, e sui possibili sviluppi
nel sistema cooperativo.
Il seminario è aperto a tutte le cooperative interessate. Per ulteriori informazioni contattare Tania
Platani 349-5510127, [email protected].
Il Camelot Bistrot aderisce al progetto “Pesce ritrovato”
Il Camelot Bistrot, gestito dalla cooperativa sociale Camelot, ha aderito a “Pesce ritrovato”, il progetto finanziato
dall’Unione Europea per un consumo ittico sostenibile, con lo scopo di stimolare il cambiamento delle abitudini
dei consumatori, aumentando la conoscenza e di conseguenza l’apprezzamento di specie ittiche usualmente
trascurate.
Tutti i venerdì e sabato sera dalle 19:30 alle 24:00 sarà possibile gustare del buon pesce azzurro – e non solo
– preparato in modo semplice secondo le ricette tramandate da amici e conoscenti pescatori del Mediterraneo.
Il Camelot Bistrot servirà cozze, vongole e fasolari in padella, con aglio, prezzemolo, pachino e pane tostato
per la scarpetta finale; oppure moscardini all’amalfitana con un sughetto di pomodoro prezzemolo e
peperoncino, calamari e seppie al forno sfumati con una vinaigrette di olio extravergine di olive e limone, sale e
pepe. Pesci come aguglie, merlano, capone, sgombro o aringhe saranno preparati al forno con un filo d’olio e
origano, oppure con pachino e capperi.
Il costo del pesce sarà in base al peso. Per poter garantire del buon pesce fresco nazionale le prenotazioni si
raccolgono dal lunedì al giovedì al numero 349-8349015. Il Camelot Bistrot si trova in via Rochdale 1 a
Pratofontana di Reggio Emilia.
DOCUMENTI / 1 I risultati positivi delle cooperative di inserimento lavorativo
rischiano di essere vanificati dall’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici
Pubblichiamo un articolo del responsabile delle cooperative sociali di Legacoop Reggio Emilia Carlo Possa
apparso sulla Gazzetta di Reggio del 26 giugno scorso
Francesco è stato assistito per anni in un centro diurno, a causa di un ritardo mentale aggravato da un disturbo
di personalità. Poi ha avuto la possibilità di essere inserito al lavoro in una cooperativa sociale, grazie ad un
percorso concordato con il servizio pubblico. Oggi Francesco ha la responsabilità della gestione di una isola
ecologica, lavora 36 ore alla settimana con una retribuzione di 1000 euro mensili, come da contratto delle
cooperative sociali, guida l’auto e si è anche sposato.
Luca ha 45 anni, di cui “quasi la metà – è lui che scrive – buttati via tra malavita, carceri e ospedali psichiatrici
giudiziari di mezza Italia”. Poi Luca arriva negli anni ’90 all’Opg di Reggio Emilia, dove attraverso un percorso
personale comincia a trasformarsi da “bastardo” in un’altra persona. Poi, continua Luca, “il mio destino si è
incrociato con quello di una cooperativa sociale mentre dovevo scontare ancora diversi anni di reclusione. Da
quel giorno è iniziata una nuova vita che prima facevo fatica a immaginare per me fosse possibile: ero
diventato un lavoratore, (facevo il giardiniere), ma ero felice perché potevo uscire dal carcere la mattina, stare
all’aria aperta e tagliare l’erba e tornare in cella solo la sera per dormire”. Qualche anno fa Luca ha saldato il
suo debito con la società, ha avuto un lavoro stabile dalla cooperativa sociale ed è contento “di essere sempre
più giardiniere e sempre meno bandito”.
Queste non sono due storie limite. Di queste storie ce ne sono migliaia e migliaia in tutta la Penisola, e diverse
centinaia solo nella nostra provincia. Sono le storie, ormai non più eccezionali, delle persone svantaggiate che
hanno trovato lavoro nelle cooperative sociali che si occupano di inserimento lavorativo, grazie ad una legge
approvata nel 1991 da legislatori saggi e lungimiranti.
Questa legge, la 381, che disciplina le cooperative sociali, prevede all’articolo 5 per le cooperative che
inseriscono al lavoro persone con particolari tipi di svantaggio (e in numero pari almeno al 30% sul totale dei
lavoratori), alcune agevolazioni. In particolare l’esonero degli oneri contributivi ma solo per le persone
svantaggiate regolarmente assunte, e la possibilità per le amministrazioni e le aziende pubbliche di affidare
lavori o servizi a queste cooperative sociali senza l’obbligo di effettuare una gara d’appalto, purché entro il
limite previsto dall’Unione Europea di 193.000 euro iva esclusa. (Segue in 6.a)
W&W 5
(Segue dalla 5.a) Nella nostra provincia, grazie ad un rapporto virtuoso tra cooperative sociali, enti e servizi
pubblici o aziende come Iren, reso possibile dalla legge 381, sono stati raggiunti risultati molto significativi, che
anche dall’estero ci invidiano e vengono a studiare. E’ un sistema che permette alle persone svantaggiate di
avere un lavoro, una dignità sociale, uno stipendio, una autonomia sociale ed economica. Le storie umane che
sono dietro questo sistema virtuoso non sono storie “edificanti”: sono storie che contribuiscono allo sviluppo
sociale ed economico della società, perché risolvono i problemi di quelle persone, liberando anche risorse dai
servizi di assistenza, creando benessere e producendo reddito.
Un sistema questo che sarebbe da portare in palmo di mano, qui da noi come in tutta Italia. Ma ora succede
che questo sistema viene messo in discussione dall’Autorità di Vigilanza dei Contratti Pubblici (Avcp), con una
interpretazione occhiuta del sistema degli appalti, fondata su direttive europee tutte da chiarire o dalle norme
sulla concorrenza. Non solo: il presidente dell’Avcp nella sua ultima relazione annuale, indica nell’applicazione
dell’articolo 5 una pratica distorsiva del mercato e di raggiro delle norme sulla concorrenza.
Giustamente le organizzazioni cooperative Confcooperative, Legacoop e Agci, a livello nazionale, hanno
rimarcato che gli affidamenti di lavori o servizi alle cooperative sociali di inserimento lavorativo sono
l’applicazione di una legge dello Stato e non una procedura illegittima. In più il presidente dell’Avcp ha portato
cifre sull’ammontare di questi affidamenti che non hanno fondamento nella realtà. Le organizzazioni
cooperative sono stupefatte: ribadiscono che certamente l’applicazione della norma agevolativa va ancorata ai
principi di massima correttezza e trasparenza, ma con forza affermano che non si può fare confusione tra il
sistema che si applica con l’articolo 5 e le pratiche distorsive del mercato.
Da migliaia di storie positive si rischia di passare ad una storia molto brutta: quella che metterebbe in
discussione 20 anni di una esperienza che ha dato risultati positivi come poche altre. Si pensi poi all’impatto
negativo che avrebbero le persone svantaggiate e le loro famiglie se ci fosse un cambio repentino sia
dell’impresa in cui lavorano che degli educatori o dei lavoratori guida.
E’ auspicabile che anche nel nostro territorio le amministrazioni pubbliche, le forze politiche, economiche e
sociali si rendano conto che qui siamo davanti ad un forte rischio: di avere in futuro un Francesco ancora
assistito in un centro diurno e un Luca ancora bandito di strada.
DOCUMENTI / 2 L’Alleanza delle Cooperative Italiane:
guerra senza quartiere al dumping e alle false cooperative
Si preannunciano tempi sempre più duri e guerra senza quartiere al dumping praticato dalle false cooperative e
“a tutte le pratiche di concorrenza sleale che portano a forme distorsive del mercato del lavoro, quali: gare al
massimo ribasso, esternalizzazione di manodopera, lavoro nero. Tutte patologie da contrastare duramente per
salvare sia la sana concorrenza tra le imprese sul mercato, sia il nome della buona cooperazione che
rappresenta la parte assolutamente maggioritaria delle imprese impegnate nel settore che danno lavoro a
1.230.000 persone (dati INPS). Faremo di tutto per ripristinare la dignità e la legalità del lavoro laddove viene
compromessa da formule distorsive della cooperazione ed evasive delle leggi”.
Questa la ferma posizione espressa dall’Alleanza delle Cooperative Italiane nel corso dell’incontro sugli
“Osservatori permanenti della cooperazione”, svoltosi il 5 luglio a Roma, cui hanno preso parte rappresentanti
della Direzione Attività Ispettive del Ministero del Lavoro, guidati dal direttore Paolo Pennesi, di Agci,
Confcooperative, Legacoop (rappresentata dal responsabile delle Relazioni Istituzionali, Bruno Busacca, dal
responsabile delle Relazioni Industriali, Carlo Marignani, e da Claudio Riciputi, dell’Ufficio Legislativo), di Cgil,
Cisl e Uil. L’incontro, di carattere innovativo, ha permesso di fare il punto a 3 anni dalla nascita degli osservatori
provinciali della cooperazione mettendo a confronto le buone prassi dei territori più virtuosi.
Intensa l’attività degli Osservatori prevalentemente su cooperative non aderenti alle principali centrali
cooperative «Su 1450 ispezioni sono state riscontrate delle irregolarità in 700 cooperative: con 7500 lavoratori
irregolari e 625 in nero per un imponibile contributivo evaso pari a ben 11 milioni di euro». Sono alcuni dei dati
illustrati da Paolo Pennesi, direttore generale dell’Attività Ispettiva del Ministero del Lavoro. “Sono i risultati
relativi ai primi cinque mesi del 2011 – ha sottolineato Pennesi – e non ci fermeremo qui”. I lavori dell’incontro,
aperti da un’introduzione di Vincenzo Mannino, segretario generale di Confcooperative, sono stati conclusi da
Bruno Busacca con un intervento di cui riportiamo di seguito un’ampia sintesi.
Gli Osservatori sono previsti dal “Protocollo Cooperazione” stipulato nell’ottobre 2007 tra Governo (Ministro del
Lavoro e Sottosegretario Sviluppo Economico), AGCI, Confcooperative e Legacoop e CGIL, CISL, UIL, come
sviluppo tematico del “Protocollo Previdenza, Lavoro e Competitività” che era stato firmato nel luglio
precedente dal Governo e da tutte le Parti sociali. Il “Protocollo Cooperazione” si poneva l’obiettivo di realizzare
un’efficace azione di contrasto al fenomeno delle “cooperative spurie”, identificate come quelle che nella scelta
dei rapporti di lavoro dei soci-lavoratori abusano della facoltà regolamentare riconosciuta dalla legge 142/01,
(disattendendo i principi che caratterizzano e distinguono il lavoro dipendente e il lavoro autonomo) e non
assicurano il trattamento economico complessivo previsto dalla legge stessa.
L’elemento innovativo degli Osservatori era il diretto coinvolgimento delle parti sociali, insieme ai rappresentanti
delle Direzioni Provinciali del Lavoro, dell’INPS e dell’INAIL, con il compito di “fornire elementi utili per l’attività
ispettiva onde renderla più efficace nel sanzionare i comportamenti scorretti e più efficiente nell’utilizzazione
delle risorse a disposizione”. (Segue in 7.a)
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(Segue dalla 6.a) Proprio con riferimento a questo obiettivo, Agci, Confcooperative e Legacoop pretesero che
la stipula del Protocollo, e la conseguente partecipazione agli Osservatori, fossero riservate alle organizzazioni
cooperative e sindacali maggiormente rappresentative, escludendo rigorosamente le associazioni e i sindacati
firmatari di “contratti pirata”.
Il “Protocollo Cooperazione” nasce, dunque, da una intesa col precedente Governo, di cui fu protagonista in
particolare l’allora Ministro del Lavoro, l’on. Damiano. E’ un fatto da rimarcare e da apprezzare che, nonostante
il cambio di maggioranza e di Governo intervenuto nel 2008, dal nuovo Ministro del Lavoro, il sen. Sacconi, e
con lui dal Direttore Generale direttamente competente, il dott. Pennesi, è sempre venuta una forte spinta per
l’attuazione concreta del Protocollo. Sono stati dunque ben compresi, e fatti propri, lo spirito e il valore del
Protocollo e della strumentazione di attuazione in esso prevista.
Per noi, si tratta non solo di contrastare la cooperazione spuria e il lavoro irregolare che in essa si nasconde,
ma anche di difendere il buon nome, il ruolo economico e la funzione sociale della buona cooperazione. La
costituzione dell’Alleanza delle Cooperative italiane tra le stesse Associazioni cooperative firmatarie del
Protocollo rappresenta uno stimolo in più per l’azione unitaria negli Osservatori e per il pieno conseguimento
degli obiettivi individuati nell’accordo del 2007. Tra gli obiettivi prioritari fissati dall’Alleanza vi sono, infatti,
proprio il contrasto a tutte le forme di cooperazione irregolare e la lotta contro il dumping contrattuale.
Lo spirito del Protocollo ha trovato attuazione anche in una norma, che Agci, Confcooperative e Legacoop
hanno fortemente voluto ed alla quale siamo particolarmente affezionati. Mi riferisco alla disposizione
contenuta nel comma 4 dell’art. 7 del Decreto legge 248/2007, che individua come con esattezza come
riferimento per i trattamenti economici complessivi da corrispondere ai soci lavoratori “quelli dettati dai contratti
collettivi stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale nella categoria”.
E’ una norma nata per liberare il mondo cooperativo dai contratti pirata! Così va applicata!
Abbiamo registrato dubbi ed esitazioni negli organi pubblici di vigilanza, a livello territoriale. Sottolineo a livello
territoriale, perché il Ministero del Lavoro, dal Ministro al Direttore Generale, ai funzionari centrali sono sempre
stati chiari e decisi nel sostenerne la validità e l’applicazione. E di questo vogliamo ringraziarli. Ora la norma è
stata portata all’esame della Corte Costituzionale. Vedremo come poterla difendere direttamente. Ma, intanto,
chiediamo al Governo di sostenerla con energia e buone argomentazioni anche di fronte alla Consulta. Al
proposito, abbiamo avuto modo di leggere in anteprima le riflessioni del dott. Pennesi e della dott.ssa
Travaglini. Le condividiamo in pieno e auspichiamo che divengano le linee portanti della difesa in Corte.
Con l’iniziativa di oggi - la prima che vede insieme su scala nazionale la parte pubblica, la parte cooperativa e
quella sindacale – ci poniamo l’obiettivo di fare il punto sull’attività degli Osservatori, di identificare i punti critici,
di evidenziare le buone pratiche, in modo da rafforzarne l’operatività. Gli Osservatori sono costituiti
praticamente in tutte le provincie. Il loro funzionamento è però diseguale, nonostante l’impulso che è venuto dal
Ministro e dalla Direzione Generale per l’attività Ispettiva. Al proposito, voglio ricordare l’importante circolare del
novembre 2010.
Un punto vogliamo sia chiaro, in particolare per noi. Non possiamo solo rivendicare una maggiore attenzione
da parte dei rappresentanti pubblici, o una maggiore collaborazione da parte dei partner sindacali. Anche noi
dobbiamo saper utilizzare meglio questo importante strumento, diffondendo meglio la conoscenza dei compiti e
delle opportunità tra le cooperative associate, stimolando e formando i nostri rappresentanti negli osservatori,
incoraggiando e sostenendo la diffusione delle modalità di intervento che hanno dato buoni risultati. In questo
senso, sollecitiamo oggi un dibattito e un confronto serio e franco, che potrà essere utile per la riunione di
domani dell’Osservatorio nazionale.
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