Untitled - Svizzera Pesciatina

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2.2.5 pietra e cave
Geologicamente la Svizzera Pesciatina (o “Valleriana”, secondo il tradizionale
toponimo) è caratterizzata da filari affioranti di pietra arenaria (qui “pietra serena”), un
agglomerato siliceo molto compatto ma relativamente facile da lavorare, dal tipico colore
grigio, bello a vedersi e ben resistente al gelo. Questa particolarità dei filari è esclusiva
della Valleriana e limitata ad essa; infatti appena al di là del Battifolle la pietra è già completamente diversa, presentandosi nella conformazione peculiare delle Apuane (calcareadolomitica), mentre oltre il Poggio Finali assume caratteri più simili al tufo nelle zone di
Buggiano, Uzzano e Massa Cozzile, ed è tipicamente calcarea nel territorio di Marliana.
Fin dai tempi remoti la cavatura della pietra serena in Valleriana ha rappresentato
una delle poche risorse a disposizione della gente del posto. Dapprima solo per uso proprio, quando occorreva per le necessità locali: la costruzione delle case, il lastricato delle
strade dei paesi, gli oggetti di uso comune, come le macine per mulini e frantoi, i pilli e
le vasche per cartiere, i focolari, i mortai, le pille per contenere acqua, olio e altri alimenti, gli acquai, i lavatoi, ecc. Poi sempre più diffusamente: qui le mura difensive dei paesi
sono completamente in pietra serena, e così le chiese, i castelli, le torri; e tutti i manufatti
attinenti alla viabilità, ponti, muretti, paracarri.
Tutte le castella della Valleriana sono state costruite esclusivamente in pietra serena.
Successivamente, iniziati i rapporti e gli scambi coi territori limitrofi, la cavatura e la
lavorazione della pietra serena ha trovato anche sbocchi commerciali fuori dell’area
“Valleriana”. E così Pescia, Pistoia e tutta la Valdinievole, mostrano una larga presenza
di questa pietra. Molto del romanico nel pistoiese (quasi tutte le chiese) è stato costruito in pietra serena. In Valleriana ne conserviamo un gioiello nella Pieve Romanica di
Castelvecchio (XII secolo) (vedi FOTO p.58), oltre a quella dei SS. Sisto e Martino di Vellano (non meno importante, anche se oggetto di molteplici successivi restauri e modificazioni che ne hanno cambiato l’originale struttura) e alla già rammentata chiesetta
romanica di Lignana.
L’ulteriore evolversi verso il moderno ha portato i cavatori di qui a produrre in
a cura di Publio Biagini
qualche caso per l’esportazione, per la Toscana, ma anche per la Liguria. Nel periodo
“coloniale” la pietra della Valleriana fu avviata perfino in Libia, Eritrea e Somalia, dove è
ancora possibile vederla nelle principali costruzioni volute dal regime di quell’epoca.
Ma non solo pietra veniva esportata dalla Valleriana: gli scalpellini cresciuti alla
scuola delle nostre cave, quando il lavoro (e quindi il pane) scarseggiava in loco, andavano “in trasferta” (emigranti a tempo, per lavoro) nel nord Italia, ma anche nel nord
Europa. Nella prima metà del ‘900 tanti scalpellini della nostra valle si trovano a lavorare, oltre che a Lucca e Firenze, a San Remo e Milano, e in Francia, Germania e anche in
Romania. A Bucarest resta ancora oggi una strada intitolata agli “scalpellini vellanesi”
che là operarono con la loro maestria su materiale estratto dalle cave rumene. Scalpellini
della Valleriana lavorarono anche a Madrid, a Parigi e a New York.
La cavatura della pietra serena in Valleriana non ha comunque mai assunto un
carattere industriale, come frequentemente si verifica altrove, tale da provocare irreparabili ferite all’orografia e al paesaggio. Qui si è sempre trattato di piccole cave, semplici
“buchi” nel terreno di dimensioni ridotte, per mettere in luce il prezioso materiale che
poi veniva tratto con fatica di braccia, senza macchine, solo con qualche raro intervento
di esplosivo. Risulta quindi che le cave sono tante di numero, sparse in tutta l’area della
Valleriana, ma piccole, quasi tutte nascoste nella vegetazione.
Una recentissima pubblicazione, che tratta diffusamente questo specifico argomento della pietra serena della Valleriana66, fornisce un elenco pressoché completo delle
cave ancora presenti in questa valle alla metà del ‘900 (epoca in cui, per l’avvento del
cemento armato e la diffusione del cotto, l’utilizzo della pietra si rarefà progressivamente
e quindi il mestiere della cavatura e della lavorazione, anche nella nostra zona comincia a
scomparire): un censimento dal quale risultavano aperte, in funzione o comunque ancora
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P. BIAGINI, “Il duro pane – cave, cavatori e scalpellini in Valleriana e dintorni”, Vellano, 2008.
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utilizzabili ben 70/80 cave67, presso le quali lavoravano oltre mille fra cavatori e scalpellini: circa 500/600 solo nel territorio di Vellano, e altrettanti nei rimanenti paesi della
valle, compresi fra Pietrabuona, Sorana, Castelvecchio, Stiappa e Pontito.
Dopo gli anni ’50 inizia il drastico ridimensionamento di questa attività, che arriva a
cessare del tutto, e quasi improvvisamente, verso gli anni ’70, per cedere definitivamente
all’uso del cemento e del cotto a buon mercato. Di tutte le innumerevoli cave esistenti
in Valleriana, oggi ne è rimasta una soltanto in funzione. Tutte le altre cave sono state
abbandonate e ne rimangono i segni visibili, aperti nel terreno, visitabili come siti archelogici di un’epoca superata, che ha rappresentato la vita per la gente di queste colline e
il sostentamento di generazioni. I curiosi e gli studiosi dell’antico mestiere pressoché
scomparso possono avvalersi delle organizzazioni turistico-escursionistiche della zona
per visitare questi siti, o almeno ciò che ne resta, che ancora possono offrire molti motivi
di interesse.
L’unica cava rimasta in funzione è a Vellano, capoluogo della Valleriana, si tratta
della cava “Nardini”, una famiglia che da oltre 100 anni continua l’attività cavatoria
che gli avi avevano iniziato per necessità di sostentamento della famiglia. Oggi nella
“Cava Nardini” si continua ad estrarre il prezioso materiale, seppure con mezzi moderni,
e a produrre ogni tipo di manufatto, secondo le lavorazioni tradizionali: dal semplice
materiale da costruzione, ai manufatti da arredamento da considerarsi vere e proprie
opere d’arte, e perfino alle sculture, veri e propri capolavori ricercati anche aldifuori
della Toscana, specialmente per restauri tutelati dalla Sovrintendenza alle Belle Arti e
da privati che ambiscono ad avere un “gioiello” in pietra serena locale. Della tradizione
del mestiere resta oggi poco nella valle. Dei vecchi scalpellini ne sono rimasti pochi, in
età avanzata e ormai inattivi. Scarsi e conservati con difficoltà gli utensili e gli attrezzi
che venivano usati in questo duro lavoro. Poca anche la documentazione cartacea e
fotografica. Per tutto quello che è stato possibile raccogliere, esiste da una decina di anni
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L’elenco delle cave con i relative toponimi è posto in calce alla nota.
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a Vellano un Museo (“La Miniera di Publio – Museo storico etnografico del Minatore e
del Cavatore”) presso il quale è possibile trovare in esposizione oltre diecimila campioni
di archelogia cavatoria, e molto materiale attinente alle Cave, agli scalpellini e alla pietra
serena della Valleriana.
Allo stesso museo, per la collaborazione con un locale Gruppo naturalistico
(G.A.E.V. – Gruppo Alpinistico Ecologico Vellanese) che dispone di quattro accompagnatori volontari, conoscitori delle lingue più comuni, fa capo una organizzazione di
visite guidate alla riscoperta delle tradizioni della valle: 7 itinerari che permettono di
conoscere, oltre al materiale raccolto nel museo, diversi siti cavatori, la cava ancora operante, le “Castella” della Svizzera Pesciatina e i più importanti monumenti.
BIBLIOGRAFIA
P. BIAGINI – Il duro pane – cave, cavatori e scalpellini in Valleriana e dintorni – Vellano 2008.
P. BIAGINI – Valleriana e alta Val di Forfora: 18 itinerari storico-naturalistici a misura d’uomo – Vellano 2007.
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Vellano, la cava di Ponticelli oggi
Vellano, il fronte della cava Nardini oggi
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FIG.23 LE CAVE
elenco delle cave esistenti nella Valleriana fino a metà ‘900
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Scalpellini in una cava Vellanese nel primo ‘900
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AREA DI PIETRABUONA
1 Cava del Bozzo Nero
2 La Mezzacava
3 Cava delle Carte
Cava delle Fontanelle
Cava di Papero
Cavetta delle Piagge
Cava della Gileta della Ghiacciaia
Cavette del Trassero (almeno tre)
8 Cava del Rio dell’Asino
9 Cavetta di S. Caterina
10 Il Cavone
Cava del Miglio
Cava del Pino
Cava della Torbola
Cava di Pirino
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AREA DI VELLANO
11 Cava dei Carnera o del Fosso del Cerreto Basso
12 Cavaccia di Ponte a Macchini
Cava del Frontile
13 Cava del Cerreto (almeno tre)
Cavone del Barsanti
14 Cave di Regolata (almeno tre)
15 Cava del Ranfione
Cava di Rimaggio
Cava dello scasso o di Brisetta
16 Cava delle Valli
Cava dei Preti o delle Presi
17 Cava del Bombo
Cava del Mariotti
18 Cava della Fontanella o di Schezza
Cava della Girata
19 Cava di Gaetano
Cava di Dario alla Croce
Cava di rena della Croce
20 Cava di Gigi di Martino
Cave di Ponticelli (almeno due)
21 Cave del Cugnòlo (almeno tre)
Cave del Bozzo (almeno due)
Cava dei due Ponti (verso Macchino)
Cava del Dolle (verso Macchino)
Cavetta del Cosci nel Cugnòlo
22 Cava del Caporale
Cava di Bista
23 Cave di Obacina (almeno cinque)
Cava della Degarde o dell’Armandino
24 Cava del Cosci
25 Cava di Persiana o di Carraia
26 La Cavaccia
Cave di Piandafforco (due)
27 Cava del Ponte di Sorana
28 Cave di Pontaccosce (almeno cinque)
29 Cava del Ceretello
30 Cava dl Traspo o di Pollo
Cava di Bardalone
Cava di Forcoli o della Puce
Cava della Ciliegiola o di Gungù
Cava dei Tondelli
Cava della Marginetta
Cava di Temperino
Cava della Croce
Cava del Piccino
Cava del Vallo
Cava del Pizza
Cava del Berti
Cava di Peto e di Siro
Cava di Prospero
Cava del Battaglini al Pollino
Cava dei Giorgi
Cava di Torchio
Cava del Bimbo
Cava dell’Ugolino
Cava dell’Infernacci
Cava di rena del Renaio (a Macchino)
Cava di bigione di Folavento
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AREA DI SORANA
31 Cava della Marcona
Cava di Poldone
Cava di Tonio
32 Cava della Mezzana
33 Cave di Pianacci (almeno due)
Cava di Mezza Pescia
AREA DI CASTELVECCHIO
34 Cava della “Rave che parla”
35 Cava dei Pucci
Cava di S. Rocchino
AREA DI STIAPPA
36 Cavetta della Curva
Cava di Rantanese
AREA DI PONTITO
37 Cava del Guado di Cena Carboni
Cava di Sotto
38 Cava della Rocca
39 Cave dei Balzi (almeno due)
Cava della Grotta del Moscone
Cava di Barbino
Cava del Cantante
Vellano, la cava di Ponticelli negli anni ‘50
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