La rassegna di oggi

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La rassegna di oggi
RASSEGNA STAMPA CGIL FVG – lunedì 23 gennaio 2017
(Gli articoli di questa rassegna, dedicata prevalentemente ad argomenti locali di carattere economico e sindacale, sono
scaricati dal sito internet dei quotidiani indicati. La Cgil Fvg declina ogni responsabilità per i loro contenuti)
ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE (pag. 2)
Dall'Adriatico al Baltico. Parte il treno della svolta (Piccolo)
Salute, sempre più un lusso (Gazzettino)
Sindacalista con doppia paga, bufera in Fiom (M. Veneto domenica 22 gennaio)
CRONACHE LOCALI (pag. 4)
I big romani della sanità annunciati a Servola non riuniscono la città (Piccolo Trieste)
L’appello della Cgil per gli esposti all’amianto (Piccolo Trieste)
Fiom nella bufera per la doppia busta paga (Piccolo Gorizia-Monf. domenica 22 gennaio)
Lavoro, il sindacato ora sfida i sindaci (Gazzettino Pordenone)
Azienda sanitaria integrata, assunzioni per mettere in sicurezza i reparti (Gazzettino Ud)
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ATTUALITÀ, ECONOMIA, REGIONE
Dall’Adriatico al Baltico. Parte il treno della svolta (Piccolo)
di Silvio Maranzana - Da mercoledì prossimo per la prima volta nella storia il Mar Mediterraneo
(nella fattispecie si tratterà dell’Adriatico) sarà collegato al Mar Baltico con un treno cargo diretto
che partirà una volta alla settimana da Trieste. Nel momento in cui diventa il primo porto italiano
per treni movimentati (nel 2016 sono stati 7.631 con un aumento del 27% rispetto al 2015)
superando La Spezia che deteneva il record precedente, Trieste aggiunge un servizio dal fortissimo
valore simbolico che grazie all’imprenditoria italo-turca la catapulta sui mercati scandinavi
precedendo la stessa politica dell’Unione europea delle reti Ten-T. Il Corridoio Adriatico-Baltico
viene infatti sostanzialmente aperto, bypassando gli stessi finanziamenti Ue che saranno a
disposizione per il potenziamento delle infrastrutture lungo il tragitto e deflettendo leggermente
verso Ovest. Il treno che partirà settimanalmente dal terminal Emt sul Molo Sesto dello scalo
triestino infatti raggiungerà Kiel, città dell’estremo Nord della Germania, 90 chilometri sopra
Amburgo, quasi al confine con la Danimarca. Per farlo però il modo più rapido è passare attraverso
Monaco, Colonia e Amburgo ed è così che effettivamente avverrà. Il percorso dell’AdriaticoBaltico è invece contrassegnato dai passaggi attraverso Vienna, Ostrava (Repubblica Ceca) e
Breslavia (Wroclaw - Polonia) fino ai porti polacchi di Gdynia e di Szczecin. Il collegamento
Trieste-Kiel è la prosecuzione di un ramo dell’autostrada del mare che unisce la Turchia a Trieste e
che vede attualmente impiegati quattro traghetti alla settimana in partenza dai porti turchi di
Haydarpasa a Istanbul e di Izmir (Smirme) e che fanno scalo anche a Lavrio in Grecia. L’operatore
e armatore è il potente gruppo logistico turco Ekol, azienda ferroviaria coinvolta è Tx Logistik,
operatore ferroviario tedesco operante nel settore del trasporto delle merci il cui pacchetto azionario
dal marzo 2011 è in mano a Trenitalia. Il servizio intermodale viene gestito da Alpe Adria, la
società triestina partecipata in parti uguali da Autorità portuale, Trenitalia e Regione Friuli Venezia
Giulia. Ogni convoglio sarà composto da 16 vagoni doppi a tasca sui quali possono venir
complessivamente collocate 32 unità di carico (semirimorchi, container o casse mobili). La partenza
è prevista alle 9.30 di mercoledì mattina e la notte successiva il treno arriverà a Kiel. Da qui parte
delle merci verrà trasbordata su un traghetto della Stena line per raggiungere Goteborg, in Svezia. I
mercati che si aprono però sono immensi perché altre linee di comunicazione marittima portano
facilmente in Norvegia, in Finlandia e addirittura in Russia. Dalle industrie automobilistiche svedesi
Volvo e Scania arriveranno gran parte delle merci dirette a Sud, sull’altra versante da Turchia e
Grecia viaggeranno verso la Scandinavia soprattutto prodotti del settore agroalimentare. Fino a non
molti anni fa scambi commerciali di questo genere sarebbero stati fatti circumnavigando l’Europa
con lo sbarco dei prodotti anatolici e balcanici direttamente nei porti del Nord Europa: il
rafforzamento dello scalo triestino e dei suo collegamenti ferroviari rompe ora questa tradizione
negativa aprendo una nuova era.
Salute, sempre più un lusso (Gazzettino)
Arriva al 7% il numero delle famiglie che non si cura per mancanza di soldi - Testo non disponibile
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Sindacalista con doppia paga, bufera in Fiom (M. Veneto domenica 22 gennaio)
di Maura Delle Case - Non una ma due buste paga. Percepite, indebitamente, da gennaio a dicembre
2015. Il bottino è stato accreditato sul conto corrente di una sindacalista della Fiom Cgil di Udine.
Chiara Lucchetto, originaria di Ronchi dei Legionari, si è vista pagare l’indennità mensile sia
dall’azienda isontina per cui lavorava in precedenza, sia dal sindacato in base al distacco
regolamentato dalla legge 300. Il doppio accredito è proseguito fino a dicembre 2015 ma la Camera
provinciale del lavoro se n’è accorta solo molti mesi dopo, in sede di perfezionamento dei contributi
figurativi da versare all’Inps. Accertato il fatto nel giro dei 10 giorni successivi all’amara scoperta,
la sindacalista è stata immediatamente deferita dai vertici della Cgil di Udine alla Commissione di
garanzia. Organo Triveneto interno al sindacato chiamato a vagliare i casi segnalati ed
eventualmente a elevare s provvedimenti disciplinari. In attesa del “verdetto” Lucchetto si è messa a
disposizione del sindacato che non è intervenuto però con alcuna sospensione tanto che la
sindacalista continua regolarmente a fare il suo lavoro per la categoria. Interpellato al telefono il
segretario generale della Cgil di Udine, Natalino Giacomini, si limita a confermare: «È vero. Il caso
c’è ed è già stato segnalato alla competente commissione». Non è si è voluto sbilanciare,
Giacomini, sul merito in attesa che sia l’organo competente a farlo. Si è concesso invece una battuta
“politica”. «Quel che amareggia – ha detto – è la mancata interlocuzione della compagna con il
sindacato. Bastava, appena scoperto l’accaduto, che ce lo segnalasse e non saremmo arrivati a
questo punto». Pare, da fonti interne alle parti sociali, che più d’una segnalazione sia partita dal pc
di Lucchetto durante i mesi in cui ha percepito la doppia busta paga. Si parla di e-mail all’azienda in
cui la sindacalista a più riprese ha segnalato l’errore. Senza però sortire alcun effetto. “L’affare” è
così proseguito per tutto l’anno, segnalato formalmente all’azienda, perché non a Cgil?
L’organizzazione lo ha scoperto solo con diversi mesi di ritardo. Quando cioè ha dovuto
perfezionare la partita con l’Inps. In base alla legge 300 il sindacato è chiamato a versare i
contributi entro il 30 settembre dell’anno successivo a quello cui sono riferiti. Il caso esplode così
nel pieno della scorsa estate. Sollecitata più volte dalla Camera del Lavoro per conoscere l’entità dei
contributi da versare, Lucchetto a quel punto vuota il sacco comunicando al sindacato che il
versamento è già stato effettuato dall’azienda. Delle due l’una: se i contributi sono già finiti in cassa
all’Inps, significa che a lei è stata pagata indebitamente dall’azienda anche la busta paga. La
scoperta infuoca l’estate della Cgil che fatte le dovute verifiche rimette il caso alla Commissione di
garanzia. Di certo i soldi in più dovranno essere restituiti. All’azienda o al sindacato resta da capire.
Giacomini alza le mani e si mette in attesa. Anche del leader di Fiom, Maurizio Landini, che
domani mattina sarà prima a Udine, poi a Trieste. Nelle due città parteciperà alle assemblee
chiamate a eleggere i due nuovi segretari provinciali di Fiom e con tutta probabilità a vagliare il
caso. Ufficialmente la sua venuta in regione si lega però esclusivamente alle due investiture. In
Friuli il nome che sarà proposto in consultazione ai delegati, per incoronare il successore di
Maurizio Balzarini, è quello di Gianpaolo Roccasalva, segretario uscente Fvg della Fiom e che
prima della fusione con Udine ha guidato per anni le tute blu dell’Alto Friuli.
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CRONACHE LOCALI
I big romani della sanità annunciati a Servola non riuniscono la città (Piccolo Trieste)
di Piero Rauber - Dal Pd ai sindacati è vissuta come la mossa giusta al momento giusto, decisiva per
superare quel dualismo lavoro-salute che sta divorando Trieste. Fuori dal centrosinistra, e tra i
comitati chiamati da Roberto Dipiazza a fargli da consulenti in materia, la si vede invece come un
che di inconferente rispetto all’obiettivo, uno, solo e immutabile, dello spegnimento dell’area a
caldo. Le reazioni domenicali all’intervista rilasciata al Piccolo da Debora Serracchiani sulla
Ferriera dicono che l’annuncio della discesa in campo degli esperti dell’Istituto superiore di sanità,
da deputare allo studio dell’impatto ambientale della fabbrica a garanzia dei residenti, non schioda
il dibattito, per lo meno apparentemente, dalle posizioni cementate nell’ultima campagna elettorale,
e non solo quella. Mentre l’assessore all’Ambiente di Dipiazza (a sua volta in silenzio) Luisa Polli e
il capogruppo alla Camera e segretario regionale del Carroccio Massimiliano Fedriga non
commentano, nel centrodestra a rischiararsi la voce a botta calda è la coordinatrice regionale e
onorevole di Fi Sandra Savino. «Quella della presidente secondo cui la Ferriera inquina meno è una
dichiarazione che non ci sta, non ci può stare», afferma tranchant Savino che si rituffa ai tempi della
precedente giunta regionale, quella di Renzo Tondo, di cui lei faceva parte: «Noi avevamo
impostato un Accordo di programma che prevedeva una riconversione vera, affrontare la Ferriera
come una questione isolata non va bene, mai vorrei che questa cosa restasse lì in eterno». «La
siderurgia pulita vera prevede altri tipi di impianto e lì hanno visto che non ne vale la pena», chiude
Savino prendendo le difese di chi non parla: «Serracchiani imputa al sindaco di vivere una
contrapposizione costante per motivi elettorali, le ricordo che a lui è deputata la salute dei
cittadini». A Dipiazza il capogruppo in Consiglio comunale ed ex candidato sindaco grillino Paolo
Menis non fa cenno, ma rileva «un discorso contraddittorio di Serracchiani là dove prima dice che
la Ferriera inquina meno e poi non sottovaluta gli sbuffi e le segnalazioni dei cittadini. Quest’area a
caldo il territorio non se la può permettere». «Ma il punto fondamentale - aggiunge Menis - è capire
in questo momento, oltre al destino dei trenta in cassa che dovevano essere riassunti a fine anno di
cui non sappiamo nulla, se Arvedi rispetta o meno i contenuti dell’Accordo di programma, dopo
quello che si è detto sugli ultimi incontri in Regione». Un assist per Alda Sancin, presidente del
Comitato No Smog, che insiste «sul fatto che l’Accordo di programma prevedeva anche la
copertura del parco minerali, e ora Arvedi ha detto che non serve, così pare non interessi più. Come
poi sarebbe da cementare sotto il parco per evitare la contaminazione della falda e da intervenire
sullo stato delle acque antistanti». «Alcuni punti dell’intervista - chiosa Sancin - ci lasciano
perplessi. La signora Serracchiani dice che il mostro non inquina? Allora vorrei capire tutti quei
nuvoli dall’altoforno perché continuano a esserci. Parliamo di due realtà diverse, quella che
vediamo noi è diversa da quella che vede lei da piazza Unità. L’Istituto superiore di sanità? Sono
già stati fatti due studi in passato che testimoniano che l’incidenza dei tumori qui è piu alta». Il
capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato plaude invece, convintamente, all’annuncio di
Serracchiani sui big romani della sanità in campo a Servola: «Quella della presidente è una
posizione seria, in linea con il lavoro che sta facendo come commissario dell’area di crisi
complessa, teso concretamente a salvaguardare salute e occupazione insieme». Fatti insomma, per
Rosato, da esibire di fronte alle chiacchiere della controparte: «La contrapposizione di Dipiazza? È
sulle parole, perché sui fatti da parte sua mai si è visto niente. La sua strategia sul piano dialettico
non porta da nessuna parte, se non creare mero allarmismo nei lavoratori e disorientamento nei
cittadini». D’accordo un altro parlamentare dem, il senatore Francesco Russo: «Ha ragione
Serracchiani quando ricorda a Dipiazza le incongruenze di chi come lui negli ultimi 15 anni ha
promesso e basta. È il centrosinistra ad aver fatto fatto qualcosa». Ma ancora non abbastanza,
secondo lo stesso Russo: «Il coinvolgimento dell’Istituto superiore di sanità è un segnale forte,
apprezzabile, perché qualcosa anche il centrosinistra ha sbagliato e i nostri risultati elettorali tra
Servola e Valmaura lo dimostrano. Non siamo riusciti a mantenere appieno le promesse neanche
noi, là dove Cosolini si era impegnato sia a garantire il fronte occupazionale che a lavorare per un
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processo di riconversione in cui, comunque, non si capisce quale orizzonte possa avere l’area a
caldo». Il placet agli ispettori dell’Istituto superiore di sanità viene anche da Franco Palman, storica
Rsu della fabbrica in quota Uilm: «Più e nuovi controli possono dare maggiore sicurezza sia ai
lavoratori che ai cittadini. Se domani mi dicessero che la Ferriera inquina decisamente sarei il primo
a dire chiudiamo. Ma i dati sono inequivocabili e la situazione è migliorata. Di molto. Quanto al
sindaco, beh, quasi ci mette in imbarazzo. Non sta prendendo la situazione seriamente, credo non
abbia mai incontrato il Cavaliere (Arvedi, ndr) per fare un ragionamento articolato con lui in
separata sede. E a chi alimenta la baruffa dicendo “siamo centomila contro mille” non posso che
dirgli che questa è assurda. E lungi da noi sindacati dal voler fare l’avvocato dell’imprenditore».
L’appello della Cgil per gli esposti all’amianto (Piccolo Trieste)
di Ugo Salvini - La questione amianto riguarda l’intera provincia di Trieste, da Muggia a Duino
Aurisina. Ecco perchè è necessario ripartire con l'iter legislativo che porti a «parificare, sotto il
profilo dei benefici previdenziali, tutti i lavoratori esposti all'amianto». E' l'appello che lancia il
segretario provinciale della Cgil, Michele Piga, preoccupato dal fatto che «nel comprensorio di
Trieste e Gorizia c'è un dato epidemiologico in controtendenza rispetto a quello nazionale, per
quanto concerne le malattie provocate dall'amianto». «Nel nostro territorio - precisa - il numero
degli ammalati sale, mentre nel resto del paese cala. E’ indispensabile che tutti i lavoratori che sono
stati a contatto con l'amianto possano avere gli stessi vantaggi». In sostanza, coloro che possono
dimostrare di essere in tale condizione maturano 15 anni di contributi ogni 10 di lavoro effettivo.
«Però nel 2005 è scaduto il termine per poter presentare la relativa domanda - ricorda Piga - e da
quel momento ci sono state tante promesse e parole, ma sul piano concreto non c'è stato alcun
risultato. Ecco perché la battaglia per la parificazione è più che mai d'attualità». A fianco di Piga c'è
l'Osservatorio nazionale amianto (Ona). «Un percorso legislativo è iniziato - confermano dalla sede
dell'Osservatorio - che però deve essere completato. In caso di approvazione, tutti i lavoratori che
ottenessero dall'Inail il riconoscimento della patologia “asbesto” potrebbero accedere al
prepensionamento a prescindere dal grado di inabilità». «Questa misura - affermano dall'Ona - si
giustifica soprattutto alla luce della riforma Fornero, che ha elevato l'età pensionabile fino a far
sfiorare i 70 anni». Renato Milazzi, esponente dell'Ona a Trieste, evidenzia che «è opportuno
riunire tutte le proposte in un unico disegno di legge». Piga insiste anche su altri punti: «La giunta
regionale deve sveltire la procedura che comporterà l'esenzione dal ticket per le prove che
consentono di ottenere il tesserino che certifica l'avvenuta esposizione all'amianto». Per il segretario
provinciale della Cgil è poi di grande attualità il tema ambientale: «Ci sono ancora troppi manufatti,
sia scuole sia edifici privati, in generale le costruzioni ante 1982 che possono essere considerate
pericolose per la presenza di amianto ed è necessario accelerare l'iter di eliminazione di queste
scorie. Se proseguiremo con il passo attuale ci vorranno 80 anni». Infine il segretario della Cgil
pone l'accento sulla battaglia sindacale «che ha come obiettivo - conclude - che vittime e superstiti
dell'amianto possano chiedere il cosiddetto danno differenziale». Con tale definizione, si intende la
differenza fra la somma corrisposta dall'Inail a titolo di indennizzo e la somma che sarebbe spettata
al lavoratore ove fossero state applicate le usuali tabelle di liquidazione del danno biologico.
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Fiom nella bufera per la doppia busta paga (Piccolo Gorizia-Monf. domenica 22 gennaio)
di Giulio Garau - Componente della segreteria della Fiom in distacco sindacale ma con doppia paga,
quella della categoria e quella elargita, per mesi, dall’azienda metalmeccanica pubblica nonostante
la dipendente non abbia lavorato nemmeno un’ora. Protagonista una donna di Ronchi dei Legionari
che prima era in forza nella Fiom isontina ma che ora è assegnata a Udine. Dall’altro lato
un’azienda dell’orbita di Finmeccanica (Galileo Avionica) con sede a Bologna e una filiale proprio
nell’area ronchese. Scandalo e sconcerto all’interno della Cgil (il segretario della Camera del lavoro
di Udine parla di «fatto grave»), che ammette il problema all’interno della propria categoria che
tutela le tute blu e che ha messo in moto la Commissione di garanzia (una sorta di Tribunale
interno) chiamato ancora a esprimersi. Proprio domani, una sorta di tempesta perfetta, l’arrivo(non a
caso) del segretario nazionale dei metalmeccanici Maurizio Landini che ufficialmente dovrebbe
partecipare all’elezione del nuovo segretario della Fiom. Ma ufficiosamente in realtà si precipita per
non far detonare la situazione che ha raggiunto un livello esplosivo. Gli altri componenti della
Fiom, colleghi della donna, sono in rivolta, pretendono “pulizia” all’interno della categoria e c’è il
rischio che salti l’elezione del segretario. Come è possibile che un componente della segreteria
abbia mantenuto per tanti mesi (ora sembra che la donna non percepisca più la doppia paga) una
retribuzione del sindacato e una da parte dell’azienda senza lavorare nemmeno un’ora? Ma non è
l’unica domanda e nemmeno quella meno grave che si sta rincorrendo tra il sindacato e tra molti
lavoratori. A che titolo l’azienda partecipata dallo Stato versava consapevolmente a quanto parte (la
donna era in distacco) il salario, di cosa si trattava, perché questo trattamento di favore? Tanti,
troppi i dubbi che si affollano, all’interno del sindacato, ma anche tra i lavoratori “protagonisti” di
molti accordi siglati dalla componente della Fiom (alcuni della stessa azienda di Finmeccanica che
ha sede a Ronchi): che valore avevano quegli accordi raggiunti? A mettere nero su bianco i dubbi e
la situazione di rivolta alcuni «disoccupati disorganizzati, discontinui e incazzati», così si
descrivono, che hanno fatto arrivare alcune lettere di denuncia anche a livello istituzionale, tanto da
far pensare che ci sia presto un’iniziativa della magistratura. «Chissà per quali strani motivi questa
signora riceveva - si legge - anche uno stipendio da un’azienda colosso che lavora nel campo
nazionale nel settore dell’aeronautica per la quale risulta assunta pur non avendoci mai lavorato
neppure un’ora». Un’assunzione che a quanto pare risale a poco tempo fa e che, visto che si tratta di
una componente della Fiom (prima nell’Isontino e poi a Udine) fa suonare cento campanelli di
allarme. «La compagna della Fiom ha ricevuto il doppio stipendio per 12 mesi - conferma il
segretario generale della Camera del lavoro di Udine, Natalino Giacomini in sella da poco - un fatto
grave, ma ancor più grave è che l’organizzazione è venuta a sapere di questa vicenda 21 mesi
dopo». Si percepisce, pesante, l’amarezza del segretario. «A quanto risulta era stato attivato un
distacco da gennaio 2015 - aggiunge - per quell’anno risulta che a causa di un errore, così ci è stato
riferito, la signora ha ricevuto la paga dalla Fiom e dall’azienda. Noi ne siamo venuti a conoscenza
soltanto dopo, a fine agosto scorso. Non appena lo abbiamo saputo abbiamo convocato il nostro
tribunale interno, la Commissione di garanzia che lavora a tutela della persona e
dell’organizzazione sindacale. Stiamo attendendo che dia il suo responso, ci saranno ulteriori
convocazioni». Un errore non di un mese, ma di 12 mesi quello della doppia paga, che comunque,
stando alla denuncia dei lavoratori disoccupati (ma non ci sono conferme) «quando la cosa è stata
scoperta sembra che Galileo Avionica abbia addirittura licenziato una povera impiegata colpevole
di aver sbagliato a mandarle la paga...». Una situazione imbarazzante, un duro colpo per la Fiom ma
non solo. Le indiscrezioni, ma anche molti all’interno del sindacato che si trincerano dietro il
riserbo, parlano di situazioni di “favore” non solo tra questa azienda, ma anche tra altre imprese e
una parte del sindacato per facilitare accordi e intese. Un fenomeno nazionale che toccherebbe
anche altre realtà pubbliche o partecipate dal pubblico e non solo, anche private e che
coinvolgerebbe non soltanto la Fiom, ma parti e persone di tutti gli altri sindacati. Un bubbone che
scoppia dall’Isontino e che rischia di tramutarsi in valanga nazionale.
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Lavoro, il sindacato ora sfida i sindaci (Gazzettino Pordenone)
Davide Lisetto - Il sindacato provinciale non ci sta e passa al contrattacco. Nel mirino i
rappresentanti istituzionali, sindaci in particolare, pronti - secondo la Cgil - a offrire lavoro (anche
in forma gratuita) ai dipendenti che vanno in pensione. Un modo - spiegano i sindacalisti - per
bloccare ogni possibilità di accesso dei giovani. «Per questo - spiega Luca Munno, segretario
regionale della Funzione pubblica della Cgil - abbiamo scritto una lettera aperta ai sindaci della
provincia per rivolgere l'appello ad una maggiore attenzione sul tema delle prestazioni istituzionali
rese dal personale ex dipendente, dopo il pensionamento. Pur con forme diverse come ad esempio
un rapporto di lavoro di tipo occasionale con voucher o incarichi gratuiti resi da personale ex
dipendente, nella sostanza l'effetto è quello di anestetizzare o dilatare qualunque prospettiva di
accesso al pubblico impiego. Ciò, come noto, in una complicata e prolungata fase di esiguità di
bandi per l'accesso al pubblico impiego, con una percentuale di disoccupazione giovanile che anche
nel nostro territorio supera il dato medio dei Paesi europei. Si tratta - va avanti Munno - di
situazioni patologiche che gettano una responsabilità, se non giuridica, sociale, economica, politica
e morale, su chiunque concorra a realizzarle».
Per questo - rimarca l'esponente sindacale - «Un avvicendamento cadenzato del personale degli
enti, che oggi si attesta su un'età media di circa 50 anni, ed una precisa e realistica pianificazione
delle assunzioni, costituirebbero sotto tale aspetto un segnale concreto per il territorio, al di là degli
impegni estemporanei. Il messaggio che filtra da simili scelte è che il nostro lavoro più che sul
lavoro, si accinge ad essere fondato sul (pur nobilissimo) volontariato, una trasformazione che
sottrae dignità non solo a chi opera nel pubblico impiego, ma anche a quanti - tantissimi vorrebbero accedervi e tentano di farlo dopo aver trascorso anni di intensi ed impegnativi studi».
Munno va avanti: «Ciò, accantonando le ulteriori riflessioni su quale possa essere il latente
significato che l'assenza di una controprestazione all'attività lavorativa rischia di riflettere nei settori
privati. Non vorremmo che ci venisse risposto che gli enti sono impossibilitati ad assumere. In tal
senso il ruolo politico non è quello dell'osservatore, ma contempla a pieno titolo il coinvolgimento
delle istituzioni legislative, affinché i rigidi vincoli assunzionali siano conseguentemente modificati.
Azienda sanitaria integrata, assunzioni per mettere in sicurezza i reparti (Gazzettino Ud)
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