La ricerca sui concentrati piastrinici per uso non trasfusionale

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La ricerca sui concentrati piastrinici per uso non trasfusionale
Speciale Regeneration 27
Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2013
La ricerca sui concentrati piastrinici per uso
non trasfusionale
Protagonista a Palazzo Trecchi per il I Congresso ANTHEC
Nei giorni 11 e 12 ottobre 2013, il I
Congresso internazionale dell’ANTHEC, l’Accademia degli emo-componenti per uso non trasfusionale,
ha trovato la sua cornice ideale nello
storico Palazzo Trecchi di Cremona.
Una platea eterogenea per professione, competenze e interessi, ha
arricchito un programma scientifico ambizioso che mirava a promuovere la conoscenza dei principi
biologici e normativi che regolano
l’impiego dei concentrati piastrinici per uso non trasfusionale nella
pratica clinica. Relatori di spicco del
panorama medico, veterinario, biologico, normativo, etico e giuridico,
hanno coinvolto trasversalmente
specialisti di tutte le branche della
medicina umana e veterinaria e della biologia, che si affrancano dalla
routine professionale mettendosi in
gioco su protocolli di avanguardia
scientifica. Con grande soddisfazione da parte del comitato organizzativo e scientifico, si è respirata un’aria di grande fermento e di energia
positiva che ha abbattuto paletti
istituzionali e convenzionali.
Considerevole, e forse inaspettata,
la presenza di veterinari interessati
all’argomento che sino a oggi non
avevano una collocazione naturale
per un confronto trasversale e una
crescita scientifica.
Come hanno sottolineato il dott.
Marco Mozzati e il prof. Gilberto
Sammartino, rispettivamente presidente e presidente eletto dell’ANTHEC, la ricerca sui concentrati piastrinici per uso non trasfusionale,
in tutte le sue forme, si è sviluppata
a Palazzo Trecchi, in questa giornata
congressuale che ha visto la partecipazione e l’entusiasmo di duecento
medici.
Closed Meeting
ANTHEC
Uno spazio per conoscere i risultati
delle due commissioni
Si rivolge a tutti i professionisti che
conoscono e vogliono approfondire le
tematiche biologiche, cliniche e normative inerenti all’uso non trasfusionale degli emo-componenti. Le differenti metodiche di concentrazione
piastrinica ed ematica rappresentano tecniche d’avanguardia in campo
medico e chirurgico, sia nell’uomo
sia nell’animale, favoriscono la riparazione dei tessuti e migliorano il
decorso post-operatorio riducendo
il dolore e l’incidenza delle infezioni. Tuttavia, le possibilità e i limiti di
applicazione, nonché le conoscenze
relative ai principi biologici che ne
stanno alla base, non sono ancora del
tutto definiti. Per questo, l’Accademia
intende promuovere e favorire l’integrazione delle competenze di clinici e ricercatori provenienti da aree
mediche e biologiche differenti, con
la finalità di divulgare queste metodiche e offrire, ai professionisti delle
diverse specialità mediche e medicoveterinarie, un indirizzo formativo
scientifico e un orientamento tra i
differenti protocolli. Il I Congresso
internazionale dell’ANTHEC, svoltosi
nello storico Palazzo Trecchi di Cremona a ottobre, ha coinvolto specialisti di tutte i settori della medicina
umana e veterinaria e della biologia,
fornendo un aggiornamento di alta
qualità sull’impiego dei concentrati
piastrinici e approfondendo le tematiche biologiche, cliniche e normative inerenti all’uso non trasfusionale
degli emo-componenti.
Con il Closed Meeting, che si terrà
a Torino il 21 dicembre 2013, l’ANTHEC, attraverso la creazione e il
lavoro di due diverse commissioni
composte da professionisti di spicco del panorama medico, veterinario, biologico, normativo etico e
giuridico internazionale, si propone un duplice obiettivo.
1. I dottori Anitua, Choukroun,
D’Antico e Del Fabbro raccoglieranno sotto un’unica classificazione le diverse tipologie di
concentrati piastrinici che si distinguono attualmente per le diverse modalità di preparazione e
composizione.
2. I dottori Dohan Ehrenfest, Mazzucco, Formisano e l’avvocato
Fiorentino, lavoreranno per validare, sulla base dei dati prodotti
in letteratura, i sistemi attualmente in commercio per la produzione degli emo-componenti a
uso non trasfusionale.
I risultati del lavoro delle due commissioni verranno adottati in occasione del Closed Meeting di Torino e
divulgati dall’ANTHEC.
Il numero di soci dell’Accademia sta
rapidamente crescendo e l’auspicio
è che, presto, ANTHEC possa divenire un punto di riferimento internazionale per i clinici utilizzatori ma
anche per gli organi che, nel nostro
paese, stanno lavorando al completamento della definizione giurudicoetico-normativa dell’impiego degli
emo-componenti.
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<< pagina 1
Anno V n. 3
Settembre 2011
Supplemento n. 1 di Dental Tribune Italian Edition
Anno VII, n. 9 - Settembre 2011
Pratica & Clinica
Clinica & Ricerca
tRattamento laseR-assistito
R iceRca sugli effetti
di vite implantaRe fRattuRata
di supeRficie bioattiva
Gestione e tecnica utilizzata
per la rimozione di frammenti
di una vite fratturata e l’utilizzo di successo del laser Er:YAG
come importante strumento
ausiliario.
> pagina 5
L’utilizzo delle nanotecnologie
per il trattamento della superficie implantare è a oggi una delle
novità volte ad ottenere una più
rapida osteointegrazione e un
aumento del BIC.
> pagina 14
Ricerca e bioingegneria nella rigenerazione dei tessuti dentali sono in rapida evoluzione. In modelli animali diverse parti del dente come la polpa, la dentina
e il cemento sono state già rigenerate e con successo.
Si tratta di tecniche non ancora disponibili per l’uso
clinico, ma lo saranno nei prossimi anni, una volta
approvate dalle Agenzie tutorie come, negli Stati
Uniti, la Food and Drug Administration. La scienza
è solo una parte di questo processo.
Grazie alle staminali nessun
limite ai tessuti rigenerabili?
In controcorrente con la ricerca sulle cellule
staminali embrionali, non c'è polemica per
quanto riguarda le cellule staminali dei denti.
Perchè?
È vero. Non c’è molto dibattito sull’etica perché, a
differenza delle cellule staminali embrionali, che si
possono ottenere solo distruggendo l'embrione fecondato, quelle dei denti vengono
raccolte da ciò che i medici chiamano “rifiuti odontoiatrici”cioè i
denti estratti o caduti.
Quali sono i campi dell’odontoiatria che probabilmente
possono trarre maggior beneficio da questa ricerca?
IT
pagina 2
Jeremy Mao.
Gli studi dimostrano che le cellule staminali hanno buone
capacità di rigenerazione dei tessuti dentali e del resto del
corpo. A maggio 2011 esperti di tutto il mondo si sono riuniti
per la prima volta a New York nell’International Conference
on Dental and Craniofacial Stem Cells per discutere gli ultimi sviluppi e le novità scientifiche. Daniel Zimmermann di
Dental Tribune ha intervistato Jeremy Mao, professore alla
Columbia University e co-organizzatore della conferenza sul
“quando” potrebbero essere disponibili anche per i dentisti le
prime applicazioni cliniche.
Zimmermann. La ricrescita
del dente o di parti di esso
potrebbe significare la fine
dell’odontoiatria come la conosciamo oggi. Quando questo
concetto diventerà realtà?
Carlo Maiorana intervistato
in vista del Simposio di Vicenza
Professor Maiorana, nel
settembre 2010 ospitammo
su Implant Tribune l’intervista al neopresidente
della Fondazione Camlog,
Prof. Becker, ove tra l’altro
ci spiegò la differenza tra
la Fondazione e le Accademie nazionali. Può oggi il
Presidente dell’Accademia
italiana raccontare ai lettori
quali sono le finalità nel
nostro paese e quelle internazionali?
log, in quanto tale, ha lo scopo
di contribuire a diffondere le
nuove acquisizioni in campo
implantologico attraverso l’organizzazione di congressi e
corsi di formazione. Ma anche
di rendere possibile la realizzazione di progetti di ricerca
su base nazionale e attraverso
una rete di scambi con le altre
accademie nazionali Camlog.
IT
pagina 46
IT
pagina 46
L’Accademia Italiana Cam-
L’Accademia Italiana Camnazionali?
nostro paese e quelle interquali sono le finalità nel
italiana raccontare ai lettori
Presidente dell’Accademia
mie nazionali. Può oggi il
la Fondazione e le Accadeci spiegò la differenza tra
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28 Speciale Regeneration
WEB ARTICLE
Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2013
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Rigenerazione dei tessuti molli
perimplantari: case report
Alessandro<Leonida*,<Sergio<Di<Meo**,<Giovanni<Todeschini***,<Marco<Baldoni****
*Responsabile reparto di Parodontologia, Ospedale San Gerardo di Monza
**Libero professionista in Milano
***Dottorando di ricerca Parodontologia sperimentale, Università degli Studi di Milano Bicocca
****Direttore del dipartimento di chirurgia e medicina interdisciplinare, Universita degli Studi Milano Bicocca - Direttore dell’Unita Complessa di Odontostomatologia
Ospedale San Gerardo di Monza
Riassunto
Introduzione. Molteplici fattori concorrono all’ottenimento e al mantenimento a lungo termine dell’osteointegrazione. Tra questi troviamo
anche l’ampiezza e l’integrità dei
tessuti molli perimplantari. Molti
autori hanno compreso l’importanza
di poter disporre per i nostri restauri
implanto-protesici (come per i denti
naturali con parodonto integro) di
un sigillo biologico ben rappresentato, oltre a una bassa carica batterica
perimplantare simile a quella che si
rileva su un parodonto sano.
Scopo. Lo scopo di questo lavoro è
proporre, attraverso la presentazione
di un caso clinico, una nuova tecnica
rigenerativa di tessuti molli contestualmente all’utilizzo di una tecnica
implantologica post-estrattiva.
Materiali e metodi. Sono stati utilizzati una matrice tridimensionale collagenica (Bioteck®) e una miscela di
osso granulare spongioso di origine
equina (OX Bioteck®), per un intervento di implantologia post-estrattiva di un molare inferiore nel quarto
quadrante che presentava un riassorbimento osseo vestibolare a livello
della radice mesiale di 3 mm.
Risultati e conclusioni. Questa tecnica vuole permettere al clinico, in
modo semplice e poco invasivo per il
paziente, la creazione di nuova gengiva intorno al nostro impianto.
Parole chiave. Ingegneria tissutale,
tessuti molli perimplantari, impianti
dentali, cellule staminali mesenchimali.
Introduzione
L’implantologia degli anni Novanta
è stata caratterizzata da un protocollo chirurgico estremamente rigido
per cercare di rendere il più possibile
predicibile e ripetibile la terapia implantare.1 Oggi molte parti di questo
protocollo sono state modificate e
alcuni concetti appaiono quasi in
antitesi con quanto sostenuto negli
ultimi quindici anni. Se è vero che
molteplici fattori concorrono all’ottenimento e al mantenimento a lungo
termine dell’osteointegrazione, lo
è anche l’ampiezza e l’integrità dei
tessuti molli perimplantari. Infatti,
molti autori hanno compreso l’importanza di poter disporre per i nostri
restauri implanto-protesici (come per
i denti naturali con parodonto integro) di un sigillo biologico ben rappresentato, oltre a un parodonto sano.2
Quando esponiamo un impianto e
inseriamo un elemento transmucoso
l’organismo si sforza di realizzare una
barriera meccanica alla penetrazione
batterica e la mucosa che circonda
l’impianto si ricopre di tessuto cheratinizzato supportato da un connettivo sopracrestale denso di fibre
collagene, che decorrono parallele
alla superficie implantare mimando
la struttura del parodonto.3,2 Come
visto, tale struttura viene definita
ampiezza biologica. Dal momento in
cui questo concetto è stato accettato,
e supportato da studi clinici, sono state introdotte alcune tecniche chirurgiche volte ad assicurare la presenza
di una banda di gengiva aderente attorno agli impianti, o ad aumentarne
lo spessore per ottimizzare la protesizzazione nelle zone estetiche: ne
sono esempi la traslazione di gengiva
o la tecnica roll-flap. Queste tecniche
sopra citate vengono eseguite normalmente in fase di riapertura degli
impianti.4-6 La carenza quali- quantitativa dei tessuti molli perimplantari
è in genere legata a un deficit osseo
nello stesso sito.
Quest’ultima può essere affrontata
già al momento del posizionamento
dell’impianto, oppure in una prima
fase con interventi ricostruttivi rigenerativi volti al ripristino di una
normale morfologia ossea.7 Se non si
valutano correttamente i parametri
clinici iniziali del paziente o non si
posiziona correttamente l’impianto,
può accadere che la perdita ossea e il
successivo collasso dei tessuti molli
avvengano durante la fase di guarigione, manifestando gli esiti proprio
al momento della seconda fase chirurgica.8,9
In situazioni del genere e in tutte
quelle altre in cui si decida già al momento del posizionamento implantare di utilizzare solo l’osso residuo
senza ricorrere a tecniche rigenerative, la seconda fase chirurgica rappresenta un importante momento in
cui un’adeguata gestione dei tessuti
molli può mascherare il deficit osseo
sottostante. In questo lavoro gli autori propongono una nuova tecnica
rigenerativa di tessuti molli contestualmente all’utilizzo di una tecnica
implantologica post-estrattiva.
Il biomateriale che verrà utilizzato
per la tecnica che vedremo esposta
nel successivo paragrafo è una matrice in collagene (Bioteck®). Parliamo di
collagene di tipo I derivante da tendine d’achille equino; può essere considerata una membrana grezza, non
ancora sottoposta a pressione. Come
innesto granulare è stata scelta una
miscela di osso spongioso e corticale
(OX Bioteck®) di granulometria 0,5 – 1
mm. L’impianto utilizzato è un Way
Milano 5,5 mm per 10 mm di altezza
con superficie Syntegra (Geass srl).
vestibolare a carico della radice mesiale. Dall’immagine ortopantomografica si nota una lesione radiotrasparente a carico della radice mesiale
dell’elemento in esame, e un’infiltrazione cariosa sempre mesialmente
al di sotto del restauro protesico. La
paziente è stata valutata dal punto di
vista protesico e implantare, al fine di
conseguire la migliore integrazione
estetica e funzionale della riabilitazione. Dopo aver valutato diverse alternative terapeutiche, si è ritenuto
che il trattamento implantare fosse
quello di elezione. La paziente, indagata dal punto di vista medico generale, non presentava controindicazioni al trattamento implantare.
Si decide di estrarre l’elemento, di
posizionare contestualmente un impianto e di rigenerare i tessuti con la
nuova tecnica utilizzando la matrice
in collagene e il biomateriale in granuli di derivazione equina come osteoconduttore.
Caso clinico
Tecnica chirurgica
La paziente M.M., di anni 36, si presenta alla nostra attenzione per una
mobilità di grado 2 e dolorabilità alla
percussione dell’elemento 4.6 (Fig. 1).
Si nota al sondaggio un minus osseo
Eseguita l’estrazione atraumatica separando le radici, si riscontra
l’effetivo minus osseo e si procede
allo scollamento intorno ai margini
dell’alveolo senza traumatizzare e la-
Schema 1 - Estrazione atraumatica
dell’elemento dentario.
Schema 2 - Scollamento del lembo
attorno all’alveolo senza lacerare le
papille.
Schema 3 - Riempimento con biomateriale.
Schema 4 - Inserimento della matrice
tridimensionale collagenica modellata.
Schema 5 - Situazione a intervento
terminato.
Schema 6 - Sutura.
tuare rilasci periostali per ottenere un lembo privo di tensione per
ottenere una chiusura per prima
intenzione. Noi otterremo un tessuto rigenerato con una chiusura
per seconda intenzione.
Tecnica
1. Estrazione atraumatica dell’elemento dentario con visualizzazione dell’alveolo post-estrattivo
(schema 1). Infatti, è stato dimostrato come il sollevamento di
un lembo muco-periosteo, con
l’interruzione del flusso vascolare che comporta, potrebbe essere
causa di un rimodellamento osseo più pronunciato, se paragonato a un’estrazione effettuata senza
lembi.
2. Scollamento del lembo attorno
all’alveolo senza lacerare le papille. Se è presente un minus osseo
vestibolare, lo scollamento deve
arrivare più apicalmente della lesione ossea (schema 2).
3. Se necessario riempimento con
biomateriale; in questa fase sarà
inserito un impianto post-estrattivo (schema 3).
4. Si inserisce una prima forma di
matrice tridimensionale collagenica, e successivamente questa
viene chiusa con una seconda
premodellata che va a inserirsi tra
l’alveolo e la gengiva buccalmente
e lingualmente o palatalmente
(schema 4).
5. Situazione a intervento terminato. La seconda matrice rimane
esposta in cavità orale (schema 5).
6. Sutura a fionda (schema 6).
cerare le papille (Figg. 2a, b, c). Successivamente si posiziona l’impianto in
modo protesicamente guidato (Way
Milano 5,5 mm per 10 mm di altezza
con superficie Syntegra – Geass srl), e
si colma l’alveolo con un biomateriale eterologo (OX Bioteck®). La matrice
di collagene viene modellata con due
alette. La prima ovale che fungerà da
tappo, la seconda avrà un corpo ovale
e due alette che si infileranno tra il periostio scollato e l’osso.
Materiali, metodi, tecnica
Lo scopo della nostra tecnica è quello
di sfruttare il potenziale rigenerativo
del nostro organismo, avvalendoci
delle regole dell’ingegneria tissutale.
Infatti, verrà impiegato un materiale,
che permette:
1. alle cellule progenitrici della gengiva di proliferare e differenziarsi
per ricostruire il tessuto molle necessario;
2. all’operatore di non dover effet-
Materiali
Fig. 1 - Ortopantomografia iniziale.
SR
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Speciale Regeneration 29
Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2013
Figg. 2a, b, c - a) alveolo post-estrativo; b) valutazione delle corticali con una sonda; c) scollamento atraumatico dei tessuti.
Figg. 3a, b - a) matrice tridimensionale collagenica (Bioteck®); b) matrice tridimensionale collagenica modellata (Bioteck®).
<< pagina 28
L’ala vestibolare andrà anche a chiudere il difetto, a livello della radice
mesiale, valutato al sondaggio (Figg.
3a, b, 4). La matrice viene stabilizzata
con una sutura (Fig. 5). La guarigione
a sette giorni (Figg. 6a, b), sembra mostrare una recessione dei tessuti molli,
invece se si osserva attentamente si
può notare un fronte di tessuto molle
sta invadendo, arrampicandosi, la por-
zione superiore della matrice. Questo
fenomeno è ancora più evidente a 15
giorni (Figg. 7a, b). Senza intervenire
più a 3 mesi, otteniamo un’ottima
qualità e quantità di tessuto molle intorno al nostro impianto (Figg. 8a, b).
Protesizzazione
Trascorso un periodo di guarigione di
circa 3 mesi, si procede al posizionamento di una vite di guarigione (diametro 5,5 mm altezza 4 mm). Dopo
15 giorni si procede a rilevare un’impronta di precisione mediante portaimpronta individuale e trasferitore
adeguato (Figg. 9a, b, c). Si realizza così
un moncone dritto in titanio, con spalla di altezza 1 mm (Figg. 10a, b, c) e contestualmente un manufatto protesico
in zirconio-ceramica (Figg. 11a, b).
Discussione
Considerazioni sul materiale utilizzato
Innanzitutto, bisogna tenere pre-
sente che il cavallo è il più sicuro tra
gli animali per la produzione di biomateriali. Infatti, non sono note malattie da prioni equine trasmissibili
all’uomo, questo animale viene allevato in recinto e questo gli consente
di mantenere un corretto trofismo
osseo.
I sostituti ossei di origine equina
hanno quindi ottime caratteristiche meccaniche. Infine, essi sono
trattati con un esclusivo processo di
deantigenazione per via enzimatica
effettuato a 37 °C, che rimuove tutte
le componenti immunogeniche senza alterare le proprietà biologiche e
biomeccaniche dell’osso. Questi sostituti ossei sono la matrice biologica
pura dell’osso. La presenza di collagene nativo, inoltre, li rende un perfetto scaffold per la rigenerazione.
Questa matrice, inoltre, possiede le
caratteristiche basilari che le membrane devono possedere sono state
schematizzate da Hardwick e collaboratori nel 199410 e comprendono:
– biocompatibilità; devono essere
costituite da materiali che non
inneschino, reazioni di tipo citotossico e/o immunogenico;
– occlusività; impedendo passaggio di tessuto connettivo ed eventuali contaminazioni batteriche
al di sotto di essa, permettendo al
contempo lo scambio di nutrienti
mediante apporto ematico;
– integrazione nei tessuti ospiti;
– mantenimento dello spazio sottostante; consentendo la stabilizzazione del coagulo e la conseguente rigenerazione tissutale;
Fig. 4 - Impianto in situ, biomaterale
eterologo OX Bioteck® in sede. Matrice
in collagene inserito nella porzione
vestibolare.
Fig. 5 - Sutura.
–
maneggevolezza; per poter essere facilmente adattate alle
diverse condizioni anatomiche
riscontrate dal chirurgo.
><
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30 Speciale Regeneration
Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2013
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Per quanto riguarda l’osso granulare cortico/spongioso, anch’esso
di derivazione equina, ha un tempo di riassorbimento variabile tra i
4 e i 6 mesi in base alle percentuali
di miscela spongiosa/corticale.
Considerazioni cliniche
Noi sappiamo che la rigenerazione può
essere definita come la possibilità di ricostituzione dei tessuti lesi con cellule
dello stesso tipo di quelle danneggiate.
Le rigenerazioni dei tessuti che noi conosciamo sono la Guided Bone Regeneration (GBR) e la Guided Tissue Regeneration (GTR). Esse possono essere
considerate i precursori dell’ingegneria tissutale.11 Le considerazioni da fare
su queste tecniche partono dal concetto che esse non si occupano principalmente del tessuto molle, in un caso
l’obiettivo è la rigenerazione ossea
(GBR), tanto è che poi il nostro paziente necessita di un secondo intervento
di gestione dei tessuti molli; e in GTR
la rigenerazione dell’intero comparto
parodontale (cemento radicolare, legamento parodontale, osso e connettivo).
Inoltre, dobbiamo tenere presente che
la matrice, che sia essa riassorbibile o
non, deve assolutamente mantenersi
coperta dalla gengiva, previo rischio
di insuccesso della terapia.12
U'n’altra
possibilità di trattamento rigenerativo
dei tessuti molli risiede nell’ingegneria tissutale. Infatti, tramite questa
metodologia che sfrutta le cellule staminali, possiamo rigenerare i diversi
tessuti. Sicuramente questa è una delle
frontiere più promettenti della ricerca
biomedica. Va però sottolineato come
in un lavoro recentissimo di Xiong si
evidenzia che nessuna procedura rigenerativa a livello parodontale con
Figg. 6a, b - Valutazione della guarigione a 7 giorni: a) visione laterale; b) visione occlusale.
Figg. 7a, b - Valutazione della guarigione a 15 giorni: a) visione laterale; b) visione occlusale.
Figg. 8a, b - Valutazione della guarigione a 3 mesi: a) visione laterale;
b) visione occlusale.
Figg. 9a, b, c - Vite di guarigione in posizione: a) visione laterale; b) visione occlusale; c) colletto gengivale.
Figg. 10a, b, c - Abutment avvitato all’impianto: a) visione laterale;
b) visione occlusale; c) endorale di controllo.
MSC offra risultati clinici prevedibili.13
Inoltre, pensare di sottoporre il nostro
paziente a un prelievo, qualsiasi sia la
sede, per ottenere le cellule a noi necessarie per la rigenerazione, francamente sembra un po’ troppo invasivo. Infine, se decidessimo di adottare questo
tipo di tecnica, i tempi di intervento
si allungherebbero notevolmente, in
quanto bisogna considerare il tempo
tecnico che serve alla cell-factory per
isolare, espandere e differenziare le
cellule prelevate.14 Lo scopo persegui-
Figg. 11 a, b - Manufatto protesico definitivo in ceramica: a) visione laterale;
b) visione occlusale.
SR
to dagli autori, ovvero ottenere una
rigenerazione dei tessuti molli perimplantari senza utilizzo di una seconda
chirurgia, trova radici sul concetto
che il processo di rigenerazione esiste
già in fisiologia. Infatti, durante tutta
la vita adulta dell’organismo si assiste
a un continuo bisogno di produrre
nuove cellule per rimpiazzare quelle
perse durante il differenziamento,
l’invecchiamento cellulare o il danno
tissutale. A garantire l’omeostasi dei
tessuti ci pensano le staminali: cellule
capaci di autorinnovarsi ma anche in
grado di generare i progenitori che, differenziandosi, danno origine a tessuti
e organi. Inoltre, le MSC sono anche le
protagoniste della risposta alle lesioni.
Tra le lesioni più comuni e meglio studiate, le ferite dell’epidermide sono in
cima alla lista. La pelle è infatti un sistema dalle elevate capacità rigenerative, caratteristica che la rende il tessuto
ideale per studiare la rigenerazione e il
ruolo delle cellule staminali.
Conclusioni
L’impianto di collagene eterologo, impiegato come matrice a riempimento
di difetti a carico di tessuti molli o di
tessuti osteocartilaginei, può essere
utilizzato per favorire la rigenerazione
dei tessuti mancanti. Questo materiale
può essere impiegato nella ricostruzione di lesioni recanti perdita di sostanza favorendo il processo di guarigione
tessutale. La matrice costituisce una
trama per la neovascolarizzazione e la
formazione di nuovo tessuto, è molto
bene tollerato dall’organismo ospite e
viene successivamente sostituito dalla
crescita di tessuto di riparazione o cicatriziale. Inoltre, il collagene può essere
impiegato nelle perdite di sostanza a
carico del tessuto osseo in sostituzione di un trapianto di osso spongioso,
qualora quest’ultimo non fosse disponibile. In tutti i casi in cui il collagene è
stato impiegato per favorire i processi
di riparazione tissutale, anche se la valutazione è stata solo soggettiva, i tempi di guarigione sono parsi più rapidi
di quelli attesi in situazioni analoghe.
Questo materiale, viste le notevoli proprietà istoriparative, svolge un ruolo
fondamentale in ogni processo riparativo e offre al chirurgo, non solo orale,
un ausilio particolarmente utile nella pratica clinica quotidiana. Questa
tecnica vuole permettere al clinico, in
modo semplice e poco invasivo per il
paziente, la creazione di nuova gengiva intorno al nostro impianto. Alla domanda: “perché pensare di rigenerare
i tessuti molli e non di gestirli?”, si può
rispondere che principalmente la tecnica di rigenerazione del tessuto molle
ha, come visto dal caso clinico, il vantaggio di non dover intervenire con un
secondo intervento chirurgico. Questo
perché, il tessuto che ci necessiterà in
quantità e in qualità si sarà già formato al tempo di maturazione dell’impianto o del sito chirurgico in esame.
Inoltre, a questa tecnica se ne possono sommare altre, come, ad esempio,
una rigenerazione ossea. Tutto questo
ridurrà i tempi di gestione e, di conseguenza, di disagio per il nostro paziente. Teniamo anche presente, come diceva il professor Branemark, che meno
passaggi noi effettuiamo minore sarà
il rischio di errore al quale potremmo
andare in contro.
La bibliografia è disponibile presso l’Editore.
Speciale Regeneration 31
Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2013
geisTliCH BiomaTerials
Una nuova alternativa per l’estetica dei tessuti molli
Geistlich Mucograft® Seal è il nuovo
formato circolare della matrice in
collagene Geistlich Mucograft® sviluppata da Geistlich Biomaterials per
la chiusura degli alveoli estrattivi nei
casi di preservazione della cresta.
Tessuti molli vitali
–
–
Ottimale corrispondenza cromatica e tissutale.
Il collagene di Geistlich Mucograft® è stato documentato in
più di 300 studi con casi a lungo
termine, studi scientifici e tavole
rotonde internazionali.
Situazione clinica prima dell’estrazione del dente.
Caso per gentile concessione del dr. R. Cavalcanti
Riempimento dell’alveolo con Geistlich Bio-Oss® Collagen e copertura
con Geistlich Mucograft® Seal.
Buona guarigione della ferita e situazione adatta al posizionamento dell’impianto a 10 settimane dall’estrazione.
Il risultato estetico è estremamente
importante per i pazienti e un fattore chiave è rappresentato dal condizionamento del tessuto molle. In
molti casi, per ottimizzare il risultato
subito dopo l’estrazione del dente, la
scelta è quella di suturare un punch
prelevato dal palato per chiudere l’alveolo. Questa procedura comporta
però la creazione di una seconda ferita chirurgica, dolorosa per il paziente.
Evitare il prelievo di tessuto
molle dal palato
L’utilizzo della matrice in collagene
Geistlich Mucograft® Seal permette
al clinico di evitare il dolore al paziente e di ridurre il tempo operatorio.
La composizione di questo dischetto in collagene è la stessa della più
conosciuta e documentata matrice
Geistlich Mucograft®, pertanto le
proprietà del biomateriale sono mantenute inalterate. Nella preservazione
della cresta, la funzione della matrice
è quella di proteggere l’innesto e di
supportare la rigenerazione dei tessuti molli, ottenendo un’ottima corrispondenza cromatica e un’integrazione ideale con il tessuto circostante.
Geistlich Mucograft® Seal può essere
usata in combinazione con Geistlich
Bio-Oss® Collagen negli alveoli con
parete ossea vestibolare integra.
Minima invasività,
massimo risultato per i tessuti molli
Una commissione di esperti
supporta questo approccio
I prodotti Geistlich Biomaterials
sono immessi sul mercato solo quando hanno raggiunto un’affidabilità
scientifica e clinica chiaramente dimostrata. Naturalmente questa regola è stata applicata anche per Geistlich Mucograft® Seal.
Una commissione internazionale,
diretta dal prof. Mariano Sanz (Madrid), ha provato questo prodotto e
ha riportato che, in combinazione
con l’innesto osseo, permetteva di
avere tessuti molli ideali per il posizionamento implantare precoce a
8-10 settimane, tardivo dopo 16 settimane e per il restauro protesico con
ponti. L’opinione degli esperti è stata
chiara: la preservazione della cresta
che si ottiene con Geistlich Mucograft® Seal è un approccio predicibile e raccomandato.
Benefici di Geistlich Mucograft® Seal
– Complemento ideale di Geistlich
Bio-Oss® Collagen nella preservazione della cresta, in particolare nei settori anteriori
– Facile manipolazione e tempo
chirurgico ridotto
– Evita i prelievi dal palato.
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> minima invasività 1, 2
> ridotta morbilità 2
> guarigione ottimale della ferita 1–3
> facilità d’uso 2
> disponibilità illimitata 2
> buona integrazione tissutale 2, 3
> qualità costante 2
> corrispondenza cromatica e strutturale
con il tessuto circostante 2, 3
> tempo alla poltrona ridotto 2
Maggiore soddisfazione
del paziente
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Geistlich Mucograft® Seal Advisory Board Report, 2013.
Data on file, Geistlich Pharma AG, Wolhusen, Switzerland
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32 Speciale Regeneration
Implant Tribune Italian Edition - Novembre 2013
Regeneration focus
La community della rigenerazione orale e maxillo-facciale
È passato poco più di un anno dal
suo lancio in rete e all’inizio di ottobre Regeneration focus ha superato la soglia dei 1000 iscritti, un
traguardo importante per questo
ambizioso progetto scientifico in-
centrato sulla rigenerazione dei
tessuti del cavo orale.
La community di odontoiatri, medici chirurghi, specialisti in varie
discipline e studenti sta crescendo in questa “biblioteca” virtuale,
dove le risorse per l’aggiornamento sono in continua evoluzione,
lasciando spazio al confronto sui
temi della rigenerazione orale e
maxillo-facciale.
La struttura di questo portale è
semplice, pratica e basata su due
punti chiave:
1. Tre pagine principali che raccolgono articoli scientifici, casi
clinici e video accuratamente
selezionati;
2. un’attenta categorizzazione dei
contenuti basata sulle parole
chiave, che permette di trovare
ciò che si cerca con estrema facilità.
Oltre ad accedere ai testi o alle immagini di interesse navigando tra
le pagine e sfruttando i filtri per
formato e argomento, è possibile
scorrere i risultati relativi a uno
specifico argomento utilizzando il
motore di ricerca interno al sito e
presente in alto in ogni pagina.
Il confronto vuole essere un fattore cruciale di questo progetto:
ogni pagina offre lo spazio per
inserire i propri commenti o le
domande, che vengono trasmesse
direttamente agli autori dei casi
della Clinical Community e dei
filmati della sezione Video e lezioni. Inoltre, la redazione di Regeneration focus è a disposizione
per fornire maggiori dettagli sugli
studi scientifici e clinici presentati in Regeneration blog attraverso
l’apposita sezione “Commenta” in
fondo a ogni post.
Sono già 37 gli autori che hanno
aderito al progetto e hanno collaborato con i loro casi clinici e video lezioni per offrire varietà di
approcci terapeutici e di indicazioni cliniche.
Qualità e rigorosità scientifica
sono garantite dall’attenta supervisione di un comitato scientifico
coordinato da esperti di esperienza e fama internazionale, quali
Matteo Chiapasco, Tiziano Testori
e Giovanni Zucchelli.
Per cominciare a conoscere Regeneration focus non è necessario
fornire i propri dati, ma la registrazione apre le porte a molti dettagli gratuiti che vengono aggiornati costantemente: stay tuned!
Redazione @Regeneration focus
www.regenerationfocus.it
[email protected]
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