Un passaporto per superare la frontiera dei pregiudizi

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Un passaporto per superare la frontiera dei pregiudizi
Un passaporto per superare la frontiera dei
pregiudizi
Il tema dell’immigrazione è diventato, negli ultimi anni, un tasto dolente per la penisola italiana,
terra di sbarco per circa un milione di stranieri, speranzosi di lasciarsi alle spalle la triste realtà del
paese natìo. Naturalmente, questo abbondante flusso migratorio ha creato non poco dissenso da
parte della popolazione, timorosa per il possibile aumento del tasso di criminalità e per
l’introduzione di una cultura “diversa”. La paura e, in un certo senso, l’ignoranza, hanno portato
gli italiani a sentire la propria identità nazionale minacciata, sviluppando una sorta di diffidenza,
sfociando poi in un male che sembrava superato: il razzismo. Al fine di favorire l’abbattimento
delle barriere (fisiche, ma soprattutto mentali) tra i popoli, l’Istituto Saveriano di Salerno, ha
organizzato una mostra interculturale all’interno della propria sede. Un percorso ben organizzato,
con lo scopo di far riflettere profondamente sull’esistenza di una matrice comune, che lega tutti i
popoli, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, dalla cultura; l’appartenenza al
genere umano. Coerentemente con il tema di cui tratta, dopo aver compilato il proprio personale
passaporto, l’inizio della mostra è allestito in modo da simulare il superamento di una frontiera.
Dietro quella sbarra a strisce bianche e rosse si sperimenta l’angoscia dell’attesa, l’indegno
trattamento da parte di coloro che si trovano “dall’altra parte”, la paura di essere respinti, il
presentimento di non poter mai superare quell’immaginaria linea di confine. È un’esperienza
particolarmente toccante, non ci si sofferma quasi mai a pensare alle difficoltà che si possono
incontrare nel tentativo di uscire dal proprio paese per entrare in un altro, perchè ci sentiamo così
sicuri in questa campana di vetro chiamata Italia; ma chi può dirlo? Magari un giorno saremo noi,
come è già successo in passato, ad essere costretti a spostarci, pur di ritrovare la tranquillità. Sì,
perchè quello che ogni uomo sulla faccia della terra desidera è raggiungere sicurezza e stabilità
economica, per poter garantire alla propria famiglia un futuro degno. Digressioni a parte, dopo il
superamento del confine segue un momento di semplice dialogo, atto ad informare i visitatori sulle
varie attività dell’Istituto Saveriano e sui numerosi gruppi etnici presenti nella nostra provincia e
nei dintorni. Gli immigrati, in maggioranza rumeni, polacchi, senegalesi, indiani, hanno creato
delle vere e proprie comunità, ben integrate nel nostro territorio, ma, purtroppo, ancora guardate
con occhio sospetto da buona parte dei nostri concittadini. Lo step successivo prevede la visione di
numerose foto, immagini che ritraggono i limiti tra due Paesi, linee di confine che spesso
attraversano le piazze, separando talvolta anche gli edifici pubblici. Sono fotografie molto
suggestive, in quanto spesso le differenze tra l’una e l’altra parte al di là della barriera, sono
abissali, persino scioccanti. L’astio tra popoli potrebbe essere superato, se solo lo si volesse
davvero, ne è la dimostrazione la cosiddetta “Tregua di Natale”, durante la Prima Guerra Mondiale.
Se persino i soldati, appartenenti ad armate nemiche, sono riusciti a trovare il modo di andare
d’accordo, ritornando, anche solo per poche ore, ad essere semplici esseri umani, uniti nella
condivisione della gioia del Natale, perchè noi, società a detta di tutti più evoluta, non possiamo
riuscirci ugualmente e definitivamente? Seguendo l’esempio del muro di Berlino, dobbiamo
abbattere queste mura di pregiudizi, lasciare spazio alla condivisione, sperimentare il diverso; solo
così saremo davvero più evoluti. Durante il persorso si sperimenta anche un altro tipo di
esclusione e di paura, parliamo degli Otaku e dell’agorafobia, entrambi caratterizzati dalla scelta
di rifugiarsi in se stessi. La causa di tale condizione è probabilmente il timore di ciò che si trova al
di fuori del proprio mondo, il non sentirsi all’altezza degli altri; l’unica soluzione possibile per
uscire da questa spirale di solitudine è il coraggio di sconfiggere la proprie paure e affrontare tutto
ciò che la vita ci riserva. Ritornando al tema dei contrasti tra le varie etnie, putroppo sappiamo che
non è facile sconfiggere certi pregiudizi, spesso e volentieri persino comunità appartenenti allo
stesso stato, si scontrano tra loro, arrivando anche alla violenza, per cause politiche, religiose,
culturali, e molte volte è proprio a causa di questi conflitti che il flusso migratorio aumenta. Ne è
un esempio il Brasile, un paese in cui si può sperimentare la ricchezza delle grandi città e, a pochi
metri di distanza la crescente povertà e difficoltà del mondo delle favelas. Spesso i conflitti passati
tra due nazioni hanno portato a difficoltà di passaggio da un territorio all’altro; è il caso del
Messico e degli USA, che nonostante ciò presentano uno dei confini più attraversati al mondo,
questo perchè la maggior parte delle volte è superato in modo illegale, portando negli Stati Uniti
milioni di immigrati non riconosciuti dallo stato. La nostra mostra si conclude con un momento di
gioia, attraverso curiosi canti tribali da ballare in collettività; si va via con il sorriso, ma soprattutto
arricchiti di spunti di riflessione. Si arriva a pensare che se soltanto ogni paese, riuscisse a trovare
un proprio equilibrio interno, se lo stato per primo non facesse differenze, nè favoritismi tra la
popolazione, la convivenza di etnie e culture diverse sarebbe molto più semplice. Bisogna provare
a superare l’ignoranza della paura.
Basterebbe provarci.
Rossella Rizzo IVE