Glamour Ventura

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Glamour Ventura
09 febbraio 2005 delle ore 14:04
[email protected]; www.manuelaklerkx.
com
Glamour Ventura
Metti un lunedì a Milano, a via Ventura. Metti quattro inaugurazioni, di quelle da non perdere. Et
voilà, la serata diventa evento. Con quella patina radical-chic che in questi casi è irrinunciabile.
Fra arrivi in taxi e discrete presenze di noti artisti e curatori. Ecco cosa è successo al civico numero
cinque…
Le gallerie che lunedì 7 febbraio inauguravano
laddove hanno sede, fra l’altro, anche le
redazioni dei magazine del gruppo Abitare,
erano tre. O meglio quattro, poiché lo Studio
Manuela Klerkx organizza la propria doppia
personale nei locali di Arnaud. Il nostro tour
nella Milano glamour di via Ventura parte
proprio da quest’ultimo evento. Si tratta di una
singola proiezione dove scorrono uno di seguito
all’altro i video delle gemelle omozigote
Liesbeth & Angélique Raeven (Olanda, 1971.
Vivono ad Amsterdam), intitolato Sibling
Rivalry (2004), e di Julika Rudelius (Colonia,
1968. Vive ad Amsterdam), dal titolo Train
(2001) e The Highest Point (2002). La cifra
comune che permette di far susseguire i lavori
senza ombra di forzatura è, almeno a un primo
sguardo, il taglio “documentaristico”: soggettooggetto è la tematica del femminile e la critica
nei confronti dei media, focalizzata su una
cultura del corpo-sesso evidentemente ancorata
a stilemi e ossessioni prettamente maschili(sti).
Se dunque le gemelle olandesi si concentrano
sulla tematica del doppio e del lusso, la tedesca
Rudelius sfora nettamente nel “genere”
documentario. Ma se nel secondo video
quest’aspetto può apparire invasivo (il tema è
l’(auto)erotismo femminile), nel primo si può
apprezzare l’acribia nel confondere il confine
fra reportage e fiction, in un certo senso vicino
al modo in cui lavora Ahtila. Le interviste ai
teenager di Train sono infatti guidate
dall’artista stessa, il treno è preso in affitto e
inoltre è stato chiesto ai ragazzi di esagerare
alcuni aspetti della propria personalità.
Appena qualche scalino più in alto, dagli spazi
della galleria Zero proviene un frastuono
giustificato dal titolo stesso del lavoro di Hans
Schabus (Watschig, 1970), Schallplatte
(2001). Da uno stereo poggiato a terra, accanto
al quale è riposta un pila di LP omonimi,
scaturisce un suono facilmente riconoscibile,
cioè quello provocato da una sega circolare che
in un presunto loop taglia e gira a vuoto, per poi
ricominciare finché termina il solco tracciato
nel vinile. Un lavoro nato dal lavoro, “memoria
del fare” dell’artista stesso nel suo atelier, che
può ricordare le performance di David Rubin,
però caratterizzate da un piglio meno engagé e
più teutonicamente minimal-teoretico.
Last but not least, le tre personali allestite nei
locali di Massimo De Carlo. In sala 1 la mostra
di Paola Pivi (Milano, 1971. Vive a Londra)
dal titolo provocatorio Fant ass tic. Il gusto
raffinato per la destabilizzazione torna ancora
una volta dopo, per esempio, le zebre
fotografate sulla neve, e si tratta -oltre ad alcune
grafiche e disegni- di una serie di scatti della
serie che è finita anche come copertina di un
recente numero di Flash Art. A torniti glutei
femminili, candidamente nudi, sono applicate
sedute che hanno fatto la storia dell’interior
design, ma il rapporto fra i due elementi è
assolutamente non funzionale, per cui le
minuscole sedie paiono pudichi e improbabili
appendici che coprono la parte più scatologica
dell’ass. In sala 2, con la curatela di Paola
Clerico, scorrono le immagini di Hockey
(2004), video firmato da Annika Larsson
(Stoccolma, 1972. Vive a New York). Solo lo
stridore del ghiaccio ferito dalle lame dei pattini
e una notevole “colonna sonora” che strizza
l’occhio al drum’n’bass (a opera di Larsson e
Tobias Bernstrup), la fisicità dello sport,
nessuna parola pronunciata. E uno stadio
spettralmente vuoto, dove siedono solo i due
coach. In sala 3 si chiude con un ritorno al
minimalismo silente di John McCracken
(Berkeley, 1934. Vive in Messico), con tre
lavori Eighties che continuano ad affascinare
nella loro lucida stentoreità. Si tratta delle ben
note lastre prodotte non industrialmente, che
organizzano radicalmente ma senza clamore lo
spazio ove sono installate. Complici in questo
caso anche le dominanti calde e gli effetti di
lucidatura, tenui e ipnotici.
Hans Schabus – Schallplatte
Zero Arte Contemporanea
Info: tel. +39 3496044136; info@galleriazero.
it; www.galleriazero.it
fino all’1.IV.2005
Paola Pivi / Annika Larsson / John McCracken
Info: tel. +39 0270003987; info@massimodecarlo.
it; www.massimodecarlo.it
indice dei nomi: Marco Enrico Giacomelli,
Massimo De Carlo, Julika Rudelius, John
McCracken, Annika Larsson, Manuela Klerkx,
Paola Clerico, Hans Schabus, Paola Pivi, De
Carlo
.
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Paola Pivi al Macro
Annika Larsson al Cassero di Bologna
John McCracken al Reina Sofia di Madrid
marco enrico giacomelli
mostre visitate il 7 febbraio 2005
fino all’11.III.2005
L.A. Raeven – L.A. Aesthetic Terrorism / Julika
Rudelius – I would never use a girl like you
Studio Manuela Klerkx
Orario: da martedì a venerdì 11-13 e 15,30–19
e su appuntamento
Info: tel. +39 0221597627 / +39 0236512541;
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