19 - Marinai d`Italia

Transcript

19 - Marinai d`Italia
Verbigrazia... pensieri in libertà, con licenza de’ Superiori e privilegio
Navi e delitti
Enrico Cernuschi - Socio del Gruppo di Savona
T
eoricamente è il mix perfetto. Il fascino della nave, oltretutto da crociera, con il gusto del giallo e del mistero. Mare, spazio circoscritto e numero dei personaggi forzatamente limitato (ingredienti, questi ultimi, perfetti per una trama),
un pizzico di panorami esotici et voilà, il delitto è servito. In pratica si tratta di un appuntamento mancato. La combinazione di
cui sopra, infatti, più volte tentata in letteratura e al cinema nel
corso di due secoli, non è praticamente mai riuscita.
Il problema più grosso è rappresentato, secondo il concorde parere degli sceneggiatori, dalla nave. È troppo grossa e rischia, in
quanto tale, di prendere il posto dei protagonisti, se soltanto si
cercasse di sondare in profondità l’infinita rete di tecnologia (in
ogni epoca) e di conoscenze specifiche che dominano il mare.
Un altro problema insolubile è quello posto dalla fondamentale
ignoranza di base, da parte del 99,9 per cento degli scrittori di
ogni lingua, in materia nautica.
Non è un caso che i grandi narratori di vicende di mare nei secoli, si tratti di Conrad, di Cecil Scott Forester, di Herman Wouk
e di Patrick O’Brian, si contino sulle dita delle mani e provengano tutti da solide esperienze marittime. Sono
considerati dalla critica, sempre sprezzante,
come “scrittori di nicchia” e, come tali, vengono sveltamente liquidati.
Insomma, marinai prestati alle lettere che
usano il proprio astruso gergo professionale
per coprire la propria incapacità di descrivere
le gioie dell’ermetismo, dell’esistenzialismo,
del classicismo e degli altri “ismo” di turno.
Personalmente conosco pochi libri e poche
pellicole che valga la pena di ricordare nell’ambito della combinazione nave e delitti.
Libri
illustri, ma non si distaccano dai limiti ricordati in precedenza.
Per trovare una vera trama (se non gialla senz’altro d’avventura)
dove il nostro eroe si muove con agibilità a bordo facendo della
propria conoscenza del mondo particolare della nave la vera arma con cui combattere, da solo, la banda di terroristi che si sono impadroniti del suo piccolo mercantile, il Campari, adibito a
nave da crociera di lusso per pochi fortunati viaggiatori, consiglio senz’altro Appuntamento con l’oro, pubblicato nel 1962 da
Alistair MacLean. L’autore è uno scrittore inglese di successo
(oggi dimenticato), già marinaio della Royal Navy durante la Seconda guerra mondiale, nonché autore di libri come I cannoni di
Navarone e Dove osano le aquile.
A questo punto l’elenco dei libri potrebbe continuare a lungo,
partendo dal classico di Giulio Verne Una città galleggiante,
sempre godibilissimo in ogni età e vero prototipo degli attuali romanzi americani, affollati di personaggi le cui vite si intrecciano,
non a caso, a bordo del Great Eastern attraverso l’Atlantico prima di una terribile tempesta.
Il commissario De Vincenzi, protagonista di una bella serie di
gialli scritti da Augusto de Angelis (autore, a
sua volta, con qualche aderenza nel mondo
dei Servizi) risolve, a sua volta, una parte del
mistero de Il candeliere a sette fiamme durante una traversata a bordo dell’Augustus, diretto in Terrasanta, nel 1935. Paolo Stoppa interpretò, nel 1974, alla TV, quello stesso ruolo alternando le scene riprese nel teatro di posa
alle immagini, sempre bellissime, delle navi e
della vita a bordo delle mitiche, elegantissime
navi da crociera degli anni Trenta.
Fumetti
Per trovare un uso sensato del mare e delle
Si parte da un orribile Delitto a bordo (Murder
navi nell’ambito di una trama gialla non stein pastiche), scritto da Marion Mainwarning
reotipata, la mia mente, però, si indirizza inevinel 1954 e ristampato recentemente. Ne ho
tabilmente in direzione del mondo dei fumetti.
una copia che non sono mai riuscito a leggeSi tratta di un altro genere ormai scomparso,
Un buon giallo navale,
re nel corso delle ultime due crociere. Nove
soprattutto nella concezione della cosiddetta
ambientato a bordo del transatlantico
detective a bordo del transatlantico Flora“linea chiara”, ovvero di un contenuto senza
Augustus nel 1932.
bunda sono troppi e la nave potrebbe essere
messaggi post modernisti ed effetti cosiddetti
Ristampato nel 2008
sostituita, ai fini pratici, da una baita di monsplatter (ovvero truculenti), ma dedicato solè opera di Gianna Baltaro,
definita dai critici
tagna o dalla classica tenuta di campagna
tanto al compito, non facile, di illustrare in mal’Agatha Christie piemontese
del Lord inglese di tanti gialli ambientati nel
niera comprensibile a tutti una storia all’unico
corso di un week end piovoso a base di tazze
scopo di divertire, per qualche ora, un lettore
di tè al cianuro. Migliore è La Crociera del Colorado, di Alessanche paga il prezzo della pubblicazione chiedendo di distrarsi e
dro De Stefani, pubblicato da Mondadori nel 1932 e ristampato
non di partecipare, in ispirito, alla rivoluzione prossima ventura.
quarant’anni dopo. Roba da amatori, ma almeno la nave ha un
I riferimenti, obbligati, sono Ratto sul transatlantico, con Ric Rosenso e l’autore sa distinguere la prora dalla poppa.
land, personaggio umano e godibilissimo della mia generazione
The Blind Barber di John Dickson Carr, del 1934, e Murder in the
(classe 1960), proposto in Italia dalla Mondadori dapprima e dal
Navy di Ed Mc Bain, del 1955, sono, a loro volta, opere di scrittori
Corriere dei Piccoli poi, traducendo le avventure del francese
Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014
19
Verbigrazia... pensieri in libertà, con licenza de’ Superiori e privilegio
Cinema
Il detective statunitense Rip Kirby
a bordo del transatlantico italiano Vulcania nel 1948
Passando al cinema le cose non vanno gran che meglio. Piuttosto
che tediare il Lettore con una serie di titoli dal 1935 in poi penso
che valga la pena di ricordare due film, entrambi molto superiori
agli altri.
Il primo è Assassinio a bordo (Murder Ahoy), del 1964. Comunemente attribuita alla penna della grande scrittrice inglese
Agatha Christie e interpretata dalla terribile vecchietta Margaret Rutherford nei panni della parimenti petulante Miss Marple,
la sceneggiatura della pellicola è, in realtà, opera di altri autori, ma non perde nulla quanto a vicenda e a, per una volta, conoscenza marinaresche. Ambientata a bordo dell’inesistente
nave scuola Battledore, una sorta di Associazione Garaventa
inglese, la storia scorre piacevolmente senza errori e con una
quantità di riferimenti navali, espliciti e sottointensi, che tutti i
cultori sono in grado di apprezzare e riconoscere.
L’altra boa, diciamo così, posata per contrassegnare la difficile
rotta dei gialli sull’acqua è Assassinio sul Nilo (Death on the Nile),
sempre di Agatha Christie e, questa volta, senza possibilità di
equivoci. Si tratta di un fiume, naturalmente, e non di acqua salata, ma la scelta si rivela felice. La nave, il Karnak, è piccola, ma è
passata ormai alla storia, grazie anche all’uso fatto, nel 1978, del
piroscafo Sudan (varato nel 1885 e ancora oggi in servizio sul Nilo). La trama, risalente al 1936, è perfetta e l’ambientazione dei turisti, più o meno di lusso, raccolti nel microcosmo della nave, tra
regole sociali e colpi di pistola nella notte, è superba al pari dell’interpretazione degli attori
che la portarono sullo schermo quarant’anni
dopo, a partite da Peter Ustinov e David Niven.
Ric Hochet realizzate dal disegnatore Tibet e dal grande sceneggiatore André-Paul Dichâteau. Quest’ultimo è perfettamente
ignoto in Italia, ma celebre in tutto il resto del mondo e, per me,
si tratta di un autore semplicemente straordinario, non fosse altro che per il fatto che è sempre, dico sempre, riuscito a stupirmi, nel corso di oltre 70 storie, con il finale e senza mai barare.
Ancora più belle, se possibile, dal punto di vista grafico e della trama (questa volta, in verità, più d’avventura che gialla), le storie realizzate dallo statunitense Alex Raymond (il padre, per intenderci, di Gordon) a partire dal
1946 con il suo nuovo personaggio: Rip Kirby,
un raffinato detective newyorkese. In Italia le
La realtà
abbiamo collezionate in meno di 200 amanti
del genere, quantomeno secondo i dati delLo scrittore migliore, però, resta la realtà. Null’oggi scomparso, glorioso “Club Anni Trenta”
la batte il destino, come sempre grande (e inedi Genova, ma si tratta di storie di taglio clasvitabile) sceneggiatore della nostra vita. Absico eccellenti da tutti i punti di vista e spesso
biamo visto che l’eleganza della vita di bordo
ambientate in mare, si tratti di transatlantici
degli anni Trenta è insuperabile, al pari della
come ne Il quarto sospetto oppure di schoolinea delle navi. Abbiamo parlato di grandi atner che navigano alla vela nel mari del sud.
tori e di delitti, possibilmente conditi con un
L’autore, esentato dal servizio militare nel 1941
pizzico di rosa tanto per alleggerire la vicenda
per poterlo utilizzare a tempo pieno in finzione
e divertire, imparzialmente, Lettori e Lettrici.
della propaganda, fece fuoco e fiamme riuEbbene, nell’ottobre 1938 si verificò un omiciscendo, alla fine, ad arruolarsi, nel 1944, nei
dio a bordo del transatlantico Conte BiancaRatto sul transatlantico
marines. Imbarcato sulla portaerei di scorta
mano, partito da Hong Kong alla volta dell’Ita(Rapt sur le France)
lia.
La faccenda preoccupò grandemente il
Gilbert Island nel gennaio 1945 fece il proprio
un classico del fumetto basato
su uno studio minuzioso,
comandante di quella nave in quanto sembradovere. Per arrivare a quell’agognata destinaai fini del disegno e della trama,
va collegata a una questione estremamente
zione di guerra (la nave partecipò alle operadella nave e del servizio di bordo
delicata. Nella sua cassaforte era custodito,
zioni a Okinawa e perse sette aviatori della
del grande transatlantico francese
infatti, il Naval Chyper, ossia il principale codistessa squadriglia di Reymond, tutti caduti duFrance degli anni Sessanta
ce della Marina britannica contenente gli indirante quel ciclo di operazioni) aveva imbucato
rizzi, i nomi dei comandanti delle unità navali,
una lettera, indirizzata “Presidente Roosevelt,
delle autorità destinatarie, i numeri, le date e i gradi e i primi di
Casa Bianca, Washington DC”, spiegando al primo cittadino che
latitudine e longitudine. Il documento (oggi custodito nell’Archii suoi lettori, cresciuti da bambini con Gordon, stavano facendovio dell’ufficio storico della Marina Militare) era stato trafugato
si ammazzare nel Pacifico e in Europa e che lui non poteva, per
per qualche ora della notte, assieme alle tabelle delle frequendecenza, restare dietro a una scrivania.
ze, da un sottufficiale della Royal Navy imbarcato sul cacciatorUn altro caso, direbbero i critici e gli intellettuali nostrani, di
pediniere Decoy. Lautamente pagato per questa bisogna, il Petty
scrittore di nicchia.
20
Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014
Officer potè così rimediare ad alcuni peccatucci in cui era incorso in precedenza senza troppi problemi di coscienza in quanto
intimamente persuaso, a bella posta, dall’acquirente che, senza
le tabelle di sovracrifratura, il codice non servisse a nulla. Le fotografie e le pellicole erano state quindi affidate dal capitano di
fregata Francesco Camicia, comandante del posamine Lepanto
di stanza in Cina e asso dei Servizi (nonché in quel momento Comandante Superiore Navale Italiano in Estremo Oriente) a quel
transatlantico in partenza per l’Italia.
Fu soltanto dopo alcuni giorni di navigazione trascorsi col timore di
essere fermati, in qualsiasi momento, da qualche incrociatore o
cannoniera inglesi, che un giovane ufficiale commissario al proprio primo imbarco e un vecchio sacerdote padovano dell’Università cattolica Aurora di Shanghai riuscirono a dimostrare, senza
ombra di dubbio, che si era trattato, in realtà, di un delitto causato
dalle gelosia e che l’Intelligence Service non c’entrava nulla. Per
la cronaca quell’edizione del Naval Chyper (in uso in tutto il mondo data la natura oceanica della Marina inglese) rimase in servizio
(naturalmente aggiornata periodicamente quanto alle tabelle di
sopracifratura) fino al 20 agosto 1940, rendendo per tutto quest’arco di tempo segnalati servizi, in pace e in guerra, ai decrittatori
della Regia Marina i quali riuscirono sempre a ricostruire per via
crittografica le nuove tabelle.
Tre mesi prima, peraltro, nella tarda estate del 1938, si era verificata in Atlantico, un’altra divertente (ma, per certi aspetti, tragica)
vicenda a bordo di un transatlantico italiano. Si trattò, questa volta, del Conte di Savoia, grande e lussuosissima motonave che faceva servizio tra il vecchio e il nuovo mondo. I protagonisti furono
niente di meno che il popolarissimo attore d’origine inglese (ma
ormai statunitense di passaporto e di spirito) Cary Grant, la fragile miliardaria (e sua futura sposa) Barbara Hutton, la giovane
Miss Miriam Vanderbilt, di analogo censo, e la parimenti ben fornita Contessa Dentice di Frasso, nata Dorothy Caldwell Taylor,
1935, Lido di Venezia. Cary Grant, da poco consacrato divo dopo
l’interpretazione de Il diavolo è femmina con Katharine Hepburn,
assieme al Conte Giuseppe Volpi e al Principe Umberto.
Il mondo hollywoodiano fu il canale principe, da allora fino agli anni Sessanta,
dei rapporti discreti in atto tra l’imprenditoria e la politica statunitense
e quella italiana. Volpi era in Svizzera, il 25 luglio 1943, da 24 ore d’intesa
con il Conte Vittorio Cini e diversi esponenti del Gran Consiglio
del fascismo, per poter trattare direttamente con gli americani
un’uscita possibilmente indolore dell’Italia dalla guerra.
Fu però bloccato dall’avvento, inatteso, del governo Badoglio.
Vittima di un aggressione nell’agosto 1943 il patrizio
veneziano fu messo, infine, definitivamente fuori gioco
dalle trattative armistiziali al pari di Grandi, Bottai, Muti,
Olivetti e della Principessa di Piemonte
1938. Cary Grant e la giovane ereditiera Vanderbilt
a bordo del Conte di Savoia. L’attore americano navigò spesso a bordo
dei transatlantici italiani al pari del suo collega David Niven.
Entrambi, prima e durante la Seconda guerra mondiale, viaggiarono,
rispettivamente, anche per i Servizi statunitensi e britannici
grande amica dell’attore, regina dei salotti hollywoodiani e collaudato trait d’union, sin dal 1933, tra gli ambienti politici e imprenditoriali statunitensi e quelli italiani (per il tramite del Reparto Informazioni dello Stato Maggiore della Regia Marina) in nome dei comuni interessi delle due nazioni. A bordo, in un susseguirsi di situazioni degne di un romanzo comico del grande scrittore inglese P.G.
Wodehouse, si alternarono le manovre, più o meno clandestine e
azzeccate, di ben quattro Servizi: quello inglese e quello tedesco,
ben decisi entrambi a scoprire cosa c’era sotto le trame sotterranee italo-americane che passavano, nel bel mezzo della crisi cecoslovacca, sotto la copertura dorata dei rapporti tra Hollywood e
Cinecittà; l’inevitabile opera di controspionaggio della Marina italiana e, secondo quanto documentato dal Warren G. Harris, biografo dell’attore americano nel proprio “Cary Grant: A Touch of
Elegance”, l’attività del bel Cary, incaricato dall’FBI statunitense di
proteggere Dorothy prendendo, altresì, in carico un delicato messaggio e di riferire in cambio dell’interessamento del Dipartimento
di Stato per accelerare le pratiche del divorzio di Barbara dal brutale marito danese, il conte, nonché nazista, Curt Heinrich
Eberhard Erdmann Georg von Haugwitz-Hardenberg-Reventlow.
La vicenda registrò, nel giro di meno di settimana tra Genova e
New York, un ferito (fortunatamente sopravissuto), due furti clamorosi, la sparizione, mai spiegata, di un passeggero, la scomparsa e il ritrovamento di un cofanetto di gioielli e una recita fuori programma. Quegli stessi avvenimenti e protagonisti con l’aggiunta, per l’occasione, del campione di tennis tedesco Gottfried
von Cramm (destinato a sposare a sua volta la Hutton nel 1955)
tornarono in seguito alla ribalta, nel medesimo ordine, nel maggio 1941, tra la California e Roma proprio quando la pace separata tra l’Italia e la Gran Bretagna (sotto gli auspici degli Stati Uniti) sembrò, per un attimo, a portata di mano tra la soddisfazione
di tutti, eccezion fatta per i vertici del partito conservatore britannico e per i nazionalsocialisti.
Non c’è però lo spazio per parlarne in questa sede. Lo faremo,
casomai, in crociera, con la calma e lo spazio necessari dopo il
sole in coperta e una buona cena. Il vero delitto, infatti, è non essere a bordo.
nnn
Marinai d’Italia Giugno/Luglio 2014
21