Padis - Sapienza
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DIPARTIMENTO DI DESIGN TECNOLOGIA DELL’ARCHITETTURA TERRITORIO E AMBIENTE SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA SCUOLA DI DOTTORATO IN INGEGNERIA CIVILE E ARCHITETTURA DOTTORATO DI RICERCA IN PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E URBANA CICLO XXIII Dottoranda: Maria Pia Collu Tutor: Pietro Garau LO SLUM UPGRADING, GLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO E LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA PARTECIPATA PER LO SVILUPPO: IL CASO AFRICANO In copertina: Lo slum di Korogocho a Nairobi, Kenya. DIPARTIMENTO DI DESIGN TECNOLOGIA DELL’ARCHITETTURA TERRITORIO E AMBIENTE SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA SCUOLA DI DOTTORATO IN INGEGNERIA CIVILE E ARCHITETTURA DOTTORATO DI RICERCA IN PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E URBANA CICLO XXIII Dottoranda: Maria Pia Collu LO SLUM UPGRADING, GLI OBIETTIVI DEL MILLENNIO E LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA PARTECIPATA PER LO SVILUPPO: IL CASO AFRICANO Parole chiave: povertà urbana, Millennium Development Goals, slum upgrading, Africa sub-sahariana, pianificazione strategica partecipata. Collegio Docenti: Giovanna Bianchi (coordinatrice), Daniela De Leo, Paolo De Pascali,Giacinto Donvito, Paola Falini, Antonella Galassi, Pietro Garau, Francesco Karrer, Valeria Mazzarelli, Bruno Monardo, Massimo Olivieri, Barbara Pizzo. Manuela Ricci, Saverio Santangelo, Paolo Scattoni, Michele Talia, Pietro Valentino, Sergio Zevi. INDICE INTRODUZIONE Capitolo 1 SLUM UN FENOMENO URBANO 1.1 Cosa sono gli slums ..........................................................................pag.9 1.2 La dimensione del fenomeno.............................................................pag.12 1.3 Gli slums nell!Africa sub-Sahariana...................................................pag.22 1.4 Le ragioni della slums formation........................................................pag.29 1.5 Slums ed evoluzione delle politiche locali..........................................pag.34 1.6 L!orientamento delle politiche per la questione degli slums dal 2000 ad oggi................................................................................................pag.41 Capitolo 2 LA RISPOSTA DEI MILLENNIUM DEVELOPMENT GOALS: MIGLIORARE L!ESISTENZA DI ALMENO 100 MILIONI D!ABITANTI DEGLI SLUMS ENTRO IL 2020 2.1 La dichiarazione del Millennio: genesi dei Millennium Development Goals (MDG).................................................................................................pag.45 2.2 I Millennium Development Goals (MDG).............................................pag.47 2.3 Come nasce l!obiettivo 7D..................................................................pag.50 2.4 L!interpretazione dell!obiettivo 7D.......................................................pag.52 2.5 L!indicatore ufficiale............................................................................pag.54 1 2.6 Gli elementi che costituiscono l!indicatore ufficiale.............................pag.57 2.6.1 Mancanza d!accesso all!approvvigionamento d!acqua potabile....................................................................................pag.57 2.6.2 Mancanza d!accesso a servizi igienici adeguati.......................pag.59 2.6.3 Sovraffollamento.......................................................................pag.60 2.6.4 Abitazioni in materiali non durevoli...........................................pag.61 2.7 La Security of tenure: una questione controversa...............................pag.62 2.8 L!inadeguatezza dell!indicatore...........................................................pag.65 2.9 Gli MDGs nel loro insieme come risposta al miglioramento dell!esistenza degli abitanti degli slums..............................................pag.67 Capitolo 3 A HOME IN THE CITY : STRATEGIE, POLITICHE E RISORSE PER IL RAGGIUNGIMENTO DELL!OBIETTIVO 7D 3.1 Le ragioni del rapporto.......................................................................pag.71 3.2 Le politiche.........................................................................................pag.73 3.3 Le strategie operative proposte.........................................................pag.76 3.4 Mobilitare le risorse finanziarie..........................................................pag.85 3.5 Attività di monitoraggio......................................................................pag.90 3.6 Promuovere azioni a livello locale.....................................................pag.96 3.7 Investire nell!obiettivo di migliorare le condizioni di vita negli slums: previsioni di costi...............................................................................pag.100 3.8 Conclusioni........................................................................................pag.103 Capitolo 4 PROGRAMMI E PIANI PER LA VALUTAZIONE D!INTERVENTI MIRATI AL RAGGIUNGIMENTO DELL!OBIETTIVO 7D 4.1 L!esigenza di programmi nazionali....................................................pag.107 2 4.2 Il Progetto: KENSUP, Kenya slum upgrading programme................pag.108 4.2.1 Gli obiettivi specifici.................................................................pag.109 4.2.2 Attori principali e loro relazioni................................................pag.110 4.2.3 Approccio e metodologia generale d!intervento......................pag.112 4.2.4 Le attività previste...................................................................pag.114 4.3 Il Progetto: Uganda National Slum Upgrading Strategy and action plan....................................................................................................pag.118 4.3.1 Gli obiettivi specifici.................................................................pag.119 4.3.2 Attori principali e il loro ruolo...................................................pag.120 4.3.3 Approccio e metodologia generale d!intervento......................pag.123 4.3.4 Le attività previste...................................................................pag.125 4.4 Conclusioni........................................................................................pag.129 Capitolo 5 LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA PARTECIPATA 5.1 La pianificazione strategica partecipata, strumento per il raggiungimento dell!obiettivo 7D.................................................................................pag.131 5.2 La governance...................................................................................pag.139 5.3 Participatory slum upgrading and prevention programme.................pag.143 5.3.1 Gli obiettivi specifici..................................................................pag.147 5.3.2 Attori principali e il loro ruolo....................................................pag.148 5.3.3 Risultati conseguiti...................................................................pag.149 5.4 Conclusioni........................................................................................pag.152 CONCLUSIONI.........................................................................................pag.157 ALLEGATI................................................................................................pag.163 BIBLIOGRAFIA........................................................................................pag.167 3 4 INTRODUZIONE La città contemporanea rappresenta il luogo dell!abitare per circa metà della popolazione mondiale. Questo fenomeno è stato determinato dalla crescita esponenziale del tasso di urbanizzazione delle città dei Paesi in via di sviluppo. Nella maggior parte del mondo in via di sviluppo però la crescita delle città è priva dei potenti fattori di crescita economica insiti nell!industrializzazione e slegata dallo sviluppo in se. I poveri urbani si trovano a dover risolvere una complessa equazione per cercare di ottimizzare i costi abitativi, la qualità del riparo, la vicinanza ad un eventuale luogo di lavoro. La soluzione abitativa è spesso trovata negli insediamenti informali e negli slums. Le città dei Paesi in via di sviluppo si caratterizzano per il dilagante fenomeno degli slums, divenuti ormai la rappresentazione fisica della povertà urbana. Nella Dichiarazione del Millennium del 2000, per la lotta alla povertà, le Nazioni Unite hanno preso atto della rilevanza di questo fenomeno e della sua importanza a livello mondiale, dedicandovi un obiettivo specifico dei Millennium Development Goals. Il lavoro di ricerca è partito dalla volontà di comprendere quali programmi fossero maggiormente efficaci per il raggiungimento dell!obiettivo 7D dei Millennium Development Goals, che si propone di “Raggiungere entro il 2020 un significativo miglioramento della vita di almeno 100 milioni di abitanti degli slums”, espresso nella Dichiarazione del Millennio. Per poter far questo è necessario comprendere la dimensione del fenomeno degli slums e coglierne a pieno tutte le sue componenti, prima far tutte le motivazioni che hanno determinato la loro proliferazione. Sarà necessario conoscere a fondo come UN-Habitat, agenzia delle Nazioni Unite incaricata di monitorare l!obiettivo, abbia strutturato la misurazione 5 dell!obiettivo, ne abbia definito i termini e quali strumenti abbia messo a disposizione delle amministrazioni pubbliche per affrontare la questione degli slums. Il primo passo sarà quello di individuare l"indicatore attraverso il quale si misurano i risultati, eventualmente raggiunti dai vari progetti, per il raggiungimento dell!obiettivo 7 D; l!indicatore è stato codificato da UN-Habitat, come “la percentuale di popolazione urbana abitante negli slums”.! Sarà dedicata particolare attenzione al rapporto “A Home in the City”, lo studio commissionato dal segretario Generale dell!ONU, con l!intento dichiarato di identificare delle strategie e mezzi operativi di attuazione di interventi per il raggiungimento del miglioramento della vita degli abitanti degli slums. Il rapporto afferma con forte determinazione che questa sfida potrà essere affrontata dalle autorità locali e dai governi nazionali solo se agiranno in stretta collaborazione con i poveri delle città con metodi di partecipazione. L!analisi di alcuni programmi sarà utile per capire se e come le proposte presentate nel rapporto “A Home in the City”, siano state recepite e come le autorità locali e i governi nazionali si confrontano con la stesura di programmi specificatamente dedicati al raggiungimento dell!obiettivo 7D. I programmi che sono stati selezionati come casi studio appartengono a nazioni dell!Africa Sub sahariana; questa scelta geografica è determinata dal fatto che l!Africa rappresenta un fenomeno recente di urbanizzazione e con tassi di crescita ineguali in altra parte del mondo e in nessun altro periodo storico. Un altro aspetto interessante è che in questo continente gli strumenti urbanistici messi in atto per la gestione del fenomeno urbano sono relativamente recenti e di conseguenza si può pensare che eventuali correzioni possono essere fatte con maggior semplicità. I programmi presi in esame sono: il Kenya National Slum Upgrading Programme (KENSUP) e l!Uganda National Upgrading Programme. ! Misurato attraverso una proxy rappresentata dalla popolazione urbana che vive in un!abitazione con almeno una di queste quattro caratteristiche:mancanza di accesso all!acqua potabile, mancanza di accesso agli impianti igienici, sovraffollamento (3 o più persone per camera) e abitazioni costruite con materiali non solidi 6 I programmi hanno come elemento rilevante quello di voler proporre delle politiche nazionali che andranno ad supportare i progetti delle singole città. Verranno messe in evidenza le strategie e le azioni proposte dai programmi, il ruolo e la relazione con UN-Habitat e con la necessità o meno di fornire risposta alla domanda di quanto tali programmi concorrano al raggiungimento dell!obiettivo 7D. Infine l!esame dei programmi dovrebbe aiutare la comprensione di come la pratica della partecipazione si inserisca nelle loro strategie e politiche d!intervento e verificare il grado di maturazione che queste amministrazioni hanno conseguito. In conclusione sarà dato rilievo al Participatory slum upgrading and prevention programme, realizzato da UN-Habiat che intuendo la potenzialità dell!approccio partecipativo intende dare un sostegno ai governi di vario livello che abbiano intenzione di realizzare dei programmi di slum upgrading e di riduzione della povertà urbana attraverso gli MDG. 7 8 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 CAPITOLO 1 GLI SLUMS UN FENOMENO URBANO 1.1 Cosa sono gli slums1 Geoffrey Payne2 sostiene che il primo passo per risolvere un problema sia quello di definire in modo corretto i termini della questione; in questo caso, quindi, sviluppare una definizione operativa del termine "slums" diventa un imperativo. Una chiara e precisa definizione di ciò che s!intende per slums rappresenta inoltre un primo passo per poter quantificare e localizzare la popolazione delle baraccopoli. Il termine “slum” comparve agli inizi del XIX secolo a Londra, per definire un ambiente di scarsa onorabilità o parti di città scarsamente frequentate. Durante la maggior parte del XIX secolo il termine apparse nella lingua scritta tra virgolette principalmente nella forma di “backslum”. Alla fine del XIX secolo fu usato seguendo la definizione data dall! Oxford English Dictionary che così lo interpretava: "Una strada, vicolo, corte, ecc situato in un quartiere affollato di città e abitato da persone di classe bassa o dai più poveri; un certo numero di queste strade o corti formano un quartiere densamente popolato o dove le case e le condizioni di vita sono di un carattere squallido e miserabile ". La parola poi ha subito una serie di modifiche durante il Movimento di Riforma dell! Housing, in Inghilterra. Ci volle un!accezione giuridica e tecnica ad indicare "una casa materialmente inabitabile" e divenne una parola di uso comune perdendo le sue virgolette nel 1880. 1 “Il termine inglese slum è un termine fortemente specialistico e allora è consigliabile utilizzare il plurale della lingua d!origine.” Accademia della crusca. 2 Payne Geoffrey, Urban Land Tenure and Property Rights in Developing Countries: a review. IT Publications/ODA 1977. 9 La Riforma dell!Housing modificò una parola popolare che in principio era stata usata per descrivere un fenomeno imbarazzante; ora, invece, definisce un concetto operativo generale il quale rende possibile la delimitazione di “aree slum” sulle mappe attuali delle città al fine della pianificazione. È diventato un termine comune nel mondo anglofono, utilizzato ad esempio in India per designare "bustees", "chawl", o "cheris" di Mumbai, Delhi e Chennai. Il XX secolo ha reso la parola obsoleta in molti contesti che richiedono termini più precisi e rigorosi come "tenement-house", "quartiere di abitazioni" e "quartiere deteriorato". Allo stesso tempo, il Movimento sociale ha generato parole nuove come "quartieri" o "comunità" per qualificare gli slums designati, al fine di "rinominare" gli slums socialmente stigmatizzati. Va messa in evidenza l'attuale distinzione che intercorre fino ad oggi tra il concetto di slum e le baracche. Mentre slum descrive vecchi edifici residenziali che si sono deteriorati e mancano di servizi essenziali (ma nella maggior parte dei casi non manca la sicurezza in termini di possesso), le baracche fanno riferimento agli insediamenti spontanei che si sono sviluppati in periferia e nelle aree non edificate delle città. Alla First World Urban Forum, un documento elaborato da UN-HABITAT in "City without slum", il termine slum è usato per descrivere una vasta gamma di insediamenti a basso reddito e/o in cattive condizioni di vita; si noti che queste condizioni abitative inadeguate esemplificano la varietà di manifestazioni di povertà, come definiti nel World Summit for Social Development. Il termine slum comprende il significato tradizionale, cioè, le aree residenziali che una volta erano rispettabili o persino desiderabili, ma che da allora sono peggiorate, come gli abitanti originari che ora si sono trasferiti in aree nuove e migliori delle città. Le condizioni delle vecchie case si sono poi deteriorate, e le unità sono state progressivamente suddivise e affittate a basso reddito. Un esempio tipico è quello degli slums all!interno delle città in molti centri storici, sia nei Paesi industrializzati che nei Paesi in via di sviluppo. 10 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 Il termine slum è, tuttavia, venuto a includere anche i vasti insediamenti informali che stanno rapidamente diventando l'espressione più visibile della povertà urbana. La qualità delle abitazioni in questi insediamenti varia dalla più semplice baracca alle strutture permanenti, mentre l'accesso all'acqua, elettricità, servizi igienici e altri servizi di base e delle infrastrutture tende ad essere limitato. Tali insediamenti sono indicati da una vasta gamma di nomi e includono un!ampia varietà di tipologia di possesso. Gli slums sono la manifestazione fisica della povertà, della disuguaglianza e dell!esclusione sociale nelle aree urbane. Gli abitanti degli slums vivono in parti trascurate delle città in cui le condizioni abitative e di vita sono spaventosamente misere e spesso pericolose, dove i servizi di base sono carenti. Gli abitanti degli Slums non sono considerati come membri della comunità urbana e hanno pochi diritti. In molte aree vivono sotto la costante minaccia di sfratto. UN-Habitat, agenzia delle Nazioni Unite il cui ambito d!azione è quello degli insediamenti umani, ha codificato il termine slum per poter operare in maniera univoca e universalmente condivisa, in ambito degli Obiettivi del Millennio, dandone la definizione che segue: Un insediamento contiguo, dove gli abitanti si caratterizzano come aventi alloggi e servizi di base inadeguati. Lo slum spesso non viene riconosciuto e affrontato dalle autorità pubbliche come parte integrante o uguale della città3. Nel predisporre gli strumenti operativi utili a rispondere alle esigenze degli Obiettivi del Millennio, UN-Habitat ha definito nucleo famigliare che abita negli slums come un gruppo di persone che vivono sotto lo stesso tetto, mancante di una o più delle seguenti condizioni: - Accesso all'acqua potabile; - Accesso a servizi igienici adeguati; - Superficie abitabile sufficiente, non sovraffollato; - La qualità strutturale delle abitazioni; 3 UN-HABITAT, Expert Group Meeting on Urban Indicators - Secure Tenure, Slums and Global Sample of Cities, Nairobi, 2002, pag.8. 11 - Sicurezza del possesso4. Tutto ciò permette di affrontare la questione degli slums con il supporto degli strumenti messi in campo da UN-Habitat per perseguire gli Obiettivi del Millennio con delle definizioni univoche e codificate, seppur nella molteplicità delle manifestazioni degli slums. 1.2 La dimensione del fenomeno Tra le maggiori sfide che l'umanità deve affrontare nel nuovo millennio, vi sono la rapida urbanizzazione e l'aumento della povertà urbana. In media annualmente la popolazione urbana mondiale aumenterà di circa settanta milioni di persone. Il maggior impatto di questo aumento si farà sentire nel mondo in via di sviluppo, soprattutto in Asia e Africa sub-sahariana. La relazione che si crea tra urbanizzazione e povertà urbana ha un!incidenza particolarmente importante nei Paesi poveri in quanto non vi è l!elemento che ha caratterizzato l!urbanizzazione europea nel periodo della rivoluzione industriale, che si connotò di tassi di urbanizzazione di un!entità pari a quelli che si stanno registrando ora nei suddetti Paesi. Manca infatti l!elemento di forte crescita economica e quindi la necessità di forza lavoro tale da giustificare una così forte migrazione verso le città. Non esiste quindi un nesso fra l!urbanizzazione di tipo industriale che ha caratterizzato i paesi occidentali dell!Ottocento e l!urbanizzazione dei Paesi del Terzo Mondo, proprio perché in questi paesi le grandi metropoli presentano sempre tassi altissimi di disoccupazione. La ragione per cui i centri urbani in queste zone esercitano sempre una grandissima attrattiva sulle popolazioni rurali è dovuta al fatto che la vita in città, anche in condizioni di assoluta povertà, è spesso percepita come migliore rispetto alla vita povera rurale; interviene, dunque, un fattore di tipo psicologico. La città diventa un!aspirazione per riuscire finalmente a cambiare vita. 4 UN-HABITAT , Slums of the world: The face of urban poverty in the new millennium? Monitoring the MDGs Target 11 – world-wide slum dweller estimation, 2003, p.18. 12 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 Nel complesso, si verifica che il rapporto tra urbanizzazione e povertà sia in positivo, in quanto l'incidenza della povertà tende ad essere meno pronunciata nelle aree urbane che nelle zone rurali. Questo divario urbano / rurale tende a prevalere in tutto il mondo. Analisi effettuate su Paesi campione suggeriscono che, nel complesso, l'incidenza della povertà sia più elevata nelle zone rurali che nelle aree urbane di oltre il 60 %. In particolare, quasi la metà (48,9 %) della popolazione rurale in tali Paesi è sotto la soglia di povertà rurale, mentre meno di un terzo (30,3 %) della popolazione urbana è sotto la soglia di povertà urbana. La prevalenza relativamente bassa della povertà urbana è in gran parte causata dal fatto che i costi elevati dei prodotti non alimentari, nelle città, non sono considerati nell'equazione povertà. Se fossero stati considerati tali prodotti nel costo della vita, la prevalenza della povertà urbana sarebbe certamente superiore. A livello nazionale, questa relazione positiva tra urbanizzazione e povertà vale per il 90% dei casi, mentre vi è un 5% che ha un andamento differente. Paesi come il Burundi mostrano un divario molto ridotto tra la povertà nelle zone rurali e quella urbana. Vi sono poi delle eccezioni, come in Sri Lanka e nei paesi dell'Asia occidentale della Georgia, Armenia e Azerbaigian, dove le aree urbane presentano una maggiore incidenza di povertà rispetto alle aree rurali. Il divario è notevole nel caso dello Sri Lanka, dove la povertà urbana è più di tre volte superiore a quello della povertà rurale. Tuttavia, tale divario è meno pronunciato nei paesi occidentali dell'Asia5. Mentre il tradizionale confronto rurale urbano rivela che effettivamente, nel suo complesso, le popolazioni urbane vivono meglio di quelle nelle zone rurali, d!altro canto questa situazione nasconde alcune differenze profonde delle condizioni di vita nelle aree urbane, una dimensione importante del divario urbano. Disaggregando i dati a livello rurale, urbano, dei quartieri poveri e non slums, risulta evidente che ci sono somiglianze notevoli tra le condizioni di vita nelle zone rurali e nei quartieri poveri per quanto riguarda gli indicatori sociali come la sanità e l'istruzione. 5 UN-HABITAT , Slums of the world: The face of urban poverty in the new millennium? Monitoring the MDGs Target 11 – world-wide slums dweller estimation, 2003, p. 10-12. 13 Data la minore incidenza di povertà relativa nelle aree urbane, ci si può aspettare una diminuzione del tasso di povertà complessiva (urbano e rurale), all!aumentare della quota di popolazione urbana, supponendo che la distribuzione del reddito all'interno di aree urbane o rurali rimanga invariata. La crescita urbana è, quindi, sia positiva sia necessaria per la riduzione della povertà rurale. La relazione inversa tra l'urbanizzazione e la povertà è, infatti, evidente in linee di tendenza per entrambi, nel tempo e in varie regioni del mondo; questo è particolarmente vero nell! Asia orientale dove l'urbanizzazione è in costante aumento e la povertà è diminuita drasticamente. Le città possono realmente combattere la povertà. Le mappe seguenti mostrano come vi sia una corrispondenza tra i livelli di urbanizzazione e la misura della ricchezza nei vari Paesi. Figura 1 Tasso di urbanizzazione (2005). L'evidenza empirica indica anche una relazione inversa tra il grado di urbanizzazione e l'incidenza complessiva della povertà: i Paesi che sono più urbanizzati tendono a caratterizzarsi da tassi di povertà più bassi rispetto alla linea di povertà nazionale. 14 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 Figura 2 Prodotto interno lordo pro capite (2008). L'opposto sembra essere il caso per i Paesi che sono poco urbanizzati, dove l'incidenza della povertà tende ad essere maggiore. La relazione empirica tra urbanizzazione e povertà non implica causalità, in quanto l'urbanizzazione di per sé non comporta la riduzione della povertà globale. Più probabilmente, il rapporto tra urbanizzazione e povertà riflette una forte relazione tra queste due situazioni e altri fattori come le politiche a favore dei poveri e la crescita economica. Con la crescita economica, l'urbanizzazione ha contribuito a ridurre la povertà globale, fornendo nuove opportunità, incrementando i redditi e aumentando il numero di possibilità di sostentamento per le popolazioni sia rurali sia urbane. L'urbanizzazione, quindi, effettivamente è in grado di svolgere un ruolo positivo nella riduzione della povertà globale, soprattutto se supportata da politiche adeguate. In sintesi, le città tendono ad essere centri di potere economico, sia all'interno delle regioni locali che come apporto all'economia nazionale. La loro influenza deriva non solo dal loro crescente peso demografico, ma anche dalla loro posizione e dai loro vantaggi economici, comprese le economie di agglomerazione e di scala. La prosperità delle città di solito rispecchia la prosperità dei paesi, come un aumento dell'urbanizzazione, in genere, va di pari passo con un più alto PIL pro capite e, in alcuni paesi, contribuisce a una diminuzione globale della povertà a livello nazionale. 15 Tuttavia, le città possono essere anche luoghi di forte disuguaglianza, così come una maggiore prosperità spesso non si traduce in una distribuzione più egualitaria della ricchezza o del reddito. La popolazione urbana dei Paesi in via di sviluppo, nel corso del XX secolo, è passata da 150-160 milioni a un miliardo e 400 milioni, con un ritmo di crescita annuo medio del 4,5 % , passando da un tasso di urbanizzazione del 12% ad uno del 32%6. Questi dati, che dimostrano la presenza di un fenomeno in netta crescita, di rilevante importanza, ci introducono ai giorni nostri dove l!attenzione al processo di urbanizzazione si è spostata quasi totalmente ai Paesi del sud del mondo. Questa crescita ha subito il suo più ampio incremento a partire all!incirca dal 1950; in poco più di mezzo secolo la popolazione mondiale è passata da 2,5 miliardi a 6 miliardi di abitanti. Il 60% di questo incremento si è verificato proprio nelle aree urbane ed in particolar modo nelle aree dei Paesi in via di sviluppo, dove la popolazione è cresciuta di più di 6 volte in soli cinquant!anni. Nel 1950, le città con una popolazione superiore al milione di abitanti erano 86 in tutto il mondo; oggi sono 400 e le previsioni per il 2015 sono di 550 metropoli. All!alba del nuovo millennio, il pianeta presenta 19 città con più di 10 milioni di abitanti, 22 città con popolazione compresa fra i 5 e i 10 milioni, 370 città da 1 a 5 milioni di abitanti, 433 città con popolazione da 0,5 a 1 milione. Inoltre, circa un miliardo e mezzo di persone vive in aree urbane, di dimensione inferiore al mezzo milione di abitanti. I dati ci presentano lo stato di trasformazione dell!umanità verso un modello decisamente urbano, considerando il fatto che probabilmente questi numeri rappresentano un processo giunto a metà del suo percorso. Le stime che descrivono l!aspetto globale futuro prevedono, infatti, nel 2030, oltre il 60% di tutti gli abitanti del pianeta (5 miliardi su 8,1 miliardi) vivrà in una città. La popolazione rurale, invece, sempre secondo i dati riportati 6 United Nations Population Division, “Population Distribution, Urbanization, Internal Migration and Development: An International Perspective, Department of Economic and Social Affairs, New York, 2011. 16 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 dall!agenzia7 Un-Habitat, subirà una contrazione che porterà il tasso di crescita media annua ad un -0,32%, vale a dire meno 155 milioni di persone che abiteranno le campagne8. Figura 3 Tendenze globali della crescita della popolazione rurale e urbana dal 1970 al 2030. Secondo la prospettiva ricavata, le aree maggiormente interessate dall!incremento urbano, nel secondo decennio del nuovo millennio, saranno le zone dell!Africa sub-sahariana con un tasso di crescita urbana del 4,58%, seguito dal sud-est asiatico (3,82%), l!Asia orientale (3,39%), dall!Asia occidentale (2,96%), dal Sud Asia (2,89%) e infine dal Nord Africa con il 2,48%. La crescita urbana delle città del mondo sviluppato sarà intorno allo 0,75% annuo. Ad oggi, la popolazione mondiale aumenta in media di 70 milioni di unità, l!equivalente di 7 megacittà; considerando che il numero di abitanti delle campagne ha raggiunto la sua soglia limite, circa 3,2 miliardi di persone, e che comincerà a decrescere a partire dal 2020, spetterà alle zone urbane dover assorbire la futura crescita della popolazione. Questo sviluppo, dovrebbe, sempre secondo i dati delle Nazioni Unite, attestarsi intorno al 2100, quando il 7 United Nations Population Division. “World Urbanization Prospects: The 2001 Revision.” Department of Economic and Social Affairs, New York, 2002. 8 UN-HABITAT, State of the world!s cities 2006/7- The Millenium Development Goals and Urban Sustainability:30 yeas of Shaping the habitat Agenda, Earthscan, London, 2006. 17 pianeta arriverà ad ospitare 9 miliardi di persone, soglia massima che dovrebbe mantenersi anche nei secoli successivi. In molti Paesi in via di sviluppo, l!espansione urbana è stata spesso caratterizzata da insediamenti informali nonché dall'illegalità. Soprattutto, la crescita urbana è stata fortemente associata alla povertà e alla crescita degli slums. Le città, in particolare nel Sud del mondo, sono ben lungi dall'offrire pari condizioni e opportunità ai propri residenti. La maggior parte della popolazione urbana è preclusa, o limitata, nel soddisfacimento dei propri bisogni di base a causa della loro condizione economica, sociale o culturale, origine etnica, sesso o età. Altri, una minoranza, possono beneficiare del progresso economico e sociale che è tipicamente associato con l'urbanizzazione. In alcune di queste città, il divario urbano tra abbienti e non abbienti è in aumento e ciò può produrre instabilità sociale, o quanto meno generare elevati costi sociali ed economici, non solo per i poveri delle città, ma per la società in generale. Figura 4 Percentuale di popolazione urbana in slums9 L'urbanizzazione nei Paesi poveri ha accentuato la situazione che vede una forte concentrazione della povertà nella città, soprattutto a causa del numero crescente della percentuale di residenti della città che vivono negli slums, in particolare nei centri storici delle città e nelle zone periurbane. Anche se è vero 9 UN “Millennium Development Goals Indicator” Database” (2006) 18 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 che non tutti poveri urbani vivono in slums , né tutti gli abitanti degli slums sono poveri, è pur vero che gli slums rappresentano la manifestazione fisica e spaziale della povertà urbana. Vi sono pochissime stime globali sulla povertà urbana; l'evidenza suggerisce che continuerà ad aumentare, in molti Paesi in via di sviluppo, soggetti a problemi di aggiustamento strutturale, di cattiva gestione territoriale e istituzionale, per gli errori economici. L'evidenza empirica suggerisce che la percentuale di poveri urbani aumenterà più rapidamente della crescita della popolazione urbana, provocando un notevole aumento dell'incidenza degli slums. In una proiezione piuttosto moderata, si stima che entro il 2020, l'attuale 30 per cento del livello della povertà urbana nel mondo potrebbe raggiungere il 45 / 50 per cento della popolazione totale in città, vale a dire 381 a 455 milioni di famiglie, rispetto ai 128 milioni di famiglie nel 2000, con una crescita che rappresenta un valore dal 297 sino al 355 per cento di aumento in valori assoluti10. UN-HABITAT stima che quasi 1 miliardo di persone vivono in slums nelle città del mondo. Questo è un settimo della popolazione mondiale. Ogni singolo secondo, da qualche parte, in tutto il mondo, una persona vive in uno slums o in un insediamento abusivo. Più precisamente si stima che circa 924 milioni di persone vivevano negli slums in tutto il mondo nel 2001, ovvero circa il 31,6 % della popolazione mondiale urbana. Gli slums si osservano praticamente in tutte le parti del mondo, con una maggiore concentrazione nelle città del mondo in via di sviluppo che rappresentano il 43 % della popolazione urbana, contro il 6 % nelle regioni più sviluppate. 10 UN-HABITAT , Slums of the world: The face of urban poverty in the new millennium? Monitoring the MDGs Target 11 – world-wide slums dweller estimation, 2003, p.12. 19 Figura 5 Numero di abitanti urbani e parte di abitanti negli slums (2001). Nel grafico possiamo vedere come la popolazione urbana mondiale è suddivisa nelle varie regioni geografiche e la quota di popolazione che abita negli slums. Da qui si può notare come la quantità di abitanti degli slums, in numero assoluto, è maggiore nelle regioni asiatiche ma in proporzione e maggiore nella regione dell!Africa sub sahariana. Tra le regioni in via di sviluppo, l!Africa sub-sahariana ha la percentuale più elevata di popolazione urbana residente in slums (71,9 per cento) mentre l! Oceania ha la percentuale più bassa (24,1 per cento). Tra questi si inseriscono i dati dell! Asia centrale (58 per cento), Asia orientale (36,4 per cento), Asia occidentale (33,1 per cento), America Latina e Caraibi (31,9 per cento), del Nord Africa (28,2 per cento) e Sud-Est Asia (28 per cento). Il grafico seguente rappresenta ciò che è stato appena dichiarato. 20 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 Figura 6 Percentuale di abitanti in slums per Aree geografiche 2001 E' quasi certo che gli abitanti degli slums sono aumentati notevolmente nel corso degli anni 90. È inoltre previsto che nei prossimi 30 anni il numero complessivo di abitanti degli slums aumenterà a circa 2 miliardi, in assenza di un'azione ferma e concreta, in particolare per migliorare l'accesso acqua potabile, ai servizi igienici, alla secure tenure11, e ad abitazioni “durevoli” , dove per "durevoli" si intendono abitazioni realizzate in posizioni non pericolose che abbiano una struttura permanente, abbastanza adeguata per proteggere i loro abitanti da condizioni climatiche estreme, quali pioggia, caldo, freddo e umidità12. 11 La secure tenure o security of tenure è un concetto che indica la sicurezza sia legale ma anche percepita, che gli abitanti di un insediamento hanno di non subire uno sgombero forzato. Nel prossimo capitolo il concetto verrà esplicitato in maniera più dettagliata. 12 UN-HABITAT , Slums of the world: The face of urban poverty in the new millennium? Monitoring the MDGs Target 11 – world-wide slums dweller estimation, 2003, p.9. 21 1.3 Gli slums nell!Africa sub-sahariana Nell'Africa sub-sahariana, la maggioranza della popolazione diventerà urbana nei prossimi trenta anni e questa "transizione urbana" rappresenta sia un'opportunità che una sfida. Le autorità locali e centrali devono sviluppare politiche e strategie efficaci per assicurare che le aree urbane assolvano efficacemente al loro ruolo di motori della crescita economica nazionale, capaci di ridurre la povertà e migliorare la qualità della vita per tutti; in caso contrario, la crescita urbana si tradurrà in una concentrazione di poveri in città invece delle zone rurali e conseguentemente non vi sarà alcuna rilevante riduzione generale della povertà. L!Africa sub-sahariana rappresenta un!anomalia rispetto alla relazione tra urbanizzazione e povertà, evidenziata in modo maggiormente rilevante in questi ultimi due decenni. È stata, infatti, descritta come "patologica" o "disfunzionale" la rapida crescita urbana del continente, in media circa il 4,85% l'anno negli anni "80 e !90; a differenza del resto del mondo, l'urbanizzazione in Africa non è stata spesso accompagnata da una crescita economica sostenuta e dalla riduzione della povertà. Inoltre, i paesi africani sperimentano ciò che è stata definita "l'urbanizzazione senza crescita" venendo definiti anche come "Stati falliti" o sotto industrializzati; le economie agrarie non sono state in grado di diversificare e migliorare la produttività. Se è vero che la crescita economica non ha tenuto il passo con la crescita delle popolazioni urbane in diversi paesi, in particolare negli anni "80 e "90, vi sono, in questi ultimi anni, delle situazioni che mostrano una realtà differente. Analisi fatte da UN-Habitat su dati provenienti da 36 paesi africani dimostrano che la metà dei paesi, tra cui Angola, Etiopia, Liberia, Malawi, Mozambico e Sudan, sperimentato tassi di crescita economica relativamente elevati (oltre il 5%) nel 2006 e nel 2007, con l'Angola, l'Etiopia e Sudan in crescendo con tassi a due cifre rispettivamente del 21,1%, 11,1% e 10,2%. Eppure in molti di questi paesi, i tassi medi annui di crescita urbana tra il 2005 e il 2010 non sono stati significativamente più alti rispetto alla media continentale del 3,3%. Infatti, in 22 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 Sud Africa e Botswana, dove oltre il 60 % della popolazione è urbana e dove i tassi di crescita del PIL hanno raggiunto un valore di oltre il 5 per cento nel 2006 e 2007, i tassi annuali di crescita urbana tra il 2005 e il 2010 (stima) sono risultati significativamente inferiore alla media continentale, al 1,35% e 2,51%, rispettivamente. La crescita dell'economia formale di molti paesi africani è stata alimentata soprattutto dai settori industriali (comprese le costruzioni e le miniere) e dei servizi, che tendono ad essere legati alla realtà urbana. Di tutti i settori economici, compresa l'agricoltura, il settore dei servizi è quello che è cresciuto maggiormente in Africa partire dagli anni "90. Nonostante la solida crescita economica in diversi paesi, tuttavia, circa un terzo dei 36 paesi africani presi in esame hanno subito cambiamenti sostanziali nella popolazione, senza riduzione della povertà commisurata. Anche se un solo paese ha fatto registrare una crescita negativa del PIL nel 2006 e nel 2007, la crescita del PIL pro capite fornisce una prospettiva diversa. Un terzo dei paesi, tra cui Burundi, Eritrea, Guinea, Mali, Niger e Togo, è caratterizzato da un PIL negativo per tassi di crescita pro capite nel 2006 e 2007, con lo Zimbabwe che ha subito un peggioramento sino al -6,0 %. In alcuni paesi, come il Kenya, tassi relativamente alti di crescita economica dal 2003 al 2007 sono stati compromessi dai recenti conflitti civili e da fattori politici, che ne hanno ostacolato la crescita economica e la produttività nel 2008 e nel 200913. 13 UN-HABITAT, State of the world!s cities 2006/7- The Millenium Development Goals and Urban Sustainability:30 yeas of Shaping the habitat Agenda, Earthscan, London, 2006, p.28. 23 Figura 7 Pil pro capite 2005 (dollari) Inoltre, le preoccupazioni degli osservatori esterni sono state giustificate dalle esperienze di molti paesi africani in cui alti tassi di crescita economica non hanno portato direttamente alla riduzione delle popolazioni degli slums o la povertà urbana. Questo indicherebbe un modello di crescita urbano "patologico" che, in fondo, riflette una mancanza di volontà politica per combattere la povertà urbana in modo sistematico, ma può anche derivare dalle scarse prestazioni di politiche e programmi adottati in molti paesi. Strategie di sviluppo e gli interventi relativi sono, in larga misura, dettati da potenti gruppi di interesse. In alcuni casi le politiche sociali, comprese quelle riguardanti l'assistenza dei donatori, hanno dimostrato di essere estremamente inefficaci. L!alta prevalenza di slums in molte città africane può anche essere attribuita a cedimenti strutturali e politiche nella distribuzione dei beni pubblici, nonché alla mancanza di risorse umane e finanziarie per affrontare la povertà urbana. In questo contesto, la crescita economica in molti casi ha avuto poco impatto sia sulla povertà che sulla disuguaglianza, o su entrambi. In altre parole, una crescita economica sostenuta non è stata in grado di guidare il processo di 24 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 urbanizzazione con risultati desiderabili. Nelle economie africane in più rapida crescita, come in Angola e in Sudan, gli abitanti degli slums costituiscono la maggioranza della popolazione urbana, oltre l'80%. Figura 8 Percentuale di popolazione urbana insediata in slums14 Le esigue rese agricole e la guerra civile sono stati ritenuti la causa degli alti tassi di crescita urbana e degli slums in questi paesi, al pari dei migranti rurali accorsi verso le città per sfuggire alla fame o ai conflitti. Mentre la crescita naturale della popolazione nelle città africane è sempre più la norma (sono più persone nate in città che quelle che vi migrano), la guerra civile e le crisi ambientali, in alcuni paesi, stanno ancora spingendo le popolazioni rurali verso le aree urbane, dove la maggioranza dei migranti finiscono per abitare negli slums o in quartieri mal serviti. 14 UN-HABITAT, State of the world!s cities 2006/7- The Millennium Development Goals and Urban Sustainability:30 yeas of Shaping the habitat Agenda, Earthscan, London, 2006. 25 Sebbene i tassi di povertà rurali tendano ad essere superiori a quelli nelle aree urbane, il divario si sta rapidamente avvicinando. In Kenya, per esempio, i tassi di povertà urbana e rurale nel 1997 erano il 49% e 53%, rispettivamente. Le proiezioni per il 2020 indicano che la povertà urbana rappresenterà oltre il 40% della povertà totale in diversi paesi africani, tra cui Benin, Camerun, Kenya, Mauritania, Mozambico, Nigeria, Senegal e Tanzania. Queste proiezioni indicano che la rapida urbanizzazione può portare ad un cambiamento nella genesi della povertà in Africa, dalle aree rurali a quelle urbane, lasciando le città con una quota maggiore di povertà assoluta nei prossimi decenni. Tuttavia, le statistiche spesso non tengono in considerazione le economie sotterranee africane nelle quali la maggior parte della popolazione urbana lavora nel settore informale. Molte città africane che possono apparire come "un mosaico di slums, campi profughi, zone industriali e comunità residenziali" sono, in realtà, gruppi di attività economiche che sono collegati attraverso entrambe le reti formali e informali. Uno studio15 ha mostrato che negli anni 1999 e 2000, l'economia informale ha rappresentato il 42% del prodotto interno lordo dei 23 paesi africani nazionale (PNL). Si è osservato che in alcuni paesi africani l'economia informale continua a crescere anche se il settore formale è stagnante. Si stima, ad esempio, che le attività informali rappresentano il 93% di tutti i nuovi posti di lavoro e il 61% dell'occupazione urbana in Africa. Anche se questa economia in gran parte invisibile non è in grado di portar fuori il continente dalla condizione di estrema povertà, gioca un ruolo importante nella trasformazione urbana e lo sviluppo dell'Africa. Negli ultimi decenni, le città dell'Africa sub-sahariana hanno registrato tassi sostenuti di crescita urbana. Nei primi anni "60 - il periodo in cui la maggior parte delle nazioni africane ottenne l'indipendenza - la popolazione urbana del continente era pari a circa 31 milioni di persone. Entro l'anno 2000, il numero degli abitanti delle città si era gonfiato a 210 milioni. Si stima che circa 533 15 Bassett E. M., Informal Settlement Upgrading in Sub-Saharan Africa: Retrospective and Lessons Learned, World Bank, Washington DC, 2003. 26 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 milioni gli africani vivrà nelle città entro il 202516. In altre parole, oggi, circa il 33% della popolazione africana è urbanizzata, mentre entro il 2025 si stima che il 52% della popolazione vivrà in città. Come ci si poteva aspettare dalla discussione precedente, i tassi di urbanizzazione sono stati elevati e sostenuti in tutto questo periodo. Le aree urbane dello Zambia, per esempio, sono cresciute ad un tasso medio del 6,7% nel periodo tra gli anni "50 e i "90, con la crescita più rapida (8,8%) che si verifica tra gli anni "50 e i "70. In Kenya, il tasso di crescita per gli anni "50 e "60 è stato inferiore (6,9%), ma l'urbanizzazione del paese è salita all! 8% negli anni "70, un tasso sostenuto per tutto il prossimo decennio. Le nazioni dell'Africa occidentale hanno registrato un andamento simile, con le città della regione in crescita ad un tasso medio del 5,5% dagli anni "50 ai "90. In molti luoghi, inoltre, l'urbanizzazione è stata geograficamente irregolare con le città capitale che assorbono la quota maggiore della crescita urbana. La capitale Dakar in Senegal, per esempio, era sede al 29% della popolazione urbana negli anni "50, mentre nel 2000 la città comprendeva il 46,5% di tutti i residenti urbani. La fonte di crescita è principalmente dovuta all!immigrazione dalla campagna circostante; a partire dal 1997 circa il 44% dei residenti Dakar erano immigrati nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni. Sebbene le città capitali abbiano registrato la crescita più drastica, negli ultimi decenni, le città secondarie più piccole hanno anch!esse assistito ad un flusso di immigrati provenienti dalle aree rurali. Nel corso degli anni "80, per esempio, le piccole città del Kenya sono cresciute ad un tasso che va da 5% al 9% annuo. Il tasso annuo di crescita urbana in Africa Sub-Sahariana è quasi il 5 per cento, il doppio di ciò che avviene in America Latina e Asia. Le aree urbane quindi influenzeranno fortemente l'Africa del ventunesimo secolo. Di conseguenza, nei prossimi due decenni circa l'87% della crescita della popolazione in Africa si svolgerà nelle aree urbane17. 16 United Nations Population Division. World Urbanization Prospects: The 2010 Revision, Data Tables and Highlights. New York, The United Nations. 2011. 17 UN-HABITAT , Slums of the world: The face of urban poverty in the new millennium? Monitoring the MDGs Target 11 – world-wide slums dweller estimation, 2003. 27 La rapida urbanizzazione ha portato con sé tutta una serie di sfide per i governi locali e nazionali. La sfida più visibile sta nel fornire adeguati servizi urbani e ricovero per i residenti delle città. Il rapido afflusso di persone provenienti dalle zone rurali ha portato a una sempre crescente domanda di servizi pubblici di base e ha posto un grande stress per le infrastrutture delle città esistenti. I nuovi residenti hanno bisogno di acqua potabile e servizi igienici, ma anche il servizio di energia elettrica. Nuovi insediamenti richiedono una rete estesa stradale, raccolta dei rifiuti, una serie di servizi come scuole e centri sanitari. Lo sviluppo degli slums dell'Africa sub-sahariana è aumentato ad un ritmo molto elevato nel corso degli ultimi decenni. Fin dai primi tempi del processo di indipendenza africana, negli anni "60 - "70, le città africane sono state caratterizzate dalla più veloce crescita al mondo18. Oggi, con 72,3 per cento l'Africa sub-sahariana ha la più grande proporzione di abitanti degli slums del mondo. Negli ultimi quindici anni, il numero di abitanti degli slums nella regione è quasi raddoppiato. Se questo trend continuerà, il numero degli abitanti degli slums sarà destinato a raddoppiare entro il 2020, raggiungendo quasi 400 milioni, e superando le popolazioni degli slums sia in Asia meridionale e Asia orientale. Le condizioni di vita nella maggior parte degli slums africani sono gravi. Le famiglie che vivono negli slums soffrono per la mancanza d'acqua, di servizi igienici, per edifici di qualità scadente, per spazio vitale insufficiente, per la mancanza di secure tenure o una combinazione di almeno tre di questi fattori. Forse la sfida più significativa all'interno degli slums delle città africane è la non esistenza o lo stato fatiscente e l!inaffidabilità delle infrastrutture fisiche, di cui il problema peggiore è quello igienico-sanitario. La mancanza di security of tenure e la vulnerabilità agli sfratti è una situazione comune degli abitanti degli slums. Gli sfratti sono ancora ampiamente praticati a causa di fattori convergenti, come la mancanza 18 UN-HABITAT, State of the world!s cities 2006/7- The Millennium Development Goals and Urban Sustainability:30 yeas of Shaping the habitat Agenda, Earthscan, London, 2006. 28 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 d!implementazione e inefficacia delle politiche per gli insediamenti, il malgoverno e i conflitti civili. Si tratta di un reale impedimento al miglioramento delle condizioni di vita e di sviluppo. Gli slums nelle città africane si sviluppano a causa di una combinazione tra le ingenti migrazioni rurali verso le città, aumentando la povertà urbana e la disuguaglianza, l!impossibilità dei poveri urbani di usufruire della terra a prezzi accessibili per le abitazioni, gli investimenti insufficienti in nuovi alloggi a basso reddito, i salari estremamente bassi dati dal settore informale e la scarsa manutenzione del patrimonio edilizio esistente. Questo è un riflesso del fallimento generale sia delle politiche e delle strategie orientate verso lo stato sociale sia a quelle basate sul mercato immobiliare destinato alla popolazione a basso reddito, adottate da molti Paesi africani. 1.4 Le ragioni della slums formation Come abbiamo visto, vi è uno stretto legame tra la forte urbanizzazione e la formazione degli slums. Per quel che riguarda i Paesi in via di sviluppo si possono individuare due precisi momenti storici nei quali vi è stata una repentina crescita dei tassi di urbanizzazione. Il primo, negli anni Cinquanta e Sessanta, dovuto sia all!abolizione della legge coloniale sui «lasciapassare» (in particolare nell!Africa sub-sahariana) sia alla «pressione delle guerre civili e delle insurrezioni (America Latina, Algeria, India-Pakistan, Sud-est asiatico), e lo spostamento nelle città di masse contadine attratte dalle opportunità di lavoro offerte dallo sviluppo dell!industria locale in regioni e paesi come l!America Latina, la Corea del Sud e Taiwan. Ma segnato dall! incapacità dei governi che si sono succeduti dopo l!indipendenza (in Africa e in Asia meridionale) di fornire abitazioni ai nuovi lavoratori urbani, perché invece di occuparsi dei poveri hanno avvantaggiato le élite locali. Ma il «Big Bang» della povertà urbana è esploso nel 1975, con l!imposizione del Programma di Adeguamento Strutturale (PAS) varato dal Fondo Monetario 29 Internazionale (FMI) e dalla Banca Mondiale, che ha mandato in rovina i piccoli proprietari terrieri, abolendo gli aiuti e costringendoli ad affogare o a nuotare nei mercati globali dei prodotti agricoli dominati dalle grandi società agro-industriali generosamente sovvenzionate dal Primo Mondo. Al tempo stesso il PAS ha imposto la «privatizzazione e l!eliminazione dei controlli sulle importazioni nonché uno spietato ridimensionamento del settore pubblico». Nel 1976 il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale – sotto l!influenza congiunta di Robert McNamara e di John Turner, urbanista ed ex anarchico – hanno cambiato politica, decidendo di migliorare le condizioni abitative degli slums con un programma «self-help» anziché con la costruzione di nuovi edifici. Una decisione che, rappresentava «un massiccio ridimensionamento dei diritti», trasformatasi in una rigida ortodossia neoliberista e statalista. Il risultato finale è stato una gigantesca crescita dell!urbanizzazione, indipendente dall!industrializzazione e perfino dallo sviluppo stesso19. Lo schema seguente rappresenta un!estrema sintesi di quanto affermato in precedenza. Diseguaglianza di reddito Povertà Immigrazione Mancanza di abitazioni a prezzi accessibili Formazione degli slums 19 Mancanza di crescita economica Davis M., Il pianeta degli slum, Feltrinelli, Milano, 2006. 30 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 Ma come abbiamo esaminato in precedenza, le cause che portano alla formazione degli slums sono molto più ampie e complesse e i fattori che li determinano sono molteplici e non sempre univocamente condivisi; vi sono infatti delle interpretazione soggettive che attengono ad un!interpretazione socio politica. Mentre abbiamo visto in precedenza che la relazione tra urbanizzazione e povertà non è di causalità ma di compresenza, dobbiamo invece evidenziare come la relazione tra slums e povertà sia estremamente diversa. Teorie di differenziazione residenziale iniziarono con la Scuola di Chicago degli anni "30, che vide la crescita della città come una colonizzazione dei diversi quartieri suddivisi per redditi diversi e per gruppi etnici. I loro successori, gli economisti urbani neo-liberali, considerarono gli slums come risposta naturale del mercato nella fornitura di alloggi per i poveri: l'alloggiamento le soluzioni abitative che possono permettersi. I poveri devono vivere in aree ad alta densità abitativa e di conseguenza di scarsa qualità, al fine di potersi permettere un alloggio accessibile, in prossimità dei luoghi ove vi sono opportunità di reddito e di guadagno. Sono stati individuati alcuni altri motivi per spiegare perché i poveri sono segregati nello spazio e tra questi vi sono: regolamenti, questioni legate alla limitazione della spesa pubblica, la separazione dei luoghi di lavoro per i ricchi e per i poveri. Teorie post-moderne ritengono che questi spazi urbani siano in qualche misura la risultante al modello di città policentrico e frammentato del XXI secolo. Molte città sono divise e occupate da differenti gruppi: i molto ricchi, i professionisti ricchi, la classe media suburbana, gli operai non qualificati, i lavoratori informali e i restanti emarginati “sottoclasse ". Ognuno ha una precisa parte della città, supportati da reti immobiliari e distribuzioni differenti quando non vi è sovrapposizione tra queste20. La povertà e gli slums sono strettamente correlati e si rafforzano a vicenda, ma la relazione non è sempre diretta o semplice. Da un lato, gli abitanti degli 20 UN-HABITAT, The Challenge of slums- Global report on human settlements 2003, Earthscan, London 2003, p.17-22. 31 slums non sono una popolazione omogenea, e alcune persone con redditi ragionevoli scelgono di vivere dentro, o, ai margini, della comunità degli slums. Anche se la maggior parte degli abitanti dei quartieri poveri lavorano nell'economia informale, non è raro che abbiano redditi che superano i guadagni dei lavoratori dipendenti del settore formale. Gli slums sono aree definite in cui è più facile vedere persone povere in maggiore concentrazione e con le peggiori condizioni, ma di contro anche nelle zone più esclusive e costose vi possono essere alcune persone a basso reddito. Le modalità di designazione degli slums e la misurazione degli spazi svantaggiati, utilizzando indici di ecologia fattoriali, sistemi di informazione geografica e altre tecniche, permettono di individuare questi diversi gruppi nello spazio. La formazione degli slums, quasi senza eccezione, è principalmente originata dalla rapida espansione della popolazione urbana che è principalmente determinata dai seguenti fattori: • migrazione rurale urbana; • crescita naturale; • combinazioni di crescita naturale e migratoria; • spostamenti di popolazione in seguito a conflitti armati o conflitti interni e violenze. Inoltre, in alcune città, l!impatto demografico è stati aggravato da specifici processi di trasformazione urbana con chiare implicazioni di segregazione, quali il deterioramento del centro città, l!imborghesimento e la contro-urbanizzazione. Repentini aumenti di popolazione urbana sono spesso legati alla segregazione spaziale di segmenti di popolazione urbana, per motivi socioeconomici ed etnici, e diventano un problema in molte città per una varietà di ragioni, tra le quali le più comuni sono: - un periodo relativamente lungo di generale laisser-faire da parte delle autorità urbane nei confronti dell'occupazione illegale di terre urbane e commisurate violazioni dei regolamenti edilizi e / o delle prescrizioni urbanistiche sulla destinazione d!uso dei suoli; 32 Gli slums un fenomeno urbano - CAPITOLO 1 un fallimento generale dei mercati immobiliari e dei terreni, per sopperire alle esigenze abitative e di suolo della popolazione urbana a basso reddito in rapida crescita, in modo tempestivo e in quantità sufficiente, in luoghi adeguati. In molti casi, una notevole inerzia politica e istituzionale ha permesso l!espansione degli slums a livelli in cui la loro dimensione assoluta sopraffa! la capacità degli attuali accordi istituzionali per affrontare efficacemente il problema. Questa inerzia, forse, ha anche superato ogni opportunità politica di intervento. Interventi urbanistici formali si sono svolti per affrontare questioni come la degenerazione urbana, la crescita esplosiva di abitazioni informali, o l!illegale occupazione del territorio urbano; troppo spesso, tali interventi si sono rivelati marginali e insignificanti rispetto alla scala e alla portata dei problemi in questione. La natura di tali interventi sembra indicare che il fenomeno degli slums e dei problemi connessi sono generalmente poco compresi, e che gli interventi pubblici - il più delle volte, sono rivolti ai sintomi piuttosto che alle cause sottostanti. Il numero di città che considerano occupazioni abusive, slums e insediamenti informali come un fenomeno fortemente indesiderabile e temporaneo per essere affrontato attraverso vari esercizi di facciata, piuttosto che affrontare le questioni centrali della povertà urbana, è forse indicativo della generale mancanza di comprensione delle forze, degli andamenti e delle condizioni che causano la rapida crescita dell'urbanizzazione informale. Il mondo si trova ad affrontare la realtà di città grandi e medie sempre più impoverite da aree di emarginazione urbana, che circondano relativamente piccole sacche di ricchezza urbana. Spesso questa tendenza è il risultato spaziale di squilibri e sconnessioni tra le macro-politiche nazionali e l'assenza di connessioni coerenti con le politiche a livello cittadino. Con la nascita della città come luogo preferito, predominante e residenziale della maggioranza della popolazione mondiale, la traduzione spaziale di tali disconnessioni politiche sta diventando sempre più visibile e problematica attraverso processi urbani come la contro-urbanizzazione, la frammentazione urbana, la stratificazione sociale, la segregazione e la crescita esplosiva di forme informali di sviluppo urbano al di là del controllo delle autorità cittadine. Qualsiasi tentativo di risolvere i 33 problemi semplicemente combattendo i loro sintomi spaziali è un esercizio futile che, nella migliore delle ipotesi, darà qualche sollievo temporaneo in luoghi di piccole dimensioni, e che, nel peggiore dei casi, porterà a instabilità economica, sociale e politica. Piuttosto, la questione centrale delle inadeguatezze delle politiche attuali, sia a livello nazionale che urbano, è che devono essere reindirizzate poiché non hanno nessun impatto tangibile in termini di riduzione della povertà urbana e di miglioramento generale delle condizioni di vita degli abitanti degli slums. 1.5 Slums ed evoluzione delle politiche locali Le risposte che sono state date al proliferare degli slums da parte dei governi delle città sono state differenti nei diversi periodi storici. La prima reazione della maggior parte dei governi di fronte alla forte immigrazione e agli insediamenti spontanei fu relativamente uniforme: aumento dei regolamenti e maggiore controllo della loro applicazione21. Gli insediamenti informali sono stati visti esclusivamente come slums - luoghi di povertà, malattie e criminalità. Questo era l!orientamento, in particolare dei governi africani che ambivano a realizzare città correttamente progettate e adeguatamente sviluppate; gli slums, per loro, rappresentavano una minaccia ai valori delle proprietà dei quartieri formalmente sviluppati e agli investimenti commerciali. Così come i governi si sforzarono di far rispettare i regolamenti, gli atti di pianificazione della sanità pubblica e i codici di costruzione per proteggere le aree formali delle loro città, tentando di scoraggiare immigrazione e la crescita degli insediamenti informali attraverso politiche di demolizione e campagne di persuasione. Nel 1970 a Nairobi, in Kenya, per esempio, il Governo condusse una campagna chiamata Turudi Mashambani ("Torniamo alle aree rurali"), e contestualmente adottò una politica ufficiale di risanamento edilizio. 21 Payne Geoffrey, Informal Housing and Land Subdivisions in Third World Cities: A Review of the Literature. Oxford, UK, The Centre for Development and Environmental Planning at Oxford Polytechnic, 1989, p.37. 34 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 Al tempo stesso, però, molti governi tentarono di fornire nuovi alloggi attraverso la costruzione di edifici multipiano, pianificati, progettati e finanziati dagli enti nazionali preposti all! edilizia popolare. Le iniziative abitative portate avanti dai governi ben presto si rivelarono insufficienti. In generale le unità abitative realizzate erano troppo costose in termini economici a causa degli elevati standard costruttivi richiesti dalla legge e spesso richiesti dai funzionari governativi. Il volume di unità prodotte, inoltre, era insufficiente a soddisfare la domanda crescente. Infine, vi erano numerose interferenze politiche nelle operazioni delle società di edilizia popolare. Tra le altre conseguenze, di queste interferenze politiche nella ripartizione delle unità abitative realizzate per le persone a basso reddito, vi è quella che vede assegnare tali abitazioni ad un elite di reddito superiore. Negli anni "70 si iniziò a verificare un cambiamento di atteggiamento verso gli insediamenti informali e gli slums. I governi incominciarono a considerare gli slums piuttosto che brutture, rischiosi per la salute, o paradisi per i criminali, come strutture auto-costruite essenzialmente proattive, ovvero risposte intelligenti ad una situazione di acuta scarsità di abitazioni pianificate. Si è cominciato a riconoscere i residenti degli slums come auto costruttori industriosi che avevano bisogno solo di una limitata assistenza da parte dello Stato, principalmente sotto forma di security of tenure e servizi urbani di base, al fine di migliorare la loro situazione. Nel 1976 la Dichiarazione di Vancouver ha affermato che un riparo adeguato è un diritto umano fondamentale, che era compito dei governi garantirli attraverso l'auto-aiuto diretto e l!azione comunitaria22. Il riconoscimento degli elementi positivi degli slums, in ultima analisi, ha portato a cambiamenti nella politica urbana. Numerose analisi, avendo determinato l!inutilità e lo svantaggio delle azioni tese ad eliminare gli slums, hanno indotto i governi a cominciare a formulare modi per migliorare gli insediamenti informali esistenti e a capitalizzare le energie che erano state 22 UN-HABITAT, Vancouver Declaration on Human Settlements and the Action Plan, Vancouver, June 1976. 35 spese per costruire tali insediamenti. Sotto questo nuovo corso politico, i governi si ritirarono dalla produzione diretta di unità abitative e invece si concentrarono su come abilitare o facilitare il miglioramento degli insediamenti garantendo la disponibilità degli input di base, vale a dire delle infrastrutture urbane, di terra con security of tenure e di adeguati servizi finanziari e tecnici, che permettessero alle persone di migliorare la loro situazione di vita. Nasce così una nuova generazione di progetti urbani come l!introduzione del site and service e di upgrading. Molti approcci politici agli slums sono stati tentati nel corso degli ultimi decenni. Si spazia dall!ignorare passivamente o ripetutamente le violenze che vengono perpetuate nei confronti di uomini e donne che vivono negli slums, agli interventi volti a tutelare i diritti degli abitanti degli slums e aiutandoli a migliorare i loro redditi e il loro ambienti di vita. Un!analisi comparativa degli approcci strategici agli slums mostra che, attualmente, in molte città si stanno ancora praticando molti di quegli approcci che erano in uso decenni fa. Per esempio, l'uso di sfratti sommari e la bonifica degli slums come si verificava nelle città europee del XIX secolo possono ancora essere viste oggi in qualche parte del mondo. Spesso, gli approcci politici derivano dalle lezioni apprese e dall!analisi critica degli sforzi e dei tentativi fatti in precedenza. Tuttavia, i chiari cambiamenti nel modo tradizionale per affrontare al meglio la questione degli slums, e le conseguenti modifiche degli approcci utilizzati, sarebbero difficilmente interpretabili come un semplice processo di evoluzione politica nel tempo. Mentre nuovi approcci strategici sono stati sviluppati in risposta alle nuove esigenze e al superamento delle carenze del passato, molti 'vecchi' approcci, o almeno alcuni dei loro componenti, continuano ad essere utilizzati tutt!oggi. Ad esempio, i problemi educativi e culturali erano una preoccupazione fondamentale dei programmi e delle politiche fondate sulla prospettiva di “cultura della povertà” del dopoguerra. Oggi, mentre questo punto di vista è ampiamente screditato, un focus su “l'educazione” per gli abitanti degli slums è di nuovo evidente, allo scopo di instillare i valori appropriati e modificare i 36 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 comportamenti negativi, in particolare nel contesto degli attuali sforzi per migliorare l!aspetto igienico sanitario là dove risulti particolarmente inadeguato. I fattori culturali sono importanti sotto molti aspetti. Alcuni sono considerati nel tentativo di creare comunità con redditi misti, dove ci si aspetta che le famiglie della classe media siano da modello per i vicini disoccupati. La Banca Mondiale, col suo gruppo di Culture in Sustainable Development, ha lo scopo di sostenere la cultura come elemento chiave dello sviluppo sociale ed economico per la riduzione della povertà, inclusione sociale e protezione ambientale. Alcuni approcci politici agli slums che sono stati utilizzati in passato (e tutti quelli che continuano ad essere utilizzati oggi in varie forme e contesti), sono analizzati in dettaglio qui di seguito. Un approccio che può essere definito come negligente e che è stato adottato nei primi anni !70 e si basava su due convinzioni: la prima riteneva che gli slums fossero illegali e la seconda che si trattasse di un fenomeno inevitabile ma temporaneo che potesse essere eliminato dallo sviluppo economico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Questo atteggiamento si riscontrava nella condotta di alcuni governi che persino nei documenti di piano, ignoravano la presenza degli slums, segnando come bianche, ad indicare terreni non edificati, le aree dove sorgevano gli slums. Questo modello era influenza dell!esperienza Europea del periodo del secondo dopo guerra, che aveva visto affrontare la questione con un!imponente politica di abitazioni popolari per la popolazione povera. Ma questo tipo di politica si rivelò impraticabile per la maggioranza dei Paesi poveri, poichè richiedeva risorse finanziarie che non erano disponibili. Inoltre i governi postcoloniali concepivano le città come luoghi della modernità da esibire come esempi del proprio successo, e le aree rurali come immensi depositi per il sottosviluppo e la povertà diffusa. In molti paesi, soprattutto nell'Africa sub-sahariana, la situazione fu aggravata dai vincoli economici di post-indipendenza che produsse un aumento delle disuguaglianze sociali e la segregazione spaziale nelle città. 37 Tra gli anni !70 e !80 la risposta allo sviluppo degli slums furono gli sgomberi forzati, che furono predominanti negli ambienti politici dove il potere centrale era particolarmente forte, e si scontrava con la debolezza dei governi locali e delle amministrazioni. In questi ambiti la gestione urbana può essere definita non democratica e non vi era il riconoscimento dei movimenti della società civile e mancava la protezione legale contro gli sgomberi forzati. Quando divenne chiaro alle autorità pubbliche che lo sviluppo economico non aveva intenzione di integrare le popolazioni degli slums, alcuni governi optarono per una soluzione repressiva con una combinazione di varie forme di vessazioni e di pressione sulle comunità degli slums, con conseguente sfratto selettivo o di massa degli abitanti degli slums. A fronte di questi sgomberi non si ponevano in atto azioni di negoziazione volte a fornire una qualche forma di risarcimento alle famiglie sfrattate o proporre delle soluzioni alternative. Gli sfratti erano di solito giustificati dalla realizzazione di progetti di rinnovo urbano (in particolare durante la riqualificazione dei centri storici) e dalla costruzione di infrastrutture urbane o per la salute, sanitari e motivi di sicurezza. La più alta pressione è stata quindi esercitata su quegli abitanti che occupavano i luoghi migliori per lo sviluppo con un migliore accesso alle infrastrutture. Questo approccio non ha risolto i problemi degli slums, spostandolo, invece, verso la periferia delle città - alle frange urbane rurali - dove l'accesso alla terra è stato più facile e la pianificazione e il controllo era inesistente. La continua crescita spaziale delle città ha portato un ciclo infinito di nuovi sfratti e la creazione di nuovi slums alla periferia delle città, al di fuori dei confini comunali, o l!aumento di sovraffollamento degli edifici fatiscenti all'interno delle città. La domanda di terreni e case da parte dei poveri delle città durante gli anni "70 e "80 diede luogo alla rapida evoluzione dei mercati informali e alla mercificazione di tutti i sistemi informali di consegna degli alloggi, compresi quelli in insediamenti abusivi. Alla fine degli anni !70 l!approccio di Auto-aiuto e di upgrading in situ, tentò di rispondere alla questione degli slums. Esso si basava sul presupposto della diversità delle situazioni locali, di quadri giuridici e normativi, e del fallimento 38 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 delle risposte basate principalmente sulle opzioni repressive e la fornitura diretta e altamente sovvenzionata di terreni e abitazioni dal settore pubblico per il segmento più povero della popolazione urbana. Inoltre, questo nuovo approccio è stato favorito da una maggiore consapevolezza del diritto alla casa e alla protezione nei confronti degli sfratti a livello internazionale e la definizione di nuove norme nazionali e locali agende politiche, in un contesto di una società civile emergente, nonché in processi di democratizzazione e di decentramento. Le Politiche di auto-aiuto e di upgrading in situ tendevano a concentrarsi su tre aree principali di interesse: 1. Fornitura di servizi urbani di base. 2. Fornitura di security of tenure per gli abitanti degli slums e l'attuazione di pratiche innovative in materia di accesso alla terra. 3. Accesso innovativo al credito, adattato al profilo economico, ai bisogni e alle esigenze degli abitanti delle slums e delle comunità. Le iniziative di slums upgrading, svolte durante il primo periodo dagli anni "70 agli anni !90, erano non più di successo o sostenibili dei site and service. Certo, lo slums upgrading sembrava essere notevolmente più economico rispetto ad altre alternative. Come altri progetti di aiuto che si concentravano esclusivamente sulla costruzione, i progetti (anche se coinvolgono un gran numero di famiglie) esistevano separatamente sia dal governo che delle comunità. I governi non hanno seguito i servizi, le comunità non hanno mantenuto gli impianti e le strutture di governo sparivano quando esperti internazionali preposti al controllo e al finanziamento, andavano via. Altra problematica rilevante erano i bassi standard di questi servizi. In tali circostanze, l'apatia dei cittadini piuttosto che l!energia era la regola. Chiaramente fu molto più difficile da implementare lo slums upgrading in modo sostenibile di quanto si pensasse inizialmente. Un certo numero di soluzioni diverse furono proposte, ognuno con i propri aderenti e ideologi, e il risultato conseguente è stato l'approccio di “enabling”. L!evoluzione dello slum upgrading, affrontando le questioni di security of tenure e dello sviluppo economico negli slums, ha portato la consapevolezza 39 della necessità di coinvolgere gli abitanti degli slums non solo nei processi di costruzione di miglioramento slums, ma anche nei processi decisionali e di progettazione stabilendo le priorità di azione e il supporto per l'attuazione. Così l'approccio di 'abilitazione', a partire dalla metà degli anni !80 sino al 1996 con l'Agenda Habitat23, fu sviluppato per coordinare la mobilitazione e l!organizzazione della comunità e per dare sostegno alle politiche per il ritiro dello Stato dalla fornitura dei beni immobiliari e servizi, e favorire l!azione dello Stato verso il favorevole sostegno alla determinazione e all! azione locale. La politica della devolution, di decentramento e la deregolamentazione che è associata con tali approcci è complessa. I meccanismi di attuazione di tali politiche minano molti dei principi e delle pratiche su cui sono costruite le burocrazie locali. Inoltre, le comunità sono complesse e raramente unite. Così, mentre ci sono molti esempi di strategie che consentono efficacia e successo, il processo non è facile. La “relocation” è stato associato con quasi tutti i tipi di approcci agli slums. Si abbraccia una vasta gamma di strategie, anche se tutte si basano su percezioni di migliorare l'uso della terra e dei beni su cui si trovano gli slums o gli insediamenti. Nella migliore delle ipotesi, il trasferimento viene effettuato con il consenso e la collaborazione delle famiglie degli slums coinvolti, nel peggiore dei casi, la “relocation” è poco più di uno sgombero forzato, senza alcun tentativo di consultazione o considerazione delle conseguenze sociali ed economiche di persone in movimento in sedi lontane, spesso periferiche, che non hanno accesso alle infrastrutture, ai servizi urbani o di trasporto. Nella maggior parte delle città, il numero di abitanti urbani che vivono in slums rimane stabile o aumenta, eccetto nei Paesi che combinano slum upgrading su larga scala e programmi di regolarizzazione di possesso con la produzione di siti con servizi a basso costo e programmi di edilizia abitativa. Tuttavia, questa vasta gamma di approcci agli slums continuano ad essere utilizzati oggi in diversi contesti, tra cui approcci meno illuminati, come ad esempio la negligenza o lo sfratto sommario. Si può, tuttavia, affermare che vi è stata un'evoluzione di approcci strategici agli slums. In generale, c'è stato un 23 Fonte: A New Agenda for Human Settlements, Habitatm 1986. 40 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 riconoscimento che gli approcci più efficaci devono andare al di là di affrontare i problemi specifici delle slums - che siano abitazioni inadeguate , infrastrutture o servizi - e deve affrontare le cause profonde della povertà urbana24. 1.6 L!orientamento delle politiche per la questione degli slums dal 2000 ad oggi La migliore pratica accettata per gli interventi residenziali nei paesi in via di sviluppo è ormai ritenuta lo slum upgrading partecipativo. Tuttavia, finora, queste pratiche sono per lo più state adottate su scala ridotta o su progetti dimostrativi. Gli interventi sono destinati a favorire i più poveri, spesso in situazioni dove non ci sono i mercati. I migliori esempi sono approcci olistici allo slum upgrading, con particolare attenzione alla salute, all!istruzione, all!alloggio, al sostentamento e alla parità di genere. I governi rivestono un ruolo chiave nell!agevolare e dare avvio alle iniziative, pur mantenendo la responsabilità finanziaria e il rispetto delle norme di qualità. Adesso si ritiene una buona pratica sia quella di coinvolgere le comunità fin dall'inizio, spesso attraverso un processo formalizzato, e di richiedere un contributo agli occupanti in termini non strettamente monetari ma molto più sovente in termini di contributo lavorativo. Gli sforzi più sostenibili sembrano essere quelli legati ai programmi relativi alle strategie di sviluppo degli assi portanti della città, quali l!upgrading in tutta la città e l!impegno politico per la manutenzione. In generale si ritiene che debbano essere assistiti i più emarginati o i più limitati culturalmente, rendendo necessaria una maggiore partecipazione e partnership. Molte agenzie sono state coinvolte nello slum upgrading, nel corso degli ultimi 25 anni, in tutte le regioni del mondo, insieme a migliaia di amministrazioni locali e di ONG. Per realizzare progetti di questo tipo è 24 UN-HABITAT, The Challenge of slums- Global report on human settlements 2003, Earthscan, London 2003, p.138-131. 41 necessario un!ottima organizzazione, una buona volontà locale, la coesione, la volontà politica e resta da vedere se siano replicabili su vasta scala. Le esperienze più recenti di upgrading possono essere caratterizzate dall!avere obiettivi più modesti e su scala ridotta, spesso concentrandosi su uno o due interventi, a partire da un unico quartiere di dimensioni limitate. Gli investimenti in infrastrutture, realizzati in questi progetti, devono migliorare le condizioni di vita dei poveri urbani; le comunità selezionano i propri investimenti, da destinare alla realizzazione delle infrastrutture che ritengono prioritarie, attraverso un processo di pianificazione partecipativa supportato da un team di intermediazione sociale. Anche i recenti progetti multi - settoriali hanno avuto la tendenza ad includere minor numero di interventi rispetto ai progetti di prima generazione. Mentre la ragione per la scala più piccola o la gamma più limitata di interventi riflette in parte le critiche ai progetti precedenti ritenuti troppo ambizioso, è anche in funzione della nuova diversità degli attori coinvolti nella riqualificazione insediamento. Un numero significativo di ONG internazionali, sono attive, come è crescente il numero di organizzazioni locali su base comunitaria (CBO) e organizzazioni non governative (ONG). I donatori bilaterali, invece, non hanno del tutto rinunciato a progetti più ampi, ma agiscono cercando prima di tutto di rafforzare le capacità delle istituzioni, sostenendo lo sviluppo e la riforma della politica prima di provare ad agire su una scala più ampia. Sia ai progetti di upgrading di prima generazione sia a quelli più recenti, sono stati riconosciuti effetti specifici positivi. I progetti hanno aumentato lo stock abitativo e la qualità di quelli esistenti. Le valutazioni di diverse iniziative di upgrading realizzate dalla Banca Mondiale25 hanno messo in evidenza che le abitazioni realizzate secondo questi progetti erano accessibili alla maggior parte dei beneficiari a basso reddito ai quali erano destinati. I dati disponibili indicano, inoltre, che le spese per questo miglioramento dell!edilizia abitativa non sono andate a scapito di altre esigenze, come del cibo o dei servizi sanitari. 25 World Bank, Informal Settlement Upgrading in Sub-Saharan Africa: Retrospective and Lessons Learned. Washington, DC, The World Bank, 2003. 42 Gli slums un fenomeno urbano CAPITOLO 1 L!ottenimento della security of tenure, inoltre, ha dimostrato di avere gli effetti positivi previsti: in numerosi progetti di security of tenure sono stati fatti degli investimenti privati in abitazioni e miglioramento quartiere generale, in seguito al miglioramento della security of tenure. I redditi sono anche aumentati in particolare a seguito di progetti di upgrading, che prevedevano la realizzazione di camere extra da destinare all!affitto. Piccoli proprietari terrieri che hanno ottenuto appezzamenti attraverso il Self-Help Housing, per esempio, sono in grado di trovare facilmente degli affittuari e ciò consente loro di soddisfare i pagamenti mensili del lotto e di fornire un flusso di reddito importante per la sopravvivenza delle famiglie. Infine, la fornitura delle infrastrutture e dei principali servizi urbani ha migliorato la qualità della vita dei residenti degli slums; si è infatti osservato come la fornitura di acqua corrente ha abbassato la spesa che gli abitanti dovevano affrontare in precedenza per acquistare l!acqua da venditori ambulanti. Nonostante questi contributi positivi, lo slum l'upgrading, come approccio per affrontare la povertà urbana e migliorare la qualità della vita dei poveri delle città, non è esente da critiche. L'upgrading ha dimostrato di avere una serie di carenze, sia nella sua attuazione a livello di progetto, sia come approccio politico per affrontare la realizzazione di alloggi a basso costo. In termini di attuazione, i progetti di riqualificazione hanno avuto diverse difficoltà ed insuccessi. Si è rivelato totalmente fallimentare l!aspetto che concerne il recupero dei costi. Senza recupero dei costi è difficile tentare di continuare gli sforzi l'upgrading altrove. Un secondo fallimento rilevante è stato nel settore della gestione e della manutenzione di infrastrutture costose. Una terza area principale di difficoltà è stata nel settore della prestazione di security of tenure. Nonostante i tentativi di semplificare le procedure, la sistemazione delle questioni di proprietà della terra e l'elaborazione di documenti legali che definiscono la sicurezza hanno sempre complicato e rallentato l'attuazione dei progetti e gli investimenti nelle infrastrutture. 43 Una critica fondamentale definisce l'upgrading come un cerotto, un approccio frammentario che va a beneficio di pochi fortunati e fa ben poco per affrontare le dinamiche di fondo di sviluppo degli slums, quali l!iniqua distribuzione della terra, le disfunzionali strutture istituzionali, la povertà strutturale. La scala delle iniziative di upgrading, inoltre, è inadeguata ad affrontare la continua richiesta di alloggi a basso costo. In risposta a queste criticità, l'agenda di sviluppo urbano per le organizzazioni ed i governi nazionali si sono evolute già a partire dagli anni "90. I Programmi Urbani, soprattutto quelli sostenuti dalla Banca Mondiale e US AID hanno cominciato a valutare sistematicamente, rafforzare e riformare le istituzioni chiave, compresi i mercati delle aree urbane, i sistemi di finanziamento delle abitazioni, e controllare più efficacemente i processi di sviluppo e di pianificazione messi in atto dai governi centrali e locali. Dato questo programma di riforma istituzionale in corso complementare, l!opportunità di upgrading più diffuso e più efficace appare più forte. Un numero crescente di governi e donatori, quindi, stanno attuando una terza generazione di programmi di upgrading, in tutti i Paesi in via di sviluppo. Il supporto alle politiche di upgrading nasce dalla convinzione che l'accelerazione della povertà urbana deve essere seguita e tale upgrading rimane uno dei metodi più validi per il miglioramento immediato e tangibile delle condizioni di vita dei poveri urbani. 44 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 CAPITOLO 2 OBIETTIVO 7D: OTTENERE UN MIGLIORAMENTO SIGNIFICATIVO DELL!ESISTENZA DI ALMENO 100 MILIONI D!ABITANTI DEGLI SLUMS ENTRO L'ANNO 2000 2.1 La dichiarazione del Millennio: genesi dei Millennium Development Goals (MDG) Nel settembre del 2000, presso le Nazioni Unite si sono riuniti 189 leader mondiali per il Vertice del Millennio e hanno adottato la Dichiarazione del Millennio, con la quale si sono fermamente impegnati a “ non risparmiare alcuno sforzo per liberare i nostri simili, uomini, donne e bambini dalle condizioni di abietta e disumana estrema povertà, a cui più di un miliardo di essi sono attualmente sottoposti. Siamo impegnati a rendere il diritto allo sviluppo una realtà per tutti, e di liberare l'intera razza umana dal bisogno. Decidiamo, quindi, di creare un ambiente - a livello nazionale e globale allo stesso modo che è favorevole allo sviluppo e all'eliminazione della povertà ".1 Queste solenni promesse sono la base del patto globale per combattere insieme la povertà, la fame, le disuguaglianze di genere, il degrado ambientale, l!HIV/AIDS e assicurare l!accesso all!istruzione e all!acqua potabile, nonché alla sanità, entro il 2015. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) comprendono questa ampia gamma di impegni. Gli MDG sono il risultato di varie iniziative delle Nazioni Unite che si sono succedute nel corso degli anni per fornire obiettivi globali limitate nel tempo e 1 United Nations, A/RES/55/2, Resolution adopted by the General Assembly, 18 settembre 2000. 45 quantificabili per orientare e influenzare le strategie nazionali e internazionali per lo sviluppo. Fin dalla sua creazione, il sistema delle Nazioni Unite ha definito una grande varietà di obiettivi globali con obiettivi specifici, tra cui risultano, tra gli altri, il termine del colonialismo (un focus particolare nel periodo dal 1940 al 1960), l!accelerazione della crescita economica attraverso una maggiore assistenza internazionale (un focus durante il decennio per lo sviluppo delle Nazioni Unite nel 1960 e nei tre decenni successivi) e sradicare il vaiolo, la malaria e altre malattie trasmissibili (un focus a partire dal 1950). Nel 1995, l'OECD Development Assistance Committee (DAC) è impegnata in un lungo processo di revisione di esperienze passate e di pianificazioni politiche a lungo termine. Questa iniziativa ha determinato nel rapporto Shaping the 21st Century: The Contribution of Development Co-operation,, pubblicato nel maggio 1996, la formulazione di sette obiettivi estratti dalle risoluzioni delle conferenze e riunioni ONU. Le successive riunioni di esperti hanno portato alla definizione quantificata degli International Development Targets (IDT) (misurati con 21 indicatori) da raggiungere entro il 2015. Gli MDG sono una sintesi degli International Development Targets concordati nelle conferenze delle Nazioni Unite per lo sviluppo sociale e riunioni al vertice mondiale degli anni 1990, e la Dichiarazione del Millennio adottata dai capi di Stato in occasione del Vertice del Millennio a New York nel settembre 2000. Nel 2001, gli MDG sono stati approvati dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite come parte della relazione del Segretario generale dell'ONU, una tabella di marcia verso l'attuazione della Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite2. Il Vertice del Millennio ha integrato la maggior parte degli IDT nella sua Dichiarazione del Millennio, mentre ha inserito dei nuovi obiettivi per dimezzare la proporzione delle persone che soffrono la fame, invertire la diffusione dell'HIV / AIDS, la malaria, la tubercolosi e altre gravi malattie, dimezzare la proporzione di persone che non hanno accesso all'acqua potabile, e migliorare la vita di 100 milioni di abitanti degli slums. L'aggiunta di un ottavo gol (per "Sviluppare un 2 Sanjay G. Reddy and Antoine Heuty, Achieving the Millennium Development Goals: What!s wrong with existing analytical models?, DESA, Working Paper No. 30, September 2006, p.1-2. 46 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 partenariato globale per lo sviluppo") aveva lo scopo di integrare i sette obiettivi sociali e ambientali e per sottolineare la necessità per i paesi sviluppati di realizzare riforme politiche e fornire risorse tali da sostenere le capacità dei Paesi in via di sviluppo di partecipare attivamente all'economia globale . 2.2 I Millennium Development Goals (MDG) Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG) sono la più grande promessa del mondo - un accordo globale attraverso l'azione collaborativa per ridurre la povertà e le privazioni umane che hanno raggiunto dei tassi storicamente senza precedenti. Si differenziano da tutti gli altri impegni globali per la riduzione della povertà nella loro natura globale e per gli sforzi sistematici presi per finanziarli, attuarli e monitorarli, e per lo sforzo fatto al fine di quantificare in modo preciso i risultati che s!intendono raggiungere e dare una precisa scadenza temporale entro il quale questo risultato dovrebbe esse raggiunto. Mentre gli MDG godono di un clima favorevole intorno a loro, attraverso le buone intenzioni e il conforto morale, di contro ci sono accesi dibattiti negli ambienti accademici e professionali sul loro valore. Queste vanno da i modernisti estremi, che li assumono al valore nominale e sono ottimisti sul fatto che siano un modello per la trasformazione della condizione umana; ai realisti strategici, che non credono che gli MDG siano un progetto per l'azione, ma credono che siano indispensabili per ampliare le ambizioni e mobilitare l'impegno politico e il sostegno pubblico; ai critici, che li vedono come ben intenzioni, ma mal pensato - distrae l'attenzione da obiettivi più appropriati e da politiche e azioni più efficaci. Vi sono poi anche attraverso i critici radicali, che vedono gli MDG come una cospirazione per oscurare la questione veramente importante del Millennio ovvero la crescente disuguaglianza globale, le alternative al capitalismo e il rafforzamento del ruolo delle donne3. 3 David Hulme, The Millennium Development Goals (MDGs): A Short History of the World!s Biggest Promise, Brooks World Poverty Institute, Manchester, September 2009, p. 5. 47 Ma tornando alla sostanza specifica degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, essi sono nati da riflessioni e summit che si sono succeduti nel corso degli ultimi decenni a partire dagli anni !60, sino ad arrivare al Vertice del Millennio del 2000 dove gli Stati Membri delle Nazioni Unite stabilirono gli otto obiettivi, così articolati: (1) Eliminare la povertà estrema e la fame (2) Raggiungere l'istruzione primaria universale (3) Promuovere l'uguaglianza di genere e l'empowerment delle donne (4) Ridurre la mortalità infantile (5) Migliorare la salute materna (6) Combattere l'HIV / AIDS, malaria e altre malattie (7) Assicurare la sostenibilità ambientale (8) Sviluppare una partnership globale per lo sviluppo4. Gli obiettivi sono accompagnati da 18 target, che dovranno essere raggiunti per la maggior parte entro il 2015 , e sono misurati da indicatori. Il processo di selezione degli obiettivi e degli indicatori è stata condotta sotto l'egida del Segretario generale dell'ONU e l'elenco è stato ampiamente sostenuto dalle agenzie delle Nazioni Unite, la Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e l'OCSE. I MDG comprendono i diritti fondamentali, i diritti umani di ogni persona sul pianeta per la salute, l'istruzione, l'alloggio e la sicurezza come promesso nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo e nella Dichiarazione del Millennio dell'ONU. Nel 2005, i leader mondiali si sono riuniti al Palazzo di vetro delle Nazioni Unite a New York per il Vertice di Alto Livello dell!Assemblea Generale, durante il quale hanno parlato dei progressi fatti dai singoli Paesi nel conseguimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. I leader mondiali, al vertice straordinario del Millennio delle Nazioni Unite nel settembre 2000, hanno voluto dare una risposta concreta alle condizioni di vita della popolazione in relazione all!imponente problema della povertà. 4 Ogni obiettivo è associato a obiettivi specifici, diciotto in totale, e ogni obiettivo è legato agli indicatori quantificabili, quarantotto in totale. I diversi obiettivi, i target e gli indicatori sono presentati in appendice. 48 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 Se infatti, nel 2015 gli obiettivi saranno raggiunti, più di 500 milioni di persone saranno uscite dalla povertà estrema, più di 300 milioni non soffriranno più la fame. Ci saranno anche enormi progressi di salute del bambino, 30 milioni di bambini saranno salvati, diminuendo la mortalità infantile sotto i cinque anni di vita. Saranno salvate le vite di oltre 2 milioni di madri. Inoltre il raggiungimento degli obiettivi significa acqua potabile per altri 350 milioni di persone, e accesso ai servizi sanitari di base per 650 milioni, permettendo loro di condurre una vita sana e più dignitosa. Centinaia di altri milioni di donne e ragazze condurranno la loro vita in libertà, con più sicurezza e maggiori opportunità. Dietro a questi grandi numeri ci sono le vite e le speranze di persone che cercano nuove opportunità per porre fine il peso di una povertà opprimente. Molti Paesi stanno raccogliendo i benefici della globalizzazione e sono sulla buona strada per raggiungere almeno alcuni degli Obiettivi entro il termine stabilito del 2015. Tra il 1990 e il 2001, secondo le stime della Banca Mondiale, la percentuale di persone che vivono in estrema povertà è scesa dal 28 per cento al 21 per cento nei Paesi in via di sviluppo. Il numero di persone in estrema povertà è sceso da 1,210 a 1,090 miliardi5. Molte regioni, soprattutto in parti consistenti dell' Asia orientale e meridionale, hanno vissuto un significativo progresso economico e sociale. Eppure vaste regioni sono lontane dall!raggiungimento degli obiettivi. L'Africa Sub-sahariana, in particolare, è quella più drammaticamente lontana e ancora gravemente afflitta dall! AIDS, dalla malaria, dalla diminuzione della produzione alimentare per persona, dal deterioramento delle condizioni delle abitazioni e dal degrado ambientale. La maggior parte dei Paesi della regione hanno un andamento che gli porterà a mancare la maggior parte o tutti gli Obiettivi6. Il cambiamento climatico potrebbe aggravare 5 la situazione aumentando J.D.Sachs (Director), Investing in development-A practical plan to achieve the millennium development goals, Earthscan, London, 2005, p.1-2. 6 UN, Achieving the Millennium Development Goals in Africa - Recommendations of the MDG Africa Steering Group June 2008, United Nations Department of Public Information, New York, 2008. 49 l'insicurezza alimentare, la diffusione di malattie virali e la probabilità di disastri naturali; un prolungato periodo di scarse precipitazioni, in alcune zone dell'Africa, ha già provocato il caos. L'obiettivo per la parità di genere nell'istruzione primaria e secondaria, il cui termine è stato anticipato al 2005, non è stato raggiunto, in molti Paesi. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio sono troppo importanti per poter fallire e sono dotati per la prima volta di uno strumento che permette di individuare gli obiettivi in maniera specifica e completa. Per il sistema politico internazionale, sono il fulcro su cui si basa la politica di sviluppo. Per le persone, più di un miliardo, che vivono in estrema povertà, rappresentano i mezzi per raggiungere una vita produttiva. Per tutti sia Paesi poveri che Paesi ricchi, sono una chiave di volta alla ricerca di un mondo più sicuro e pacifico. 2.3 Come nasce l!obiettivo 7D La rinnovata attenzione per la povertà urbana ha portato i governi, durante il Summit del Millennio nel settembre 2000, ad adottare un obiettivo specifico sugli slums urbani, che mira a migliorare significativamente la vita di almeno 100 milioni di abitanti degli slums entro il 2020. Questo obiettivo è stato in seguito proposto dalla task force delle Nazioni Unite sugli slums per essere ampliato e formulato come segue: "Entro il 2020, migliorare sostanzialmente la vita di almeno 100 milioni di abitanti degli slums, fornendo adeguate alternative alla formazione di nuovi slums". UN-Habitat è l!agenzia delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, la cui missione dichiarata è quella “di promuovere socialmente e ambientalmente lo sviluppo sostenibile, degli insediamenti umani e il raggiungimento di un alloggio adeguato per tutti”; ha ricevuto mandato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di monitorare gli sforzi degli Stati membri di attuare le finalità e gli obiettivi dell'Agenda Habitat, definita in occasione della Conferenza Habitat II a Istanbul, in Turchia, nel giugno 1996. 50 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 Nel 1999 UN-Habitat nella Dichiarazione di Visione Strategica rinnova l!attenzione sulla povertà urbana, sull!empowerment delle donne e annuncia la costituzione di strumenti di difesa dei diritti di base in ambito urbano, istituendo la Campagna Globale per Secure Tenure e per la governance urbana. Nel giugno 2001 gli Stati membri delle Nazioni Unite adottano la Dichiarazione sulle città e altri insediamenti umani nel nuovo millennio. Da questa nuova visione strategica, nasce la partnership tra UN-Habitat e la Banca mondiale per lanciare Cities Alliance, sotto i cui auspici le due organizzazioni hanno prodotto "Cities without slums" che patrocinato da Nelson Mandela, delinea un piano d'azione per affrontare la questione degli slums. Questo piano d'azione, con la sua chiara focalizzazione sugli abitanti degli slums urbani, è stato successivamente articolato dal Segretario Generale Kofi Annan nel suo rapporto per l'Assemblea del Millennio, del suo inserimento nella Dichiarazione del Millennio e gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. Nel novembre 2001 l'Assemblea Generale assegna al Centro per gli Insediamenti Umani al Programma delle Nazioni Unite, UN-Habitat, il compito di monitorare l!obiettivo 7D. La decisione è in risposta ai grandi cambiamenti demografici delle popolazioni che si muovono verso le città. UN-Habitat sostiene con le sue competenze specifiche i governi e alle autorità locali, fornendo una vasta gamma di servizi di consulenza e assistenza tecnica in materia di: alloggi e sviluppo urbano, infrastrutture, pianificazione e gestione ambientale, gestione delle catastrofi, le finanze comunali e di gestione, sicurezza urbana e sicurezza, ecc. La Dichiarazione di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile ha deliberato di "aumentare rapidamente l'accesso ai requisiti di base come l'acqua pulita, servizi igienici, un riparo adeguato ..." ponendo in tal modo l'area di responsabilità di UN-Habitat in cima all'ordine del giorno. Il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (UN-Habitat) si concentra nell! alleviare la manifestazione più visibile di povertà urbana, vale a dire, alloggi inadeguati e mancanza di fissa dimora, le infrastrutture deboli e poveri i servizi di base. Nel dicembre 2001, l'Assemblea Generale ha 51 trasformato il Centro delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani in un vero e proprio Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, dimostrando un forte impegno per l'attuazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio ". La diciannovesima sessione del Consiglio direttivo tenutosi a Nairobi il 5-9 maggio 2003 ha adottato la Risoluzione 19/5 sulla "attuazione e il monitoraggio dell'obiettivo della Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite per migliorare la vita degli abitanti degli slums", che appoggia e sostiene il ruolo chiave di UNHabitat nell'attuazione e nel monitoraggio l'obiettivo per migliorare la vita degli abitanti degli slums. Data la crescita della popolazione e gli alti tassi di urbanizzazione, a prescindere dalle misure adottate per invertire le tendenze, la popolazione delle città aumenterà, e una parte sostanziale di questi cittadini vivranno in slums. Un aspetto cruciale per invertire queste tendenze sarà quello di pianificare la gestione dei terreni urbani e di dotarli delle infrastrutture primarie, scoraggiando così la formazione di nuovi slums. 2.4 L!interpretazione dell!obiettivo 7D L!obiettivo, sin dalla sua prima formulazione, è stato interpretato da un punto di vista meramente fisico. L!attenzione è andata agli slums in quanto insediamenti fisici. Questa interpretazione è resa evidente dagli indicatori che sono stati predisposti per monitorare il raggiungimento dell!obiettivo. Questi sono incentrati, come vedremo in dettaglio nei successivi paragrafi, sulle caratteristiche fisiche e infrastrutturali degli insediamenti. A prova di ciò sta il fatto che sia stato preposto UN-Habitat, Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, per il monitoraggio dell!obiettivo. La maggioranza degli enti governativi che si sono confrontati con questo obiettivo hanno concentrato la loro attenzione sugli elementi che compongono l!indicatore. Il punto di partenza è considerato l!insediamento e gli sforzi sono incentrati sul suo miglioramento strutturale e infrastrutturale, considerando 52 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 come conseguenza di tali sforzi il miglioramento delle vite degli abitanti degli slums. Vi sono però delle interpretazioni più ampie che partono dal concetto di “miglioramento delle vite degli abitanti degli slums”. È importante definire la portata del miglioramento nella vita degli abitanti degli slums; esso va oltre lo slum upgrading e assume un approccio globale, che abbraccia l'eliminazione della povertà e il miglioramento della salute pubblica e dei servizi educativi. Incrementare la salute pubblica, l'istruzione primaria e le attività che generano occupazione, fanno migliorare la vita degli gli abitanti degli slums, con o senza il miglioramento delle condizioni di vita fisica e spaziale dell!insediamento. Ciò che giustifica un approccio globale é anche il legame tra slum upgrading e la sostenibilità dei programmi atti a fornire salute e servizi educativi. Molte malattie infantili sono causate dalla mancanza di servizi igienico-sanitari, o per l'acqua non potabile. La correlazione tra malattie respiratorie acute e l'inquinamento indoor è anche stata documentata in termini di livello d!istruzione, molti studi indicano che la maggioranza dei genitori che si stabiliscono negli slums posticipano l'invio dei loro figli, a scuola, specialmente le ragazze, fino a che non abbiano costruito le loro abitazioni o si sentano legalmente protetti. Queste considerazioni giustificano giustifica un ulteriore approccio globale al "miglioramento" consistente nell'incoraggiare strategie di sviluppo urbano inclusive e egualitarie. Il parametro ultimo per misurare il miglioramento è definito come la riduzione delle disuguaglianze urbane povertà vis à vis, la salute, l'occupazione e l'istruzione. I principali strumenti utilizzati per misurare i progressi nella riduzione di tali ineguaglianze sono i Sondaggi delle ingiustizie Urbane, che confrontano la situazione e i progressi compiuti tra gli abitanti degli slums e non slums, all'interno del contesto cittadino. Il numero di questionari completati tuttavia, su trentacinque città campione, non fornisce la massa critica utile per il monitoraggio globale7. 7 Department of Economic and Social Affairs, Progress towards the Millennium Development Goals,1990-2005, 53 La Dichiarazione del Millennio ha aperto nuovi orizzonti portando la questione degli abitanti degli slums nella agenda per lo sviluppo del mondo. Tuttavia, l'obiettivo di 100 milioni, un decimo degli abitanti degli slums nel 2000, non sarebbe l'ideale per abbracciare la maggior parte degli abitanti degli slums esistenti, così come i potenziali. La modestia del target non è in grado di stimolare soluzioni positive su larga scala. Tuttavia, creando una sinergia tra l!obiettivo 7D e gli altri MDG, porterà a dimezzare la percentuale di abitanti degli slums entro il 2020, e ciò dovrebbe fornire un clima politico più favorevole. L!obiettivo 7D è l!unico tra i MDG che si pone come obiettivo specifico la povertà urbana ed è importante al fine di riconoscere il contesto urbano come cruciale per il raggiungimento di tutti gli altri MDG. 2.5 L!indicatore ufficiale L!indicatore ufficiale che era stato inizialmente predisposto per misurare il livello di raggiungimento dell!obiettivo era definito come "la percentuale di famiglie con la security of tenure nelle città". L'inserimento di questo indicatore all'interno di un insieme di indicatori globali convenzionali sulla povertà e lo sviluppo umano fu un punto di svolta per controllare gli sforzi compiuti in materia di security of tenure nelle aree urbane. A seguito della Dichiarazione del Millennio, il successivo principale strumento politico per eliminare la povertà nelle città e nei villaggi fu lo sviluppo di agenzie di sviluppo multilaterali e bilaterali. Queste agenzie hanno dovuto sviluppare sistemi per la raccolta e analisi dei dati comparativi a livello internazionale. Un gruppo tecnico interministeriale venne istituito e UN-Habitat divenne la principale agenzia per lo sviluppo di questo indicatore. Nel 2011, durante il ventitreesimo Consiglio direttivo di UN-Habitat, gli Stati membri si sono impegnati a: "Promuovere la security of tenure di tutti i segmenti della società, riconoscendo e rispettando una pluralità di sistemi di proprietà, l'individuazione e l'adozione, forme intermedie di accordi di possesso, adottando forme alternative di gestione del territorio e registri fondiari accanto ai 54 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 sistemi tradizionali di gestione del territorio, e intensificare gli sforzi per raggiungere sicuri e riconosciuti diritti in situazioni di post conflitto e di postdisastro"8. La dichiarazione è stata un segnale forte per sviluppare indicatori della security of tenure nel contesto del continuum dei diritti fondiari. Una iniziativa chiave per il monitoraggio di tale indicatore in materia di security of tenure in insediamenti urbani è stata la Expert Group Meeting organizzato da UN-Habitat, nel novembre 2002, allo scopo di articolare una definizione operativa di security of tenure. Questo si è tradotto nella definizione di un questionario per le indagini sulle famiglie, che è stato poi svolto nel 2002. I dati sono stati successivamente raccolti attraverso le Urban Inequities Surveys (UIS) fatte in un certo numero di città. Le sintesi dei moduli di security of tenure sono stati supportati dalle iniziative di indagine esistenti tra il 2003 e il 2006. Le UIS hanno evidenziato molte sfumature di security of tenure sulla base di grandi campioni di intervistati. Tuttavia, i sondaggi non riflettono il quadro giuridico e istituzionale all'interno di una società che avrebbe potuto fornire dati qualitativi sulla misura in cui l'ambiente politico è favorevole alla risoluzione di questioni di possesso per i poveri delle città. Quindi, UN-Habitat ha sviluppato un altro strumento, il Legal and Institutional Framework Index (LIFI), e ha creato le opportunità per pilotarli. Ma nonostante ciò si è presto messa in luce l!estrema difficoltà di avere una misurazione e una valutazione efficace della security of tenure e quindi l!inadeguatezza di tale indicatore. Così UN-Habitat ha formulato un!altro indicatore, pur continuando a considerare la security of tenure un elemento fondamentale per constatare il miglioramento delle vite degli abitanti degli slums. Il nuovo indicatore ufficiale messo in campo per valutare il raggiungimento dell!obiettivo è stato individuato nella “percentuale di popolazione urbana che 8 UN-HABITAT risoluzione HSP/GC/23/CRP.18 on “Sustainable urban development through expanding equitable access to land, housing, basic services and infrastructure” (p 4, paragrafo 7 (b)) adottata durante la 23esima Sessione in Nairobi, 14 Aprile 2011. 55 abita in slums”. Tale percentuale viene misurata attraverso una proxy9 rappresentata dalla popolazione urbana che abita in un!abitazione con almeno una di queste caratteristiche: (a) mancanza di adeguato accesso all!acqua potabile; (b) mancanza di servizi sanitari adeguati; (c) sovraffollamento (3 o più persone per stanza); e (d) costruzioni realizzate con materiale non durevole10. Questo indicatore focalizza l'attenzione sulle condizioni che caratterizzano la vita degli slums, che rappresentano le carenze della povertà come un attributo dell!ambiente in cui vivono gli abitanti degli slums. La misurazione della presenza di slums e il miglioramento delle loro condizioni sono stati effettuati facendo riferimento al livello d!accesso degli abitanti degli slums ai servizi e alla security of tenure così come alla loro condizioni di vita, tra cui il sovraffollamento, e la qualità delle loro abitazioni. Insieme, questi quattro indicatori sono utilizzati per stimare il numero totale d!abitanti degli slums11. In assenza di dati, a breve termine per definire e misurare "il miglioramento della vita degli gli abitanti degli slums", sarà limitata ai criteri abbracciati nella attuale definizione di slums. Una famiglia che abita negli slums non è considerata '"migliorata", se non vi è progresso in uno o più dei quattro attributi usati per definire una famiglia di abitanti degli slums. Tuttavia, la definizione manca della componente spaziale e del tipo di privazioni delle abitazioni. L'indicatore non tiene conto del numero e la portata delle quattro condizioni di disagio abitativo, il che non fornisce informazioni sulla gravità delle condizioni degli slums. 9 UN, Indicators for Monitoring the Millennium Development Goals, Department of Economic and Social Affairs–Statistics Division, New York, 2003. 10 UN, Indicators for Monitoring the Millennium Development Goals, Department of Economic and Social Affairs–Statistics Division, New York, 2003. 11 UN-HABITAT, Urban Indicators Guidelines “Better Information, Better Cities” Monitoring the Habitat Agenda and the Millennium Development Goals- Slums Target, Nairobi, july 2009. 56 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 2.6 Gli elementi che costituiscono l!indicatore ufficiale L!indicatore ufficiale definito come “percentuale di popolazione urbana che abita in slums” si compone di quattro elementi : (a) mancanza di adeguato accesso all!acqua potabile; (b) mancanza di servizi sanitari adeguati; (c) sovraffollamento (3 o più persone per stanza); (d) costruzioni realizzate con materiale non durevole. Questi rappresentano gli elementi che sono stati considerati essenziali per caratterizzare la condizione di slum. Aver inserito questi elementi nella proxy per la misurazione dell!indice significa voler agire direttamente sul concetto stesso di slums, preso nella sua accezione strettamente strutturale. Analizzando gli elementi dell!indicatore in dettaglio si può meglio intendere questo tipo di approccio. 2.6.1 Mancanza d!acceso all!approvvigionamento d!acqua potabile L'acqua è una delle grandi necessità della vita umana, che è data per scontata nel mondo sviluppato. Una fonte di acqua pulita è assolutamente necessaria per la vita e la salute, ma quasi 2 miliardi di persone non hanno accesso all'acqua potabile adeguata o può solo ottenerla a prezzi elevati. In molte città, gli abitanti degli slums sono raramente connesse alla rete idrica e possono contare solo su acqua distribuita da venditori ambulanti che applicano un prezzo fino a 200 volte superiore di quello richiesto per l!acqua fornita dalla rete pubblica. Migliorare l'accesso all'acqua potabile comporta meno oneri per le persone, soprattutto per le donne, che raccolgono l'acqua dalle fonti disponibili. Significa anche ridurre l'onere globale di malattie legate all'acqua e il miglioramento della qualità della vita. 57 L'accesso alla rete idrica è un dato abitualmente raccolto sia a livello nazionale sia quello sub-nazionale nella maggior parte dei paesi che utilizzano censimenti e sondaggi, al fine di avere un quadro della situazione igienico sanitaria e degli standard di vita della popolazione. In termini operativi l!accesso all! acqua potabile è legato alla presenza o meno dei seguenti elementi: • allaccio alla condotta pubblica dell!acqua • tubazioni verticali pubbliche • pozzo naturale • pozzo artificiale protetto • sorgente protetta • raccolta delle acque piovane • acqua imbottigliata Una famiglia è considerata avente accesso all'acqua potabile se dispone di una quantità sufficiente di acqua per uso familiare, ad un prezzo accessibile, disponibile per i membri della famiglia senza essere sottoposti a uno sforzo estremo, in particolare a donne e bambini. L'acqua deve essere accessibile, in quantità sufficiente e disponibile senza eccessivi sforzi fisici e dispendio di tempo. Questo indicatore richiede definizioni per i diversi elementi: • accessibile: i costi dell!acqua devono incidere per una percentuale ragionevole del reddito familiare, vale a dire meno del 10%; • sufficiente quantità: l'acqua dovrebbe essere disponibile a una quantità di almeno 20 litri per persona al giorno; • Senza eccessivi sforzi e il tempo: il prelievo di acqua per le famiglie non deve impiegare una percentuale eccessiva di tempo del nucleo familiare (meno di un'ora al giorno per la quantità minima sufficiente di almeno 20 litri per persona al giorno). Queste definizioni dovrebbero essere adattate ai contesti locali. 58 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 2.6.2 Mancanza d!accesso a servizi igienici adeguati La mancanza di servizi igienico-sanitari è un grave problema di salute pubblica che crea un ambiente insalubre, morbidità e mortalità. Altamente infettive, le deiezioni sono legate a malattie, come il colera che colpisce ancora intere comunità nei paesi in via di sviluppo. La diarrea, che si diffonde facilmente in un ambiente di scarsa igiene e servizi igienici inadeguati, uccide circa 2,2 milioni di persone ogni anno, la maggior parte dei quali bambini sotto i cinque anni. I servizi igienico-sanitari inadeguati, attraverso il loro impatto sulla salute e sull'ambiente, hanno notevoli implicazioni per lo sviluppo economico. Le persone perdono giorni di lavoro a causa di malattia derivante da problemi al sistema gastroenterico. Inoltre, la cattiva gestione dei rifiuti fognari costituisce una minaccia fondamentale per le risorse idriche mondiali. Per quel che concerne l!accesso ad servizi igienici adeguati gli elementi che li contraddistinguono sono i seguenti: • collegamento diretto alla rete pubblica fognaria • collegamento diretto ad una fossa settica • latrina a fossa con ventilazione migliorata • latrina a fossa coperta da soletta Un nucleo famigliare è considerato avere un accesso adeguato ai servizi igienico-sanitari, se ha accesso ad un sistema di smaltimento dei liquami, sia sotto forma di una toilette privata o di un bagno pubblico condiviso con un numero ragionevole di persone, e disponibile per i membri della famiglia. Questi indicatori richiedono la definizione di diversi elementi: • condiviso: da un massimo di due famiglie; • Capacità sufficiente: il sistema settico dovrebbe avere una capacità sufficiente per non essere intasato. Questi elementi devono, per nel loro carattere oggettivo, essere valutati 59 e soppesati a seconda dell!ambiente in cui si va ad intervenire. Vi posso essere dei caratteri socio culturali i quali modificano le valutazioni prese in termini generali. 2.6.3 Sovraffollamento Si tratta di un indicatore chiave che misura l'adeguatezza dell! abitazione. Lo spazio ridotto per persona è spesso associato ad alcune categorie di rischi per la salute e quindi considerato come un criterio chiave per definire gli slums. Il sovraffollamento è associato ad un basso numero di metri quadrati per persona, a tassi di occupazione elevati - numero di persone che condividono una stanza - e ad un alto numero di unità consistenti in un!unica stanza. Una stanza è definita come uno spazio di un'unità abitativa o altri ambienti racchiusi da pareti che raggiungono il pavimento al soffitto o copertura del tetto, o ad una altezza di almeno due metri, di uno spazio sufficientemente grande per contenere un letto per un adulto , che è almeno quattro metri quadrati. Il numero totale di tipologie di camere comprende quindi letto, sale da pranzo, salotti, studi, soffitte abitabili, sala, cucina e servi altri spazi separati destinati a fini abitativi. Esempi di slums in tutto il mondo mostrano che le unità abitative sono spesso sovraffollate, con cinque e più persone a condividere la sola stanza che costituisce l!unità abitativa, utilizzata per cucinare, dormire, e per le altre attività domestiche. Diverse definizioni locali degli slums includono soglie minime per la dimensione dell'area, il numero di strutture in un gruppo d'insediamento, il numero di famiglie o di persone o la densità delle unità di abitazioni in una zona. Esempi sono la definizione di slums a Calcutta con un minimo di 700 mq. occupato da capanne, Bangkok con un minimo di 15 unità abitative per Rai (1600 mq.) o la definizione del censimento indiano con almeno 300 persone e 60 famiglie 60 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 che vivono in un cluster di insediamento12. Può essere considerato un ambiente sovraffollato quello nel quale vi siano più di tre persone che condividano la stessa stanza con dimensioni minime di quattro metri quadrati. 2.6.4 Abitazioni in materiali non durevoli Vengono definite durevoli le strutture adeguate e permanenti edificate in luoghi non pericolosi. Un alloggio è considerato 'resistente', se è costruito in una posizione non pericolosa e ha una struttura permanente e abbastanza adeguata per proteggere i suoi abitanti delle condizioni climatiche come pioggia, caldo, freddo, umidità. In generale, una struttura abitativa è considerata resistente quando alcuni materiali da costruzione resistenti sono utilizzati per tetti, pareti e il pavimento. Anche se alcune case possono essere costruite con materiali classificati come durevoli, gli abitanti non possono ancora godere di una protezione adeguata contro le intemperie e il clima a causa dello stato generale di una abitazione. Di contro, un materiale che non può essere definito durevole, secondo i criteri tecnologici moderni, lo può essere secondo le tecniche tradizionali, quando è combinato con la capacità di riparazione. Tali casi sono abitazioni popolari fatte di materiali naturali in villaggi, a cui gli abitanti fanno una manutenzione ogni anno. La resistenza dei materiali da costruzione è in larga misura soggetta alle condizioni locali, nonché alla costruzione e alle tradizioni locali e le competenze di manutenzione. Quali materiali possono essere considerati resistenti in un determinato ambito locali, deve essere determinato da esperti locali. Questo vale anche per il problema comune nelle abitazioni 12 UN-HABITAT, Guide to Monitoring Target 11: Improving the lives of 100 million slum dwellers, Nairobi, May 2003, p.14. 61 semi-urbane alla periferia delle città dei paesi in via di sviluppo che spesso seguono i modelli di costruzione rurali con materiali che possono essere considerati non durevoli in condizioni urbane. Inoltre, vi sono delle difficoltà legate all!interpretazione della conformità alle normative locali e dell!ubicazione pericolosa. Questi due indicatori non possono essere facilmente riscontrati in quanto richiedono conoscenze specifiche sullo stato giuridico e il piano di utilizzo del territorio, nonché le competenze per determinare le aree pericolose. L!entità di questo indicatore può essere stimata utilizzando i dati del censimento nazionale sulla qualità delle unità abitative. I dati ottenuti dal censimento possono essere utilizzati come base per valutazioni. Dovrebbe essere costituito, un gruppo di esperti, comprendente urbanisti, dirigenti della città, informatori chiave selezionati in slums e non slums, ecc, al fine di stimare il numero di famiglie che vivono in alloggi precari. Le seguenti ubicazioni devono essere considerate come pericolose: • Struttura collocata in zone geologicamente pericolose (frane / terremoto e zone inondabili); • Struttura in aree di frane di montagna; • Struttura intorno aree industriali ad alto inquinamento; • Struttura attorno ad altre zone a rischio, per esempio ferrovie, aeroporti, linee elettriche di alta tensione. I seguenti fattori di durabilità dovrebbero essere considerati quando si vogliono classificare le unità abitative : • Qualità di costruzione (materiali utilizzati per pareti, pavimento e tetto); • Conformità con i codici di costruzione locali, norme e decreti. 2.7 La security of tenure: una questione controversa Vi è un altro elemento che viene introdotto quando si affronta la questione degli slums ed è quello della security of tenure. Questo sta nell!ambito della legalità, che non è così facile da misurare o monitorare, dal momento che la 62 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 proprietà degli abitanti degli slums spesso dipende da diritti de facto o de iure o dalla loro mancanza. Non vi è alcun meccanismo attuale di monitorare la security of tenure, dal momento che dati sul livello sul diritto di proprietà delle famiglie, gli sfratti, la proprietà, e altri indicatori di security of tenure non sono facilmente reperibili attraverso i sistemi tradizionali di raccolta dati, come i censimenti e le indagini sulle famiglie. “Il diritto fondiario si riferisce ai diritti di individui o gruppi riguardo alla terra. La natura esatta e il contenuto di questi diritti, la fiducia che la gente ripone nel rispetto e nel riconoscimento di questi diritti sia da parte delle autorità pubbliche che delle comunità interessate, hanno un impatto diretto su come la terra è utilizzata ”13. In altre parole la security of tenure è il diritto di tutti gli individui e gruppi ad una protezione efficace da parte dello Stato contro gli sgomberi arbitrari, forzati e illegali, ciò può essere riconosciuto come una protezione de facto o percepita dagli sgomberi forzati.14 Il possesso, spesso, coinvolge un insieme complesso di regole, sovente definito come "insieme di diritti". Una data risorsa può avere più utenti, ciascuno dei quali ha diritti particolari alla risorsa. Alcuni utenti possono avere accesso all'intero pacchetto di diritti, con il pieno utilizzo e diritti di trasferimento. Altri possono essere limitati nel loro uso della risorsa. La sicurezza deriva dal fatto che i diritti di accesso e l'utilizzo dei terreni e proprietà è sottoscritta da un insieme di regole conosciute e che tale diritto è giudicabile. Durante una recente Riunione del Gruppo di esperti di UN-Habitat sugli indicatori urbani nell!ottobre del 2002, la security of tenure è stata anche definita come: " il diritto di tutti gli individui e gruppi per una protezione efficace da parte dello Stato contro gli sgomberi forzati". Secondo il diritto internazionale, "sfratto forzato" è definita come: "la rimozione permanente o temporanea contro la loro volontà degli individui, delle famiglie e / o comunità dalle abitazioni e / o 13 Fourie, C, “Best Practices Analysis on Access to Land and Secure Tenure”, UNCHS Land Management Series No. 8, p.30, 2000. 14 Department of Economic and Social Affairs, Progress towards the Millennium Development Goals,1990-2005. 63 di terra che occupano, senza la fornitura e l'accesso a, adeguate forme di protezione legale o di altro »15. UN-Habitat considera la security of tenure come un punto di partenza strategico piuttosto che come una panacea alla riduzione della povertà. In termini pratici per i singoli abitanti degli slums, la security of tenure si traduce in un grado di certezza che può motivare investimenti di risorse proprie al fine di migliorare l'abitazione e i servizi. In alcuni casi, un certificato di diritto d!occupazione anche temporanea può servire come uno strumento per farla valere su risorse pubbliche o di negoziare con le autorità statali per l'accesso ai servizi di base. La security of tenure può anche legittimare la presenza di terra o strutture su una determinata area come forme di garanzie per il credito, e quindi gli investimenti. Un ulteriore valore strategico della security of tenure è che, prevedendo diritti di occupazione, le autorità statali concedono gli abitanti degli slums un attestato di cittadinanza urbana, "Diritto alla città". Anche se apparentemente senza senso un semplice diritto d!occupazione è un grande traguardo per gli abitanti degli slums. Non solo può generare un senso di autostima e rispetto, ma anche di sensibilizzare gli abitanti degli slums ai loro diritti e doveri come cittadini urbani. E può servire come strumento di mobilitazione sociale e di sensibilizzazione, consentendo gli abitanti degli slums di istituire forme di organizzazione che trascendono etnie, religione, sesso, età e confini geografici. La security of tenure può essere considerata come la prima componente della progressiva realizzazione del diritto alla casa elaborate al punto 61 dell'Agenda Habitat. La concessione della security of tenure non potrà, di per sé, risolvere il problema dei senzatetto, della povertà, degli ambienti di vita pericolosi e degli alloggi inadeguati. Tuttavia, la security of tenure è uno degli elementi essenziali di una strategia di successo per l!abitazione. Infatti, è possibile sostenere che una tale strategia non avrà successo senza la security of tenure : è una condizione necessaria ma non sufficiente per il conseguimento 15 General Comment No. 7 (1997) adopted by the Committee on Economic, Social and Cultural Rights, HRI/GEN/1/Rev. 3, p. 94. 64 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 di un abitare sostenibile e riqualificato che, a sua volta, porta benefici sociali ed economici. Si tratta di un prerequisito per gli investimenti locali. Nessuno investe se ci si sente insicuri, anche se l'esperienza internazionale dimostra che perfino i poveri investiranno quello che possono, se hanno una ragionevole sicurezza. La sicurezza è in parte una questione di percezione. Titoli formali non sono l'unico mezzo per far sentire le persone abbastanza sicure da investire nelle loro case e quartieri. Tuttavia, un!osservazione molto importante di cautela deve essere fatta qui; security of tenure , per la casa non è necessariamente la security of tenure per donne e bambini. Nell'intraprendere la Campagna, UN-Habitat e i suoi partner stanno sostenendo che l'estensione della security of tenure deve andare a vantaggio delle donne e degli uomini allo stesso modo, ciò richiederà alcuni cambiamenti fondamentali dei diritti delle donne. Altrettanto importante, il diritto delle donne ad un eguale trattamento nella successione costituisce anche una parte vitale della Campagna16. In poche parole, l'uguaglianza di genere è un principio fondamentale che sottende l'intero strumento di difesa. L'esistenza di condizioni diffuse di insecure of tenure in tutto il mondo concentrati sui poveri urbani e sull'emarginazione delle donne, impedisce ai governi di concentrare il loro impegno per consentire l!accesso di "alloggio adeguato per tutti." Le politiche per la casa semplicemente non funzioneranno correttamente senza una certezza di lungo termine necessaria per la security of tenure. 16 UN-HABITAT, Global Campaign For Secure Tenure, A Tool for advocating the provision of adequate shelter for the urban poor, Nairobi, 2003. 65 2.8 L!inadeguatezza dell!indicatore Abbiamo visto come l!indicatore attualmente adottato da UN-Habitat per il monitoraggio dell!obiettivo 7D sia definito come la “percentuale di popolazione urbana residente in slums” e abbiamo analizzato in dettaglio gli elementi che lo compongono. UN-Habitat ha dedicato molta attenzione all!esplicazione di queste caratteristiche che compongono l!indicatore. Ma, nonostante questo, sono presenti margini di ambiguità nel misurare i risultati dei programmi che hanno come intento, quello di affrontare la questione degli slums, quantificando il numero di abitanti degli slums che abbiano ottenuto un miglioramento della propria vita. L!Obiettivo e il suo indicatore con la sua struttura, si pestano ad una interpretazione soggettiva. L!indicatore può essere utilizzato in maniera aggregata senza tener conto degli elementi che lo costituisco; in questo modo un intervento di sgombero forzato diminuisce la percentuale di popolazione che abita in slums in tale città, ma non vi la possibilità di comprendere a priori se tale intervento consenta un miglioramento della vita degli abitanti costretti ad abbandonare il loro insediamento. Si arriva al paradosso che un intervento che prevede la totale eliminazione fisica degli slums cittadini, senza nessun intervento per gli abitati che vi erano insediati, possa essere ritenuto un ottimo risultato, avendo eliminato la percentuale di popolazione residente negli slums. Di contro, numerosi programmi, interpretano l!indicatore disaggregandolo e utilizzando i singoli elementi che lo compongono come parametro per la misurazione dei risultati ottenuti. Interventi che agiscono sulla dotazione di infrastrutture quali servizi igienici, piuttosto che punti di accesso all!acqua potabile possono essere monitorati in base agli utenti che avranno accesso a tali servizi. Ma molto spesso gli interventi sugli slums, anche quelli maggiormente articolati e strategici, non riescono ad affrontare ed intervenire su tutti gli elementi che sono ritenuti caratteristiche degli slums: la mancanza di adeguato accesso all!acqua potabile, la mancanza di servizi sanitari adeguati, il sovraffollamento (3 o più persone per stanza) e costruzioni realizzate con materiale durevole. 66 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 Questo fa si che seppur migliorato tale insediamento rimane, per definizione, sempre uno slum. Così che la percentuale di popolazione urbana residente in slums, non diminuisce. Ma ciò non risulta corretto, infatti, gli insediamenti sono considerati slums da UN-Habitat se sono caratterizzati anche da uno solo dei suddetti elementi, quindi se gli interventi non comprendono tutte le componenti, poichè un insediamento continua ad essere ritenuto uno slum. A questo punto si potrebbe obiettare affermando che vi è un miglioramento della vita degli abitanti degli slums, oggetto d!intervento pur nella sua parzialità, ma tale miglioramento deve essere misurato dall!indicatore, ma abbiamo appena riscontrato che utilizzando tale indicatore il miglioramento non può essere verificato. Ci troviamo così in un circolo vizioso, che è ciò che determina l!inadeguatezza dell!indicatore. Vi è infine, la possibilità di considerare l!enunciato dell!obiettivo 7D come indicatore a se stante ovvero valutare il miglioramento delle vite degli abitanti degli slums senza ulteriori indicatore. Risulta evidente che in tale condizione vi sono innumerevoli causalità che possono determinare tale miglioramento. Ma volendo rimanere nel contesto dei MDG, vediamo che ciascuno determina un miglioramento delle vite degli abitanti degli slums. 2.9 Gli MDGs nel loro insieme come risposta al miglioramento dell!esistenza degli abitanti degli slums Gli MDG sono interconnessi - il progresso di un singolo obiettivo favorisce il progresso in altri. Per ottenere il miglior risultato possibile, è importante investire in tutti gli MDG. Così è estremamente efficace avere un approccio multisettoriale, promuovere e favorire il coordinamento tra le varie agenzie esecutive17. 17 UNDP, What Will It Take to Achieve the Millennium Development Goals?– An International Assessment, New York, June 2010, p. 18. 67 In particolare, se si vuole interpretare l!obiettivo 7D avendo come fine ultimo il miglioramento delle vite di almeno 100 milioni di abitanti degli slums, si potrà ritenere come il raggiungimento degli altri obiettivi, concorrerà al miglioramento delle vite della popolazione povera. La lotta alla povertà ingaggiata attraverso gli MDG rappresenta un miglioramento della vita degli abitanti sia urbani sia rurali. Gli slums sono sicuramente il luogo dove la povertà è predominante e spesso, più acuita rispetto a quella che si riscontra in ambito rurale, anche se si è già avuto modo di affermare in precedenza che non tutti gli abitanti degli slums sono poveri e non tutti i poveri abitano negli slums. Gli slums rappresentano un ambiente cruciale per il soddisfacimento di tutti gli Obiettivi del Millennio. Una buona gestione urbana e quindi anche degli slums determina un supporto alle azioni intraprese per il raggiungimento di molti degli MDG, uno tra tutti l!obiettivo 6, legato alla riduzione dell!incidenza del HIV/ aids, della malaria e di altre malattie. È indubbio che raggiungere tale risultato migliori la vita degli abitanti degli slums che lottano quotidianamente con le malattie causate in larga parte dalle cattive condizioni igieniche dell!insediamento come la carenza di acqua potabile, la mancanza di servizi igienici in numero sufficiente o il sovraffollamento delle abitazioni stesse. Inoltre migliorare il proprio stato di salute consente di lavorare di più e avere un reddito maggiore. L!innalzamento del livello d!istruzione é legato ad avere un reddito più alto con la possibilità di non far lavorare i figli in età scolare. Un più alto livello d!istruzione permette di comprendere l!importanza sociale di far accedere alle ragazze all!istruzione, cosa che permette loro una maggior consapevolezza della propria condizione di donna in ambito sanitari e in particolare nella pianificazione famigliare e nella gestione delle gravidanze in età non eccessivamente bassa. Questi sono solo alcuni esempi di come gli MDG siano interconnessi tra di loro e si comprende come possano essere fondamentali per il pieno raggiungimento dell!obiettivo 7D, indipendentemente dall!interpretazione che i Governi che si apprestano ad affrontare la questione degli slums vorranno dare. 68 Obiettivo 7D:ottenere un miglioramento significativo dell!esistenza di almeno 100 milioni di abitanti degli slums CAPITOLO 2 Risulta altresì evidente che il considerare tutti gli MDG fondamentali per il raggiungimento del miglioramento delle vite degli abitanti degli slums, non può far perdere l!occasione di occuparsi degli slums nella loro qualità fisica e strutturale, in considerazione del fatto che per la prima volta la comunità internazionale ne ha preso coscienza. 69 70 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 CAPITOLO 3 A HOME IN THE CITY: STRATEGIE, POLITICHE E RISORSE NECESSARIE PER IL RAGGIUNGIMENTO DELL!OBIETTIVO 7D 3.1 Le ragioni del rapporto A home in the city è il rapporto frutto del lavoro della Task force sul Miglioramento delle Condizioni di Vita degli Abitanti degli Slums; il rapporto insieme ad altre nove Task force compone il Progetto del Millennio delle Nazioni Unite, organo di consulenza indipendente che ha ricevuto il mandato direttamente da Segretario generale dell!ONU e dall!Amministratore dell!UNDP, all!epoca della redazione del Progetto, nel 2005, erano rispettivamente Kofi Annan e Mark Malloch. Il Professor Jeffrey D.Sachs, in qualità di consulente speciale del Segretariato Generale sugli Obiettivi del Millennio, ha diretto il Progetto del Millennio delle Nazioni Unite coinvolgendo un vasto schieramento di partecipanti provenienti dal mondo accademico, dai governi, dalle agenzie ONU, dalle istituzioni finanziarie internazionali, dalle ONG, dalle agenzie di donatori e dal settore privato le quali hanno creato una rete mondiale di professionisti ed esperti dello sviluppo provenienti da un numero enorme di Paesi, discipline e organizzazioni. Il Progetto del Millennio è stato reso possibile grazie all!eccezionale impegno, capacità e caparbietà dei coordinatori delle task force, che hanno guidato i propri gruppi nell' affrontare alcune delle più impegnative questioni dello sviluppo, e ai membri della task force, che hanno offerto il proprio tempo e messo a disposizione le loro capacità scientifiche e umane. ! 71 Il rapporto A home in the city si è avvalso del lavoro di un numeroso gruppo di professionisti che hanno messo a disposizione le proprie competenze, coordinati da Pietro Garau, gia! direttore di ricerca all!UN-HABITAT ed ins eguito Direttore del Centro di studi urbani per i Paesi in via di sviluppo del Dipartimento di pianificazione territoriale e urbana dell! Università degli studi di Roma “Sapienza” e da Elliott D. Sclar Direttore del Centro per lo sviluppo urbano sostenibile, Professore di pianificazione urbana, Columbia University di New York. L!aver affidato un tale impegno a personalità di così alto rilievo in ambito accademico e che hanno dedicato allo studio di queste tematiche gran parte delle proprie energie, denota la chiara volontà da parte dell! allora Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, di realizzare un documento nel quale ci si ponesse come obiettivo quello di identificare strategie pratiche per sradicare la povertà, aumentando gli investimenti in infrastrutture e capitale umano e promuovendo al contempo l!uguaglianza di genere e la sostenibilità ambientale, attraverso la questione del miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti degli slums. L!impegno della task force, terminato nel 2005 dopo tre anni di lavoro, aveva come intento quello di produrre una relazione che non si limitasse ad analizzare la situazione delle città e dei suoi abitanti più poveri che popolano gli slums, ma anche di fornire strumenti operativi pratici per supportare quanti si pongano l!intento di affrontare la questione degli slums delle città dei Paesi poveri, avendo come punto di riferimento l!obiettivo 7D dei MDG - Il miglioramento delle condizioni di vita di almeno 100 milioni di abitanti degli slums entro il 2020. Il rapporto si propone di fornire degli elementi che facciano da sostegno alla reale possibilità di raggiungere quanto auspicato dall!obiettivo. Per far ciò si individuano delle questioni chiave che, se ben affrontate, possono far arrivare ai risultati attesi. Le strategie che vengono proposte sono essenzialmente incentrate nell!ambito di strumenti operativi per le politiche sia nazionali che locali, per l!aspetto dei finanziamenti e degli investimenti, per le attività di monitoraggio 72 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 dell!obiettivo ed infine si propongono delle strategie partendo da programmi realizzati che hanno avuto esito soddisfacente. Questo rapporto, nato per volontà delle Nazioni Unite, pur rappresentando una visione per il conseguimento dell!obiettivo 7D del MDG, non si identifica necessariamente con il punto di vista delle Nazioni Unite, ma essendo una pubblicazione indipendente, rappresenta le conclusioni dei membri della Task force. 3.2 Le politiche Il primo passo per affrontare correttamente ed efficacemente la questione del miglioramento delle condizioni di vita degli slums è stato quello di mettere in evidenza il ruolo degli abitanti degli slums. La task force ritiene che i rapporti tra i governi e i propri cittadini si debbano basare sulla collaborazione con le organizzazioni dei poveri della città e debbano seguire le loro strategie. La capacità dei poveri di organizzarsi, di negoziare, di prendere decisioni efficaci e di collaborare con il governo cittadino, costituisce il fulcro per la risoluzione dei problemi degli abitanti degli slums. Bisogna considerare che essi sono naturalmente portati ad affrontare le problematiche legate ai loro insediamenti utilizzando al meglio le proprie risorse in modo più efficace rispetto a quanto riescono a fare gli imprenditori e le agenzie governative. Tale ipotesi è stata supportata dall!analisi di numerosi progetti nei quali si è potuto verificare come le organizzazioni e le federazioni dei poveri protagonisti nella gestione e risoluzione della questione abitativa dei poveri della città abbiano conseguito risultati esemplari. Le federazioni dei poveri urbani sono per i propri membri un supporto economico d!emergenza di rapido accesso, e agendo in partenariato con le agenzie governative sviluppano programmi di upgrading e di nuove costruzioni. Un numero significativo di queste federazioni conducono programmi rilevanti ! 73 che li hanno portati a realizzare assistenza nel migliorare le proprie abitazioni a migliaia di famiglie. Questo ha fatto si che il loro peso sociale fosse tale da metterle nella posizione di influenzare e cambiare le politiche dei governi e delle amministrazioni locali. Alcuni dei paesi dove ciò si è verificato sono la Cambogia, la Tailandia, l!India; qui le federazioni collaborano con il governo per definire i programmi di miglioramento degli insediamenti, in particolare per quel che riguarda la dotazione di servizi igienici. Questa collaborazione avviene anche in Namibia, nelle Filippine e nello Zimbawe dove le federazioni lavorano con i governi per migliorare le politiche sulla gestione dei terreni edificabili e nella dotazione delle infrastrutture. Il ruolo delle federazioni non è quello di sostituirsi all!attività dei governi nella realizzazione di programmi di sviluppo, ma di dimostrare come la sinergia tra le parti sociali determini una maggior efficacia nel raggiungimento dell!obiettivo. Un aspetto rilevante delle federazioni è di essere connaturate da una forte democrazia interna, partecipazione, inclusione e trasparenza nei confronti dei loro membri, aspetto che può costituire un esempio virtuoso per gli altri attori dello aviluppo e per gli amministratori locali. La governance rappresenta un fattore determinante per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo. Questa realta!, tuttavia, pur essendo largamente condivisa, puo! creare tensioni e contrarietà da parte dei paesi a basso e medio reddito quando e! percepita come una condizione imposta dall!esterno come elemento vincolante per l!appoggio dei donatori internazionali. La tesi sostenuta dalla task force è che l!incentivazione alla governance e lo stanziamento degli aiuti debbano procedere parallelamente evitando così che l!assistenza dei donatori causi un ingerenza nella politica interna dei paesi riceventi. Bisogna tenere in considerazione che nel momento in cui si vuole trasformare il concetto di governance in strumento operativo, vi è la difficoltà data dal fatto che la sua definizione è soggettiva e quindi non univoca. In ambito urbano la definizione di governance risulta meno controversa e la task force si è potuta avvalere di una definizione ampiamente condivisa, emersa nel corso della seconda Conferenza delle Nazioni Unite sugli Insediamenti Umani (Habitat II) e dalla quale si evincono componenti essenziali 74 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 quali l!equità, l!efficienza, la trasparenza e la responsabilità. A queste componenti la task force include la sussidiarietà, l!impegno civico e la cittadinanza, la sicurezza degli individui e dell!ambiente in cui vivono, tutti elementi condivisi dalla Comunità delle Nazioni. Praticare e perseguire la governance così delineata significa implicitamente lavorare con le organizzazioni dei poveri, facendo si che esse siano attivamente coinvolte nella vita politica ed economica della città, intervenendo nelle decisioni di bilancio, nella gestione finanziaria, nell! upgrading, nella pianificazione e nella gestione delle infrastrutture di base. Gli abitanti poveri della città, partecipando alle questioni inerenti agli insediamenti in cui vivono e alle questioni ad essi legate, diventano soggetti attivi della città e del suo governo e non più semplicemente clienti e beneficiari di politiche decise dai governi e da essi subite. Questo dà la possibilità di combattere l!esclusione sociale degli abitanti poveri della città facendoli rientrare nella categoria di cittadinanza. Si parla in questo caso di diritto alla città, come espressione della volontà di eliminare l!esclusione sociale, politica, e la mancanza di accesso ai servizi propri della città formale da cui gli abitanti degli slums rivengono esclusi. Il Brasile è uno dei paesi portati ad esempio per aver praticato la strada del miglioramento della governance proprio attraverso il concetto di diritto alla città. È essenziale che vi sia una gestione e una pianificazione a livello dei governi locali, pur riconoscendo la necessità di politiche nazionali miranti al miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti degli slums per consentire una gestione delle risorse coerente, omogenea ed adeguata. Si tratta di comprendere dinamiche strettamente legate al territorio che non sempre posso ricadere nelle visioni o previsioni fatte a livello nazionale. Inoltre, tenuto conto che si è ritenuto elemento assai rilevante per delle buone pratiche quello di coinvolgere le associazioni di cittadini in tali politiche, non vi sarebbe facilità di comunicazione se vi fosse uno scarso coinvolgimento delle amministrazioni locali. ! 75 Possiamo quindi riassumere i tre punti cardine su cui la task force ritiene di fondare la sua proposta per il raggiungimento dell!obiettivo 7D: ! riconoscimento dei poveri come attori di sviluppo; ! miglioramento della governance; ! attuazioni di politiche locali realizzate dagli stessi amministratori locali. Vedremo di seguito come questi elementi siano il filo conduttore per l!attuazione delle strategie operative, finanziarie e di monitoraggio. 3.3 Le strategie operative proposte La gestione urbana a livello locale comprende in particolare la gestione del catasto, le normative sull!uso dei suoli e sul codice edilizio, la pianificazione urbana, le infrastrutture, i trasporti. Queste politiche sono state spesso affrontate esclusivamente dalle autorità di governo, senza interazione con i cittadini coinvolti a vario titolo in queste questioni. Ora, riconoscendo il ruolo della partecipazione della popolazione nella gestione urbana, si suggerisce un!azione di forte coinvolgimento per migliorare le politiche urbane a favore dei poveri. Vi sono numerose azioni che posso essere intraprese per promuovere queste politiche, qui di seguito brevemente descritte. Attuazione di una legislazione contro gli sfratti forzati e fornire la security of tenure. La demolizione forzata degli slums ha rappresentato finora, e ancora in parte a tutt!oggi, la soluzione tipo adottata dalle amministrazioni locali dei paesi in via di sviluppo per affrontare la questione degli slums. Ma, come si è riscontrato più volte, questa non è una soluzione, bensì “un fallimento politico”43. Infatti, essa non solo rappresenta l!incapacità dei governi nell!attuare politiche efficaci di pianificazione del territorio urbano, ma con gli sfratti forzati 43 P.Garau, E.D.Sclar, G.Y. Carolni, A home in the city, Millennium Project, 2005, p.49. 76 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 amplifica il problema, poichè non fa altro che determinare il reinsediamento spontaneo degli abitanti in altri slums, distruggendo di fatto il sistema di auto sostentamento che si era formato nell!insediamento d!origine. Gli sfratti forzati vengono riconosciuti dalle Nazioni Unite come una palese violazione dei diritti umani. La security of tenure rappresenta lo strumento di protezione principale contro gli sfratti forzati. La pianificazione dell!uso dei suoli e la trasparenza nelle transazioni immobiliari sono gli elementi essenziali per il suo conseguimento. L!incertezza abitativa influisce direttamente sulla povertà. La mancanza di security of tenure impedisce di accedere alla fornitura dei servizi essenziali. Senza security of tenure gli abitanti non sono protetti dalla pressione del mercato, nel caso in cui occupino parti di città ambite dal mercato o parti poste su aree pericolose. La mancanza di security of tenure disincentiva gli abitanti ad investire per il miglioramento delle proprie abitazioni, distorce i prezzi delle aree edificabili e contrasta una pianificazione di lungo periodo; ha inoltre un impatto negativo sugli investimenti nell! insediamento stesso. Per quel che riguarda i governi locali, la security of tenure consentirebbe loro di applicare delle imposte locali sulla proprietà e sulle attività economiche, utili per dotare l!insediamento delle infrastrutture e dei servizi di base. La dotazione di titoli individuali di proprietà o di locazione è di difficile gestione in quanto non è facile trovare forme legali di legalizzazione compatibili con le norme costituzionali e il quadro giuridico, accessibili agli interessati. Sarebbe necessario creare una riforma del diritto, ma questo sarebbe addirittura controproducente, poichè porterebbe alla sottovalutazione dei requisiti di registrazione e una eccessiva pressione sulle amministrazioni più deboli, portando ad una perdita della security of tenure. ! 77 È così da promuovere un!azione che favorisca la concessione di diritti di occupazione rispetto a quelli di proprietà, preferendo gli interessi collettivi a quelli individuali44. Il diritto di occupazione rappresenta una sicurezza contro gli sfratti e si basa sul riconoscimento implicito degli insediamenti informali attraverso la fornitura dei servizi di base, della registrazione degli abitanti nello slum, l!inserimento nelle liste elettorali, la numerazione stradale, il rilascio di carte d!identità. Molto spesso questo tipo di diritto è transitorio e può portare progressivamente al diritto di proprietà. Ciò consente ai governi di predisporre nel tempo tecniche e norme per istituzionalizzare il nuovo approccio. Questo approccio progressivo da! alla popolazione il tempo per dotarsi di tutti quegli strumenti necessari per il conseguimento di un titolo di possesso individuale. La comunità ha la possibilità di consolidare il proprio insediamento, le famiglie hanno il tempo di migliorare la propria condizione economica, si ha la possibilità di far nascere delle associazioni degli abitanti, possono essere individuati i detentori dei diritti, essere risolte le situazioni conflittuali all!interno della comunità e tra questa e altri attori interessati. Questo processo consente di portare ad ottenere il diritto di proprietà coinvolgendo la popolazione per analizzare la situazione e comprendere le dinamiche della proprietà e del possesso, determinando i diritti consolidati ed infine attuare l!upgrading vero e proprio. Un!ulteriore possibilità per conseguire la security of tenure è data dal possesso comunitario e da titoli di proprietà di gruppo. In questo caso si ha una registrazione di gruppo e diritti di locazione individualizzati gestiti da gruppi con il supporto delle autorità locali. Gli sforzi della comunità sono rivolti alla mobilitazione delle risorse, all!acquisizione di aree edificabili, al ottenimento di permessi ufficiali e al ottenimento da parte del governo delle infrastrutture. 44 Durand-Lasserve, Alain. “Land Issues and Security of Tenure.” Background report prepared for UN Millennium Project Task Force on Improving the Lives of Slum Dwellers, National Center for Scientific Research, France, 2003. 78 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 Per agevolare tale processo è auspicabile riconoscere le transazioni consuetudinarie dei terreni, che vanno regolamentate e registrate formalmente dallo Stato. Fornire infrastrutture e servizi adeguati a costo equo La fornitura di molti servizi di base può essere realizzata a prezzi accessibili attraverso progetti e strutture innovative delle tariffe e delle sovvenzioni. Una strategia che permette la riduzione dei costi è quella di far partecipare la comunità interessata al processo di riqualificazione, di upgrading e di risistemazione. La maggior voce di spesa è quella dovuta alla realizzazione delle infrastrutture dalle quali dipende il buon funzionamento dei servizi erogati e da questi il buon funzionamento della città. Molti Paesi in via di sviluppo si sono orientati verso la privatizzazione dei servizi, ipotizzando che i privati avrebbero assicurato servizi efficienti e che il prezzo pagato dagli utenti, poveri compresi, sarebbe stato il più basso possibile, e che ciò avrebbe reso non necessarie le sovvenzioni pubbliche. Questo non ha portato a risultati sempre positivi; molto spesso, anzi, gli esiti sono stati fortemente negativi. Nei paesi poveri i costi dati dalla realizzazione delle infrastrutture sono molto elevati a causa della copertura limitata, e ciò fa sì che i poveri non siano in grado di poter accedere ai servizi a causa delle tariffe tropo elevate. I costi possono essere abbassati attuando un partenariato, che metta in relazione attori formali ed informali ai diversi livelli geografici e utilizzando diverse tecnologie. Realizzare contratti comunitari e di partenariato I progetti di miglioramento locale devono essere accessibili ed aperti alle comunità dei poveri, alle cooperative e alle organizzazioni degli abitanti degli slums con il ruolo di appaltatori. Questo tipo di contratti dovranno esser gestiti dagli imprenditori della comunità e quindi la loro dimensione dovrà essere piccola. I contratti dovranno generare reddito, migliorare le capacità, creare il ! 79 senso della proprietà, mantenere all!interno i margini del profitto e migliorare la trasparenza nell!uso delle risorse comunali. I contratti comunitari permettono di migliorare le condizioni di vita, poichè permettono alla comunità di partecipare ad accordi contrattuali col governo locale. Il coinvolgimento della popolazione nelle trattative contrattuali consente la creazione di posti di lavoro e di reddito, per il fatto di rafforzare le capacità e lo sviluppo del partenariato45. È stato dimostrato che i contratti comunitari consentono di ottenere un miglior rapporto tra costo ed efficacia e che i metodi basati sull!uso delle risorse locali possono generare risparmio46. Il confronto tra i contratti comunitari e quelli tradizionali mette in evidenza due differenze: la prima è un processo negoziale finalizzato a un contratto utile ad entrambe le parti; la seconda è la regolarizzazione del partenariato attraverso un contratto che definisce le responsabilità e gli obblighi di tutti i partner. Le organizzazioni comunitarie necessitano di una legittimazione giuridica per poter interagire con le parti esterne e poter stipulare contratti su larga scala. Tale legittimazione avviene tramite una registrazione ufficiale e mette le organizzazioni in condizioni di poter accedere a fondi pubblici e partecipare a contratti con le autorità locali. La legalizzazione aumenta il potere di partecipazione delle organizzazioni e la loro credibilità nell!esprimere le loro istanze. Costruire e mantenere sistemi e servizi di trasporto pubblico I sistemi di trasporto rivestono un!importanza essenziale nella vita degli abitanti degli slums. Gli oneri di trasporto per raggiungere il posto di lavoro o l!area commerciale della città molto spesso incidono pesantemente nel bilancio generale. Le modalità di spostamento dei poveri sono essenzialmente pedonali; vi è poi un largo utilizzo dei mezzi pubblici e infine della bicicletta. 45 P.Garau, E.D.Sclar, G.Y. Carolni, A home in the city, Millennium Project, 2005, p.55. Tournee, J., and W. van Esch, “Community Contracting in Urban Infrastructure Works. Practical Lessons from Experience.” ILO (International Labor Organization) /ASIST Region Program, Geneva, 2001. 46 80 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 Migliorare i servizi di trasporto significa tener conto di queste modalità di mobilità, realizzare una rete stradale non significa venire incontro alle esigenze dei poveri che non avendo automobili non ne beneficiano. Se invece vengono realizzate delle strade con delle corsie preferenziali per i mezzi pubblici e con delle fasce adeguate per agevolare la circolazione pedonale e ciclabile, questo può dare un beneficio alla popolazione a basso reddito. La realizzazione di metropolitane e sopraelevate leggere è efficiente in centri ad elevata densità abitativa e di reddito moderatamente alto; è quindi da prediligere la realizzazione di un sistema di autobus a transito rapido che consenta tempi relativamente veloci di collegamento tra le zone periferiche abitate dai poveri e il centro. Migliorare la mobilità significa, inoltre, aumentare la quantità dei mezzi di trasporto anche puntando sul coinvolgimento di operatori privati; tutto ciò può portare ad un aumento degli addetti ai servizi di trasporto come autisti, bigliettai etc.. creando nuove possibilità d!occupazione. Realizzare codici e regolamenti edilizi I codici e i regolamenti che devono affrontare le questioni edilizie degli slums e delle abitazioni per i poveri dovrebbero tenere conto dei bisogni e delle loro esigenze. Molto spesso standard troppo alti portano a dover demolire le abitazioni e a ricollocare gli abitanti in altre zone spesso distanti. Vi sono poi problematiche che sorgono a causa delle dimensioni delle strada che vengono considerate eccessive dagli abitanti degli insediamenti, che le usano come spazio aperto e non come zona di transito veicolare. Altra questione, estremamente rilevante, è quella della tipologia dei materiali da costruzione. Le norme edilizie prescrivono materiali di una qualità che i poveri non possono permettersi. Si dovrebbero incentivare tecnologie e materiali locali che più facilmente potrebbero essere accessibili ai poveri, ! 81 creando opportunità di lavoro per persone non qualificate o semi-qualificate47. A questo scopo dovrebbero essere formati dei professionisti che forniscano informazioni sui materiali, i metodi di costruzione e le tecniche per sfruttare al meglio i materiali tradizionali, che richiedano molta mano d!opera, abbiano un buon rapporto costi benefici e considerino la questione ambientale. Vi è poi la questione della zonizzazione e la destinazione d!uso degli immobili. Molto spesso le abitazioni ospitano anche delle piccole attività commerciali, laddove i regolamenti prevedano spazi separati. Questo fa nascere fenomeni di corruzione dei controllori da parte degli abitanti, che non avendo altra fonte di guadagno e altra possibilità di gestione si trovano costretti a corrompere i funzionari che dovrebbero controllare e sanzionare tali manifestazioni. I regolamenti e le norme di piano non si prestano a rispondere alle esigenze dei Paesi poveri in quanto si basano sui modelli dei Paesi industrializzati, che non sono favorevoli ai pedoni, all!uso delle strade, e all!uso misto del territorio che sono invece le peculiarità dei gruppi a basso reddito. Fornire alternative alla formazione di nuovi slums Le alternative alla formazione di nuovi slums sono date essenzialmente dall! avere a disposizione aree edificabili e infrastrutture di base per la costruzione di abitazioni a basso costo. Queste devono rientrare in una pianificazione efficace, che si compone essenzialmente di due elementi essenziali del piano: uno è la partecipazione dei cittadini, del settore privato insieme alle amministrazioni politiche; l!altra consiste nel rendere disponibili delle aree che siano vicino al posto di lavoro degli abitanti che vi saranno insediati, in prossimita! ai servizi urbani di base quali ospedali, scuole e vicino a luoghi di svago. In questa pianificazione e gestione dell!uso del suolo devono essere coinvolti i soggetti privati che posso incentivare la formazione di piccole imprese in grado di generare opportunità di posti di lavoro. 47 CIDB (Construction Industry Development Board), “An Overview of Labour-Based Technology and Methods in Employment-Intensive Works.” Best Practice Guideline 1, 2004. [www.cidb.org.za/initiatives/Part1_Overview.pdf]. 82 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 La realizzazione di piani adeguati ad accogliere la domanda di città di un numero sempre crescente di fruitori può permettere di avere una diminuzione dei costi. Preparare gli spazi urbani per assorbire questa domanda è meno costoso in termini economici, politici e sociali piuttosto che riqualificare insediamenti informali. Coinvolgere il settore privato Le città dovrebbero puntare sul coinvolgimento e la partecipazione dei privati capaci di fare investimenti produttivi per la creazione ed implementazione delle infrastrutture e dei servizi. Per far ciò le amministrazioni cittadine devono dotarsi di politiche e norme che incoraggino il settore privato e la relazione tra pubblico e privato. Le città. per poter essere in grado di svolgere tale azione, devono caratterizzarsi per avere un governo forte, organizzazioni della società civile vitali e una leadership imprenditoriale dinamica. Sarà responsabilità del governo proteggere la propria popolazione povera nei suoi interessi, quando interviene il settore privato. I governi nazionali sono chiamati a promuovere una politica macroeconomica stabile, trasparenza nel processo decisionale, politiche di decentramento per responsabilizzare i governi locali e supportarli nella loro eventuale carenza finanziari. Tutto ciò è di supporto per consentire un partenariato tra pubblico e privato capace di agire ai vari livelli territoriali. A livello locale è necessario che vi sia il riconoscimento delle potenzialità della popolazione nel creare regolamenti efficaci, attraverso le sue organizzazioni economiche locali. I regolamenti efficaci possono supportare attività per uno sviluppo più produttivo e favorire l!integrazione degli attori dell!economia informale. Fornire inclusione sociale in zone estremamente povere rappresenta un obiettivo auspicabile da raggiungere, anche attraverso le suddette attività. La presenza del settore privato nella fornitura dei servizi dovrebbe consentire di abbassarne i prezzi, migliorarne la qualità e ampliarne la copertura. ! 83 Tuttavia, si è potuto verificare attraverso studi condotti sia dalla Banca Mondiale48 che da alcune ONG49 che gli operatori privati possono finanziare le infrastrutture solo se vi sono degli utenti che possono pagare interamente il servizio. Così diventa compito degli enti locali provvedere alla copertura totale attraverso la predisposizione di sussidi per la popolazione povera. Uno dei rischi delle politiche tese ad attrarre fondi privati è quello di ignorare gli effetti del loro impatto sociale ed economico sui poveri delle città. Creare posti di lavoro a livello di tutta la città Nelle azioni devono essere messe in evidenza e incentivate tutte quelle iniziative in grado di creare opportunità di lavoro. Le organizzazioni comunitarie e lo sviluppo del settore privato, messi in condizione di partecipare alle attività sopra descritte, possono mettere in atto strategie per la creazione di lavoro. Le risorse dei poveri possono diventare produttive se essi vengono riconosciuti e sostenuti come partner dello sviluppo. In ultima analisi, l'accesso al lavoro è di per sé un mezzo per l'inclusione e la riduzione della povertà. Esso può anche fornire i mezzi finanziari a un alloggio adeguato e dei relativi servizi essenziali. Ciò richiede l'accesso a fonti sostenibili di sussistenza (attraverso rapporti di lavoro formale, informale, autonomo o subordinato), così come e! indispensabile riconoscere l'importanza dell'economia informale. Al fine di agevolare gli abitanti degli slums nell!approfittare di opportunità di lavoro, le città dovrebbero eliminare le restrizioni e gli oneri irragionevoli per lo sviluppo dell'imprenditoria locale. Questo include ridurre i costi, aumentando i vantaggi della formalizzazione (mediante, fra l'altro, rafforzare la sicurezza nonché l'accesso agli appalti pubblici e le informazioni utili sulle opportunità di mercato, supporto allo sviluppo aziendale). La finanza, i servizi di sviluppo aziendale, l'istruzione e 48 World Bank, “Reforming Infrastructure: Privatization, Regulation and Competition.” Policy Research Report. Washington, D.C, 2004. 49 ActionAid International, Money Talks: How Aid Conditions Continue to Drive Utility Privatization in Poor Countries. London, 2004. 84 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 capacità di formazione sono elementi vitali per un ambiente favorevole per la creazione di posti di lavoro e livelli di reddito adeguati. 3.4 Mobilitare le risorse finanziarie Per ottenere risultati significativi nel raggiungimento dell!obiettivo 7D occorre mobilitare delle risorse finanziarie e beni immobili, che sono i fondamentali strumenti per il raggiungimento del miglioramento della vita degli abitanti degli slums. Tali risorse devono essere accompagnate da un contesto di politiche adeguate, piani d!investimento efficaci e da risorse umane capaci. Senza queste condizioni si corre il rischio di rendere inefficienti e vane le risorse finanziarie messe a disposizione. Le risorse umane che dovono esse coinvolte sono gli stessi poveri delle città, soggetti legati alle istituzioni finanziarie e anche gli organi governativi che con il loro modo di operare rendono il proprio territorio credibile, sia rispetto alle istituzioni finanziarie, fonte di finanziamento, sia rispetto ai propri cittadini. L!analisi e le ipotesi fatte dalla task force in merito ai finanziamenti necessari per realizzare l!obiettivo 7D si basano su una prospettiva di lungo periodo, nella quale le risorse economiche messe in campo su scala urbana dovranno derivare dal capitale interno, generato dall!imposte sul patrimonio, sui risparmi e sugli investimenti produttivi. L!entità e l!efficienza di tali gettiti sarà strettamente legata alla capacità delle istituzioni ai vari livelli di governo. È innegabile che vi sia, allo stato attuale, un vitale bisogno di poter accedere ad un aiuto finanziario esterno per i paesi poveri, ma queste risorse porteranno ad un sistema sostenibile se legate ad un!azione fiscale a livello locale. Analizzando l!aspetto economico dei pesi è necessario distinguere tra i paesi a basso reddito e quelli a medio reddito. I primi hanno un!assoluta dipendenza dai finanziamenti esterni sotto forma di doni, in quanto all!inizio di questo loro percorso non hanno ancora la forza necessaria per poter far fronte alla restituzione di un debito. Di contro, i paesi a medio reddito hanno già la ! 85 capacità di usufruire di prestiti, meccanismi interni di finanziamento e miglioramento delle politiche pubbliche. La task force, nel rapporto A home in the city, ha posto particolare attenzione allo studio sul miglioramento dei meccanismi di finanziamento interno. Per tale motivo i paesi a medio reddito saranno quelli sui quali si concentrerà, l!analisi di casi esemplificativi. Sono stati documentati numerosi casi nei quali le comunità hanno potuto creare un effetto moltiplicatore partendo da fondi della collettività per far fronte alle proprie necessità abitative. Vi è infatti una assoluta disponibilità da parte della popolazione degli slums a impiegare dei fondi per riqualificare le proprie abitazioni, e ciò è maggiormente evidente laddove vi sia una qualche forma di riconoscimento al diritto di possesso. Tale gettito è da considerarsi un punto cardine della possibilità di abbassare i costi di riqualificazione e di costruzione dell!abitazione e rappresenta una forma di finanziamento diretto e condiviso che riduce il bisogno delle risorse finanziarie a carico della comunità nel suo insieme. In alcuni paesi si sono realizzai tali gettiti sotto forma di fondi di federazioni urbane di cittadini indigenti, che vengono utilizzati per sostenere i soci nell!acquisto di terreni, nell!edificazione della propria abitazione e nello sviluppare mezzi per il sostentamento. Tale forma di finanziamento non fa parte di, ne! usa, gli stessi meccanismi del microcredito in quanto le somme a disposizione dei poveri attraverso il sistema del microcredito non possono essere di un entità tale da finanziare i costi significativamente maggiori dovuti alla riqualificazione delle abitazione o alla loro costruzione. Inoltre, i tempi di restituzione delle somme ottenute col microcredito sono di breve durata. La disponibilità economica dei poveri non permette loro di poter accedere ad un alloggio adeguato tramite un mutuo che possa essere rimborsato tramite prestito, senza che vi sia un sostegno esterno. Il gap tra quanto gli abitanti degli slums possono permettersi di spendere per un! abitazione e quanto sia necessario per accedere ad un alloggio adeguato rimane molto elevato. Per questo motivo anche i prestiti ottenuti tramite le organizzazioni dei poveri della 86 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 città non danno la possibilità ai poveri di poter rimborsare interamente la cifra loro richiesta. I governi e le amministrazioni locali hanno così l!onere di sostenere gli investimenti e l!ingente impegno da parte degli abitanti degli slums, stanziando maggiori fondi per le politiche della casa. I governi devono impegnarsi anche al fine di diminuire il divario tra la capacità di spesa dei poveri e il costo per un alloggio adeguato. Le federazioni urbane di cittadini indigenti, nello svolgere la loro attività, devono preservare gli abitanti degli slums dall!eventualità di essere in qualche misura costretti ad abbandonare le zone centrali, dove solitamente sono insediati, per zone periferiche. Si è potuto infatti constatare che i costi di questi trasferimenti comprendono non solo quelli relativi alla realizzazione di nuove costruzioni, delle infrastrutture di base, e dei servizi, ma anche i costi dell!ampliamento delle infrastrutture di trasporto oltre a quelli legati al pendolarismo dei lavoratori. Tali costi sono ritenuti molto maggiori rispetto a quelli gestiti dalla collettività per la riqualificazione negli insediamenti originali. La costruzione di nuove abitazioni è considerata la soluzione migliore, ma in considerazione dei maggiori costi che questa normalmente comporta, bisogna cercare di abbassare i costi di alloggi adeguati tramite l!autocostruzione, lotti di terreni più piccoli, materiali più economici, acquisti in blocco, coinvolgimento della collettività nell!installazione delle infrastrutture, prezzi bassi per terreni adatti. È auspicabile che gli eventuali sostegni economici da parte dell!amministrazione pubblica siano concessi ad iniziative della collettività, anziché ad iniziative di costruzione di abitazioni da parte di imprenditori privati; si è infatti visto che spesso la spesa per le iniziative realizzate dalla collettività è inferiore al quelle di pari qualità realizzate dagli imprenditori privati. Particolare attenzione devono fare le amministrazioni nel gestire tale spesa in modo che si possa considerare un indebitamento responsabile verso i sistemi finanziari, giustificandoli come utili alle varie scale per il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti degli slums, allentando inoltre le restrizioni sulla spesa pubblica in materia di investimento di capitale in queste politiche. ! 87 È necessario che vi siano banche commerciali e istituzioni finanziarie in grado di fornire capitale d!investimento sociale e che abbiano interesse ad operare in tale contesto, per consentire un credito al consumo per i prestiti alle famiglie e per sostenere l!indebitamento responsabile del settore pubblico. Politiche macroeconomiche molto rigide da un punto di vista fiscale, spesso dettate da accordi internazionali, limitano la propensione alla spesa pubblica, per la lotta alla povertà urbana, che è spesso inibita e i governi si trovano nel dover gestire un delicato equilibrio tra la necessità di soddisfare gli interessi finanziari internazionali e fornire quelle risorse necessarie per una politica sociale soddisfacente. Ma una politica economica efficiente non è da considerarsi in contrapposizione con un!altrettanto efficiente politica sociale. Lo stesso Fondo Monetario Internazionale sta incominciando a condividere questa posizione, anche con analisi di casi documentati che mostrano come una compressione degli investimenti in infrastrutture abbia causato una riduzione di crescita sul più lungo periodo pari a circa il 3% annuo. La task force è concorde con questa posizione e ritiene che i paesi a medio reddito debbano modificare i loro equilibri macroeconomici internazionali, in modo da poter investire maggiori risorse in investimenti di natura sociale. Seppur rilevanti, queste politiche macroeconomiche non sono sufficienti da sole a mobilitare il sistema creditizio e finanziario di cui necessitano le città, e vanno accompagnate dalla presenza di organi di regolamentazione capaci di agire correttamente a livello locale e nazionale, e da personale preparato all!interno del sistema creditizio privato, per garantire la trasparenza del rischio dei propri beni in tali politiche sociali da parte dei titolari dei depositi. Tale atteggiamento di competenza e di trasparenza deve essere garantito anche dalle amministrazioni pubbliche, le cui ricadute hanno un effetto diretto sulla loro gestione finanziaria responsabile. Bisogna trovare dei sistemi innovativi per le procedure finanziarie di prestito per superare le difficoltà insite a tale sistema. Gli operatori finanziari si scontrano con la non trasparenza del sistema contabile, la mancanza di garanzie concomitanti ed entrate fiscali non adeguate ai costi del debito; le amministrazioni cittadine devono affrontare la complessità data dagli elevati 88 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 costi di transizione, l!assenza d!incentivi fiscali per l!offerta del debito comunale ed un!esperienza scarsa dei prestatori e delle agenzie di rating nel concedere garanzie non basate su sistemi tradizionali. Al fine di superare queste difficoltà la task force offre raccomandazioni che partono dalla costruzione di sistemi flessibili di finanziamento in grado di andare incontro alle necessità della comunità. Si suggerisce di stanziare dei fondi per la riduzione della povertà e in particolare per la riqualificazione degli slums e per la pianificazione, presi direttamente dal bilancio dei governi nazionali e locali. Inoltre è ritenuto utile investire dei fondi nella formazione nell!ambito della pubblica amministrazione locale e della gestione e in incentivi per l!occupazione. Sarà buona pratica rendere i regimi contabili e fiscali omogenei e perseguire la trasparenza a livello locale degli enti, attraverso lo stanziamento di fondi dal bilancio e strumenti legislativi adeguati. Si riconosce inoltre il valore della comunicazione e del dialogo tra le parti da realizzare attraverso seminari che coinvolgano istituzioni finanziarie internazionali, le autorità nazionali e locali dei paesi a medio e a basso reddito, e i finanziatori privati, incentrando la discussione sulle difficoltà macroeconomiche che ostacolano le politiche di riduzione della povertà. Altrettanto importante è consentire agli enti locali trasferimenti sostenibili e prevedibili che corrispondano alle loro responsabilità con atti normativi che regolino i finanziamenti in contesti intergovernativi. L!analisi dei bisogni in materia di finanziamento, i criteri per l!accesso e per la creazione di strutture flessibili di finanziamento discusse attraverso il dialogo tra i gruppi bancari e le autorità locali puo! permettere una valutazione più efficacie dell!entità dei finanziamenti tenendo conto del divario fiscale della collettività. Ed occorre infine rafforzare la capacità di riscuotere e definire la entrate fiscali, in particolare le imposte patrimoniali, in modo rigoroso ed equo da parte degli enti locali. ! 89 Come si diceva in precedenza, i fondi reperiti a livello locale devono costituire la base principale delle risorse da destinare alla lotta alla povertà e i fondi provenienti dagli organismi internazionali rappresenteranno unicamente un sostegno supplementare. Gli organismi internazionali stanno incominciando a interagire direttamente con gli enti locali anche se l!entità dei fondi ad essi direttamente erogati è ancora una minima parte, ma vi è la propensione ad aumentarli, tenuto conto del rilievo e della forte incentivazione verso una politica di decentramento amministrativo dei paesi riceventi. 3.5 Attività di monitoraggio La task force analizza l!attività di monitoraggio del progresso verso il raggiungimento dell! obiettivo 7D,( migliorare in modo sostanziale le condizioni di vita vita di almeno 100 milioni di abitanti degli slums entro il 2020), offrendo nel contempo alternative adeguate alla nuova formazione di slums. Il primo elemento messo in rilievo è la necessità di rafforzare il sistema ufficiale di monitoraggio istituito dalle Nazioni Unite e, in linea con le politiche sin qui auspicate dalla task force, coinvolgere le popolazioni interessate dagli interventi per definire gli obiettivi specifici di monitoraggio e nella valutazione dei progressi a livello locale.50 Porre l!attenzione a livello locale permette di migliorare le ricerche statistiche sfruttando la partecipazione della popolazione povera e potenziare i finanziamenti e la formazione. L!ufficio della Nazioni Unite responsabile della raccolta dei dati e del coordinamento del sistema di monitoraggio in tema di MDG è la Divisione Statistica del Dipartimento Affari Economici e Sociali ,che mantiene la banca dati aggregativa contenente le varie serie statistiche relative agli indicatori tutti gli MDG, anche coordinandone l!analisi dei dati. 50 P.Garau, E.D.Sclar, G.Y. Carolni, A home in the city, Millennium Project, 2005, p.109. 90 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 La task force, descrivendo il ruolo di UN-HABITAT come responsabile del monitoraggio dei progressi del obiettivo 7D, mette in rilievo come l!agenzia abbia dovuto affrontare delle difficoltà legate essenzialmente alla metodologia da adottare nel creare nuove competenze per il monitoraggio, dovendo confrontarsi da un lato con la diversità delle condizioni locali e dall!altro con la necessità di misurare in modo uniforme le variazioni. Ciò si è tradotto nel definire una base di riferimento che, partendo dall!enunciato dell!obiettivo, andasse a definire in maniera codificata cosa s!intendesse per slums, security of tenure, slum family, slum comunity, e slum dwellers, infine dando una stima della popolazione totale degli slums corrispondente a 924 milioni di persone. Date queste definizioni, è stato disposto di elaborare un indice degli slums quantificabile sulla base di un"attenta valutazione derivata dalle cinque caratteristiche con cui sono stati definiti gli slums. La sicurezza del titolo di godimento dell!alloggio (security of tenure) nel periodo di lavoro della task force costituiva il principale indicatore legato all!obiettivo 7D, ma UN-Habitat stava cercando di ampliare il processo di monitoraggio, cosa che come abbiamo visto è poi avvenuta, con l!incorporazione nell!indicatore degli altri quattro elementi che definiscono gli slums: accesso inadeguato ad acqua potabile, accesso inadeguato a servizi igienici di base, mediocre qualità delle strutture abitative e sovraffollamento. È stato così ritenuto fondamentale creare un!infrastruttura istituzionale che permettesse l!esecuzione del programma di monitoraggio, il Monitoring of Urban Inequities Program (MUIP) che coordinandosi con i programmi di UNHABITAT sugli indicatori urbani e sui sistemi d!informazione geografica, ha l!intento di creare un!attività di monitoraggio sostenibile a lungo tempo. Il MUIP si basa su tre obiettivi . il primo è quello di mettere a disposizione le conoscenze capaci di descrivere l!entità delle diseguaglianze urbane che affliggono gli abitanti degli slums, che è conseguibile attraverso la raccolta di dati e di strumenti analitici, tra i quali inchieste sulle famiglie, sulle diseguaglianze, valutazioni di partecipazione, definizione di profili di comunità, sistemi d!informazione geografica e valutazione delle politiche. Il secondo ! 91 obiettivo è quello di sviluppare la capacità di analizzare le politiche pertinenti e di eseguire programmi complessi da parte dei soggetti interessati dai programmi, per far ciò UN-HABITAT ha realizzato dei momenti formativi sistematici di gruppo sotto forma di apprendistati di lungo periodo atti a formare su tecniche pratiche di attuazione e apprendimento a distanza. Il terzo obiettivo è quello di estendere la formulazione di politiche basate su dati concreti e la loro divulgazione a livello locale, che è essenzialmente derivante dai primi due obiettivi, ipotizzando un processo capace di formulare politiche locali che coinvolgano la popolazione interessata nel formulare in maniera partecipativa un bilancio e nel definire un profilo di comunità. Da tutto ciò è scaturita la scelta degli indicatori specifici, insicurezza del titolo di godimento dell!alloggio, accesso inadeguato ad acqua potabile, accesso inadeguato a servizi igienici di base, mediocre qualità delle strutture abitative e sovraffollamento, che sono coerenti con i criteri di monitoraggio individuati dal gruppo di esperti di UN-HABITAT. Come abbiamo ricordato in precedenza la certezza del diritto di possesso (security of tenure) rappresentava un ruolo centrale nel monitoraggio dell!obiettivo 7D. Per questo motivo era essenziale darne una definizione concettualmente chiara, per consentirne una più facile misurazione. Due sono gli elementi che UN-HABITAT ha isolato per far ciò. Uno è quello legale e politico, l!altro è la percezione e le esperienze delle famiglie e dei singoli rispetto a questa certezza. Ciò è essenziale per far intraprendere azioni di riqualificazione degli insediamenti da parte dei propri abitanti. Non è sempre facile da parte degli abitanti degli slums avere una corretta percezione di quella che è la reale situazione; vi sono alcuni esempi che dimostrano come i residenti abbiano un! assoluta certezza e sicurezza, ma di contro le autorità municipali li ritengano a rischio di sfratto, inibendo gli interventi di riqualificazione delle infrastrutture. Vi sono poi delle situazioni ove vi è una certa sicurezza politico amministrativa, ma non è percepita dai residenti; questo riguarda in particolar modo le donne separate e le vedove. Per ovviare a queste discrepanze, UN-HABITAT ha ritenuto che fosse auspicabile associare una comprensione delle legislazioni e dei regolamenti 92 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 con alcune misure relative ala percezione da parte dei residenti della propria sicurezza abitativa. È necessario creare una misura quantificabile che possa consentire confronti con le varie situazioni nazionali ed internazionali. Sono stati individuati tre punti nei dati monitorabili: la percezione delle famiglie in base agli sfratti, le percezioni riportate in relazione al capofamiglia, e prove documentali della legittimità della rivendicazione del diritto di possesso da parte della famiglia, si possono rintracciare nelle Demographic and Health Surveys dell!USAID, nelle Multiple Indicators Cluster Surveys realizzate dall! UNICEF e nelle Urban Inequities Surveys di UN-HABITAT. La mancanza di security of tenure dovrebbe essere determinata dall!assenza di due sui tre punti precedentemente messi in rilievo. UN-HABITAT ipotizza di creare un indice sulla security of tenure per consentire una comparazione dei dati a livello internazionale. Il Legal Institutional Framework Index (LIFI) consentirebbe di esaminare e confrontare i seguenti aspetti: gli elementi del contesto legale ed amministrativo, le normative, e l!impatto delle norme sul!esperienza dei residenti. Una delle difficoltà del monitoraggio a livello nazionale è data dall!assenza d!interesse della questione specifica degli slums evidenziata dai censimenti nazionali. Per arginare questa difficoltà la task force suggerisce di fornire maggiore supporto attraverso il sostegno di agenzie internazionali e organizzazioni strutturate agli uffici statistici dei paesi a basso reddito, al fine di migliorare la loro capacità di quantificare e definire le condizioni degli slums. Un!ulteriore difficoltà si registra a livello locale nella definizione di metodi di monitoraggio da ritenersi coerenti con il processo partecipativo della riqualificazione e della partecipazione urbana in casi di riqualificazione degli slums, ma un atteggiamento di collaborazione tra le parti è auspicabile per limitare queste difficoltà. La task force rileva la debolezza degli strumenti di monitoraggio dell!obiettivo 7D, suggerendo la necessità di un loro potenziamento, che dovrebbe partire con un meccanismo d!inchieste standard più incisivo a livello nazionale, il che ! 93 consentirebbe una maggior compatibilità tra i paesi e l!osservazione dei progressi nel tempo. Questi meccanismi potrebbero rappresentare uno strumento politico di sostegno per le strategie e le azioni di monitoraggio, e consentirebbero un riferimento comparativo e una guida sia per le diverse zone geografiche che per le molteplici aree tematiche. Faciliterebbero inoltre il confronto tra città, paesi e regioni e infine sarebbero degli ottimi vettori per comunicare i progressi fatti verso l!obiettivo 7D e le principali azioni messe in atto, all!interno della comunità internazionale. Tale strategia di monitoraggio globale metterà i governi nella condizione di pianificare obiettivi di riqualificazione degli slums specifici sia in termini quantitativi sia in termini di benchmark e con delle scadenze ben definite, potendo così produrre delle relazioni periodiche sui progressi ottenuti. La partecipazione dei poveri delle città e delle autorità locali nella definizione degli indicatori per gli slums e il loro adattamento a livello locale è considerata una condizione essenziale per un risultato positivo dell!attività di monitoraggio, potendone rivedere gli obiettivi specifici e valutandone i progressi a livello locale. Le attività di monitoraggio nelle inchieste in atto vanno estese il più possibile perché concorrono alla creazione di una base globale di conoscenze e questo può realizzarsi attraverso la cooperazione di UN-HABITAT, le organizzazioni locali dei poveri delle città e i funzionari delle amministrazioni locali. Le organizzazioni dei poveri delle città con la consulenza puntuale dei funzionari locali dovranno svolgere le inchieste nelle singole località, essendo in grado di svolgere inchieste avanzate e un ottimo lavoro di mappatura, sfruttando inoltre il supporto delle ONG per migliorare la propria formazione sulle tecniche da attuare. Il coinvolgimento attivo delle organizzazioni degli abitanti degli slums è molto rilevante poiché consente di fornire delle informazioni più dirette e più chiare sui progressi verso l!obiettivo 7D. Questo tipo d!interazione dà la possibilità di capire non solo quale sia la situazione delle città e dei paesi in merito al raggiungimento dell!obiettivo, ma 94 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 fornisce elementi per comprendere eventuali situazioni di criticità consentendo di porvi rimedio. “Il processo di monitoraggio offre un!eccellente opportunità di applicare i principi della partecipazione e condivisione del potere con i poveri delle città sostenuti in tutto questo rapporto.”51 Coinvolgere le organizzazione dei poveri in queste attività di monitoraggio è significativo, in quanto consente agli abitanti degli slums di accrescere le proprie conoscenze e consegna a quanti si occupano di questi argomenti una mole importante di documentazione sulle condizioni di vita attuali dei poveri delle città. Spostando l!attenzione sull!interpretazione dell!obiettivo 7D di fornire alternative alla formazione di nuovi slums, risulta indispensabile coinvolgere nella concezione ed esecuzione del monitoraggio le autorità locali che sono responsabili della pianificazione e definizioni di politiche per produrre alternative alla proliferazione degli slums nel loro ambito territorio amministrativo. Si sottolinea il sostegno della task force all!iniziativa Città del Millennio che potrebbero consentire la realizzazione di una rete di potenziamento degli sforzi delle autorità municipali per migliorare la vita degli abitanti degli slums e per divulgare e documentare le azioni di pianificazione e fornire alternative per il futuro. Le relazioni di monitoraggio intermedie basate sul monitoraggio partecipativo saranno fondamentali per consentire di capire se si sta andando nella direzione giusta e se l!entità dei risultati raggiunti è compatibile con il pieno raggiungimento dell!obiettivo 7D entro il 2020. È però necessario fornire alle organizzazioni di base aiuti finanziari e risorse umane per costruire una rete di controllo locale. Risulterà così rafforzato il sistema di conoscenze che permetterà di misurare e comparare a livello globale i risultati ottenuti. 51 P.Garau, E.D.Sclar, G.Y. Carolni, A home in the city, Millennium Project, 2005, p.115. ! 95 3.6 Promuovere azioni a livello locale La realizzazione dell! obiettivo 7D dipenderà dalla forza e dall!efficacia delle azioni locali. L!azione locale puo! essere rafforzata grazie al supporto di reti di soggetti a tutti i livelli che comprendono anche gli abitanti degli slums e le loro organizzazioni, gli enti locali, i governi nazionali, gli organismi internazionali e il settore privato. Tutte le reti devono essere rafforzate e sostenute in modo che l!elemento centrale dell!azione locale possa essere consolidato. Le reti di cui gli abitanti possono avvalersi sono quelle costituite dalle organizzazioni comunitarie degli stessi abitanti degli slums , che come si è visto in precedenza sono molto efficaci, come quelle attive a livello locale nazionale e internazionale, come le ONG. Tra le reti di ONG, quella più nota ed antica è la Habitat International Coalition (HIC). Al contrario delle organizzazioni di comunità, le ONG che si occupano di insediamenti umani hanno alcuni punti deboli che consistono nella natura volontaria della loro opera, poichè crea discontinuità nell!opera, seppur consentendo una maggiore autonomia; il doversi autofinanziare crea dipendenza dai governi e dai donatori privati; e infine la necessità di investire delle risorse nella propria promozione a livello internazionale, cosa necessaria per la visibilità ma che determina rischi di cooptazione da parte dei governi e degli organismi donatori. Ma nonostante tali debolezze il ruolo delle ONG è stato fondamentale per portare nel dibattito internazionale istanze in merito al diritto alla casa, alla protezione contro gli sfratti, ai diritti delle donne e altre questioni legate alla povertà urbana, in maniera esplicita ed incisiva. Vi sono poi le reti tra città e autorità locali di cui la principale associazione è la United Cities and Local Governments (UCLG). Questa organizzazione è impegnata nella realizzazione degli MDG e in particolare per migliorare la vita degli abitanti degli slums e nel trovare alternative alla formazione di nuovi slums. La sua attività si basa su azioni a livello mondiale in partenariato con le 96 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 Nazioni Unite, in settori quali: lo sviluppo sostenibile, il decentramento e la democrazia locale e la cooperazione e la diplomazia. Le Nazioni Unite permettono un interazione tra i governi nazionali attraverso meccanismi regionali e questa interazione permette di creare interazione tra i Paesi riceventi e i Paesi donatori e ciò permette una maggior efficacia nelle azioni. L!unico organo delle Nazioni Unite che si occupa degli insediamenti umani è UN-HABITAT. Ogni due anni vengono organizzate delle riunioni che si sono dimostrate utili per rafforzare i legami, stabilire le posizioni comuni e confrontare i risultati a livello nazionale. Il rafforzamento delle reti ai vari livelli permette di trovare strategie comuni a livello internazionale che devono supportare e promuovere i processi a livello locale per istituire strategie nazionali sulla riduzione della povertà urbana. Questo non è sempre accaduto poichè non vi è stata la capacità di comprendere la valenza della povertà urbana, che e! stata infatti spesso sotto valutata e messa in secondo piano rispetto alla povertà rurale, ritenuta la causa predominante della debolezza dei Paesi. Ora, per superare tali fraintendimenti, il Progetto del Millennio delle Nazioni Unite sta suggerendo a tutti i Paesi di elaborare strategie di riduzione della povertà a livello locale e nazionale basate sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio; in tale azione potranno sostenerli organismi internazionali e donatori bilaterali. Un esempio di strategia locale di riduzione della povertà è dato dal partenariato delle “Città del Millennio”. Le Città del Millennio sono considerate come dei possibili vettori preferenziali per la riduzione della povertà attraverso l!applicazione di strategie locali. La Task force rileva come il raggiungimento dell!obiettivo 7D sia relazionato all!attuazione di tutti gli altri MDG e come la nuova organizzazione delle città abbia formalmente accolto gli MDG. In considerazione di queste interpretazioni delle Città del Millennio, si ipotizza l!attuazione delle seguenti azioni: ! 97 a) diffondere gli MDG e i rispettivi target attraverso le associazioni e le reti nazionali, regionali e mondiali, nelle città e amministrazioni locali in una misura il più ampia possibili; b) far adottare a consigli comunali politiche e azioni volte a conseguire gli MDG, attraverso una “campagna di adesione”, così che tali città siano infine definite Città del Millennio; c) istituire uno strumento per la raccolta e lo scambio di dati e buone pratiche nell!esecuzione degli MDG a livello cittadino, con riferimento specifico all!obiettivo 7D; d) promuovere la cooperazione tra città e paesi industrializzati e tra paesi in via di sviluppo; e) individuare Città del Millennio pilota impegnate in Piani di azione del Millennio, in cui sia possibile quantificare, valutare e diffondere i progressi fatti verso la realizzazione del Obiettivo 7D. L!approccio generale di questa iniziativa rispecchia l!impostazione data dal Progetto del Millennio delle Nazioni Unite il quale ritiene fondamentale concentrarsi sui bisogni dei poveri urbani. Gli insediamenti presi in considerazione possono riguardare unità amministrative di diverse dimensioni anche quelle più piccole. L!approccio crea sinergie tra i governi centrali. Le città coinvolte nella realizzazione degli MDG saranno tenute a comunicare i risultati raggiunti ai governi centrali che a loro volta gli comunicheranno alle Nazioni Unite. Le città in questo modo si sentiranno partecipi, coinvolte e impegnate in un progetto di dimensione mondiale, seppur vada riconosciuto che vi è un limite nella possibilità delle città di realizzare da sole gli MDG, e che il supporto dei governi nazionali è essenziale. Verranno create sinergie tra gli sforzi delle istituzioni e quelli dei programmi internazionali. L!agenzia UN-HABITAT, l!Urban Management Program e Cities Alliance stanno puntando l!attenzione sulle città e sul raggiungimento degli MDG a livello locale. L!iniziativa delle Città del Millennio, gestita dalle 98 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 amministrazioni locali e dall!organizzazione mondiale, in partenariato con le Nazioni Unite, sarà di supporto alle iniziative in atto, rafforzandole. Diventare Città del Millennio per una località o una città è la manifestazione della volontà di conseguire gli MDG a livello locale. Lo statuto di Città del Millennio viene richiesto tramite l!United Cities and Local Governments (UCLG) il quale ne da! comunicazione alle Nazioni Unite. Il requisito preliminare è l!impegno ad applicare un approccio partecipativo istituzionalizzato nella definizione, nell!attuazione, nel monitoraggio e nella valutazione di una strategia a livello locale di sviluppo a medio termine, in sintonia con i principi e i target degli MDG. Consultazioni aperte a tutti a livello cittadino potrebbero essere utili al fine di rendere partecipe la cittadinanza delle priorità e dei problemi della città, consentendo ai gruppi degli emarginati di esprimere le proprie preoccupazioni e proporre delle soluzioni per risolvere i propri problemi. Per l!organizzazione di tali conferenze potrebbero essere seguite le seguenti fasi: • Istituire un Comitato Città del Millennio, composto da rappresentanti dei gruppi di basso reddito, dalle organizzazioni di base e da altri partner; • elaborare un profilo della povertà cittadina, con la partecipazione attiva delle persone interessate e l'assistenza di altri partner, usando come termini generali di riferimento gli MDG, i target come obiettivi specifici e gli indicatori come parametro di riferimento per il risultato; • rivedere il quadro politico nazionale, urbano e locale per individuare le carenze, le inefficienze e le lacune; • presentare e discutere il profilo della povertà e la revisione della politica in occasione della Conferenza delle Città del Millennio; • adottare un documento che descriva una visione (come Vision 2020), delineando il profilo della città del Millennio desiderata e la determinazione del quadro generale strategico per realizzarlo; ! 99 • pubblicare e diffondere il processo ed i risultati della Conferenza di Città del Millennio. Viene proposto di istituire un Premio Città del Millennio per promuovere la divulgazione a livello nazionale e internazionale dei risultati, delle strategie e pubblicizzare i nuovi approcci in materia di governance e sviluppo locale in ambito di lotta alla povertà attraverso gli MDG. 3.7 Investire nell!obiettivo di migliorare le condizioni di vita degli abitanti degli slums: previsioni di costo La task force dedica la parte conclusiva del rapporto alla stima dei costi per perseguire l!obiettivo 7D. Questa operazione permettere di avere un quadro completo delle procedure e della loro fattibilità anche in termini di costi. Una stima dei costi era stata già presentata dal Segretario Generale Kofi Annan nel 2000 nel rapporto We the Peoples. In base a questa stima l!ammontare della spesa per migliorare le abitazioni di 100 milioni di abitanti degli slums era stimato in 50 miliardi di dollari52. UN-HABITAT ha stimato in uno studio53 più recente una spesa di 74 miliardi di dollari. Queste stime sono fatte per eccesso e includono una vasta gamma di servizi alcuni dei quali ritenuti essenziali per gli abitanti degli slums. È necessario fornire una stima della previsione dei costi per raggiungere l!obiettivo 7D. L!analisi effettuata su progetti realizzati suggerisce che i costi delle infrastrutture di base nei nuovi insediamenti può essere di un terzo inferiore o della metà rispetto a una ristrutturazione globale. Il criterio adottato dalla task force è valutato in metà dei costi di ristrutturazione come coefficiente dei costi necessari per fornire alternative ai nuovi slums. 52 Kofi A.Annan, We the people - The role of the United Nations in the 21st century, United Nations, New York, 2000. 53 Flood j., “Cost Estimate for Millennium Development Goal 7, Target 11 on Slums.” Background report for UN Millennium Project Task Force on Improving the Lives of Slum Dwellers and UN-HABITAT. Urban Resources, Elsternwick, Australia, 2004. 100 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 Vi sono necessariamente delle variabili che dipendono dalla specificità dell!area nella quale si va ad intervenire e dalle componenti che determinano la specificità dell!intervento, come per esempio: l!ubicazione, gli standard richiesti, la tipologia di progettazione, le scelte di costruzione e la tipologia dei metodi di appalto. La task force ha più volte messo in evidenza nel rapporto come la partecipazione diretta dei gruppi a basso reddito e delle loro organizzazione abbassi notevolmente i costi, migliorando i risultati ottenuti. Nella tabella sottosante sono riassunte le stime e le dimensioni per migliorare la vita di 100 milioni di abitanti degli slums attraverso la ristrutturazione e la proposizione di alternative alla formazione di nuovi slums per i 570 milioni di nuovi abitanti poveri nelle citta! PVS previsti al 2020. Investimenti richiesti per lo slum upgrading e fornire alternative agli slums entro il 2020 Fonte di investimento (miliardi di $) Intervento Target popolazione (milioni) Costo medio per persona ($) Totale (miliard i di $) Donatori Governi Abitanti di slums e futuri residen ti urbani a basso reddito Slum Upgrading 100 670 67 23 37 7 Fornire alternative agli slums 570 400 227 78 126 22 Totale 670 440 294 101 163 29 Nota: Numeri in tabella possono non corrispondere alle somme dei totali a causa degli arrotondamenti. Fonte: Le stime della Task force sono calcolate sulla base dei dati provenienti da UNHABITAT 2003a; Flood 2004, World Bank 2003a; FISE 2004. La stima considera che i costi delle abitazioni siano sostenute dagli abitanti, e quindi i costi calcolati sono solo quelli necessari per coprire le spese dei ! 101 terreni e della realizzazione delle infrastrutture necessarie a creare alternative alla formazione di nuovi slums. Esse sono stimate in 18 miliardi di dollari all!anno per i prossimi anni fino alla scadenza nel 2020 dell!obiettivo. Ci sono ampie prove che la continuazione di politiche inadeguate che escludono i poveri della città da processi di sviluppo si tradurrà in gravi costi sociali ed economici. Al contrario, migliorando significativamente la vita di almeno 100 milioni di abitanti degli slums entro il 2020 e introducendo le misure necessarie per garantire alternative alla formazione di nuovi slums per tutte le popolazioni urbane future garantirà grandi risparmi economici e sociali per le persone direttamente interessate e la comunità in generale. Ma nonostante ciò è necessario finanziare progetti e politiche per il futuro, e questi finanziamenti verranno essenzialmente reperiti in ambito nazionale. Questi costi verranno sostenuti da tutti gli attori interessati e avranno un ruolo ben preciso nel farlo: ! I gruppi comunitari dovranno mobilitare le proprie risorse e contribuire alla costruzione o al miglioramento delle proprie abitazioni; ! I governi nazionali e locali devono mettere in bilancio fondi per lo slum upgrading e lo sviluppo di nuove infrastrutture e fornire allo stesso tempo un ambiente politico che favorisca sia il finanziamento da parte del pubblico sia quello delle famiglie; ! Fornitori privati di servizi, formali ed informali, costruttori ed istituti finanziari nazionali saranno necessari per raggiungere questo scopo; ! Donatori (compresi i molti che attualmente forniscono il supporto poco o niente per la riduzione della povertà urbana) devono impegnarsi a destinare una quota maggiore di risorse per sfruttare le risorse interne. La necessità di assistenza varia molto dal contesto, ma saranno richieste risorse aggiuntive. Le risorse dei donatori, e lo sviluppo di nuovi meccanismi di finanziamento, hanno bisogno di sostenere i processi locali. 102 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 3.8 Conclusioni Il rapporto, nato con la volontà di essere uno strumento operativo pratico per poter affrontare la questione degli slums, riesce a rispondere a questo intento. Esso presenta in modo chiaro e ben organizzato tutti gli elementi che si ritengono essenziali per attuare un efficacie programma per il raggiungimento dell!obiettivo 7D. Nel rapporto vengono presentate politiche, strategie e interpretazioni dello status quo che necessariamente hanno un carattere soggettivo e rispecchiano le esperienze politiche, culturali e sociali dei componenti della task force. I membri della task force appartengo ai vari settori che interagiscono con le questioni urbane, in modo da poter presentare le proprie istanze nella redazione del rapporto. Sono stati portati numerosi punti di vista tra i quali quelli della Banca Mondiale, Christine Kessides, delle organizzazioni degli abitanti degli slums con Joel Bolnick, di Cities Alliance con Mark Hildebrand e del mondo accademico con Alain Durand-Lasserve, solo per citarne alcuni. Questa molteplicità di intenti si è potuta confrontare ed arrivare a delle posizioni unanimemente condivise, dando al rapporto una autorevolezza che gli consente di presentarsi ai vari eventuali fruitori con una certa imparzialità e capacità di rispondere alle istanze di tutti gli attori interessati, senza rischiare di essere tacciato di presentare una posizione più favorevole ad alcuni soggetti piuttosto che ad altri - anche se è evidente che l!unico soggetto di cui la task forse ha voluto dichiaratamente favorire e prediligere i relativi interessi è quello degli abitanti degli slums. Il rapporto affronta la questione degli slums seguendo le indicazioni dell!obiettivo 7D, applicando un atteggiamento cauto e non si spinge con grande audacia su nessuna posizione. Le politiche e gli strumenti proposti dalla task force vengono ben argomentate, e spesso hanno avuto il supporto di brevi schede che presentavano esempi di applicazioni pratiche, che sono molto utili anche per ! 103 mostrare eventuali errori interpretativi o imprevisti, legati anche alla specificità di ciascun contesto. Vi è infatti particolare attenzione nel porre in evidenza come vi siano delle condizioni di specificità e che le strategie proposte per il raggiungimento dell!obiettivo 7D, devono essere interpretate dal territorio nel quale si intende intervenire e non possono essere calate dall!alto senza un coinvolgimento dei vari soggetti interessati. Vengono inoltre messi in evidenza degli elementi ritenuti imprescindibili per qualsiasi tipo di strategia operativa che si intenda seguire, che sono: la partecipazione, a tutti i livelli di governo e anche e sopratutto della popolazione degli slums; la governance, intesa nella sua accezione più neutra di stile di governo, legata ai concetti di equità, efficienza, trasparenza e responsabilità. La task force descrive e definisce quali siano gli strumenti e le modalità di monitoraggio dell!obiettivo 7D, che si identificano nell!indicatore ufficiale, che all!epoca della stesura del rapporto era definito come: la percentuale di nuclei famigliari con la tutela della security of tenure. In seguito UN-HABITAT prendendo atto delle difficoltà nel misurare la security of tenure e volendo assumere una posizione più ampia e diversificata, inserisce degli indicatori specifici che sono le percentuali di persone che hanno accesso a servizi igienici di base, ad acqua potabile, ad abitazioni permanenti, ad un superficie interna adeguata e alla certezza del diritto di possesso (security of tenure). Questi non sono altro che le caratteri attraverso cui la stessa UN-HABITAT aveva definito gli insediamenti come slums . La task force non si confronta in maniera critica con l!obiettivo, non facendo alcun tipo di verifica sulla possibilità o meno che i risultati raggiunti dai vari progetti e programmi, possano essere misurati tramite l!indicatore dell!obiettivo, se non segnalando unicamente difficoltà nel reperimento dei dati. Inoltre il rapporto non si pone il problema di capire se l!indicatore ufficiale sia in grado di restituire in maniera veritiera il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti degli slums. 104 A home in the city: Strategie, politiche e risorse necessarie per il raggiungimento dell!obiettivo7D CAPITOLO 3 Questo è, forse, il punto di debolezza del rapporto, essendo la parte della misurazione del risultato particolarmente importante all!interno della rete internazionale che il rapporto stesso mette in evidenza e propone di rafforzare. Il rapporto dedica l!ultimo capitolo alla stima dei costi per la realizzazione degli obiettivo, ed esplicitamente si rivolge ai Paesi donatori, facendo comprendere come tale cifra non sia per loro eccessivamente impegnativa (l!8% degli aiuti destinati allo sviluppo), e ai Paesi poveri, mostrando come i costi integrativi da affrontare siano da considerare accettabili a fronte dei vantaggi sociali ed economici che tale miglioramento garantirebbe, sia per una maggiore produttività della popolazione, sia per una minore spesa da parte dei governi locali. Il rapporto manca di un aspetto particolarmente importante: pur presentandosi come uno strumento di pratiche operative rivolte essenzialmente ai governi ai vari livelli amministrativi, non ha avuto un adeguato sistema di divulgazione tale da permettere alle varie amministrazioni, e non solo, di conoscere questo rapporto come strumento operativo e poterlo di conseguenza, tenere in considerazione come opportunità concreta per la realizzazione dell!obiettivo 7D. Questo non è dipeso dalla volontà della task force, ma dalla gestione i chi di tale rapporto ne ha dato mandato, per ragioni indipendenti dal rapporto stesso. Come vedremo nel capitolo successivo i programmi nazionali realizzati per raggiungere l!obiettivo 7D presi in esame, e non solo, hanno redatto i loro programmi e progetti ignorando l!esistenza del rapporto seppur agendo con il supporto di UN-HABITAT ed entro l!ambito della lotta alla povertà attraverso gli MDG. ! 105 106 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 CAPITOLO 4 PROGRAMMI E PIANI PER LA VALUTAZIONE D!INTERVENTI MIRATI 4.1 L!esigenza di Programmi nazionali I programmi nazionali di slum upgrading richiedono una volontà politica attiva e la capacità di affrontare problemi spinosi come le norme fondiarie, la proprietà della terra, i cambiamenti nelle norme urbanistiche o di pianificazione e le politiche e le istituzioni che regolano abitazioni e infrastrutture. Inoltre, il turn over dei governi, la mancanza di conoscenze su ciò che può essere fatto tra i funzionari locali, la mancanza di partecipazione degli abitanti degli slums, la mancanza di consulenza e di supporto da parte della comunità dei donatori sono stati tutti fattori che hanno influito negativamente sulla capacità dei Governi nazionali di istruire dei programmi di gestione delle problematiche legate agli insediamenti abitativi della popolazione povera. I primi progetti sono stati redatti per testare il concetto che prevedeva di non fare upgrading su larga scala. Per questo motivo, la maggior parte delle istituzioni bilaterali e multilaterali hanno acquisito un'ottima esperienza con singoli progetti di slum upgrading. Per la comunità internazionale è il tempo giusto per passare da progetti pilota per lo sviluppo a programmi per un approccio coordinato in cui siano i Paesi a sviluppare la propria strategia a lungo termine che la comunità internazionale può sostenere. Il KENSUP, Kenya slum upgrading programme e l! Uganda National Slum Upgrading Strategy and action plan, sono programmi che nascono con l!intento di affrontare la questione degli slums, creando una rete di sostegno tra le organizzazioni internazionali i governi centrali e quelli locali, avendo come obiettivo dichiarato quello di concorrere al raggiungimento dell!obiettivo 7D e in generale affrontare la povertà attraverso gli MDG. 107 L!analisi di questi programmi può dare la possibilità di capire come i Paesi si confrontano con gli obiettivi del Millennio, comprendendo quali possano essere le difficoltà e i vantaggi di lavorare entro gli ambiti di questo strumento. 4.2 Il Progetto: KENSUP, Kenya slum upgrading programme Il Kenya Slum Upgrading Programme (KENSUP) è un!iniziativa di collaborazione tra il Governo del Kenya e UN-Habitat, che ha come obiettivo principale quello di migliorare le condizioni di vita della popolazione che vive e lavora negli slums del Kenya attraverso la security of tenure, il miglioramento delle abitazioni, la creazione di attività atte a creare reddito e la realizzazione di infrastrutture fisiche e sociali, incentivare l'occupazione, così come ridurre l'impatto dell'HIV / AIDS negli insediamenti. KENSUP è stato ideato per dimostrare che gli obiettivi fissati nell'Agenda Habitat e nei Millennium Development Goals, possono essere raggiunti nelle città del Kenya attraverso interventi che promuovono un approccio multidisciplinare e integrato degli slum upgrading. Il programma nacque da un incontro tra il Presidente del Kenya e il Direttore esecutivo di UN-Habitat nel novembre 2000, il quale si offriva di predisporre un programma di slum upgrading per il Kenya partendo dal più grande slum di Nairobi, Kibera. Il programma fu finanziato congiuntamente da UN-Habitat, World Bank, Cities Alliance e il Governo del Kenya. L!accordo finanziario fu firmato nel luglio 2002. Il Programma fu completato ed integrato attraverso una cooperazione delineata in un Memorandum d!intesa siglato tra UN-Habitat, partner chiave e il Ministero delle strade, lavori pubblici e abitazione, il 15 gennaio 2003. Questo fu il punto di partenza per la fase preparatoria del programma. Le attività di progetto realizzate secondo le direttive del KENSUP, sono ora in corso a Kibera, Mavoko, Mombasa, Thoka, Kahawa e a Korogocho. UN-Habitat ha un ruolo supplementare nel programma, così che le sue attività si sono concentrate sulla fornitura di consulenza tecnica, capacity 108 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 building delle autorità locali competenti e delle comunità, la fornitura di infrastrutture di base, e la sperimentazione di un approccio innovativo di slum upgrading attraverso progetti pilota. Sia come strumento per sostenere azioni innovative nell!ambito dell!organizzazione, che come sforzi verso il miglioramento continuo delle sue pratiche, UN-Habitat è alla ricerca di modi nuovi e originali per rafforzare la sua partecipazione al KENSUP. Al fine di agevolare tutto ciò, tutte le attività nell!ambito del KENSUP con UNHabitat sono state centralizzate sotto un unico tetto comprendente le attività di Water and Sanitation e quelle relative alle Infrastrutture. È auspicabile che questo tipo d!approccio porti ad un processo che renda gli interventi di UN-Habitat all!interno del KENSUP il più possibile coerenti, costruttivi ed efficaci. Ciò conduce ad alcune modifiche nell!approccio allo sviluppo di UN-Habitat nell!ambito del KENSUP54. 4.2.1 Gli obiettivi specifici L!obiettivo generale del programma, in accordo col Governo del Kenya, è di migliorare le condizioni di vita delle persone che abitano e lavorano negli slums e negli insediamenti informali nelle aree urbane del Kenya attraverso la concessione della security of tenure, il miglioramento delle abitazioni, la creazione di reddito e la realizzazione di infrastrutture fisiche e sociali. Gli obiettivi specifici attraverso i quali perseguire l!obiettivo generale possono essere sintetizzati così di seguito: ! Creare le condizioni che possono sostenere a lungo termine a livello nazionale lo slum upgrading in Kenya; ! Sfruttare la volontà politica, rafforzare 54 le nascenti forme UN-HABITAT, UN-Habitat and the Kenya slum-upgrading programme – Strategy document, Nairobi, may 2008, pag.7. 109 di organizzazione degli abitanti degli slums, e promuovere un processo inclusivo basato sul consenso e il partenariato; ! Correggere le politiche inappropriate che contribuiscono alla crescita degli insediamenti informali e al peggioramento delle condizioni di vita nei quartieri poveri; ! Consolidare, razionalizzare e istituzionalizzare una vasta gamma di politiche concernenti le abitazioni tra cui la creazione di istituzioni e di meccanismi per il finanziamento e lo sviluppo sostenibile di abitazioni e delle relative infrastrutture; ! Rendere operativi concetti di decentramento, partenariato, consultazione, partecipazione delle parti interessate, il consenso, la leadership e il potenziamento delle comunità beneficiarie nel miglioramento dei progetti; ! Sviluppare e implementare servizi adeguati e migliori mezzi di sussistenza e fornire approcci e strategie; ! Rafforzare e potenziare la capacità di ricerca, progettazione, attuazione, monitoraggio, valutazione e di programmi per gli insediamenti umani a livello di governo centrale, autorità locali e di comunità; ! Indirizzare e mitigare la prevalenza e l'impatto dell'HIV / AIDS. 4.2.2 Attori principali e loro relazioni Un aspetto essenziale al quale il Programma da molta rilevanza è quello del lavorare in partnership con tutti gli attori che sono interessati nell!attività di slum upgrading della città, allo scopo di realizzare degli interventi significativi. Il KENSUP si pregia nel poter contare su un!ampia coalizione di partner, che comprende tutti quei soggetti aventi interesse in ambito urbano in Kenya: gli enti governativi, le autorità locali, la società civile, le comunità locali, i settori privati e gli enti donatori. La vasta gamma di partnership consente agli attori 110 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 principali di sopperire alle loro mancanze attraverso l!utilizzo dei punti di forza degli altri. I partner hanno, però, ruoli distinti secondo le rispettive competenze ed interessi, che possono essere così di seguito sintetizzate: UN-Habitat riveste un ruolo di primo piano nel KENSUP ma riconosce al Governo del Kenya la paternità del Programma. Il ruolo dell!Agenzia consiste nel fornire assistenza tecnica acquisita attraverso la sua l!esperienza nello sviluppo di insediamenti umani, nello slum upgrading, nella mobilitazione di risorse finanziarie, nella formazione per l!imprenditoria, nel capacity building. Inoltre UN-Habitat realizza progetti pilota, testandone la loro applicabilità, sostenibilità e la convenienza economica negli interventi di slum upgrading, tali da poter essere realizzati per il raggiungimento degli obiettivi del programma. Infine UN-Habitat ha il compito di documentare le esperienze in Kenya, studiandole ed apprendendo da esse, al fine di poterle utilizzare in attività future sia dell' UN-Habitat sia del Governo del Kenya. Il GOVERNO DEL KENYA è responsabile dell'aspetto esecutivo e di gestione e quindi si occupa delle questioni concernenti la terra e il suo possesso, del coordinamento, del reperimento di risorse, del monitoraggio e della valutazione. E! inoltre responsabile dell!impianto giuridico, istituzionale e politico essendo suo compito sviluppare una struttura normativa e giuridica che permetta condizioni più favorevoli per lo slum upgrading e la riduzione della povertà. Il coinvolgimento delle AUTORITA! LOCALI competenti è considerato essenziale per il successo degli interventi. Il mandato di un ente locale è anche quello di eseguire la realizzazione di un progetto che ha luogo nel proprio territorio municipale, svolgendo funzioni di pianificazione urbana e per il mantenimento di infrastrutture fisiche e sociali. Le autorità locali hanno anche il compito di sviluppare il quadro normativo e di fornire servizi per gli slums. Quindi, le autorità locali hanno un ruolo chiave nella gestione urbana e nella 111 governance e senza il loro coinvolgimento lo slum upgrading non può avere successo. Le COMUNITA! PARTECIPANTI DEGLI SLUMS sono dei partner egualitari nel programma. Poiché il KENSUP è orientato a migliorare le condizioni di vita delle persone che abitano e lavorano negli slums del Kenya, è di conseguenza fondamentale lavorare con loro e accogliere le loro istanze; sono infatti gli unici a sapere realmente quali siano le loro necessità e sono inoltre gli unici a poter garantire la titolarità e la sostenibilità del Programma. Le ORGANIZZAZIONI DELLA SOCIETA! CIVILE possiedono una vasta esperienza nelle questioni di rilievo del KENSUP, tra cui quella tecnica e quella comunitaria. Esse sono inoltre bel collocate per mobilitare le comunità e rappresentare i loro interessi. Il loro coinvolgimento accresce la partecipazione, aiuta a mobilitare le comunità locali verso obiettivi comuni e promuove la costruzione del consenso verso lo slum upgrading. Il SETTORE PRIVATO deve essere coinvolto nello slum upgrading in modo innovativo e UN-Habitat è alla ricerca di accordi di collaborazione con esso. La gestione e il finanziamento dei servizi pubblici nelle aree urbane sono compiti che i privati svolgono normalmente, ed inoltre con la loro partecipazione al KENSUP potrebbero dimostrare la loro responsabilità sociale nei confronti dei propri lavoratori che vivono negli slums.55 4.2.3 Approccio e metodologia generale d!intervento L'approccio allo slum upgrading è completamente testato attraverso la realizzazione di progetti pilota e deve essere integrato ed interdisciplinare, al pari degli intenti che sono molteplici. In primo luogo, UN-Habitat offre la sua 5555 UN-HABITAT, UN-HABITAT and the Kenya slum-upgrading programme, Nairobi, may 2007, pagg. 12-13. 112 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 consulenza tecnica nella realizzazione di una valutazione globale delle condizioni pre-intervento, con l'intento di condurre l!analisi della situazione, la mappatura socio-economica e fisica delle comunità di destinazione e dell'ambiente in cui è insediata; in secondo luogo, l'intento è di utilizzare lo sviluppo di un sistema infrastrutturale integrato come punto di partenza per lo slum upgrading (ad esempio attraverso la fornitura di acqua e servizi igienicosanitari) al fine di ridurre il costo degli alloggi; in terzo luogo, questo si coniuga con la costruzione o il miglioramento del patrimonio edilizio esistente; in quarto luogo, l'obiettivo è di collegare le azioni qui precedentemente menzionate al capacity building e alle attività atte a generare reddito, nelle quali gli abitanti degli slums sono formati al fine di acquisire nuove competenze, come la produzione di materiali da costruzione e componenti per l'edilizia in modo che possano farsi carico del proprio sviluppo. La partecipazione a piani di risparmio cooperativo svolge anche un ruolo importante nel rafforzare la capacità degli abitanti degli slums ad accedere ai finanziamenti per le abitazioni, che in genere è fuori dalla loro portata. In quinto luogo, queste attività vanno di pari passo con il miglioramento della capacità delle autorità locali nello sviluppo delle loro capacità progettuali per far fronte alla crescita abnorme e irregolare delle loro città. Inoltre, sostenere le capacità delle autorità locali è necessario per supportare e coordinare lo sviluppo creato dalla comunità con la realizzazione di ricoveri e infrastrutture. Quindi, l'approccio è olistico, come il proposito di affrontare contemporaneamente i cinque aspetti sopra citati. L'obiettivo è di migliorare la governance locale e rafforzare la capacità e il ruolo del settore informale e della comunità nello sviluppo di quartieri sostenibili. Lo scopo è di collegare la domanda di miglioramento di infrastrutture e di abitazioni al bisogno di lavoro e reddito. Il concetto di partecipare alla fornitura di infrastrutture o di abitazioni, o iniziare una propria piccola società di costruzioni è interessante, in quanto coniuga due elementi che sono sempre stati presenti negli slums: auto-costruirsi le proprie abitazioni, e creare occupazione nel settore informale. Dove ciò non è stato possibile, la determinazione e la resistenza degli abitanti degli slums è dimostrata dalla loro disponibilità a pagare affitti elevati 113 per alloggi di scarsa qualità, e dei costi elevati che devono pagare per i servizi, come acqua ed elettricità. Quindi, l'obiettivo è di collegare infrastrutture e abitazioni con la costruzione di capacità e attività generatrici di reddito, che rende l'approccio olistico e integrato.56 4.2.4 Le attività previste Il Governo del Kenya e UN-Habitat, nel costruire i singoli progetti per il raggiungimento degli obiettivi del programma, ha definito delle attività comuni a tutti i progetti, che permettano di essere coerenti con la metodologia del Programma. Le attività previste possono così di seguito esemplificate: Evidenziare l!analisi della situazione e mappare le comunità obiettivo: ciò significa comprendere il contesto sociale, economico e fisico nel quale si va ad intervenire, avendo uno sguardo anche sugli effetti degli eventuali interventi precedenti. Rafforzare la società civile attraverso l'istituzione di comitati di gestione del progetto (come i comitati di gestione delle acque): questo significa supportare il governo centrale e quelli locali nella partecipazione attiva al progetto, tenendo conto delle proprie necessità di abitazioni, servizi e infrastrutture. I comitati vengono inoltre coinvolti nella gestione delle varie fasi del progetto. Fornire consulenza tecnica ai partner: è qui che UN-Habitat mette a disposizione la sua ampia competenza tecnica nell!ambito dello slum upgrading; gli strumenti e la metodologia messi in campo incrementano la possibilità delle comunità povere di accedere all!abitazione, al miglioramento dei mezzi di sussistenza e dell!integrazione sociale ed economica, 56 UN-HABITAT, UN-Habitat and the Kenya slum-upgrading programme – Strategy document, Nairobi, may 2008, pag 37. 114 e alla Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 security of tenure. Potenziare l!azione dei membri della comunità attraverso la formazione: ciò viene attuato per raggiungere l'urbanizzazione sostenibile e la formazione dei membri della comunità nelle pratiche come la costruzione, l!approvvigionamento idrico, i servizi igienico-sanitari e dei rifiuti solidi che sono alla base di questo programma. La formazione permetterà loro di produrre materiali da costruzione a basso costo, costruire case e partecipare, attraverso l'aiuto reciproco, alla costruzione di servizi e infrastrutture. I membri della comunità saranno inoltre assistiti nella stesura dei piani di sviluppo del business per la creazione di piccole imprese. L'obiettivo finale della formazione è quello di sostenere i membri della comunità nell!avviare attività generatrici di reddito (o per sostenere le attività già esistenti). Questo, a sua volta, consente loro di guadagnare un reddito, e quindi migliorare le loro condizioni di vita, o di investire in abitazioni e infrastrutture migliori. Potenziare l!azione dei membri della comunità attraverso la creazione di cooperative, consentendo così agli abitanti degli slums di accedere ai finanziamenti per l!abitazione che sarebbero fuori dalla loro portata se si rivolgessero ai canali di finanziamenti tradizionali; le cooperative consentono una maggior forza che permette ad esempio di poter acquisire dei terreni collettivi da edificare e la creazione delle relative opere di urbanizzazione primaria. La costituzione di cooperative ha inoltre il grande merito di creare un meccanismo di forte partecipazione alla loro gestione. È di fondamentale importanza riservare particolare attenzione alle donne, che nei quartieri poveri sono in larga parte loro a gestire le abitazioni, il vicinato e a fornire i servizi, ed è per questo che il loro coinvolgimento diventa essenziale. Sostenere le piccole imprese e i produttori di materiale da costruzione dà la possibilità alle autorità locali e al Governo di avvalersi dei lavoratori e costruttori del settore informale che abitualmente operano negli slums e ciò permette un risparmio sui costi. Questo può avvenire con la concessione di una regolare 115 licenza di queste figure professionali, dandogli così la possibilità di partecipare a gare d!appalto per opere di dimensione maggiore. Le piccole imprese di produzione di materiali da costruzione sono spesso vitali nel confronto con le aziende di dimensione maggiore, perché possono continuamente modificare il tipo di prodotti e il processo produttivo in funzione della domanda. Tuttavia, la crescita delle piccole imprese è limitata da una serie di fattori tra cui: la mancanza di accesso al credito, le norme edilizie che vietano l'uso di materiali di produzione locale, i vincoli del quadro normativo, la mancanza di conoscenze tecniche comprovate e di tecnologie per la realizzazione di abitazioni a basso costo, di materiali da costruzione alternativi e la mancanza di attrezzature. Promuovere e agevolare partenariati ad ampio raggio è un!attività svolta da UN-Habitat che si preoccupa di migliorare e facilitare le collaborazioni e i rapporti tra il governo centrale e locale. Il KENSUP si occupa di facilitare il partenariato tra gli enti pubblici, la società civile e il settore privato. Tutto ciò permette di mediare le debolezze dei singoli attori utilizzando i punti di forza di ciascuno, aspetto particolarmente rilevante nei tavoli di negoziazione. Assistere nella creazione e nello sviluppo di strutture istituzionali di programma: ciò significa che il Governo del Kenya e Un-Habitat si adoperano per dotare ciascun progetto nell!ambito del KENSUP di strutture istituzionali; queste hanno il compito di assicurare che tutte le parti coinvolte nei progetti abbiano la giusta rappresentazione e possano presentare le proprie istanze in maniera organizzata e regolamentata. UN-Habitat può così utilizzare la sua ampia base di partecipazione sociale a beneficio del Programma. Implementare progetti piloti è l!azione che UN-Habitat supporta per poter testare strategie nuove ed innovative per poter trovare approcci sostenibili ed originali allo slum upgrading. I progetti piloti inglobano in essi tutti i concetti chiave delineati nel documento strategico che giuda il Programma. Rafforzare il ruolo e la capacità degli Enti Locali ha lo scopo di supportare ed 116 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 agevolare la dotazione di infrastrutture e la realizzazione di alloggi da parte della comunità stessa che costituisce un punto fondamentale del Programma. È necessario indirizzare le capacità delle autorità locali per pianificare e soddisfare lo sviluppo necessario alle loro città. Gli interventi di potenziamento delle capacità possono essere tecnici, per migliorare le funzioni di pianificazione urbana e di capacità di bilancio dell'ente locale, o essere umani o istituzionali per migliorare la capacità delle autorità locali di partecipare ai processi di governance. La capacity building non è percepita solo come un esercizio tecnico, ma anche come miglioramento delle capacità delle comunità di emanciparsi per far sentire la loro voce per chiedere maggiore responsabilità. Ci sono molti modi in cui i comuni possono promuovere lo sviluppo sostenibile basato sulle persone, tra i quali: 1) Garantire terreno sufficiente per le nuove abitazioni; 2) Eliminare i vincoli, imposti dal quadro normativo, che scoraggiano lo sviluppo di imprese di piccole dimensioni; 3) Facilitare la partecipazione delle piccole imprese e gruppi della comunità nei lavori pubblici mediante contratti di comunità; 4) Fornire piani strategici e manuali tecnici per la costruzione di servizi e infrastrutture; 5) Creare un supporto tecnologico per la comunità e di auto-aiuto ai costruttori; 6) Creare efficaci sistemi di recupero dei costi. Fornire le infrastrutture è, per UN-Habitat, un sistema per verificare se la fornitura di infrastrutture di base quali acqua e servizi igienico sanitari possa contribuire a ridurre sensibilmente i costi delle abitazioni nei quartieri poveri. E' ampiamente accettato che lo sviluppo di un sistema integrato di infrastrutture per gli insediamenti di nuova costituzione e nei programmi di slum upgrading, rappresenta ben il 40% del costo complessivo della soluzione. Pertanto, una parte importante delle attività UN-Habitat si concentra sulla fornitura di infrastrutture di base, che si tratti di acqua, servizi igienico-sanitari, strade, elettricità. 117 Monitorare e valutare è una parte integrante del KENSUP infatti un monitoraggio e una valutazione regolare sono sempre presenti in ciascun progetto.57 4.3 Il Progetto: Uganda National Slum Upgrading Strategy and action plan L!Uganda National Slum Upgrading Strategy (NSUS) è stata ideata come risposta diretta all!obiettivo 7 D degli MDG, riconoscendo così le problematiche legate al sempre crescente sviluppo degli slums, che deve essere affrontato e questo richiede di coordinare le politiche e le azioni relative allo slum upgrading. La spinta principale proposta nel National Slum Upgrading Strategy (NSUS) riguarda lo status quo attuale assicurando che le azioni di slum upgrading siano integrate nelle politiche nazionali, nella legislazione, nei programmi e nei piani per consentire la loro attuazione. Lo slum Upgrading fa parte dei più ampi piani di sviluppo nazionali e come tale deve essere trattato e non come "aspetto speciale" di medio e lungo termine. Deve essere costantemente ed esplicitamente integrato nel National Development Plan sulla base di obiettivi e principi articolati in questa strategia, nel quadro di pianificazione nazionale, del piano d'azione per il Poverty Eradication Action Plan (PEAP)58. Il programma si fonda su due presupposti che possono essere riassunti così: il primo parte dalla convinzione che la crescita degli slums deve essere rallentata e poi fermata attraverso riforme del mercato legale e fondiario ( anche per garantire la security of tenure) e rimodernare la normativa di pianificazione e di zoning, e quella di edificazione, al fine di rendere più accessibili le abitazioni. In secondo luogo, non vi è la necessità di adottare strategie preventive su come gestire la crescita di urbanizzazione e prevenire le sfide alla povertà 57 UN-HABITAT, UN-Habitat and the Kenya slum-upgrading programme – Strategy document, Nairobi, may 2008, pagg.38-41. 58 L.Okello, National development plan (2010/11 – 2014/2015), Ministry of Finance, Planning and Economic Development, Kampala, 2010. 118 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 estrema che caratterizza gli slums59. 4.3.1 Gli obiettivi specifici L'obiettivo generale del programma è quello di attuare delle politiche di slum upgrading al fine di migliorare le condizioni di vita dei residenti degli slums, che vivono soprattutto nelle aree urbane dell'Uganda in condizioni fisiche estremamente depresse, con l!intento di ottenere dei risultati sostenibili e cercando al contempo di prevenire la crescita futura degli slums. Quest!obiettivo generale viene considerato raggiungibile attraverso l!attuazione di obiettivi puntuali che in maniera specifica affrontano le questioni di slum upgrading in Uganda. Nello specifico gli obiettivi previsti dal programma possono così di seguito essere schematizzati: ! Sviluppare misure a prezzi accessibili e partecipativi per il miglioramento delle condizioni abitative e delle infrastrutture nelle aree degli slums. ! Pianificare e realizzare programmi in collaborazione con gli stakeholder per creare progetti pilota per ridurre/eliminare la crescita degli slums. ! Sfruttare le risorse del governo centrale e delle autorità urbane per potenziare il contributo all'economia urbana degli slums. ! Garantire un adeguato quadro istituzionale e meccanismi per l'effettiva attuazione dei programmi di slum upgrading delle varie parti interessate. 59 M.A.Rugadya, Eddie Nsamba-Gayiiya, Kamusiime Herbert, Slums in Uganda: situation analysis- National slum upgrading strategy and action plan, Ministry of land, housing and urban development, Department of housing, Kampala, November, 2008. 119 4.3.2 Attori principali e il loro ruolo Il Programma è promosso dal Governo che riveste un ruolo fondamentale. Vi sono inoltre altri partner che supportano il Governo in questo compito. Possiamo riassumere brevemente i compiti di ciascuno come segue. Il GOVERNO DELL!UGANDA è responsabile di garantire un quadro di base della legalità, i diritti e la libertà e intervenire nell'economia per promuovere l!efferenza economica, l!efficacia, l!equità e la crescita. Gli interventi possono essere necessari per i seguenti principali motivi : ! Promuovere i giusti incentivi per incoraggiare un intervento privato efficiente; ! Garantire che i beni pubblici vengano forniti; ! Correzione dei fallimenti del mercato; ! Riduzione delle disuguaglianze. Il National Slum Upgrading Strategy ribadisce l'importanza dei beni pubblici, come i trasporti e le infrastrutture energetiche, mentre non esclude la possibilità di esplorare opzioni di finanziamenti pubblici per la fornitura del settore privato di questi beni in una serie di settori. Il Governo è impegnato a servire tutti i cittadini dell'Uganda indipendentemente appartenenza etnica, sesso o credo religioso. Questo impegno fondamentale sarà alla base di tutte le politiche governative nel National Slum Upgrading Strategy. La maggior parte delle azioni comprese nel piano di sviluppo nazionale sono attuate dal braccio esecutivo del governo. Gli impegni fondamentali, tuttavia, sono guidati dalla visione di governo che si riflette nelle promesse fatte agli elettori. Il Parlamento ha un ruolo fondamentale sia nel passaggio che porta la legislazione sul tema del NSUS, e nel controllo del potere esecutivo per la fornitura di servizi efficienti ed efficaci. Tutto ciò sarà basato sulla revisione politica, dei quadri giuridici e normativi. 120 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 Ci sono diverse AGENZIE AUTONOME E SEMI-AUTONOME all'interno del settore pubblico. Alcune di queste hanno ruoli essenziali nel settore pubblico anche attraverso la formulazione delle politiche, il monitoraggio indipendente, l'erogazione dei servizi e l'acquisto di servizi. Queste sono tenute a perseguire gli interessi della popolazione nel loro insieme, allo stesso modo il governo centrale e quelli locali. Altre sono progettate per funzionare su una base essenzialmente commerciale anche se soggette a regolamentazione. Vi è un consenso circa l'efficienza di alcune di queste agenzie, esiste un notevole divario tra le loro retribuzioni e quelli dei funzionari pubblici, e l'importo delle entrate che è effettivamente vincolato essendo assegnato a queste agenzie. Vi è anche la preoccupazione che le missioni sociali e commerciali siano state confuse in alcuni casi, portando ad una riduzione dell'efficienza di investimento. Così i ruoli di queste agenzie saranno soggetti a revisione per correggere queste contraddizioni e incrementarne l!efficienza. Il SETTORE PRIVATO, compresi i molti piccoli imprenditori cittadini, è responsabile della maggior parte degli investimenti produttivi. La politica del governo considera il settore privato come il motore della creazione di occupazione della crescita e di prosperità per la trasformazione socioeconomica del paese durante il periodo del NSUS. In generale, la motivazione per l'investimento dovrebbe essere commerciale, e di governo, quindi, cercare di assicurare che gli incentivi per l'economia incoraggino gli investimento che generano sviluppo equilibrato, e inoltre si dovrà ridurre al minimo possibile l!esclusione degli investimenti del settore privato. In alcuni casi, il settore privato commerciale sosterrà la fornitura di beni pubblici per ragioni altruistiche, culturali o di prestigio. Per esempio, la sponsorizzazione commerciale dello sport è un fenomeno importante a livello internazionale. Durante la preparazione di questo NSUS, il settore privato ha contribuito in modo significativo alle priorità individuate. La SOCIETÀ CIVILE è essenziale per lo sviluppo attraverso le sue azioni che devono essere autonome e non dettate dal Governo. Tuttavia, il Governo gode 121 di partnership produttive con le organizzazioni della società civile e sostiene il ruolo che essi svolgono nel processo di crescita economica e di sviluppo che include: • La sensibilizzazione, in particolare degli interessi dei gruppi che potrebbero altrimenti essere negati; • L!erogazione dei servizi volontariamente finanziati in settori non coperti dal programma del governo; • Il finanziamento pubblico dei servizi erogati, in subappaltato da parte del governo • Il sostegno alla risoluzione dei conflitti; • La ricerca indipendente sulle questioni politiche essenziali. Al fine di migliorare il contributo della società civile alla trasformazione nazionale, il NSUS si impegna a sostenere gli impegni prioritari illustrati di seguito che creeranno un ambiente operativo più favorevole per le ONG nei prossimi 5 anni: - Lavorare con le ONG al fine di realizzare un quadro globale di cooperazione e di partenariato, che incentivi la reciproca responsabilità tra le ONG e il governo. - Sostenere lo sforzo, da parte dell' Uganda Bureau of Statistics e dell! Uganda National NGO Forum, di intraprendere un ampio sondaggio nel settore delle ONG per stabilire il valore del lavoro delle ONG per l'economia dell'Uganda e il loro contributo alla salute e al benessere nazionale. - Insieme con altri stakeholder, il lavoro delle ONG trova fonti di finanziamento più sostenibili in modo tale sarà garantita la loro autonomia, ma garantisce la responsabilità pubblica delle risorse locali ed estere che saranno nella disponibilità delle ONG. - Garantire un migliore coordinamento del lavoro delle ONG al fine di evitare inutili duplicazioni e spreco di risorse. I PARTNER PER LO SVILUPPO continueranno a svolgere un ruolo importante nel finanziamento della spesa pubblica in Uganda. In conformità con 122 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 la politica di questo piano, i partner di sviluppo sono incoraggiati a sostenere i programmi di governo attraverso il sostegno al bilancio di programmi e progetti. Con l'introduzione di tetti massimi di spesa per ciascun settore nel bilancio dello sviluppo, compresi i progetti dei donatori, sia i ministeri settoriali e sia i partner per lo sviluppo, apprezzeranno il fatto che ogni ulteriore progetto avrà un costo adeguato per il settore in termini di costi di transazione e risorse flessibili per le priorità del settore. Questo è stato fatto per assicurare che i fondi del progetto siano soggetti allo stesso processo di definizione delle priorità delle risorse più flessibili. Alcuni partner per lo sviluppo forniscono un sostegno diretto alle ONG e ad alcuni distretti al di fuori del bilancio dello Stato. Poichè tale accordo non viene scoraggiato, sarà opportuno condividere le informazioni di supporto e le attività finanziate in modo da avere una valutazione abbastanza precisa degli effetti micro e macroeconomici. 4.3.3 Approccio e metodologia generale d!intervento Lo sviluppo della National Slum Upgrading Strategy in Uganda è essenzialmente dettata dal riconoscimento che le azioni sono rivolte al conseguimento dello slum upgrading, della gestione ambientale, dello sviluppo delle infrastrutture, della fornitura di servizi. La riduzione della povertà in generale non può essere raggiunta se non c'è un riconoscimento diretto che gli slums sono un problema dello sviluppo e che deve essere affrontato. Questa è una risposta diretta alle seguenti questioni: Tutte le politiche sono orientate verso la riduzione della povertà e a contribuire agli obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG). Uganda è impegnata a raggiungere gli MDG che affrontano dimensioni essenziali della povertà e dei loro effetti sulla vita delle persone, in particolare verso: a) L!obiettivo 7D "Assicurare la sostenibilità ambientale", che arriva in risposta ad una delle sfide più urgenti del millennio e si articola nell!impegno degli "Stati membri a migliorare la vita di almeno 100 123 milioni di abitanti degli slum entro il 2020", e l!obiettivo 7C, di assicurare un accesso sostenibile all'acqua potabile. b) L!obiettivo 2 che si articola nell'impegno di "Sradicare la povertà estrema e la fame", e di "Dimezzare, tra il 1990 e il 2015, la percentuale di persone il cui reddito è inferiore a 1 dollaro al giorno", per le aree urbane, attraverso: notevoli miglioramenti nella salute urbana cura e scuole, acqua e servizi igienico-sanitari, e nelle misure urbane per migliorare la salute materna e infantile, una comprensione di quanto la portata e la profondità della povertà urbana è sottostimato dal dollaro al giorno soglia di povertà e più efficaci a livello di comunità risposte HIV / AIDS. c) Uno dei principali impegni politici sotto l'Agenda Habitat del 1996 impegna gli Stati membri a: "... rafforzare gli esistenti meccanismi finanziari e, se necessario, sviluppare approcci innovativi per finanziare l'attuazione dell'Agenda Habitat, che mobiliterà risorse aggiuntive da varie fonti di finanziamento - pubblico, privato, multilaterali e bilaterali - a livello internazionale, regionale, nazionale e locale, e che promuoverà l'allocazione efficiente, efficace e responsabile e gestione delle risorse, riconoscendo che le istituzioni locali coinvolte nel micro-credito possono tenere il massimo potenziale per accogliere i poveri". Il Poverty Eradication Action Plan, come quadro di pianificazione per lo sviluppo del Paese, non affronta adeguatamente la questione degli slums, ma influenza l'allocazione delle risorse e la mobilitazione; il Piano ha negato i settori di sviluppo dell'habitat urbano e le necessarie risorse dal governo per trasformare gli slums in uno strumento di sviluppo. Così, la politica in generale e gli strumenti legislativi a livello nazionale sono reattivi alle situazioni degli slums, invece di essere pro-attivo e anticipare problemi futuri con lo slum upgrading. Il risultato è il lassismo e l'inadeguatezza di attuazione in materia di applicazione delle leggi esistenti. E' anche evidente che la capacità istituzionale, le carenze e le strozzature legali combinate con vincolo delle risorse sono un fattore limitante. 124 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 La National Slum Upgrading Strategy si ispira ai seguenti principi e considerazioni: • Costituzione di una garanzia fondiaria e di security of tenure dell!abitazione per incrementare gli investimenti nelle aree degli slums; • Un quadro giuridico e istituzionale flessibile che permetta iniziative locali di slum upgrading; • Disponibilità di un adeguato quadro urbanistico che riconosca gli slums e i residenti degli slums come risorse; • È essenziale che sia progettato un approccio integrato allo slum upgrading ; • Mobilitazione e coordinamento dei soggetti interessati e delle risorse per le iniziative di slum upgrading a livello locale, nazionale e internazionale; • Le necessità degli slum upgrading devono essere completate con le azioni di prevenzione che impediscano l'emergere di nuovi slums. Di qui la necessità di un approccio a doppio binario verso gli slums esistenti e i futuri potenziali. 4.3.4 Le attività previste Il Programma punta ha realizzare l!obiettivo 7D attraverso lo slum upgrading e le azioni messe in campo per conseguirlo sono organizzate e finalizzate entro le seguenti strategie: ! Strategie per la regolarizzazione del possesso e dell! accessibilità alla terra; ! Strategie per l!offerta di abitazioni a prezzi accessibili; ! Strategie per un!urbanistica attenta alla questione degli slums e per il finanziamento dello slum upgrading; ! Strategie per le infrastrutture dei servizi urbani di base; ! Strategie per la capacità istituzionale e di coordinamento. 125 Strategie per la regolarizzazione del possesso e dell!accessibilità alla terra Questo insieme di attività mirano a conferire de jure la security of tenure per i proprietari dei terreni e la sicurezza de facto di possesso (reale e percepita) per gli occupanti e gli inquilini attraverso metodi sostenibili, pratici e socialmente progressivi per migliorare la security of tenure e i diritti. Le azioni che si ritengono più efficaci sono: " Documentazione della conoscenza e della generazione di capacità per comprendere il diritto di proprietà e i mercati fondiari urbani all'interno delle autorità cittadine; " Eseguire un modello di slum upgrading per aree ecologicamente sensibili o in aree marginali, attraverso un approccio innovativo con il coinvolgimento degli abitanti degli slums. Strategie per l!offerta di abitazioni a prezzi accessibili Queste attività rispondono alla necessità di creare le condizioni, nelle quali i più poveri e più vulnerabili delle aree urbane, possono ottenere accesso legale, a prezzi accessibili e di qualità appropriata all!abitazione, attraverso: la disponibilità proattiva di alloggi a prezzi accessibili, in quanto la regolarizzazione degli slums esistenti non si curerà della domanda aggiuntiva degli ulteriori poveri che vivono nelle aree urbane. Pianificare i futuri insediamenti urbani è meno costoso che operare negli insediamenti informali consolidati; altrettanto importante è il rimodernamento dei quadri normativi (attraverso tre elementi di progettazione e costruzione di standard, di regolamenti e procedure amministrative) che influenzano direttamente la capacità dei residenti degli slums di conformarsi alle norme. Le azioni che saranno specificatamente attuate sono: " La riforma del quadro normativo in materia di progettazione e costruzione di standard, progettazione e costruzione di regolamenti e di procedure amministrative; 126 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 " Con le parti interessate, il piano innovativo e l!offerta di alloggi per i poveri della città attraverso la preparazione del Site Development Briefs che ha portato il processo delle autorità urbane ad adeguare la loro struttura di pianificazione e gestione urbana per creare sistemi pluralistici di approvvigionamento (abitazioni e infrastrutture) che rispondono a una serie di variazioni della domanda e dei bisogni. Strategie per un!urbanistica attenta alla questione degli slums e per il finanziamento dello slum upgrading La maggior parte dei centri urbani sta crescendo in base a una logica informale, seguendo un modello inverso rispetto a quello secondo cui la maggior parte dei pianificatori sono stati formati, così gli slums non sono riconosciuti e affrontati dai pianificatori urbani come parte integrante delle aree urbane, sono invece considerati "aree problematiche" che richiedono un'azione correttiva; questo è dovuto principalmente alla mancanza di informazioni aggiornate, complete e sufficientemente dettagliate, sia spaziali e sia socioeconomiche per il supporto ad iniziative per lo slum upgrading per completare l'assegnazione delle risorse pubbliche. " Il Dipartimento degli insediamenti umani MLHUD, prepara e fornisce un pacchetto di tecniche di rafforzamento di capacità e iniziative di pianificazione urbana che vengono periodicamente pianificate e riesaminate per la consegna effettiva nei seguenti ambiti; ! Avvio e attuazione di azioni di pianificazione collaborativa della comunità con le organizzazioni gli slums e dei residenti degli slums ; ! Intraprendere la raccolta di informazioni e di dati sugli slums, caratteristiche e funzionalità che aiutino al fine di realizzare una pianificazione accurata e corretta per slums da parte delle autorità cittadine, dei governi locali e del governo centrale; 127 ! Comprendere e attuare tecniche di pianificazione degli slums e selezionare i piani sensibili agli slums a livello nazionale attraverso i governi locali; ! Politica di finanziamento di altri partner da parte dei governi e le autorità locali urbane per sostenere le iniziative delle organizzazioni degli slums nel migliorare le condizioni degli alloggi e dei servizi di base nelle aree degli slums; ! L'esame e l'attuazione di leggi per la rappresentazione efficace e obbligatoria dei residenti degli slums e delle loro organizzazioni nei quadri di pianificazione urbana e delle sessioni. Il Governo, in un modo conveniente per i residenti degli slums, fornirà o contribuirà alla fornitura di infrastrutture dei servizi di base con la reattività della domanda. L'accesso ai servizi è minimo o inesistente. Le azioni messe in campo per raggiungere tali risultati sono le seguenti: " Investimento sociale: l'installazione o il miglioramento delle infrastrutture di base, drenaggio e strade di accesso, smaltimento dei rifiuti, servizi igienico-sanitari / raccolta dei rifiuti e prevenzione delle inondazioni; " Offrire incentivi al settore privato per investire in servizi infrastrutturali negli slums. Strategie per la capacità istituzionale e di coordinamento Ci sono attori multi settoriali coinvolti nello slum upgrading a livello di governo centrale, nelle autorità urbane e nelle comunità beneficiarie. In tutti i settori lavorare insieme in modo efficace richiede un adeguato quadro giuridico, istituzionale e finanziario. Per ogni progetto di successo c'è bisogno di definizioni innovative, coordinare e monitorare le attività di tutti gli attori. Un ampia gamma di miglioramenti nella vita degli abitanti degli slums non posso essere pienamente 128 Programmi e piani per la valutazione d!interventi mirati CAPITOLO 4 realizzati senza la loro partecipazione attiva, come iniziatori, partner e come risorse sulle quali basarsi. Le azioni previste per la realizzazione di questa strategia sono: " Istituzionalizzare il coordinamento settoriale, con ministeri chiave, autorità cittadine e Governi Locali; " Interazioni programmate regolari con i residenti degli slums all'interno del ciclo di programmi di upgrading che devono rispettare i loro ruoli. 4.4 Conclusioni L!analisi dei Programmi mette in evidenza alcuni aspetti particolarmente interessanti. L!analisi ha come obiettivo principale quello di capire come e se i programmi siano adeguati a rispondere all!obiettivo che essi stessi si sono prefissati ovvero concorrere al raggiungimento dell!obiettivo 7D. Un primo aspetto da rilevare è la differenza che intercorre nel relazionarsi con l!apparato degli MDG. Il KENSUP rispecchia la maturità e la maggiore esperienza del Governo del Kenya nel gestire il proprio apparato amministrativo e burocratico. Il programma si affida e si inserisce negli strumenti operativi degli MDG, e in particolare per l!obiettivo 7D al supporto organizzativo e tecnico di UN-Habitat, assegnandogli un ruolo organizzativo di primo piano. Nel descrivere il KENSUP, Kenya slum upgrading programme, emergono le politiche ad esso sottese, in primo luogo quella di affrontare la questione su larga scala a livello nazionale, seppur tenendo conto delle specificità locali, al pari della volontà di operare attraverso il supporto di Un-Habitat, potendo così contare sulla sua esperienza e sulle sue competenze specifiche e su altre ricadute positive che questa partnership determina. L!analisi di questo programma ha inoltre messo in luce la volontà di sfruttare nuovi strumenti di gestione del territorio e azioni di maggior coinvolgimento della popolazione interessata. In particolare l!uso del Gis per la mappatura del territorio e di 129 rilevamenti satellitari e una forte partecipazione strutturata delle comunità locali e a cui viene dato sostegno in modo tale che la loro partecipazione sia il più possibile, consapevole, efficacie ed attiva. Il secondo caso preso in esame il National slum upgrading strategy and action plan, realizzato dal Governo dell!Uganda, consente di vedere come la questione degli slums possa essere affrontata secondo una differente prospettiva. L!Uganda ha anch!essa costruito un piano che, su scala nazionale, affrontasse la questione degli slums, facendo un!analisi della situazione preliminare al progetto avvalendosi delle analisi e delle statistiche fatte da UNHabitat, senza però coinvolgerla direttamente nel programma. Le dinamiche che hanno determinato la nascita degli slums in Uganda sono imputate ad una mancanza di pianificazione negli anni immediatamente successivi all!indipendenza e al contestuale tentativo di costruire un!economia maggiormente votata all!industria, vi era inoltre una gestione della terra e del suo utilizzo legata a tradizioni tribali. Tutto ciò ha determinato un!incapacità del sistema di rispondere ad una fortissima migrazione dalle campagne alle città che è tuttora in corso. Per questo motivo le politiche e le azioni che il Governo Ugandese cerca di mettere in atto, sono volte a colmare questa mancanza normativa e di pianificazione, cercando di coniugare le tradizioni passate con le moderne tecniche di gestione della terra. Lo studio di questi casi mette in evidenza come vi sia la manchevolezza di rispondere in modo esplicito alla misurazione dei risultati auspicati e raggiunti, attraverso l!indicatore ufficiale dell!obiettivo, pur avendo costruito i progetti con l!intento di rispondere all!obiettivo 7D. Il programma non tiene in alcuna considerazione gli strumenti messi a disposizione da UN-Habitat sia per quel che concerne le politiche e le strategie da adottare sia per quel che riguarda il monitoraggio dei risultati raggiunti. È interessante notare come in entrambi i programmi si sia dato spazio ad obiettivi quali la lotta alla povertà, alla lotta al HIV/AIDS e al miglioramento delle condizioni sanitarie, comprendendo come il miglioramento delle vite degli abitanti degli slums non si determini nel solo intervento fisico strutturale, ma debba avere una visione più ampia. 130 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 CAPITOLO 5 LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA PARTECIPATA 5.1 La pianificazione strategica partecipata, strumento per il raggiungimento dell!obiettivo 7D La complessità della questione urbana e in particolare degli interventi per il miglioramento dell!esistenza degli abitanti degli slums nelle città, richiede un approccio integrato, interdisciplinare e capace di rispondere ad esigenze spesso mutevoli nel tempo e differenti, a seconda del contesto nel quale si vuole intervenire. Ritengo che la pianificazione strategica partecipata sia lo strumento capace di rispondere efficacemente a queste esigenze. In particolar modo è emerso dall!analisi dei casi studio come vi sia da porre in primo piano la necessità di perseguire l!obiettivo generale della lotta alla povertà, che comprende potenzialmente tutti gli MDG. La pianificazione strategica partecipata ha nella sua natura intrinseca la possibilità di affrontare situazioni complesse. Visione e strategie per il futuro Sistema di funzionamento Monitoraggio continuo dei rischi Strutture organizzative e risorse umane Sistema di informazione e di comunicazione Figura 9 Obiettivi e meccanismi della pianificazione strategica delle collettività locali 131 La pianificazione strategica viene definita come “uno sforzo ordinato teso a produrre decisioni e azioni fondamentali che definiscono e guidano i caratteri di un!organizzazione, che cosa essa fa e le ragioni per cui lo fa”60. La pianificazione strategica nasce per supportare le organizzazioni economiche nel loro intento di raggiungere un livello sempre migliore delle performance. L!organizzazione e il metodo operativo sono state trasferite con successo ad ambiti sociali e urbani. I partenariati che emergono dalla pianificazione urbana strategica sono creati appositamente per la progettazione e la gestione di progetti sostenibili per la città. A livello urbano la complessità degli eventi e ciò che gli determinava, ha portato a una organizzazione dei fenomeni e delle sue trasformazioni ponendo l!azione di governo vincolata alla presenza di alcuni elementi: a) obiettivi di lungo periodo chiari e condivisi nella volontà di essere raggiunti da parte dei governi locali (visione); b) attivazione di politiche, strumenti e modalità di intervento realmente operativi per realizzare tali obiettivi (strategie); c) quantificazione delle risorse finanziarie disponibili per tale realizzazione (bilanci); d) strumenti per verificare che l!obiettivo sia instradato verso la giusta direzione per ottenere i risultati auspicati (monitoraggio e valutazione); Tale processo assume l!elemento strategico come chiave di volta di tutto il processo. Di questi elementi quello che riveste un!importanza strategica di rilievo è quella legata ai tempi di ricaduta dei processi. Molti governi locali sono perplessi e titubanti nel considerare una pianificazione di lungo periodo. Una pianificazione di vent!anni è spesso considerata troppo lunga, in particolare nelle città dei Paesi in via di sviluppo. 60 Bryson J.M., Strategic Planning for Public and Nonprofit Organizations: A Guide to Strengthening and Sustaining Organizational Achievement, Jossey-Bass, San Francisco, 3d edition,2004 (1988). 132 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 L!obiettivo parte spesso da una modalità organizzativa che prevede di delineare e di identificare efficaci modalità d!intervento, individuando in maniera il più possibile precisa le azioni e il percorso che sarà necessario seguire. Le decisioni devono essere prese con l!assoluta consapevolezza delle conseguenze che possono determinare o quanto meno di ciò che possono comportare – in futuro, in tal modo sarà possibile ipotizzare uno scenario di riferimento su cui basare le decisioni. Questo tipo di organizzazione necessità di un approccio multisettoriale sia a livello analitico che decisionale, promuovendo dunque una maggiore integrazione tra settori e servizi dell!amministrazione e di questi con i diversi soggetti pubblici e privati che operano nel territorio. Questo tipo d!impostazione inoltre agevola la realizzazione di reti di informazione e di scambio. Impostazione molto più ricettiva alle trasformazioni di quanto siano, normalmente, le strutture che agiscono secondo schemi tendenzialmente verticali e di tipo gerarchico61. Come si può dedurre, la pianificazione strategica è dunque essenzialmente un insieme di concetti, procedure e strumenti che di per sé non garantiscono che gli obiettivi vengano raggiunti. Saranno necessarie un determinato numero di condizioni per il loro raggiungimento anche parziale. Tali condizioni posso così di seguito essere schematizzate: • un ente con un livello sufficiente d!autorità e autorevolezza tale da assicurare legittimità all!intero processo di pianificazione; • almeno un leader capace di dotare dell!essenziale dinamismo il processo; • un insieme di gruppi di supporto (commissioni, comitati, consulenti) con il compito di seguire lo svolgimento del piano, dotandolo anche degli strumenti di supporto necessari; 61 Bryson J.M., Einsweiler R. (eds), Strategic Planning: Threats and Opportunities for Planners, Planners Press, American Planning Association, Chicago,1988. 133 • il superamento delle difficoltà, ritardi e divergenze con abilità e intelligenza con cui si trova inevitabilmente a confrontarsi una impostazione di tipo strategico; • adeguata flessibilità sul concetto di cosa sia un piano strategico rispetto ad un impostazione prettamente teorica; • creare sinergie tra le persone e le informazioni di rilievo nei momenti cruciali del processo, nell!atto di dover prendere decisioni che possono determinare conseguenze critiche sul percorso successivo; • la disponibilità a usare parametri di valutazione molto diversi, capaci di prendere in considerazione la grande varietà di temi e priorità dei numerosi e differenti attori coinvolti nel processo62. Figura 10 Schema del processo di pianificazione strategica Sono alla base di un processo di pianificazione strategica, informazioni e conoscenze che siano in grado di consentire una chiara individuazione degli obiettivi e non solo, ma anche degli elementi che possono ostacolare la loro realizzazione. 62 Curti F., Gibelli M.C. (a cura), Pianificazione strategica e gestione dello sviluppo urbano, Alinea, Firenze, 1996 134 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 La pianificazione strategica permette, inoltre ai governi locali di assicurare la partecipazione degli attori sociali, di raggiungere il consenso sulle politiche e progetti e promuovere i partenariati al fine di proporre, attuare e valutare progetti. La pianificazione strategica è possibile solo, tuttavia, se il governo è disposto a condividere il potere e rispettare le decisioni che emergono dal processo di negoziazione. Ci sono tre fonti fondamentali di ingresso: le decisioni politiche e il know-how dei professionisti e degli attori sociali. Durante le fasi di un piano strategico (diagnosi, pianificazione, gestione strategica, monitoraggio e valutazione), gli attori sociali e politici lavorano insieme utilizzando una metodologia specifica. Nella fase di gestione strategica del piano, gli attori definiscono le proprie responsabilità nei progetti e sistemi di monitoraggio di design come nei sistemi di indicatori urbani. In base ai cambiamenti del contesto sociale, l'ordine del giorno è adattato a seconda delle diverse situazioni o circostanze. Questo nuovo modo di pensare la città implica un nuovo sistema di attori. Entrambi gli attori privati e cittadini insieme con i leader locali sono coinvolti nella pianificazione dello sviluppo della città. Poiché il futuro della loro città è di vitale importanza per i cittadini, è fondamentale includerli nel processo di pianificazione strategica. Per quanto possibile, i cittadini partecipano sia direttamente o indirettamente (attraverso i rappresentanti delle organizzazioni della società civile) nella realizzazione della propria città. Un gran numero di attori privati sono inoltre invitati a partecipare al processo di pianificazione. La partecipazione dei cittadini è direttamente proporzionale al grado di apertura, alla volontà e capacità di comunicare. La partecipazione dei cittadini è un fattore di successo fondamentale: è di fatto l!unico elemento che garantisce la continuità del processo di pianificazione, il radicamento dei suoi risultati, ma anche la permanenza di una vigilanza critica sui processi ed i risultati. La partecipazione attiva, meglio se sorretta dalle informazioni che solo delle procedure di valutazione indipendente del processo di pianificazione possono produrre, è il modo migliore per prevenire delle derive tecnocratiche della pianificazione strategica. 135 “Partecipazione vuol dire che le persone sono coinvolte in profondità nei processi economici, sociali, culturali e politici che influenzano la loro vita. In alcuni casi, esse possono godere di un controllo completo e diretto di questi processi, mentre in altri questo controllo può essere indiretto o parziale, ma il punto fondamentale è che dispongono comunque di qualche potere. La partecipazione, intesa in questo senso, è un elemento essenziale dello sviluppo umano”63. Gli attori privati rappresentano una parte importante dell'attività economica, culturale o sociale di una città, quindi sono di vitale importanza per il suo sviluppo. Emerge un nuovo sistema di attori "pubblico-privato cittadino". Inoltre, la relazione e la cooperazione tra questi diversi attori può costituire una unità attiva e produttiva. I rapporti mutevoli tra stato, società civile e il mercato stanno portando dei profondi cambiamenti nei modi tradizionali di governo. Per esempio, le modifiche sono state introdotte nella progettazione e implementazione delle politiche pubbliche, non solo attraverso l'impegno della società civile per l'erogazione dei servizi sociali, ma anche attraverso la formazione di reti associative, cioè partenariati pubblico-privati che plasmano le decisioni politiche. Reti associative stanno contribuendo alla nascita di un nuovo stile di governo basata sulla partecipazione, cooperazione e responsabilità condivisa. Le reti associative uniscono le persone intorno a problemi comuni. Per i problemi più comuni si intendono questioni di interesse pubblico, in particolare quelle che sono collegate al bene comune o all'interesse pubblico. Anche se in pratica sarebbe difficile trovare un accordo completo su ciò che è di "interesse pubblico", una comunità può venire a un accordo sui suoi obiettivi e nella misura in cui qualsiasi azione proposta contribuisce a questi obiettivi. In generale, la maggior parte delle reti associative sono sviluppate in spazi micro a livello locale. Sono complementi di canali locali al processo decisionale e alternative per affrontare il conflitto. Si tratta di importanti iniziative per migliorare la progettazione e l'attuazione di politiche pubbliche nel tentativo di migliorare sia le disuguaglianze sociali sia quelli economiche. 63 Rapporto UNDP n. 4/1993, p. 31. 136 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 Poiché trasformano il tradizionale rapporto tra Stato e organizzazioni della società civile, le reti associative determinano radicali trasformazioni in entrambi gli attori coinvolti e nella formazione politica di questi attori: gli stakeholders guadagnano sinergia dalla loro stessa cooperazione. Quindi entrambi i settori pubblico e privato possono beneficiarne ottimizzando le proprie risorse. Ora discuteremo il ruolo di quattro diversi attori nel processo di pianificazione strategica urbana: • Il ruolo degli amministratori e dirigenti locali ad assumere la leadership dei processi di pianificazione strategica urbana. In generale, amministratori e dirigenti locali, assumono la guida di processi di pianificazione strategica urbana. In realtà, amministratori e dirigenti locali sono spesso l'impulso per la realizzazione di tali progetti. Se il progetto è possibile solo con il coinvolgimento di diversi attori, sindaci e dirigenti locali sono spesso il cardine del progetto. • Il ruolo delle piattaforme di conoscenza (università e centri di ricerca). Il ruolo delle piattaforme di conoscenza è fondamentale per il processo di pianificazione urbana strategica a causa della ricerca che fanno ed i dati che forniscono. • Il ruolo delle associazioni cittadine e delle reti. Reti cittadine stanno diventando importanti in ambito internazionale come una componente essenziale della strategia per l'internazionalizzazione delle città. La partecipazione a queste reti fornisce un quadro istituzionale conveniente per lo scambio di esperienze di successo relative alla gestione locale. Inoltre, la cooperazione con altre città per lo scambio di competenze tecniche e di attirare aiuti finanziari internazionali aumenta la qualità della gestione pubblica. La partecipazione delle città in associazioni e reti contribuisce a definire e presentare le prospettive locali in ambiti regionali e globali. Inoltre, permette il coordinamento degli sforzi volti ad affrontare questioni di scala globale e l'impatto locale. 137 • Il ruolo degli enti sovra-locali (regioni, province, stati federali e contesti nazionali). Il ruolo degli enti sovra-locali differisce da un caso all'altro. Anche se può essere auspicabile che gli enti sovra-locali lavorino con i programmi di sostegno avviati dagli enti locali, ciò non è sempre possibile per motivi diversi (cioè, amministrativo, politico, economico etc.). Un ruolo importante svolto dalle autorità sovra-locali è quello di armonizzare lo sviluppo nelle diverse città di una determinata area favorendo la cooperazione tra queste città e contribuendo a creare una rete solida . La pianificazione strategica partecipata rappresenta uno strumento che, come abbiamo ampiamente descritto, consente di affrontare le problematiche della gestione urbana in maniera integrata e omnicomprensiva, mettendo a disposizione le competenze delle varie discipline che possono interagire nella gestione urbana e metterle in comunicazione con la popolazione permettendole di esplicitare le proprie istanze. Il suo impiego nei Paesi in via di sviluppo dove la crescita urbana e l!urbanizzazione sono ormai quasi appannaggio esclusivo, può risultare particolarmente efficacie, seppur considerando che la pianificazione strategica affonda le sue radici nella cultura scientifica e nella pratica urbanistica dei Paesi industrializzati. La natura stessa della pianificazione strategica consente questa possibilità di adattarsi ai differenti contesti, sia urbani che culturali e sociali. Vi sono però degli elementi che maggiormente sono presenti nei Paesi in via di sviluppo e possono interferire con la buona applicazione di questo strumento, ovvero: il forte accentramento dei poteri a livello nazionale anche in riferimento alla gestione urbanistica dei centri urbani, la scarsa consuetudine nel coinvolgere la popolazione nelle decisioni politico amministrative della città. Uno strumento di ulteriore supporto per la gestione della città è sicuramente il tentativo degli amministratori delle città di ambire al raggiungimento della governance. 138 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 5.2 La governance La governance come strumento per migliorare la gestione urbana è ritenuta fondamentale per la realizzazione sostenibile degli MDG, ma sopratutto per quel che riguarda il raggiungimento dell!obiettivo 7D nel miglioramento della vita degli abitanti degli slums. Recentemente i termini di "governance" e "buon governo" sono sempre più utilizzati nella letteratura dello sviluppo. Il malgoverno è sempre più considerato come una delle cause fonte di ogni male all'interno delle nostre società. I maggiori donatori e le istituzioni finanziarie internazionali stanno sempre più basando i loro aiuti e prestiti a condizione che siano intraprese riforme che garantiscano la "buona governance". Il concetto di “governance” non è nuovo, è antico come la civiltà umana. Infatti per “governance” si intende semplicemente: il processo decisionale e il processo attraverso il quale le decisioni sono implementate o non sono implementate. La governance può essere utilizzata in contesti importanti come quello della governance societaria, quello della governance internazionale e quello della governance nazionale e locale64. Dal momento che la governance è il processo decisionale e il processo attraverso il quale vengono attuate le decisioni, l'analisi della governance si concentra sui soggetti formali e informali coinvolti nel processo decisionale e l'attuazione delle decisioni prese e le strutture formali e informali che sono state impostate per arrivare e attuare la decisione. Il Governo è uno degli attori della governance, altri attori coinvolti variano a seconda del livello di governo che è in discussione. Nelle zone rurali, per esempio, possono includere altri attori influenti come i proprietari terrieri, le associazioni di contadini, le cooperative, le ONG, gli istituti di ricerca, i leader religiosi, le istituzioni finanziarie, i partiti politici, i militari etc. La situazione nella aree urbane è molto più complessa. A livello nazionale oltre agli attori appena citati , vanno considerati anche i mass media, i donatori 64 Healey P., The revival of strategic planning in Europe, in Healey et al, 1997. 139 internazionali, le società multi nazionali, che possono giocare un ruolo nel processo decisionale o influenzarlo. Nella figura seguente sono schematizzate le interconnessioni tra i vari attori65. Figura 11 Interconnessione tra gli attori in ambito urbano La struttura formale di governo allo stesso modo è un mezzo attraverso cui le decisioni arrivano e sono poi implementate. A livello nazionale le strutture del processo decisionale posso comprendere anche consulenti informali. Nelle aree urbane, organizzazioni criminali come “la mafia della terra”, possono influenzare il processo decisionale. Nelle zone rurali sono invece le famigli potenti che possono influenzare il processo decisionale. 65 Le Galés P. European Cities and Governance, Oxford University Press, 2002. 140 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 Così che il processo decisionale informale è spesso il risultato di pratiche di corruzione o vi ci conduce. Molto spesso si è portati a considerare la governance con un significato similare a quello di “buona governance”, ma vi sono delle sostanziali differenze. La buona governance è definita da otto caratteristiche principali; è partecipativa, orientata al consenso, responsabile, trasparente, sensibile, efficiente ed efficacie, equa ed inclusiva e segue le regole della legge. Garantisce che la corruzione sia ridotta al minimo, che le opinioni delle minoranze siano prese in considerazione e che le voci delle persone più vulnerabili nella società vengano ascoltate nel processo decisionale. E' anche sensibile alle esigenze presenti e future della società. Figura 12 Caratteristiche che costituiscono la buona gevernance La partecipazione di uomini e donne è una pietra miliare fondamentale della buona governance. La partecipazione può essere diretta o attuata tramite legittime istituzioni intermedie o rappresentanti. È importante sottolineare che la democrazia rappresentativa non significa necessariamente che le preoccupazioni delle persone più vulnerabili della società siano prese in considerazione nel processo 141 decisionale. La partecipazione ha bisogno di essere informata e organizzata. Ciò significa libertà di associazione e di espressione da un lato e una società civile organizzata dall'altro. La buona governance richiede quadri giuridici equi che vengono applicati in modo imparziale. Si richiede inoltre la piena tutela dei diritti umani, in particolare quelli delle minoranze. L'applicazione imparziale delle leggi richiede una magistratura indipendente e una forza di polizia imparziale e incorruttibile. Trasparenza significa che le decisioni adottate e la loro esecuzione sono prese in un modo che seguano regole e regolamenti. Significa anche che l'informazione è disponibile gratuitamente e direttamente accessibile a coloro che saranno interessati da tali decisioni e alla loro applicazione. Significa anche che sono rese disponibili abbastanza informazioni e che vengono fornite con modalità facilmente comprensibili e dei media. La buona governance necessita che le istituzioni e i processi cerchino di servire tutte le parti interessate entro un termine ragionevole, con reattività. Ci sono diversi attori e punti di vista come tanti in una data società. Il buon governo esige mediazione dei diversi interessi della società per raggiungere un ampio consenso nella società, su ciò che è nel miglior interesse di tutta la comunità e come questo può essere raggiunto. Si richiede anche una prospettiva più ampia e a lungo termine su ciò che è necessario per lo sviluppo umano sostenibile e su come raggiungere gli obiettivi di tale sviluppo. Ciò non può che derivare da una comprensione dei contesti storici, culturali e sociali di una determinata società o comunità. Il benessere di una società dipende dal riuscire a garantire che tutti i suoi membri abbiano la percezione di una partecipazione in essa e dal non sentirsi esclusi dalla maggioranza della società. Ciò richiede che tutti i gruppi, ma in particolare i più vulnerabili, abbiano la possibilità di migliorare o mantenere il loro benessere. L!efficienza e l!efficacia di una buona governance significa far sì che i processi e le istituzioni producano risultati atti a soddisfare le esigenze della società, utilizzando risorse a loro disposizione nel miglior modo possibile. Il 142 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 concetto di efficienza nel contesto della buona governance riguarda anche l'uso sostenibile delle risorse naturali e la protezione dell'ambiente. La responsabilità è un requisito fondamentale di una buona governance. Non solo le istituzioni governative, ma anche il settore privato e le organizzazioni della società civile devono rendere conto al pubblico e ai propri interlocutori istituzionali. Chi è responsabile di ciò varia a seconda che le decisioni o le azioni intraprese siano interne o esterne a un!organizzazione o a un!istituzione. In generale, un'organizzazione o un ente è responsabile per coloro che saranno interessati dalle sue decisioni o azioni. La responsabilità non può essere applicata senza trasparenza e il rispetto delle regole. Dalla discussione di cui sopra dovrebbe essere chiaro che la buona governance è un ideale che è difficile da realizzare nella sua totalità. Pochissimi Paesi e società si sono avvicinati per una corretta amministrazione nella sua totalità. Tuttavia, per garantire uno sviluppo umano sostenibile, le azioni devono essere prese ed adoperarsi per questo ideale, con l'obiettivo di renderla una realtà. Come sappiamo i problemi e le sfide dell'umanità sono globali, ma devono essere affrontati a livello locale. Per combattere i problemi di degrado ambientale e per rispondere alle sfide dello sviluppo sostenibile, si suggerisce che i soggetti possono essere coinvolti a livello profondo e la governance può avere un ruolo fondamentale. Il coinvolgimento della comunità nel processo decisionale produce un Set Up di gestione che è più responsabile e risponde alla popolazione e conduce a un modo di sviluppo sostenibile nell!area d!intervento. 5.3 Participatory slum upgrading and prevention programme UN-Habitat intuendo le potenzialità di un approccio partecipativo ha costruito un programma per il supporto degli enti governativi a tutti i livelli, per affrontare la questione dello slum upgrading e quello della povertà urbana in generale. 143 Il Participatory slum upgrading and prevention programme (PSUP) è stato lanciato nel mese di aprile 2008 con il fine di contribuire alla riduzione della povertà urbana e all'attuazione dei Millennium Development Goals (MDG), in particolare dell!Obiettivo 7D, attraverso delle attività di slum upgrading partecipative e sostenibili. Sviluppato dalla Divisione Regionale e Tecnica di Cooperazione di UN-Habitat, il programma fu ideato per essere ultimato entro 36 mesi, nel marzo 201166. Il programma si compone di due fasi e coinvolge 29 Paesi e 63 città, di cui 22 Paesi sono africani, Burundi, Burkina Faso, Camerun, Capo Verde, Repubblica del Congo, Costa D!Avorio, Ethiopia, Gambia, Ghana, Kenya, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritius, Mozambico, Niger, Nigeria, Senegal, Tanzania e Zambia; sono 4 i Paesi caraibici, Antigua e Barbuda, Haiti, Jamaica, Trinità e Tobago; i Paesi pacifici sono 3, Fiji, Papua Nuova Guinea e Isole Salomone. Figura 13 Paesi che ACP che aderiscono al PSUP 66 UN-HABITAT, Participatory Slum Upgrading Programme in ACP Countries –Urbanisation challenges and poverty reduction in ACP countries, Earthscan, London, 2009. 144 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 La prima fase consiste nel determinare quali siano le caratteristiche delle città, ottenendo un loro profilo significativo; durante la prima fase, le città effettuano valutazioni rapide, partecipative, e multi settoriali delle esigenze, con l'obiettivo di identificare le sfide e i meccanismi di risposta. Alcuni dei metodi applicati durante l'analisi del profilo comprendono rassegne documentali e interviste con gli attori principali. I temi principali analizzati riguardano la governance urbana, la sicurezza urbana, l'alloggio, la terra, le questioni di genere, lo sviluppo economico locale, i servizi urbani di base, la gestione delle catastrofi, il cambiamento climatico e l'ambiente. In questa fase sono Individuate le sfide e le risposte alla crescente urbanizzazione della povertà attraverso: a) applicazione di approcci innovativi e valutazioni efficienti e inclusive delle informazioni; b) individuazioni delle priorità e delle soluzioni ai problemi dello sviluppo; c) visione di una panoramica intersettoriale della governance urbana e sfide di gestione , e le condizioni che ostacolano lo sviluppo equo e prospero; d) previsioni sul miglioramento delle condizioni di vita nelle città nei paesi ACP. Nella seconda fase si deve redigere un documento nel quale vengono indicate le azioni di pianificazione e il programma che si intende attuare. La seconda fase, si basa sui risultati del profiling urbano, sugli interventi prioritari a livello di quartiere e analizza i progetti di pianificazione e di sviluppo per lo slum upgrading e per la prevenzione della formazione degli slums. Inoltre, vengono stabilite le reti per lo slum upgrading, le attività intraprese per il capacity-building e vengono supportate le autorità per individuare le fonti di finanziamento67. 67 http://www.unhabitat.org/content.asp?typeid=19&catid=592&cid=10982&activeid=10980 145 Figura 14 Crono programma del PSUP Lo scopo di questa fase è quello di migliorare il dialogo locale, regionale e nazionale e uno scambio di esperienze nello sviluppo sostenibile di politiche di slum upgrading, costruire capacità tecniche nello slum upgrading, temi della buona governance e di gestione, sviluppo delle risorse umane, sviluppo economico locale e pianificazione ambientale e gestione e, per realizzare studi di fattibilità per lo slum upgrading. Per contribuire a raggiungere gli MDG ed affrontare le sfide della povertà urbana, il programma PSUP cerca di armonizzare gli attori locali e quelli nazionali nei principali progetti di slum upgrading attraverso l!avvio della creazione di una rete regionale di slum upgrading. A tal fine, sono stati organizzati corsi di formazione e seminari politici sui concetti, sui temi e sui metodi del programma con tutte le parti interessate. Il programma mira anche a sostenere le autorità locali e nazionali per individuare finanziamenti adeguati per lo svolgere di attività specifiche. Per quanto riguarda il partenariato tra la Commissione europea, il gruppo degli Stati 146 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 ACP e UN-Habitat, si spera che i componenti del programma sapranno favorire le sinergie tra le tre istituzioni, contribuendo all'integrazione e al consolidamento dei loro sforzi per migliorare le condizioni negli slums dei Paesi ACP. 5.3.1 Gli obiettivi specifici Lo scopo del programma è quello di rafforzare la capacità delle istituzioni locali, centrali e regionali e dei principali stakeholders nel miglioramento degli insediamenti e dei quartieri poveri attraverso la governance e metodi di gestione, progetti pilota e contribuendo, se necessario, allo sviluppo di politiche e al miglioramento istituzionale, legislativo, finanziario e normativo. In generale, il programma mira a rispondere alle dinamiche di sviluppo delle città e di attività di slum upgrading di natura complessa. Questi richiedono una profonda conoscenza del contesto locale, l'interazione di soggetti urbani, quadri istituzionali e meccanismi finanziari. Il primo elemento del PSUP, è l!inquadramento urbano, che consiste nel fornire una visione della situazione locale delle città e dei governi nazionali e nell!aggiornamento delle necessità, mentre la seconda attinge a questi risultati e porta ad attività specifiche di partecipazione di slum upgrading a livello nazionale. Il Programma mira innanzitutto ad ottenere la riduzione della povertà e a migliorare la gestione dell!urbanizzazione nei Paesi africani, caraibici e del pacifico. Il Participatory slum upgrading programme ha come obiettivo quello di migliorare le condizioni di vita nelle città del ACP ed è rivolto alla popolazione più debole e in tal modo vuole contribuire positivamente all!obiettivo 7D in questi Paesi. Il PSUP è attuato attraverso la Divisione Regionale e Tecnica di Cooperazione di UN-Habitat, con il sostegno di altre sezioni e divisioni dell'Agenzia. Il team centrale è quindi situato presso la sede di UN-Habitat a Nairobi. Il team di UN-Habitat include anche i tre uffici regionali che facilitano i processi del PSUP dei paesi partecipanti con sede a Nairobi (Kenya), Fukuoka 147 (Giappone) e Rio de Janeiro (Brasile). Inoltre, consulenti internazionali a breve termine vengono reclutati in base alle esigenze, ad esempio per l'editing e la pubblicazione di relazioni e materiale promozionale. Per l'attuazione del programma a livello Paese, sia sedi centrali degli uffici regionali, sia i Senior Human Settlement Officers in carica dei Paesi sono indirizzati a supportare la gestione quotidiana e il coordinamento del programma. Il comitato direttivo generale è composto da rappresentanti della Commissione Europea, dal segretariato degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico, sia a Bruxelles, che a Nairobi dove vi è l'UN-Habitat Management Team del programma. Il Comitato Direttivo Nazionale è costituito da elementi nodali del ministero responsabile, delle città selezionate, dell'associazione governo locale, da un rappresentante di ONG, OBC, delle associazioni del settore informale e privato, nonché del settore accademico. Nei Paesi partecipanti, gruppi nazionali di PSUP sono messi a punto con la guida di funzionari nazionali da UN-HABITAT, nella misura in cui si trovano sul posto. Per la prima fase (Profiling settore urbano), ogni team è composto da tre esperti, idealmente da istituzioni nazionali o locali, da università o organizzazioni non governative, per coprire i principali settori tematici dei profili urbani. Questo per garantire che le lezioni apprese e le competenze siano a beneficio delle comunità urbane. Per la seconda fase (Formulazione del programma e piani d'azione), a seconda della priorità di intervento concordato, sono necessari da sei a dieci esperti, idealmente anche da istituzioni nazionali o locali, dalle università o dalle ONG. 5.3.2 Gli attori principali e il loro ruolo I Ministeri competenti e le autorità locali hanno un ruolo significativo nel processo di PSUP. Sono all!avanguardia nelle consultazioni e nei seminari. 148 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 Vengono percepiti come aventi un ruolo di 'enabling' in quanto hanno il compito di creare le condizioni favorevoli a nuovi paradigmi di sviluppo urbano. L'attuazione del PSUP si basa su un ampio partenariato come una moltitudine di soggetti urbani che partecipano al programma. Il PSUP riconosce che per avere un impatto sostenibile e duraturo, è necessario coinvolgere tutte le parti con un interesse per le questioni urbane. Il gruppo di partner principale del PSUP si compone di gruppi a basso reddito degli slums selezionati tra cui donne, uomini e bambini delle comunità. Tali organizzazioni non possono essere considerati un'entità omogenea con una voce comune o singola, ma piuttosto come riflesso di una varietà di opinioni diverse che hanno interessi e impegni collettivi. La partecipazione di istituzioni accademiche nei processi del PSUP è importante in quanto sono in grado di fornire la loro esperienza nel contestualizzare la metodologia alle condizioni locali, così come sono spesso in grado di offrire input economici ai team locali del PSUP. Partner potenziali di finanziamento a livello nazionale sono stati individuati con i Manager di UN-Habitat per il programma. L'aspetto della mobilitazione delle risorse è fortemente gestito in tutto il processo di attuazione per assicurare che i poveri delle città siano direttamente interessati con la realizzazione del progetto. 5.3.3 Risultati conseguiti Molti Paesi non hanno terminato le attività previste dal programma entro i termini prestabiliti, ma ciò nonostante è possibile dare conto dei risultati sin ora raggiunti. I risultati conseguiti rientrano in ambiti specifici che possono essere schematizzati come segue: ! Sensibilizzazione a livello sub-regionali, nazionali e locali sulla questione dello sviluppo urbano. 149 Le autorità nazionali e locali che stanno partecipando al programma sono state sensibilizzate sulla necessità di un approccio integrato ai problemi urbani per assicurare la sostenibilità. Le autorità hanno anche preso coscienza della esistenza delle direttive CE: "Per uno sviluppo urbano sostenibile", una molteplicità di strumenti e approcci di UN-Habitat così come l'importanza di integrare tutti gli elementi di sostenibilità; uno sviluppo sociale, ambientale ed economico con un differente approccio a favore dei poveri. Ma soprattutto, è stato preso atto dell'importanza di affrontare le questioni urbane in modo integrato, allontanandosi dagli approcci frammentari del settore. Il profiling del settore urbano ha già dimostrato in passato il suo successo nella sensibilizzazione delle tematiche urbane in modo sistematico e globale. ! L'inclusione di problematiche urbane nelle strategie di riduzione della povertà, il quadro delle Nazioni Unite di assistenza allo sviluppo, l'indice di genere in Africa e altri strumenti di gestione per lo sviluppo. Attraverso il processo di profiling del settore urbano, le problematiche urbane hanno acquisito maggiore visibilità nei Paesi partecipanti. Questioni relative allo sviluppo urbano dovrebbero essere incluse negli strumenti esistenti di gestione di sviluppo, così come nella creazione di specifiche politiche urbane. Attraverso l'elevata visibilità dei profiling urbani e il facile accesso alle priorità di sviluppo urbano, l'informazione può essere ed è stata incorporata nei documenti strategici di riduzione della povertà e nei documenti del Development Assistance Framework delle Nazioni Unite per i Paesi partecipanti. Questi documenti sono stati elaborati insieme alle parti interessate e in Paesi come il Mozambico, il Senegal e il Burkina Faso, hanno integrato le priorità del profiling del settore urbano. Inoltre, in questi Paesi in cui è stato applicato il profiling del settore urbano, il processo è stato accelerato attraverso esperienze esistenti nel segnalare, valutare e migliorare la consapevolezza dei governi. ! Individuazione dei progetti prioritari e sviluppo di nozioni di progetto per una futura attuazione a livello nazionale. 150 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 Il Profiling nel settore urbano ha portato all!individuazione dei progetti prioritari in ciascuno dei Paesi partecipanti. Si è scoperto che i progetti di riqualificazione dei quartieri poveri sono una priorità ricorrente in tutti i Paesi. Con la seconda fase, saranno affrontati studi di fattibilità e piani d'azione per gli interventi più urgenti di slum upgrading. Sono state inoltre avviate le seguenti attività aggiuntive sulla base di tale Profiling del settore urbano : Programma regionale di capacity building I risultati dei processi di prima fase in Mozambico, Repubblica democratica del Congo e Senegal sono stati utilizzati come base per un programma con la Cooperazione spagnola che si concentra su come affrontare le esigenze di formazione e di capacità a livello comunale per una migliore governance urbana, la progettazione partecipata e budgeting. Il programma è stato lanciato nel 2007 ed è ancora in corso. Banca Mondiale La Banca Mondiale si avvicinava a UN-Habitat nel 2007 per realizzare collettivamente il profiling esteso del settore urbano in Kenya. La Banca Mondiale ha finanziato l'approccio in cinque città del Kenya: Nairobi, Mombasa, Kisumu, Nakuru ed Eldoret. UN-Habitat ha dato suggerimenti sulla metodologia adeguata, contattato i partner precedenti e ha dato input in tutto il processo di attuazione. Le relazioni sui progetti sono state ultimate di recente. Continua la visibilità del profiling del settore urbano a partire dal 2004 Il profiling del settore urbano e la sua prima fase hanno avuto una notevole visibilità in incontri internazionali, consultazioni e forum; si sono svolti quattro incontri internazionali (WUF 2006, Consiglio direttivo 2005 e nel 2007 così come AMCHUD 2008) nel corso del 2004 e il 2008 per condividere i risultati, le analisi regionali, le lezioni apprese e per riferire sui progressi del profiling del settore urbano nonché il partenariato tra i paesi ACP, la Comunità europea e UN-Habitat. 151 Feedback da parte delle delegazioni nazionali sulla prima e seconda fase del Participatory Slum Upgrading Programme. I partecipanti affermano che i risultati dei profiling urbani possono essere utilizzati efficientemente per le politiche nazionali e rafforzare la volontà di stabilire l'approccio di profiling urbano come strumento di pianificazione nazionale, dopo aver sperimentato la sua attuazione. Inoltre, essi intendono il profiling urbano, come assistenza al superamento della forte divisione del settore nei processi decisionali nazionali e locali che ostacolano lo sviluppo urbano sostenibile a favore dei poveri. Altri stanno apprezzando il sostegno ai processi di decentramento applicando un processo bottom-up. Infine, si considera che il Participatory Slum Upgrading Programme contribuisce alla creazione di una cultura della progettazione partecipata urbana e di strategie di governance e di gestione. Va inoltre messo in evidenza che i partner di implementazione trovano generalmente difficile da superare le strutture istituzionali e giuridiche che ostacolano strategie e approcci globali di sviluppo urbano. Inoltre, vi è una forte preoccupazione sulla mobilitazione delle risorse per l'attuazione (terza fase). I partecipanti desiderano un sostegno più forte da uffici nazionali della CE per garantire un'implementazione della terza fase. La terza fase sarà il risultato delle azioni messe in campo nella prima e nella seconda fase. In questa fase le autorità municipali, regionale, le amministrazioni centrali saranno sostenute per implementare alcuni dei progetti concreti individuati68. 68 UN-HABITAT, Participatory Slum Upgrading Programme in ACP Countries –Urbanisation challenges and poverty reduction in ACP countries, Earthscan, London, 2009. 152 La pianificazione strategica partecipata CAPITOLO 5 5.4 Conclusioni Il Participatory Slum Upgrading Programme ha richiamato l'attenzione sull'importanza del termine "partecipativo" per quanto riguarda i processi di riqualificazione degli slums, affermando che ciò implica la necessità di incisività, coordinamento, coerenza e consistenza. Ricordando che il coordinamento è stato spesso assente a livello di donatori o di un paese, il programma invita i rappresentanti di rimanere in contatto con i loro uffici nazionali di autorizzazione, per garantire il coordinamento degli sforzi e la condivisione di risorse che era così essenziale per il progresso. Il programma prende atto che l'urbanizzazione è un fenomeno globale e irreversibile, ma ha cercato di concentrarsi sui suoi aspetti positivi. A questo proposito ha sottolineato la necessità di rafforzare la dimensione territoriale, con l'introduzione di riforme istituzionali, sostenendo la gestione del governo locale e continuando con gli sforzi per combattere la povertà. Il programma ha intuito l!importanza di un!azione integrata ed intersettoriale, per realizzare uno sviluppo sostenibile attraverso la gestione delle problematiche urbane. La rilevanza data alla conoscenza del territorio nel quale si intende agire, denotano una nuova sensibilità. La strategia di partecipazione è estesa anche alla fase di studio e d!indagine conoscitiva del territorio urbano dove si andrà ad intervenire, questo permette di portare alla luce aspetti che molto spesso sfuggono a quanti non siano strettamente legati ad un determinato territorio. Ciò dà la possibilità di realizzare interventi mirati che possano essere veramente originati dalle reali necessità della popolazione che risiede in una determinata area urbana e questo pone al riparo da insuccessi che spesso hanno caratterizzato interventi di questo tipo. Gli interventi vengo determinati a seguito dello studio e della conoscenza del territorio, questo ha un carattere di forte originalità in particolare per i Paesi poveri dove, solitamente gli interventi vengono prima pianificati e poi realizzati, o nella migliore delle ipotesi, sottoposti a sessioni informative, dove la 153 popolazione viene semplicemente messa al corrente di ciò che si andrà a realizzare nel loro insediamento. Il programma prevede una partecipazione veramente attiva poiche è dal basso che parte la proposta d!intervento che viene sottoposta a chi la dovrà finanziare e realizzare. Anche le amministrazioni di governo dei vari livelli vengono responsabilizzate assegnandogli un ruolo di gestione e coordinamento delle dinamiche territoriali, puntando a migliorare il loro livello di consapevolezza, di capacità tecniche, di gestione delle risorse umane etc. La difficoltà rimane quella di agire in aree nelle quali la strategia della partecipazione spesso si scontra con forme di governo nelle quali il decentramento non ha ancora uno sviluppo adeguato e dove le amministrazioni devono migliorare e potenziare la loro governance. Ma l!aver preso coscienza che sia questa la strategia più efficacie per combattere la povertà urbana è una possibilità aperta verso il raggiungimento di quello sviluppo sostenibile a cui si tende. 154 155 156 CONCLUSIONI Una pianificazione strategica partecipata può essere considerata la risposta più adeguata per la complessità della situazione degli slums esistenti e potrebbe essere ancor più efficace per rispondere alla sempre più pressante richiesta di nuovi insediamenti per una popolazione urbana in crescita esponenziale. Questo è ciò che è emerso da un!attenta analisi degli elementi che si sono sommati nell!individuare lo scenario che costituisce la questione degli slums, oggetto di questo studio. Lo studio è partito dall!interesse per le città dei Paesi in via di sviluppo, le quali negli ultimi decenni stanno assorbendo la maggior parte della crescita del tasso di urbanizzazione che ha portato ad un situazione attuale dove per la prima volta oltre metà della popolazione mondiale abita nelle città. Le città dei Paesi poveri si sono caratterizzate da un fenomeno dove tale crescita della popolazione non è stata accompagnata da un!adeguata crescita economica. La popolazione povera urbana ha dovuto trovare delle soluzioni abitative che si identificano negli slums, definiti luoghi caratterizzati da sovraffollamento, strutture abitative scadenti o informali, accesso inadeguato all!acqua potabile e ai servizi igienici, scarsa sicurezza del possesso. La dimensione del fenomeno è notevole, si è stimato che nel 2001 gli abitanti degli slums ammontavano a 924 milioni. L!importanza della questione degli slums è stata per la prima volta riconosciuta unanimemente delle Nazioni Unite in occasione della proposizione dei Millenniun Development Goals (MDGs) nati con l!intento di combattere la povertà nel mondo, ed è stato inserito un obiettivo che, condiviso dall!unanimità delle Nazioni, se ne occupa specificatamente: l!obiettivo 7D. L!obiettivo 7D è definito come: “Raggiungere entro il 2020 un significativo miglioramento della vita di almeno 100 milioni di abitanti degli slums” . 157 Il contributo che la tesi ha cercato di offrire a questo obiettivo era quello di individuare i programmi, i progetti e le strategie più efficaci al fine di raggiungere l!obiettivo 7D. Per poter valutare l!efficacia degli interventi è necessario datarsi di strumenti di valutazione adeguati. In questo contesto si è partiti dall!indicatore predisposto da UN-Habitat, agenzia preposta al monitoraggio dell!obiettivo, che è così definito: “la percentuale di popolazione urbana abitante negli slum”1. UN-Habitat è l!unica agenzia delle Nazioni Unite che ha come mandato specifico quello di affrontare i problemi degli insediamenti abitativi, si concentra sulle attività di slum upgrading, sulla mappatura fisica delle condizioni abitative e rileva le condizioni socio economiche prevalenti per le famiglie degli slums. L!aver affidato a quest!agenzia lo sviluppo e il monitoraggio dell!obiettivo evidenzia il fatto di averne dato un interpretazione meramente fisica a dispetto dell!enunciato dell!obiettivo che parla di “vita degli abitanti degli slum”. Attraverso l!analisi dell!indicatore dell!obiettivo è emerso come questo crei ambiguità d!interpretazione dovuta essenzialmente al fatto che l!indicatore è contorto e dà la possibilità di essere preso non nel suo complesso, ma nelle sue singole parti, come se la valutazione si potesse fare tenendo conto dei suoi elementi come indicatori a se stanti: il primo, l!enunciazione dell!obiettivo vero e proprio; il secondo, l!indicatore vero e proprio; il terzo, la proxy che misura l!indicatore e infine i singoli fattori della proxy. Così facendo è difficile avere un quadro di sintesi efficace alla comprensione del livello di raggiungimento dell!obiettivo e la situazione rischia di dare luogo a interventi puntuali privi di una visione globale della questione che si sta affrontando. Sintetizzando possiamo dire che la difficoltà del raggiungimento e della sua verifica del MDG 7D nasce a priori avendo evidenziato l!inadeguatezza dell!indicatore. Ciò risulta essere un nodo cruciale perché si rimane privi di uno strumento di monitoraggio efficacie. 1 Misurato attraverso una proxy rappresentata dalla popolazione urbana che vive in un!abitazione con almeno una di queste quattro caratteristiche:mancanza di accesso all!acqua potabile, mancanza di accesso agli impianti igienici, sovraffollamento (3 o più persone per camera) e abitazioni costruite con materiali non solidi 158 A questo punto, non ritenendo valido l!indicatore ufficiale, l!attenzione si è focalizzata solo sull!enunciato dell!obiettivo decidendo di ripartire dal “significativo miglioramento delle vita degli abitanti degli slum”, così facendo possiamo considerare tutti gli obiettivi del Millennium e i rispettivi indicatori potenzialmente validi per il raggiungimento dell!obiettivo 7D. Questa interpretazione va trattata con attenzione per non rischiare di perdere di vista l!aspetto unitario della questione e l!interazione che esiste tra tutti questi obiettivi. Il rapporto “A home in the city” ha individuato delle politiche e delle strategie per supportare con degli strumenti operativi tutte quelle amministrazioni che abbiano l!intento e la necessità di confrontarsi con le problematiche legate agli slums, offrendo uno studio accurato del problema e rendendo degli strumenti efficaci. Ciò che emerge dal rapporto è che ogni politica e azione d!intervento deve essere accompagnata da una strategia di partecipazione attiva di tutti gli attori coinvolti. Un!ulteriore aspetto messo in evidenza è la necessità che le amministrazioni di tutti i vari livelli abbinano conseguito una governance, condizione essenziale per rendere veramente efficaci le politiche e le strategie proposte. A questo punto è stato utile analizzare dei programmi per capire come questi si confrontassero con l!obiettivo 7D e con gli strumenti emersi dal rapporto. Così è stato possibile rendersi conto che le Nazioni Unite, che avevano commissionato il rapporto, non avevano dedicato sufficiente attenzione alla diffusione del rapporto, facendo si che quanti fossero interessati a queste tematiche, non sempre avevano la possibilità di venire a conoscenza dell! importante contributo dato dal rapporto all!individuazione di strumenti operativi pratici per il raggiungimento dell!obiettivo 7D. Il Kenya National Slum Upgrading Programme (KENSUP) e l!Uganda National Upgrading Programme pur dichiarando esplicitamente di essere stati redatti per rispondere all!obiettivo 7D, non tengono in alcuna considerazione il rapporto, quasi ad ignorarne l!esistenza come strumento operativo. I programmi seppur con le loro diversità, e facendo emergere dall!analisi i rispettivi punti di forza e di debolezza, sono accomunati dal fatto di aggirare la 159 questione dell!indicatore ufficiale e finiscono per fornire un piano d!azione frammentario, puntando a risolvere parti della questione slums e così facendo si concentrano sui risultati dei singoli interventi perdendo di vista la strategia generale e il suo obiettivo, ovvero quello di ottenere un significativo miglioramento della vita degli abitanti degli slum. Un!altra fondamentale questione che emerge implicitamente da questi programmi è il non soffermarsi troppo sui beneficiari reali di questi interventi, ignorando le dinamiche che sono messe in moto da azioni di upgrading negli insediamenti, come già detto in precedenza, si finisce per considerare solo l!aspetto fisico del problema. A mio avviso uno dei rischi più grandi che questo tipo d!atteggiamento determina, è quello di non riuscire a realizzare una pianificazione efficace potendo contare sulla previsione di scenari successivi all!intervento. Le città e i suoi slums sono delle realtà complesse e non paragonabili le une alle altre, bisogna conoscere profondamente le dinamiche che le caratterizzano per evitare interpretazioni fallaci e fuorvianti. La chiave per gestire il processo decisionale complesso è un approccio globale integrato di partecipazione che comporta l!abbandono dei modelli tradizionali top down o “comando e controllo”. In uno scenario già così complicato, ritengo che la partecipazione dei diversi portatori d!interessi possa mettere al riparo dai più grossolani errori interpretativi. Una pianificazione strategica partecipata darebbe a mio avviso la possibilità di un!azione più consapevole, consentendo un intervento più organico con una strategia ampia e sempre presente, ovvero la lotta alla povertà e tenendo l!uomo al centro del piano, supportati da una partecipazione quanto più ampia possibile. A supportare al validità di questo tipo di strategia viene portato in evidenza il Participatory slum upgrading and prevention programme che, istituito da UNHabitat, propone di affrontare gli interventi di slum upgrading attraverso una forte partecipazione. 160 Il programma è strutturato in modo tale da prevedere che tutte le varie fasi siano realizzate con la partecipazione dei vari attori. È interessante notare come il programma preveda di modulare le azioni e gli interventi in base alle analisi e ai risultati della fase precedente. La pianificazione strategica partecipata così si esprime al meglio per affrontare e rispondere alle questioni urbane. Il limite del programma è principalmente dovuto a ragioni esterne poichè l!approccio partecipativo è ancora poco praticato in ambito africano sia per ragioni politiche sia culturali. Lo sforzo che deve essere fatto per migliorare l!efficacia di queste strategie è sicuramente quello di stendere lo strumento di governance che rappresenta la possibilità di creare uno sviluppo sostenibile partendo, anche, dalla gestione urbana. 161 162 ALLEGATO Official list of MDG indicators All indicators should be disaggregated by sex and urban/rural as far as possible. Effective 15 January 2008 Millennium Development Goals (MDGs) Goals and Targets Indicators for monitoring progress (from the Millennium Declaration) Goal 1: Eradicate extreme poverty and hunger Target 1.A: Halve, between 1990 and 1.1 Proportion of population below $1 (PPP) 2015, the proportion of people whose per dayi income is less than one dollar a day 1.2 Poverty gap ratio 1.3 Share of poorest quintile in national consumption Target 1.B: Achieve full and productive 1.4 Growth rate of GDP per person employment and decent work for all, employed including women and young people 1.5 Employment-to-population ratio 1.6 Proportion of employed people living below $1 (PPP) per day 1.7 Proportion of own-account and contributing family workers in total employment Target 1.C: Halve, between 1990 and 1.8 Prevalence of underweight children 2015, the proportion of people who suffer under-five years of age from hunger 1.9 Proportion of population below minimum level of dietary energy consumption Goal 2: Achieve universal primary education Target 2.A: Ensure that, by 2015, 2.1 Net enrolment ratio in primary education children everywhere, boys and girls alike, 2.2 Proportion of pupils starting grade 1 will be able to complete a full course of who reach last grade of primary primary schooling 2.3 Literacy rate of 15-24 year-olds, women and men Goal 3: Promote gender equality and empower women Target 3.A: Eliminate gender disparity in primary and secondary education, preferably by 2005, and in all levels of education no later than 2015 Ratios of girls to boys in primary, secondary and tertiary education 3.2 Share of women in wage employment in the non-agricultural sector 3.1 163 Goal 4: Reduce child mortality Target 4.A: Reduce by two-thirds, between 1990 and 2015, the under-five mortality rate 3.3 Proportion of seats held by women in national parliament 4.1 4.2 4.3 Under-five mortality rate Infant mortality rate Proportion of 1 year-old children immunised against measles Goal 5: Improve maternal health Target 5.A: Reduce by three quarters, 5.1 between 1990 and 2015, the maternal 5.2 mortality ratio Target 5.B: Achieve, by 2015, universal 5.3 access to reproductive health 5.4 Maternal mortality ratio Proportion of births attended by skilled health personnel Contraceptive prevalence rate Adolescent birth rate 5.5 Antenatal care coverage (at least one visit and at least four visits) 5.6 Unmet need for family planning Goal 6: Combat HIV/AIDS, malaria and other diseases Target 6.A: Have halted by 2015 and 6.1 HIV prevalence among population aged begun to reverse the spread of HIV/AIDS 15-24 years 6.2 Condom use at last high-risk sex 6.3 Proportion of population aged 15-24 years with comprehensive correct knowledge of HIV/AIDS 6.4 Ratio of school attendance of orphans to school attendance of non-orphans aged 10-14 years Target 6.B: Achieve, by 2010, universal 6.5 Proportion of population with advanced access to treatment for HIV/AIDS for all HIV infection with access to those who need it antiretroviral drugs Target 6.C: Have halted by 2015 and 6.6 Incidence and death rates associated begun to reverse the incidence of malaria with malaria and other major diseases 6.7 Proportion of children under 5 sleeping under insecticide-treated bednets 6.8 Proportion of children under 5 with fever who are treated with appropriate antimalarial drugs 6.9 Incidence, prevalence and death rates associated with tuberculosis 6.10 Proportion of tuberculosis cases detected and cured under directly observed treatment short course Goal 7: Ensure environmental sustainability 164 Target 7.A: Integrate the principles of 7.1 Proportion of land area covered by sustainable development into country forest policies and programmes and reverse the 7.2 CO2 emissions, total, per capita and loss of environmental resources per $1 GDP (PPP) 7.3 Consumption of ozone-depleting substances Target 7.B: Reduce biodiversity loss, 7.4 Proportion of fish stocks within safe achieving, by 2010, a significant reduction biological limits in the rate of loss 7.5 Proportion of total water resources used 7.6 Proportion of terrestrial and marine areas protected 7.7 Proportion of species threatened with extinction Target 7.C: Halve, by 2015, the 7.8 Proportion of population using an proportion of people without sustainable improved drinking water source access to safe drinking water and basic 7.9 Proportion of population using an sanitation improved sanitation facility Target 7.D: By 2020, to have achieved 7.10 Proportion of urban population living in a significant improvement in the lives of at slumsii least 100 million slum dwellers Goal 8: Develop a global partnership for development Target 8.A: Develop further an open, Some of the indicators listed below are rule-based, predictable, nonmonitored separately for the least discriminatory trading and financial developed countries (LDCs), Africa, system landlocked developing countries and small island developing States. Includes a commitment to good Official development assistance (ODA) governance, development and poverty 8.1 Net ODA, total and to the least reduction – both nationally and developed countries, as percentage of internationally OECD/DAC donors! gross national income Target 8.B: Address the special needs 8.2 Proportion of total bilateral, sectorof the least developed countries allocable ODA of OECD/DAC donors to basic social services (basic education, Includes: tariff and quota free access primary health care, nutrition, safe water for the least developed countries' exports; and sanitation) enhanced programme of debt relief for 8.3 Proportion of bilateral official heavily indebted poor countries (HIPC) development assistance of OECD/DAC and cancellation of official bilateral debt; donors that is untied and more generous ODA for countries 8.4 ODA received in landlocked developing committed to poverty reduction countries as a proportion of their gross national incomes 8.5 ODA received in small island Target 8.C: Address the special needs developing States as a proportion of of landlocked developing countries and their gross national incomes small island developing States (through Market access the Programme of Action for the 8.6 Proportion of total developed country 165 Sustainable Development of Small Island Developing States and the outcome of the twenty-second special session of the General Assembly) imports (by value and excluding arms) from developing countries and least developed countries, admitted free of duty 8.7 Average tariffs imposed by developed countries on agricultural products and textiles and clothing from developing Target 8.D: Deal comprehensively with countries the debt problems of developing countries 8.8 Agricultural support estimate for OECD through national and international countries as a percentage of their gross measures in order to make debt domestic product sustainable in the long term 8.9 Proportion of ODA provided to help build trade capacity Debt sustainability 8.10 Total number of countries that have reached their HIPC decision points and number that have reached their HIPC completion points (cumulative) 8.11 Debt relief committed under HIPC and MDRI Initiatives 8.12 Debt service as a percentage of exports of goods and services Target 8.E: In cooperation with 8.13 Proportion of population with pharmaceutical companies, provide access to affordable essential drugs on access to affordable essential drugs in a sustainable basis developing countries Target 8.F: In cooperation with the 8.14 Fixed telephone lines per 100 private sector, make available the benefits inhabitants of new technologies, especially 8.15 Mobile cellular subscriptions per information and communications 100 inhabitants 8.16 Internet users per 100 inhabitants i For monitoring country poverty trends, indicators based on national poverty lines should be used, where available. ii The actual proportion of people living in slums is measured by a proxy, represented by the urban population living in households with at least one of the four characteristics: (a) lack of access to improved water supply; (b) lack of access to improved sanitation; (c) overcrowding (3 or more persons per room); and (d) dwellings made of non-durable material. 166 165 166 BIBLIOGRAFIA African Centre for Technology Studies (ACTS), Summery report of the conference on land tenure and conflict in Africa: Prevention, Mitigation and reconstruction, Digital Process Ltd, Nairobi, 2004. 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