Credo che le immagini di paesaggio possano presentarci tre

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Credo che le immagini di paesaggio possano presentarci tre
Credo che le immagini di paesaggio possano presentarci tre verità: la verità geografica,
quella autobiografica e quella metaforica. La geografia di per se stessa è a volte noiosa,
l’autobiografia spesso banale, e la metafora può essere equivoca.
Ma presi insieme, (…), questi tre tipi di informazione si rafforzano a vicenda e
alimentano ciò che tutti cerchiamo di mantenere intatto: l’attaccamento alla vita.
Robert Adams
Il paesaggio onnipresente su tutti i lati, onnipotente, diventa stancante.
Avete notato che in tali condizioni, non lo si “guarda” più? Perché il paesaggio conti,
bisogna limitarlo, dimensionarlo attraverso una decisione radicale (…).
Le Corbusier
La fotografia come strumento di percezione delle forme del paesaggio contemporaneo
La strada che porta alla realizzazione di un progetto di gestione di un territorio ed alla
definizione delle regole che ne possano guidare lo sviluppo non può che fondarsi su un’analisi
delle sue forme costitutive.
Ipotizzare lo sviluppo sostenibile, inteso sopratutto nell’accezione che la scienza antropologica
attribuisce al termine, di un territorio e della comunità che lo abita significa tenere conto della
sovrapposizione ed interazione di tutti quegli elementi che ne hanno generato la conformazione
attuale.
Ragionare sulle forme della contemporaneità di un territorio comporta quindi un approccio
complesso: il valore ambientale di un paesaggio non può prescindere dalla definizione delle
sue specificità naturalistiche, ma può essere definito solo dopo un’attenta analisi delle relazioni
che intercorrono tra queste e le attività dell’uomo in esso stratificate, elementi generatori
dell’identità di un luogo, ma allo stesso tempo artefici principali delle contraddizioni che ne
definiscono le criticità.
Compito del Pianificatore è quindi cercare il giusto equilibrio tra tutti questi elementi, saperne
riconoscere le potenzialità, definire lo sviluppo di un territorio attraverso la salvaguardia e
valorizzazione delle sue eccellenze coniugate alle esigenze infrastrutturali e di crescita, ma
anche storiche ed identitarie della comunità che lo abita.
Il territorio antropizzato fonda la sua struttura sul risultato dell’interazione tra gli elementi
ambientali (il contenitore), e le azioni dell’uomo (il contenuto), che attraverso le proprie infinite
combinazioni, ne modellano il divenire.
L’efficacia di un piano regolatore per la gestione di un territorio comunale non si può quindi
misurare attraverso la corrispondenza ad un modello teorico (come tale capace di creare soltanto
scenari ipotetici) esso deve saper interpretare le peculiarità del luogo che ne dovrà adottare le
strategie, riconoscerne le priorità e proporre un percorso evolutivo condiviso dagli abitanti.
La convinzione che una pianificazione territoriale coerente con le considerazioni sopra descritte
possa produrre i presupposti per un buon governo del territorio stimola la sperimentazione
di metodi di indagine e linguaggi comunicativi da affiancare alle tradizionali metodologie
della pianificazione. Strumenti attraverso i quali poter agire sulla conoscenza dei fenomeni
soggetto dello studio e sulla conclamata necessità di innescare un processo di partecipazione e
condivisione delle scelte da parte degli attori principali del processo di sviluppo del territorio: gli
abitanti.
Una delle critiche mosse spesso nei confronti della rappresentazione urbanistica è quella di
utilizzare un linguaggio strettamente tecnico, accessibile solo a quanti detengono il medesimo
sapere, gli stessi codici, lo stesso punto di vista nel modo di vedere il territorio e le sue
dinamiche.
La fotografia è più adatta a catturare il significato dei luoghi, parla il linguaggio dei sentimenti
meglio della cartografia. Per questo raggiunge la gente comune e facilita la partecipazione alle
scelte, cosa che non sempre si riesce ad ottenere con un approccio troppo disciplinare.
Più comunicativa del disegno, la fotografia spiega e suggerisce, consente di interpretare e quindi
partecipare alla costruzione di ipotesi per un Piano attraverso le proprie specificità di lettura e di
comunicazione, non limitandosi alla costruzione di un posteriore supporto alle scelte progettuali
ma, attraverso autonome capacità dimostrative, rivelare aspetti del reale che altre letture
possono ignorare o sottovalutare.
La fotografia coadiuva il lavoro degli urbanisti nell’importanza che all’interno dei loro testi
spesso viene conferita alla “descrizione”.
Attraverso la fotografia riceviamo uno stimolo a non cedere all’abitudine del vedere. Essa ci
spinge a ri-vedere i luoghi, a non curarci di stabilire se sono paesaggi belli o brutti. Interessa
solo che siano veri, e come tali considerarli fattori generatori di qualsiasi azione pianificatrice.
Come dice Roberta Valtorta:
“…come nella più vigile fotografia contemporanea non vi è bellezza e non vi è bruttezza del
mondo. Vi è semplicemente il mondo in quanto tale. Vi è semmai, e profondamente ma non
palesemente il muto desiderio di una possibile ma insperabile, generale bellezza del mondo”.
La fotografia e il PUC di Sassari
Il PUC di Sassari ha scelto di avvalersi della fotografia come forma espressiva di lettura e
comunicazione.
Con la realizzazione di una ricerca fotografica, si è inteso sviluppare una riflessione che,
coinvolgendo le forme dinamiche del paesaggio antropizzato contemporaneo, viste come
risultanti dell’interazione tra gli elementi generatori della sua evoluzione, possa proporre il
paesaggio non più come valore estetico fine a se stesso, bensì come prodotto di un complesso
sistema di relazioni sensoriali, emozionali, culturali ed economiche.
Oggi, infatti, l’ambiguità, l’incoerenza, la contradittorietà del paesaggio contemporaneo non
hanno più il significato fortemente negativo di un tempo e possono indicare essi stessi qualità
della forma urbana.
Tramite il messaggio trasmesso dalle immagini, la cultura fotografica concorre direttamente a
ridefinire il valore dei segni che la storia ha stratificato nel nostro spazio quotidiano.
Nelle immagini sono presenti, infatti, tutti gli elementi naturali e antropici, anche quelli più
banali ed apparentemente inutili e che contribuiscono invece a creare l’identità di un luogo.
L’uso sempre più frequente della fotografia durante le azioni di conoscenza e pianificazione
del territorio deriva, quindi, da un’esigenza sempre maggiore di confrontarsi con gli aspetti del
paesaggio legati alla percezione che si ha di esso: un “bel paesaggio” non lo si può più misurare
secondo i gradi di eccellenza del suo sistema naturale, ma dalle forme dell’equilibrio che tale
sistema è riuscito a creare nel tempo con le azioni dell’uomo.
Compito prioritario della ricerca fotografica è quindi raccontare il paesaggio del territorio
comunale di Sassari rappresentandone le complessità; evidenziare alcune delle interazioni tra i
suoi elementi generatori.
Attraverso le immagini rivelarne un’estetica fondata su nuovi principi; interagire quindi con
il momento progettuale per poi contribuire alla ricerca di un coinvolgimento da parte della
cittadinanza intorno alle problematiche della città e del suo tessuto urbano e ambientale.
Le fotografie dovranno offrire al più ampio numero di cittadini la possibilità di confrontarsi con
tematiche altrimenti trasmesse per mezzo di forme di rappresentazione e linguaggi difficilmente
comprensibili dai “non addetti ai lavori” e quindi destinate alla comunicazione per fruitori
selezionati.
L’indagine fotografica pertanto intende contribuire alla ricerca del consenso sulle scelte in via
di definizione, sollecitando l’interesse dei cittadini ed offrendo loro l’opportunità di venire a
conoscenza delle problematiche più significative per la programmazione dello sviluppo del
paesaggio naturale, agrario ed urbano della città di Sassari
La metodologia del lavoro
La forza del messaggio comunicativo affidato alle immagini basa la sua efficacia in primo luogo
sui risultati dello sguardo soggettivo dell’autore, sulla capacità di rappresentare le dinamiche
costitutive del luogo applicando i canoni estetici e linguistici propri del mezzo fotografico.
Ne consegue che l’affidare la guida del proprio punto di vista alla percezione istintiva del
fotografo porterebbe probabilmente ad un risultato di interesse ma intimamente legato alla
interiorità dell’autore.
Ho ritenuto pertanto indispensabile, al fine di poter acquisire la conoscenza fondamentale per
poter costruire un processo di analisi e rappresentazione dei fenomeni coerente con la strategia
progettuale adottata, precedere l’indagine sul campo da una fase di conoscenza e confronto con
il lavoro svolto dai progettisti del PUC.
La prima fase del lavoro, sviluppata all’ interno dell’Ufficio del Piano è servita dunque a formare
punto di vista che, tenendo conto delle tematiche coinvolte dallo studio, potesse determinare il
percorso di indagine da sviluppare poi sul territorio.
Il progetto della ricerca fotografica parte dall’ individuazione di due differenti campi di azione:
1) il territorio extraurbano;
2) la città e le sue aree di margine, di frangia.
A seguito di un confronto con l’equipe di progettisti dell’Ufficio del Piano sono stati individuati
8 grandi temi chiave, tra essi diversi ambiti ed elementi costitutivi del paesaggio che concorrono
alla definizione del complesso sistema territoriale del Comune di Sassari:
1)Il territorio extraurbano:
-
Il paesaggio costiero
Il paesaggio della Nurra collinare
Il paesaggio della piana della Nurra
Il paesaggio della riforma agraria
Le borgate extraurbane
2) La città e le sue aree di margine:
- Le borgate periurbane
- Le valli
- La città
I temi si alternano esplorando alcune aree ben definite del territorio, che per le loro
caratteristiche morfologico-ambientali costituiscono differenti ambiti di relazione con
l’insediamento umano, condizionandone le forme e le funzioni, per poi indagare intorno ad
alcuni degli elementi fondanti la sua trama insediativa.
La contemporanea attenzione rivolta sia al contenitore (il paesaggio e la sua conformazione
naturale) che al contenuto (le azioni dell’uomo su di esso ) si prefigge di costruire un’immagine
del paesaggio che possa contribuire alla rappresentazione della sua complessità, collaborare alle
scelte progettuali, offrire agli abitanti un’opportunità di partecipazione stimolandone l’interesse,
coinvolgendoli nel dibattito.
Il territorio extraurbano
Nel territorio extraurbano del territorio comunale di Sassari è possibile distinguere tre ben
distinti sistemi paesaggistici nei quali l’elemento naturale assume una valenza:
Il paesaggio costiero,
il mare di fuori (costa ovest) con un territorio che si sviluppa dalla spiaggia di Porto Ferro inserita
nell’importante sistema ambientale del lago di Baratz ( unico lago naturale di tutta la Sardegna )
transitando per l’area mineraria dell’argentiera fino alla costa prospiciente il golfo dell’Asinara in
località Biancareddu.
Due piccoli tratti di costa interni al golfo dell’Asinara, precisamente un piccolo tratto del litorale
di Platamona e la spiaggia di Fiumesanto che alle sue spalle vede convivere in pochi ettari due
emergenze territoriali totalmente dissonanti nella loro funzione: la centrale elettrica con tutto il
sistema di stoccaggio e sfruttamento industriale dei suoi prodotti e lo stagno Pilo, una delle aree
umide di elevato valore ambientale tra le più interessanti ed importanti del nord della Sardegna.
Il paesaggio della Nurra collinare.
caratterizzata da un dolce paesaggio collinare ospita un sistema insediativo diffuso, interamente
dedicato alla coltivazione agraria ed il pascolo sia di bovini che ovini.
Il paesaggio della piana della Nurra.
delimitata dai confini con il comune di Alghero e Porto Torres si estende fino al sistema delle
valli prospicienti la città di Sassari.
Gli altri due temi affrontati dalla ricerca sul territorio extraurbano inducono ad una sorta
di ribaltamento del punto di vista, il soggetto dell’indagine fotografica passa, infatti, dal
contenitore al contenuto, se sviluppare i primi tre temi portava a confrontarsi con la struttura
del paesaggio intesa come prodotto di un processo evolutivo intimamente condizionato dal suo
rapporto con le attività umane negli altri due il paesaggio assume il ruolo di scenario, elemento
generatore e condizionante sia delle forme produttive e di sfruttamento delle sue risorse che dei
sistemi insediativi, delle forme dell’abitare.
Il paesaggio della riforma agraria.
Vaste aree del territorio extraurbano, dedicate ad un intenso sfruttamento agricolo, sono
caratterizzate da una suddivisione fortemente geometrizzata del territorio, in esse una
parcellizzazione molto regolare del terreno, costruisce un paesaggio agrario che contrappone a
sistemi insediativi diffusi ampi spazi aperti dedicati alla coltivazione intensiva, al pascolo.
Le borgate extraurbane.
Il territorio dell’agro sassarese racchiude nel suo interno differenti tipologie di sistemi insediativi,
dalle borgate situate sulla parte collinare della Nurra quasi tutte sviluppate in forma lineare
lungo le strade statali di collegamento, alle borgate rurali di nuova fondazione nate durante il
processo di riforma agraria degli anni ‘50.
La costa esterna (ovest) a causa della sua asperità ha preservato per lunghi tratti l’aspetto
naturale, in essa è difficile sia l’approdo dal mare che le condizioni per la nascita di insediamenti
abitativi. Unico centro abitato ed approdo risulta essere l’ex villaggio minerario dell’Argentiera.
Nella costa interna (golfo dell’Asinara) il territorio comunale si affaccia al mare con un corridoio
di poche centinaia di metri, inserito nel sistema insediativo di Platamona, storico affaccio al mare
per la città di Sassari, esso è dedicato alla residenza stagionale ed allo sfruttamento balneare.
La città e le sue aree di margine.
La città di Sassari sorge al centro di un basamento miocenico, spesso affiorante, costituito da
rocce calcaree conformato da un ampio semicerchio degradante verso il mare, solcato da un
complesso e articolato sistema di valli parallele che si sviluppano in direzione nord ovest.
Il nucleo storico della città con il suo successivo sviluppo, esterno alle mura, si estende
sull’altopiano occupando l’intero spazio disponibile fino a lambire il sistema di valli che la
delimita da est ad ovest affacciandosi verso il mare.
La valle che a nord si apre verso la Nurra per proseguire fino alla costa formando il litorale di
Platamona vede la fondazione di diversi nuclei urbani che, legati allo sfruttamento agricolo del
territorio, risultano ormai essere collegati, senza soluzione di continuità, al tessuto urbano
cittadino acquisendo sempre più una funzione residenziale che si sostituisce alla originale
vocazione agricola ed influendo in maniera consistente sull’assetto complessivo dell’intero
sistema urbano.
Il progetto fotografico, in corso di realizzazione e quindi non presente nelle immagini
contestualmente presentate, sempre focalizzato su una comparazione continua tra gli aspetti
caratterizzanti il paesaggio (contenitore) e i prodotti del suo sistema insediativo (contenuto) si
sviluppa attraverso tre temi di indagine:
Le borgate periurbane.
La piana che dall’altopiano di Sassari si estende verso nord fino al mare e verso ovest penetrando
nella piana della Nurra accoglie la naturale direttrice contemporanea di sviluppo urbano della
città. Le borgate rurali che denotano l’insediamento storico del luogo nate con vocazione rurale,
sorte in prossimità di orti e frutteti che rifornivano la città, appartengono ormai al tessuto
urbano, sottoposte ad un forte cambiamento del loro assetto urbanistico manifestano il disagio
di un cambiamento, offrono allo sguardo continue citazioni della loro struttura identitaria
originale sempre più inglobata dalle nuove funzioni di una città che cerca, nell’agro, la sua
espansione.
Le valli.
Il territorio urbano della città di Sassari nasce e si sviluppa a cavallo di un complesso ed
articolato sistema di valli parallele che si sviluppano in direzione nord ovest.
Le valli sono caratterizzate da una conformazione morfologica costante: costoni calcarei ripidi,
ricchi di sorgenti e fondovalle fertili interamente dedicati alla coltivazione orticola e fruttifera.
Questo sofisticato sistema agricolo, fondato su un delicato equilibrio legato alla presenza
dell’acqua ed alle condizioni climatiche favorevoli, è ora quasi interamente in stato di
abbandono.
Le tracce degli insediamenti monastici, i giardini di aranci, le fontane con i loro sofisticati
sistemi di canalizzazione a cielo aperto, i campi irrigui, messi in pericolo da un recente e poco
rispettoso sviluppo residenziale, offrono alla città un’importante opportunità: attivare, attraverso
il recupero del sistema, un processo di costruzione per una rinnovata identità del territorio
contemporaneo, riprendendo il possesso di una parte della propria storia.
La città.
osservare una città, studiarne la sua struttura urbanistica significa confrontarsi con un
complesso intreccio di relazioni che trasformate in sistema urbano affidano al loro aspetto
spaziale l’immagine della città stessa.
Fotografare una città significa quindi indagare su queste relazioni, affidare alle immagini il
compito di mostrare, in maniera diretta, le forme della loro complessità, i risultati delle loro
interazioni.
La città vista come un motore nel quale ogni suo pezzo, il più importante quanto il più
marginale, o meglio le relazioni che tra essi si creano, risultano essere comunque indispensabili
affinché l’intero meccanismo proceda.
Lo stato dell’arte del lavoro.
Fotografare un paesaggio significa fare delle scelte, a volte totalmente dipendenti dalla volontà
dell’autore altre volte condizionate dal paesaggio stesso.
Le condizioni climatiche e stagionali costituiscono il primo legame che si crea tra il fotografo
ed il paesaggio. La decisione del momento in cui fotografare un paesaggio può quindi seguire
due differenti principi: pianificare il periodo nel quale realizzare le immagini, inseguirne il ”lato
migliore”, la rappresentazione più gradevole e rassicurante.
Scegliere di confrontarsi con un luogo senza pianificare la stagione induce, invece, il fotografo
ad immergersi nella sua quotidianità leggerne, in quel momento, l’aspetto reale, relazionarsi con
la sua normalità.
Viene da se che osservare un territorio durante la stagione invernale provocherà una percezione
di esso totalmente diversa da quella che lo stesso luogo potrebbe trasmetterci durante la
stagione estiva. I suoi colori, la sua luce il suo rapportarsi con l’uomo ed i suoi ritmi cambiano
drasticamente, ci offrono scenari totalmente diversi, nel loro aspetto ma soprattutto nel loro
significato, ci raccontano indiscutibilmente due differenti paesaggi.
La stagione è quindi importante nel momento di rappresentazione del paesaggio, ce lo offre in
una sua parzialità che sta a noi fruitori dell’immagine interpretare in tutta la sua incompletezza,
ricondurre ad una specificità temporale, la rappresentazione di un istante tanto unico quanto
normale per la sua quotidianità.
Fotografare un litorale costiero sardo, per esempio, durante la stagione estiva ci permette
l’opportunità di ragionare sulle relazioni, gli equilibri o gli scompensi che il sistema ambientale
subisce per il carico al quale è sottoposto dallo sfruttamento turistico. In questo caso l’aspetto
antropico prende il sopravvento, impone la sua velocità condizionando la percezione del
paesaggio stesso.
lo stesso luogo, nella stagione invernale, ci mostra un’altra immagine di se, il sistema
infrastrutturale, vuoto, entra in letargo, gli elementi naturali emergono rimpossessandosi dei
luoghi, la lentezza prevale sulla velocità.
Pur avendo davanti agli occhi la stessa inquadratura percepiamo due paesaggi assolutamente
diversi.
Per fotografare un territorio è necessario costruire con esso un rapporto privilegiato, iniziare un
dialogo che, per tutta la durata del lavoro, con l’aumentare del grado di confidenza, condizioni
ed arricchisca lo sguardo del fotografo.
Il primo passo diventa quindi quello di decidere in che modo confrontarsi con una realtà
territoriale, come indirizzare questo processo di scoperta e di consapevolezza.
La mia scelta, nell’affrontare il territorio comunale di Sassari, è stata quella di iniziare
l’esplorazione dal territorio extraurbano con un percorso, sia simbolico che geografico di
avvicinamento alla città, punto di arrivo della ricerca. Ho deciso di partire quindi dal contenitore
per ragionare sul vero significato del suo contenuto, attraverso la scoperta delle sue relazioni
dinamiche con l’uomo.
In completa sintonia con le strategie proposte nel PUC, ho quindi deciso di indirizzare il mio
sguardo “verso” la città piuttosto che “dalla” città, pensare le forme dell’insediamento ospiti
di un paesaggio che le condiziona piuttosto che considerare il paesaggio stesso lo scenario
dell’evoluzione e dei cambiamenti delle strutture spaziali frutto delle relazioni umane.
La ricerca fotografica è iniziata nel mese di settembre 2007.
Ad oggi è compiuta la fase di esplorazione che ha coinvolto l’agro del comune di Sassari.
L’esplorazione del territorio, ormai giunta ai margini della città, ha subito, durante il mese di
dicembre, una sosta resa necessaria dalla sovrapposizione del periodo dei festeggiamenti e degli
addobbi, per la festività del natale.
La città, in questo periodo, altera il suo equilibrio, offre di se un aspetto che recita l’immagine di
se stessa, nega la quotidianità.
Consapevole della soggettività di questa scelta, per una coerenza con il percorso fino ad ora
realizzato, ho ritenuto fosse importante leggere la complessità di un tessuto urbano che dalle
sue borgate, passando per le valli si addentra fino al centro storico, partendo, senza tesi
preventive, dall’idea di rappresentarne la sua normalità.
Attraverso la consuetudine offrire un’ immagine che possa essere rappresentativa di una
città contemporanea e di come il suo processo evolutivo, ogni giorno, alterandone l’aspetto,
interagisca con le stratificazioni prodotte dalla sua storia.
La fotografia come strumento di dialogo e divulgazione
Un progetto di pianificazione territoriale fonda l’efficacia della sua riuscita sulla condivisione
delle scelte da parte della cittadinanza.
Il linguaggio diretto della fotografia, la sua capacità di coinvolgere il fruitore indipendentemente
dalle chiavi di decodificazione del messaggio in suo possesso, permette quindi di indurre
l’osservatore alla riflessione ed al ragionamento su aspetti del territorio altrimenti difficilmente
proponibili a chi non è in possesso degli strumenti di lettura necessari.
La ricerca fotografica si offre quindi, attraverso l’esposizione delle immagini e la realizzazione
di una pubblicazione, come strumento di dialogo con la cittadinanza, porta di accesso verso
l’approfondimento alle varie tematiche affrontate dal PUC.
L’esposizione del lavoro fotografico, nella sua funzione di strumento di indagine legato alla
costruzione del quadro conoscitivo (sotto forma di archivio), sarà proposta alla città in occasione
del calendario programmato per la presentazione degli elaborati del PUC.
In occasione della presentazione finale del PUC approvato, si ipotizza la realizzazione di una
mostra fotografica che, a supporto dell’evento comunicativo, contribuisca al coinvolgimento
della cittadinanza e possa aiutare nella ricerca della condivisione alle strategie proposte
dall’Amministrazione
Si propone inoltre, a chiusura del PUC, la realizzazione di una pubblicazione che conterrà i
risultati della ricerca fotografica accompagnata da alcuni contributi sia testuali che grafici
concordati con la struttura dell’Ufficio del Piano.
Verrà proposta, partendo dal racconto fotografico, una chiave di lettura del progetto e delle sue
scelte, realizzando un prodotto capace di trasmettere, non solo agli addetti ai lavori, i risultati
di un processo di analisi dei fenomeni che ha portato alla progettazione delle nuove strategie di
sviluppo del territorio comunale.
Si offre così alla cittadinanza un prodotto capace di dialogare con essa, proponendo tematiche di
estrema complessità per mezzo di un linguaggio capace di raggiungere un maggior numero di
utenti rispetto ai tradizionali metodi di comunicazione per la descrizione di un Piano Urbanistico
Comunale.
Non di minore importanza la funzione storicizzatrice della pubblicazione che, una volta conclusa
la fase approvazione del Piano, diventerebbe una testimonianza oggettiva della strategia politica
intrapresa dalla Amministrazione Comunale.
Il libro avrà a quel punto la funzione di costituire un elemento di ponte tra i cittadini e
l’amministrazione stessa durante la lunga fase di attuazione del Piano.