Determinazione della proteinuria
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Determinazione della proteinuria
Close this window to return to IVIS www.ivis.org International Congress of the Italian Association of Companion Animal Veterinarians May 19 – 21 2006 Rimini, Italy Next Congress : 62nd SCIVAC International Congress & 25th Anniversary of the SCIVAC Foundation May 29-31, 2009 - Rimini, Italy Reprinted in IVIS with the permission of the Congress Organizers 53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC 137 This manuscript is reproduced in the IVIS website with the permission of the Congress Organizing Committee Determinazione della proteinuria: quali tests effettuare nel cane e nel gatto e come interpretarli George E. Lees Med Vet, MS, Dipl ACVIM, Collage Station, Texas, USA L’identificazione della proteinuria è importante per almeno due ragioni. In primo luogo, recenti dati hanno dimostrato che sia nel cane che nel gatto è associata ad un esito clinico sfavorevole. In altre parole, il riscontro della proteinuria identifica gli animali maggiormente esposti al rischio di malattie potenzialmente letali. In secondo luogo, si vanno raccogliendo sempre più dati che indicano che il trattamento dei cani e dei gatti con proteinuria con terapie mediche che riducono l’entità della proteinuria stessa migliora l’esito clinico di questi pazienti. Quindi, il trattamento corretto degli animali con proteinuria è clinicamente importante ed inizia con l’accurata identificazione della proteinuria mediante i test di screening, che devono essere eseguiti ed interpretati correttamente. ESEGUIRE UN’ANALISI COMPLETA DELL’URINA ze in cui si ritiene necessario eseguire degli esami di laboratorio completi (ad es., esame emocromocitometrico completo e/o profilo biochimico) per un cane o un gatto. Ciò di solito avviene in uno dei seguenti due casi: (a) quando si studia la causa di una malattia in un animale malato e (b) quando si effettua una valutazione di routine delle condizioni di un soggetto apparentemente sano. Inoltre, gli animali (in particolare i cani) con malattie croniche note per essere spesso complicate da nefropatie proteinuriche devono essere sottoposti alla ricerca della proteinuria ad intervalli di ≤ 6 mesi. Analogamente, lo screening periodico per la proteinuria contribuisce ad identificare precocemente le nefropatie in animali apparentemente sani, ma noti per essere “a rischio” di sviluppo di disordini glomerulari (ad es., cani che possono essere colpiti da una glomerulopatia ereditaria). TEST PER LA PROTEINURIA Il primo punto importante è che i test per lo screening della proteinuria devono sempre essere effettuati in associazione con l’esame completo delle urine (cioè la determinazione delle proprietà fisico-chimiche come il peso specifico mediante rifrattometria e i test colorimetrici tramite strisce reattive, nonché l’esame microscopico del sedimento urinario). Ci sono numerose ragioni che spiegano l’importanza di questa associazione. Prima di tutto, un’analisi completa dell’urina consente di effettuare lo screening anche per alcune importanti malattie non urinarie (ad es., diabete mellito), nonché di evidenziare parecchi tipi di affezioni delle basse vie urinarie (ad es., infezione batterica del tratto urinario, urolitiasi, neoplasia) che si riscontrano comunemente nel cane e nel gatto. Queste ultime condizioni sono importanti quanto la proteinuria per la salute del tratto urinario di questi animali e spesso sono clinicamente occulte (cioè non si manifestano tramite segni clinici), mentre sono rilevabili sulla base di anomalie dei riscontri dell’esame delle urine (ad es., ematuria, piuria e/o batteriuria microscopica). Infine, anche quando si considerano solo gli argomenti correlati ai test per la proteinuria, i risultati derivanti da altre parti dell’esame delle urine (in particolare il peso specifico e i riscontri nel sedimento) forniscono degli importanti contributi all’iniziale interpretazione ed alla valutazione di tutti i test di screening per la proteinuria. Quando effettuare lo screening per la proteinuria La raccomandazione generale è quella di eseguire un’analisi completa dell’urina, prestando attenzione all’identificazione dell’eventuale proteinuria, in tutte le stesse circostan- Test colorimetrico mediante strisce reattive Questo test ha il grande vantaggio di essere relativamente semplice, economico e già di uso comune come componente dell’esame convenzionale delle urine. Queste prove effettuate mediante cuscinetti reattivi sono basati su un fenomeno detto “errore proteico di coloranti indicatori di pH”. Fondamentalmente, il test è basato sulla capacità dei gruppi aminici delle proteine di legarsi ad alcuni indicatori acido-basici e modificarne il colore anche se il pH del campione viene mantenuto costante da un tampone contenuto all’interno dello stesso cuscinetto reattivo. Poiché rispetto alle altre proteine l’albumina ha un maggior numero di gruppi aminici liberi disponibili per reagire con il colorante indicatore, il test mediante strisce reattive evidenzia principalmente l’albumina urinaria piuttosto che altre proteine (ad es., globuline, proteine di Bence Jones, mucoproteine). Il limite inferiore della sensibilità per l’esame delle urine mediante strisce reattive per la proteinuria è di circa 30 mg/dl. Il principale difetto di questo test è la sua scarsa specificità sia nel cane che nel gatto. In altre parole, il test spesso fornisce risultati falsi positivi. In una recente indagine Grauer et al. hanno riferito, ad esempio, che la specificità ottenuta mediante strisce reattive in confronto ai metodi immunometrici quantitativi specie-specifici per l’albumina era del 69% (31% di falsi positivi) nel cane e solo del 31% (69% di falsi positivi) nel gatto. Quando dall’analisi sono stati esclusi i campioni di urina con pH alcalino (≥ 7,5) e/o ematuria (≥ 10 eritrociti/campo microscopico ad elevato ingrandimento), piuria (≥ 5 leucociti/campo microscopico ad elevato ingran- 138 dimento) o batteriuria, la specificità è migliorata passando all’84% nel cane ed al 55% nel gatto. Quindi, anche nelle migliori circostanze, una risposta positiva alla ricerca delle proteine con il metodo delle strisce reattive nell’urina del gatto corrisponde in realtà ad un autentico esito positivo solo in poco più della metà delle volte (e, in tutte le circostanze, in meno di un terzo dei casi). La ragione di una percentuale così elevata di reazioni false positive all’esame mediante strisce reattive dell’urina del cane e del gatto è che l’elevata concentrazione e/o il pH alcalino dell’urina prodotta da queste specie animali spesso supera la capacità tampone dei cuscinetti di reagente (che sono stati formulati per l’urina dell’uomo). Il test colorimetrico mediante strisce reattive per l’analisi dell’urina presenta un paio di altri aspetti negativi di cui bisogna tenere conto. In primo luogo, la “lettura” effettiva dipende in qualche misura dall’operatore. Vale a dire che quando il test viene eseguito manualmente, persone differenti possono giudicare in modo diverso le variazioni di colore. Inoltre, l’alterazione cromatica dell’urina può modificare il cambiamento di colore nel cuscinetto reattivo. Una delle potenziali soluzioni a questi problemi è l’impiego di un apparecchio automatizzato per la “lettura” della striscia. Questi apparecchi standardizzano la valutazione colorimetrica e le strisce per l’esame dell’urina che sono state studiate per l’impiego con questi strumenti di lettura sono dotate di un “cuscinetto di riferimento” che viene utilizzato per regolare la valutazione di qualsiasi alterazione cromatica “di fondo” del campione. Anche se un altro potenziale difetto dell’uso delle strisce è il fatto che non rilevano la presenza nell’urina di quantità di albumina basse, ma comunque anormali, che determinano una condizione detta “microalbuminuria” (concentrazione di albumina compresa fra 1 e 30 mg/dl). Questo argomento verrà trattato successivamente a proposito dei test immunologici specie-specifici per l’albuminuria. Test turbidimetrico con acido solfosalicilico Il test turbidimetrico con acido solfosalicilico (SSA) è un altro metodo relativamente semplice e poco costoso. Come la determinazione mediante strisce reattive, l’SSA-test è semiquantitativo (i risultati vengono riferiti come negativo, tracce, 1+, 2+, 3+ o 4+), ma è sia più sensibile che più specifico di quello con le strisce reattive. In effetti, a causa della sua maggiore specificità, i laboratori di analisi cliniche veterinarie di maggiori dimensioni (ad es., laboratori commerciali, laboratori di ospedali veterinari didattici) impiegano di routine l’SSA come test “di riserva” per la proteinuria. Ogni volta che la striscia è positiva, si effettua sul campione un SSA-test, per stabilire se si tratta davvero di un’autentica positività (positivo anche il SSA) o di un falso positivo (SSA negativo). Il test turbidimetrico con SSA si effettua mescolando pari volumi di surnatante urinario e una soluzione al 5% di acido solfosalicilico in una provetta di vetro pulita. Il test si basa sul fatto che il pH acido della soluzione di SSA determina la precipitazione delle proteine, causando un intorbidamento che è approssimativamente pari alla quantità di proteine presenti nell’urina. L’entità dell’intorbidamento viene graduata (da negativo fino a 4+, come sopra) da un operatore, facendo riferimento a standard descrittivi (scritti) o visivi. Quindi, benché sia meno comodo di quello delle strisce reattive e sia ancora in qualche misura “dipendente dall’operatore” (per cui osservatori differenti 53° Congresso Nazionale Multisala SCIVAC potrebbero non assegnare lo stesso grado all’intorbidamento), il test con SSA ha il vantaggio di essere molto più specifico per la proteinuria. Inoltre, è più sensibile di quello delle strisce reattive; il limite inferiore di rilevamento dell’SSA-test è di circa 5 mg/dl e rileva anche le proteine di Bence Jones nelle urine. Test immunometrico specie-specifico per l’albumina urinaria I più recenti metodi di screening per l’esame delle urine nel cane e nel gatto alla ricerca di proteine anomale utilizzano anticorpi anti-albumina specie-specifici nell’ambito di prove immunometriche semiquantitative o quantitative. Questi test sono molto sensibili e molto specifici; rilevano solo l’albumina. Tuttavia, quest’ultima di solito è la più abbondante e la più significativa dal punto di vista diagnostico fra le proteine anormali dell’urina. I test semiquantitativi (ad es., E.R.D – Screen Urine Tests, Heska, Ft. Collins, CO, USA) sono destinati all’impiego diretto accanto al paziente (Point-of-care test) e sono calibrati principalmente per l’identificazione della microalbuminuria (concentrazione di albumina nell’urina entro il range di 1-30 mg/dl dopo diluizione dell’urina ad un peso specifico standard di 1.010). Tuttavia, il risultato “altamente positivo” del test semiquantitativo di solito corrisponde ad un’albuminuria palese (cioè una concentrazione di albumina > 30 mg/dl) e non fornisce ulteriori informazioni su differenti entità di albuminuria, molto superiori a questa concentrazione. I reagenti contenenti anticorpi anti-albumina specie-specifici sono stati adattati anche alla realizzazione di test immunometrici quantitativi (ad es., ELISA) disponibili presso alcuni laboratori privati. Questi test (da eseguire effettuando una diluizione secondo necessità, per mantenere entro la gamma dinamica del test stesso la concentrazione di albumina nel campione che viene esaminato) possono fornire una ragionevole stima della effettiva concentrazione di albumina nell’urina attraverso l’intera gamma dei possibili risultati (cioè sia per i valori microalbuminurici che per quelli chiaramente albuminurici). Quando si effettua lo screening per la proteinuria, i test semiquantitativi (cioè Point-of-care) per la microalbuminuria trovano principalmente due applicazioni potenzialmente importanti. Una di queste è l’esame dei campioni di urina risultati negativi all’analisi mediante strisce reattive, per rilevare la microalbuminuria nei campioni in cui una proteinuria di questa entità, bassa ma comunque anormale, sfuggirebbe altrimenti all’identificazione. Le implicazioni della microalbuminuria isolata (microalbuminuria senza alcun altro riscontro anormale) verranno illustrate in una successiva relazione. Una seconda applicazione del test è il follow-up dei campioni che hanno fornito risultati debolmente positivi (equivoci) all’esame con le strisce reattive. In altre parole, poiché i test immunometrici per la ricerca dell’albumina nell’urina sono altamente specifici, possono venire utilizzati (come il SSA-test precedentemente descritto) per distinguere fra le reazioni autenticamente positive e quelle false positive all’esame con le strisce reattive. Letture consigliate 1. 2. Osborne CA, Stevens JB. Urinalysis: A Clinical Guide to Compassionate Patient Care. Bayer Animal Health, Shwanee Mission, Kansas, USA, 1999, pp 111-116. Lees GE, Brown SA, Elliott J, Grauer GF, Vaden SL. Assessment and management of proteinuria in dogs and cats: 2004 ACVIM Forum Consensus Statement (Small Animal) J Vet Intern Med 2005;19:377-385.