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Scienza e Conoscenza N. 46 - Ott./Nov./Dic. 2013 - € 6,90
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S&C, Editing snc, novembre 2013, n.46, Poste Italiane SPA, Sped. in Abb. Post. DL 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 art.1 Comma 1. DCB Forlì n. 67/2009
Conoscere
per scegliere
e decidere
Cari lettori,
in questo numero parliamo di salute: di come mantenerla e preservarla, ma anche e soprattutto delle possibilità
di cure offerte dalla medicina non convenzionale di fronte
alla malattia che più ci spaventa: il cancro.
Parlare di cancro e di terapia non convenzionali significa oggi addentrarsi in un terreno spinoso e scivoloso: noi
abbamo deciso di farlo, come è già accaduto in passato,
mosse dal desiderio di fornire ai nostri lettori tutte le informazioni disponibili, le coordinate per informarsi e quindi
consapevolmente scegliere e decidere rispetto alla propria
salute.
Per farvi capire meglio il nostro intento voglio raccontarvi
una storia che mi è accaduta personalmente: non si tratta di
una storia legata al tumore, ma penso possa essere ugualmente esemplificativa.
Quando sono rimasta incinta della mia prima figlia, nel
2008, avevo deciso e pianificato che avrei partorito in casa,
cosa perfettamente legale e possibile in presenza di una
gravidanza fisiologica. La mia gravidanza procedeva senza alcun intoppo e la data del parto si avvicinava. Attorno
al settimo mese, durante un’ecografia di controllo, alla mia
bambina viene diagnosticata una ciste di 3 cm di diametro
nell’addome: la ciste potrebbe essere qualunque cosa, mi
dice la dottoressa che fa l’ecografia, da una ciste di meconio a una duplicazione dell’intestino, da una ciste ovarica a
una ciste mesenterica o chissà. La mia gravidanza diventa
patologica e vengo invitata a recarmi in un grande ospedale del Nord per ulteriori accertamenti: qui passo attraverso
nuove ecografie e una risonanza magnetica per escludere
la vascolarizzazione della ciste e quindi che si tratti di una
massa tumorale: la RM fortunatamente non evidenzia vascolarizzazione e io mi sento più tranquilla. Sento che la
bambina sta bene, cresce bene, non c’è alcun segno di sofferenza e penso di poter tornare a casa per mettere in opera
il mio programma di parto domestico.
Ma i medici del grande ospedale non la pensano così: secondo loro la massa è grande, la natura della ciste è ignota
e mi invitano a un colloquio con il professore del reparto
di chirurgia neonatale. Ricordo l’attesa nella sala d’aspetto
del reparto, con le foto dei tantissimi bambini salvati dalla
chirugia: bambini che avevano gravi malformazioni che
gli avrebbero impedito la vita erano stati riportati alla salute dal lavoro di grandissimi chirurghi. Ho pensato che
quel reparto fosse una gran cosa e che le persone che ci
lavoravano erano una grande speranza per tante famiglie.
Per tante ma non per la mia. L’incontro con il chirurgo è
stato uno schock: il professore ha inquadrato la ciste della
mia bambina come un problema banalissimo, al limite tra
patologia e fisiologia e la cosa mi ha fatto titare un grosso
sospiro di sollievo dato che anche io e mio marito, informandoci e studiando per conto nostro, eravamo giusti alla
medesima conclusione. Ci ha però prospettato un iter chirurgico d’urgenza: mi avrebbero ricoverata per un cesareo
programmato e avrebbero operato la bambina alla nascita
per togliere la ciste. Ricordo lo spaesamento, il non capire
come mai dato che si trattava di una cosa banale, per la
quale si poteva aspettare di vedere come stava la bambina
alla nascita, ci fosse quest’urgenza di intervento. Abbiamo
lasciato lo studio del professore con un bel groppo in gola,
ma con la certezza che avremmo sentito altri pareri e approfondito le nostre personali conoscenze.
E così abbiamo fatto: abbiamo consultato due neonatologi
ospedalieri, una ginecologa di fiducia e abbiamo coinvolto
le ostetriche con cui avevamo pianificato il parto in casa.
Ci siamo documentati autonomamente leggendo ricerche e
studi sul tema delle cisti nei feti femmina, sulla loro possibile natura, i possibili trattamenti e decorsi.
Alla fine abbiamo preso la nostra decisione: la mia primogenita è nata con parto a domicilio a giugno 2009. Il parto
è stato meraviglioso senza nessun intoppo e lei è nata in
perfetta salute.
Dopo pochi giorni abbiamo eseguito una ecografia per monitorare la ciste: c’era ancora ma non stava in alcun modo
compromettendo la vita della bambina. All’età di cinque
mesi e alla terza eco di controllo, la ciste era notevolmente
diminuita e dopo poche settimane è scomparsa.
Tutto questo per dire che le vie per la guarigione sono
tante, che non voglio demonizzare nulla e andare contro
nulla: la medicina allopatica e la chirurgia hanno tanti meriti e tanti ne avranno sempre. Solo, oggi, è possibile percorrere anche altre strade, è possibile informarsi in maniera
autonoma, è possibile anche prendersi la propria responsabilità di fronte a scelte difficili.
Le ricerche che qui proponiamo per la prevenzione e la
cura dei tumori e delle malattie degenerative – dal metodo
Gerson al metodo Pantellini, dalle Vischio ad Hamer, dalla
medicina ortomolecolare all’alimentazione curativa, dal
metodo Di Bella al metodo Kousmine – non hanno pretese
di scalzare il sapere acquisito della medicina, ma integrare
e migliorare quel sapere, nella convizione che solo attraverso l’umiltà e la cooperazione verso un’affinamento dei
saperi e delle conoscenze si potranno scoprire e percorrere
nuove, molteplici ed efficaci strade di cura e guaridione.
Marianna Gualazzi
1
Scienza e Conoscenza
è un marchio
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Via Giardino n. 30,
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Direttore Responsabile
Marianna Gualazzi
Coordinamento di Redazione
Romina Alessandri
Responsabile Uff. Abbonamenti
Erica Gattamorta
Tel. 0547 347627
[email protected]
Terapia Gerson, intervista
a Margaret Straus 4
Lunga vita con la
Vitamina C La tavola
della salute 7
Acqua
elisir di lunga vita
Marianna Gualazzi
Paolo Giordo
Walter Legnani
Guido Paoli
Disclaimer
46
Tumore e Medicina
dell’Informazione 52
24
Lady Kousmine Elsa Masetti
54
Keshe:
fantascienza o
nuova Teoria del Tutto?
Luigi Maxmilian Caligiuri
Immagini
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Stampa
Lineagrafica,
Città di Castello
Urbano Baldari
Il cancro da un’altro
punto di vista: la visione
“Pantellini “ 16
Valerio Pignatta
34
Fiamma Ferraro
Vischio: un rimedio per la Vita 12
Hamer:
un’indagine critica
Stefano Pravato
Comitato Scientifico
Fiamma Ferraro
(Medico)
Urbano Baldari
(Medico)
Valerio Pignatta
(Naturopata)
Davide Fiscaletti
(Fisico)
Massimo Corbucci
(Fisico e Medico)
60
Questa rivista ha solo uno scopo informativo e non intende in alcun modo fornire
consigli medici o terapeutici. Ogni decisione relativa allʼinizio/cessazione/modifica
nellʼassunzione di preparati farmaceutici, integratori o altri trattamenti devʼessere
presa solo su indicazione del proprio medico curante o di medici di fiducia abilitati
allʼesercizio di questa professione. Né gli autori degli articoli né lʼEditore rispondono
di eventuali problemi causati dal fatto di non aver seguito questa raccomandazione.
Distribuzione in edicola
ME.PE. (Milano)
Hanno collaborato
a questo numero:
Paolo Giordo
Walter Legnani
Guido Paoli
Valerio Pignatta
Stefano Pravato
Fiamma Ferraro
Urbano Baldari
Elsa Masetti
Luigi Maxmilian Caligiuri
Autoriz. Trib. Forlì
N. 21 dell’8 luglio 2002
Numero 46
ottobre/dicembre 2013
IV° trimestre
3
Terapia Gerson
Acidità e Tumore
L’efficia della terapia Gerson consiste nel riportare un ambiente basico
all’interno del corpo, in modo da arrestare il procedere della malattia
e ripristinare la salute e il benessere in tutto l’organismo
Intervista a Margaret Straus
M
argaret Straus, nipote del dottor Max
Gerson, divulga l’importanza e l’attualità del metodo Gerson in Italia e in altri
Paesi; l’abbiamo intervistata per farci spiegare i
principi scientifici dell’efficacia del metodo Gerson,
una terapia antitumorale che si basa su un programma di alimentazione curativa a base di succhi di
verdura e di alcuni tipi di frutta, e sulla disintossicazione del fegato tramite clisteri.
Quali sono le evidenze scientifiche della correlazione tra cancro e acidificazione dell’organismo?
Da 5 anni studiosi dell’Istituto nazionale tumori
di Milano lavorano all’“innovativo approccio” di
“distruggere l’habitat del tumore”. E in che consiste
il principale target del lavoro? L’ambiente acido in
cui le lesioni cancerose si proteggono dalle cellule
del sistema immunitario, che, come tutte le cellule
normali, non possono funzionare in un pH inferiore
Marianna Gualazzi
a 7. È amaro dover costatare che questo “nuovo”
approccio riprende, naturalmente senza nominarlo, il
brillante lavoro di Otto Warburg, due volte candidato
al Premio Nobel, che nel lontano 1924 osservò che
in un ambiente acido – pH al di sotto di 7 – viene
compromessa la capacità delle nostre cellule rosse di
trasportare ossigeno. Le cellule private dell’ossigeno
muoiono o ricadono in una forma primitiva di attività metabolica, la fermentazione. Queste cellule non
producono più energia nel modo normale e riescono
soltanto a dividersi e crescere, perciò sono cellule
maligne. Scrive Howard Straus nell’articolo Il rosso
oceano interno «Scienza e Conoscenza n. 31»:
«Molti libri e documenti che abbiamo consultato per
studiare questo fenomeno affermano senza ombra
di dubbio che il cancro non può sopravvivere in un
ambiente alcalino. La chiave per prevenire il cancro
sta nel non lasciare mai che il pH del corpo scenda
al di sotto di 7.35».
Curarsi in Italia, in Europa e nel mondo
4
In Italia non ci sono ancora strutture che praticano la terapia. C’è una clinica molto valida in
Ungheria, ma tutte le comunicazioni devono essere in inglese. Il loro sito è www.gerson.hu e
per informazioni si può scrivere a [email protected]. Per informazione sulla clinica in Messico,
dove ci sono medici che praticano il metodo Gerson da 30 anni, si scrive in inglese o in spagnolo al Gerson Institute www.gerson.org e [email protected].
L’autrice di questa intervista può essere raggiunta scrivendo a [email protected]:
fornisce file per ordinare il necessario per la terapia ed è sempre in contatto con medici che
vogliono praticare il metodo.
Gli alimenti
con azione anti cancro
cavoli, broccoli, cavolini di
Bruxelles, crescione, rape,
verza
• aglio, cipolla, porro, scalogno, erba cipollina
• lampone, mirtillo rosso e
nero, ribes
• arance, limoni, mandarini
• fagioli, ceci, lenticchie,
piselli, cicerchie, fave, soia
• funghi
• curcuma
• tè verde
•
6
Cancro e Alimentazione
La tavola
della salute
Prevenire e curare il cancro e le malattie degenerative
con l’alimentazione e le terapie naturali
Paolo Giordo
P
arlare di cancro oggi è come inoltrarsi in un
campo pieno di dolore, delusione, impotenza.
Esso rappresenta una delle maggiori cause
di morte del mondo occidentale.
Ma non è sempre stato così. Nei tempi antichi era
una patologia estremamente rara e sporadica e, in
alcune culture, pressoché sconosciuta.
Nei sacri testi della medicina indiana antica (I sec.
d.C.) comincia timidamente a comparire e subito
viene messo in relazione, insieme ad altre malattie,
con il progressivo deterioramento dell’alimentazione e l’allontanamento dai cibi semplici offerti dalla
natura.
Con il passare dei secoli lo ritroviamo ai primi
posti nelle classifiche di incidenza e mortalità,
dopo aver assistito a un cambiamento profondo del
nostro modo di vivere e di alimentarci.
La relazione tra tali eventi apparirebbe chiara alle
persone di buona volontà e di normale intelletto, invece, per fronteggiare questa patologia, si è
dovuto costruire un armamentario terapeutico e tecnologico che, nel tempo, non ha portato a nulla di
più che a una certa precocità della diagnosi.
Questo enorme apparato ha però divorato ingenti
risorse economiche che gli stati hanno generosamente concesso, senza apparentemente chiedere
nulla in cambio, se non il funzionamento del sistema stesso.
La ricerca indipendente
Ma è proprio vero che il mondo del cancro e la
ricerca su di esso debbano essere ineluttabilmente
predeterminati? Molti studiosi, negli anni, hanno
cercato di percorrere strade diverse rispetto a quelle
tradizionali, e quasi sempre con ottimi risultati, ma
si sono dovuti scontrare con un apparato immensamente potente che li ha delegittimati e ridotti al
silenzio. È il caso di Cooley, Breuss, Moermann,
Bonifacio, Gerson, Kousmine, Pantellini, Hamer,
Di Bella e altri ancora.
L’accusa mossa a questi ricercatori è sempre stata
la stessa: l’inefficacia terapeutica (vedi le famose
sperimentazioni/beffa sul metodo di Di Bella e
prima ancora su quello di Bonifacio) e la mancanza
di studi pubblicati su riviste scientifiche accreditate
che sono, in genere, direttamente finanziate dalle
multinazionali farmaceutiche, pertanto tutt’altro
che indipendenti.
Allora cosa rimane da fare dopo essersi scontrati
con i famosi mulini a vento?
Credo che convenga riprendere un antico percorso di salute e di ricerca, cioè quello rappresentato
dall’alimentazione.
Evidentemente il mondo è molto cambiato per
potersi nutrire direttamente dalla natura senza la
mediazione del supermercato, ma rimangono ancora preziosi margini di intervento.
La trofoterapia, ovvero la cura attraverso il cibo
dovrebbe ripristinare l’equilibrio biologico del
nostro corpo soddisfacendo tre istanze fondamentali:
1) ripristinare l’equilibrio acido-base che
dovrebbe essere lievemente alcalino per compensare l’acidosi, terreno fertile per infiammazioni e
malattie degenerative;
7
Vischio:
un rimedio per la Vita
L’efficacia del farmaco antroposofico Viscum album
nella terapia oncologica
L’
introduzione del Viscum come terapia
antineoplastica risale agli anni 1920-24
in base all’indicazione di Rudolf Steiner,
che per primo consigliò l’uso di questa pianta pur
nota dall’antichità con tutt’altre prerogative e altri
usi terapeutici. Grazie alla collaborazione con la
dottoressa Ita Wegman si arrivò in breve all’applicazione del rimedio. La medicina antroposofica, da
loro nata, non rinnega le acquisizioni della scienza
medica; solo ritiene che il metodo scientifico empirico, sicuramente adatto allo studio della materia inanimata, non basti a spiegare una realtà come l’uomo,
dotato di un’anima e di uno spirito individuale. Per
Steiner l’evento tumore avviene come conseguenza
di uno squilibrio nelle connessioni tra le parti costitutive dell’uomo: il corpo vitale (forze vegetative)
e il corpo fisico (l’uomo minerale, biochimico) tra
loro e in relazione all’uomo superiore (anima e organizzazione dell’io o spirito). Con altra terminologia,
oggi si parla di uno squilibrio fra stimolo alla replicazione cellulare e capacità differenziative, tra crescita anarchica e riproduzione che rispetti la forma
e l’unicità dell’individuo nella sua completezza: un
12 lavoro chimico-fisico che viene, si può dire, a man-
Walter Legnani
care di senso, e quindi di individualità.
Per Steiner il vischio, che cresce nell’aria e nella
luce, lontano dalla terra, porta in sé forze di luce e
di calore, forze opposte ai processi di indurimento,
di freddo e di materializzazione che sono l’humus
preferenziale del tumore.
Un farmaco antico, ma quanto
mai attuale ed efficace
Il Viscum, farmaco antiblastico antico, è ancora oggi di
fatto uno dei più usati almeno nel vecchio continente.
In Germania il Viscum album è il rimedio più prescritto
nella terapia oncologica complementare. Già nel 1999
più del 80% dei pazienti oncologici ricorreva alle medicine non convenzionali e di questo circa il 60% usavao
il Viscum (Stoll, 1999). Sia in Germania che in Svizzera
è dispensato dal sistema sanitario.
È interessante notare che anche se questo rimedio, con
la sua particolare preparazione farmaceutica, è nato
dalle conoscenze della medicina antroposofica, oggigiorno in Germania viene principalmente prescritto da
medici non antroposofici, come anche dagli oncologi.
Questo è dovuto al suo utilizzo come terapia di supporto coadiuvante alle terapie convenzionali, per
Il metodo
Pantellini
L’efficacia dell’ascorbato di potassio con ribosio
nel ripristino del corretto metabolismo cellulare e,
conseguentemente, della cura dei tumori
Guido Paoli
16
L’eredità delle scoperte del medico tedesco Ryke Geerd
Hamer nella realtà terapeutica italiana: una carrellata
di interviste a medici, psicologi e terapeuti che applicano il sistema Hamer per capire cosa sono, come funzionano e perché funzionano le 5 Leggi Biologiche
Hamer: un’indagine critica
A
Valerio Pignatta
partire dagli anni Ottanta del Novecento il
medico tedesco Ryke Geerd Hamer ha scoperto, o meglio ha messo a punto riprecisandole, una serie di leggi biologiche che spiegherebbero la relazione e le dinamiche tra sfera psichica,
cervello e organi del corpo. Sulla base delle cinque
leggi fissate da Hamer sarebbe possibile, con una
diagnosi ad hoc basata su una accurata sintomatologia e il ricorso alla TAC, verificare quale tipo di
conflitto di tipo psicoemotivo ha dato origine a una
determinata malattia in un paziente che ha vissuto
questo dramma improvviso in modo solitario, pro24 fondo e inaspettato.
I vari tipi di conflitto (di separazione, del profugo,
di territorio ecc.) danno origine a precise patologie
anche gravi come cancro, infarto, sclerosi multipla
ecc. Il processo patologico quindi è il risultato di
un programma biologico della natura ben preciso,
che cerca di limitare il più possibile la sofferenza e
di aumentare la durata di vita. Capendo il conflitto
alla base della malattia il paziente può comprendere
meglio se stesso ed essersi d’aiuto per la guarigione,
anche se poi la guarigione totale non è detto che arrivi. Anche per questo motivo, intorno alla medicina
di Hamer, che utilizza farmaci consueti e allopatici
di fronte alle emergenze e un’impostazione di tipo
Lunga Vita
con la Vitamina C
La vitamina C è la sostanza anti-invecchiamento
che l’umanità può iniziare a usare da subito.
La storia non è nuova, ma solamente poco divulgata
Stefano Pravato
N
el 1961 Hayflick e Moorhead scoprirono
che le cellule umane derivate da tessuti
embrionali potevano dividersi in vitro solo
per un numero finito di volte1. Nel 2004 lo stesso
Hayflick pubblicò un articolo in cui perentoriamente
esordiva dicendo che «non c’è nessun intervento
che possa rallentare, arrestare o invertire il processo
di invecchiamento negli esseri umani»2. Si tratta in
sostanza di una conseguenza del secondo principio
della termodinamica. Semplificando: tutti i fenomeni
spontanei fanno aumentare l’entropia. Ma naturalmente, gli esseri umani non sono identici tra di loro
e l’invecchiamento di un organismo non coincide
con l’invecchiamento di ciascuna delle biomolecole
transitoriamente costituenti l’organismo. Gli interventi anti-invecchiamento non comportano, quindi,
la violazione di nessuna legge fisica, perché mirano
semplicemente a rallentare la velocità con cui queste
biomolecole vengono danneggiate e ad aumentarne
la velocità di riparazione e sostituzione.
Ma allora, ha senso fare qualcosa per allungare la
durata della vita umana oppure no? Alcuni scienziati vorrebbero che si attendesse la terapia genica,
ma potreste morire nell’attesa, infatti la terapia genica
non è ancora in grado di curare nessuna malattia. Già
nel 1990, però, la ricerca genetica stessa indicava le
34 sostanze antiossidanti come un valido strumento anti-
invecchiamento. Thomas Johnson, in una sua famosa
ricerca, dimostrò che l’aspettativa di vita del verme
C.elegans può essere raddoppiata amplificandone le
capacità antiossidanti. Il primo mutante di questo tipo
aveva “una speranza di vita (life expectancy) aumentata del 65%, una durata massima della vita aumentata
del 105% e un tasso di mortalità tre volte inferiore”3.
Aspettativa di vita e integratori
Ma, di nuovo, mentre i ricercatori conducono i loro
studi sugli antiossidanti dei vermi nematodi, noi
cosa possiamo fare di concreto? Un’indicazione proviene da una ricerca che ha confermato l’esistenza di
un importante collegamento tra l’aspettativa di vita
e l’utilizzo di integratori. Il numero di giugno 2009
dell’«American Journal of Clinical Nutrition» riporta l’evidenza che gli integratori multivitaminici possono allungare la vita perché rallentano la velocità di
accorciamento dei telomeri4. Lo studio Sisters Study
ha analizzato i dati di 586 donne, tutte sorelle di
donne con cancro al seno, raccogliendo campioni di
sangue per analizzare il DNA e informazioni sull’uso di integratori durante 12 anni. Come ha spiegato
uno dei ricercatori, Dottor. Chen, lo studio ha svelato come «l’uso di multivitaminici sia associato a una
maggior lunghezza dei telomeri dei leucociti».
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Carenza di Ossigeno, Acidosi ePrevenzione
Infiammazione
e Stile di Vita
Importanti studi* sulle proprietà antiossidanti dell’integratore nutrizionale
Deutrosulphazyme ne dimostrano l’efficacia protettiva nei confronti
del danno ossidativo a biomolecole e cellule
A cura di Giorgio Terziani - Presidente Eurodream
L
o stress ossidativo - lo squilibrio tra la formazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) e meccanismi di difesa
antiossidante - è causa di reazioni citotossiche che portano a
processi di invecchiamento cellulare e all’insorgenza di disordini cronico-degenerativi quali neoplasie, aterosclerosi e neurodegenerazione. Negli ultimi anni il tradizionale approccio
terapeutico a queste patologie si è aperto sempre di più al contributo dei supplementi antiossidanti, tra cui l’integratore naturale, unico al mondo: Cellfood®.
Questo integratore è noto anche come Deutrosulphazyme, ed
è una formula altamente concentrata contenente 78 elementi e
minerali in forma ionica e colloidale presenti in tracce, combinati con 34 enzimi e 17 aminoacidi, il tutto sospeso in una
soluzione di solfato di deuterio. Studi presenti in letteratura lo
rendono particolarmente interessante per la sua azione antiossidante. L’efficacia di Cellfood è stata dimostrata nel trattamento della fibromialgia, una sindrome in cui lo stress ossidativo generato da disfunzioni mitocondriali ha un fondamentale
ruolo eziopatogenetico. Nello studio si è osservato che, rispetto
al placebo, Cellfood attenuava in maniera significativa la sintomatologia dolorosa, la debolezza muscolare e in generale i
disturbi associati alla riduzione del tono dell’umore. In secondo
luogo, la sua efficacia è stata riscontrata in atleti professionisti
con benefici sia durante le fasi di allenamento che durante le
performance agonistiche. In seguito sono stati investigati in vitro gli effetti protettivi di Cellfood nei confronti del danno
ossidativo, sia in sistemi acellulari quali le biomolecole glutatione (GSH) e DNA, sia in sistemi cellulari quali i globuli rossi
(RBC) e i linfociti. Come fonti di radicali liberi sono stati utilizzati tre ossidanti fisiologici quali perossido di idrogeno (H2O2),
acido ipocloroso (HCl0) e perossiradicali (ROO).
In questo studio sono state investigate per la prima volta le proprietà antiossidanti in vitro di Cellfood valutando la sua efficacia protettiva nei confronti di tre agenti ossidanti fisiologici
quali perossido di idrogeno, perossiradicali e acido ipocloroso.
I risultati ottenuti dimostrano che Cellfood protegge efficacemente il GSH dall’ossidazione e quindi dal suo consumo in
presenza di radicali liberi. L’effetto protettivo si estende anche al DNA, riducendo gli effetti genotossici degli agenti ossidanti. Tale azione può avere grande rilevanza nel caso del DNA
mitocondriale che è direttamente esposto all’azione dei ROS
prodotti durante la respirazione cellulare. È stato infatti dimostrato che il danno ossidativo al DNA mitocondriale è implicato
nel processo di senescenza fisiologica e in alcuni disordini degenerativi. Le evidenze tratte da questo studio possono avere
rilevanza in ambito sportivo, infatti durante l’esercizio fisico
intenso viene prodotta una maggior quantità di ROS derivanti
sia dall’aumentato metabolismo eritrocitario sia dall’attivazione leucocitaria (neutrofili) . La protezione di Cellfood nei con-
42
fronti del danno ossidativo agli RBC potrebbe dunque essere
un utile strumento nel contrastare l’anemia dell’atleta e potrebbe spiegare alcuni degli effetti positivi per gli atleti professionisti. Infine, l’azione protettiva di Cellfood è stata investigata
nei linfociti, cellule coinvolte nella risposta immunitaria, che
normalmente sono soggetti a stress ossidativo in vivo. Anche
in questo modello sperimentale è stato osservato che Cellfood
è capace di ridurre significativamente la formazione di ROS
intracellulari indotta dai tre ossidanti.
Conclusioni
I dati emersi in questo studio confermano l’azione protettiva
antiossidante di Cellfood®, rendendolo un valido integratore
nutrizionale nella prevenzione e nel trattamento di numerose condizioni fisiopatologiche legate allo stress ossidativo,
dall’invecchiamento all’anemia dello sportivo, dalla sindrome fibromialgica al rischio cardiovascolare, dai disordini
neurodegenerativi al tumore.
Accanto alla protezione antiossidante, studi preliminari condotti dal Dipartimento di Scienze Biomolecolari dell’università
di Urbino, su cellule in coltura (linee tumorali immortalizzate)
hanno evidenziato che Cellfood possiede anche attività antiproliferativa con una riduzione dose-dipendente della crescita
cellulare. Alcune linee tumorali si sono dimostrate più sensibili di altre al trattamento con Cellfood, con una inibizione
della crescita fino al 50%. È noto che nella maggior parte dei
tumori solidi si verifica lo spostamento del metabolismo cellulare dai mitocondri al citoplasma (effetto Warburg). Come conseguenza, si ha la soppressione dell’apoptosi e la resistenza alla
morte cellulare. Dalle prove preliminari sulle cellule tumorali
in coltura, si può ipotizzare che Cellfood favorisca lo shift metabolico dalla via glicolitica a quella ossidativa mitocondriale,
rendendo così la cellula suscettibile all’a­poptosi. Se questi studi
verranno confermati Cellfood sarà un supporto fondamentale
come integratore antineoplastico e/o chemopreventivo.
In conclusione, le prove sperimentali dimostrano che Cellfood è in grado di inibire la crescita di cellule tumorali in
coltura attraverso alterazione del metabolismo cellulare e
induzione di apoptosi. Grazie alle sue proprietà antiossidanti e
pro-apoptotiche, può essere utile nella prevenzione oncologica, nei danni da carenza di ossigeno, stress ossidativo, infiammazione e apportare importanti benefici clinici in associazione
con la terapia antineoplastica standard.
Journal of Experimental & Clinical Cancer Research 2013, 32:63 doi:10.1186/1756-9966-32-63
*Studi di riferimento a cura di: Benedetti Serena, Catalani Simona,
Carbonaro Valentina, Palma Francesco, Arshakyan Marselina, Battistelli
Serafina, Canestrari Franco del Dipartimento Scienze Biomolecolari, Sez.
Biochimica Clinica e Biologia Cellulare, Università di Urbino “Carlo
Bo” e Nuvoli Barbara, Galati Rossella dell’Area Medicina Molecolare,
Istituto Tumori “Regina Elena”, Roma.
Per approfondimenti e per la Bibliografia Completa degli Studi citati:
www.scienzaeconoscenza.it/Cellfood_ossidazione_e_cellule_tumorali
Acqua
elisir di lunga vita
L’importanza di una corretta idratazione
per vivere a lungo, in salute e senza bisogno di farmaci
Fiamma Ferraro
46
Idratazione e Salute
Per utilizzare e assimilare l’acqua
nel modo migliore bisognerebbe
evitare di berne grandi quantità tutte
insieme. L’ideale sarebbe bere
un bel bicchiere d’acqua ogni ora
47
Tumore e
Medicina dell’Informazione
Le vie per la diagnosi e il supporto
alla terapia convenzionale
Il dottor Urbano Baldari ha iniziato a collaborare in
maniera continuativa con la nostra rivista a partire
dal numero 37 (luglio/settembre 2011). Per comprendere al meglio il contenuto di questo suo intervento
sul tumore si invita il lettore a prendere visione di
alcuni degli articoli a firma del dottore pubblicati
sui precedenti fascicoli di Scienza e Conoscenza e in
particolare sui numeri 37 e 38 (N.d.R).
I
52
l tumore è la finalizzazione di un processo di
progressiva destabilizzazione della cellula di un
dato compartimento dell’organismo biologico:
essa perde la sua capacità omeostatica, cioè la possibilità di rapportarsi con l’altro, con le strutture con
cui deve collaborare, divenendo autonoma, e perdendo contemporaneamente le sue finalità operative e
le sue “specializzazioni”. In pratica la cellula ritorna
indietro nella strada del suo sviluppo di maturazione,
e di conseguenza ha perdite entropiche eccessive, con
progressiva tendenza alla moltiplicazione incontrollata (diventa sempre meno sottoposta ai processi di
feed back che dovrebbero essere in grado di modulare
una risposta equilibrata e adeguata). Non a caso la
cellula tumorale si definisce “impazzita”.
Attorno al tumore l’organismo cerca di creare un
vallo immunitario, molto organizzato, protettivo,
ricco di attività cellulare (linfociti, monociti, macrofagi ecc.), che ha il compito di isolare anatomicamente
la lesione. La cellula tumorale, a sua volta, si autoorganizza in gruppetti di elementi, da cui si possono
distaccare singole cellule che facilmente viaggiano
per via linfatica o ematica, e il vallo linfo-istiocitario
è spesso l’unica barriera protettiva contro questa
situazione, la quale sta alla base delle metastasi.
Non è ancora dato sapere quali siano le cause che
portano all’“impazzimento del sistema”; quello
che possiamo dire è che, quando questo succede, il
presidio più potente che il corpo conosce è quello
di isolare, nel modo più impermeabile che può, il
cancro, perché questo non si riformi altrove: infatti,
cellule con pochi legami tra loro, con grandi capacità moltiplicative, tendono a “viaggiare” con mag-
Urbano Baldari
giore facilità, perché riconoscono meno legami. Dal
punto di vista informatico potrebbe essere probabile
che il DNA mandi messaggi sempre meno strutturati
e comprensibili, i fasci fotonici si organizzino meno
e siano latori di “e-mail” scoordinate e in pratica
illeggibili (potremmo definirli “messaggi random”,
o totalmente o parzialmente); infatti, il tumore è
spesso, e soprattutto nelle fasi iniziali, illeggibile o
leggibile con grande difficoltà con le tecniche organometriche.
La diagnosi con la Medicina
dell’Informazione
Purtroppo, la tecnica di misurazione della medicina
dell’informazione non permette una diagnosi corretta di assenza di tumore. Così, è buona norma, in
una visita di check up, oppure se vi fosse anche il
minimo sospetto di tale patologia, prescrivere anche
indagini “tradizionali”.
Si possono aggiungere questi esami:
- emocromo con formula e sideremia,
- radiografia del torace in due proiezioni,
- ecografia addominale,
- ecografia tiroidea,
- ecografia pelvico-renale,
- sangue occulto nelle feci,
- nell’uomo PSA (cancro della prostata),
- nella donna ecografia mammaria e colposcopia
con striscio vaginale.
Questa serie di esami aggiuntivi, associati alla misurazione, riescono a coprire circa il 98% di possibilità di presenza di un tumore. Esistono poi controlli
di secondo livello, che si possono richiedere anche
subito se vi fossero forti dubbi diagnostici, quali la
retto-colon-scopia, l’esofago-gastro-duodeno-scopia, la mammografia, i markers tumorali. C’è da
aggiungere che alcuni di questi esami sono effettuati
ormai come screening per la salute della popolazione in generale.
Detto questo, esistono, misurando, dei riferimenti
che possono indurre a sospettare un’evoluzione
Lady Kousmine
Il metodo sensato di una dottoressa che ha
unito agli studi scientifici, l’istinto naturale
per una sana forma di nutrizione
e una grande nobiltà d’animo
Elsa Masetti
54
Keshe:
fantascienza o nuova
Teoria del Tutto?
La teoria dell’Ordine Universale
elaborata dall’ingegnere iraniano
Keshe
è sulla bocca si tutti coloro
che si occupano di scienza
di confine: Max Caligiuri
l’ha criticamente investigata
per i nostri lettori
Luigi Maxmilian Caligiuri
L
a più grande sfida della fisica moderna è rappresentata dalla formulazione di una possibile
“Teoria del Tutto”, ossia di un unico modello
in grado di spiegare l’origine delle forze fondamentali della Natura e la totalità dei processi che avvengono nell’Universo. Al panorama delle più “quotate”
e ufficialmente “riconosciute” candidate se ne è
aggiunta, negli ultimi anni, una in particolare, tanto
“eretica” quanto affascinante, elaborata da Mehran
Tavakoli Keshe. Scopriamone le principali caratteristiche, analizzandone criticamente i presupposti, le
conseguenze e le possibili applicazioni.
Introduzione
La spiegazione dell’origine dell’Universo e delle
forze che lo governano rappresenta, sin dagli albori
della civiltà umana, senza dubbio il confine ultimo
della scienza moderna. In questa direzione, specialmente negli ultimi decenni numerose teorie scientifiche e pseudoscientifiche sono state proposte quali
possibili “Teorie del Tutto” (TOE), ossia schemi
concettuali e modelli fisico-matematici in grado
60 di descrivere l’origine di tutte le forze fondamen-
tali della Natura e i fenomeni che, a diverse scale
spazio-temporali, avvengono nell’Universo o negli
universi che costituiscono la Realtà ultima. In questo senso l’ancora sostanzialmente incompiuta unificazione tra le due più importanti teorie fisiche finora
elaborate dall’uomo, la Meccanica Quantistica
(QM) e la Relatività Generale (GR), pone un serio
ostacolo alla realizzabilità di tale ambizioso e complesso progetto. Tale inconciliabilità affonda le sue
radici nei presupposti ontologici e metodologici
delle due teorie ed è, in un certo senso, legata alla
dicotomia tra i concetti di campo e particella, due
entità che, per garantire la validità delle teorie fisiche oggi comunemente accettate, devono potersi
tuttavia in qualche modo convertire l’una nell’altra nelle opportune condizioni. Il problema è talmente importante da aver spinto, di recente, molti
fisici, soprattutto quelli caratterizzati dallo spirito
più indipendente e meno condizionato dalla cieca
“obbedienza” ai preconcetti dell’accademia burocratizzata, a porsi la fatidica domanda: la realtà, al suo
livello più elementare, è composta da particelle, da
campi o da qualche altra entità non esclusivamente
SCIENZA E CONOSCENZA
ANTICIPAZIONI 2014
Stiamo lavorando a un ricchissimo programma per te..
Scienza e Conoscenza
n. 47
Scienza e Conoscenza
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(gennaio/marzo 2014)
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Quantistica
Dove sta andando la nuova fisica: dalle
teorie cosmologiche alle ricerche
sull’acqua, dalle ipotesi sul funzionamento del cervello alle nuove frontiere della
medicina
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Indagine sul Vuoto Quantistico
Non-località: una rassegna critica
Omeopatia: scienza quantistica
La medicina quantica
Il cervello olografico
Fisica quantistica e consapevolezza
Piccolo glossario di fisica dei quanti
Dieci miti della scienza DA SFATARE
E inoltre:
• Osteopatia
• Dimmi come mangi e ti dirò chi sei!
The China Study: il dossier
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