A spasso per Torino
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A spasso per Torino
ultima pagina A spasso per Torino Tra obelischi scritti a macchina Dopo il Concilio Vaticano II, entrare in libreria è impegnativo quanto entrare in chiesa: sono due luoghi di culto a loro modo sacri. Nel primo, si è accolti da cataste di carta che trasformano gli spazi in percorsi tortuosi, labirinti medievali dietro i quali si acquattano in silenzio morbosi amanti della lettura. Nel secondo, c’è il tempo per l’intima riflessione, a tratti sospesa per aprirsi a canti e danze gioiose. Girando intorno a librerie e bancarelle si possono fare scoperte interessanti. Un mezzogiorno di sole, un sabato di sole, piazza Castello in attesa di una giovanissima amica, pasdaran della lettura, che ci raggiungeva uscendo da scuola, percorrendo via Po e sostando tra le bancarelle che espongono libri di ogni genere. Tardava ad arrivare. Poi arriva col sorriso e l’emozione di chi ha appena trovato un piccolo tesoro. Si avvicina alla nonna: «Nonna guarda cosa ho trovato, nonna guarda la copertina, tocca la carta, annusa». Si trattava di ‘Pride and Prejudice’, una vecchia edizione inglese di ‘Orgoglio e Pregiudizio’ di Jane Austen. Entrare nella Libreria Francese di via Bogino 4 fa ritornare ventenni, quando appena usciti dalle sacrestie e dagli oratori, andavamo alla ricerca di un Dio che ci desse maggiori libertà, trovando nelle filosofie orientali aiuti preziosi. E fu qui che scoprimmo i libri della scuola di Gurdjieff, che si era sviluppata a Parigi tra le due guerre. Battiato ha costruito il suo successo di cantautore sulla ricerca di un ‘centro di gravità permanente’, seguendo il richiamo lanciato dal maestro armeno. Oggi ogni libreria espone scritti sulla ricerca spirituale, insegnamenti per conoscere l’estasi suprema, libri sfogliati o letti con l’illusoria speranza di scoprire il Bignami che ci porti in paradiso: «Un uomo è là. Io lo sento, tra le voci erranti, invisibile, là, come il pensiero, che sfoglia, avanti indietro, indietro avanti, sotto le stelle, il libro del mistero» (Giovanni Pascoli) Un azzardo di book club on the road controcorrente è realizzato in via Palazzo di Città, con vetrine ben illuminate, ricavate direttamente nelle colonne portanti dei portici, dove un singolare antiquario espone pezzi che paiono saccheggiati dai bordelli un tempo numerosi in quella zona. Così, accanto a un bidè e a falli di varie forme e dimensioni, trovi il ‘Graduale Romanum de tempore et Sanctis’, gli scritti e i discorsi di Benito Mussolini e le ‘Santistorie o celebrazioni dell'agiografia’. Anche la libreria Dora Grossa di via Garibaldi, covo di cultori del dialetto piemontese, già lingua 150 anni prima del ‘dolce stil novo’, evita la ‘ricerca del sé’. Qui sono raccolti in vernacolo i misteri, la musica, la poesia e l'arte del Piemonte. Dante di passaggio nella nostra città si permise, nel suo ‘De Vulgari Eloquentia’, di definire ‘turpissimo’ il nostro dialetto; dovesse ripassare da queste parti potrebbe consultare parte della sua ‘Commedia’ in lingua torinese. Grande è la produzione di libri; si calcola che vengano pubblicati 63mila titoli all'anno. Veri obelischi di carta. Nel dopoguerra a rallentare la corsa delle rotative era stata la penuria di carta; Albert Camus, in attesa che l’editore Gallimard riuscisse a trovargliela, cessava di scrivere e in quegli intervalli dedicava la sua attenzione alle donne, attività in cui riusciva altrettanto bene. Per un buon lettore avere in casa 1000-1200 libri è normale, ma con gli anni l’utilizzo degli spazi in basso e in alto degli scaffali diventa faticoso. Come organizzare al meglio la nostra libreria? Dopo alcune prove abbiamo scoperto come la magia dei libri annunci affinità elettive. Bene stanno i libri di Pasolini vicino a quelli di Moravia, oppure quelli di don Bosco vicino agli ‘Atti degli Apostoli’, mentre la ‘Storia del concilio di Trento’ vicino alle opere di Lutero non può assolutamente stare. Ultimamente abbiamo voluto sistemare nel settore scienza il testo ‘Demenza digitale – La tecnologia verso l’inutilità’: non vi diciamo il trambusto notturno. Mentre c’è un volume che tutti vorrebbero avere accanto: ‘La vita sociale a Pompei’, dove è rappresentato tutto il kamasutra partenopeo dell’antichità. Un libro che invece non trova collocazione è ‘Recits de Belzebuth a son petit fils’ di Gurdjieff, che non vuole essere messo né nel reparto religioni, né in quello delle scienze. Ultimamente lo abbiamo avvicinato a ‘Fragments d’un enseignement inconnu’ del suo allievo Ouspensky, tra loro in disaccordo in vita, con la speranza che possano far pace. Molti sono i libri sistemati anche sui comodini delle nostre camere da letto: ricordiamoci ogni tanto di cambiar loro di posto, affinché evitino di annoiarsi e possano leggersi tra loro in silenzio, complici discreti di ciò che vedono. sandrocenni&landomoglia 336