Gennaio 2013 - San Benedetto

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Gennaio 2013 - San Benedetto
n° 9
Febbraio 2013
I MURI
COME DIVISIONI SOCIALI
ABBATTIAMOLI!
QUESTO MESE:
Abbattiamoli
I muri tra i giovani
I muri della fede
Vivi e conosci
The Green Dream
Angeli silenziosi
1° compleanno de IL perché
Quinsanero, da bambine a donne
Yoga a scuola
Amici a quattro zampe
Personaggio del mese
Dillo con un fiore
Sportivamente
Facce da copertina
IL perché: Cinema
Scelta per voi da “Il Perché”
Scotti e bruciati
pag. 3
pag. 4
pag. 5
pag. 6-7
pag. 8
pag. 9
pag. 10-11
pag. 12
pag. 13
pag. 14
pag. 15
pag. 16.17
pag. 18-19
pag. 20-21
pag. 22
pag. 23
pag. 24
CONTRO TUTTI I TIPI DI MURI CHE CI DIVIDONO!
Nel corso della storia umana alcuni muri sono diventati simboli
di divisione tra popoli influenzando profondamente il contesto
sociale, politico e ambientale in cui sono stati innalzati. Nella
maggior parte dei casi il loro significato è negativo. Alcuni muri
per fortuna sono stati abbattuti ma il loro ricordo rievoca ancora oggi un passato triste e doloroso. Imponenti costruzioni furono innalzate per separare, dividere, allontanare persone e culture. Altri muri invece sono stati costruiti per ricordare eventi
storici che non dovrebbero mai essere dimenticati.
Tra i muri più tristemente celebri ricordiamo il Muro di Berlino, che portò a una divisione della città in due parti: Berlino
est e Berlino ovest. Con la guerra fredda i movimenti da Berlino
est verso Berlino ovest vennero limitati al massimo proprio attraverso la costruzione del muro. I lavori iniziarono nella notte
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I muri tra giovani
“I primi a doversi accettare siamo noi”
Tra i ragazzi vi sono sempre più vittime del “muro”… Quando
si parla di “muro” s’intende alludere, metaforicamente, alle
barriere che spesso vengono innalzate tra i giovani e che non
consentono, al più debole, di inserirsi nel gruppo dei pari.
Spesso infatti non si viene subito accettati dal gruppo, all’interno del quale vi sono delle dinamiche e delle gerarchie che
condizionano le decisione degli altri. Sarà il consiglio dei “capigruppo” a decidere se accettare o no un nuovo membro, limitando così pesantemente la libertà di espressione individuale.
Uno dei principali problemi tra i giovani, nel rapportarsi gli
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I.I.S. “San Benedetto”
Via Mario Siciliano, 4
04010 B.go Piave - Latina
tel. 077369881-fax 0773662890
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Redazione:
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Daniela Fiorentini (direttore)
Silvia Sessa (caporedattore)
Bochicchio Alessandra, Caberlon Giorgia,
Caldato Luca, Calisi Luca, Capasso Fabiana,
Cappelletto Petra, Carnali Marika, D’Ambrosio Luca, Della Corte Fabio, Di Bella
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Chiara, Guido Giulia, Ianni Noemi, Lusuardi Andrea, Romani Elisa, Torrao Arianna,
(redattori)
Responsabili del Progetto:
Prof.ssa Cristiana Angiello
Prof. Claudio Cappelletto (grafica)
Collaboratori:
Stefano Trichei
Assistenza tecnica:
Mauro Coppotelli
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ABBATTIAMOLI!
CONTRO TUTTI I TIPI DI MURI CHE CI DIVIDONO!
tra il 12 e il 13 agosto del 1961. Il
muro, eretto in una sola notte e
lungo inizialmente 155 chilometri, col passare del tempo venne
sempre più perfezionato. Nel
1962 fu creata la cosiddetta
“striscia della morte” per rendere
impossibile la fuga verso la Germania ovest. Nel 1965 venne costruita un’ulteriore parte di muro
e ancora, nel 1975, venne realizzata la “quarta generazione” del
muro protetto, nella ”striscia della morte”, da recinzioni, trincee
anticarro, più di 300 torri di
guardia, bunker e una strada
continuamente illuminata per il
pattugliamento. Nonostante i
controlli, si verificarono circa
5000 fughe coronate da successo,
240 morti e molti arrestati. Il
muro divise in due la città di
Berlino per 28 anni. Bisognerà
attendere il 9 novembre 1989
perché il governo tedescoorientale
decreti l'apertura delle frontiere
con la Repubblica
federale.
Nei giorni e
nelle settimane successive migliaia
di
persone contribuirono ad abbattere il muro.
Ora ciò che ne resta sono solo
parti espositive, ormai diventate
veri e propri monumenti decorati
e variopinti da pitture murali di
artisti di tutto il mondo.
Da ricordare è anche il muro che
divide lo Stato d’Israele dalla
Palestina, un altro simbolo della
VERGOGNA, costruito a partire
dal 2002. Per Israele il muro è solo
una barriera temporanea di separazione per dividere la West Bank
(Cisgiordania) dallo Stato d’Israele
allo scopo di prevenire gli attentati suicidi palestinesi contro i cittadini israeliani. Per i
palestinesi invece si tratta di
un “muro di apartheid” che li
rende prigionieri, all’interno
delle proprie terre.
Altri celebri muri, che divisero
e che dividono ancora, sono la
Peaces Line di Belfast, una
serie di muri di separazione
situati in Irlanda del Nord,
costruiti per dividere la comunità cattolica da quella protestante. E poi c’è il muro messicano
che divide la povera Tijuana dalla
ricca San Diego o anche la barriera del 38° parallelo che separa
la Corea del Nord dalla Corea del
Sud.
Da ricordare il Muro del pianto,
ovvero
l’unica
parte
rimasta
del Tempio di
Gerusalemme,
distrutto
dai
Romani e mai
più ricostruito.
La sua distruzione ha segnato
profondamente
il
popolo
di
Israele, rimasto
privo di un autentico luogo di culto che rappresentava l’unità e la fede degli
Ebrei con Dio.
I muri che gli uomini hanno innalzato tra di loro non sono altro che
muri mentali, manifestazioni d’insicurezza, paura, odio, disprezzo,
ignoranza. Tutti questi muri e
molti altri sparsi nel mondo sono
simboli vergognosi da abbattere.
Ma i veri muri da demolire non
sono quelli fatti di mattoni, cemento, filo spinato, bensì quelli
che offuscano la nostra mente e il
nostro cuore e che non ci consentono di accogliere il diverso. Sono
simbolo di luoghi comuni, di dottrine errate, di opinioni distorte
che molto spesso influenzano la
nostra ragione e le nostre idee. I
muri mentali sono sinonimo di
ignoranza, vanno abbattuti solo
aprendosi alle opinioni degli altri,
al dialogo, alla possibilità di vivere esperienze nuove che hanno il
potere di ampliare le nostre menti
e aprire i nostri cuori.
Sono passati moltissimi anni dalla
costruzione di alcuni muri, ma
quelli della mente hanno radici
ancora più antiche, che devono
essere sradicate giorno dopo giorno da ognuno di noi, con la speranza di eliminarne ogni traccia.
Tutto ciò dovrebbe partire proprio
da noi giovani, dalle nuove generazioni che devono impegnarsi
seriamente per impedire che queste barriere invadano anche i loro
pensieri. Noi siamo la vera speranza per il futuro perché tutti
possano godere di una libertà autentica, spensierata e soprattutto
degna di una società civile.
Daniela Fiorentini (3° B P.I.)
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I muri tra giovani
“I primi a doversi accettare siamo noi”
uni con gli altri, è il soffermarsi su
superficiali: l’essere alla moda, l’a-
società ci offre. Oggi tutto è imma-
aspetti puramente esteriori e su-
vere un look vincente, l’essere di
gine,
perficiali, sulla base dei quali si ha
aspetto gradevole… Altre cause
esattamente le stesse dinamiche
poi la pretesa di giudicare i propri
potrebbero
radicarsi
che troviamo all’interno dei gruppi
coetanei. Gli adolescenti cercano
all’interno dell’educazione ricevuta
e che finiscono per far alzare i mu-
di creare un’immagine di sé che
in famiglia; si può discriminare un
ri. Spesso i giovani si trovano da-
addirittura
esteriorità,
forza…
sia
vincente
vanti a queste
nel
mondo
situazioni, dal-
esterno. A vol-
le quali non è
te
facile
neanche
uscirne
loro la gradi-
da soli ma si
scono, ma per
dovrebbe chie-
essere accetta-
dere
ti, sono dispo-
Alcuni decido-
sti a indossare
no di prendere
aiuto.
una maschera che li renda graditi
compagno per ragioni religiose,
altre strade, purtroppo spesso sba-
agli altri. Coloro che invece rifiu-
razziali, culturali…Talora solo per-
gliate. Se si è fortunati e abba-
tano di indossare quella maschera
ché non è di nostro gradimento e
stanza saldi per reagire, ci si rivol-
e preferiscono mostrarsi per ciò
quindi si fa di tutto per emarginar-
ge ad altre amicizie, più sane e
che
vengono
lo, prenderlo in giro o comunque
adatte a noi. Per i più deboli la
esclusi, sottovalutati, non conside-
farlo sentire a disagio. Tutto ciò fa
soluzione al problema può rivelar-
rati, messi in disparte… E per i
capire chiaramente quanto le per-
si complicata, difficile, ardua a tal
ragazzi più fragili questa può es-
sone possano essere superficiali.
punto da lasciarsi andare.... Molti
sere una condizione molto difficile
Questo avviene perché in molti
ragazzi sembrano solo apparente-
da sopportare e da accettare, so-
prevale l’egoismo, la banalità, l’ar-
mente forti, ma in realtà sono fra-
prattutto nella fase adolescenzia-
roganza di sentirsi migliori degli
gili, incapaci di abbattere quei
le. Anche a scuola, a volte, si veri-
altri. Tali atteggiamenti sono spes-
muri che albergano soprattutto
ficano queste situazioni che creano
so sollecitati anche dai modelli che
nel loro animo. I primi a doversi
veri e propri stati di tensione, di
purtroppo, sempre più spesso, la
accettare siamo noi, ognuno nella
sono
realmente,
disagio e di solitudi-
propria originale unicità! Abban-
ne difficili talora da
doniamo la maschera pirandellia-
confessare.
na, abbattiamo i muri dell’ipocri-
Ma quali sono le
sia! Solo allora saremo davvero noi
cause principali alla
stessi!
base di atteggiamenti discriminatori tra
i ragazzi? Certamente molti muri sono
legati
ad
aspetti,
come già detto, puramente esteriori e
Chiara Franceschetti &
Fabiana Capasso (4°G Chi.)
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I muri della fede
Cristiani perseguitati
Asia Bibi è una donna cristiana
cattolica condannata a morte in
Pakistan con l'accusa di aver offeso
il profeta islamico Maometto.
La sentenza è stata emessa nel
2010. In Pakistan la blasfemia è un
reato punibile con la condanna a
morte.
La vicenda risale al giugno 2009
quando ad Asia Bibi, una lavoratrice agricola, viene chiesto di andare
a prendere dell'acqua. A quel punto
un gruppo di donne musulmane
l'avrebbe respinta sostenendo che
lei, in quanto cristiana, non avrebbe
dovuto toccare il recipiente e si sono
quindi rivolte alle autorità sostenendo che lei nella discussione
avrebbe offeso Maometto. Asia Bibi,
picchiata, chiusa in uno stanzino,
stuprata, infine arrestata pochi
giorni dopo nel villaggio di Ittanwalai, ha negato le accuse e ha replicato di essere perseguitata e discriminata a causa del suo credo
religioso.
Noi de Il Perché vogliamo riportare la lettera che Asia Bibi ha scritto dal carcere, nella speranza che la
sua voce possa essere ascoltata e
che la giustizia umana impedisca
che nel 2013 si possa ancora morire
per il proprio credo religioso.
“Se mi convertissi sarei libera, preferisco morire cristiana. Scrivo da
una cella senza finestre
Mi chiamo Asia Noreen Bibi. Scrivo
agli uomini e alle donne di buona
volontà dalla mia cella senza finestre, nel modulo d’isolamento della
prigione di Sheikhupura, in Pakistan, e non so se leggerete mai questa lettera. Sono rinchiusa qui dal
giugno del 2009. Sono stata
con-dannata a morte mediante impiccagione per blasfemia contro il
profeta Maometto.
Dio sa che è una sentenza ingiusta e
che il mio unico delitto, in questo
mio grande Paese che amo tanto, è
di essere cattolica. Non so se queste
parole usciranno da questa prigione. Se il Signore misericordioso vuole che ciò avvenga, chiedo agli spagnoli (il 15 dicembre, il marito di
Asia ritirerà a Madrid il premio
dell’associazione HazteOir, ndr) di
pregare per me e intercedere presso il
presidente del mio bellissimo Paese
affinché io possa recuperare la libertà
e tornare dalla mia famiglia che mi
manca tanto. Sono sposata con un uomo buono che si chiama Ashiq Masih.
Abbiamo cinque figli, benedizione del
cielo: un maschio, Imran, e quattro
ra-gazze, Nasima, Isha, Sidra e la piccola Isham. Voglio soltanto tornare da
loro, vedere il loro sorriso e riportare
la serenità. Stanno soffrendo a causa
mia, perché sanno che sono in prigione
senza giustizia. E temono per la mia
vita. Un giudice, l’onorevole Naveed
Iqbal, un giorno è entrato nella mia
cella e, dopo avermi condannata a una
morte orribile, mi ha offerto la revoca
della sentenza se mi fossi convertita
all’islam. Io l’ho ringraziato di cuore
per la sua proposta, ma gli ho risposto
con tutta onestà che preferisco morire
da cristiana che uscire dal carcere da
musulmana. «Sono stata condannata
perché cristiana – gli ho detto –. Credo
in Dio e nel suo grande amore. Se lei
mi ha condannata a morte perché amo
Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la
mia vita per Lui».
Due uomini giusti sono stati assassinati per aver chiesto per me giustizia e
libertà. Il loro destino mi tormenta il
cuore. Salman Taseer, governatore
della mia regione, il Punjab, venne
assassinato il 4 gennaio 2011 da un
membro della sua scorta, semplicemente perché aveva chiesto al governo
che fossi rilasciata e perché si era op-
posto alla legge sulla blasfemia in
vigore in Pakistan. Due mesi dopo un
ministro del governo nazionale,
Shahbaz Bhatti, cristiano come me,
fu ucciso per lo stesso motivo. Circondarono la sua auto e gli spararono
con ferocia. Mi chiedo quante altre
persone debbano morire a causa della
giustizia. Prego in ogni momento perché Dio misericordioso illumini il
giudizio delle nostre autorità e le leggi ristabiliscano l’antica armonia che
ha sempre regnato fra persone di differenti religioni nel mio grande Paese.
Gesù, nostro Signore e Salvatore, ci
ama come esseri liberi e credo che la
libertà di coscienza sia uno dei tesori
più preziosi che il nostro Creatore ci
ha dato, un tesoro che dobbiamo proteggere. Ho provato una grande emozione quando ho saputo che il Santo
Padre Benedetto XVI era intervenuto
a mio favore. Dio mi permetta di vivere abbastanza per andare in pellegrinaggio fino a Roma e, se possibile,
ringraziarlo personalmente. Penso
alla mia famiglia, lo faccio in ogni
momento. Vivo con il ricordo di mio
marito e dei miei figli e chiedo a Dio
misericordioso che mi permetta di
tornare da loro. Amico o amica a cui
scrivo, non so se questa lettera ti
giungerà mai. Ma se accadrà, ricordati che ci sono persone nel mondo
che sono perseguitate a causa della
loro fede e – se puoi – prega il Signore
per noi e scrivi al presidente del Pakistan per chiedergli che mi faccia ritornare dai miei familiari. Se leggi
questa lettera, è perché Dio lo avrà
reso possibile. Lui, che è buono e giusto, ti colmi con la sua Grazia”.
Asia Noreeen Bibi - Prigione di
Sheikhupura, Pakistan
Per non dimenticare Asia e quanti
cristiani ogni giorno soffrono o muoiono a causa della propria fede, domenica 24 marzo in occasione della
Giornata di digiuno e di preghiera per i martiri missionari, alle
ore 20,30 le campane di tutte le
chiese della diocesi di LatinaTerracina-Sezze–Priverno suoneranno a festa.
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VIVI E CONOSCI
Idrovore - Localita’ “Mazzocchio” - Pontinia
Il progetto VIVI E CONOSCI
continua. Presso il Semiconvitto
del nostro Istituto va avanti il
corso ideato e organizzato dall’educatrice, Giovanna Mulè. Esso
si propone di creare una concreta
relazione tra i ragazzi del Semiconvitto e le varie realtà del Territorio pontino. Attraverso un ciclo di lezioni informative, gli studenti vengono via via preparati
ad affrontare, in modo consapevole, le diverse visite sul Territorio. Questa volta è toccato alle idrovore dello stabilimento di Pontinia, località Mazzocchio. Il 4 dicembre 2012, arrivati in loco,
abbiamo incontrato la nostra guida che ci ha subito
introdotto a comprendere
la funzionalità di queste
‘’macchine’’: si tratta di un
impianto attivo ininterrottamente tutto l’anno! Qui l’acqua,
che proviene dalle sorgenti naturali (Sermoneta e Terracina), deve essere sollevata e trasferita,
per superare il dislivello di 2 metri s.l.m.
In totale esistono 22 impianti
idrovori, ma quello che abbiamo
visitato noi è il più importante e
grande. Si trova a una distanza di
circa 22 km dal mare e utilizza 6
pompe. L’impianto venne ideato
nel gennaio del 1934, costruito in
soli 10 mesi e inaugurato il 19
dicembre dello stesso anno. Grazie al suo corretto funzionamento
è possibile prosciugare circa
10mila ettari di terreno che, altrimenti, tornerebbero a vivere nello
stato di palude. Gli effetti impressionanti di un simile malfunzionamento sono già stati vissuti
negli ultimi anni della guerra,
quando l'esercito tedesco, per allargare il fronte e mettere in difficoltà lo sbarco delle truppe statunitensi, optò proprio per il blocco
delle 6 pompe dell'impianto di
Mazzocchio, con effetti devastanti
per il Territorio.
L’idrovora è composta da una base, una parte motoristica e dalle
eliche. Al momento della sua
inaugurazione, nel 1934, era la
pompa ad elica più potente d'Europa. A pieno regime poteva pompare fino a 42.000 litri d'acqua al
secondo, a una profondità di 2,5
m.
CGE è la ditta appaltatrice della
parte elettrica mentre RIVA è
quella appaltatrice della parte
meccanica. Ogni pompa ha una
potenza di 560 cavalli. In totale
tutti i 22 impianti hanno una potenza di 10.170 cavalli, quindi
l’impianto di Mazzocchio ne rappresenta il 40%. Ogni pompa solleva 6000 litri al secondo e ha un
funzionamento automatico, attraverso il galleggiante, o manuale,
attuato dall’idrovorista, ovvero
l’addetto tecnico all’impianto. D’estate funziona una sola pompa,
per 7-8 ore al giorno, mentre nel
periodo invernale sono in funzione
anche tutte e sei le pompe contemporaneamente. Il canale che defluisce le acque all’impianto si
chiama Canale Selcella ed è lungo 19 Km. Subito prima dell’impianto, abbiamo notato,
sulla riva del corso d’acqua, lo sgrigliatore, un
grande raccoglitore rastrellatore che ha il compito di
pulire il canale da alghe,
canne e altri tipi di residui.
La fauna che abbiamo osservato è costituita da vari
tipi di pesci come carpe e
tinche, ma anche da vongole, nutrie etc… In origine
le idrovore dello stabilimento erano ben sette ma in seguito alla
seconda guerra mondiale, i tedeschi rubarono tutte le pompe e le
portarono in Germania. Nel 1947
le pompe furono ritrovate al confine con l’Austria, ma sei e non più
sette!
Fabio Della Corte (4°B Agr.)
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VIVI E CONOSCI
Complesso monumentale Museo Palazzo Caetani
Famiglia
Frangipane (Cisterna di Latina)
E via di nuovo in tour per l’Agro
Pontino! 14 dicembre 2012, que-
sterna e scoperto ad esempio che
il suo nome è dovuto al fatto che
riali) fu il protagonista della celebre sfida contro il leggendario
sta volta con destinazione Cister-
in antichità vi erano tre cisterne
importanti che raccoglie-
Buffalo Bill e i suoi cowboys dello spettacolo itinerante "Wild
vano le acque e le distribuivano nel territorio. Sia-
West Show" del febbraio 1890.
mo quindi giunti al Museo del Buttero.
Ma chi era il Buttero? …
La nostra guida ci ha spiegato che si trattava
dell’uomo che attraversava la palude con il maremmano. Era un mandriano
Palazzo Caetani (Cisterna di Latina) na: Museo Palazzo Caetani.
Ad attenderci c’era una giovane
guida, che ci ha accompagnato per
tutto il nostro percorso all’interno
che si prendeva cura degli
animali, li assisteva ed
era attento a non perderli,
I due si sfidarono, dimostrando la
loro abilità di domatori. Il confronto avvenne l'8 marzo 1890. Di
in caso fosse accaduto, si
proponeva di recuperarli.
fronte ad un foltissimo pubblico,
la vittoria andò al buttero cister-
Il buttero era una persona burbera, che sapeva dove portare a pascolare gli animali in una situazione al quanto difficile a quei
del museo. Il Palazzo Caetani si
può definire un sintetismo cinquecentesco. Dopo la seconda guerra
tempi.
Cisterna è stata anche la “patria
mondiale, molto del Palazzo è sta-
Profilo aquilino con indosso un
cappello a cencio ed un mantello
to distrutto e perso e molti pezzi si
trovano oggi a Latina. La nostra
visita si è focalizzata principalmente sul museo del buttero. Prima però abbiamo fatto una breve
Fabio Della Corte (4°B Agr.)
dei butteri”!
di saio, il buttero era un rude
mandriano temprato dalle avversità atmosferiche e dalla malaria
che quotidianamente mieteva vit-
visita al resto del complesso che è diviso in 2
time. Ma era anche un
ardito cavaliere e un au-
parti: sala del buttero e
arte contemporanea.
Abbiamo visitato diverse
stanze, affrescate con
bellissime raffigurazioni,
dace domatore.
Proprio come lo era Augu-
delle quali oggi si possono ammirare solo i resti.
nese, Augusto Imperiali!
sto Imperiali, l'eroe di
tutti i butteri. Buttero
Statua del Buttero della Casata Caetani,
“Augustarello” (ogni buttero aveva un soprannome
o nomignolo e questo era
Abbiamo appreso anche
Augusto Imperiali quello di Augusto Impeun po’ della storia di Ci-
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“The
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Green Dream…”
l’Inghilterra dietro l’angolo
Le visite didattiche effettuate il
16 novembre scorso al cimitero
inglese di Beach Head e ai Giardini della Landriana nei pressi di
Nettuno, con alcune classi del nostro istituto, presentano come
obiettivo l’immersione nella storia, nella cultura e nel pensiero
inglese.
Attraverso di esse siamo riusciti
infatti a concentrarci sull’attenzione e l’accuratezza che gli inglesi dedicano alla relazione con la
natura. Osservando i giardini della Landriana, ideati e curati
dal famoso architetto paesaggista inglese Russell Page negli anni ‘50, possiamo vedere
vari spazi, ognuno caratterizzato da cocktail di colori che
rendono il paesaggio incantato
tra piante mediterranee, australiane ed esotiche.
In questi giardini notiamo come la natura venga lasciata
libera di espandersi ma allo
stesso tempo,”guidata” per
suscitare una sensazione di
ordine: è lo stile inglese di
landscape architecture, l’architettura del paesaggio.
Nella zona inferiore troviamo un
laghetto artificiale che crea l’illusione di trovarsi in ambienti tipicamente inglesi; come del resto è
la sensazione che ci trasmette il
cimitero inglese situato lì presso,
in cui troviamo sepolte 2.312 persone tra soldati e colonnelli di varie nazionalità del Commonwealth
– l’organizzazione internazionale
delle ex colonie britanniche - quali
canadesi, neozelandesi , australiani, inglesi e americani.
Entrare nel cimitero è stato quasi
come entrare in un altro mondo.
Sono stato subito colpito dalla disposizione delle lapidi, che sembravano spostarsi per creare un
corridoio dietro all’altare centrale;
questa sorta di “navata” puntava
ad un’imponente croce di marmo
circondata da ghirlande. Il contrasto fra il bianco acceso delle lapidi
e il verde dell’erba, reso brillante
dalla brina mattutina, rendevano
l’atmosfera surreale. Come ulte-
riore macchia di colore, spuntavano qua e là papaveri di plastica, di
un vivace color rosso.
Ciò che colpisce di questo cimitero
inglese è la grazia con cui viene
curato dal punto di vista estetico;
esso presenta un prato sempre verde e ben tagliato avvolto da piante
e fiori ornamentali che affiorano
tra le fogliose pensiline e i pergolati che attraversano il cimitero. Un
altro elemento che sicuramente
suscita attenzione è la giovane età
- da un minimo di 18 anni ad un
massimo di 24 - delle persone lì
sepolte. In fondo ad esso troviamo
una grande croce ai piedi della
quale erano deposte delle ghirlande di papaveri di plastica, simbolo
del Remembrance Day celebrato,
come ogni anno, l’11 di novembre
per ricordare inizialmente la fine
formale delle ostilità della Prima
Guerra Mondiale e in seguito tutti
i soldati.
Le ghirlande di papaveri vengono
utilizzate come simbolo del Remembrance Day perché sono citate
nella poesia scritta dal colonnello
canadese John McCrae In Flanders
Fields in memoria della morte del
suo amico e commilitone Alexis
Helmer; inoltre il loro colore rosso
ricorda il sangue versato dai soldati durante la Prima Guerra Mondiale ed essi erano i fiori che sbocciavano più numerosi nei campi di
battaglia delle Fiandre, dove ebbero luogo sanguinosi scontri più del
conflitto.
Sulle lapidi troviamo delle frasi
molto significative; quella che mi è
piaciuta di più è stata: His presen-
ce we miss, his memorial we cherish, ovvero “La sua presenza ci
manca, in sua memoria lo ricorderemo”. Queste semplici parole ci
fanno capire quanto sia stata dura la guerra e quante persone siano state strappate dalle loro vite
per proteggere la patria. Inoltre
una frase ancor più bella e significativa è quella scolpita sull’altare
posto davanti all’ingresso del cimitero, sul quale leggiamo: Their
name liveth for evermore, ossia “Il
loro nome vivrà per sempre”; questa frase racchiude tutta l’importanza dei caduti in guerra e
la certezza che il loro ricordo
rimarrà vivo in eterno.
Alla Landriana, gli infiniti accoppiamenti fra piante diverse
mi hanno colpito molto perché
mi hanno fatto capire quanto
possa essere bella e interessante la natura e soprattutto
mi hanno fatto riflettere sul
fatto che non esistono più luoghi belli e curati come i Giardini della Landriana e che quindi stiamo perdendo uno dei beni
più preziosi che abbiamo: il contatto e quindi l’amore per la natura.
Russell Page è riuscito – attraverso la propria sensibilità artistica,
visto che era anche un pittore – a
trasformare i giardini in un Bosco
Incantato, con il fine di inebriare
l’uomo dei suoi stessi averi. I giardini rimasti nel mio cuore sono
quelli inglesi, pieni d’atmosfera e
di colori vivaci, lì dove la natura
non presenta un intervento
“invasivo” dell’uomo, bensì viene
lasciata libera di esprimersi e solo
“aiutata” a risaltare in tutto il suo
rigoglio.
Le visite d’istruzione sono state
una guida ad una più profonda
comprensione della cultura anglosassone ed un’esperienza formativa sia a livello mentale che a livello spirituale.
Miriana Alonzi
Vladimir Gurov
Alessio Pernite
5° F Professionale Chimico
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Angeli silenziosi
Volontariato e solidarieta’
Ci rendiamo conto di alcune realtà
che ci circondano, solo quando le
viviamo in prima persona. È proprio per questo motivo che, nel
mese di Gennaio, noi - de Il Perché - abbiamo cercato di avvicinarci a un mondo estraneo ai più,
quello dei "senzatetto".
Ci siamo infatti recati presso due
dormitori presenti nella provincia
di Latina. Entrambi dispongono di
vari posti letto ma sono preposti a
funzioni diverse l’uno dall’altro.
Il primo, in via Via Aspromonte,
alle spalle del Palazzetto dello
Sport, conta 21 posti letto, più 4 in
caso di emergenza; il secondo, in
via Bassianese, dispone di 65 posti letto. Parlando con gli operatori e visitando i luoghi, abbiamo
compreso il motivo di tale notevole
differenza nel numero delle disponibilità. Il primo dormitorio ospita
solamente casi inviati dal Servizio Sociale del Comune di Latina, i vari soggetti vengono aiutati
a inserirsi nella maniera migliore
nel contesto sociale; il secondo
dormitorio invece è aperto praticamente a chiunque non abbia un
posto dove trascorrere la notte.
Purtroppo la maggior parte dei
casi non è di facile gestione. Circa
il 50-60% dei “senzatetto” sono
alcolisti, per questo motivo all'interno dei centri vigono rigide leggi
che sono però alla base di una
buona convivenza civile: niente
sostanze stupefacenti, alcol e armi
di qualsiasi tipo, pena l'espulsione. Un assistente sociale, nel primo dormitorio, ci ha spiegato come all'entrata dell'edificio venga
sempre richiesto di svuotare il
borsone o qualsiasi contenitore.
Tale prassi dà modo di eseguire
un primo controllo visivo, necessario a garantire a tutti adeguate
condizioni di sicurezza all’interno
del dormitorio. Va anche detto che
al personale non compete eseguire
alcun tipo di “perquisizione”. Per
la sicurezza di tutti inoltre, i locali
esterni e interni ai dormitori,
escluse ovviamente le zone destinate al riposo e i bagni, sono muniti di videocamere di sorveglianza. Ogni giorno viene anche comunicata alla Polizia di Stato l'identità dei nuovi residenti, a tutela degli ospiti e degli assistenti.
La differenza basilare tra il dormitorio di Via Aspromonte e quello
di via Bassianese è che il primo è
collocato all'interno di un edificio,
mentre il secondo è costituito da
tende internamente riscaldate,
fornite dalla Protezione Civile.
Essendo il primo
situato
all'interno
di
una
struttura
fissa, l'ambiente
risulta
certamente più caldo
e curato: sala di
ritrovo con tavolo, lavatoio dove
poter detergere
a turno i propri
indumenti, docce (obbligatorio
il loro utilizzo
all'entrata), armadietto personale e dormitori
separati da tende. In entrambi i centri abbiamo
riscontrato però alcuni elementi
comuni, come il fatto che i posti
letto delle donne siano separati da
quelli degli uomini e che la prima
colazione sia fornita agli ospiti
tutti i giorni.
La tristezza che si prova nell'entrare in questi centri è davvero
grande, soprattutto per chi, come
noi, è abituato ad avere tutto. Soprattutto vedere persone anziane,
costrette a usufruire di questo lodevole servizio, trasmette un sen-
so di profonda e umana pietà. E'
proprio questo però che spinge e
motiva le persone che operano
all'interno di tali dormitori.
Il pur breve contatto avuto con loro, ci ha resi consapevoli di cosa
accomuni tutti, assistenti, operatori e volontari: una grande disponibilità e un’incredibile forza di
volontà. Doti queste che andrebbero riconosciute come eroiche. Noi,
de Il Perchè, siamo rimasti impressionati da tutte le persone che
abbiamo incontrato in queste strutture ma soprattutto dalla “nostra”
Giulia Fusti. Dico “nostra” perché
si tratta di una studentessa del
San Benedetto, che frequenta il 5°
D Chimico. L’abbiamo trovata lì
per caso, senza sapere che da tempo Giulia opera come volontaria
all’interno del dormitorio. Una ragazza come noi, ma che a differenza di molti di noi,
pone parte del proprio tempo al servizio dell’altro.
Sono
tanti
gli
“angeli silenziosi”,
i volontari che s’impegnano ad aiutare il
prossimo, celati dalla
discrezione e dall'oscurità delle nostre
ombre egoiste. Parliamo di Terzo Mondo e di povertà come
di un qualcosa a noi
distante ed estranea.
Doniamo soldi ad
associazioni che operano in paesi lontani
centinaia di chilometri da noi, ma
non siamo capaci di vedere tutta la
povertà e il bisogno che quotidianamente ci circonda. Persone che, a
un passo da noi, non hanno nemmeno la sicurezza di un pasto caldo
domani…
Vogliamo ringraziare tutti gli angeli silenziosi che con coraggio,
discrezione e spirito caritatevole, si
adoperano per alleviare il disagio
dei meno fortunati.
Luca Calisi e Mirko Di Razza
(4°G Chi.)
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 10
1° Compleanno del
Il 18 gennaio 2013 Il Perché ha
spento la sua prima candelina!
I ragazzi della Redazione si sono
ritrovati per festeggiare, insieme
ai professori responsabili del Progetto, prof.ssa Cristiana Angiello e prof.re Claudio Cappelletto, questo importante traguardo,
segnato da tanta fatica ma soprattutto costellato da molte soddisfazioni. Erano presenti il prof.re
Stefano Trichei, preziosissimo
portati avanti nell’I.I.S. San Bene-
dimostrando capacità collaborati-
collaboratore de Il Perché, ovvia-
detto con interviste a docenti e
ve, senso critico e notevoli doti re-
mente
Scolastico,
studenti coinvolti nelle varie atti-
lazionali.
prof.re ing. Nicola Di Battista,
vità. Attraverso rubriche fisse,
Il Perché ha dato inoltre modo di
nonché il prof.re Enzo Dapit,
sono stati valorizzati i talenti dei
scoprire i talenti speciali del San
Collaboratore della presidenza, e
nostri ragazzi nei campi più sva-
Benedetto: coloro che, tra studenti
la dott.ssa Patrizia Peruzzi,
riati: sport, musica, canto…
e docenti, operano nel sociale e
DSGA.
Il palato ha avuto soddisfazione
prestano la propria umanità al
Di fronte a un’ottima torta e a un
nella rubrica “Scotti e bruciati” e
servizio dell’altro. Proprio in que-
anche gli amanti di
sto momento di bilanci, vogliamo
piante
ricordare i nomi di colore che Il
il
Dirigente
e
animali
troveranno, a parti-
Perché ha portato alla luce…
re da questo mese,
Classe 5°E Tcb, anno scolastico
la loro pagina spe-
2011/2012: i ragazzi hanno dedica-
ciale. E ancora tro-
to un intero sabato pomeriggio di
verete una rubrica
novembre a servire pasti caldi
dedicata al cinema,
presso la Mensa di Sant’Egidio
frizzante bicchiere di spumante, si
Il Perché: cinema, che vi consi-
a Roma;
è fatto un bilancio del lavoro svolto
glierà film di qualità, scelti in li-
Stefano Romani, 5° C Agrario,
a partire dal 18 gennaio 2012: ca-
nea con gli argomenti via via af-
esperienza di volontariato in Alba-
denza mensile, 8 numeri di circa
frontati.
nia, estate 2012;
28 pagine ognuno, più un numero
Tanto il lavoro ma tante le soddi-
Domenico Grossi, 5° B Agrario,
speciale in occasione dell’occupa-
sfazioni, arrivate soprattutto dal
esperienza di volontariato presso
zione studentesca dell’Istituto del
calore dei ragazzi e dall’entusia-
l’Ospedale Cottolengo di Torino,
mese di novembre 2013. Grande
smo con il quale si sono tuffati
estate 2012;
varietà di argomenti affrontati:
nell’avventura de Il Perché. I no-
Gruppo della Redazione de Il
tematiche
stri giornalisti hanno saputo fare
Perché, esperienza di solidarietà
proprio un bellissimo progetto,
in Albania e consegna del contri-
giovanili,
ambientali,
sociali, storico-politiche…
Sono stati curati tutti i Progetti
buto raccolto tra studenti, docenti
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 11
1° Compleanno del
e benefattori esterni;
conciliare gli impegni quotidiani
Giulia Fusti, 5°D Chi., volon-
con la propria attività lavorati-
taria presso il dormitorio per
va.
senzatetto di Latina.
Il Perché è anche questo: sco-
Cogliamo l’occasione per ricor-
prire e valorizzare i meriti di chi
dare anche l’opera e i meriti di
lo merita.
alcuni professori del San Bene-
Ringraziamo il Dirigente per le
detto. Il prof. Stefano Trichei
parole di stima e di incoraggia-
che da 14 anni è impegnato co-
mento pronunciate nei nostri
me volontario in Albania dove
confronti, la Vicepresidenza,
opera presso l’Istituto per portatori di handicap di Durazzo,
Prof.ssa Marina Bellia per la disponibilità dimostrata
sempre verso gli impegni extra
vari Orfanotrofi della stessa
Albania tra i sorrisi di gratitudi-
aula dei nostri redattori. Un
città e realtà difficili in villaggi
ne di chi ogni anno lo aspetta.
ringraziamento va anche alla
La prof.ssa Marina Bellia che,
collaboratrice della presidenza,
a Roma in data 8 gennaio 2013, è
prof.ssa Pina Cochi che, seb-
stata tra le 76 donne premiate
bene assente per impegni inde-
per l’impegno dimostrato in am-
rogabili, ha fatto comunque per-
bito lavorativo. Le eccellenze
venire la propria stima e ap-
appartenevano ai più svariati
prezzamento per il lavoro de Il
ambiti professionali: università,
Perché.
moda, mondo cattolico, arte, cul-
Cogliamo l’occasione per ringra-
tura, associazionismo… la nostra
ziare tutti i colleghi per la dispo-
collega, prof.ssa Bellia, è stata
nibilità dimostrata a lasciare
Prof.re Stefano Trichei riconosciuta
eccellenze
uscire dall’aula i nostri giornali-
limitrofi. Il prof Trichei ogni
nell’ambito
dell’associazionismo
sti e ci scusiamo per gli eventua-
estate, con un gruppo di volon-
dimostrando, assieme alle altre
li disagi. In particolare però il
tari di età compresa tra i 16 e i
premiate, che quella di oggi è
nostro grazie va al prof.re Pie-
70 anni, trascorre un mese in
una donna dinamica, capace di
ro Lergetporer che, fin dall’i-
tra
le
nizio della nostra avventura, ci
ha
sostenuto
e
incoraggiato.
Ringraziamo anche il Sig. Mauro Coppotelli per la preziosa
collaborazione.
Noi, de Il Perché, continueremo
a lavorare con sempre più crescente entusiasmo!
IL
PERCHE’
IL
Quinsanero
Numero 9
Da
PERCHE’
Pagina 12
bambine a donne
In Sud America c’è una tradizione
molto antica la cui origine è ancora
sconosciuta: il Quinsañero. È una
festa per tutte le ragazze che compiono 15 anni e che celebrano così il
passaggio dal mondo di bambine a
quello di donne. Cos’ha di speciale
il Quinsañero? Innanzi tutto le
ragazze indossano un abito bellissimo, lungo o corto, e tacchi. La preparazione alla festa è molto articolata: il giorno prima si va a fare la
manicure e si sceglie per le unghie
un colore adatto a quello del vestito. Quindi si va dal parrucchiere
per farsi fare una bella pettinatura,
rifinita anche da una stupenda coroncina.
La mia mamma è sud americana,
quindi io mi reco in Perù all’incirca
ogni 5 anni. Quest’anno è il mio
quindicesimo compleanno, dunque
Anche la scelta del Ciambellano
sono stata io la Quinsañera!
avviene in modo particolare: un
È stata una bellissima esperienza!
po’ come accade nei matrimoni, la
Sono tanti i momenti indimentica-
festeggiata, a metà festa, lancia il
bili del Quinsañero. Innanzitutto
suo bouquet verso i 5 ragazzi, chi
ci deve essere una dama “aiutante
di loro lo afferra, diventa il suo
della Quinsañera” che la assiste
Ciambellano.
nell’uscita dall’auto. Il ballo uffi-
Il Quinsañero si festeggia diver-
ciale della festa è il Valzer ed io ho
samente di paese in paese. In Pe-
dovuto impararlo in occasione del
rù abbiamo l’Ora Loca: è un mo-
mio Quinsañero. Proprio il ballo
mento molto vivace della festa,
è un aspetto fondamentale della
esso dura 55 minuti e vede la pre-
festa: è prevista una coreografia
senza di pagliacci che lanciano
con 5 ragazzi bellissimi ma solo
coriandoli e creano un vero e pro-
uno di loro sarà il così detto
prio scompiglio.
Ciambellano, cioè colui che ac-
Questa è una bellissima tradizio-
compagnerà la Quinsañera per
ne Sudamericana che manca in
tutta la festa e che la scorterà tra
Italia dove si festeggiano solo i 18
un tavolo e l’altro. È la Quin-
anni. Io mi sento molto onorata
sañera inoltre che, con un piccolo
della festa che mi è stata riserva-
cenno, autorizza le altre coppie a
ta a dicembre in Perù. Inoltre ho
ballare.
ricevuto molti regali e ascoltato
tanti bei discorsi dai miei zii che
mi hanno dato consigli utili e dimostrato infinito affetto. Il regalo
più bello per me è stato il “mi
Quinseaños”, ovvero il mio album di fotografie con i momenti
più emozionanti del mio Quinsañero.
Questa esperienza meravigliosa
rimarrà per sempre indelebile nel
mio cuore…
Arianna Herrera Torrao
(1°B Tc)
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 13
Yoga a scuola
proprie emozioni”.
“Per praticare lo
Yoga - ci spiega ancora il prof Spataro
- bisogna innanzitutto avere una forte
apertura mentale e
ed essere disponibili
al
cambiamento.
Pertanto può essere
considerato un metodo educativo per
lo sviluppo di una
personalità equiliDa circa un mese, nella palestra
brata e armoniosa, uno strumento
del nostro Istituto, ha avuto inizio
al servizio di un’educazione evoluun corso settimanale di Yoga potiva, che consenta di affrontare al
meridiano, gratuito, tenuto dal
meglio il presente e il futuro, facenprof Salvatore Spataro ogni
do tesoro dell’esperienza del passalunedì pomeriggio. Noi della Redato.
zione de Il Perchè, ovviamente
Lo Yoga è scuola di se stessi e di
incuriositi, ci siamo subito iscritti
vita. Costituisce un percorso utile a
per vedere di cosa si trattasse.
La prima cosa che abbiamo fatto
fornire un metodo, un atteggiamenperò è stata quella di capire in
to per affrontare qualsiasi situaziocosa consistesse di preciso lo Yone e crescere, trovando di fronte le
ga?
difficoltà, la rispoCi è venuto in socsta migliore proprio
corso il prof Spatain se stessi. Lo Yoga
ro che ci ha dato
mira a ricostruire
molte delucidazioun nuovo equilini: “Lo Yoga è una
brio, al mutare deldisciplina costituile situazioni e a
ta da un insieme di
realizzare appieno
insegnamenti teorici e tecniche pratile proprie potenziache. Pur nella loro
lità.
diversità, esse hanÈ proprio questo il
Prof. Salvatore Spataro no, per il praticanmotivo che ha spinte, un obiettivo principale: svilupto il professor Spataro ad avvicipare la capacità di ricercare ed
narsi allo Yoga; in un particolare
essere se stessi quanto più profonmomento della sua vita egli ha
damente possibile, esprimendo il
sentito forte l’esigenza di ritrovare
massimo delle proprie possibilità e
un benessere fisico e psicologico e
fornendo la risposta più adeguata
lo Yoga è stata la risposta giusta.
nelle varie situazioni della vita. Lo
Il professore inoltre si è spinto perYoga permette di conoscersi davvefino a diventare lui stesso insero e insegna a gestire al meglio le
gnante della disciplina ed ora sono
ben ventisei anni che è maestro di
prof Leonardo Rizzo informaYoga!
zioni e delucidazioni, contattanAbbiamo quindi cercato di capire
dolo anche al numero
quali siano le principali tecniche e
334-6269434
pratiche utilizzate nella disciplina
ed eccole a voi!
-Tecniche di respirazione, con
le quali si impara a respirare correttamente e a rifornirsi di un’adeguata quantità di aria e di
energia; si apprende a distinguere le differenti funzioni della respirazione toracica (tonificante) e
di quella addominale (rilassante).
Il respiro lento e profondo, infine,
influisce positivamente sulla
tranquillità emotiva e mentale.
-Posizioni, grazie alle quali si
migliora l’equilibrio psico-fisico e
si ottiene scioltezza, forza e leggerezza. Tramite la loro pratica, di
norma organizzate in sequenze, si
apprendono anche le corrette posture (in piedi e seduti).
-Rilassamento, che è la parte
principale della disciplina dello
Yoga. In questa fase gli organi
stressati trovano benefico riposo e
il sistema di autoregolazione
energetico, se alterato dalle tensioni, ripristina un armonioso
funzionamento; si apprende come
usare il minimo delle forze e
quindi della tensione, necessaria
per ogni diversa attività.
-Abitudini salutari e igiene, si
apprendono consigli utili circa
l’esposizione al sole, che fatta con
moderazione e controllo, l’idratazione dell’organismo e soprattutto
si apprende come far riposare l’organismo, se si è sottoposti a un
elevato stress fisico o mentale.
Noi, della Redazione de Il Perché, abbiamo sperimentato alcune lezioni di Yoga. E ci siamo trovate molto bene! Sentiamo di
averne tratto sensibili benefici sia
fisici che mentali e speriamo vivamente che la disciplina si diffonda
anche tra noi giovani. Il referente
del Progetto Yoga, presso il San
Benedetto, è il prof Leonardo
Rizzo .
Alessandra Bochicchio
(4°E Agr.)
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 14
Amici a
quattro zampe
In questa nuova rubrica de Il è noto il suo significato generale caduto che lo psichiatra, durante le
Perchè affronteremo il vastissi- anche a coloro che non si occupano sedute con un bambino affetto da
mo e complesso Mondo degli in modo specifico del lavoro con disturbi psichici, aveva avuto modo
animali costituito da quasi due persone svantaggiate. Si tratta di di osservare che il piccolo paziente si
milioni di specie, che occupano il una forma di terapia basata sullo dirigeva spontaneamente verso il
cielo, la terra e il mare.
stabilirsi di una relazione fra un cane del dottore ed interagiva con lui
Questa rubrica mira soprattutto soggetto e un animale da compa- in maniera spontanea e ludica, cosa
a informare i nostri lettori sulle gnia, solitamente il cane ma anche che non faceva mai con le persone.
necessità, sulle abitudini, sulle il gatto, il cavallo o altri piccoli Incuriosito dalla circostanza, Levinesigenze dei nostri amici ani- animali da affezione quali coni- son iniziò a fare del rapporto bambimali in modo da imparare a ri- glietti, furetti…
no-cane l’oggetto delle sue osserva-
spettarli al meglio. Capiremo an- La psicologia ha “riscoperto” il rap- zioni e concluse che la presenza
dell’animale aveva facilitato la relazione tra medico e piccolo paziente.
Ne dedusse che l'animale fosse un
mediatore utile a ristabilire i contatti
sociali. Da quel momento Levinson
usò il cane in maniera sistematica
nella relazione psicoterapeutica con i
suoi piccoli pazienti ottenendo risultati soddisfacenti. stesso. Attraverso
studi successivi anche altri ricercatori conclusero che la presenza di un
animale da compagnia incrementi la
longevità e diminuisca il rischio di
malattie.
che quanto possa essere impor- porto tra uomo e animale ricono- “Grandezza e progresso moratante la presenza di un animale scendo
a
esso
una
le di una nazione si possono
valenza giudicare dal modo in cui
nella vita dell'uomo, soprattutto “terapeutica”. Si fa concordemente tratta gli animali”
in casi di disabilità o di solitudi- risalire l’inizio della Pet-therapy
Gandhi
ne. Vogliamo dunque iniziare a alla pubblicazione, nel 1961, di un
parlare della Pet therapy.
lavoro dal titolo “Il cane come co-
Il termine Pet-therapy è oggi terapeuta”, dello psichiatra Boris
entrato nel linguaggio comune ed Levinson. Concretamente era ac-
Giorgia Ferraioli &
Martina Lalli (1°C Tc)
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 15
Personaggio del mese
Nome Cognome:
Sergio Di Raimo
Professione: Collaboratore scolastico reparto
zootecnia
Da quanto tempo è
appositi raccoglitori e noi dipen-
pulito, accogliente, con il risultato
in questa scuola e
denti dovremmo dare l’esempio,
che tutti sono più felici e ben dispo-
come ti trovi nell’ambito lavora-
con il nostro comportamento, di
sti a vivere la scuola. Trovarsi in
tivo?
rispettare per l’ambiente.
un luogo ben tenuto, con questi
Questo è il secondo anno consecuti-
IL
IL
PERCHE’
vo, e mi trovo bene!
PERCHE’
Come si compor-
giardini pieni di fiori e armonia,
tano, secondo il
mette in armonia anche lo spirito.
suo parere, gli studenti
rispetto
IL
PERCHE’
Che opinione generale
ha
della
IL
all’ambiente
IL
PERCHE’
Cosa potrebbe fare
la scuola per avvi-
che li circonda?
cinare gli studenti all’educa-
Il linea di massima si com-
zione e al rispetto dell’ambien-
portano bene, ma sono con-
te?
vinto che, con l’impegno
‘’Ora et labora’’ avrebbe detto San
individuale
nostro
Benedetto! L’ambiente, come dono
esempio, si potrebbe giun-
ricevuto da Dio, va mantenuto e
gere a risultati migliori!
rispettato. Ognuno nel suo piccolo
PERCHE’
e
il
Come è nata
può contribuire a farlo.
l’idea di ab-
bellire e curare le aiuole
scuola?
all’entrata della zootec-
Il San Benedetto è un’ottima scuola
nia?
e anche molto bella. I grandi spazi
Per un semplice motivo: dob-
però esigerebbero che ognuno di noi
biamo vivere la scuola quasi
curasse il posto in cui si trova. Gli
tutti i giorni. E’ un po’ come
studenti dovrebbero gettare le carte
se fosse casa nostra! Quindi,
nel cestino, i fumatori - docenti e
con buona volontà, dobbiamo
studenti – dovrebbero utilizzare gli
cercare di mantenere l’ambiente
Fabio Della Corte
(4°B Agr.)
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 16
Dillo con un fiore
I consigli di Italia & Stefano
Nome: Pansè
di gelo, con un concime ad alto
Famiglia: Violaceae
contenuto di fosforo e potassio.
Specie: Viola del Pensiero
Origine:
La Panse ha origine sui Pirenei
Nom. scient.: Viola tricolor
Italia Mancini e Stefano Campagna A partire da questo mese, Il Perché darà avvio a un’altra rubrica
che vi accompagnerà nel corso di
tutto l’anno scolastico, “Dillo con
un fiore”. In questa sezione del
giornale, ci occuperemo di piante e
fiori, così da rendere più belli i nostri terrazzi, giardini e interni. Ci
avvarremo dei preziosi consigli di
Stefano Campagna e della sig.ra
Italia Mancini che, di volta in
volta, ci illustreranno come mantenere al meglio un determinato tipo
di pianta o fiore.
Sarà anche un modo per esplorare
il vivaio del San Benedetto!
Questo mese inizieremo con la
Pansè o Viola del pensiero.
Zona di diffusione: Europa, zo-
ma si è poi naturalizzata anche su
ne tropicali, Continente ameri-
altre montagne europee. Tutte le
cano
viole del pensiero nascono dalle
del
classiche violette; sono pianticelle
pensiero o Panse è un fiore cono-
molto resistenti anche alle basse
sciuto da tutti e molto adatto a
temperature,
essere trapiantato nel periodo au-
ghiaccio. Le Panse più piccole sono
tunnale, fino a quello invernale.
le più diffuse e sono chiamate
Caratteristiche:
la Viola
compresi
neve
e
“cornutelle” (nome lat. WilliamsiaCure:
num). Esse hanno il vantaggio di
Le viole non necessitano di cure
produrre una fioritura molto ab-
molto particolari e si adattano be-
bondante e appariscente che resi-
nissimo a qualsiasi tipologia di
ste fino all’inizio della primavera.
terriccio. Possono essere trapianta-
La varietà dei colori, anche per
te direttamente in giardino nelle
questa specie, è molto ampia: dal-
aiuole, oppure in vasi singoli, o
la tinta unita al bicolore, per arri-
semplicemente in fioriere nel vo-
vare alla varietà sfumata dalle
stro balcone. Durante l'inverno le
tonalità del rosa, lilla, rosso, blu e
viole non temono particolarmente
viola.
il
Storia:
freddo
purché
il
terriccio
(specialmente in fioriere o vasi)
Le Panse venivano utilizzate già
non si geli per lunghi periodi, in
nel 1500 per decorare i giardini
questo caso si potrebbe verificare
ma la loro massima diffusione si
la moria di qualche pianta per
ebbe nel XIX secolo quando, in
mancanza d' acqua. Nei periodi
Inghilterra, iniziarono le prime
autunnali e primaverili bisogna
ibridazioni. La viola del pensiero
porre attenzione a non irrigare le
divenne, nel Sogno di una notte
viole in eccesso, come la maggior
di mezza estate di Shakespeare,
parte delle piante fiorite anche
la chiave di tutta la commedia.
loro temono la subirrigazione. La
Mito:
concimazione deve essere effettua-
la mitologia greca associa la viola
ta durante tutto il periodo coltura-
alla bellissima ninfa fluviale Io. Di
le fatta eccezione per le settimane
lei s’innamorò perdutamente Zeus
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 17
Dillo con un fiore
I consigli di Italia & Stefano
I CONSIGLI DELL'ERBORISTA
Come si prepara per la conservazione
I fiori si essiccano all'aria rapidamente e si conservano in scatole di
cartone.
Per cicatrizzare le piaghe
far bollire per 3 minuti, in un litro
e questo suscitò la terribile ira della moglie Era. Zeus, per nascondere il suo tradimento, tramutò la
ninfa Io in una bellissima giovenca.
Il padre degli Dei, vedendola costretta a errare senza potersi nutri-
di acqua calda, 30 g di fiori. Filtrare
e lavare con cura le piaghe al mattino e la sera.
Contro i reumatismi
versare in un litro di acqua calda 3
tazzina da caffè di acqua calda e
cucchiai di fiori e far bollire per un
coprire. Filtrare dopo 5 minuti e
minuto. Filtrare e berne 3 tazze al
berne, ben caldo, 2, 3 tazzine al gior-
re e temendo che morisse, fece na-
giorno,
no.
scere dalla terra la viola mammola
l'aggiunta
o viola odorata, che la ricordava nel
miele.
nome íon, ed essa divenne il suo
con
di
Contro
cibo. l’acne
Linguaggio dei fiori:
versare
il significato comunemente attri-
cucchiaio
buito alla viola è quello del ricordo.
fiori in una
La viola mammola o viola odorata
tazza da tè di
nel linguaggio dei fiori rappresenta
acqua
la modestia, l’onestà, il pudore.
Coprire e lasciare in infusione per
un
di
calda.
Costituenti chimici
 Saponine;
 Vitamine (in particolare vitamina C);
 Tannini;
 Flavonoidi (rutina, violantina,
vitexina);
 Olio essenziale;
 Antocianosidi;
 Mucillagini;
 Carotenoidi;
 Triterpeni;
 Violina (sostanza amara)
10 minuti. Filtrare e berne una tazza al mattino a digiuno e una alla
sera prima di coricarsi. La cura va
continuata per lungo tempo.
Un tonico contro l’acne
far macerare in mezzo litro di acqua
calda 50 g di fiori per 30 minuti.
Filtrare, spremere bene con un telo
e usare mattino e sera dopo la normale pulizia. È opportuno conservare nel frigorifero.
Contro un’indigestione
versare un cucchiaio di fiori in una
Luca D’Ambrosio
(3°B P.I.)
IL
PERCHE’
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 18
Sportivamente
Marika Carnali VS Simone Cortiula
Intervista a
Nome e Cognome:
Marika Carnali
Età: 16 anni
Classe: 3°B P.I.
Sport: Judo
IL
PERCHE’
Da quanto tempo
pratichi
questo
sport?
Sono già 4 anni che pratico Judo e
devo dire che sono stati anni molto
impegnativi.
PERCHE’
In quale categoria
gareggi?
Sono cintura blu, gareggio nella
categoria juniores.
PERCHE’
Per te il Judo rappresenta un hobby
o una vera passione?
È una passione nata per caso, non
avrei mai pensato che mi sarei trovata a praticare questo genere di
sport. Prima di iniziare Judo, frequentavo un corso di danza ritmica!
Un po’ diverso, direi! Poi un giorno,
vedendo un allenamento di Judo, ho
pensato che avrei potuto provare e
ho finito per appassionarmi.
Il tuo non è uno
PERCHE’
sport di squadra.
IL
IL
IL
IL
PERCHE’
Pensi che questo
sia un limite del
Judo?
No, anzi il fatto che non ci siano
ruoli, dà a tutti le stesse possibilità
di esprimersi. Siamo considerati
tutti allo stesso modo e quando
combatti, ci sei solo tu e l'avversario.
Quante volte a
PERCHE’
settimana ti alleni?
Normalmente mi alleno 3 giorni a
settimana per un'ora e mezza, ma
quando si avvicinano le gare, ci
alleniamo molto di più.
Il Judo ti dà molte
PERCHE’
soddisfazioni?
Sì, mi dà molte soddisfazioni, soprattutto quando il maestro nota il
mio impegno e mi incita a fare
sempre meglio. Quando mi alleno,
mi rilasso e riesco a scaricare tutto
lo stress accumulato durante la
giornata.
Hai fatto gare?
PERCHE’
Avrei dovuto farle
ad aprile del 2011
ma purtroppo, a causa di un infortunio ai tendini, ho dovuto rinunciare. Sono stata 4 mesi ferma senza potermi allenare! Quest'anno
comunque ho ripreso e spero di rimettermi il prima possibile per
affrontare le varie competizioni.
IL
IL
IL
Segui una particolare alimentazione in relazione alla pratica
sportiva?
In genere seguo un'alimentazione
normale e soprattutto sana. Se
però c'è bisogno di raggiungere un
certo peso poter gareggiare in una
determinata categoria, allora seguo un'alimentazione più adeguata e attenta. Questo è importante,
altrimenti si gareggia in una categoria superiore e diventa più
complicato vincere.
C'è qualcosa che
PERCHE’
non ti piace di
questo sport?
No, non c'è niente in particolare
che non mi piaccia, si lavora sempre bene.
PERCHE’
Cosa ami di più
di questo sport?
Sicuramente il bel clima che si
viene a creare sia con gli altri
membri del gruppo che con gli
insegnanti. C'è un’aria, che definirei, familiare e questo è molto
bello!
IL
IL
IL
PERCHE’
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 19
Sportivamente
Simone Cortiula VS Marika Carnali
Intervista a
Nome e Cognome:
Simone Cortiula
Mi alleno 3 volte a settimana per 3
ore.
Il Judo ti dà molte
PERCHE’
soddisfazioni?
Moltissime! Soprattutto quando vinco una gara! Allora capisco che i miei sacrifici sono
serviti a qualcosa.
PERCHE’
Hai fatto gare?
Sì, ormai non ricordo nemmeno quante
ne ho fatte! In una, in particolare, i
Campionati italiani under 23, sono
riuscito a prendere la cintura nera.
Segui una particoPERCHE’
lare alimentazione
in relazione alla
pratica sportiva?
In realtà mangio un po’ di tutto e
seguo un'alimentazione regolare e
sana.
C'è qualcosa che
PERCHE’
non ti piace di
questo sport?
Esso comporta molto sacrifici e
molta forza volontà. Impegna la
gran parte del mio tempo e questo
un po’ mi pesa. Un'altra cosa che
non mi piace è quando perdo qualche gara perché, ogni volta, so che
avrei potuto fare di meglio.
Cosa ami di più di
PERCHE’
questo sport?
La cosa che amo di
più è che il Judo mi regala molte
IL
Età: 17 anni
Classe: 3°B Agr.
Sport: Judo
IL
IL
PERCHE’
Da quanto
pratichi
tempo
questo
sport?
Sono 12 anni ormai, ho iniziato che
avevo 5 anni e non ho più smesso.
In quale categoria
PERCHE’
gareggi?
Gareggio nei 55 chili,
categoria juniores.
Per te il Judo rapPERCHE’
presenta un hobby o
una vera passione?
Per me è uno stile di vita! Questo
sport richiede molto impegno e molta
passione. Insegna a gestire il proprio
carattere e le proprie emozioni.
Il tuo non è uno sport
PERCHE’
di squadra. Pensi che
questo sia un limite
del Judo?
No, non è un limite! Semplicemente,
essendo uno sport individuale, nessuno ha un ruolo preciso.
Quante volte a settiPERCHE’
mana ti alleni?
IL
IL
IL
IL
IL
IL
IL
soddisfazioni, anche se è iniziato
tutto per gioco. Sono arrivato fino
ad oggi ottenendo tutti i risultati
per i quali mi ero impegnato. Oltre
al fatto che sto molto bene insieme
ai miei compagni.
Silvia Sessa &
Luca D'Ambrosio (3°B P.I.)
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 20
Facce da copertina…?
Nome e Cognome:
Arianna Messini
Età:19 anni
Classe: 4°A Chi.
Puoi descrivere il tuo carattere in due parole?
Sono molto timida, però mi considero anche solare, giocherellona e a volte lunatica e rompiscatole. Ma una volta presa confidenza con qualcuno, divento anche molto socievole!
Qual è il tuo rapporto con i
ragazzi?
Come ho detto, sono molto timida…comunque sono fidanzata
da tre anni. Il mio ragazzo si
chiama Alessandro e in futuro
mi piacerebbe avere una bella
famiglia con lui.
Cosa ti piace fare nel tempo
libero?
Nel tempo libero mi piace uscire
con le amiche o tenermi in forma
facendo attività fisica. Poi ci so-
no giorni in cui sono particolarmente stanca, e allora preferisco
stendermi sul letto a leggere un
bel libro.
Ti piace il tuo aspetto fisico? E come ti curi?
No, non molto... Ho molti difetti, anche se i miei amici continuano a ripetermi che sono una
bella ragazza.
Cosa odi di te?
Il mio sedere! Lo trovo un pò...
inadeguato. Ed un'altra cosa
che odio è che divento molto
scontrosa con tutti, quando mi
arrabbio...
Cosa ami di te?
Caratterialmente amo la mia
sincerità, mentre fisicamente mi
piace molto il taglio dei miei
occhi e soprattutto i miei capelli
che curo ogni giorno!
Qual è il tuo rapporto con la
scuola e lo studio?
Diciamo che lo studio non è il
mio forte... Ma cerco sempre di
impegnarmi al massimo e mettercela tutta, come in ogni cosa
che faccio!
Pratichi sport?
Attualmente no, ma fino a qualche mese fa andavo in palestra
ad allenarmi. Ogni tanto però,
durante la settimana, faccio un
po’ di jogging.
Cosa vorresti fare dopo aver
preso il diploma?
Mi piacerebbe iscrivermi all'università e continuare nell’ambito biologico. Mi piace molto la
biologia e vorrei proseguire gli
studi in tal senso anche dopo
essermi diplomata.
Quali sono i valori fondamentali della tua vita?
La famiglia al primo posto, poi
il mio ragazzo e per ultimi, ma
non meno importanti, i miei migliori amici, senza i quali non
sarei mai riuscita ad andare
avanti in situazioni difficili...
Luca Caldato (4°G Chi.)
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 21
Facce da copertina…?
Nome e Cognome:
Luca Calisi
Età: 17 anni
Classe: 4°G Chi.
Puoi descrivere il tuo carattere in due parole?
Penso di essere simpatico, molto
testardo, spesso orgoglioso ma
sempre disponibile per le persone a me care.
Qual è il tuo rapporto con le
ragazze?
Ho un ottimo rapporto con le
ragazze! Mi piace però essere
cercato piuttosto che cercare, in
modo da capire se c'è realmente
un interesse da parte loro.
Cosa ti piace fare nel tempo
libero?
Nel tempo libero solitamente
esco con gli amici e cerco di frequentare sempre posti e persone
nuove, proprio perché odio passare pomeriggi monotoni.
Ti piace il tuo aspetto fisico?
E come ti curi?
Sì, sono abbastanza soddisfatto
del mio aspetto fisico, soprattutto perché ne ho cura facendo attività fisica e seguendo un'alimentazione abbastanza corretta.
Cosa pensi che piaccia alle
ragazze di te?
Penso che possa piacere il mio
carattere: sono molto comprensivo e cerco sempre di venire incontro a tutti, anche se ogni tanto mi rendo conto di risultare
pesante su alcune cose.
Qual è il tuo rapporto con la
scuola e lo studio?
Nello studio ho sempre dato il
massimo, proprio perché nella
vita provo sempre a dare il cento
per cento in tutto. Non ho mai
avuto problemi con lo studio in
quanto sono dell'idea che, a quest'età, una delle cose più importanti da fare sia pensare a costruirsi un futuro.
Quali sono i motivi che ti
hanno spinto a scegliere l'indirizzo chimico?
Già dalle medie ho sempre preferito le materie scientifiche a
quelle letterarie poi, il fatto di
frequentare un professionale
che mi avrebbe preparato fin
da subito ad affrontare il mondo del lavoro, mi ha convinto a
operare questa scelta.
Hai detto che pratichi attività fisica. Quale in particolare?
Oltre alla palestra, pratico
sport solo con gli amici, come
forma di sfogo e di divertimento.
Quali sono i valori fondamentali della tua vita?
La famiglia sopra di tutto, non
meno importanti sono però gli
amici, con i quali ho condiviso
praticamente tutto e per questo motivo posso considerarli
“fratelli” non di sangue ma di
scelta.
Silvia Sessa e
Marika Carnali (3°B P.I )
IL
Numero 9
Il perche’:
American
History X
Trama:
PERCHE’
cinema
Pagina 22
Genere: Drammatico
Regia: Tony Kaye
Sceneggiatura: David McKenna
Attori: Edward Norton, Edward Furlong, Elliot Gould, Jennifer Lien,
Avery Brooks, Fairuza Balk, Beverly D'Angelo, Stacy Keach
Distribuzione: Medusa Film
Paese: USA 1998
Durata: 128 min.
In un tema in classe il giovane
Formato: Colore
Danny tratta argomenti ispirati al
'Mein Kampf' e il preside, Sweeney, per punirlo, lo obbliga a preparare una relazione sul fratello
maggiore Derek. Quest'ultimo
proprio quel giorno é uscito dal
1999 Premio Oscar
Nomination Miglior attore protagonista a Edward Norton
1999 - Saturn Award
Nomination Miglior attore protagonista a Edward Norton
carcere dopo aver scontato alcuni
anni per l'uccisione di due ragazzi
1999 - Chicago Film Critics Association Award
neri che gli stavano rubando l'automobile. All’epoca dei fatti, Derek aveva il ruolo di leader in un
1998 - Satellite Award
gruppo giovanile neonazista che si
riconosceva in Cameron Alexander, proprietario di una casa editrice che promuove libri e gruppi
Nomination Miglior attore protagonista a Edward Norton
Miglior attore in un film drammatico a Edward Norton
Nomination Miglior attrice non protagonista a Beverly D'Angelo
Nomination Migliore sceneggiatura originale a David McKenna
1998 - Southeastern Film Critics Association Award
Miglior attore protagonista a Edward Norton
musicali che inneggiano alla supremazia bianca. Danny, che
aspettava con ansia il ritorno del
fratello, vuole subito mettersi 'ai
suoi ordini' ma non sa che Derek
Commento: Che dire di questo film? Semplicemente ben realizzato e
stupendo. Ci comunica il suo messaggio attraverso una violenza scioccante, carica di pietà, di amore e odio. Il regista è stato capace, girando intor-
in carcere ha riflettuto su se stesso e ha maturato la convinzione di
no alla tematica dell'odio razziale, di farci riflettere sulle conseguenze
delle nostre azioni e, soprattutto, sul dolore che esse provocano...
voler cambiare vita…
Proprio dagli errori più grandi, possono derivare i più importanti insegnamenti.
Luca Caldato (4°G Chi.)
IL
Numero 9
PERCHE’
Pagina 23
SCELTA PER VOI DA
Another Brick in the Wall
Pink Floyd
The Wall è il titolo del progetto più ambizioso e internazionalmente noto della band inglese dei Pink Floyd:
ne fanno parte l’album, il tour e il film. L'album è
un'opera rock incentrata sulla storia di un personaggio
inventato: Pink. Egli, a causa di una serie di traumi
psicologici, arriva a costruirsi un “muro" mentale dietro al quale si isola. I disagi infantili che portano Pink
a questa scelta drammatica sono:
la morte del padre nella seconda guerra mondiale;
la madre iperprotettiva;
i maestri eccessivamente autoritari;
i tradimenti della
moglie, in età adulta.
L’idea nasce dal bassista del gruppo, Roger Waters, spinto a
un’attenta autoanalisi sui fallimenti e i
traumi personali che,
inesorabilmente, l’hanno condotto ad alzare il muro.
Il cosiddetto muro è simbolo dell’incomunicabilità e
del sentimento di rottura con i suoi fan, e più generalmente, rappresenta l’esigenza dell’uomo di crearsi una
barriera difensiva da ciò che lo circonda, è un muro di
protezione ma anche di solitudine.
I metaforici “mattoni del muro” corrispondono alle
esperienze che provocano malessere nell’uomo. Tutto
potrebbe essere riconducibile alla figura dello stesso
Waters e dell’amico Syd Barrett, ex membro dei Pink
Floyd, devastato dalla droga e dalla depressione.
Percorrendo con criticità il suo passato, Pink riscopre
quali siano i primi bricks, fondamenta della barriera: ormai adulto è ancora frustrato per la mancanza di
suo padre, morto nella battaglia di Anzio, al quale
chiede “che cosa mi hai lasciato?”
Un altro mattone è a carico della fin troppo presente
madre che, con il suo atteggiamento morboso e iperprotettivo, non consente al figlio di svezzarsi né di affermarsi. Lei lo tiene al sicuro “sotto la sua ala”, lo accudisce e lo coccola ma, se pur in modo inconsapevole, lo
cresce inculcandogli le sue stesse paranoie.
Nel brano Mother, R. Waters impersona il protagonista cantando ‘’Madre, dovrei aver fiducia nel governo?’’
oppure “Pensi che lei vada bene? Mi spezzerà il cuore?’’;
e la genitrice, impersonata vocalmente da David Gilmour, lo rassicura dicendo di non piangere e che si occuperà lei di tutto… “Oh, piccolo, naturalmente la
mamma ti aiuterà a costruire il muro”.
Il brano più famoso dell’album, invece, racconta delle
violenze psicologiche e dei soprusi negli anni del dopoguerra inflitti dagli insegnanti sugli allievi. Il loro compito era infatti di schernire i ragazzi mettendone a nudo debolezze e fragilità allo scopo di limitare ogni loro
atto di creatività e di libertà personale.
Another brick in the wall (parte 2), oltre ad essere
una chiara denuncia verso chi esercita tirannicamente il potere, è un urlo di ribellione per rivendicare i diritti fondamentali di ognuno di noi, spesso
schiacciati dal sistema dell’omologazione. Questo
brano è stato utilizzato come slogan in numerose
manifestazioni e lotte sociali per la potenza e l’immediatezza del suo messaggio:
We don't need no education
We don't need no thought control
No dark sarcasm in the classroom
Teachers leave them kids alone
Hey teacher, leave us kids alone
All in all it's just another brick in the wall
All in all you're just another brick in the
wall Noi non abbiamo bisogno d’istruzione
Noi non abbiamo bisogno di controllo del pensiero
Di sinistro sarcasmo in classe
Insegnanti, lasciate stare i ragazzi
Ehi, maestro lascia stare noi ragazzi
Dopo tutto è solo un altro mattone nel muro
Dopo tutto sei solo un altro mattone nel muro
Il protagonista del film, Pink, personaggio in cui
ognuno di noi può riconoscersi, è costretto ad affrontare le sue più radicate paure e a riempire gli empty
spaces interiori con disperati tentativi di realizzazione personale tipici del sistema consumistico.
Non è, infatti, abbastanza forte da anestetizzare il
dolore e il sentimento di solitudine che lo caratterizzano sin dall’infanzia e con l’ausilio della droga e del
sesso facile, si ritrova rinchiuso in un muro ancora
più alto e desolante.
Un matrimonio finito: un giorno dopo l'altro, l'amore
diventa grigio, l'entusiasmo iniziale sparisce, ma ha
bisogno di lei per sfoggiarla con gli amici e per picchiarla il sabato sera.
D'altra parte è questo il linguaggio che gli è stato
insegnato: sopruso, violenza, la ragione del forte.
Solo, si chiede se esista qualcun altro al di là del muro: ora, solo ora, si accorge che la sua solitudine nasce proprio dalla mancanza di AMORE.
Con questa consapevolezza diventa una persona
nuova e riesce finalmente ad abbattere il muro.
I Pink Floyd ci raccontano di come nascano i presupposti per edificare una solida barriera, the wall,
ma soprattutto dell’importanza di distruggerla.
Nonostante, dunque, i macigni che ognuno di noi
porta con sé, é indispensabile lasciar filtrare luce e
speranza nel muro per trovare così la forza di abbatterlo.
…TEAR DOWN THE WALL!
Doriana Costanzo (3°B P.I.)
IL
Scotti e bruciati
PERCHE’
Numero 9
Frappe o
Chiacchere
Procedimento:
Pagina 24
golo al centro con un piccolo taglio.
Sulla spianatoia disporre la fari- Questo migliorerà la cottura e auna a montagnola, creando un cra- menterà la fragranza. Friggere in
tere nel centro. Versare lo zucche- abbondante olio, non bollente. Coro, il burro ammorbidito, le uova, spargere infine con zucchero a vela buccia di limone grattugiata, la lo.
grappa e il sale. Lavorare con la Quanti nomi per un solo dolce!
punta delle dita gli ingredienti Le chiacchiere sono preparazioni
umidi, amalgamandoli grossola- tipiche del periodo di Carnevale e
namente tra loro, incorporare ma- vengono chiamate con nomi diverno a mano la farina setacciata e si a seconda delle regioni di proveaggiungere il succo delle arance. nienza: chiacchiere e lattughe in
Ingredienti
Lavorare fino a ottenere una mas- Lombardia, cenci e donzelle in
sa liscia e omogenea, che pulisca Toscana, frappe e sfrappole in
 500 gr di farina
il piano di lavoro e sia abbastanza Emilia, cròstoli in Trentino, ga-
 30 gr di burro
elastica. A questo punto, lasciare lani e gale in Veneto, bugie in
 50 gr di zucchero
riposare per almeno un’ora (non Piemonte, così come rosoni, lasa-
 Zucchero a velo qb
 2 uova
in frigo ma in un luogo fresco) così gne, pampuglie, ecc..
che la pasta si ammorbidisca e si Le chiacchiere o frappe hanno
possa poi stendere con più facili- un’antichissima
tradizione
che
 Buccia di limone grattugiata
tà.
 Succo di 2/3 arance
Stendere la sfoglia con il matta- frictilia, dolci fritti nel grasso di
 1 bicchierino di grappa
rello o la macchinetta stendipasta maiale che nell'antica Roma ve-
 1 cucchiaio di lievito per dolci
 1 pizzico di sale
 Olio per friggere
probabilmente risale a quella delle
(impostare all’ultimo buco). Lavo- nivano preparati proprio durante
rare fino a ottenere una sfoglia il il periodo di Carnevale; questi dolpiù possibile sottile. Con la rotella ci venivano prodotti in gran quandentellata ricavare rettangoli di tità poiché dovevano durare per
circa 5×10. Incidere ogni rettan- tutto il periodo della Quaresima.
Le chiacchiere sono conosciute con nomi differenti nelle diverse regioni italiane:
 bugie (Genova, Torino, Asti, Imperia), italianizzazione del ligure böxie
 cenci o crogetti (Toscana)
 struffoli (zona Grosseto, Massa Marittima (Toscana))
 chiacchiere (Basilicata, Sicilia, Campania, Lazio, Umbria, Puglia, Calabria, a Milano, Sassari e Parma)
 cróstoli o cróstołi o gròstoi (Ferrara, Rovigo, Vicenza, Treviso, Trentino, Friuli, Venezia Giulia)
 crostoli o grustal (Ferrara)
 cunchiell' o qunchiell (Molise)
 frappe (Roma, Viterbo, Perugia e Ancona)
 gałàni o sosole (Venezia, Verona, Padova)
 guanti (Caserta)
 gròstołi o grostoli (Trento)
 intrigoni (Reggio Emilia)
 maraviglias (Sardegna)
 sfrappe (Marche)
 e ancora stracci, lasagne, pampuglie, manzole, garrulitas.
Possono anche essere coperte da miele, cioccolato e/o zucchero a velo, innaffiate con alchermes