Gennaio 2013 - San Benedetto
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Gennaio 2013 - San Benedetto
n° 9 Febbraio 2013 I MURI COME DIVISIONI SOCIALI ABBATTIAMOLI! QUESTO MESE: Abbattiamoli I muri tra i giovani I muri della fede Vivi e conosci The Green Dream Angeli silenziosi 1° compleanno de IL perché Quinsanero, da bambine a donne Yoga a scuola Amici a quattro zampe Personaggio del mese Dillo con un fiore Sportivamente Facce da copertina IL perché: Cinema Scelta per voi da “Il Perché” Scotti e bruciati pag. 3 pag. 4 pag. 5 pag. 6-7 pag. 8 pag. 9 pag. 10-11 pag. 12 pag. 13 pag. 14 pag. 15 pag. 16.17 pag. 18-19 pag. 20-21 pag. 22 pag. 23 pag. 24 CONTRO TUTTI I TIPI DI MURI CHE CI DIVIDONO! Nel corso della storia umana alcuni muri sono diventati simboli di divisione tra popoli influenzando profondamente il contesto sociale, politico e ambientale in cui sono stati innalzati. Nella maggior parte dei casi il loro significato è negativo. Alcuni muri per fortuna sono stati abbattuti ma il loro ricordo rievoca ancora oggi un passato triste e doloroso. Imponenti costruzioni furono innalzate per separare, dividere, allontanare persone e culture. Altri muri invece sono stati costruiti per ricordare eventi storici che non dovrebbero mai essere dimenticati. Tra i muri più tristemente celebri ricordiamo il Muro di Berlino, che portò a una divisione della città in due parti: Berlino est e Berlino ovest. Con la guerra fredda i movimenti da Berlino est verso Berlino ovest vennero limitati al massimo proprio attraverso la costruzione del muro. I lavori iniziarono nella notte pag. 3 I muri tra giovani “I primi a doversi accettare siamo noi” Tra i ragazzi vi sono sempre più vittime del “muro”… Quando si parla di “muro” s’intende alludere, metaforicamente, alle barriere che spesso vengono innalzate tra i giovani e che non consentono, al più debole, di inserirsi nel gruppo dei pari. Spesso infatti non si viene subito accettati dal gruppo, all’interno del quale vi sono delle dinamiche e delle gerarchie che condizionano le decisione degli altri. Sarà il consiglio dei “capigruppo” a decidere se accettare o no un nuovo membro, limitando così pesantemente la libertà di espressione individuale. Uno dei principali problemi tra i giovani, nel rapportarsi gli pag. 4 IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 2 I.I.S. “San Benedetto” Via Mario Siciliano, 4 04010 B.go Piave - Latina tel. 077369881-fax 0773662890 E-Mail: [email protected] Siamo su internet! www.ipasanbenedetto.eu Redazione: Daniela Fiorentini (direttore) Silvia Sessa (caporedattore) Bochicchio Alessandra, Caberlon Giorgia, Caldato Luca, Calisi Luca, Capasso Fabiana, Cappelletto Petra, Carnali Marika, D’Ambrosio Luca, Della Corte Fabio, Di Bella Marika, Di Razza Mirko, Franceschetti Chiara, Guido Giulia, Ianni Noemi, Lusuardi Andrea, Romani Elisa, Torrao Arianna, (redattori) Responsabili del Progetto: Prof.ssa Cristiana Angiello Prof. Claudio Cappelletto (grafica) Collaboratori: Stefano Trichei Assistenza tecnica: Mauro Coppotelli IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 3 ABBATTIAMOLI! CONTRO TUTTI I TIPI DI MURI CHE CI DIVIDONO! tra il 12 e il 13 agosto del 1961. Il muro, eretto in una sola notte e lungo inizialmente 155 chilometri, col passare del tempo venne sempre più perfezionato. Nel 1962 fu creata la cosiddetta “striscia della morte” per rendere impossibile la fuga verso la Germania ovest. Nel 1965 venne costruita un’ulteriore parte di muro e ancora, nel 1975, venne realizzata la “quarta generazione” del muro protetto, nella ”striscia della morte”, da recinzioni, trincee anticarro, più di 300 torri di guardia, bunker e una strada continuamente illuminata per il pattugliamento. Nonostante i controlli, si verificarono circa 5000 fughe coronate da successo, 240 morti e molti arrestati. Il muro divise in due la città di Berlino per 28 anni. Bisognerà attendere il 9 novembre 1989 perché il governo tedescoorientale decreti l'apertura delle frontiere con la Repubblica federale. Nei giorni e nelle settimane successive migliaia di persone contribuirono ad abbattere il muro. Ora ciò che ne resta sono solo parti espositive, ormai diventate veri e propri monumenti decorati e variopinti da pitture murali di artisti di tutto il mondo. Da ricordare è anche il muro che divide lo Stato d’Israele dalla Palestina, un altro simbolo della VERGOGNA, costruito a partire dal 2002. Per Israele il muro è solo una barriera temporanea di separazione per dividere la West Bank (Cisgiordania) dallo Stato d’Israele allo scopo di prevenire gli attentati suicidi palestinesi contro i cittadini israeliani. Per i palestinesi invece si tratta di un “muro di apartheid” che li rende prigionieri, all’interno delle proprie terre. Altri celebri muri, che divisero e che dividono ancora, sono la Peaces Line di Belfast, una serie di muri di separazione situati in Irlanda del Nord, costruiti per dividere la comunità cattolica da quella protestante. E poi c’è il muro messicano che divide la povera Tijuana dalla ricca San Diego o anche la barriera del 38° parallelo che separa la Corea del Nord dalla Corea del Sud. Da ricordare il Muro del pianto, ovvero l’unica parte rimasta del Tempio di Gerusalemme, distrutto dai Romani e mai più ricostruito. La sua distruzione ha segnato profondamente il popolo di Israele, rimasto privo di un autentico luogo di culto che rappresentava l’unità e la fede degli Ebrei con Dio. I muri che gli uomini hanno innalzato tra di loro non sono altro che muri mentali, manifestazioni d’insicurezza, paura, odio, disprezzo, ignoranza. Tutti questi muri e molti altri sparsi nel mondo sono simboli vergognosi da abbattere. Ma i veri muri da demolire non sono quelli fatti di mattoni, cemento, filo spinato, bensì quelli che offuscano la nostra mente e il nostro cuore e che non ci consentono di accogliere il diverso. Sono simbolo di luoghi comuni, di dottrine errate, di opinioni distorte che molto spesso influenzano la nostra ragione e le nostre idee. I muri mentali sono sinonimo di ignoranza, vanno abbattuti solo aprendosi alle opinioni degli altri, al dialogo, alla possibilità di vivere esperienze nuove che hanno il potere di ampliare le nostre menti e aprire i nostri cuori. Sono passati moltissimi anni dalla costruzione di alcuni muri, ma quelli della mente hanno radici ancora più antiche, che devono essere sradicate giorno dopo giorno da ognuno di noi, con la speranza di eliminarne ogni traccia. Tutto ciò dovrebbe partire proprio da noi giovani, dalle nuove generazioni che devono impegnarsi seriamente per impedire che queste barriere invadano anche i loro pensieri. Noi siamo la vera speranza per il futuro perché tutti possano godere di una libertà autentica, spensierata e soprattutto degna di una società civile. Daniela Fiorentini (3° B P.I.) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 4 I muri tra giovani “I primi a doversi accettare siamo noi” uni con gli altri, è il soffermarsi su superficiali: l’essere alla moda, l’a- società ci offre. Oggi tutto è imma- aspetti puramente esteriori e su- vere un look vincente, l’essere di gine, perficiali, sulla base dei quali si ha aspetto gradevole… Altre cause esattamente le stesse dinamiche poi la pretesa di giudicare i propri potrebbero radicarsi che troviamo all’interno dei gruppi coetanei. Gli adolescenti cercano all’interno dell’educazione ricevuta e che finiscono per far alzare i mu- di creare un’immagine di sé che in famiglia; si può discriminare un ri. Spesso i giovani si trovano da- addirittura esteriorità, forza… sia vincente vanti a queste nel mondo situazioni, dal- esterno. A vol- le quali non è te facile neanche uscirne loro la gradi- da soli ma si scono, ma per dovrebbe chie- essere accetta- dere ti, sono dispo- Alcuni decido- sti a indossare no di prendere aiuto. una maschera che li renda graditi compagno per ragioni religiose, altre strade, purtroppo spesso sba- agli altri. Coloro che invece rifiu- razziali, culturali…Talora solo per- gliate. Se si è fortunati e abba- tano di indossare quella maschera ché non è di nostro gradimento e stanza saldi per reagire, ci si rivol- e preferiscono mostrarsi per ciò quindi si fa di tutto per emarginar- ge ad altre amicizie, più sane e che vengono lo, prenderlo in giro o comunque adatte a noi. Per i più deboli la esclusi, sottovalutati, non conside- farlo sentire a disagio. Tutto ciò fa soluzione al problema può rivelar- rati, messi in disparte… E per i capire chiaramente quanto le per- si complicata, difficile, ardua a tal ragazzi più fragili questa può es- sone possano essere superficiali. punto da lasciarsi andare.... Molti sere una condizione molto difficile Questo avviene perché in molti ragazzi sembrano solo apparente- da sopportare e da accettare, so- prevale l’egoismo, la banalità, l’ar- mente forti, ma in realtà sono fra- prattutto nella fase adolescenzia- roganza di sentirsi migliori degli gili, incapaci di abbattere quei le. Anche a scuola, a volte, si veri- altri. Tali atteggiamenti sono spes- muri che albergano soprattutto ficano queste situazioni che creano so sollecitati anche dai modelli che nel loro animo. I primi a doversi veri e propri stati di tensione, di purtroppo, sempre più spesso, la accettare siamo noi, ognuno nella sono realmente, disagio e di solitudi- propria originale unicità! Abban- ne difficili talora da doniamo la maschera pirandellia- confessare. na, abbattiamo i muri dell’ipocri- Ma quali sono le sia! Solo allora saremo davvero noi cause principali alla stessi! base di atteggiamenti discriminatori tra i ragazzi? Certamente molti muri sono legati ad aspetti, come già detto, puramente esteriori e Chiara Franceschetti & Fabiana Capasso (4°G Chi.) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 5 I muri della fede Cristiani perseguitati Asia Bibi è una donna cristiana cattolica condannata a morte in Pakistan con l'accusa di aver offeso il profeta islamico Maometto. La sentenza è stata emessa nel 2010. In Pakistan la blasfemia è un reato punibile con la condanna a morte. La vicenda risale al giugno 2009 quando ad Asia Bibi, una lavoratrice agricola, viene chiesto di andare a prendere dell'acqua. A quel punto un gruppo di donne musulmane l'avrebbe respinta sostenendo che lei, in quanto cristiana, non avrebbe dovuto toccare il recipiente e si sono quindi rivolte alle autorità sostenendo che lei nella discussione avrebbe offeso Maometto. Asia Bibi, picchiata, chiusa in uno stanzino, stuprata, infine arrestata pochi giorni dopo nel villaggio di Ittanwalai, ha negato le accuse e ha replicato di essere perseguitata e discriminata a causa del suo credo religioso. Noi de Il Perché vogliamo riportare la lettera che Asia Bibi ha scritto dal carcere, nella speranza che la sua voce possa essere ascoltata e che la giustizia umana impedisca che nel 2013 si possa ancora morire per il proprio credo religioso. “Se mi convertissi sarei libera, preferisco morire cristiana. Scrivo da una cella senza finestre Mi chiamo Asia Noreen Bibi. Scrivo agli uomini e alle donne di buona volontà dalla mia cella senza finestre, nel modulo d’isolamento della prigione di Sheikhupura, in Pakistan, e non so se leggerete mai questa lettera. Sono rinchiusa qui dal giugno del 2009. Sono stata con-dannata a morte mediante impiccagione per blasfemia contro il profeta Maometto. Dio sa che è una sentenza ingiusta e che il mio unico delitto, in questo mio grande Paese che amo tanto, è di essere cattolica. Non so se queste parole usciranno da questa prigione. Se il Signore misericordioso vuole che ciò avvenga, chiedo agli spagnoli (il 15 dicembre, il marito di Asia ritirerà a Madrid il premio dell’associazione HazteOir, ndr) di pregare per me e intercedere presso il presidente del mio bellissimo Paese affinché io possa recuperare la libertà e tornare dalla mia famiglia che mi manca tanto. Sono sposata con un uomo buono che si chiama Ashiq Masih. Abbiamo cinque figli, benedizione del cielo: un maschio, Imran, e quattro ra-gazze, Nasima, Isha, Sidra e la piccola Isham. Voglio soltanto tornare da loro, vedere il loro sorriso e riportare la serenità. Stanno soffrendo a causa mia, perché sanno che sono in prigione senza giustizia. E temono per la mia vita. Un giudice, l’onorevole Naveed Iqbal, un giorno è entrato nella mia cella e, dopo avermi condannata a una morte orribile, mi ha offerto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all’islam. Io l’ho ringraziato di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta onestà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musulmana. «Sono stata condannata perché cristiana – gli ho detto –. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui». Due uomini giusti sono stati assassinati per aver chiesto per me giustizia e libertà. Il loro destino mi tormenta il cuore. Salman Taseer, governatore della mia regione, il Punjab, venne assassinato il 4 gennaio 2011 da un membro della sua scorta, semplicemente perché aveva chiesto al governo che fossi rilasciata e perché si era op- posto alla legge sulla blasfemia in vigore in Pakistan. Due mesi dopo un ministro del governo nazionale, Shahbaz Bhatti, cristiano come me, fu ucciso per lo stesso motivo. Circondarono la sua auto e gli spararono con ferocia. Mi chiedo quante altre persone debbano morire a causa della giustizia. Prego in ogni momento perché Dio misericordioso illumini il giudizio delle nostre autorità e le leggi ristabiliscano l’antica armonia che ha sempre regnato fra persone di differenti religioni nel mio grande Paese. Gesù, nostro Signore e Salvatore, ci ama come esseri liberi e credo che la libertà di coscienza sia uno dei tesori più preziosi che il nostro Creatore ci ha dato, un tesoro che dobbiamo proteggere. Ho provato una grande emozione quando ho saputo che il Santo Padre Benedetto XVI era intervenuto a mio favore. Dio mi permetta di vivere abbastanza per andare in pellegrinaggio fino a Roma e, se possibile, ringraziarlo personalmente. Penso alla mia famiglia, lo faccio in ogni momento. Vivo con il ricordo di mio marito e dei miei figli e chiedo a Dio misericordioso che mi permetta di tornare da loro. Amico o amica a cui scrivo, non so se questa lettera ti giungerà mai. Ma se accadrà, ricordati che ci sono persone nel mondo che sono perseguitate a causa della loro fede e – se puoi – prega il Signore per noi e scrivi al presidente del Pakistan per chiedergli che mi faccia ritornare dai miei familiari. Se leggi questa lettera, è perché Dio lo avrà reso possibile. Lui, che è buono e giusto, ti colmi con la sua Grazia”. Asia Noreeen Bibi - Prigione di Sheikhupura, Pakistan Per non dimenticare Asia e quanti cristiani ogni giorno soffrono o muoiono a causa della propria fede, domenica 24 marzo in occasione della Giornata di digiuno e di preghiera per i martiri missionari, alle ore 20,30 le campane di tutte le chiese della diocesi di LatinaTerracina-Sezze–Priverno suoneranno a festa. IL PERCHE’ IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 6 VIVI E CONOSCI Idrovore - Localita’ “Mazzocchio” - Pontinia Il progetto VIVI E CONOSCI continua. Presso il Semiconvitto del nostro Istituto va avanti il corso ideato e organizzato dall’educatrice, Giovanna Mulè. Esso si propone di creare una concreta relazione tra i ragazzi del Semiconvitto e le varie realtà del Territorio pontino. Attraverso un ciclo di lezioni informative, gli studenti vengono via via preparati ad affrontare, in modo consapevole, le diverse visite sul Territorio. Questa volta è toccato alle idrovore dello stabilimento di Pontinia, località Mazzocchio. Il 4 dicembre 2012, arrivati in loco, abbiamo incontrato la nostra guida che ci ha subito introdotto a comprendere la funzionalità di queste ‘’macchine’’: si tratta di un impianto attivo ininterrottamente tutto l’anno! Qui l’acqua, che proviene dalle sorgenti naturali (Sermoneta e Terracina), deve essere sollevata e trasferita, per superare il dislivello di 2 metri s.l.m. In totale esistono 22 impianti idrovori, ma quello che abbiamo visitato noi è il più importante e grande. Si trova a una distanza di circa 22 km dal mare e utilizza 6 pompe. L’impianto venne ideato nel gennaio del 1934, costruito in soli 10 mesi e inaugurato il 19 dicembre dello stesso anno. Grazie al suo corretto funzionamento è possibile prosciugare circa 10mila ettari di terreno che, altrimenti, tornerebbero a vivere nello stato di palude. Gli effetti impressionanti di un simile malfunzionamento sono già stati vissuti negli ultimi anni della guerra, quando l'esercito tedesco, per allargare il fronte e mettere in difficoltà lo sbarco delle truppe statunitensi, optò proprio per il blocco delle 6 pompe dell'impianto di Mazzocchio, con effetti devastanti per il Territorio. L’idrovora è composta da una base, una parte motoristica e dalle eliche. Al momento della sua inaugurazione, nel 1934, era la pompa ad elica più potente d'Europa. A pieno regime poteva pompare fino a 42.000 litri d'acqua al secondo, a una profondità di 2,5 m. CGE è la ditta appaltatrice della parte elettrica mentre RIVA è quella appaltatrice della parte meccanica. Ogni pompa ha una potenza di 560 cavalli. In totale tutti i 22 impianti hanno una potenza di 10.170 cavalli, quindi l’impianto di Mazzocchio ne rappresenta il 40%. Ogni pompa solleva 6000 litri al secondo e ha un funzionamento automatico, attraverso il galleggiante, o manuale, attuato dall’idrovorista, ovvero l’addetto tecnico all’impianto. D’estate funziona una sola pompa, per 7-8 ore al giorno, mentre nel periodo invernale sono in funzione anche tutte e sei le pompe contemporaneamente. Il canale che defluisce le acque all’impianto si chiama Canale Selcella ed è lungo 19 Km. Subito prima dell’impianto, abbiamo notato, sulla riva del corso d’acqua, lo sgrigliatore, un grande raccoglitore rastrellatore che ha il compito di pulire il canale da alghe, canne e altri tipi di residui. La fauna che abbiamo osservato è costituita da vari tipi di pesci come carpe e tinche, ma anche da vongole, nutrie etc… In origine le idrovore dello stabilimento erano ben sette ma in seguito alla seconda guerra mondiale, i tedeschi rubarono tutte le pompe e le portarono in Germania. Nel 1947 le pompe furono ritrovate al confine con l’Austria, ma sei e non più sette! Fabio Della Corte (4°B Agr.) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 7 VIVI E CONOSCI Complesso monumentale Museo Palazzo Caetani Famiglia Frangipane (Cisterna di Latina) E via di nuovo in tour per l’Agro Pontino! 14 dicembre 2012, que- sterna e scoperto ad esempio che il suo nome è dovuto al fatto che riali) fu il protagonista della celebre sfida contro il leggendario sta volta con destinazione Cister- in antichità vi erano tre cisterne importanti che raccoglie- Buffalo Bill e i suoi cowboys dello spettacolo itinerante "Wild vano le acque e le distribuivano nel territorio. Sia- West Show" del febbraio 1890. mo quindi giunti al Museo del Buttero. Ma chi era il Buttero? … La nostra guida ci ha spiegato che si trattava dell’uomo che attraversava la palude con il maremmano. Era un mandriano Palazzo Caetani (Cisterna di Latina) na: Museo Palazzo Caetani. Ad attenderci c’era una giovane guida, che ci ha accompagnato per tutto il nostro percorso all’interno che si prendeva cura degli animali, li assisteva ed era attento a non perderli, I due si sfidarono, dimostrando la loro abilità di domatori. Il confronto avvenne l'8 marzo 1890. Di in caso fosse accaduto, si proponeva di recuperarli. fronte ad un foltissimo pubblico, la vittoria andò al buttero cister- Il buttero era una persona burbera, che sapeva dove portare a pascolare gli animali in una situazione al quanto difficile a quei del museo. Il Palazzo Caetani si può definire un sintetismo cinquecentesco. Dopo la seconda guerra tempi. Cisterna è stata anche la “patria mondiale, molto del Palazzo è sta- Profilo aquilino con indosso un cappello a cencio ed un mantello to distrutto e perso e molti pezzi si trovano oggi a Latina. La nostra visita si è focalizzata principalmente sul museo del buttero. Prima però abbiamo fatto una breve Fabio Della Corte (4°B Agr.) dei butteri”! di saio, il buttero era un rude mandriano temprato dalle avversità atmosferiche e dalla malaria che quotidianamente mieteva vit- visita al resto del complesso che è diviso in 2 time. Ma era anche un ardito cavaliere e un au- parti: sala del buttero e arte contemporanea. Abbiamo visitato diverse stanze, affrescate con bellissime raffigurazioni, dace domatore. Proprio come lo era Augu- delle quali oggi si possono ammirare solo i resti. nese, Augusto Imperiali! sto Imperiali, l'eroe di tutti i butteri. Buttero Statua del Buttero della Casata Caetani, “Augustarello” (ogni buttero aveva un soprannome o nomignolo e questo era Abbiamo appreso anche Augusto Imperiali quello di Augusto Impeun po’ della storia di Ci- IL PERCHE’ IL Numero 9 “The PERCHE’ Pagina 8 Green Dream…” l’Inghilterra dietro l’angolo Le visite didattiche effettuate il 16 novembre scorso al cimitero inglese di Beach Head e ai Giardini della Landriana nei pressi di Nettuno, con alcune classi del nostro istituto, presentano come obiettivo l’immersione nella storia, nella cultura e nel pensiero inglese. Attraverso di esse siamo riusciti infatti a concentrarci sull’attenzione e l’accuratezza che gli inglesi dedicano alla relazione con la natura. Osservando i giardini della Landriana, ideati e curati dal famoso architetto paesaggista inglese Russell Page negli anni ‘50, possiamo vedere vari spazi, ognuno caratterizzato da cocktail di colori che rendono il paesaggio incantato tra piante mediterranee, australiane ed esotiche. In questi giardini notiamo come la natura venga lasciata libera di espandersi ma allo stesso tempo,”guidata” per suscitare una sensazione di ordine: è lo stile inglese di landscape architecture, l’architettura del paesaggio. Nella zona inferiore troviamo un laghetto artificiale che crea l’illusione di trovarsi in ambienti tipicamente inglesi; come del resto è la sensazione che ci trasmette il cimitero inglese situato lì presso, in cui troviamo sepolte 2.312 persone tra soldati e colonnelli di varie nazionalità del Commonwealth – l’organizzazione internazionale delle ex colonie britanniche - quali canadesi, neozelandesi , australiani, inglesi e americani. Entrare nel cimitero è stato quasi come entrare in un altro mondo. Sono stato subito colpito dalla disposizione delle lapidi, che sembravano spostarsi per creare un corridoio dietro all’altare centrale; questa sorta di “navata” puntava ad un’imponente croce di marmo circondata da ghirlande. Il contrasto fra il bianco acceso delle lapidi e il verde dell’erba, reso brillante dalla brina mattutina, rendevano l’atmosfera surreale. Come ulte- riore macchia di colore, spuntavano qua e là papaveri di plastica, di un vivace color rosso. Ciò che colpisce di questo cimitero inglese è la grazia con cui viene curato dal punto di vista estetico; esso presenta un prato sempre verde e ben tagliato avvolto da piante e fiori ornamentali che affiorano tra le fogliose pensiline e i pergolati che attraversano il cimitero. Un altro elemento che sicuramente suscita attenzione è la giovane età - da un minimo di 18 anni ad un massimo di 24 - delle persone lì sepolte. In fondo ad esso troviamo una grande croce ai piedi della quale erano deposte delle ghirlande di papaveri di plastica, simbolo del Remembrance Day celebrato, come ogni anno, l’11 di novembre per ricordare inizialmente la fine formale delle ostilità della Prima Guerra Mondiale e in seguito tutti i soldati. Le ghirlande di papaveri vengono utilizzate come simbolo del Remembrance Day perché sono citate nella poesia scritta dal colonnello canadese John McCrae In Flanders Fields in memoria della morte del suo amico e commilitone Alexis Helmer; inoltre il loro colore rosso ricorda il sangue versato dai soldati durante la Prima Guerra Mondiale ed essi erano i fiori che sbocciavano più numerosi nei campi di battaglia delle Fiandre, dove ebbero luogo sanguinosi scontri più del conflitto. Sulle lapidi troviamo delle frasi molto significative; quella che mi è piaciuta di più è stata: His presen- ce we miss, his memorial we cherish, ovvero “La sua presenza ci manca, in sua memoria lo ricorderemo”. Queste semplici parole ci fanno capire quanto sia stata dura la guerra e quante persone siano state strappate dalle loro vite per proteggere la patria. Inoltre una frase ancor più bella e significativa è quella scolpita sull’altare posto davanti all’ingresso del cimitero, sul quale leggiamo: Their name liveth for evermore, ossia “Il loro nome vivrà per sempre”; questa frase racchiude tutta l’importanza dei caduti in guerra e la certezza che il loro ricordo rimarrà vivo in eterno. Alla Landriana, gli infiniti accoppiamenti fra piante diverse mi hanno colpito molto perché mi hanno fatto capire quanto possa essere bella e interessante la natura e soprattutto mi hanno fatto riflettere sul fatto che non esistono più luoghi belli e curati come i Giardini della Landriana e che quindi stiamo perdendo uno dei beni più preziosi che abbiamo: il contatto e quindi l’amore per la natura. Russell Page è riuscito – attraverso la propria sensibilità artistica, visto che era anche un pittore – a trasformare i giardini in un Bosco Incantato, con il fine di inebriare l’uomo dei suoi stessi averi. I giardini rimasti nel mio cuore sono quelli inglesi, pieni d’atmosfera e di colori vivaci, lì dove la natura non presenta un intervento “invasivo” dell’uomo, bensì viene lasciata libera di esprimersi e solo “aiutata” a risaltare in tutto il suo rigoglio. Le visite d’istruzione sono state una guida ad una più profonda comprensione della cultura anglosassone ed un’esperienza formativa sia a livello mentale che a livello spirituale. Miriana Alonzi Vladimir Gurov Alessio Pernite 5° F Professionale Chimico IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 9 Angeli silenziosi Volontariato e solidarieta’ Ci rendiamo conto di alcune realtà che ci circondano, solo quando le viviamo in prima persona. È proprio per questo motivo che, nel mese di Gennaio, noi - de Il Perché - abbiamo cercato di avvicinarci a un mondo estraneo ai più, quello dei "senzatetto". Ci siamo infatti recati presso due dormitori presenti nella provincia di Latina. Entrambi dispongono di vari posti letto ma sono preposti a funzioni diverse l’uno dall’altro. Il primo, in via Via Aspromonte, alle spalle del Palazzetto dello Sport, conta 21 posti letto, più 4 in caso di emergenza; il secondo, in via Bassianese, dispone di 65 posti letto. Parlando con gli operatori e visitando i luoghi, abbiamo compreso il motivo di tale notevole differenza nel numero delle disponibilità. Il primo dormitorio ospita solamente casi inviati dal Servizio Sociale del Comune di Latina, i vari soggetti vengono aiutati a inserirsi nella maniera migliore nel contesto sociale; il secondo dormitorio invece è aperto praticamente a chiunque non abbia un posto dove trascorrere la notte. Purtroppo la maggior parte dei casi non è di facile gestione. Circa il 50-60% dei “senzatetto” sono alcolisti, per questo motivo all'interno dei centri vigono rigide leggi che sono però alla base di una buona convivenza civile: niente sostanze stupefacenti, alcol e armi di qualsiasi tipo, pena l'espulsione. Un assistente sociale, nel primo dormitorio, ci ha spiegato come all'entrata dell'edificio venga sempre richiesto di svuotare il borsone o qualsiasi contenitore. Tale prassi dà modo di eseguire un primo controllo visivo, necessario a garantire a tutti adeguate condizioni di sicurezza all’interno del dormitorio. Va anche detto che al personale non compete eseguire alcun tipo di “perquisizione”. Per la sicurezza di tutti inoltre, i locali esterni e interni ai dormitori, escluse ovviamente le zone destinate al riposo e i bagni, sono muniti di videocamere di sorveglianza. Ogni giorno viene anche comunicata alla Polizia di Stato l'identità dei nuovi residenti, a tutela degli ospiti e degli assistenti. La differenza basilare tra il dormitorio di Via Aspromonte e quello di via Bassianese è che il primo è collocato all'interno di un edificio, mentre il secondo è costituito da tende internamente riscaldate, fornite dalla Protezione Civile. Essendo il primo situato all'interno di una struttura fissa, l'ambiente risulta certamente più caldo e curato: sala di ritrovo con tavolo, lavatoio dove poter detergere a turno i propri indumenti, docce (obbligatorio il loro utilizzo all'entrata), armadietto personale e dormitori separati da tende. In entrambi i centri abbiamo riscontrato però alcuni elementi comuni, come il fatto che i posti letto delle donne siano separati da quelli degli uomini e che la prima colazione sia fornita agli ospiti tutti i giorni. La tristezza che si prova nell'entrare in questi centri è davvero grande, soprattutto per chi, come noi, è abituato ad avere tutto. Soprattutto vedere persone anziane, costrette a usufruire di questo lodevole servizio, trasmette un sen- so di profonda e umana pietà. E' proprio questo però che spinge e motiva le persone che operano all'interno di tali dormitori. Il pur breve contatto avuto con loro, ci ha resi consapevoli di cosa accomuni tutti, assistenti, operatori e volontari: una grande disponibilità e un’incredibile forza di volontà. Doti queste che andrebbero riconosciute come eroiche. Noi, de Il Perchè, siamo rimasti impressionati da tutte le persone che abbiamo incontrato in queste strutture ma soprattutto dalla “nostra” Giulia Fusti. Dico “nostra” perché si tratta di una studentessa del San Benedetto, che frequenta il 5° D Chimico. L’abbiamo trovata lì per caso, senza sapere che da tempo Giulia opera come volontaria all’interno del dormitorio. Una ragazza come noi, ma che a differenza di molti di noi, pone parte del proprio tempo al servizio dell’altro. Sono tanti gli “angeli silenziosi”, i volontari che s’impegnano ad aiutare il prossimo, celati dalla discrezione e dall'oscurità delle nostre ombre egoiste. Parliamo di Terzo Mondo e di povertà come di un qualcosa a noi distante ed estranea. Doniamo soldi ad associazioni che operano in paesi lontani centinaia di chilometri da noi, ma non siamo capaci di vedere tutta la povertà e il bisogno che quotidianamente ci circonda. Persone che, a un passo da noi, non hanno nemmeno la sicurezza di un pasto caldo domani… Vogliamo ringraziare tutti gli angeli silenziosi che con coraggio, discrezione e spirito caritatevole, si adoperano per alleviare il disagio dei meno fortunati. Luca Calisi e Mirko Di Razza (4°G Chi.) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 10 1° Compleanno del Il 18 gennaio 2013 Il Perché ha spento la sua prima candelina! I ragazzi della Redazione si sono ritrovati per festeggiare, insieme ai professori responsabili del Progetto, prof.ssa Cristiana Angiello e prof.re Claudio Cappelletto, questo importante traguardo, segnato da tanta fatica ma soprattutto costellato da molte soddisfazioni. Erano presenti il prof.re Stefano Trichei, preziosissimo portati avanti nell’I.I.S. San Bene- dimostrando capacità collaborati- collaboratore de Il Perché, ovvia- detto con interviste a docenti e ve, senso critico e notevoli doti re- mente Scolastico, studenti coinvolti nelle varie atti- lazionali. prof.re ing. Nicola Di Battista, vità. Attraverso rubriche fisse, Il Perché ha dato inoltre modo di nonché il prof.re Enzo Dapit, sono stati valorizzati i talenti dei scoprire i talenti speciali del San Collaboratore della presidenza, e nostri ragazzi nei campi più sva- Benedetto: coloro che, tra studenti la dott.ssa Patrizia Peruzzi, riati: sport, musica, canto… e docenti, operano nel sociale e DSGA. Il palato ha avuto soddisfazione prestano la propria umanità al Di fronte a un’ottima torta e a un nella rubrica “Scotti e bruciati” e servizio dell’altro. Proprio in que- anche gli amanti di sto momento di bilanci, vogliamo piante ricordare i nomi di colore che Il il Dirigente e animali troveranno, a parti- Perché ha portato alla luce… re da questo mese, Classe 5°E Tcb, anno scolastico la loro pagina spe- 2011/2012: i ragazzi hanno dedica- ciale. E ancora tro- to un intero sabato pomeriggio di verete una rubrica novembre a servire pasti caldi dedicata al cinema, presso la Mensa di Sant’Egidio frizzante bicchiere di spumante, si Il Perché: cinema, che vi consi- a Roma; è fatto un bilancio del lavoro svolto glierà film di qualità, scelti in li- Stefano Romani, 5° C Agrario, a partire dal 18 gennaio 2012: ca- nea con gli argomenti via via af- esperienza di volontariato in Alba- denza mensile, 8 numeri di circa frontati. nia, estate 2012; 28 pagine ognuno, più un numero Tanto il lavoro ma tante le soddi- Domenico Grossi, 5° B Agrario, speciale in occasione dell’occupa- sfazioni, arrivate soprattutto dal esperienza di volontariato presso zione studentesca dell’Istituto del calore dei ragazzi e dall’entusia- l’Ospedale Cottolengo di Torino, mese di novembre 2013. Grande smo con il quale si sono tuffati estate 2012; varietà di argomenti affrontati: nell’avventura de Il Perché. I no- Gruppo della Redazione de Il tematiche stri giornalisti hanno saputo fare Perché, esperienza di solidarietà proprio un bellissimo progetto, in Albania e consegna del contri- giovanili, ambientali, sociali, storico-politiche… Sono stati curati tutti i Progetti buto raccolto tra studenti, docenti IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 11 1° Compleanno del e benefattori esterni; conciliare gli impegni quotidiani Giulia Fusti, 5°D Chi., volon- con la propria attività lavorati- taria presso il dormitorio per va. senzatetto di Latina. Il Perché è anche questo: sco- Cogliamo l’occasione per ricor- prire e valorizzare i meriti di chi dare anche l’opera e i meriti di lo merita. alcuni professori del San Bene- Ringraziamo il Dirigente per le detto. Il prof. Stefano Trichei parole di stima e di incoraggia- che da 14 anni è impegnato co- mento pronunciate nei nostri me volontario in Albania dove confronti, la Vicepresidenza, opera presso l’Istituto per portatori di handicap di Durazzo, Prof.ssa Marina Bellia per la disponibilità dimostrata sempre verso gli impegni extra vari Orfanotrofi della stessa Albania tra i sorrisi di gratitudi- aula dei nostri redattori. Un città e realtà difficili in villaggi ne di chi ogni anno lo aspetta. ringraziamento va anche alla La prof.ssa Marina Bellia che, collaboratrice della presidenza, a Roma in data 8 gennaio 2013, è prof.ssa Pina Cochi che, seb- stata tra le 76 donne premiate bene assente per impegni inde- per l’impegno dimostrato in am- rogabili, ha fatto comunque per- bito lavorativo. Le eccellenze venire la propria stima e ap- appartenevano ai più svariati prezzamento per il lavoro de Il ambiti professionali: università, Perché. moda, mondo cattolico, arte, cul- Cogliamo l’occasione per ringra- tura, associazionismo… la nostra ziare tutti i colleghi per la dispo- collega, prof.ssa Bellia, è stata nibilità dimostrata a lasciare Prof.re Stefano Trichei riconosciuta eccellenze uscire dall’aula i nostri giornali- limitrofi. Il prof Trichei ogni nell’ambito dell’associazionismo sti e ci scusiamo per gli eventua- estate, con un gruppo di volon- dimostrando, assieme alle altre li disagi. In particolare però il tari di età compresa tra i 16 e i premiate, che quella di oggi è nostro grazie va al prof.re Pie- 70 anni, trascorre un mese in una donna dinamica, capace di ro Lergetporer che, fin dall’i- tra le nizio della nostra avventura, ci ha sostenuto e incoraggiato. Ringraziamo anche il Sig. Mauro Coppotelli per la preziosa collaborazione. Noi, de Il Perché, continueremo a lavorare con sempre più crescente entusiasmo! IL PERCHE’ IL Quinsanero Numero 9 Da PERCHE’ Pagina 12 bambine a donne In Sud America c’è una tradizione molto antica la cui origine è ancora sconosciuta: il Quinsañero. È una festa per tutte le ragazze che compiono 15 anni e che celebrano così il passaggio dal mondo di bambine a quello di donne. Cos’ha di speciale il Quinsañero? Innanzi tutto le ragazze indossano un abito bellissimo, lungo o corto, e tacchi. La preparazione alla festa è molto articolata: il giorno prima si va a fare la manicure e si sceglie per le unghie un colore adatto a quello del vestito. Quindi si va dal parrucchiere per farsi fare una bella pettinatura, rifinita anche da una stupenda coroncina. La mia mamma è sud americana, quindi io mi reco in Perù all’incirca ogni 5 anni. Quest’anno è il mio quindicesimo compleanno, dunque Anche la scelta del Ciambellano sono stata io la Quinsañera! avviene in modo particolare: un È stata una bellissima esperienza! po’ come accade nei matrimoni, la Sono tanti i momenti indimentica- festeggiata, a metà festa, lancia il bili del Quinsañero. Innanzitutto suo bouquet verso i 5 ragazzi, chi ci deve essere una dama “aiutante di loro lo afferra, diventa il suo della Quinsañera” che la assiste Ciambellano. nell’uscita dall’auto. Il ballo uffi- Il Quinsañero si festeggia diver- ciale della festa è il Valzer ed io ho samente di paese in paese. In Pe- dovuto impararlo in occasione del rù abbiamo l’Ora Loca: è un mo- mio Quinsañero. Proprio il ballo mento molto vivace della festa, è un aspetto fondamentale della esso dura 55 minuti e vede la pre- festa: è prevista una coreografia senza di pagliacci che lanciano con 5 ragazzi bellissimi ma solo coriandoli e creano un vero e pro- uno di loro sarà il così detto prio scompiglio. Ciambellano, cioè colui che ac- Questa è una bellissima tradizio- compagnerà la Quinsañera per ne Sudamericana che manca in tutta la festa e che la scorterà tra Italia dove si festeggiano solo i 18 un tavolo e l’altro. È la Quin- anni. Io mi sento molto onorata sañera inoltre che, con un piccolo della festa che mi è stata riserva- cenno, autorizza le altre coppie a ta a dicembre in Perù. Inoltre ho ballare. ricevuto molti regali e ascoltato tanti bei discorsi dai miei zii che mi hanno dato consigli utili e dimostrato infinito affetto. Il regalo più bello per me è stato il “mi Quinseaños”, ovvero il mio album di fotografie con i momenti più emozionanti del mio Quinsañero. Questa esperienza meravigliosa rimarrà per sempre indelebile nel mio cuore… Arianna Herrera Torrao (1°B Tc) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 13 Yoga a scuola proprie emozioni”. “Per praticare lo Yoga - ci spiega ancora il prof Spataro - bisogna innanzitutto avere una forte apertura mentale e ed essere disponibili al cambiamento. Pertanto può essere considerato un metodo educativo per lo sviluppo di una personalità equiliDa circa un mese, nella palestra brata e armoniosa, uno strumento del nostro Istituto, ha avuto inizio al servizio di un’educazione evoluun corso settimanale di Yoga potiva, che consenta di affrontare al meridiano, gratuito, tenuto dal meglio il presente e il futuro, facenprof Salvatore Spataro ogni do tesoro dell’esperienza del passalunedì pomeriggio. Noi della Redato. zione de Il Perchè, ovviamente Lo Yoga è scuola di se stessi e di incuriositi, ci siamo subito iscritti vita. Costituisce un percorso utile a per vedere di cosa si trattasse. La prima cosa che abbiamo fatto fornire un metodo, un atteggiamenperò è stata quella di capire in to per affrontare qualsiasi situaziocosa consistesse di preciso lo Yone e crescere, trovando di fronte le ga? difficoltà, la rispoCi è venuto in socsta migliore proprio corso il prof Spatain se stessi. Lo Yoga ro che ci ha dato mira a ricostruire molte delucidazioun nuovo equilini: “Lo Yoga è una brio, al mutare deldisciplina costituile situazioni e a ta da un insieme di realizzare appieno insegnamenti teorici e tecniche pratile proprie potenziache. Pur nella loro lità. diversità, esse hanÈ proprio questo il Prof. Salvatore Spataro no, per il praticanmotivo che ha spinte, un obiettivo principale: svilupto il professor Spataro ad avvicipare la capacità di ricercare ed narsi allo Yoga; in un particolare essere se stessi quanto più profonmomento della sua vita egli ha damente possibile, esprimendo il sentito forte l’esigenza di ritrovare massimo delle proprie possibilità e un benessere fisico e psicologico e fornendo la risposta più adeguata lo Yoga è stata la risposta giusta. nelle varie situazioni della vita. Lo Il professore inoltre si è spinto perYoga permette di conoscersi davvefino a diventare lui stesso insero e insegna a gestire al meglio le gnante della disciplina ed ora sono ben ventisei anni che è maestro di prof Leonardo Rizzo informaYoga! zioni e delucidazioni, contattanAbbiamo quindi cercato di capire dolo anche al numero quali siano le principali tecniche e 334-6269434 pratiche utilizzate nella disciplina ed eccole a voi! -Tecniche di respirazione, con le quali si impara a respirare correttamente e a rifornirsi di un’adeguata quantità di aria e di energia; si apprende a distinguere le differenti funzioni della respirazione toracica (tonificante) e di quella addominale (rilassante). Il respiro lento e profondo, infine, influisce positivamente sulla tranquillità emotiva e mentale. -Posizioni, grazie alle quali si migliora l’equilibrio psico-fisico e si ottiene scioltezza, forza e leggerezza. Tramite la loro pratica, di norma organizzate in sequenze, si apprendono anche le corrette posture (in piedi e seduti). -Rilassamento, che è la parte principale della disciplina dello Yoga. In questa fase gli organi stressati trovano benefico riposo e il sistema di autoregolazione energetico, se alterato dalle tensioni, ripristina un armonioso funzionamento; si apprende come usare il minimo delle forze e quindi della tensione, necessaria per ogni diversa attività. -Abitudini salutari e igiene, si apprendono consigli utili circa l’esposizione al sole, che fatta con moderazione e controllo, l’idratazione dell’organismo e soprattutto si apprende come far riposare l’organismo, se si è sottoposti a un elevato stress fisico o mentale. Noi, della Redazione de Il Perché, abbiamo sperimentato alcune lezioni di Yoga. E ci siamo trovate molto bene! Sentiamo di averne tratto sensibili benefici sia fisici che mentali e speriamo vivamente che la disciplina si diffonda anche tra noi giovani. Il referente del Progetto Yoga, presso il San Benedetto, è il prof Leonardo Rizzo . Alessandra Bochicchio (4°E Agr.) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 14 Amici a quattro zampe In questa nuova rubrica de Il è noto il suo significato generale caduto che lo psichiatra, durante le Perchè affronteremo il vastissi- anche a coloro che non si occupano sedute con un bambino affetto da mo e complesso Mondo degli in modo specifico del lavoro con disturbi psichici, aveva avuto modo animali costituito da quasi due persone svantaggiate. Si tratta di di osservare che il piccolo paziente si milioni di specie, che occupano il una forma di terapia basata sullo dirigeva spontaneamente verso il cielo, la terra e il mare. stabilirsi di una relazione fra un cane del dottore ed interagiva con lui Questa rubrica mira soprattutto soggetto e un animale da compa- in maniera spontanea e ludica, cosa a informare i nostri lettori sulle gnia, solitamente il cane ma anche che non faceva mai con le persone. necessità, sulle abitudini, sulle il gatto, il cavallo o altri piccoli Incuriosito dalla circostanza, Levinesigenze dei nostri amici ani- animali da affezione quali coni- son iniziò a fare del rapporto bambimali in modo da imparare a ri- glietti, furetti… no-cane l’oggetto delle sue osserva- spettarli al meglio. Capiremo an- La psicologia ha “riscoperto” il rap- zioni e concluse che la presenza dell’animale aveva facilitato la relazione tra medico e piccolo paziente. Ne dedusse che l'animale fosse un mediatore utile a ristabilire i contatti sociali. Da quel momento Levinson usò il cane in maniera sistematica nella relazione psicoterapeutica con i suoi piccoli pazienti ottenendo risultati soddisfacenti. stesso. Attraverso studi successivi anche altri ricercatori conclusero che la presenza di un animale da compagnia incrementi la longevità e diminuisca il rischio di malattie. che quanto possa essere impor- porto tra uomo e animale ricono- “Grandezza e progresso moratante la presenza di un animale scendo a esso una le di una nazione si possono valenza giudicare dal modo in cui nella vita dell'uomo, soprattutto “terapeutica”. Si fa concordemente tratta gli animali” in casi di disabilità o di solitudi- risalire l’inizio della Pet-therapy Gandhi ne. Vogliamo dunque iniziare a alla pubblicazione, nel 1961, di un parlare della Pet therapy. lavoro dal titolo “Il cane come co- Il termine Pet-therapy è oggi terapeuta”, dello psichiatra Boris entrato nel linguaggio comune ed Levinson. Concretamente era ac- Giorgia Ferraioli & Martina Lalli (1°C Tc) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 15 Personaggio del mese Nome Cognome: Sergio Di Raimo Professione: Collaboratore scolastico reparto zootecnia Da quanto tempo è appositi raccoglitori e noi dipen- pulito, accogliente, con il risultato in questa scuola e denti dovremmo dare l’esempio, che tutti sono più felici e ben dispo- come ti trovi nell’ambito lavora- con il nostro comportamento, di sti a vivere la scuola. Trovarsi in tivo? rispettare per l’ambiente. un luogo ben tenuto, con questi Questo è il secondo anno consecuti- IL IL PERCHE’ vo, e mi trovo bene! PERCHE’ Come si compor- giardini pieni di fiori e armonia, tano, secondo il mette in armonia anche lo spirito. suo parere, gli studenti rispetto IL PERCHE’ Che opinione generale ha della IL all’ambiente IL PERCHE’ Cosa potrebbe fare la scuola per avvi- che li circonda? cinare gli studenti all’educa- Il linea di massima si com- zione e al rispetto dell’ambien- portano bene, ma sono con- te? vinto che, con l’impegno ‘’Ora et labora’’ avrebbe detto San individuale nostro Benedetto! L’ambiente, come dono esempio, si potrebbe giun- ricevuto da Dio, va mantenuto e gere a risultati migliori! rispettato. Ognuno nel suo piccolo PERCHE’ e il Come è nata può contribuire a farlo. l’idea di ab- bellire e curare le aiuole scuola? all’entrata della zootec- Il San Benedetto è un’ottima scuola nia? e anche molto bella. I grandi spazi Per un semplice motivo: dob- però esigerebbero che ognuno di noi biamo vivere la scuola quasi curasse il posto in cui si trova. Gli tutti i giorni. E’ un po’ come studenti dovrebbero gettare le carte se fosse casa nostra! Quindi, nel cestino, i fumatori - docenti e con buona volontà, dobbiamo studenti – dovrebbero utilizzare gli cercare di mantenere l’ambiente Fabio Della Corte (4°B Agr.) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 16 Dillo con un fiore I consigli di Italia & Stefano Nome: Pansè di gelo, con un concime ad alto Famiglia: Violaceae contenuto di fosforo e potassio. Specie: Viola del Pensiero Origine: La Panse ha origine sui Pirenei Nom. scient.: Viola tricolor Italia Mancini e Stefano Campagna A partire da questo mese, Il Perché darà avvio a un’altra rubrica che vi accompagnerà nel corso di tutto l’anno scolastico, “Dillo con un fiore”. In questa sezione del giornale, ci occuperemo di piante e fiori, così da rendere più belli i nostri terrazzi, giardini e interni. Ci avvarremo dei preziosi consigli di Stefano Campagna e della sig.ra Italia Mancini che, di volta in volta, ci illustreranno come mantenere al meglio un determinato tipo di pianta o fiore. Sarà anche un modo per esplorare il vivaio del San Benedetto! Questo mese inizieremo con la Pansè o Viola del pensiero. Zona di diffusione: Europa, zo- ma si è poi naturalizzata anche su ne tropicali, Continente ameri- altre montagne europee. Tutte le cano viole del pensiero nascono dalle del classiche violette; sono pianticelle pensiero o Panse è un fiore cono- molto resistenti anche alle basse sciuto da tutti e molto adatto a temperature, essere trapiantato nel periodo au- ghiaccio. Le Panse più piccole sono tunnale, fino a quello invernale. le più diffuse e sono chiamate Caratteristiche: la Viola compresi neve e “cornutelle” (nome lat. WilliamsiaCure: num). Esse hanno il vantaggio di Le viole non necessitano di cure produrre una fioritura molto ab- molto particolari e si adattano be- bondante e appariscente che resi- nissimo a qualsiasi tipologia di ste fino all’inizio della primavera. terriccio. Possono essere trapianta- La varietà dei colori, anche per te direttamente in giardino nelle questa specie, è molto ampia: dal- aiuole, oppure in vasi singoli, o la tinta unita al bicolore, per arri- semplicemente in fioriere nel vo- vare alla varietà sfumata dalle stro balcone. Durante l'inverno le tonalità del rosa, lilla, rosso, blu e viole non temono particolarmente viola. il Storia: freddo purché il terriccio (specialmente in fioriere o vasi) Le Panse venivano utilizzate già non si geli per lunghi periodi, in nel 1500 per decorare i giardini questo caso si potrebbe verificare ma la loro massima diffusione si la moria di qualche pianta per ebbe nel XIX secolo quando, in mancanza d' acqua. Nei periodi Inghilterra, iniziarono le prime autunnali e primaverili bisogna ibridazioni. La viola del pensiero porre attenzione a non irrigare le divenne, nel Sogno di una notte viole in eccesso, come la maggior di mezza estate di Shakespeare, parte delle piante fiorite anche la chiave di tutta la commedia. loro temono la subirrigazione. La Mito: concimazione deve essere effettua- la mitologia greca associa la viola ta durante tutto il periodo coltura- alla bellissima ninfa fluviale Io. Di le fatta eccezione per le settimane lei s’innamorò perdutamente Zeus IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 17 Dillo con un fiore I consigli di Italia & Stefano I CONSIGLI DELL'ERBORISTA Come si prepara per la conservazione I fiori si essiccano all'aria rapidamente e si conservano in scatole di cartone. Per cicatrizzare le piaghe far bollire per 3 minuti, in un litro e questo suscitò la terribile ira della moglie Era. Zeus, per nascondere il suo tradimento, tramutò la ninfa Io in una bellissima giovenca. Il padre degli Dei, vedendola costretta a errare senza potersi nutri- di acqua calda, 30 g di fiori. Filtrare e lavare con cura le piaghe al mattino e la sera. Contro i reumatismi versare in un litro di acqua calda 3 tazzina da caffè di acqua calda e cucchiai di fiori e far bollire per un coprire. Filtrare dopo 5 minuti e minuto. Filtrare e berne 3 tazze al berne, ben caldo, 2, 3 tazzine al gior- re e temendo che morisse, fece na- giorno, no. scere dalla terra la viola mammola l'aggiunta o viola odorata, che la ricordava nel miele. nome íon, ed essa divenne il suo con di Contro cibo. l’acne Linguaggio dei fiori: versare il significato comunemente attri- cucchiaio buito alla viola è quello del ricordo. fiori in una La viola mammola o viola odorata tazza da tè di nel linguaggio dei fiori rappresenta acqua la modestia, l’onestà, il pudore. Coprire e lasciare in infusione per un di calda. Costituenti chimici Saponine; Vitamine (in particolare vitamina C); Tannini; Flavonoidi (rutina, violantina, vitexina); Olio essenziale; Antocianosidi; Mucillagini; Carotenoidi; Triterpeni; Violina (sostanza amara) 10 minuti. Filtrare e berne una tazza al mattino a digiuno e una alla sera prima di coricarsi. La cura va continuata per lungo tempo. Un tonico contro l’acne far macerare in mezzo litro di acqua calda 50 g di fiori per 30 minuti. Filtrare, spremere bene con un telo e usare mattino e sera dopo la normale pulizia. È opportuno conservare nel frigorifero. Contro un’indigestione versare un cucchiaio di fiori in una Luca D’Ambrosio (3°B P.I.) IL PERCHE’ IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 18 Sportivamente Marika Carnali VS Simone Cortiula Intervista a Nome e Cognome: Marika Carnali Età: 16 anni Classe: 3°B P.I. Sport: Judo IL PERCHE’ Da quanto tempo pratichi questo sport? Sono già 4 anni che pratico Judo e devo dire che sono stati anni molto impegnativi. PERCHE’ In quale categoria gareggi? Sono cintura blu, gareggio nella categoria juniores. PERCHE’ Per te il Judo rappresenta un hobby o una vera passione? È una passione nata per caso, non avrei mai pensato che mi sarei trovata a praticare questo genere di sport. Prima di iniziare Judo, frequentavo un corso di danza ritmica! Un po’ diverso, direi! Poi un giorno, vedendo un allenamento di Judo, ho pensato che avrei potuto provare e ho finito per appassionarmi. Il tuo non è uno PERCHE’ sport di squadra. IL IL IL IL PERCHE’ Pensi che questo sia un limite del Judo? No, anzi il fatto che non ci siano ruoli, dà a tutti le stesse possibilità di esprimersi. Siamo considerati tutti allo stesso modo e quando combatti, ci sei solo tu e l'avversario. Quante volte a PERCHE’ settimana ti alleni? Normalmente mi alleno 3 giorni a settimana per un'ora e mezza, ma quando si avvicinano le gare, ci alleniamo molto di più. Il Judo ti dà molte PERCHE’ soddisfazioni? Sì, mi dà molte soddisfazioni, soprattutto quando il maestro nota il mio impegno e mi incita a fare sempre meglio. Quando mi alleno, mi rilasso e riesco a scaricare tutto lo stress accumulato durante la giornata. Hai fatto gare? PERCHE’ Avrei dovuto farle ad aprile del 2011 ma purtroppo, a causa di un infortunio ai tendini, ho dovuto rinunciare. Sono stata 4 mesi ferma senza potermi allenare! Quest'anno comunque ho ripreso e spero di rimettermi il prima possibile per affrontare le varie competizioni. IL IL IL Segui una particolare alimentazione in relazione alla pratica sportiva? In genere seguo un'alimentazione normale e soprattutto sana. Se però c'è bisogno di raggiungere un certo peso poter gareggiare in una determinata categoria, allora seguo un'alimentazione più adeguata e attenta. Questo è importante, altrimenti si gareggia in una categoria superiore e diventa più complicato vincere. C'è qualcosa che PERCHE’ non ti piace di questo sport? No, non c'è niente in particolare che non mi piaccia, si lavora sempre bene. PERCHE’ Cosa ami di più di questo sport? Sicuramente il bel clima che si viene a creare sia con gli altri membri del gruppo che con gli insegnanti. C'è un’aria, che definirei, familiare e questo è molto bello! IL IL IL PERCHE’ IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 19 Sportivamente Simone Cortiula VS Marika Carnali Intervista a Nome e Cognome: Simone Cortiula Mi alleno 3 volte a settimana per 3 ore. Il Judo ti dà molte PERCHE’ soddisfazioni? Moltissime! Soprattutto quando vinco una gara! Allora capisco che i miei sacrifici sono serviti a qualcosa. PERCHE’ Hai fatto gare? Sì, ormai non ricordo nemmeno quante ne ho fatte! In una, in particolare, i Campionati italiani under 23, sono riuscito a prendere la cintura nera. Segui una particoPERCHE’ lare alimentazione in relazione alla pratica sportiva? In realtà mangio un po’ di tutto e seguo un'alimentazione regolare e sana. C'è qualcosa che PERCHE’ non ti piace di questo sport? Esso comporta molto sacrifici e molta forza volontà. Impegna la gran parte del mio tempo e questo un po’ mi pesa. Un'altra cosa che non mi piace è quando perdo qualche gara perché, ogni volta, so che avrei potuto fare di meglio. Cosa ami di più di PERCHE’ questo sport? La cosa che amo di più è che il Judo mi regala molte IL Età: 17 anni Classe: 3°B Agr. Sport: Judo IL IL PERCHE’ Da quanto pratichi tempo questo sport? Sono 12 anni ormai, ho iniziato che avevo 5 anni e non ho più smesso. In quale categoria PERCHE’ gareggi? Gareggio nei 55 chili, categoria juniores. Per te il Judo rapPERCHE’ presenta un hobby o una vera passione? Per me è uno stile di vita! Questo sport richiede molto impegno e molta passione. Insegna a gestire il proprio carattere e le proprie emozioni. Il tuo non è uno sport PERCHE’ di squadra. Pensi che questo sia un limite del Judo? No, non è un limite! Semplicemente, essendo uno sport individuale, nessuno ha un ruolo preciso. Quante volte a settiPERCHE’ mana ti alleni? IL IL IL IL IL IL IL soddisfazioni, anche se è iniziato tutto per gioco. Sono arrivato fino ad oggi ottenendo tutti i risultati per i quali mi ero impegnato. Oltre al fatto che sto molto bene insieme ai miei compagni. Silvia Sessa & Luca D'Ambrosio (3°B P.I.) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 20 Facce da copertina…? Nome e Cognome: Arianna Messini Età:19 anni Classe: 4°A Chi. Puoi descrivere il tuo carattere in due parole? Sono molto timida, però mi considero anche solare, giocherellona e a volte lunatica e rompiscatole. Ma una volta presa confidenza con qualcuno, divento anche molto socievole! Qual è il tuo rapporto con i ragazzi? Come ho detto, sono molto timida…comunque sono fidanzata da tre anni. Il mio ragazzo si chiama Alessandro e in futuro mi piacerebbe avere una bella famiglia con lui. Cosa ti piace fare nel tempo libero? Nel tempo libero mi piace uscire con le amiche o tenermi in forma facendo attività fisica. Poi ci so- no giorni in cui sono particolarmente stanca, e allora preferisco stendermi sul letto a leggere un bel libro. Ti piace il tuo aspetto fisico? E come ti curi? No, non molto... Ho molti difetti, anche se i miei amici continuano a ripetermi che sono una bella ragazza. Cosa odi di te? Il mio sedere! Lo trovo un pò... inadeguato. Ed un'altra cosa che odio è che divento molto scontrosa con tutti, quando mi arrabbio... Cosa ami di te? Caratterialmente amo la mia sincerità, mentre fisicamente mi piace molto il taglio dei miei occhi e soprattutto i miei capelli che curo ogni giorno! Qual è il tuo rapporto con la scuola e lo studio? Diciamo che lo studio non è il mio forte... Ma cerco sempre di impegnarmi al massimo e mettercela tutta, come in ogni cosa che faccio! Pratichi sport? Attualmente no, ma fino a qualche mese fa andavo in palestra ad allenarmi. Ogni tanto però, durante la settimana, faccio un po’ di jogging. Cosa vorresti fare dopo aver preso il diploma? Mi piacerebbe iscrivermi all'università e continuare nell’ambito biologico. Mi piace molto la biologia e vorrei proseguire gli studi in tal senso anche dopo essermi diplomata. Quali sono i valori fondamentali della tua vita? La famiglia al primo posto, poi il mio ragazzo e per ultimi, ma non meno importanti, i miei migliori amici, senza i quali non sarei mai riuscita ad andare avanti in situazioni difficili... Luca Caldato (4°G Chi.) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 21 Facce da copertina…? Nome e Cognome: Luca Calisi Età: 17 anni Classe: 4°G Chi. Puoi descrivere il tuo carattere in due parole? Penso di essere simpatico, molto testardo, spesso orgoglioso ma sempre disponibile per le persone a me care. Qual è il tuo rapporto con le ragazze? Ho un ottimo rapporto con le ragazze! Mi piace però essere cercato piuttosto che cercare, in modo da capire se c'è realmente un interesse da parte loro. Cosa ti piace fare nel tempo libero? Nel tempo libero solitamente esco con gli amici e cerco di frequentare sempre posti e persone nuove, proprio perché odio passare pomeriggi monotoni. Ti piace il tuo aspetto fisico? E come ti curi? Sì, sono abbastanza soddisfatto del mio aspetto fisico, soprattutto perché ne ho cura facendo attività fisica e seguendo un'alimentazione abbastanza corretta. Cosa pensi che piaccia alle ragazze di te? Penso che possa piacere il mio carattere: sono molto comprensivo e cerco sempre di venire incontro a tutti, anche se ogni tanto mi rendo conto di risultare pesante su alcune cose. Qual è il tuo rapporto con la scuola e lo studio? Nello studio ho sempre dato il massimo, proprio perché nella vita provo sempre a dare il cento per cento in tutto. Non ho mai avuto problemi con lo studio in quanto sono dell'idea che, a quest'età, una delle cose più importanti da fare sia pensare a costruirsi un futuro. Quali sono i motivi che ti hanno spinto a scegliere l'indirizzo chimico? Già dalle medie ho sempre preferito le materie scientifiche a quelle letterarie poi, il fatto di frequentare un professionale che mi avrebbe preparato fin da subito ad affrontare il mondo del lavoro, mi ha convinto a operare questa scelta. Hai detto che pratichi attività fisica. Quale in particolare? Oltre alla palestra, pratico sport solo con gli amici, come forma di sfogo e di divertimento. Quali sono i valori fondamentali della tua vita? La famiglia sopra di tutto, non meno importanti sono però gli amici, con i quali ho condiviso praticamente tutto e per questo motivo posso considerarli “fratelli” non di sangue ma di scelta. Silvia Sessa e Marika Carnali (3°B P.I ) IL Numero 9 Il perche’: American History X Trama: PERCHE’ cinema Pagina 22 Genere: Drammatico Regia: Tony Kaye Sceneggiatura: David McKenna Attori: Edward Norton, Edward Furlong, Elliot Gould, Jennifer Lien, Avery Brooks, Fairuza Balk, Beverly D'Angelo, Stacy Keach Distribuzione: Medusa Film Paese: USA 1998 Durata: 128 min. In un tema in classe il giovane Formato: Colore Danny tratta argomenti ispirati al 'Mein Kampf' e il preside, Sweeney, per punirlo, lo obbliga a preparare una relazione sul fratello maggiore Derek. Quest'ultimo proprio quel giorno é uscito dal 1999 Premio Oscar Nomination Miglior attore protagonista a Edward Norton 1999 - Saturn Award Nomination Miglior attore protagonista a Edward Norton carcere dopo aver scontato alcuni anni per l'uccisione di due ragazzi 1999 - Chicago Film Critics Association Award neri che gli stavano rubando l'automobile. All’epoca dei fatti, Derek aveva il ruolo di leader in un 1998 - Satellite Award gruppo giovanile neonazista che si riconosceva in Cameron Alexander, proprietario di una casa editrice che promuove libri e gruppi Nomination Miglior attore protagonista a Edward Norton Miglior attore in un film drammatico a Edward Norton Nomination Miglior attrice non protagonista a Beverly D'Angelo Nomination Migliore sceneggiatura originale a David McKenna 1998 - Southeastern Film Critics Association Award Miglior attore protagonista a Edward Norton musicali che inneggiano alla supremazia bianca. Danny, che aspettava con ansia il ritorno del fratello, vuole subito mettersi 'ai suoi ordini' ma non sa che Derek Commento: Che dire di questo film? Semplicemente ben realizzato e stupendo. Ci comunica il suo messaggio attraverso una violenza scioccante, carica di pietà, di amore e odio. Il regista è stato capace, girando intor- in carcere ha riflettuto su se stesso e ha maturato la convinzione di no alla tematica dell'odio razziale, di farci riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni e, soprattutto, sul dolore che esse provocano... voler cambiare vita… Proprio dagli errori più grandi, possono derivare i più importanti insegnamenti. Luca Caldato (4°G Chi.) IL Numero 9 PERCHE’ Pagina 23 SCELTA PER VOI DA Another Brick in the Wall Pink Floyd The Wall è il titolo del progetto più ambizioso e internazionalmente noto della band inglese dei Pink Floyd: ne fanno parte l’album, il tour e il film. L'album è un'opera rock incentrata sulla storia di un personaggio inventato: Pink. Egli, a causa di una serie di traumi psicologici, arriva a costruirsi un “muro" mentale dietro al quale si isola. I disagi infantili che portano Pink a questa scelta drammatica sono: la morte del padre nella seconda guerra mondiale; la madre iperprotettiva; i maestri eccessivamente autoritari; i tradimenti della moglie, in età adulta. L’idea nasce dal bassista del gruppo, Roger Waters, spinto a un’attenta autoanalisi sui fallimenti e i traumi personali che, inesorabilmente, l’hanno condotto ad alzare il muro. Il cosiddetto muro è simbolo dell’incomunicabilità e del sentimento di rottura con i suoi fan, e più generalmente, rappresenta l’esigenza dell’uomo di crearsi una barriera difensiva da ciò che lo circonda, è un muro di protezione ma anche di solitudine. I metaforici “mattoni del muro” corrispondono alle esperienze che provocano malessere nell’uomo. Tutto potrebbe essere riconducibile alla figura dello stesso Waters e dell’amico Syd Barrett, ex membro dei Pink Floyd, devastato dalla droga e dalla depressione. Percorrendo con criticità il suo passato, Pink riscopre quali siano i primi bricks, fondamenta della barriera: ormai adulto è ancora frustrato per la mancanza di suo padre, morto nella battaglia di Anzio, al quale chiede “che cosa mi hai lasciato?” Un altro mattone è a carico della fin troppo presente madre che, con il suo atteggiamento morboso e iperprotettivo, non consente al figlio di svezzarsi né di affermarsi. Lei lo tiene al sicuro “sotto la sua ala”, lo accudisce e lo coccola ma, se pur in modo inconsapevole, lo cresce inculcandogli le sue stesse paranoie. Nel brano Mother, R. Waters impersona il protagonista cantando ‘’Madre, dovrei aver fiducia nel governo?’’ oppure “Pensi che lei vada bene? Mi spezzerà il cuore?’’; e la genitrice, impersonata vocalmente da David Gilmour, lo rassicura dicendo di non piangere e che si occuperà lei di tutto… “Oh, piccolo, naturalmente la mamma ti aiuterà a costruire il muro”. Il brano più famoso dell’album, invece, racconta delle violenze psicologiche e dei soprusi negli anni del dopoguerra inflitti dagli insegnanti sugli allievi. Il loro compito era infatti di schernire i ragazzi mettendone a nudo debolezze e fragilità allo scopo di limitare ogni loro atto di creatività e di libertà personale. Another brick in the wall (parte 2), oltre ad essere una chiara denuncia verso chi esercita tirannicamente il potere, è un urlo di ribellione per rivendicare i diritti fondamentali di ognuno di noi, spesso schiacciati dal sistema dell’omologazione. Questo brano è stato utilizzato come slogan in numerose manifestazioni e lotte sociali per la potenza e l’immediatezza del suo messaggio: We don't need no education We don't need no thought control No dark sarcasm in the classroom Teachers leave them kids alone Hey teacher, leave us kids alone All in all it's just another brick in the wall All in all you're just another brick in the wall Noi non abbiamo bisogno d’istruzione Noi non abbiamo bisogno di controllo del pensiero Di sinistro sarcasmo in classe Insegnanti, lasciate stare i ragazzi Ehi, maestro lascia stare noi ragazzi Dopo tutto è solo un altro mattone nel muro Dopo tutto sei solo un altro mattone nel muro Il protagonista del film, Pink, personaggio in cui ognuno di noi può riconoscersi, è costretto ad affrontare le sue più radicate paure e a riempire gli empty spaces interiori con disperati tentativi di realizzazione personale tipici del sistema consumistico. Non è, infatti, abbastanza forte da anestetizzare il dolore e il sentimento di solitudine che lo caratterizzano sin dall’infanzia e con l’ausilio della droga e del sesso facile, si ritrova rinchiuso in un muro ancora più alto e desolante. Un matrimonio finito: un giorno dopo l'altro, l'amore diventa grigio, l'entusiasmo iniziale sparisce, ma ha bisogno di lei per sfoggiarla con gli amici e per picchiarla il sabato sera. D'altra parte è questo il linguaggio che gli è stato insegnato: sopruso, violenza, la ragione del forte. Solo, si chiede se esista qualcun altro al di là del muro: ora, solo ora, si accorge che la sua solitudine nasce proprio dalla mancanza di AMORE. Con questa consapevolezza diventa una persona nuova e riesce finalmente ad abbattere il muro. I Pink Floyd ci raccontano di come nascano i presupposti per edificare una solida barriera, the wall, ma soprattutto dell’importanza di distruggerla. Nonostante, dunque, i macigni che ognuno di noi porta con sé, é indispensabile lasciar filtrare luce e speranza nel muro per trovare così la forza di abbatterlo. …TEAR DOWN THE WALL! Doriana Costanzo (3°B P.I.) IL Scotti e bruciati PERCHE’ Numero 9 Frappe o Chiacchere Procedimento: Pagina 24 golo al centro con un piccolo taglio. Sulla spianatoia disporre la fari- Questo migliorerà la cottura e auna a montagnola, creando un cra- menterà la fragranza. Friggere in tere nel centro. Versare lo zucche- abbondante olio, non bollente. Coro, il burro ammorbidito, le uova, spargere infine con zucchero a vela buccia di limone grattugiata, la lo. grappa e il sale. Lavorare con la Quanti nomi per un solo dolce! punta delle dita gli ingredienti Le chiacchiere sono preparazioni umidi, amalgamandoli grossola- tipiche del periodo di Carnevale e namente tra loro, incorporare ma- vengono chiamate con nomi diverno a mano la farina setacciata e si a seconda delle regioni di proveaggiungere il succo delle arance. nienza: chiacchiere e lattughe in Ingredienti Lavorare fino a ottenere una mas- Lombardia, cenci e donzelle in sa liscia e omogenea, che pulisca Toscana, frappe e sfrappole in 500 gr di farina il piano di lavoro e sia abbastanza Emilia, cròstoli in Trentino, ga- 30 gr di burro elastica. A questo punto, lasciare lani e gale in Veneto, bugie in 50 gr di zucchero riposare per almeno un’ora (non Piemonte, così come rosoni, lasa- Zucchero a velo qb 2 uova in frigo ma in un luogo fresco) così gne, pampuglie, ecc.. che la pasta si ammorbidisca e si Le chiacchiere o frappe hanno possa poi stendere con più facili- un’antichissima tradizione che Buccia di limone grattugiata tà. Succo di 2/3 arance Stendere la sfoglia con il matta- frictilia, dolci fritti nel grasso di 1 bicchierino di grappa rello o la macchinetta stendipasta maiale che nell'antica Roma ve- 1 cucchiaio di lievito per dolci 1 pizzico di sale Olio per friggere probabilmente risale a quella delle (impostare all’ultimo buco). Lavo- nivano preparati proprio durante rare fino a ottenere una sfoglia il il periodo di Carnevale; questi dolpiù possibile sottile. Con la rotella ci venivano prodotti in gran quandentellata ricavare rettangoli di tità poiché dovevano durare per circa 5×10. Incidere ogni rettan- tutto il periodo della Quaresima. Le chiacchiere sono conosciute con nomi differenti nelle diverse regioni italiane: bugie (Genova, Torino, Asti, Imperia), italianizzazione del ligure böxie cenci o crogetti (Toscana) struffoli (zona Grosseto, Massa Marittima (Toscana)) chiacchiere (Basilicata, Sicilia, Campania, Lazio, Umbria, Puglia, Calabria, a Milano, Sassari e Parma) cróstoli o cróstołi o gròstoi (Ferrara, Rovigo, Vicenza, Treviso, Trentino, Friuli, Venezia Giulia) crostoli o grustal (Ferrara) cunchiell' o qunchiell (Molise) frappe (Roma, Viterbo, Perugia e Ancona) gałàni o sosole (Venezia, Verona, Padova) guanti (Caserta) gròstołi o grostoli (Trento) intrigoni (Reggio Emilia) maraviglias (Sardegna) sfrappe (Marche) e ancora stracci, lasagne, pampuglie, manzole, garrulitas. Possono anche essere coperte da miele, cioccolato e/o zucchero a velo, innaffiate con alchermes