Nella Capitale della buca c`è il genio degli asfalti

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Nella Capitale della buca c`è il genio degli asfalti
il NUOVO di PARMA
26 Aprile 2013
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forse non tutti sanno che
Al Campus lavora un gruppo che gli States ci invidiano
Tra prof e ricercatori sono in sei, che hanno scoperto
come si fa a far durare più a lungo una strada
di Paola Brianti
G
abriele Tebaldi è l’ingegnere più all’avanguardia d’Europa sulle
manutenzioni stradali.
Un parmigiano, e dunque nato e
cresciuto, guarda il caso, in quella
che oggi è la Capitale della buca.
Lui, con il suo ristretto gruppo di
sei cervelli che insegnano e ricercano al Campus di via Langhirano,
si è portato a casa per ben due volte
di fila, unico europeo, l’Emmons
Award, premio dell’Association
Asphalt Pavement Technologists,
costituita da più di 800 membri
provenienti da tutto il mondo. E il
suo riconoscimento è all’incirca il
Nobel per chi si occupa di bitumi.
Mi spiega perché ha vinto?
«Abbiamo trovato un test che
rileva i meccanismi di innesco e
propagazione delle fratture sui materiali, per capire cosa comportano
e come pilotarle».
Il premio lo porta a casa con
il prof Reynaldo Roque dell’Università della Florida. Che rapporti con l’ateneo statunitense?
«È nata dieci anni fa come una
collaborazione, poi si è sviluppato
come cooperative agreement, ossia
uno scambio di studenti tra Università che possono inviarli o riceverli
per svolgere tesi o parte del dottorato. Sono due o tre l’anno, vanno
in Florida e possono rimanere senza pagare le tasse».
Tutte le mattine, per andare al
Campus, percorre la tangenzia-
Nella Capitale della buca
c’è il genio degli asfalti
è Tebaldi, premiato per due volte in Florida dal Gotha delle manutenzioni stradali
il padre di tutto
Montepara: «Siamo il top»
“
Montepara con Tebaldi
I materiali
innovativi ci
sono. Ma le
amministrazioni
puntano al rattoppo
Gabriele Tebaldi
«Nel settore delle manutenzioni stradali siamo i migliori, nessuno
è come noi – spiega il professor Antonio Montepara, che dirige il
gruppo di ricerca – Lo dico perché è veramente così, e il premio lo
dimostra». Lo dice numeri alla mano, visto che il suo gruppo è l’unico in Italia a ricevere ancora, per esempio, finanziamenti dal gruppo Eni, che li ha tolti a tutti gli atenei. «Abbiamo un budget annuo
intorno ai 300mila euro – prosegue – che sono quello che riusciamo
ad attrarre come finanziamento totalmente esterno, non pubblico».
E il suo è anche il primo gruppo in Italia secondo la valutazione
Anvur, l’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della
Ricerca. «Siamo a un altro livello – continua Montepara, anche candidato alle
elezioni per il rettorato di giugno – tanto che un nostro studente che qui consideravamo medio, negli Stati Uniti è finito responsabile di laboratorio. Un passo impensabile per noi, che, ad esclusione del gruppo di ricerca autosufficiente, non abbiamo un euro per comprare i fogli». I “suoi” ragazzi, sono ormai
indispensabili all’America, dove passano sei mesi l’anno per diffondere «le
tecniche che noi ideiamo, ma che in Italia non riusciamo a diffondere e che là
invece ci chiedono di applicare». Con un’amarezza: «Se fossimo il Politecnico
staremmo tutti i giorni sul Sole24Ore, con qualche possibilità in più di entrare
nel circuito divulgativo nazionale e più soldi. E, allo stato attuale, devo constatare che non sempre i progetti finanziati dai privati sono l’eccellenza».
le. Quando entra in buca, pensa
scientifico o da automobilista?
«Penso alla differenza tra ricerca e
realtà, e come sempre, ahimé, quello che ci passa in mezzo sono gli
investimenti».
Potremmo dunque avere strade durevoli?
«I materiali innovativi ci sono,
sono in commercio anche in Italia.
Ma è un problema di soldi. Le amministrazioni pubbliche non sono
in grado di programmare manutenzioni che durino di più ma che al
contempo sono ovviamente più costose. Che è poi lo stesso problema
dell’Università: le capacità ci sono,
ma le stanno soffocando. Per questo la gente scappa all’estero».
Lei no.
«Io posso lavorare, sono tra i
pochi fortunati nelle condizioni di
farlo. Il prof Montepara ci ha creduto, ha allacciato rapporti con la
Florida, attrae finanziamenti. Ma è
una persona singola, manca il sistema che lo supporti».
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