Realizzato nel quadro dell`Iniziativa Comunitaria

Transcript

Realizzato nel quadro dell`Iniziativa Comunitaria
IT-G2-VEN-008
Volume V
Realizzato nel quadro dell’Iniziativa
Comunitaria EQUAL - Azione 3
Cod. IT-S2-MDL 826
Modelli e pratiche di lavoro nei
partenariati di sviluppo OPEN
Modelli e pratiche di lavoro
nei partenariati di sviluppo
OPEN
© 2008 Stampa ed editing
TIPOLITOGRAFIA DON CALABRIA
Via San Zeno in Monte, 23 - 37129 Verona
Tel. 045.80.52.996 - 045.80.52.991
Fax. 045.80.52.963
L’immagine di copertina è stata prodotta dai
ragazzi dell’Istituto Penale per i Minorenni di Treviso
INDICE
1. Introduzione
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2. OPEN: una rete nazionale per l’inclusione socio-lavorativa
degli autori di reato
8
3. Soggetto referente di O.P.E.N.
13
4. Partner C.O.S.: Concrete Opportunità e Servizi
per detenuti ed ex-detenuti
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5. Partner INTRA: Azioni integrate per la transizione al lavoro
di detenuti/ex-detenuti
25
6. Partner LABORIS: Laboratorio per l’orientamento
e l’inserimento sociale
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7. Partner OLTRE LA LINEA D’OMBRA
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8. Partner PEGASO: Processi plurali di rete per l’inclusione dei detenuti
43
9. Partner POTAMOS
50
10. Partner R.J.USC.I.RE.: Riqualificarsi on the Job per riUSCire
in un Inserimento Regolare
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11. Partner SALIS: dalla detenzione all’occupabilità
38
12. Considerazioni conclusive
68
3
Autori del presente volume
Il volume è stato curato da Roberto Gigliotti della Partnership di
Sviluppo “RJUSCIRE” e da Maria Grazia Mastrangelo, coordinatrice
della cordata O.P.E.N., una rete nazionale per l’inclusione sociale e
lavorativa di adulti e minori “sous main de Justice”.
Dedicato a tutti coloro
che hanno vissuto o vivono
un’esperienza di detenzione
e a chi è stato loro vicino
1. INTRODUZIONE
In una società complessa come quella nella quale viviamo parlare di
lavoro vuol dire affrontare una delle tematiche più rilevanti nella vita di
una persona. È indubbio che per ognuno di noi l’attività lavorativa
contribuisce a determinare il nostro status sociale.
Lavorare per vivere è la considerazione più ovvia per la maggioranza delle
persone e nessuno pensa di metterla in discussione. Il lavoro rappresenta
un potente fattore di crescita e di maturazione psicologica e sociale, poiché
contribuisce al superamento di forme di dipendenza dagli altri a favore di
una relazione adulta, connotata da una maggiore autonomia decisionale e
dalla consapevolezza di occupare un ruolo attivo e produttivo.
Risulta, invece, più complicato pensare al lavoro per coloro che privati
della libertà, si trovano all’interno degli istituti penitenziari o scontano una
condanna attraverso una misura alternativa alla detenzione, o escono dal
carcere al termine dell’esecuzione penale. Per loro c’è spazio nel mondo
del lavoro? E se sì, che ruolo occupa nelle loro vite presenti e future?
L’esclusione dall’attività lavorativa rende impossibile, o assai difficile,
una piena integrazione nella società.
C’è, inoltre, il grande interrogativo sul reinserimento sociale una volta
fuori dal carcere, come componente di un più ampio obiettivo.
Infatti, accanto al lavoro, sono indispensabili momenti di inserimento
sociale e relazionale. Altrimenti si rischia di illudersi che far lavorare
una persona possa risolvere qualsiasi problema di inclusione e possa
trasformare la vita di qualcuno dall’oggi al domani.
Sono queste le questioni che le partnership della rete OPEN si sono
poste ed a cui hanno cercato di dare risposte, seppure in maniera
parziale, tenendo conto delle condizioni di partenza, delle opportunità
e dei vincoli dei territori di riferimento delle sperimentazioni di EQUAL.
Tutte le iniziative messe in campo sono nate dalla profonda convinzione
che é necessario garantire l’inserimento lavorativo a pieno titolo anche
a coloro che, per cause diverse, hanno commesso errori, che il fine
ultimo di chi opera nel sociale non é assistere le persone ma esser
garanti della loro piena integrazione sociale ed economica.
L’inclusione socio-economica degli autori di reato, fornisce a chi ha
sbagliato una seconda opportunità e nel contempo garantisce la
collettività dal rischio di recidive.
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2. OPEN: una rete nazionale
per l’inclusione socio-lavorativa
degli autori di reato
• Titolo, codice e logo del progetto
“O.P.E.N. Offenders Pathways to Employment national Network”
IT-S2-MDL-826
• Territorio e contesto di riferimento
Nazionale
• Soggetto referente, dati per contatto
Istituto Don Calabria
Maria Grazia Mastrangelo
Tel. 045.80.33.698 - Cell. 347.35.68.356 - Fax 045.80.14.848
E-mail [email protected]
Web www.reteopen.it
• Presentazione e composizione della cordata
O.P.E.N. nasce nel quadro dell’Iniziativa Comunitaria EQUAL - Azione 3
- Misura 1.1 Occupabilità. È un progetto finanziato dall’Unione Europea
- Fondo Sociale Europeo – e dal Ministero del Lavoro.
O.P.E.N., è composta, complessivamente, da 60 organizzazioni partner
tra cui Enti locali, associazioni e cooperative sociali, associazioni
datoriali, imprese, che nell’ambito dell’Iniziativa Comunitaria EQUAL
hanno costruito accordi di partenariato con i Provveditorati Regionali
dell’Amministrazione Penitenziaria, il Dipartimento di Giustizia Minorile
ed i Centri di Giustizia Minorile. Le attività implementate insistono su
quasi l’intero territorio nazionale e vedono, nel complesso, una
cooperazione transnazionale con almeno 12 degli Stati Membri
dell’Unione Europea. Infatti, se si considerano le reti proprie di ogni
organizzazione partner, il numero dei soggetti coinvolti è molto ampio.
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Le nove Partnership di Sviluppo dell’Azione 2 EQUAL, componenti la
rete, hanno come obiettivo comune lo sviluppo ed il miglioramento,
internamente negli istituti penali ed esternamente nella comunità, di
metodi e sistemi per favorire l’inserimento/reinserimento sociolavorativo per autori di reato sia adulti che minori. Tutte le partnership
sono fortemente persuase che il lavoro in partnership rappresenta
un’ottima opportunità per sviluppare approcci olistici finalizzati
all’inclusione dei destinatari. In questa logica la scelta di OPEN cade su
modalità che uniscono, arricchiscono e producono sinergia tra gli
aspetti sociali e di custodia propri delle pene di detenzione e che
prevedono percorsi di inserimento/reinserimento lavorativo di persone
detenute ed ex-detenute. Per la complessità del processo e la
sensibilità sociale intorno alla tematica, tutte le partnership si
riconoscono nella necessità di diffondere e rendere incisive soluzioni
innovative atte ad eliminare le barriere, che ancora permangono,
all’occupabilità di tali soggetti.
• Finalità del progetto
Le finalità che O.P.E.N. si è proposta attengono al reale sviluppo ed al
miglioramento di metodi e sistemi per favorire l’inserimento/
reinserimento socio-lavorativo per autori di reato sia adulti che minori.
In sostanza le azioni implementate miravano a:
a. promuovere processi di cambiamento culturale nella società civile
nei confronti della detenzione e della post detenzione carceraria,
nell’ottica di una riduzione di approcci di puro controllo sociale ed
elevamento e sviluppo di una cultura della presa in carico e
dell’inclusione sociale;
b. consolidare pratiche di lavoro che si dirigano verso la creazione di
modelli integrati di inclusione socio-lavorativa, fondati su
metodologie di programmazione concertata e sulla valorizzazione/
sviluppo del capitale sociale delle reti per innovare le politiche ed i
dispositivi di Welfare secondo logiche di efficacia ed efficienza.
Questa finalità, può essere declinata nei seguenti obiettivi specifici che
esplicitano con maggior dettaglio la mission di O.P.E.N.:
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1. costruire un network permanente, a livello nazionale, collegato con
altri network a livello europeo, costituita da realtà istituzionali e del
privato/privato sociale che incidono sulla tematica del carcere al fine
di facilitare la permeabilità del sistema penale/giudiziario
all’innovazione nelle prassi di inclusione sociale e nei processi di
rieducazione e di inserimento/reinserimento socio-lavorativo degli
autori di reato.
2. soddisfare e/o indurre la domanda di messa in rete di modelli e
strategie di lotta all’esclusione socio-lavorativa e di elevamento
dell’occupabilità di autori di reato (minori ed adulti), da parte dei
decisori politici e degli stakeholders del mercato del lavoro italiano;
3. contribuire ai processi programmatori (2007-2013) secondo logiche
di integrazione tra politiche (politiche attive del lavoro, politiche
sociali, politiche della giustizia, ecc.);
4. elevare le potenzialità di impatto degli interventi curati e promossi
dalle singole Partnership di Sviluppo coinvolte, anche al fine di
raggiungere una più larga utenza;
5. individuare e costruire strumenti di comunicazione sociale di alta
qualità del messaggio, di forte impatto comunicativo e capaci di
raggiungere target eterogenei, ampi e diffusi.
• Strategie d’azione
Il piano di lavoro della rete O.P.E.N. si è posto l’obiettivo di integrare
sinergicamente le attività condotte dalle nove diverse Partnership di
Sviluppo partecipanti, al fine di:
-
sviluppare, a partire dalle PS, processi di peer review, funzionali a
conferire valore aggiunto alle singole iniziative, superando
l’autoreferenzialità dei risultati fin ad oggi conseguiti ed acquisendo
nuovi punti di riferimento per quelli ancora da conseguire nell’Azione 2;
-
mettere a “sistema” le sperimentazioni e le prassi, dove i diversi
ruoli degli attori della rete costituiscono un valore aggiunto per il
sistema stesso.
-
gestire un sistema coordinato di attività di mainstreaming utili a
capitalizzare gli output e gli outcome generati, sia a livello verticale
che orizzontale.
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Allo scopo di capitalizzare i risultati ed i prodotti delle partnership
partecipanti, gli ambiti di intervento hanno riguardato:
1. la creazione, lo sviluppo e la gestione di un portale web quale centro
risorse/servizi, strumento per la costruzione della rete e
l’allargamento della stessa. Il portale ha funzionato sia come
raccordo dei partenariati che compongono la cordata, valorizzando
le esperienze da questi condotti durante l’Azione 2, sia come
rafforzamento del collegamento con soggetti e reti extra-Equal;
2. l’ideazione, la realizzazione e la distribuzione di un prodotto
multimediale (con format di cortometraggio) ad alto impatto
comunicativo, specificatamente tarato nel messaggio e nei
destinatari;
3. l’implementazione di un tavolo tematico, con sessioni di lavoro
comuni e specifiche tra minori ed adulti autori di reato. Il tavolo, è
stato il primo passo per la costruzione di una rete nazionale
permanente. Si è configurato, quindi nel contempo, come attività
progettuale dell’Azione 3 e come strumento (insieme al sito) di
attivazione ed implementazione della rete stessa;
4. due eventi di diffusione per la capillare disseminazione dei prodotti
e dei risultati.
• Risultati
I risultati che stanno maturando attraverso le attività descritte possono
essere così sintetizzati:
-
accordo di rete sociale/istituzionale nazionale, composta da soggetti
istituzionali, del privato e del privato sociale che incidono in maniera
significativa sulla tematica del carcere e del post - carcere.
Accreditamento della rete a livello nazionale ed europeo;
-
recepimento da parte dei soggetti istituzionali, chiamati ad intervenire
nei processi programmatori, delle prassi di intervento auspicate/
elaborate dalle PS Equal coinvolte nel progetto con il trasferimento
delle innovazioni sui sistemi e sulle politiche “bersaglio”;
-
visibilità delle attività e reti che insistono sul tema carcere (adulti &
minori).
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• Prodotti
I seguenti prodotti hanno lo scopo di garantire la maggior diffusione
possibile delle attività realizzate nell’ambito di quel laboratorio di
sperimentazione rappresentato da EQUAL:
• Strumenti per la raccolta, la sistematizzazione e la condivisione delle
esperienze/prassi realizzate in materia di education e politiche attive
del lavoro rivolte ai soggetti coinvolti nei circuiti penali (adulti e
minori).
• Un cortometraggio, quale strumento di comunicazione sociale,
funzionale a colpire e sensibilizzare target tra loro eterogenei.
• Una piattaforma stabile di confronto, approfondimento, progettualità
di una comunità di pratiche.
• Set di raccomandazione per l’inclusione socio-lavorativa di detenuti
ed ex-detenuti (minori ed adulti).
• Cinque mini guide:
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-
Miniguida: “Le opportunità ed i vantaggi per le imprese
nell’inserimento lavorativo delle persone detenute ed exdetenute” rivolta a imprenditori, consulenti del lavoro,
commercialisti
-
Miniguida “Lavorare dentro e fuori dal carcere”, rivolta a persone
detenute ed ex-detenute
-
Miniguida “Le funzioni di accompagnamento nei percorsi di
inserimento al lavoro delle persone detenute ed ex-detenute”,
rivolta agli operatori ed agli educatori
-
Miniguida “Percorsi e strumenti di inclusione per i minorenni
autori di reato”, rivolta all’intero sistema della Giustizia Minorile,
agli Enti locali, al privato sociale, alle imprese.
3. SOGGETTO REFERENTE DI O.P.E.N.
• Titolo, codice e logo del progetto
Ipotesi di lavoro
IT-S2-MDL-293
Territorio e contesto di riferimento
Nazionale
• Soggetto referente, dati per contatto
Istituto don Calabria
Alessandro Padovani
Tel. 045.80.33.698 - Fax 045.80.14.848
E-mail [email protected]
Web www.giustiziaminorile.it
• Presentazione partnership nazionale
L’iniziativa ha riguardato l’occupabilità di minori e giovani (14-25 anni)
inseriti nel circuito penale minorile, soggetti che risentono delle
condizioni di privazione dovute alla situazione giuridica, che vivono stati
di forte esclusione dovute alle carenze socio-familiari che quasi sempre
sono alla base dei reati commessi, alla condizione di straniero e di
clandestinità. Gli elementi di discriminazione riguardano anche la bassa
scolarità, l’appartenenza a gruppi emarginati e a contesti di illegalità.
Partner del progetto sono:
- L’Istituto Don Calabria, capofila del progetto, emanazione della
Congregazione Poveri Servi della Divina Provvidenza, congregazione
religiosa che opera in tutto il mondo. La sede centrale è a Verona e
l’Istituto gestisce molte attività residenziali e diurne per l’accoglienza,
il recupero, l’educazione e la riabilitazione di detenuti, giovani,
minorenni, disabili, immigrati. In Italia l’Istituto è accreditato come
Ente Nazionale di formazione professionale. La sede promotrice di
questo progetto è il riferimento in Italia per i servizi rivolti ai
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minorenni e ai giovani, in particolare per le attività di contrasto e di
recupero della devianza e della criminalità minorile. La sede specifica,
Comunità San Benedetto, gestisce da molti anni centri residenziali e
centri diurni specializzati nell’inserimento di adolescenti con
provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria Minorile civile e penale.
- Il Dipartimento Giustizia Minorile che è un’articolazione
organizzativa del Ministero della Giustizia deputata alla tutela e alla
protezione giuridica dei minori nonché al trattamento dei giovani che
commettono un reato fra i 14 e i 18 anni.
-
Il CNCA, costituitosi nel 1986, e che oggi conta circa 266
organizzazioni federate, sparse in 15 aree regionali. Le strutture
sono 2.149, tra cui 177 cooperative, centri filtro, centri diurni, centri
studi, laboratori e imprese agricole, progetti di strada, reinserimento
lavorativo, centri di formazione. Risultano operanti 11.925 persone,
di cui 6.570 volontari. I settori d’intervento sono in prevalenza:
tossicodipendenze e minori in difficoltà; in modo rilevante: carcere,
alcolismo, disagio giovanile, disagio psichico, malati di AIDS,
handicap fisico, famiglie a rischio, donne in difficoltà, immigrati,
senza dimora, prostituzione. Per rispondere alle crescenti esigenze
di sviluppo del Terzo Settore, nel corso degli anni ‘90, il CNCA si è
dotato di una struttura operativa, l’Agenzia Nazionale che ha come
finalità: la formazione per gli operatori dell’economia sociale, la
progettazione e gestione di interventi finanziati con risorse regionali,
nazionali e comunitarie, la qualità dei servizi delle organizzazioni
federate, la ricerca, il marketing sociale
-
Il Consorzio nazionale della cooperazione di solidarietà
sociale “Gino Mattarelli” (CGM) che associa 80 consorzi
territoriali, che a loro volta aggregano oltre 1300 cooperative sociali
distribuite in tutta Italia per un fatturato aggregato di circa 500
milioni di Euro all’anno 2.000. Le attività delle cooperative e dei
consorzi soci di CGM riguardano i servizi sociali, sanitari ed educativi
rivolti a anziani, portatori di handicap, minori, tossicodipendenti,
ecc. e l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.
-
La Fondazione Enaip Lombardia, la cui mission è favorire
l’integrazione della persona nel tessuto sociale, attraverso lo
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sviluppo professionale e civile. In quest’ottica opera per: rispondere
ai bisogni professionali delle persone e alle domande di formazione
espresse dai mercati del lavoro locali; supportare la crescita delle
economie territoriali e degli operatori economici locali; sviluppare i
principi della responsabilità e della solidarietà, soprattutto verso chi
è maggiormente esposto ai rischi di svantaggio ed emarginazione;
favorire e partecipare allo sviluppo del terzo settore sostenendo
iniziative di imprenditorialità sociale. È presente in Lombardia con
27 centri, fornendo servizi formativi a circa 20.000 persone all’anno,
la metà dei quali adolescenti.
- Comune di Milano - Assessorato Educazione ed Infanzia Direzione Centrale Educazione - Servizio SEAD: Il Comune di
Milano, Direzione Centrale Educazione, attraverso un proprio
Servizio (SEAD), interviene da molti anni nella fascia del disagio e
della devianza minorile. Organizza, gestisce e partecipa a numerose
attività relative la giustizia minorile sia dentro l’Istituto Penale
Minorile di Milano e sia sul territorio.
- SFERA Servizi Formativi Emiliano Romagnoli Associati è una
società consortile a responsabilità limitata, costituita nel 1996, che
opera sia nel campo della formazione che in quello dei `servizi alla
formazione. I suoi soci sono gli organismi di formazione delle
strutture di rappresentanza datoriale dell’Emilia Romagna. Le
finalità perseguite da Sfera sono: la promozione e la diffusione della
cultura della lifelong learning; - la promozione e la diffusione della
cultura della piccola e media impresa; lo sviluppo della formazione
e l’offerta di servizi avanzati per gli associati; l’assistenza e
consulenza per le imprese ed Enti Pubblici e privati.
• Finalità del progetto
La finalità generale puntava a sviluppare un’azione congiunta dei
diversi attori istituzionali e sociali che intervengono nel processo di
crescita e di inclusione socio-lavorativa dei destinatari. Lo scopo
dell’iniziativa, quindi, si è articolato nelle dimensioni di miglioramento
ed innovazione dei sistemi e delle funzioni dei servizi specifici nell’ottica
dell’inclusione socio-occupazionale, quale elemento strategico e
centrale nella realizzazione di un progetto educativo responsabile,
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autonomo e capace di attivare condizioni di legalità. A livello di modelli,
la finalità ha riguardato principalmente la definizione di percorsi e
pratiche sostenibili, adeguate agli obiettivi e capaci di attivare le risorse
degli attori sociali dei territori, in modo da sviluppare un circuito reale
di integrazione ed inclusione dei giovani interessati. Il progetto aveva
obiettivo prioritario la sperimentazione e/o la valorizzazione di modalità
di intervento e cooperazione fra enti ed organizzazioni pubbliche e
private, al fine di rendere possibile e concreto il re/inserimento del
giovane entrato nel circuito penale all’interno della comunità e del
mercato del lavoro.
• Strategie di azione
Il carattere di innovatività del progetto si colloca a livello di contesto
dove si è cercato di promuovere l’adeguamento del sistema delle
politiche di inclusione socio-lavorativa in relazione alle caratteristiche
dei giovani dell’area penale minorile, a partire dal sistema della
giustizia minorile. Le indicazioni del NAP 2003-2005, le
Raccomandazioni dell’UE in materia di minori sottoposti al sistema
penale e la nuova normativa a supporto dell’inserimento lavorativo
delle “fasce a rischio” ha dato l’input per definire un percorso che va ad
incrementare le opportunità di innovazione delle azioni orientate
all’occupabilità, aumentando gli spazi di collegamento con i servizi socio
educativi e formativi, con i servizi per l’impiego e, in primis, con il
mercato del lavoro. Il principale risultato riguarda, infatti, il
rafforzamento del legame strutturato tra le politiche giudiziarie, sociali
e quelle del lavoro. Relativamente alle finalità ed ai conseguenti agli
obiettivi operativi, il progetto si è sviluppato a partire
dall’individuazione dei punti di criticità del sistema di inclusione sociale
e lavorativo di questi giovani, in modo da attivare le sinergie e
l’integrazione tra le finalità rieducative del sistema della giustizia
minorile e le finalità delle politiche di inclusione e di Welfare.
• Transnazionalità
Il partenariato transnazionale ha coinvolto organizzazioni operanti sia
in stati europei che vantano una consolidata esperienza nel settore, sia
in Paesi di nuova adesione.
I primi sono attualmente orientati ad implementare i modelli comuni ed
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a sviluppare le condizioni di ricerca, di sperimentazione e studio di
nuove prassi (ad es. l’adozione di modelli riparativi in un’ottica di
inclusione). I secondi stanno sviluppando relazioni e sinergie utili
all’implementazione di pratiche attive e codificate, in un’ottica di
scambio e di definizione migliorativa dei temi dell’inclusione e della
tutela dei giovani.
La determinante principale nella scelta dei partner indicati è stata la
volontà di attivare azioni che permettessero il comune arricchimento
sia in termini di contenuti e metodologie sperimentate, sia al livello di
recepimento delle indicazioni e raccomandazioni della UE relative al
target specifico.
Le attività dei due accordi di cooperazione transnazionali sottoscritti
riguardavano:
1. Ricerca e scambio delle buone prassi.
2. Studio dell’impatto sociale dei percorsi e modelli di inclusione
adottati
3. Individuazione e replica delle iniziative di sensibilizzazione realizzate
con successo.
4. Collaborazione alla formazione, scambi a livello di esperti ed
operatori.
Le Cooperazioni attivate dalla partnership di sviluppo Ipotesi di Lavoro
sono state le seguenti:
-
Accordo “New Horizons”, codice 3855, Paesi coinvolti: Italia,
Estonia, Finlandia, Olanda, Francia, Inghilterra, Polonia;
-
Accordo “S.O.L.E.”, codice 4677, Paesi coinvolti: Italia e Spagna.
• Prodotti
I prodotti realizzati da ciascun partner, secondo il principio della
partecipazione attiva, sono i seguenti:
-
“Report sulla Giustizia Minorile” - Dipartimento Giustizia Minorile.
-
“Analisi e ricerca – le questioni prioritarie: descrizione dei dispositivi
di indirizzo politico e normativo comunitari, nazionali, regionali
afferenti agli ambiti di intervento progettuali” - Istituto don Calabria.
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-
Ricognizione ed analisi delle esperienze significative rivolte alle
questioni prioritarie afferenti agli ambiti di intervento progettuali Istituto don Calabria.
-
“L’intenzionalità educativa nella documentazione nazionale e
regionale in tema di politiche ed interventi per la tutela dell’infanzia
e dell’adolescenza” - Coordinamento Nazionale Comunità di
Accoglienza.
-
“Diritto-Dovere all’Istruzione e alla Formazione” - Fondazione ENAIP
Lombardia.
-
“La documentazione nazionale e regionale in materia di lavoro nel
quadro del sostegno all’inserimento lavorativo di giovani minori in
età lavorativa” – Consorzio nazionale per la Cooperazione di
Solidarietà Sociale Gino Matterelli.
• Work practice: il modello emergente
Il modello strategico è basato innanzitutto su un partenariato nazionale
molto ampio al quale aderiscono le principali organizzazioni nazionali
che operano nel settore della giustizia minorile e in quei settori inerenti
le tematiche progettuali. La compagine ha permesso una diffusione
capillare dei risultati in più settori ed un effetto moltiplicatore in virtù
dei numerosi accordi preesistenti, conclusi dai singoli membri della
partnership, ed i nuovi attivati. Lo stesso coinvolgimento attivo del
Dipartimento di Giustizia Minorile ha posto le premesse per il
recepimento dei modelli sperimentati in un’ottica di mainstreaming
verticale.
Relativamente a finalità ed obiettivi, il progetto si è sviluppato
attraverso una specifica ricognizione territoriale dei bisogni e delle
urgenze dei 10 Centri di Giustizia Minorile coinvolti, per rispondere a
tali bisogni in modo realistico e qualitativamente produttivo. Il progetto
è stato caratterizzato dalla presenza di diverse tipologie di beneficiari
poiché le azioni hanno agito su soggetti, contesti, sistemi centrali e
locali. Nello specifico: fi Ragazzi e ragazze, dai 14 ai 25 anni, inseriti nel
circuito penale minorile, interno ed esterno, che vivono nelle zone di
sperimentazione indicate o che si trovano nelle stesse in stato di
detenzione; fi Istituzioni ed Enti locali: il progetto ha sollecitato le
Istituzioni competenti e le aziende, alle quali si richiede di mettere in
18
atto Patti per il lavoro e sociali votati all’inclusione dei giovani; fi
Sistema dei servizi sociali, pubblici e privati: il progetto ha coinvolto
vari operatori affinché adottino strategie di rete e strumenti innovativi.
Per l’elaborazione dei Piani Operativi territoriali e per le ricognizioni
sono state inoltre attivate una serie di reti di soggetti, istituzionali e
non, che hanno e stanno collaborando col progetto. Anche in termini di
processo, l’intervento adotta nuove metodologie di approccio a utenze
specifiche (minore straniero, soggetti con disturbi psichiatrici) ed
affronta il problema della continuità tra degli interventi tra penale
interno (detenzione) e penale esterno. Ulteriore elemento garante la
continuità delle azioni attivate è dato dalla capacità dei partner di aver
creato, attraverso piani operativi territoriali, sinergie e
complementarità con iniziative già attive nei territori, finanziate sia con
fondi regionali che da altre tipologie. Facendo leva sul principio della
“Responsabilità Sociale di Impresa”, la PS ha ottenuto il supporto
finanziario di alcuni Enti per proseguire le azioni di inserimento sociolavorativo a favore dei beneficiari finali. Il modello emergente dalle
sperimentazioni realizzate con il progetto Ipotesi di Lavoro e, dunque,
il suo carattere innovativo, risiede inoltre nelle azioni di capacity
strengthening volte a favorire il collegamento tra i servizi socioeducativi e formativi, coi vari servizi per l’impiego ed con il mercato del
lavoro. Il risultato ottenuto é stato infatti un rafforzato legame fra le
politiche giudiziarie, sociali e del lavoro.
Da un punto di vista operativo, l’accompagnamento dei minori in
processi di inserimento socio-lavorativo non può avere come priorità il
lavoro. È necessario prevedere per i minori la conclusione degli studi ed
il conseguimento di una qualifica professionale attraverso Percorsi
Educativi Individualizzati (PEI), attuando così il diritto/dovere alla
formazione previsto dalla legge n° 53/2003. Il reinserimento sociale
deve avvenire attraverso un’azione educativa/formativa mirata ad una
professionalizzazione. L’ingresso nel mondo del lavoro può essere
funzionale all’acquisizione delle abilità relazionali e sociali, della
responsabilizzazione, ma non può essere una priorità. A questo aspetto
va aggiunto un intervento di ricongiungimento familiare, dove sia
possibile, o di creazione di una nuova rete familiare in una nuova
famiglia o in una struttura apposita.
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4. PARTNER C.O.S.: Concrete Opportunità
e Servizi per detenuti ed ex-detenuti
• Titolo, codice e logo del progetto
C.O.S. - Concrete Opportunità e Servizi per detenuti ed ex-detenuti
IT-G2-CAM-118
• Territorio e contesto di riferimento
Campania
• Soggetto referente, dati per contatto
E.N.O.F. - Ente Nazionale Orientamento e Formazione
Felice Masone
Tel. 081.28.80.88 - Cell. 335.52.10.506 - Fax 081.28.27.04
E-mail [email protected]
Web www.equalcos.it
• Presentazione partnership geografica
La partnership è composta da:
- E.N.O.F.: soggetto referente con la responsabilità di indirizzo e di
gestione della PS che si occuperà di tutte le attività previste nel
progetto.
- C.O.P.I.M.: partner di sviluppo che si occuperà dell’implementazione del sito web e della Rilevazione fabbisogni ed analisi del
disagio.
- ASSOCIAZIONE LA MANSARDA: partner di sviluppo che si
occuperà della Rilevazione fabbisogni ed analisi del disagio e delle
attività di sensibilizzazione.
- IN SERVICE: partner di sviluppo che si occuperà
dell’organizzazione delle attività di sensibilizzazione, accompagnamento alla formazione ed al lavoro.
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• Finalità del progetto
Attraverso le attività realizzate con il progetto, si attendono effetti positivi
sia sulle persone che sui contesti: in particolare, un miglioramento della
qualità della vita dei beneficiari e della loro condizione sociale e lavorativa
nonché la diffusione di una nuova sensibilità e di un nuovo modo di
affrontare l’annoso problema detenzione/lavoro/inserimento in società Le
attività, naturalmente, sono state differenziate a seconda dei destinatari,
vale a dire in base al fatto che si trattasse di ex detenuti, detenuti
all’ultimo anno di pena, detenuti in esecuzione penale più lunga, nella
convinzione che non è assolutamente possibile standardizzare dei
percorsi ma è alquanto necessario diversificarli per garantire quella
personalizzazione e flessibilizzazione, che rappresentano uno dei principi
cardini sui quali si fonda il progetto.
• Strategie di azione
Il progetto ha inteso, quindi, intervenire sulla diffidenza degli
imprenditori ed operatori del sistema produttivo che non favorisce
l’instaurarsi di rapporti stabili tra le imprese e le amministrazioni
penitenziarie; sull’informazione degli imprenditori, che non risultano a
conoscenza delle opportunità fiscali e contributive riconosciute; infine,
sull’offerta formativa che non pare rispondere alle concrete esigenze
dei beneficiari.
Il carattere innovativo del progetto si è dispiegato proprio attraverso la
scelta di una formazione individualizzata dei beneficiari dell’intervento.
Essa si è articolata con lezioni in aula e stage in aziende, in modo da
favorire il match domanda/offerta.
È stata, inoltre, favorita l’autoimprenditorialità, attraverso la creazione
di cooperative all’interno del carcere per quelle attività lavorative che si
possono essere realizzate direttamente in quel contesto.
Il progetto si è sviluppato tramite una forte attività di promozione
presso le imprese, attraverso il coinvolgimento attivo delle Pubbliche
amministrazioni locali, con lo sviluppo di attività informative in merito
ai vantaggi fiscali e contributivi previsti dalle normative vigenti.
Parallelamente sono state rilevate le effettive e concrete offerte di
lavoro per ex detenuti e detenuti che stanno scontando l’ultimo anno di
pena, offrendo, così, un ventaglio di opportunità sul quale si svilupperà
l’offerta formativa.
21
• Transnazionalità
Progetto Transnazionale “ DAIDALOS”
Il partenariato transnazionale si è posto l’obiettivo di creare una rete di
rapporti tra soggetti dalle finalità comuni (contribuire all’inserimento
nel mondo del lavoro di soggetti in situazione di svantaggio) e dalle
esperienze diverse ma condivisibili. Le attività realizzate in questo
Accondo di Cooperazione Transnazionale sono state lo scambio di
informazioni e di esperienze, l’adozione e la condivisione di nuovi
approcci, la creazione di prodotti transnazionali quali una pubblicazione
contenente la comparazione delle iniziative condotte nei diversi Paesi e
la razionalizzazione dell’esperienza effettuata in ambito transnazionale
nonché un sito web. La realizzazione delle attività transnazionali ha
consentito di qualificare maggiormente le azioni svolte nell’ambito di
una determinata fase del progetto nazionale e, soprattutto e di fornire
valore aggiunto all’intera iniziativa, attraverso l’identificazione e
strutturazione di modelli condivisi per lo scambio di buone prassi.
Il partenariato DAIDALOS ha sfruttato la diversità delle singole attività
di ogni PS per integrare l’esperienza e la pratica di ogni singola regione
in merito al tentativo di ovviare l’esclusione sociale e/o qualsiasi forma
di discriminazione nel mercato del lavoro europeo.
Le attività dell’ACT si sono focalizzate su alcune linee di azione
tematica:
- Francia LOTU FR-AQU-2004-42614. Rapporti tra i datori di lavoro
e il carcere (durante la detenzione). Modelli di tutoraggio per
l’integrazione nel mondo del lavoro. Strategie di integrazione
sociale.
- Spagna LAMEGI ES-ES20040229. Scambio di singole esperienze
lavorative per i beneficiari.
Modello di sviluppo di responsabilità sociale. Confronto con Agenda
21.
- Italia COS IT-IT-G2-CAM-118. Modello di sostenibilità finanziaria
e materiale; nuove possibilità per l’accoglienza e l’inserimento nel
mondo del lavoro.
- Polonia NEW WAY FOR EX-OFFENDERS PL-24. Terapie contro la
dipendenza da alcool e droghe dentro e fuori il carcere
22
- Italia PEGASO IT-IT-G2-EMI-020. Centri pubblici per l’impiego.
Sviluppo in rete del contratto sociale e delle clausole sociali. La
filiera del reinserimento lavorativo, impresa sociale e cooperazione,
rete dei servizi pubblici/privati al lavoro. Network tematici
transnazionali.
- Slovacchia EDUKOS SK-64. Possibilità di creare posti di lavoro a
livello comunale per le persone socialmente inabili attraverso la
creazione di società comunali.
• Prodotti
Sito del progetto EQUAL C.O.S. www.equalcos.it
DVD - Conferenza di presentazione del progetto del giorno 03/08/2006
c/o la C.C.F. di Pozzuoli, realizzata dall’emittente Canale 21
DVD - Interviste operatori di progetto c/o la C.C.F. di Pozzuoli e c/o
l’Istituto Penitenziario di Lauro, realizzate dall’emittente Canale 21
DVD - Montaggio interviste per l’Evento “Donne di Marzo” promosso
dall’Assessorato alle Pari Opportunità della Regione Campania
Cassetta video - Servizio Speciale mandato in onda il giorno
29/12/2006 dall’emittente Canale 21, realizzato dalla Dott. ssa
Bencivenga Veronica
Cassetta video - Interviste operatori di progetto realizzate il giorno
04/12/2006 dal Dott. Petino Per Paolo per l’emittente Canale 21
Cassetta video - Interviste operatori di progetto realizzate
dall’emittente RAI 3
• Work practice: il modello emergente
La PS di Progetto, con il Provveditorato Regionale Amministrazione
Penitenziaria della Campania ha sottoscritto un Protocollo di Intesa nel
mese di settembre 2006 al fine di realizzare congiuntamente e
cooperare nella realizzazione delle fasi del progetto riguardanti
l’Orientamento, la Formazione e l’Accompagnamento dei soggetti
beneficiari del progetto ristretti e/o in misura alternativa.
Successivamente, la PS di progetto, con il Provveditorato Regionale
Amministrazione Penitenziaria della Campania, la Casa Circondariale
Femminile di Pozzuoli e la Caritas Diocesana di Pozzuoli, sulla scorta di
un lavoro congiunto e di una cooperazione attiva fin dall’inizio
23
dell’iniziativa progettuale, ha sottoscritto, in data 30/10/07, un
Protocollo di Intesa con la finalità di proseguire tale fattiva
collaborazione ed organizzare, nella diversità e specificità dei ruoli e
delle funzioni, percorsi personalizzati di accompagnamento al lavoro
finalizzati all’integrazione socio-lavorativa dei soggetti beneficiari del
progetto. Il risultato di tale Protocollo è rappresentato dalla
realizzazione di n. 4 percorsi individuali di accompagnamento al lavoro
a beneficio di allieve ristrette c/o la C.C.F. di Pozzuoli che, nella qualità
di Operatrici Socio Assistenziali, hanno svolto con successo attività
relative al profilo professionale c/o soggetti privati individuati dalla
Caritas Diocesana di Pozzuoli.
24
5. PARTNER INTRA:
Azioni integrate per la transizione al lavoro
di detenuti/ex detenuti
• Titolo, codice e logo del progetto
INTRA - “Azioni integrate per la transizione al lavoro di detenuti/ex
detenuti”
IT G2 ABR 084
• Territorio e contesto di riferimento
Abruzzo
• Soggetto referente, dati per contatto
IAL CISL ABRUZZO
LUCA BARBERO
Tel. 085.43.21.62.07 - Fax 085.43.21.62.11
E-mail [email protected]
Web www.equalintra.org
• Presentazione partnership geografica
Le organizzazioni che, attraverso la costituzione di una Partnership di
Sviluppo, si sono impegnate a condividere le loro conoscenze e a
lavorare insieme per la realizzazione del progetto “ INTRA” sono:
-
IAL CISL Abruzzo: l’Istituto Addestramento Lavoratori è l’Ente della
CISL Abruzzo per la formazione professionale, culturale e sociale dei
lavoratori. In linea con i propri fini statutari, lo IAL progetta e coordina
percorsi integrati di orientamento, formazione ed assistenza
all’inserimento lavorativo/creazione d’impresa, finalizzati a favorire
l’accesso al mondo del lavoro dei giovani e delle categorie
svantaggiate e a rafforzare le competenze professionali dei lavoratori.
-
PRAP Abruzzo e Molise: i Provveditorati regionali sono organi
decentrati del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. Essi
25
operano nel settore degli istituti e servizi per adulti, sulla base di
programmi, indirizzi e direttive disposti dal Dipartimento stesso in
materia di personale, organizzazione dei servizi e degli istituti,
detenuti ed internati, e nei rapporti con gli enti locali, le regioni ed
il Servizio sanitario nazionale, nell’ambito delle rispettive
circoscrizioni regionali.
-
Province di Chieti, dell’Aquila e di Teramo: le Amministrazioni
Provinciali hanno ottenuto dallo Stato, negli ultimi anni, numerose
competenze in materia di Politiche Attive del Lavoro. I Servizi per
l’Impiego, che da esse dipendono, offrono servizi di informazione,
accoglienza, preselezione, orientamento e collocamento mirato per
soddisfare le esigenze dei lavoratori e delle imprese. Presso i Centri
per l’Impiego sono attive unità che agiscono con particolare
riferimento su utenti svantaggiati (SILUS), quali i soggetti detenuti.
-
C.E.F.A.L.: il Consorzio Europeo per la Formazione e
l’Addestramento dei Lavoratori è un organismo senza scopo di lucro,
fondato dal Movimento Cristiano Lavoratori di Bologna.
-
ANCE Abruzzo: l’Associazione Nazionale Costruttori Edili Abruzzesi
è la sezione abruzzese dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili.
ANCE ha stabilito una forte collaborazione con l’Amministrazione
Penitenziaria per la realizzazione di attività formative e di
inserimento lavorativo a favore della popolazione detenuta.
-
CONFCOOPERATIVE Abruzzo: la Confederazione Cooperative
Italiane - Unione Regionale d’Abruzzo, Associazione fra Imprese
Cooperative, ha sviluppato esperienze innovative nella realizzazione
di interventi di inclusione lavorativa di soggetti svantaggiati, in
ragione delle particolari condizioni di flessibilità organizzativa e
fiscale delle strutture associate.
La partnership di progetto ha quindi strutturato, attraverso un
protocollo di rete, una collaborazione operativa con i principali soggetti
che, nei territori delle province di Chieti, L’Aquila e Teramo, operano a
favore di detenuti ed ex detenuti. Tale rete ha assicurato un’ampia
partecipazione alle attività del progetto ed ha promosso il
consolidamento delle esperienze positive realizzate attraverso di esso.
26
• Finalità del progetto
Il progetto ha visto la realizzazione di un insieme di azioni che miravano
ad integrare i servizi offerti dai differenti attori, a vario titolo attivi a
favore dell’utenza target, fornendo loro metodologie e strumenti di
supporto ad attività congiunte di programmazione, gestione e
valutazione. È stato, pertanto, promosso un collegamento stabile tra il
Sistema Penitenziario ed il Sistema della Formazione e del Lavoro,
creando accordi tra imprese e attori locali e sinergie di rete che hanno
favorito il realizzarsi di Politiche Attive del Lavoro realmente finalizzate
all’integrazione dei soggetti in stato di detenzione.
• Strategie di azione
Le prime azioni di progetto, di carattere preparatorio, prevedevano la
raccolta e l’analisi di informazioni relative, da un lato, all’offerta locale
di servizi per l’inserimento socio-lavorativo della popolazione detenuta,
dall’altro, alle buone prassi di intervento, a livello regionale, nazionale
e comunitario. I risultati di tali attività di ricerca e la loro condivisione
nei territori su cui si svolge l’intervento, sono stati funzionali a definire,
attraverso la partecipazione attiva dei soggetti della rete allargata di
progetto, un modello di intervento - ovvero metodologie e strumenti
per l’inserimento lavorativo e sociale dei detenuti - coerente e
sostenibile a livello locale. Sulla base del modello d’intervento definito,
si sono sviluppate, successivamente, azioni di carattere sperimentale.
Tali azioni sono state verificate, in ogni territorio sede del progetto,
attraverso lo strumento dei Tavoli Provinciali (luogo decisionale degli
attori locali), sono state identificate e condivise le priorità di intervento
e, sulla base di queste, programmati, monitorati e valutati gli interventi
di orientamento, formazione ed accompagnamento al lavoro che hanno
costituito l’oggetto di sperimentazione del progetto. I servizi
sperimentali erano rivolti a soggetti in stato di detenzione presso gli
Istituti di Pena presenti nelle province di Chieti, L’Aquila e Teramo e ad
ex detenuti. Per tutto il corso del progetto, in corrispondenza della
disponibilità dei risultati delle principali attività previste, sono state
attivate le più opportune forme di informazione e di sensibilizzazione
dell’utenza, degli operatori dei servizi coinvolti e della cittadinanza. In
considerazione della forte connotazione sperimentale del progetto, tali
attività hanno consentito un ampio coinvolgimento sulle tematiche
27
chiave del progetto ed il trasferimento delle prassi e degli strumenti di
intervento sviluppati.
• Transnazionalità
Progetto Transnazionale PRIMA
PRIMA (Policies and strategies for PRIson MAnagement) è il progetto
transnazionale realizzato da sei Partnership di Sviluppo europee, fra cui
quella di INTRA, ciascuna impegnata, nel proprio Paese, nella
realizzazione di un progetto finalizzato a promuovere l’occupabilità di
soggetti detenuti ed ex detenuti. Esso si sviluppa in parallelo al
progetto INTRA e costituisce un qualificato contesto per lo scambio di
esperienze e lo sviluppo di strumenti di intervento comuni con
riferimento a tematiche strategiche quali il cambiamento organizzativo
all’interno del Sistema Penitenziario, la formazione ed il lavoro in
carcere.
Portogallo, PGISP - Projecto Gerir para Inovar os Serviços Prisionais,
Direcção-Geral dos Serviços Prisionais
Germania, IMBIS - Innovative marktkonforme berufliche Qualifizierung
im Strafvollzug, Niedersächsisches Justizministerium
Spagna, PROEXIT - Plataforma de Orientación y Transición al Empleo,
Generalidad de Cataluña - Centro de Iniciativas para la REinserción
Francia, Choix de vie et liberte d’action apres l’incarceration, Gestion
d’Etablissements Pénitentiaires et de Services Auxiliaires
Italia, INTRA - Azioni integrate per la transizione al lavoro di
detenuti/ex detenuti, IAL CISL ABRUZZO
Lussemburgo, Reinsertion economique et sociale par l’education et le
travail de detenus, Centre Penitentiaire de Givenich
• Prodotti
Al fine di giungere alla definizione di un modello di intervento adeguato
per il contesto del progetto, nell’ambito di INTRA sono state realizzate
alcune attività di ricerca. Gli esiti di tali attività sono riassunti in tre
rapporti di ricerca relativi a: i servizi e le reti per l’occupabilità dei
soggetti detenuti/ex detenuti presenti sul territorio abruzzese; le buone
prassi in ambito locale, nazionale ed europeo nella erogazione di servizi
per l’occupabilità di detenuti ed ex detenuti; il processo partecipato per
la definizione di un modello d’intervento a livello locale.
28
I principali prodotti del progetto sono rappresentati da:
-
documentazione metodologica, relativa agli elementi di un sistema
locale di soggetti che operano in rete per programmare ed erogare
servizi mirati a sviluppare l’occupabilità negli autori di reato. I
prodotti sono: un documento metodologico di base (“Modello
d’intervento”) e delle guide procedurali alla predisposizione ed
erogazione di servizi di informazione e orientamento, formazione
professionalizzante, supporto all’inserimento lavorativo;
-
Strumenti di lavoro, previsti nell’ambito della documentazione
metodologica. I prodotti sono: una raccolta di strumenti operativi
per gli operatori (“Guida Operatori”) e la documentazione che
regolamenta gli organismi della rete (protocollo di rete, regolamento
dei “Tavoli Carcere e Territorio”, v. § “Work Practice”);
-
Rapporti di valutazione intermedi e finali sul progetto.
• Work practice: il modello emergente
INTRA ha inteso promuovere l’occupabilità dei soggetti autori di reato
agendo sul sistema degli attori, pubblici e privati, che a vario titolo sono
impegnati a favore del loro reinserimento lavorativo e sociale. Il
progetto ha pertanto portato alla definizione e alla sperimentazione di
un modello che consente a tali attori di operare in rete fra di loro,
potendo beneficiare di nuovi “strumenti” di partecipazione e di
intervento a favore degli utenti.
Il modello, definito e implementato in forma sperimentale con il
progetto, consente di delineare uno scenario all’interno del quale
diversi organismi, a vario titolo operanti a favore dell’utenza target,
sono in grado di far convergere le proprie “missioni” ed i propri
obiettivi “di servizio” al fine di offrire all’utente una filiera di servizi
integrati e coerenti. Lo scambio di conoscenze ed esperienze fra le
organizzazioni che collaborano, ne accresce efficacia ed efficienza
operativa, a favore dell’utente e della comunità che le esprime. In
questo scenario, la “presa in carico” dell’utente da parte di una
specifica organizzazione è in grado di attivare l’intera rete di
organismi a cui questa partecipa. Il concorso coerente di più attori sul
problema riduce errori, duplicazioni e costi, massimizzando le chance
di successo.
29
Il modello ha il suo fulcro proprio nella partecipazione degli attori alle
politiche a favore dell’utenza. In ciascuno dei territori delle province
partner è stato attivato un “Tavolo Provinciale Carcere-Territorio”,
1
che riunisce i principali attori locali. Tale forma associativa, che
durante il progetto è stata impegnata nella programmazione delle
attività sperimentali, rimane, oltre il termine del progetto, come
strumento di politica attiva delle Amministrazioni Provinciali partner, i
soggetti responsabili del loro coordinamento. Essa costituisce il “luogo”
della concertazione sulle politiche e gli interventi finalizzati
all’occupabilità degli soggetti autori di reato. La sua attivazione è
sancita da un accordo fra le organizzazioni partner (accordo di rete) e
le sue modalità operative sono definite in un apposito regolamento. I
“Tavoli” si incontrano con cadenza periodica, sulla base di eventi che
interessano le politiche del lavoro (es. programmazione, progettazione
interventi): il risultato di tali incontri è rappresentato sia da
“raccomandazioni” per il programmatore, sia dalla definizione di attività
per il supporto operativo agli interventi a favore dell’utenza che si
realizzano sul territorio.
Un elemento fondamentale del modello d’intervento è costituito dalla
possibilità, per gli operatori dei diversi servizi impegnati nella
programmazione e realizzazione di interventi per l’occupabilità, di
disporre di un “repertorio” condiviso di approcci metodologici,
procedure e strumenti di lavoro. Nel corso del progetto, accanto allo
sviluppo di strumenti per il lavoro di rete (v. sopraccitato regolamento
dei “Tavoli Carcere & Territorio”, sono state sviluppate e applicate guide
procedurali e strumenti operativi per la preparazione, l’erogazione ed il
controllo delle principali tipologie di servizi negli ambiti: a)
informazione e orientamento; b) formazione professionalizzante; c)
supporto all’inserimento lavorativo.
1 I “Tavoli Provinciali Carcere & Territorio” sono costituiti da: Amministrazione
Penitenziaria (che interviene attraverso le Direzioni degli Istituti Penitenziari),
Amministrazioni Provinciali (che intervengono attraverso i Centri per l’Impiego), le
Amministrazioni Comunali ove hanno sede gli Istituti Penitenziari, Associazioni datoriali
(A.N.C.E e Confcooperative Abruzzo), Agenzie Formative (IAL CISL Abruzzo, CEFAL
Bologna). Nel corso della sua attività, il “Tavolo” può essere ampliato in ragione delle
necessità di coinvolgimento di significativi attori presenti a livello locale.
30
Un’articolazione altrettanto nodale per il modello è rappresentata dallo
stabilirsi di una di comunità di pratica fra gli operatori coinvolti
nella erogazione dei servizi per l’occupabilità. Lo sviluppo di tale
comunità è fortemente connesso alla realizzazione di eventi di
animazione che, con cadenza periodica, coinvolgano attivamente
l’insieme degli operatori (es. incontri formativi su tematiche di
interesse comune; workgroup per l’analisi ed il miglioramento delle
procedure e degli strumenti di lavoro comuni) e favoriscano il confronto
anche oltre le occasioni di incontro in presenza (es. attraverso la
disponibilità di un luogo di discussione – forum – su Internet).
Nel corso del progetto tutte le componenti del modello sono state
“concettualizzate” ed implementate, ovviamente in forma
sperimentale. Gli attori chiave di tale processo sperimentale sono
rappresentati dalle stesse organizzazioni, dagli operatori ed dai
beneficiari per il quale il modello è stato sviluppato (gli stakeholders di
progetto).
Pur non disponendo ancora degli esiti definitivi dei monitoraggi
realizzati relativamente alle attività di progetto, vi è ampia
soddisfazione fra gli attori circa i risultati già concretamente raggiunti
durante le attività di “modellizzazione” e “sperimentazione”. In
considerazione di tali risultati, le Amministrazioni partner del progetto
(Amministrazione Penitenziaria, Amministrazione Provinciale di Chieti,
L’Aquila, Teramo) hanno espresso la volontà di stabilizzare e “portare a
sistema” gli elementi chiave del modello, sia attraverso la prosecuzione
dell’impegno al loro sviluppo anche oltre il termine del progetto, sia
attraverso il loro recepimento in termini normativi.
31
6. PARTNER LABORIS:
Laboratorio per l’orientamento
e l’inserimento sociale
• Titolo, codice e logo del progetto
Laboris: Laboratorio per l’orientamento e l’inserimento sociale
IT-G2-SAR-040
• Territorio e contesto di riferimento
Provincia di Cagliari
• Soggetto referente, dati per contatto
S.O.S. Srl
Servizi alla Occupazione e allo Sviluppo
Monica Melis
Tel. 070673042 – Cell. 3281263742 - Fax 0706403843
E-mail [email protected]
Web www.laboris.it
• Presentazione partnership geografica
La partnership nazionale è composta da:
-
S.O.S. Servizi alla Occupazione e allo Sviluppo S.r.l.: soggetto
referente della PS, è responsabile del coordinamento della PS e della
partenariato transnazionale, gestisce le fasi di autovalutazione e
monitoraggio delle azioni realizzate. Inoltre si occupa della gestione
diretta delle fasi connesse alla creazione e al consolidamento
d’impresa.
-
Associazione Cooperazione e Confronto: gestisce gli ambiti
relativi all’orientamento professionale e all’accompagnamento
psicopedagogico dell’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati
e di tutta quella parte connessa alla promozione e sensibilizzazione
della società civile, delle imprese e degli operatori sociali. È
32
responsabile delle attività correlate a tali ambiti d’intervento:
percorsi di orientamento e bilancio di competenze individuali e di
gruppo all’interno e all’esterno degli istituti di pena,
accompagnamento psicopedagico all’inserimento lavorativo,
incontri, seminari e ricerche sulle tematiche dell’inserimento sociale
e lavorativo di soggetti sottoposti a misura penale.
-
APISARDA - Associazione Piccole e Medie Industrie della
Sardegna
Funge da raccordo e collegamento tra i destinatari delle attività
promosse e le aziende che operano nel territorio di riferimento e di
attuazione del progetto. Il suo contributo riguarda la mappatura
delle imprese operanti nel territorio e il fabbisogno delle figure
professionali, l’implementazione di un sistema dinamico per
l’incrocio tra domanda ed offerta. Inoltre si occupa della
sensibilizzazione delle imprese sulle tematiche connesse alle
difficoltà di inserimento lavorativo e dell’assistenza tecnica alle
stesse imprese per l’elaborazione di forme di bilancio sociale volte
ad aumentarne il senso di responsabilità sociale.
-
ISFORAPI, Istituto di Formazione dell’APISARDA
È responsabile della formazione professionale; attiva e realizza i
corsi di formazione professionale mirati alla formazione dei soggetti
sottoposti a provvedimenti penali, per l’acquisizione di quelle
competenze atte a formare figure professionali in base ai fabbisogni
delle imprese. Inoltre si occupa dell’inserimento lavorativo
svolgendo un delicato ruolo di facilitatore tra i soggetti beneficiari e
il mondo imprenditoriale.
-
Cooperativa Sociale Comunità La Collina e Con.Sa.Pro.
Consorzio Sardo fra Cooperative di Produzione e Lavoro
In qualità di imprese che operano nel territorio di riferimento della
PS, sono i partner che lavorano in maniera diretta per l’inserimento
lavorativo dei soggetti svantaggiati nelle proprie attività aziendali; in
particolare si occupano dell’attività di outsourcing e dell’inserimento
lavorativo di soggetti detenuti e soggetti sottoposti a misure
alternative alla detenzione o che hanno appena scontato la pena.
33
• Finalità del progetto
La PS Laboris ha inteso creare un sistema capace di affrontare in modo
unitario e coordinato i diversi livelli di difficoltà di inserimento lavorativo
che incontrano i soggetti (adulti e minori) in carico ai servizi della
Giustizia del Distretto di Cagliari. Gli obiettivi specifici del progetto sono
stati:
-
definire e implementare una strategia di inserimento lavorativo
stabile che possa proseguire e svilupparsi anche dopo la conclusione
delle attività progettuali;
-
sviluppare nel sistema delle imprese la cultura dell’inserimento
lavorativo dei soggetti sottoposti a misure penali e diffondere presso
la società civile la conoscenza delle problematiche connesse;
-
contribuire a diffondere presso la società civile le conoscenze legate
al mondo del carcere e sviluppare una nuova sensibilità sociale
rispetto al tema;
-
sviluppare nei soggetti target la capacità progettuale e di scelta,
la consapevolezza delle proprie potenzialità e desideri, delle
opportunità presenti nel mercato del lavoro e le competenze
necessarie per la creazione d’impresa;
-
offrire una risposta sociale stabile al problema dell’inserimento
lavorativo anche per coloro che non possono contare su una propria
rete relazionale;
-
ridurre il rischio di recidiva, migliorando le condizioni di vita dei
soggetti in misura penale e riducendo il costo sociale del sistema
della Giustizia.
• Strategie di azione
La Partnership Laboris ha sviluppato le proprie attività puntando
innanzitutto ad una strategia di sensibilizzazione del mondo delle
imprese, canale indispensabile per realizzare gli obiettivi di
reinserimento socio-lavorativo; degli operatori dei servizi sociali che
svolgono il lavoro di supporto dei soggetti target; della società civile
coinvolta in processi di cambiamento della cultura e del sentire comune
rispetto al modo con cui i soggetti che hanno avuto condanne penali
sono percepiti dalla società.
34
Con riferimento all’inserimento lavorativo, le strategie operative
utilizzate hanno privilegiato un approccio personalizzato, con un
target ampio di beneficiari (adulti e minori, detenuti ed ammessi alle
misure alternative, destinatari del provvedimento di indulto)
cercando in tale modo di intercettare il maggior numero possibile di
variabili al fine di avere una comprensione che fosse la più
attendibile possibile dei problemi affrontati. Questa circostanza ha
senz’altro imposto una costante attività di microprogettazione e di riingegnerizzazione continua, ma di fatto ha consentito di ottenere dei
risultati di rilievo.
• Transnazionalità
La PS Laboris ha stipulato un Accordo di Cooperazione Transnazionale
(ACT) con tre PS, titolari di omologhi interventi nei rispettivi paesi di
origine. I firmatari dell’accordo sono stati:
-
Gran Bretagna EXODUS UKgb-138
-
Belgio (FR & DE) REINSERT BEfr-57
-
Portogallo Rumos de Futuro - Da Prisão para a Inclusão PT-2004031
-
Italia LABORIS IT-G2-SAR-040
L’ACT, denominato CARAVEL, si è posto l’obiettivo di migliorare le
prospettive future di soggetti sottoposti a misure penali, i quali sono
spesso emarginati ed esclusi dalla società, soprattutto a causa delle
difficoltà incontrate per trovare un impiego. Il programma
transnazionale globale di CARAVEL era mirato ad un apprendimento
reciproco, alla condivisione di un lavoro innovativo e ad una
metodologia valida connessa alle fasi di reinserimento lavorativo. In
questo percorso possono essere individuate soluzioni integrate per le
difficoltà affrontate dai soggetti sottoposti a misure penali.
Il partenariato transnazionale CARAVEL è stato organizzato su quattro
gruppi di lavoro (GL):
-
GL 1: Sviluppo personale e sociale
-
GL 2: Coinvolgimento dei datori di lavoro
35
-
GL 3: Ricerca comparata di modelli di intervento consolidati per il
reinserimento lavorativo dei soggetti sottoposti a misure penali.
-
GL 4: Interventi sulla comunità e contatti con i familiari
L’attività portata avanti dai gruppi di lavoro ha visto l’elaborazione
congiunta di strumenti / metodi di lavoro e la rassegna di buone
pratiche da condividere nei diversi paesi.
• Prodotti
La PS Laboris ha realizzato diversi prodotti quali:
-
un opuscolo informativo destinato agli imprenditori
-
il sito del progetto
-
una pubblicazione sull’esperienza del progetto Laboris.
• Work practice: il modello emergente
La Partnership LABORIS ha sperimentato un modello di intervento,
finalizzato all’inclusione sociale dei soggetti sottoposti a misure penali,
che, partendo dalle esigenze delle imprese e dalle caratteristiche dei
soggetti, riuscisse a tracciare un percorso di inserimento stabile
nell’organico dell’azienda. Il modello è stato strutturato su un percorso
di orientamento preliminare ed un attività di formazione specialistica
(sulla base delle mansioni che avrebbe svolto il beneficiario
nell’impresa) e di sviluppo delle competenze trasversali (relazionali,
comportamentali, ect). Al termine di questi percorsi si è avviata la fase
di inserimento in azienda con una durata minima di tre mesi (stage) e
successivamente con la stabilizzazione, laddove l’impresa fosse rimasta
soddisfatta del lavoro svolto. Durante il percorso di inserimento il
beneficiario è stato affiancato da un tutor tecnico messo a disposizione
dell’impresa e da un tutor psico-sociale, cui era demandato il compito
di seguire il percorso e di garantire un contatto esterno con l’impresa,
al fine di superare gli inevitabili momenti di difficoltà che un processo
complesso come questo implica.
La sperimentazione di questo modello di intervento ha consentito di
comprendere come le imprese siano disponibili nella sfida
dell’inclusione, a condizione che vengano supportate nei processi di
36
inserimento. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, non
dispongono delle professionalità per affrontare questi processi. Al
contrario laddove siano supportate dimostrano un grande interesse,
come testimoniato dal fatto che oltre il 50% delle imprese coinvolte ha
stabilizzato il beneficiario che era stato avviato al lavoro dal progetto.
Unitamente al processo di inclusione, la metodologia di lavoro ha
previsto un potenziamento dell’attività di rete ed un elevato
coinvolgimento degli organi della giustizia che, in tale modo, hanno
potuto offrire il proprio contributo e garantire continuità ai servizi per i
beneficiari. Uno degli elementi di maggiore interesse nell’ambito delle
attività è stato proprio il lavoro di integrazione che ha visto soggetti
che, prima di allora, non avevano mai dialogato (imprese profit,
associazioni no profit e cooperative sociali, enti pubblici, servizi
territoriali), alle prese con percorsi individuali finalizzati all’inclusione
sociale. Il frutto di questo lavoro di integrazione si è concretizzato nella
costituzione di una “rete territoriale per l’inclusione sociale di persone
coinvolte in interventi giudiziari” che vede la presenza della PS Laboris,
dell’Università degli Studi di Cagliari - dipartimento di Psicologia, del
Tribunale di Sorveglianza di Cagliari, del Tribunale per i minorenni, del
Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, del Centro
per la Giustizia Minorile, di cooperative sociali, associazioni, comunità,
enti pubblici e locali, associazioni di categoria delle imprese e imprese
profit. La rete si pone l’obiettivo di programmare, realizzare e
monitorare, per il futuro, iniziative a supporto dei soggetti in carico alla
giustizia.
37
7. PARTNER OLTRE LA LINEA D’OMBRA
• Titolo, codice e logo del progetto
Oltre la linea d’ombra
IT-G2-CAM-123
• Territorio e contesto di riferimento
Napoli e provincia
• Soggetto referente, dati per contatto
Arci Nuova Associazione Campania
Immacolata Di Matteo
Tel. 0812449826 - Cell. 3483511481 - Fax 0812449826
E-mail [email protected]
Web www.arcicampania.it
• Presentazione partnership geografica
Arci nuova Associazione Campania
Soggetto referente della PS
Associazione ANTIGONE onlus - Roma
Associazione Ora d’aria onlus - Roma
Arci Nuova Associazione Napoli - comitato provinciale dell’Arci
• Finalità del progetto
Nella fase iniziale si è operato uno screening dei dispositivi normativi
predisposti dalle autorità dei paesi UE al fine di fornire una base
conoscitiva degli interventi in materia. Contestualmente è stata attivata
una fase di ricerca/analisi dei modelli di inclusione socio-lavorativa
indirizzati a soggetti transitati nei circuiti detentivi. Il progetto ha
previsto processi di implementazione metodologica con: codifica di
markers del disagio; sperimentazione di modalità condivise dal
pubblico e dal privato sociale di presa in carico degli utenti. Tale
impostazione ha inteso promuovere la costruzione di una cultura
38
condivisa attraverso l’attivazione di strumenti legislativi e protocolli
d’intesa, offrendo un contributo innovativo al sistema di protezione
sociale. L’esclusione è stata affrontata all’interno di procedure in cui
l’offerta di servizi si è configurata come un carnet di crediti erogati dai
diversi attori. In tal senso si è ritenuto opportuno prevedere la
formazione di figure con competenze specifiche nell’attivazione dei
presidi di rete, nell’orientamento e tutoring per l’inserimento sociolavorativo. Si è inteso, quindi, proporre un’azione di sistema che
codificasse gli elementi strutturali di un incubatore socio-lavorativo
attraverso percorsi formativi teorici e pratici, al fine di favorire l’accesso
dei soggetti sottoposti a misure restrittive ai diritti di cittadinanza. La
proposta si è posta lo scopo di validare interventi di orientamento al
lavoro rivolti ai soggetti “sous main de justice” beneficiari delle misure
alternative alla detenzione.
• Strategie di azione
La “legge Smuraglia” (193/2000), amplia la definizione di persone
svantaggiate della disciplina sulle coop. sociali alle persone detenute o
internate e estende il sistema di sgravi già previsto per le stesse
cooperative, alle aziende pubbliche o private «che organizzino attività
produttive o di servizi all’interno dei penitenziari, impiegando persone
detenute o internate». Tenuto conto di ciò e del D. L.vo 276/2003
attuativo della c.d. `legge Biagi, il Progetto Oltre la Linea d’Ombra, ha
sviluppato:
a. “Patti sociali” e “formativi” volti a promuovere sinergie tra gli attorichiave dello sviluppo, per individuare una strategia concertata di
sviluppo del capitale umano più discriminato, per realizzare
iniziative di inserimento/reinserimento nel mercato del lavoro di
lavoratori svantaggiati, in linea con art. 12 co. 2 lett. c) D.L.vo
276/2003;
b. “Azioni di riequilibrio” del mismatch tra offerta/domanda di lavoro
per soggetti sous main de justice, attraverso la sperimentazione di
circuiti di servizi per l’occupabilità collegati ai servizi per l’impiego;
c. “Azioni di avvicinamento” al mondo del lavoro regolare delle
categorie più deboli, in contrasto al sommerso, con interventi che
39
agiscano sul singolo e sui gruppi, che promuovano l’imprenditorialità
singola e associata (empowerment, innalzamento del capitale di
competenze professionali e relazionali, accompagnamento
autoimprenditorialità) e utilizzino gli strumenti previsti dall’art. 14
D.L.vo 276/2003;
d. “Nuovi accordi” tra imprese e destinatari che identificano i risultati
da raggiungere, le tappe e le richieste di ciascun contraente e che
promuovono l’utilizzo dell’ICT come strumento di tale
avvicinamento. Le sperimentazioni hanno visto un reale
collegamento con i Servizi pubblici per l’Impiego.
e. La “Costruzione di percorsi orizzontali” capaci di coinvolgere gli
operatori dei diversi sistemi in un processo di deframmentazione
degli interventi con azioni di riqualificazione, motivazione e
formazione, degli operatori stessi, per migliorare le condizioni di
accesso dei beneficiari al MdL.
f. La “Sperimentazione di interventi” di accesso al mercato del lavoro
dei gruppi deboli con strategie concertate tra i sistemi di
integrazione sociale con gli interventi di politica formativa e del
lavoro;
g. Il “Coordinamenti di reti” di servizi sociali/culturali con i servizi per
l’impiego e formativi per l’attuazione di piani di reinserimento dello
svantaggiato. Si pensi ai percorsi di inserimento socio-professionale
dei detenuti (misure alternative al carcere), la cui efficacia dipende
anche da una maggiore integrazione dei settori giustizia, cultura,
lavoro, formazione;
h. La promozione di una maggiore qualità, flessibilità e
personalizzazione degli interventi formativi, in grado di rimuovere gli
ostacoli dei soggetti più deboli nella fruizione dei servizi formativi.
• Transnazionalità
Il problema della collocazione lavorativa delle donne riveste la massima
importanza in Europa. Le donne fronteggiano, in genere, più difficoltà
nell’ingresso nel mercato del lavoro e più ancora nel reinserimento
lavorativo dopo un periodo di assenza. Il partenariato transnazionale
40
nasce dalla condivisa opinione che nei paesi di riferimento (Grecia,
Cipro, Slovacchia, Italia) esiste un problema riguardante l’integrazione
e la reintegrazione delle donne nel mercato del lavoro. L’approccio delle
quattro PS nell’affrontare la questione della creazione di pari
opportunità per l’inserimento ed il reinserimento delle donne nel
mercato del lavoro è stato diverso.
-
Cipro CHANNELS FOR ACCESS CY-3: si è concentrato
sull’incremento dell’ingresso delle donne nei posti di lavoro
attraverso la creazione di canali che permettano al gruppo da noi
designato di lavorare utilizzando sistemi di impiego alternativi
questo, insieme alla individuazione di incentivi alle imprese nel
reclutamento di donne con l’utilizzo degli stessi sistemi di impiego
alternativi. Il progetto cipriota ha focalizzato, inoltre, l’attenzione
sulla pianificazione di una formazione personalizzata, rivolta alle
donne, allo scopo di fornire le competenze utili all’ingresso nel
mercato del lavoro.
-
Grecia KALLISTI GR-232276: il loro progetto si concentrava sulla
progettazione e l’implementazione di sistemi e di strumenti
innovativi per la promozione lavorativa delle donne vittime di
molteplici esclusioni sociali (povertà, discriminazione razziale o
etnica, ecc.).
-
Slovacchia EMPLOYMENT INCUBATOR FOR WOMEN SK-18: il
progetto slovacco focalizzava i bisogni individuali di donne
svantaggiate che si prendono cura della famiglia. Esso incoraggiava
le donne alla propria formazione durante il periodo della maternità.
I suoi principali obiettivi consistevano nel fornire una formazione
sistematica allo scopo di preparare le partecipanti al mercato del
lavoro, promuovere l’occupazione delle donne svantaggiate e creare
una struttura per lo sviluppo del progetto e per fornire aiuto alle
imprese sostenitrici.
-
Italia
OLTRE
LA
LINEA
D’OMBRA
IT-IT-G2-CAM-123:
concordemente con la sua mission nazionale, il progetto si è
concentrato sullo sviluppo dell’impiego per donne, nell’area della
città di Napoli e nel Sud Italia, che, uscite dal carcere, subiscono
molteplici esclusioni sociali relativamente alle loro competenze.
41
•
-
Prodotti
Ricerca sulle “best pratices” per le fasce deboli in Campania
Sito internet del progetto
CD-ROM con audio-video delle esercitazioni pratiche
raccolta di materiali su supporto ottico del progetto transnazionale
con materiali di ricerca/confronto fra le misure esistenti per le fasce
deboli in alcuni Paesi europei.
• Work practice: il modello emergente
Il percorso di work pratice seguito da “Oltre la linea d’ombra” ha
sperimentato un modello di reinserimento lavorativo degli ex-detenuti nel
quale si sono associate l’acquisizione di competenze e il ri-orientamento
personale, la motivazione e l’accompagnamento al lavoro. Si è ritenuto,
infatti, che non sarebbe stato sufficiente trasmettere conoscenze e abilità
senza associarle ad un percorso di indirizzamento del soggetto verso la
ricerca attiva di lavoro. Nella fase iniziale un colloquio individuale di
preorientamento ha posto le basi della successiva scelta, da parte
dell’utente ex-detenuto, dei contenuti trasmessi in aula e delle relative
esercitazioni pratiche per l’apprendimento dell’uso degli strumenti di lavoro.
Durante tutta l’attività i soggetti sono stati seguiti da personale addetto
specificatamente all’accompagnamento al lavoro. Le work pratice sono
state presentate come progetti utili non solo all’apprendimento ma,
soprattutto, come capaci di produrre servizi utili all’intera comunità.
Questo ha ristabilito nel soggetto l’idea del lavoro come strumento di
reinserimento sociale ancor prima che lavorativo e ha rinforzato la
motivazione alla ricerca attiva di sbocchi occupazionali.
In gran parte sperimentale, il modello ha escluso volutamente lo stage
presso aziende, che reca con sé la passiva attesa del posto di lavoro, e
ha preferito un intervento articolato sul recupero del sé, sul
superamento del senso di esclusione e marginalità, su un approccio al
lavoro come ricerca attiva ed autonoma di un ruolo sociale.
Il percorso è iniziato con 30 allievi, tutti ex-detenuti, e si è concluso con
15 diplomi di “Addetto alla manutenzione del verde pubblico” e 11
diplomi di “Operatore informatico”. Oltre al basso numero di abbandoni,
riteniamo che il risultato più vicino agli obiettivi della PS sia la richiesta,
da parte di un gruppo di corsisti formatosi durante il percorso, di azioni
aggiuntive di accompagnamento per la creazione di una cooperativa:
ciò costituisce una prima conferma del modello.
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8. PARTNER PEGASO:
Processi plurali di rete per l’inclusione
dei detenuti
• Titolo, codice e logo del progetto
Pegaso: Processi plurali di rete per l’inclusione dei detenuti
IT-G2-EMI-020
• Territorio e contesto di riferimento
Emilia Romagna - territori provinciali Forlì Cesena, Bologna, Ferrara
• Soggetto referente, dati per contatto
Techne Società Consortile per Azioni
Lia Benvenuti, Barbara Bovelacci
Tel. 0543.41.07.41 - Fax 0543.40.51.44
E-mail: [email protected]
Web www.equalpegaso.net
• Presentazione partnership geografica
L’iniziativa è stata realizzata attraverso un partenariato di sviluppo il cui
soggetto referente è stato Téchne, società che si occupa di formazione
professionale sul territorio di Forlì-Cesena. La partnership ha agito, in
particolare, sui tre territori (Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena) ed ha
avuto come obiettivo il raggiungimento delle seguenti finalità: 1)
Valorizzazione della governance istituzionale e sociale delle reti
dell’esecuzione penale, del mondo del lavoro, dei servizi sociali pubblici
e privati; 2) Valutazione della disponibilità all’accoglienza lavorativa e
sociale delle comunità locali; 3) Crescita della condizione di
cittadinanza dei detenuti, delle opportunità di accesso ai servizi, della
partecipazione al proprio del progetto di vita, dell’emancipazione dal
contesto delinquenziale; 4) Mobilitazione responsabile e collaborazione
attiva tra sistema penitenziario, sistema di giustizia, sistema
economico-produttivo; 5) Flessibilità di gestione degli inserimenti, di
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accesso alle misure alternative e al lavoro all’esterno, delle condizioni
logistiche, dei tempi di disbrigo burocratico amministrativo; 6) Crescita
qualitativa e quantitativa degli inserimenti lavorativi e sociali dei
detenuti; 7) Sostenibilità di lungo periodo degli strumenti e degli
interventi attivati tramite la promozione di accordi, patti, protocolli e
ogni azione utile.
• Finalità del progetto
Il progetto Pegaso si è proposto di affrontare e rispondere al fenomeno
dell’esecuzione socio-lavorativa di persone in esecuzione penale, per
come tale fenomeno si manifesta all’interno di contesti sociali e penali
definiti: i territori provinciali di Forlì Cesena, Bologna, Ferrara. Le
problematiche delle persone in esecuzione di pena, incrociano con
almeno 2 fattori influenti: i Sistemi e i Processi. La strategia di fondo
sta quindi nell’INNESCARE IL CAMBIAMENTO tramite 3 interventi
contestuali: 1) costruendo nuovi anelli nelle catene dei processi di
inclusione e rinnovare gli anelli deboli; 2) introducendo nuovi modi e
tipi “del lavorare” dentro e fuori le mura; 3) determinando un nuovo
approccio sociale al fenomeno carcere e alla dimensione esistenziale
dei detenuti. In questo quadro gli obiettivi perseguiti da Pegaso
possono essere così sintetizzati: governance istituzionale e sociale delle
reti dell’esecuzione penale, del mondo del lavoro, dei servizi sociali
pubblici e privati; Disponibilità all’accoglienza lavorativa e sociale delle
comunità locali; crescita della condizione della cittadinanza dei
detenuti, delle opportunità di accesso ai servizi, della partecipazione al
proprio progetto di vita, dell’emancipazione dal contesto
delinquenziale; mobilitazione responsabile e collaborazione attiva tra
sistema penitenziario, sistema giustizia, sistema economicoproduttivo; flessibilità di gestione degli inserimenti, di accesso alle
misure alternative e al lavoro all’esterno, delle condizioni logistiche, dei
tempi di disbrigo burocratico e amministrativo; sostenibilità di lungo
periodo degli strumenti e degli interventi attivati, tramite la promozione
di accordi, patti, protocolli ed ogni azione utile.
• Strategie di azione
Gli interventi previsti da Equal Pegaso si sono sviluppati in 3 Macrofasi
contemporanee, in stretto rapporto tra loro, sia nei tempi di
44
svolgimento, sia nell’influenza che nell’impatto reciprocamente
esercitato. Al progetto hanno concorso trasversalmente i partner, che si
collocano nei tre diversi territori di Forlì Cesena, Ferrara,
Bologna. La Macrofase 1 verteva su due punti principali: 1) Modello
di Valutazione e Monitoraggio: consistente in ricerca, elaborazione
e proposta di un modello valutativo di inclusione nell’area
dell’esecuzione penale; 2) Assistenza ai Comitati Locali Area
Esecuzione Penale Adulti e alle Reti Locali con: la fornitura di
assistenza e supporto ai Comitati Locali Area Esecuzione Penale Adulti
nell’analisi delle criticità e nella produzione di strategie efficaci di
organizzazione delle attività nell’area dell’esecuzione penale; il
coordinamento, la promuovere e l’integrazione degli indirizzi
istituzionali con le reti del lavoro e del welfare (Piani Sociali di Zona),
anche attraverso il ricorso ad accordi operativi. La Macrofase 2 è stata
caratterizzata da due attività principali: 1) Ricerca ed elaborazione
Buone pratiche: indagine, valutazione e selezione critica delle
esperienze di inserimento lavorativo sul territorio regionale o di
influenza del progetto, al fine di elaborare un vademecum delle buone
pratiche utile alla sperimentazione di nuove forme di occupazione e
lavoro strettamente riferite alla specificità - sociale, economica,
produttiva - dei territori di Ferrara, Forlì Cesena, Bologna; 2)
Creazione d’impresa, strumenti di reimpiego, percorsi
d’inserimento: sperimentazione della fattibilità e della sostenibilità di
nuove e/o maggiori e/o migliori opportunità di inserimento lavorativo di
detenuti ed ex detenuti (impresa autonoma, lavoro subordinato,
accompagnamento personalizzato).
La Macrofase 3 prevedeva: a) la costituzione di un’Agenzia di
Comunicazione Sociale sul Carcere impegnata nel favorire la visibilità
dei diritti dei soggetti sottoposti a esecuzione penale attraverso un
modello di comunicazione sociale di giustizia; b) lo stimolo alla
costituzione di Laboratori locali di Comunicazione sui temi del
carcere attivi nei tre territori di riferimento del progetto.
• Transnazionalità
Il progetto Equal “Pegaso” è entrato a far parte dell’Accordo di
Cooperazione Transnazionale “Daidalos”, che ha visto la partecipazione
di 6 progetti mirati all’inclusione sociale e lavorativa di soggetti
45
svantaggiati. Obiettivo di Daidalos era la condivisione di lezioni ed
esperienze derivate dall’attivazione del programma Equal nelle regioni
partner, per giungere poi alla messa a punto di risultati che potessero
soddisfare i bisogni di accesso al mercato del lavoro e di inclusione
sociale dei gruppi target. Daidalos ha rappresentato, quindi,
un’occasione di confronto sulle barriere e sugli ostacoli incontrati dai
vari gruppi target e sui differenti approcci utilizzati per superarli. Anche
se il mercato del lavoro europeo è relativamente in ripresa, le
opportunità in termini di accesso non sono omogenee in tutti i Paesi.
Oltre al problema derivante dalla disuguaglianza geografica, alcuni
gruppi incontrano ulteriori svantaggi, tra questi le minoranze etniche, i
rifugiati, i drogati e gli alcolisti, i trasgressori e gli ex-trasgressori, i
senzatetto. In base a questi presupposti, le 6 partnership hanno
condiviso i seguenti obiettivi:
1. Fornire opportunità di supporto a soggetti svantaggiati nel loro
ingresso nel mondo del lavoro, attraverso un processo di valutazione
individuale del bisogno, l’identificazione del livello di istruzione e
delle esigenze formative e l’offerta di sostegni all’occupazione.
2. Promuovere la creazione di una Rete stabile tra i partner, la
conoscenza dei rispettivi contesti, la capacità di co-progettazione,
anche al fine di stabilire relazioni e collaborazioni di lungo periodo.
3. Favorire l’accesso dei soggetti svantaggiati alle opportunità
formative e lavorative (anche nel campo delle nuove tecnologie) e
facilitare le relazioni e cooperare con i datori di lavoro.
4. Divulgare le buone pratiche presso tutti i partner e ad un pubblico
più vasto, ad esempio agli organi decisionali.
5. Individuare e segnalare la mancanza di sistemi di sostegno
coordinati per l’integrazione nel mondo occupazionale di persone
svantaggiate.
6. Promuovere approcci che facilitino la rimozione delle barriere di
accesso al mondo del lavoro, incrementando la conoscenza di
opportunità da parte dell’utente e del datore di lavoro, aumentando
la consapevolezza del bisogno, combattendo i pregiudizi nei
confronti dei gruppi svantaggiati.
46
• Prodotti
A Bologna:
-
Assistenza al Comitato Locale di Bologna e produzione CD
multimediale
-
Laboratorio produttivo RAEE in carcere a Bologna - HERA spa, coop
sociale It2
-
Tirocini d’inserimento integrati da un accompagnamento con
counselling di sostegno alle persone
-
Incontri seminariali con studenti, insegnanti, detenuti nelle scuole e
all’interno del carcere
A Ferrara:
-
Assistenza al Comitato Locale di Ferrara; Accordo di cooperazione
-
Laboratori professionalizzanti e produttivi in carcere a Ferrara RAEE (HERA spa, associazione AmbientAzione), settori ceramica,
serigrafia, teatro
-
Inserimenti in tirocinio nel Polo chimico BASELL FERRARA
-
Incontri seminariali con studenti nelle scuole elementari e superiori
del territorio; produzione di un testo di poesie di un autore detenuto
A Forli - Cesena:
-
Assistenza al Comitato Locale di Forlì Cesena; Protocollo d’intesa
-
Laboratorio produttivo assemblaggio interno al carcere di Forlì coop sociale SAN GIUSEPPE, Mareco Luce srl
-
Attività produttiva di imballaggio interna al carcere di Forlì - coop
sociale Prima Bi
-
Studi di fattibilità per attivare laboratori nei settori catering, RAEE,
enti pubblici
-
Laboratorio di comunicazione all’interno del carcere; seminari,
indagini, letture, proiezioni, produzioni testi, con studenti,
insegnanti, detenuti, all’interno del carcere e nelle scuole
Prodotti trasversali:
-
Ricerca Buone Pratiche di Inserimento Lavorativo (locali, regionali,
nazionali)
47
-
RicercAzione con i Comitati Locali di Forlì-Cesena, Bologna, Ferrara
-
Creazione Agenzia di
www.equalpegaso.net
Comunicazione
sociale
e
portale
• Work practice: indicazioni di sistema e di processo
Governance
Identificare e differenziare le strategie (indirizzo,programmazione,
realizzazione), le membership e le sedi di confronto tra funzione
politico-istituzionale e funzione tecnica.
Promuovere una maggiore/migliore partecipazione della “società
civile organizzata” attivando spazi effettivi per una Funzione
consultiva.
Dotarsi di strumenti di misurazione e valutazione per migliorare la
coerenza del processo complessivo, dalla programmazione alla gestione
dei progetti/attività sul territorio.
Tematizzare la necessità di una regia riconosciuta della governance
complessiva di ogni Comitato Locale e delle diverse funzioni politicoistituzionale, tecnica, consultiva, attivando processi di “decisione
partecipata”. Promuovere ambiti/spazi comuni di programmazione delle
politiche in ambito esecuzione penale, integrando l’azione dei Comitati
Locali nel contesto dei Piani Sociali di Zona.
Promuovere una maggiore integrazione tra i diversi canali di
finanziamento delle attività.
Superare/contenere l’eccesso di specializzazione con la quale
vengono differenziati e gestiti i “target di utenza svantaggiata”
Accesso al lavoro e all’impresa
Promuovere unità produttive interne alle carceri e predisporre “ponti”
per il successivo inserimento nel mondo economico-produttivo esterno.
Promuovere un circolo virtuoso tra imprese profit, imprese non
profit, responsabilità sociale: attivare e arricchire i dispositivi previsti
dalla legge R. 17/05
Favorire i rapporti di mutua collaborazione e interesse tra profit e non
profit, con iniziative produttive che vedano la cooperazione attiva tra
i due ambiti d’impresa.
Favorire le ricadute positive dei rapporti tra imprese e loro indotto
(fornitori, clienti, colleghi, etc.) in termini di opportunità di contatto con
48
altre imprese e di conseguente diffusione informativa degli esiti positivi
delle attività di inserimento lavorativo.
Promuovere le ricadute positive del rapporto tra profit e non profit in
termini di maggiori rapporti commerciali e di valorizzazione della
responsabilità sociale delle imprese.
Attivare iniziative di comunicazione e informazione pubblica, tese
a valorizzare e visibilizzare la motivazione e l’impegno delle imprese
nell’ambito dell’Esecuzione Penale.
Attivare iniziative istituzionali (riconoscimenti, premiazioni, agevolazioni,
servizi dedicati, accesso al credito, etc.) tese a premiare concretamente
le imprese virtuose e a diffondere il “buon esempio” verso le altre.
Consolidare a livello regionale la rete tra Esecuzione Penale e
Servizi per l’Impiego provinciali, in modo da standardizzare le
procedure burocratiche di accesso ai diritti dei lavoratori e
all’accreditamento dello stato di disoccupazione.
Promuovere una rete tra Esecuzione Penale e Agenzie per il
Lavoro, in modo da estendere l’accesso alle offerte di lavoro e al lavoro
tramite le modalità “on the job” tipiche delle Agenzie per il Lavoro
Comunicazione sociale
Concentrare ad un livello espressamente regionale le azioni di
“comunicazione sociale” in ambito Esecuzione Penale, valorizzando e
diffondendo le iniziative promosse dai diversi territori e la loro qualità
intrinseca: una sorta “marchio/network Regione E.R.” da diffondere
“in uscita” su tutto il territorio nazionale.
Promuovere in particolare la visibilità/valorizzazione delle attività di alcuni
target specifici: enti locali, scuola, università, imprese, sindacati.
Rendere coscienti gli addetti ai lavori del loro ruolo di fonte esperta,
valorizzandone l’iniziativa e incentivando il mutuo scambio informativo.
Promuovere un rapporto culturale più diretto e frequente con i media
locali, avendo cura di diffondere una informazione corretta, semplice e
incisiva verso la cittadinanza.
Promuovere il coinvolgimento attivo dei beneficiari finali, quali le
persone in esecuzione penale, riservando attenzione anche al rapporto
reo-vittima, ove possibile con il coinvolgimento della vittima stessa.
Affiancare/integrare alle attività on line dell’Agenzia, attività “sul
campo” di scambio e collaborazione tramite l’organizzazione di
laboratori, eventi, incontri sensibilizzazione sociale.
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9. PARTNER POTAMOS
• Titolo, codice e logo del progetto
Potamos
IT-G2-CAL-081
• Territorio e contesto di riferimento
CALABRIA (Prov. Reggio Calabria)
L’intervento dell’azione l’intervento ha coinvolto la Locride, la piana
di Gioiatauro e il versante reggino dell’Aspromonte nella regione
Calabria.
• Soggetto referente, dati per contatto
COOPERATIVA VALLE DEL BONAMICO AR.L.
Pietro Schirripa
Tel. 0964.20.948 - Fax 0964.20.948
E-mail presidenza.bonamico @consorziosociale.coop
Web www.consorziosociale.coop
• Presentazione partnership geografica
COOPERATIVA VALLE DEL BONAMICO
Nasce nell’ottobre del 1995, opera nel settore agricolo delle coltivazioni
in serra e della produzione di vino. Grazie alle sue esperienze di
animazione territoriale e di valorizzazione del territorio svolge un ruolo
di collante e di acceleratore sia per la produzione agricola sia per la
sviluppo sociale.
ASSOCIAZIONE ROMEA
Fondata nel 2003 nonostante sia una realtà molto giovane vanta una
forte esperienza nel settore della formazione, orientamento e
aggiornamento didattico e professionale e di progetti finanziati da
iniziative comunitarie. È inoltre attiva nel coordinamento delle attività
transnazionali progettuali
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ENTE TERTIUM
È un centro di formazione ed orientamento nel settore della formazione
e dell’orientamento; fa parte di una associazione di centri di formazione
che operano su tutto il territorio nazionale, nella quale si pone come
soggetto promotore per le attività da sviluppare nel Sud d’Italia
COSIS S.p.A (Compagnia Sviluppo Imprese Sociali)
La Compagnia Sviluppo Imprese Sociali S.p.A. - COSIS S.p.A. - è una
Società per Azioni senza fini di lucro che si occupa di supportare e
sostenere la nascita, lo sviluppo e il consolidamento dell’imprenditoria
sociale in Italia, attraverso strumenti finanziari specializzati
• Finalità del progetto
Il progetto Potamòs si è proposto un’azione volta a diminuire gli
svantaggi sociali degli ex detenuti.
È evidente come sia necessario dimostrare i vantaggi della cultura della
legalità in un ambiente che mitizza la cultura della criminalità. Da tale
azione trarrebbe beneficio l’intero sistema sociale locale e nazionale. Il
progetto mirava a risolvere il problema della discriminazione e
dell’esclusione del gruppo bersaglio (detenuti, ex detenuti e loro
familiari) dal mondo del lavoro attraverso una azione di
sensibilizzazione socio-culturale ed attraverso la creazione di un centro
servizi che fungesse da guida e da accompagnamento nelle scelte e
nell’attuazione del loro lavoro. I beneficiari dell’intervento hanno
usufruito di formazione mirata che ha dato loro modo di qualificarsi in
maniera specialistica, consentendo anche la creazione in proprio di
aziende autonome, per una più agevole integrazione nel mercato del
lavoro.
Come già detto, lo scopo del progetto è stato quello di frenare le
discriminazioni che subisce il gruppo bersaglio e di reintegrare tali
soggetti socialmente deboli e difficilmente occupabili attraverso la
formazione, l’orientamento e l’imprenditorialità. Il gruppo, così
formato, diventando strumento economico sano, ha acquisito le
potenzialità per diventare esso stesso freno alla criminalità e volano per
un’economia nuova e forte legata al territorio di appartenenza, per
reinserirsi nella società sottraendosi così al pericolo del ricadere nel
circuito della criminalità.
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Il progetto, attraverso la sperimentazione di un intervento integrato di
ricerca, consulenza e formazione, ha realizzato attività tese a
raggiungere risultati intermedi a supporto del risultato finale.
Fondamentali gli esiti del percorso formativo ed i risultati della ricerca.
Questi ultimi, in particolare, hanno rappresentato lo strumento di base
a supporto del centro di orientamento, “motore” del progetto. Mediante
questa struttura di orientamento e di sostegno all’acquisizione di
competenze, i beneficiari dell’intervento sono stati indirizzati verso le
direzioni più opportune al fine di un loro inserimento nel mondo del
lavoro.
Le azioni di progetto si sono poste l’intento di incidere, tramite le azioni
di mainstreaming sia orizzontale che verticale, anche su altre aree
geografiche e settori economici, attraverso il trasferimento del modello
sperimentato nell’area geografica di riferimento.
Al termine dell’intervento si sono delineate le nuove competenze
specialistiche legate alle risorse ed alle ricchezze del territorio di
appartenenza; gli stessi beneficiari, inoltre, attraverso l’aiuto del centro
servizi hanno avuto la possibilità di creare dei consorzi e delle
cooperative auto gestite. Il reinserimento dei beneficiari all’interno
della struttura sociale ha comportato un consistente cambiamento degli
atteggiamenti e dei comportamenti: il vantaggio di seguire la via della
legalità è stato molto enfatizzato in modo da favorirne
l’interiorizzazione; la creazione di un form delle nuove figure
professionali ha apportato un miglioramento a tutta l’economia del
territorio interessato.
• Strategie di azione
Il progetto Potamos mirava a realizzare percorsi di recupero sociale per
ex detenuti e loro familiari.
Il progetto era articolato in due fasi, la prima dedicata al corso di
formazione “Agricoltura, Innovazione e Cooperazione Sociale”, la
seconda allo sviluppo delle attività del Centro Servizi “Potamos”, uno
sportello dedicato a quanti hanno bisogno di una guida e di un
accompagnamento per il reinserimento socio-lavorativo.
L’idea guida è stata quella di utilizzare un percorso già ampliamente
collaudato dall’esperienza della Cooperativa Valle del Bonamico,
nell’ambito di produzione di piccoli frutti, applicandola anche alla
52
coltura vitivinicola ed all’allevamento del maiale nero allo stato brado.
Circa quindici degli ex – detenuti che hanno partecipato al corso di
formazione avevano scontato una pena superiore a dieci anni.
• Transnazionalità
I partner transnazionali sono stati: Francia, Lituania, Polonia,
Slovacchia
Le attività comuni hanno riguardato:
-
Scambio di know-how e conoscenze tra gli Staff sulla gestione di
progetti Europei. Durante ogni Comitato di Pilotaggio un paio d’ore
erano riservate ad una sessione di formazione dei manager
sviluppata ogni volta da un partner diverso. La formazione era
incentrata anche sugli aspetti culturali propri dell’area in oggetto.
-
Comprensione e condivisione di esperienze e strategie in tema di
orientamento e consulenza professionale.
-
Studio e pianificazione di una Strategia e di una Metodologia
comune di Orientamento Europea per combattere la disoccupazione.
-
Strutturazione di nuovi percorsi di formazione dei formatori e dei
tutor nel campo della formazione professionale e della consulenza
(i.e. bilancio delle competenze).
• Prodotti
Corso di formazione “Agricoltura, Innovazione e Cooperazione Sociale”
Ricerca
Centro Servizi “Potamos”
• Work practice: il modello emergente
Dal costante rapporto con ex detenuti e loro familiari è nata l’idea di
sviluppare un progetto con l’obiettivo di realizzare e rendere concreti
percorsi di recupero sociale a ex detenuti e loro familiari, attraverso un
loro costante impegno imprenditoriale.
Si è utilizzato un percorso già collaudato dall’esperienza della
cooperativa nell’ambito della produzione di piccoli frutti, applicandola
anche alla coltivazione vitivinicola ed all’allevamento del maiale nero
allo stato brado.
53
La finalità strategica è quella di realizzare aziende “sane” che siano da
volano allo sviluppo e all’integrazione nel territorio.
Per riuscire al meglio ad offrire servizi reali e concreti a questi nuovi
imprenditori è stato pensato un centro servizi con operatori per il
sostegno e l’accompagnamento in tutte le fasi di creazione della propria
azienda: elaborazione dell’idea progettuale, studio di fattibilità,
eventuale reperimento di fondi economici, fino alla creazione
dell’azienda. Il centro servizi è stato presente anche nelle fasi
successive, con azioni più specificatamente tecniche, come la
commercializzazione dei prodotti e l’acquisizione di fette di mercato.
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10. PARTNER R.J.USC.I.RE.:
Riqualificarsi on the Job per riUSCire
in un Inserimento Regolare
• Titolo, codice e logo del progetto
RJUSCIRE
(Riqualificarsi on the Job per riUSCire in un Inserimento REgolare)
IT-G2-VEN-008
• Territorio e contesto di riferimento
Veneto
• Soggetto referente, dati per contatto
Istituto Istruzione Superiore “E.U. Ruzza - T. Pendola”
Gigliotti Roberto
Tel. 049.65.72.87 - Fax 049.66.63.98
E-mail [email protected]
Web www.rjuscire.org
Presentazione partnership geografica
La partnership del progetto è costituita da soggetti che nel territorio
veneto possono contribuire in maniera significativa e inedita alla
risoluzione del problema della discriminazione nell’inserimento lavorativo
delle (ex)detenute della Casa reclusione donne della Giudecca, quali:
-
l’Istituto di Istruzione Superiore “E. U. Ruzza – T. Pendola”
di Padova, capofila del progetto. L’istituto, ad indirizzo moda,
tradizionalmente attivo nella ricerca e nella sperimentazione, ha
acquisito competenze nelle nuove tecnologie produttive del settore,
consolidato rapporti di collaborazione con le associazioni di categoria
e imprenditoriali. Si occupa, altresì, di problematiche inerenti
l’obbligo formativo e il disagio giovanile. Promuove azioni tese
all’integrazione dei “diversamente abili” anche mediante azioni di
55
formazione a distanza, alla prevenzione della dispersione scolastica
e alla educazione permanente degli adulti. Ha, inoltre, rapporti di
collaborazione con enti territoriali ed amministrazioni pubbliche nel
campo dell’orientamento e della promozione culturale e/o della
valorizzazione del patrimonio artistico locale. Possiede una
consolidata esperienza nell’organizzazione e gestione di eventi
promozionali per conto del Ministero della Pubblica Istruzione.
Collabora con l’Università di Padova per il Corso di laurea in Cultura
e Tecnologia della Moda. Dal 2003 l’istituto è accreditato come ente
di formazione preso la regione del Veneto nell’ambito della
formazione superiore;
-
il Comune di Venezia che concorre, anche attraverso i rapporti di
collaborazione con altri comuni a livello nazionale e internazionale,
alla promozione delle politiche di pace e cooperazione, di sviluppo
economico, sociale e culturale Partecipa al progetto mediante le
Direzioni Beni e Attività Culturali e con la Direzione Centrale
relazioni Internazionali e Politiche Comunitarie;
-
Cooperativa sociale “Il Cerchio”, costituita nel settembre 1997 a
Venezia con lo scopo di perseguire, attraverso le attività dei propri
soci, l’interesse generale della comunità, la solidarietà umana,
l’integrazione sociale dei cittadini e di promuovere, in campo
ambientale, lo sviluppo sostenibile. In particolar modo la sua azione
mira a individuare, analizzare e combattere ogni forma di
emarginazione, discriminazione, violazione dei diritti civili e sociali
nei confronti di singoli, gruppi e comunità con particolare riferimento
alle problematiche dei detenuti ed ex detenuti;
-
la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia che persegue le
finalità di promozione e sviluppo in ogni sua forma dell’arte
musicale, di formazione professionale dei quadri artistici e di
educazione musicale. Molti i settori di attività della Fondazione tra
cui: a) realizzazione di manifestazioni sia nazionali che
internazionali; b) l’allestimento di spettacoli lirici, di balletto, di
teatro musicale e concerti nei teatri e nelle strutture destinate allo
svolgimento di tali spettacoli; c) la progettazione e realizzazione di
allestimenti scenici;
56
-
la Fondazione Giorgio Cini onlus, istituita con lo scopo di
restaurare l’isola di San Giorgio Maggiore, gravemente degradata da
quasi centocinquanta anni di occupazione militare e di farne un
centro internazionale di attività culturali. La Fondazione oltre alle
proprie attività di ricerca, incontri di studio e seminari, ai corsi di
formazione e perfezionamento, accoglie, in uno scenario artistico ed
urbano incomparabile, congressi e convegni di qualificate
organizzazioni scientifiche e culturali italiane e straniere;
-
l’Associazione Edimar nata nel 1996 con lo scopo di incontrare e
condividere i bisogni, le esigenze di giovani a cui sia venuto meno
un luogo di appartenenza, di educazione, di sostegno affettivo come
la famiglia o che si trovino per condizioni sociali, ambientali, o
familiari in situazione di emarginazione sociale o possibile devianza.
• Finalità del progetto
Il progetto si è proposto di affrontare il problema legato alle difficoltà
di inserimento lavorativo, delle detenute del carcere della Giudecca di
Venezia. Tale problema, tipico delle carceri italiane, coinvolge tutti i
soggetti; esso è presente in misura minore fin dal periodo di reclusione
e si manifesta in modo più evidente quando, da questa condizione
iniziale, il detenuto passa alla semi-libertà, all’affidamento ai Servizi
Sociali, al lavoro esterno (art.21). Il problema coinvolge direttamente
anche le aziende che si trovano in difficoltà di fronte alla possibilità di
assumere ex-detenuti sia per diffidenza che per difficoltà burocratiche.
Altri fattori che determinano la discriminazione sono da ricercare nella
mancanza di specifiche qualifiche professionali e, molto spesso, nella
mancanza di competenze di base per rendere effettivo il godimento
della cittadinanza attiva. L’intento della Partnership è stato di far si che
le detenute, a conclusione dell’intervento, abbiano maturato non solo
competenze professionali molto specialistiche, ma anche una forte
motivazione ed un’autostima che le incentivi a credere di poter riuscire.
• Strategie di azione
Per facilitare l’occupabilità dei soggetti, il progetto ha proposto un
intervento composito che oltre ai beneficiari finali ha coinvolto anche
57
imprese ed operatori dei vari servizi rivolti alle detenute. Il piano di
interventi ha operato su due filoni. Il primo mirato a facilitare
l’inserimento lavorativo attraverso lo sviluppo di competenze di base,
trasversali e tecnico-professionali afferenti al settore della moda, in
modo da permettere l’avvio di rapporti di lavoro dipendente, di attività
autonome o in cooperativa. Per il secondo filone, la strategia adottata è
stata quella di individuare nella creazione del costume dell’arte, l’ambito
ideale per offrire alle detenute veneziane l’opportunità di entrare nella
creazione di prodotti di elevato valore artistico e pertanto di prestigio e
riconoscimento. L’individuazione di questa nicchia di produzione è stata
molto significativa per il carcere della Giudecca in quanto, l’Istituto
penale si trova all’interno di un contesto territoriale fortemente
motivato a sostenere ricerche sui costumi d’arte come dimostrato dalla
presenza di partner di eccellenza. Per i beneficiari intermedi vanno
sottolineate due differenti strategie: una rivolta alle aziende ed una agli
operatori. Per quanto riguarda le aziende, la soluzione del problema
dell’inserimento lavorativo delle detenute non può non tener conto della
necessità di superare la diffidenza/sfiducia nei confronti di ex-detenuti
e di gestire le difficoltà burocratiche imposte dalla legge. Per gli
operatori, invece, le linee guida sono improntate all’implementazione di
iniziative di ricerca/azione o formazione/intervento, nell’ottica del
superamento del concetto di aggiornamento tradizionale.
• Transnazionalità
Il partenariato transnazionale Art For Freedom, è stato realizzato con
il partner francese FR-MDP-2004-41555. Il partenariato ha posto
l’accento sui problemi delle detenute ed ex-detenute nei processi di
ricerca ed ingresso nel mercato del lavoro, sia in forma autonoma che
dipendente. Coerentemente con tale problematica, l’obiettivo proposto
è stato di far fronte ai problemi di occupabilità delle detenute e di
intervenire sui fattori che inducono i soggetti a commettere nuovi
crimini una volta usciti dal carcere. Con tale finalità, l’ACT ha voluto
sperimentare forme flessibili e innovative di istruzione, formazione e
certificazione. Sulla base dei punti in comune delle rispettive strategie
nazionali, l’ACT si è proposto di sviluppare uno scambio di informazioni
sugli aspetti più innovativi per poter costruire un unico approccio
condiviso atto ad affrontare gli ambiti di intervento individuati.
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• Prodotti
Dall’espletamento delle azioni previste dal progetto i prodotti realizzati
sono stati i seguenti:
-
Strumento di selezione/valutazione sul bilancio delle competenze
-
Rapporti di ricerca sulle unità capitalizzabili
-
Sito web
-
Definizione di griglie per l’inserimento lavorativo
-
Vademecum per un piano di coaching
-
Report interviste aziende
• Work practice: il modello emergente
La proposta progettuale si è caratterizzata per i seguenti elementi di
innovatività:
-
delle tematiche: ad oggi, il carcere della Giudecca, non è mai stato
coinvolto in interventi di formazione, incubazione ed avvio d’impresa
o di creazione di una cultura aziendale nelle detenute;
-
delle strategie: alle beneficiarie finali non è stata fornita una
formazione di base finalizzata a ruoli meramente esecutivi in settori
a facile concorrenza, ma si è loro prospettato uno sviluppo di
competenze distintive squisitamente originali, sostenibili sul
mercato e definibili dalla concorrenza perché frutto di ricerca
stilistica ad alto valore aggiunto;
-
delle soluzioni proposte: innovativa è stata la sperimentazione, in
situazione di laboratorio, dell’Impresa Formativa Simulata, che ha
consentito ai beneficiari di operare in carcere come se fossero in
azienda. L’azione mirava a promuovere, nei beneficiari, lo sviluppo
di attitudini mentali rivolte alla soluzione dei problemi, favorendo la
concezione del lavoro in termini di processo e non di prodotto.
59
11. PARTNER SALIS:
dalla detenzione all’occupabilità
• Titolo, codice e logo del progetto
SALIS: Servizi per l’Autonomia, il Lavoro
e l’Inclusione Sociale
IT-G2-ABR-038
• Territorio e contesto di riferimento
Area metropolitana di Pescara
• Soggetto referente, dati per contatto: persona, tel, fax, web, mail
Provincia di Pescara
Settore Politiche del Lavoro e della Formazione Professionale
Carmine Tontodimamma
Tel. 085.20552206 - Fax 085.20552206
E-mail [email protected]
Web www.provincia.pescara.it
• Presentazione partnership geografica
Il partenariato è composto da:
-
Provincia di Pescara - Settore Politiche del Lavoro e della
Formazione Professionale (Soggetto Referente);
-
PRAP - Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria
Abruzzo-Molise;
-
ENFAP Abruzzo - Ente Nazionale di Formazione e Addestramento
Professionale dell’Abruzzo;
-
CONFESERCENTI Regionale dell’Abruzzo;
-
CNA - Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Pescara;
-
Sinergia Advertising S.r.l.
60
Le azioni previste a favore dei beneficiari finali sono state
realizzate prevalentemente da:
-
Enfap Abruzzo per quanto attiene l’erogazione dei servizi per
l’occupabilità;
-
CNA Pescara per quanto attiene i servizi di supporto per la
creazione di impresa e per il lavoro autonomo attraverso il Centro
Integrato Servizi;
-
Confesercenti Abruzzo per quanto attiene i servizi di supporto per
la creazione di impresa e per il lavoro autonomo attraverso il Centro
Integrato Servizi e per quanto riguarda l’offerta di alloggi di
transizione.
• Finalità del progetto
Il Progetto Salis intendeva promuovere l’accesso al Mercato del Lavoro
di detenuti, ex detenuti e soggetti in esecuzione penale esterna
attraverso specifiche Azioni di accompagnamento sia verso il lavoro
dipendente, sia verso il lavoro autonomo. A tale scopo era prevista
l’attivazione di:
1. un Modello di accompagnamento specialistico con funzioni di
tutoring psico-socio-lavorativo (EQUIPE PROFESSIONALE DI
INSERIMENTO) che seguirà i beneficiari nella fase di
sperimentazione.
2. risposte concrete ai fabbisogni abitativi all’uscita dal carcere (Alloggi
di transizione)
3. un centro dedicato alla informazione, consulenza., assistenza e
tutoring per l’avvio del lavoro autonomo (CENTRO INTEGRATO
SERVIZI).
Con particolare riferimento ai beneficiari finali, è stato, quindi,
sperimentato un MODELLO DI INSERIMENTO LAVORATIVO E SOCIALE
Gli obiettivi generali del Progetto S.a.l.i.s. sono stati:
-
Incrementare il livello di occupabilità di detenuti, ex detenuti e
soggetti in esecuzione penale esterna anche attraverso un percorso
di autonomia personale
61
-
Far evolvere e migliorare la qualità dei servizi e della organizzazione dei
sistemi territoriali che a vario titolo si occupano del target di riferimento
• Strategie di azione
Dopo una fase iniziale di selezione, di orientamento, di breve
formazione mirata all’inserimento in una specifica struttura produttiva,
i beneficiari finali sono stati inseriti in percorsi formativi “on the job”.
L’inserimento in azienda della durata indicativa di sei mesi, è stato
supportato dall’erogazione agli utenti di una borsa lavoro di circa
400,00 euro al mese a titolo di rimborso spese, in modo da offrire alle
persone in formazione una minima tranquillità economica; inoltre, per
gli utenti che ne avevano la necessità, erano previsti degli alloggi di
transizione gratuiti, per il periodo di durata del progetto SALIS.
L’intera fase di inserimento/re-inserimento degli utenti è stata
supportata da una specifica equipe multidisciplinare, formata ad hoc,
che ha offerto sostegno sia agli utenti che ai datori di lavoro coinvolti
dalla sperimentazione.
Dopo questa fase, che ha avuto una durata di massimo 6/8 mesi,
l’utente è stato accompagnato in un percorso di stabilizzazione
lavorativa sia di lavoro dipendente che di lavoro autonomo. Nel caso del
lavoro autonomo gli utenti hanno potuto accedere a servizi di
consulenza tecnica erogati dal Centro Integrato Servizi (CIS) relativi
alla creazione di impresa ed al lavoro autonomo.
Nel caso di lavoro dipendente le aziende interessate ad assumere gli
utenti potevano accedere a servizi di consulenza tecnica erogati dal
Centro Integrato Servizi (CIS) rispetto agli incentivi, agli sgravi
contributivi e fiscali previsti dalla normativa vigente.
• Transnazionalità
WISE - Work Inclusion for Socially Excluded (Inserimento
lavorativo per i soggetti socialmente esclusi)
Le Partnership coinvolte nel presente ACT sono state:
Italia SALIS - Servizi per l’Autonomia, il Lavoro e l’Inclusione Sociale
IT-IT-G2-ABR- 038
PS coinvolte
Polonia Kampania Przeciw Ubóstwu Najwy_szy szczebel dobroczynno_ci
PL-114
62
Polonia Czarna Owca. Skazani na ochron_przyrody. PL-28
Portogallo OPORTUNIDADES PT-2004-027
L’obiettivo generale della partnership di WISE é stato quello di
migliorare le prospettive future degli (ex)- detenuti e dei senza fissa
dimora (molte volte questi due gruppi coincidono), che sono
socialmente esclusi in particolare per le difficoltà che incontrano
nell’ottenere un impiego. La strategia per il conseguimento di tali
risultati si è basata nel mettere insieme le differenti esperienze dei
partner transnazionali in questi campi e nell’elaborare in questo modo
strumenti formativi comuni (imprenditorialità per gli ex-detenuti) e
modelli comuni di reti di Servizi Sociali.
Il lavoro di WISE è stato strutturato in task group. Ogni gruppo di
lavoro si è focalizzato su un’area diversa ed ha avuto attività e prodotti
propri. Oltre ai task group, sono stati costituiti Gruppi Ausiliari per
l’espletamento di attività trasversali quali la valutazione e la
disseminazione.
• Prodotti
-
Paper “Manuale buone prassi delle esperienze di re-inserimento
socio-lavorativo dei detenuti ed ex detenuti”
-
Accordo di cooperazione con i servizi territoriali riportante ambiti e
regole di collaborazione tra diversi attori del territorio
-
CDROM – Modello di Assessment e strumenti
-
Progetto formativo “Equipe professionale di inserimento” e relative
dispense
-
Paper “Manuale dei processi del percorso di occupabilità”
-
Paper “SALIS: nuovi percorsi per il reinserimento lavorativo di ex
detenuti”
-
Paper “Il modello di accompagnamento per l’occupabilità del
progetto SALIS”
• Work practice: il modello emergente
Il progetto EQUAL SALIS ha ideato e previsto una serie di attività
integrate, finalizzate a sperimentare un modello di inserimento
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lavorativo e sociale di ex detenuti e di detenuti in esecuzione penale
esterna.
Rispetto ai beneficiari finali, il progetto ha previsto la predisposizione di
un percorso di accompagnamento individualizzato di inserimento che
ha consentito al beneficiario l’accesso ad un set di servizi
prevalentemente per l’occupabilità, che lo hanno portato sino alla
realizzazione di una Work Experience presso una realtà produttiva.
Inoltre il percorso di accompagnamento ha previsto un’azione di
stabilizzazione al lavoro, servizi abitativi e supporto per l’accesso ad
altri servizi offerti dalla rete territoriale degli attori, offerti in virtù delle
relazioni di cooperazione costruite con le azioni preparatorie.
Il percorso ideato e implementato si è andato configurando come
un’azione di accompagnamento dove il beneficiario viene preso in
carico da una rete di servizi progettata per soddisfare una serie di
bisogni di cui la persona è portatrice. Il percorso ideato prevede, da
parte della persona, un approccio pro-attivo, indispensabile per creare
condizioni di efficacia degli interventi che di volta in volta vengono
offerti.
Nello specifico, con riferimento al bisogno di occupabilità, la “work
experience” costituisce una forma di tirocinio formativo che favorisce
l’ingresso nel mondo del lavoro attraverso un periodo di apprendimento
nella realtà produttiva, che consente di approfondire e di sperimentarsi
concretamente sul campo.
Il percorso mirava pertanto ad introdurre il beneficiario in un contesto
produttivo (azienda) ed a favorire il suo l’accesso al mercato del lavoro
attraverso la successiva azione di stabilizzazione.
Per tutto il percorso, tranne che nella fase di stabilizzazione, l’utente è
assistito e accompagnato sia da un’Equipe di Inserimento Professionale
che ha un compito di “mediazione/interfaccia” durante le varie fasi del
macro-processo progettato ad hoc, sia da un team che opera nei due
Centri Integrati Servizi che offre supporto sia all’azienda, rispetto agli
sgravi previsti dalla normativa in caso di assunzione di ex detenuti, sia
ai beneficiari finali per la creazione di lavoro autonomo.
I servizi offerti dal progetto SALIS possono essere rappresentati
attraverso la descrizione di un macro-processo di erogazione,
comprendente al suo interno una serie di step principali.
Tale macro-processo di erogazione ai beneficiari finali è costituito di 12
64
processi principali. Otto di essi sono stati presidiati, realizzati e sotto la
responsabilità dell’Equipe di Inserimento Professionale di Enfap
Abruzzo, ognuno caratterizzato da una sequenza di attività specifiche
ed orientate all’obiettivo finale. Uno è presidiato, realizzato e sotto la
responsabilità di Confesercenti (n° 3) e due sono presidiati, realizzati e
sotto la responsabilità di Confesercenti e CNA Pescara (n° 6 e 11)
attraverso il Centro Integrato di Servizi (CIS).
Lo schema che segue riporta in maniera sintetica e descrittiva il macroprocesso che va dalle azioni di preparazione a quelle di stabilizzazione
lavorativa del beneficiario finale.
65
Il macro-processo prende avvio con la fase di accoglienza e di prima
informazione sulle attività previste dal progetto e sui relativi servizi
offerti.
Questa prima attività mira ad instaurare una relazione “soddisfacente”
tra “operatore” e utente, che consente di far emergere motivazioni ed
aspettative dell’utente, anche verso un possibile cambiamento; inoltre,
ha l’obiettivo di offrire informazioni chiare circa le opportunità offerte
dal progetto stesso, delimitando l’ambito di intervento ed escludendo le
attività che non sono, invece, previste o possibili.
Per ciascun beneficiario viene aperto un dossier di candidatura che
costituisce un primo elemento di valutazione. Tutti gli utenti che si
iscrivono alle attività progettuali vengono inseriti in un data-base
appositamente creato ad hoc dove, tutelate dalla normativa vigente
sulla privacy, vengono riportate le informazioni ed i dati degli utenti
coinvolti.
La fase successiva riguarda la vera e propria valutazione e selezione
dell’utente. Essa, in un primo momento, è volta a valutare la
comprensione degli obiettivi del progetto da parte dell’utente e le sue
motivazioni ad accedere al progetto con un approccio “pro-attivo”.
Inoltre mira a comprendere la sussistenza o meno delle caratteristiche
e delle attitudini dell’utente necessarie per la sua partecipazione al
progetto. L’utente valutato idoneo ad accedere ai servizi per
l’occupabilità, entra nella terza e nella quarta fase, rispettivamente di
accesso all’alloggio transitorio e di accesso ai servizi per l’occupabilità.
Questi ultimi prevedono un’azione di orientamento e assessment, fino
alla formazione di base e alla formazione tecnica in azienda e work
experience.
Terminata la fase di orientamento e quella di formazione in aula,
vengono offerte agli utenti due tipologie di percorso, uno per il lavoro
dipendente ed uno per il lavoro autonomo.
Per entrambi i percorsi, una volta ricevuto l’informazione circa le
imprese disponibili ad accogliere l’utente, viene predisposto
l’inserimento dell’utente presso un’azienda per l’acquisizione della
formazione tecnica e per la realizzazione della work experience con
tutoraggio. Nel caso di percorso lavoro autonomo, l’utente apprende
presso l’azienda quelle competenze e conoscenze necessarie per la
gestione di un’impresa nonché le prassi di imprenditorialità.
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Terminata la work experience, viene redatto un “Documento di sintesi
del percorso per l’occupabilità” realizzato in cui viene riportata tutta
l’esperienza maturata dall’utente, utile per la successiva azione di
stabilizzazione e spendibile nel mercato del lavoro. L’azione di
stabilizzazione viene realizzata sia per gli utenti che hanno scelto il
percorso di lavoro dipendente in un’azienda, sia per gli utenti che
hanno scelto il percorso di lavoro autonomo, in questo caso attraverso
il supporto e la consulenza nella creazione di impresa.
67
12. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
A conclusione di quello che ci piace chiamare “viaggio in Italia”, nato
dalla collaborazione di nove partenariati di sviluppo dell’Iniziativa
Comunitaria EQUAL, emergono, alcune considerazioni.
Come già ampiamente accennato, la sfida di O.P.E.N. è rappresentata
dal fatto che la definizione di politiche di inserimento socio lavorativo
per gli autori di reato, da un lato, richiede l’integrazione delle politiche
sociali, formative, del lavoro, dall’altro, deve tener conto di aspetti
diversi quali l’esecuzione alternativa della pena o l’introduzione di
elementi normativi dovuti al mondo del carcere e della giustizia. La
programmazione in questo ambito consta allora di tre grandi temi: il
sociale (famiglia, abitazione, figli, etc), il lavoro (la qualifica
professionale, la formazione, l’occupazione, l’imprenditoria etc) e la
giustizia (la vita in carcere, la detenzione, le forme alternative per
scontare la pena stessa etc.).
È stato evidenziato come questi rami di intervento si connettono
laddove si stipulano protocolli di intesa. Ma come riuscire a rendere
strutturata, integrata e partecipata una pianificazione locale per il
reinserimento socio lavorativo di persone detenute ed ex-detenute?
Quali elementi vanno introdotti nella pratica progettuale odierna?
Ciò che, ad oggi, si evidenzia come punto di fragilità attiene a:
-
debolezza dei protocolli di intesa,
-
progettazione straordinaria e/o d’emergenza in merito a queste
tematiche,
-
estrema frammentazione e settorialità degli interventi.
Alcune proposte migliorative di tale situazione dovrebbero andare verso
la direzione di:
1. Favorire la realizzazione di processi di programmazione istituzionale a
scapito dei protocolli di intesa, oggi in vigore. Questo significherebbe
che l’attenzione verso queste tematiche non è più occasionale ma
diventa parte integrante delle politiche sociali, del lavoro, della
giustizia; significherebbe che la progettazione integrata diviene un
68
modus operandi delle amministrazioni pubbliche, trasformandosi da
occasionalità ed emergenzialità in programmazione ordinaria. Tale
processo favorirebbe anche la messa a sistema dell’uso delle risorse
economiche e finanziarie che verrebbero meglio sfruttate per progetti
complessivi e maggiormente efficaci.
2. Favorire nuove modalità di intervento a scapito di nuove tipologie di
azione. In Italia tanti sono i progetti avviati nell’ambito
dell’inserimento lavorativo dei detenuti ed ex-detenuti, ne è
testimonianza l’elenco e la tipologia dei progetti EQUAL riportati
nelle schede di questo volume. Sono in gran parte attività innovative
che privilegiano la creazione di reti sistemiche ed interistituzionali
sul territorio e la creazione di sostegni e supporti formali per coloro
che escono al circuito penale. Questo è un segnale forte, che
evidenzia come piuttosto che inserire ed inventare nuovi servizi e
nuovi modelli, bisogna mettere in rete ed in collegamento quelli già
esistenti. Significa, cioè, intervenire per modificare il come si lavora
piuttosto che gli oggetti di lavoro.
3. Promuovere una valutazione di efficienza degli interventi mirata a
confrontare i costi delle politiche effettivamente implementate con i
costi ipotetici (controfattuali) che deriverebbero dalla decisione di
non mettere in campo tali politiche. Gli interventi mirati
all’inclusione sociale di categorie svantaggiate possono apparire
assai costose in sé ma, d’altra parte, convenienti se confrontate con
i “costi sociali” che si determinerebbero in assenza di politiche.
Le specificità di alcuni gruppi target
Infine, data l’eterogenea tipologia dei beneficiari finali dei progetti
EQUAL ci sembra utile ri-sottolineare la specificità dei percorsi per
alcuni di loro:
Minorenni
L’accompagnamento dei minorenni in processi di inserimento sociolavorativo non può avere come priorità il lavoro. È necessario prevedere
per i minori la conclusione degli studi ed il conseguimento di una
qualifica professionale attraverso Percorsi Educativi Individualizzati
(PEI), attuando così il diritto/dovere alla formazione previsto dalla
legge n° 53/2003. Il reinserimento sociale deve avvenire attraverso
69
un’azione educativa/formativa mirata ad una professionalizzazione.
L’ingresso nel mondo del lavoro può essere funzionale all’acquisizione
delle abilità relazionali e sociali, della responsabilizzazione, ma non può
essere una priorità. A questo aspetto va aggiunto un intervento di
ricongiungimento familiare, dove sia possibile, o di creazione di una
nuova rete familiare in una nuova famiglia o in una struttura apposita.
Donne
Il lavoro con le donne immette una dimensione dinamica ed organizzativa
che coinvolge diversi attori delle politiche locali. L’inserimento sociale
delle donne deve tenere conto innanzitutto della condizione familiare: le
donne, laddove sono mamme, hanno il diritto/dovere di tenere con loro
i figli. Una funzione di accompagnamento all’inserimento socio lavorativo
al femminile deve operare su:
-
sostegno alla condizione abitativa: trovare una casa che sia
funzionale alla composizione del nucleo familiare;
-
creazione dei legami familiari: supportare il rafforzamento dei
rapporti con i figli tenuti lontani nel periodo di detenzione;
-
accompagnamento nella ricerca di un lavoro che renda conciliabile
l’essere mamma con l’essere lavoratrice, che non impedisca o renda
marginale la cura dei figli;
-
accesso ai servizi di supporto familiare quali asilo nido, mensa
scolastica, servizi ricreativi e di trasporto per i bambini.
Migranti
Una politica pubblica di inclusione per soggetti immigrati detenuti ed
ex-detenuti deve tenere conto di:
-
processi di mediazione culturale per sostenere l’inclusione sociale;
-
sostegno al conseguimento di una qualifica riconosciuta sul nostro
territorio nazionale;
-
sostegno alla condizione abitativa poiché spesso un immigrato non
ha un luogo dove vivere;
-
creazione e supporto nelle relazioni familiari ed accompagnamento
attraverso percorsi di mediazione;
-
creazione di leggi che non creino paradossi operativi per ciò che
riguarda la permanenza legale e la possibilità di lavoro regolare.
70
Unione europea
Fondo sociale europeo
iniziativa
comunitaria
Realizzato nel quadro dell’Iniziativa Comunitaria EQUAL - Azione 3 - Cod. IT-S2-MDL 826
IT-G2-VEN 008