Programmazione del ciclo logistico-integrato
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Programmazione del ciclo logistico-integrato
Modulo 4A Programmazione del ciclo logistico-integrato Coordinatore Scientifico: Prof. Rocco Giordano Programmazione del ciclo logistico–integrato 247 Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Comitato Centrale per l’Albo degli Autotrasportatori Progetto “Formazione di esperti tecnico-logistici” Modulo 4A Programmazione del ciclo logistico-integrato Coordinatore Scientifico: Prof. Rocco Giordano 1 1 ARGOMENTO La programmazione del ciclo logistico integrato 2 2 248 Modulo 4A AGENDA • Storia ed evoluzione della Logistica. • La catena logistica integrata (Supply Chain Management). • Processi e componenti della catena logistica integrata. • Definizione ed analisi del sistema logistico. • Misurazione della performance logistiche. • I costi della logistica. • Aspetti tecnologici ed organizzativi. • Gli Incoterms. 3 3 LOGISTICA: DEFINIZIONI 4 4 • “La logistica è l'efficiente trasferimento dei prodotti finiti, a partire dall'uscita delle linee di produzione fino al consumatore finale e, in certi casi, comprende il trasferimento delle materie prime dalle fonti di approvvigionamento all'ingresso delle linee di produzione. Queste attività comprendono il trasporto, il magazzinaggio, la movimentazione dei materiali, l'imballaggio di protezione, la gestione delle scorte, l'ubicazione dei fabbricati e dei depositi, la gestione degli ordini, le previsioni di marketing e l'assistenza alla clientela – - National Council of Phisical Distribution Management. • “L’insieme delle attività organizzative, gestionali e strategiche che governano nell’azienda i flussi dei materiali dall’acquisto delle materie prime presso i fornitori fino alla consegna dei prodotti finiti ai clienti ed al servizio postvendita” - AILOG (Associazione Italiana di Logistica). • “La pianificazione, la realizzazione e il controllo della movimentazione e collocazione di persone e/o beni, e delle relative attività di supporto, all’interno di un sistema organizzato per la realizzazione di obiettivi specifici.” - Technical Commitee CEN/TC 273 “Logistic”, Comitèe Europèen de Normalization. Programmazione del ciclo logistico–integrato 249 COS’È LA LOGISTICA? La logistica è il processo trasversale di PIANIFICAZIONE, ORGANIZZAZIONE e CONTROLLO delle attività attività finalizzate a rendere disponibile: – il PRODOTTO giusto – nella QUANTITÀ QUANTITÀ giusta – nel LUOGO giusto – al MOMENTO giusto – per il CLIENTE giusto – al COSTO giusto La logistica consente di incrementare il VALORE (utilità) del prodotto! 5 5 AGENDA • Storia ed evoluzione della Logistica. • La catena logistica integrata (Supply Chain Management). • Processi e componenti della catena logistica integrata. • Definizione ed analisi del sistema logistico. • Misurazione della performance logistiche. • I costi della logistica. • Aspetti tecnologici ed organizzativi. • Gli Incoterms. 6 6 250 Modulo 4A LA CATENA LOGISTICA INTEGRATA – SUPPLY CHAIN MANAGEMENT “La Supply Chain Management abbraccia la pianificazione e la gestione di tutte le attività inerenti alle risorse e agli approvvigionamenti, alla conversione di esse e a tutte le attività di gestione logistica. Essa include anche, in maniera preponderante, la coordinazione e la collaborazione con i partner di canale, che siano fornitori, intermediari, terzi fornitori di servizi o clienti. In sostanza, il supply chain management integra la gestione della fornitura e della domanda all’interno ed attraverso le imprese. Il Supply Chain Management è una funzione integratrice con responsabilità primarie nel connettere le principali funzioni e processi aziendali all’interno ed attraverso le aziende in un modello di business coesivo e altamente performante. Esso include tutte le attività di gestione logistica di cui sopra cosi come le operazioni di produzione portando all’integrazione dei processi e delle attività all’interno ed attraverso le funzioni di marketing, vendite, progettazione del prodotto, finanza ed IT. (The Council of Supply Chain Management Professionals (CSCMP) - 2005). MATERIE PRIME 7 7 CLIENTECLIENTEUTILIZZATORE FORNITORE PRODUTTORE RIVENDITORE DISTRIBUTORE LA LOGISTICA INTEGRATA La logistica non è più vista come semplice somma di attiNuovo concetto di Management vità volte alla movimentazione, stoccaggio e trasporto dei materiali, ma come l’integrazione funzionale delle attività fisiche, gestionali e organizzative che governano il flusso fisico dei beni e delle necessarie informazioni dall’acquisizione delle materie prime fino alla consegna dei prodotti finiti ai clienti. Qual è il vantaggio dell’integrazione integrazione? dell’integrazione? ottimizzazione globale di tutta la catena, dal luogo di origine al luogo di consumo 8 8 Costo logistico totale minimo Programmazione del ciclo logistico–integrato 251 OBIETTIVI DELLA CATENA LOGISTICA INTEGRATA • MISSIONE: contribuire alla creazione di valore per il cliente sostenendo il minimo costo totale. • 2 obiettivi di ottimizzazione in contrasto tra loro: Ottimizzare l’EFFICIENZA EFFICIENZA interna aziendale TRADE - OFF Ottimizzare l’EFFICACIA EFFICACIA dell’azienda verso il mercato Capacità di soddisfare le esigenze dei clienti (qualità, tempi e costi) Utilizzo ottimale delle risorse Contenere i costi logistici totali !! Garantire il livello di Servizio al cliente !! 9 9 OBIETTIVI DELLA LOGISTICA Ottimizzare l’EFFICIENZA EFFICIENZA interna aziendale 10 Ottimizzare l’EFFICACIA EFFICACIA dell’azienda verso il mercato • Riduzione dei costi di acquisto (economie di scala). • Rispetto tempi di consegna concordati (affidabilit affidabilità à). • Supporto alla produzione, miglioramento della produttività: • Riduzione tempi di consegna al cliente (tempestivit tempestività à). • riduzione rotture di stock; • Riduzione errori di evasione ordini. • migliore utilizzazione (saturazione) degli impianti. • Miglioramento servizi assistenza postvendita. • Miglioramento rapporto qualità-prezzo del prodotto. • Riduzione dei costi di trasporto, distribuzione, stoccaggio ed immobilizzazione scorte (oneri finanziari). • Riduzione del capitale circolante. 10 252 Modulo 4A IL SERVIZIO AL CLIENTE Quando il servizio al cliente è determinante? 11 • Settori dove il ciclo di vita del prodotto è breve; • scarsa differenziazione tra prodotti � alta sostituibilità degli stessi da parte del consumatore; • bassa fedeltà del cliente alla marca; • quota di mercato medio bassa; • mercato altamente concorrenziale. 11 IL SISTEMA LOGISTICO INTEGRATO FLUSSO FISICO Fornitore 1 Produttore 1 Distributore 1 Rivenditore 1 Cliente 1 Fornitore 2 Produttore 2 Distributore 2 Rivenditore 2 Cliente 2 Fornitore n Produttore n Distributore n Rivenditore n Cliente n FLUSSO INFORMATIVO E MONETARIO Caso DELL (make order) (make to order) 12 Fornitore 1 Produttore 1 Distributore 1 Rivenditore 1 Cliente 1 Fornitore 2 Produttore 2 Distributore 2 Rivenditore 2 Cliente 2 12Fornitore n Produttore n Distributore n Rivenditore n Cliente n Caso L.L.Bean Fornitore 1 Produttore 1 Distributore 1 Rivenditore 1 Cliente 1 Fornitore 2 Produttore 2 Distributore 2 Rivenditore 2 Cliente 2 Fornitore n Produttore n Distributore n Rivenditore n Cliente n Programmazione del ciclo logistico–integrato 253 I PROCESSI DEL SISTEMA LOGISTICO INTEGRATO Fornitori Logistica Approvvigionam. IN ENTRATA Produttori Distributori Logistica di produzione Rivenditori Utilizzatori/ Clienti Logistica distributiva INTERNA IN USCITA Logistica ricambi Logistica inversa 13 13 AGENDA • Storia ed evoluzione della Logistica. • La catena logistica integrata (Supply Chain Management). • Processi e componenti della catena logistica integrata. • Definizione ed analisi del sistema logistico. • Misurazione della performance logistiche. • I costi della logistica. • Aspetti tecnologici ed organizzativi. • Gli Incoterms. 14 14 254 Modulo 4A IL PROCESSO DI APPROVVIGIONAMENTO Logistica Approvvigionam. In entrata ATTIVITÀ 15 15 Logistica di produzione Logistica distributiva Processo di acquisizione di prodotti e materiali presso fornitori esterni. In uscita Interna Pianificazione fabbisogni Individuazione fornitori Ricezione e controllo merci Trasporto materiali in entrata Immagazzinaggio e movimentazione Controllo qualità Contrattazione Emissione e gestione ordini OBIETTIVO: Supportare le funzioni di produzione o di vendita attraverso acquisti tempestivi ed al costo totale più basso. IL PROCESSO DI SUPPORTO ALLA PRODUZIONE Logistica Approvvigionam. In entrata ATTIVITÀ Logistica di produzione Interna Logistica distributiva In uscita Processo di pianificazione, programmazione e supporto delle attività produttive. Preparazione programma generale di produzione Gestione scorte materiali in lavorazione ed immagazzinaggio Movimentazione, trasporto e tempistica dei componenti Gestione scorte prodotti finiti 16 Assemblaggio, imballaggio ed etichettatura 16 OBIETTIVO: Supportare le attività di produzione attraverso una corretta ed efficace gestione dei materiali in entrata e in uscita dei processi produttivi. Programmazione del ciclo logistico–integrato 255 IL PROCESSO DI DISTRIBUZIONE FISICA Logistica Approvvigionam. In entrata Logistica di produzione In uscita Interna ATTIVITÀ ATTIVITÀ Processo che assicura il servizio al cliente. Logistica distributiva Ricezione ed evasione ordini Gestione ed immagazzinaggio scorte Collaborazione con Marketing (definizione prezzi, supporto promozionale,livelli di servizio, ecc) 17 Movimentazione e trasporto merci in uscita OBIETTIVO: OBIETTIVO contribuire alla generazione di reddito per l’azienda assicurando al cliente il servizio strategicamente ottimale al costo totale più basso. 17 LOGISTICA RICAMBI E LOGISTICA INVERSA Logistica ricambi Gestione e governo dei flussi di materiali di ricambio (attività di post-vendita). Gestione dei flussi di ritorno e dei rifiuti secondo tre direttive: Logistica inversa (reverse logistics) 1. 2. 3. riduzione della produzione di rifiuti alla fonte; riutilizzo dei rifiuti/materiali di ritorno; smaltimento ecologicamente corretto dei rifiuti. 18 18 256 Modulo 4A LE COMPONENTI DEL SISTEMA LOGISTICO Per conseguire gli obiettivi operativi delle attività di approvvigionamento, supporto alla produzione e distribuzione fisica, ricambi e logistica inversa, è necessario il coordinamento integrato dei seguenti componenti: • Informazioni corrette e tempestive • Ordine sbagliato� costo senza vendita • …… Previsione e gestione ordini Logistica Approvvigionam. Impianti • • • • • In entrata Trasporti Logistica distributiva Interna In uscita Logistica ricambi Localizzazione Numero Dimensioni Distribuzione geografica …. • • • • 19 Logistica di produzione Logistica inversa Magazzini Scorte Numero Layout Mezzi di movimentazione …… • Politica di gestione • Obiettivo: livello di scorte + basso per livello di servizio stabilito • …… Vantaggio competitivo! 19 AGENDA 20 20 • Assicurano l’utilità delle scorte in termini di luogo • Costo • Velocità • Affidabilità • In proprio o in conto terzi • …… • Storia ed evoluzione della Logistica. • La catena logistica integrata (Supply Chain Management). • Processi e componenti della catena logistica integrata. • Definizione ed analisi del sistema logistico. • Misurazione della performance logistiche. • I costi della logistica. • Aspetti tecnologici ed organizzativi. A TEM VO SIS MATI OR INF Programmazione del ciclo logistico–integrato 257 I LIVELLI DECISIONALI DELLA CATENA LOGISTICA 1/2 3 stadi decisionali a seconda di: • frequenza della decisione; Fornitore Magazzino Deposito Cliente Impianto LIVELLO STRATEGICO OBIETTIVO: supportare gli obiettivi strategici aziendali relativamente alla supply chain LUNGO TERMINE OBIETTIVO: LIVELLO TATTICO Decidere le politiche di pianificazione considerando l’ l’anno come arco temporale MEDIO TERMINE OBIETTIVO: LIVELLO OPERATIVO Implementare le politiche operative, riducendo l’incertezza e ottimizzando le performance all’ all’interno dei vincoli stabiliti dalla configurazione e dalle politiche di pianificazione BREVE TERMINE FREQUENZA DECISIONALE INTERVALLO DI INTERESSE • intervallo di tempo sul quale la decisione ha effetto. 21 21 I LIVELLI DECISIONALI DELLA CATENA LOGISTICA 2/2 • DISEGNO DELLA SUPPLY CHAIN: come strutturare la catena logistica, processi che caratterizzano ogni stadio. • Scelte di: • localizzazione; • capacità di produzione; • prodotti da produrre o immagazzinare nei vari depositi; • modalità di trasporto; • tipologia di sistemi operativi da utilizzare. • • • Configurazione della supply chain fissa. Previsioni per la domanda dell’anno futuro per i diversi mercati. Decisioni su: • quali mercati saranno riforniti da quali locazioni; • la subfornitura di produzione; • politiche di approvvigionamento delle scorte; • politiche da attuare in caso di stockout; • tempistica ed entità delle attività promozionali. LIVELLO STRATEGICO LIVELLO TATTICO • • • • LIVELLO OPERATIVO 22 Prendere decisioni in merito agli ordini individuali dei clienti. Intervallo di tempo: settimane o giorni. Configurazione della supply chain fissa e politiche di pianificazione definite. FASI: 1. allocazione ordini individuali a magazzino/ produzione; 2. definizione date di evasione ordine; 3. generazione della lista di prelievo a magazzino; 4. allocazione dell’ordine ad un particolare modo di trasporto e spedizione; 5. definizione schedule di consegna dei mezzi; 6. generare ordini di approvvigionamento. 22 258 Modulo 4A IL LIVELLO STRATEGICO-TATTICO • Dove comprare? • Quanto comprare? • Quando comprare? • Dove produrre? • Quanto produrre? • Quando produrre? FORNITORE 23 23 • • • • • PRODUTTORE Quali modalità di trasporto utilizzare? Quanti mezzi in conto proprio/conto terzi? Quando spedire la merce? Quanta merce spedire? Quali rotte scegliere? • • • • Dove immagazzinare? Quanto immagazzinare? A chi distribuire? Per quanto tempo immagazzinare? DISTRIBUTORE /DEPOSITO CLIENTE • Quali mercati servire? • Quali tipologie di clienti servire? • Con quale livello di servizio? PASSI CHIAVE NELLA SUPPLY CHAIN 1/2 Passi della Supply Chain Identificare i bisogni • • • • 2 - Sorgente Identificare la sorgente per il bisogno • Dove è disponibile il materiale? • Quando sarà disponibile? • Quanto costa? Generare l’ordine 3 - Pre-spedizione Preparare l’ordine per la spedizione • Preparare i documenti di raccolta Processo di raccolta (picking) • Specificare il packaging e i requisiti di etichettatura Richiesta dei materiali di packaging • Specificare la documentazione Stampare la documentazione • Specificare l’area per l’equipaggiamento Nessuna • La spedizione richiede un trasporto speciale? Nessuna • La spedizione può essere consolidata? Attività di consolidamento • La spedizione richiede un’accelerazione? • Quale vettore verrà utilizzato? Schedulazione del vettore Pianificare il trasporto Quale materiale è richiesto? Chi ne ha bisogno? Quando è richiesto? Dove è richiesto? Azione 1 - Necessità di identificazione 4 - Pianificazione del trasporto 24 Domande / Passi da compiere Scopo Generare la richiesta di ordine FONTE: University of Tennessee and the Defense Logistics Agency (Departments of Marketing and Logistics and Transportation) 24 Programmazione del ciclo logistico–integrato 259 PASSI CHIAVE NELLA SUPPLY CHAIN 2/2 Passi della Supply Chain Domande / Passi da compiere Scopo Azione 5 - Trasporto Gestire il trasporto • • • • • Quando è stata raccolta? Quando ci si aspetta che arrivi? Dov’è la spedizione ora? Quando è stata consegnata la spedizione? Chi ha ricevuto la spedizione? Nessuna 6 - Ricevimento Gestire il processo di ricevimento • • Cosa viene ricevuto? Quando viene ricevuto? Nessuna • Cosa dovrebbe essere fatto con la ricevuta? Disposizione della ricevuta • Cosa è stato fatto con la ricevuta? Nessuna 7 - Emissione Coordinare l’emissione dei prodotti • • • Quando il materiale è stato emesso? A chi deve essere emesso il materiale? Come è stato emesso il materiale? Raccolta, confezionamento, ed istruzioni di consegna 8 - Consumo (utilizzo) Utilizzare il reporting e l’aggiornamento dei record • • • • • Chi ha utilizzato il materiale? Per cosa è stato utilizzato? Quando è stato utilizzato? Dove è stato utilizzato? Il materiale è stato attaccato a qualcos’altro? Necessità di riconoscimento per il ritorno di rifiuti o prodotti obsoleti 25 25 FONTE: University of Tennessee and the Defense Logistics Agency (Departments of Marketing and Logistics and Transportation) AGENDA • Storia ed evoluzione della Logistica. • La catena logistica integrata (Supply Chain Management). • Processi e componenti della catena logistica integrata. • Definizione ed analisi del sistema logistico. • Misurazione della performance logistiche. • I costi della logistica. • Aspetti tecnologici ed organizzativi. • Gli Incoterms. 26 26 260 Modulo 4A Perché Perché misurare? • Controllare l’avanzamento dei processi; • monitorare le prestazioni nei confronti di clienti e fornitori; • misurare le prestazioni dei fornitori terzi; • prendere decisioni corrette e razionali, i cui risultati siano misurabili. MIGLIORAMENTO CONTINUO MISURAZIONE DELLA PERFORMANCE LOGISTICHE “Solo quello che si misura può essere migliorato!” Come misurare? • Con i KPIsfare ciò che serve) KPIs- Key Performance Indicators: Indicators parametri che misurano l’efficacia (fare serve e l’efficienza (nel nel miglior modo possibile) possibile dei processi • 27 3 classi di indicatori: DI VOLUME DI EFFICACIA DI EFFICIENZA Misurano il carico di lavoro effettuato (es. # ordini evasi), le risorse disponibili o i vincoli operativi (es. # addetti al magazzino). Misurano gli aspetti qualitativi del processo (livello di servizio). Misurano i costi del processo e le risorse esso impiega. 27 I principali KPIs della logistica (1/3) Magazzino INDICE DI ROTAZIONE UTILIZZO DELLE SUPERFICI UTILIZZO DEI VOLUMI 28 UTILIZZO DEI VANI 28 Quantità prelevata nel periodo Scorta media nel periodo Superficie utilizzata Superficie destinata allo stoccaggio Volume occupato da scaffali Volume disponibile Volume occupato dall’unità di carico Volume del vano Programmazione del ciclo logistico–integrato 261 I principali KPIs della logistica (2/3) Produzione Tempo utilizzato DISPONIBILITÀ DISPONIBILITÀ MACCHINA LEAD TIME DI PRODUZIONE INDICE DI PERFORMANCE Perdite Tempo utilizzato Momento di uscita prodotto finito Momento di ingresso materie prime Tempo macchina * Quantità prodotta INDICE DI QUALITÀ QUALITÀ Tempo operativo Pezzi prodotti Pezzi difettosi Pezzi prodotti 29 29 I principali KPIs della logistica (3/3) Livello di servizio Lato FORNITORE o lato CLIENTE LEAD TIME DI APPROVVIGIO NAMENTO Data di emissione ordine Data di arrivo della merce AFFIDABILITÀ AFFIDABILITÀ Quantità ordini consegnati alla data richiesta NELLE Quantità ordini pianificati in consegna CONSEGNE FLESSIBILITÀ FLESSIBILITÀ Numero di modifiche ordine accettate ALLE MODIFICHE Numero di modifiche ordine richieste DELL’ DELL’ORDINE QUALITÀ QUALITÀ DI CONSEGNA 30 Data della fattura Data di conferma dell’ordine 30 262 Modulo 4A CLASSIFICAZIONE INDICATORI DI PERFORMANCE SERVIZIO: affidabilità; flessibilità vs domanda; puntualità; informatizzazione. QUALITÀ QUALITÀ: livello di servizio; valore aggiunto; controllo. COSTO: progettazione; trasporti; stoccaggio; movimentazione; manodopera; economia di scala. 31 31 TEMPO: tempo di consegna; tempo di stoccaggio; lead time. AGENDA 32 32 • Storia ed evoluzione della Logistica. • La catena logistica integrata (Supply Chain Management). • Processi e componenti della catena logistica integrata. • Definizione ed analisi del sistema logistico. • Misurazione della performance logistiche. • I costi della logistica. • Aspetti tecnologici ed organizzativi. • Gli Incoterms. Programmazione del ciclo logistico–integrato 263 I COSTI DELLA LOGISTICA IL SISTEMA LOGISTICO GENERA COSTI Conoscere i propri costi logistici consente di: condurre e non subire una trattativa di outsourcing con un operatore logistico gestire meglio la quotidianità aziendale I costi logistici sono dispersi ed articolati in più funzioni aziendali Difficoltà nell’individuarli È necessario ragionare in un ottica di riduzione del costo logistico complessivo! 33 33 TIPOLOGIE DI COSTI LOGISTICI 1/3 COSTI DI TRASPORTO • È l’insieme di tutti i costi di trasporto tra le fabbriche, tra le unità produttive – gli eventuali magazzini – ed i punti vendita. • Sono molto sensibili alle variazioni del livello di servizio in quanto spesso attori principali. • Principali variabili: Km percorsi; mezzo di trasporto; dimensione minima dell’ dell’ordine; capacità capacità di saturazione del mezzo; caratteristiche dell’ dell’unità unità di carico; tipologia degli imballi. 34 34 264 Modulo 4A TIPOLOGIE DI COSTI LOGISTICI 2/3 COSTI DI GESTIONE MAGAZZINI • Dipendono da: locazioni; leasing; servizi tecnici amministrativi; ammortamento infrastrutture; valore scorte. COSTI DEL SISTEMA INFORMATICO • Dipendono da: grado di utilizzo; evoluzione aziendale. 35 35 TIPOLOGIE DI COSTI LOGISTICI 3/3 COSTI DI WRITE OFF • Rappresenta il valore dei materiali, componenti, materie prime e prodotti finiti divenuti obsoleti • Generati da: elevati valori delle scorte; elevati tempi di attraversamento. ONERI FINANZIARI • • • Parte più corposa dei costi logistici. Rappresentano il costo del capitale immobilizzato in scorte di materie prime, in materiali in corso di lavorazione ed in scorte di prodotti finiti. parametro importante nei progetti di logistica. 36 Attenzione: contrarre il valore delle scorte può voler dire incrementare i tempi di risposta del sistema, con un inevitabile scadimento del livello di servizio!! 36 Programmazione del ciclo logistico–integrato 265 STRUTTURA DEI COSTI LOGISTICI Quantificabili Aggiungono valore Palesi Attivi Trasporti Impresa clienti Passivi Moviment. Stoccaggi Spostamenti Sommersi Passivi Layout irrazionale, Ritorni ecc. Difficile quantificarli Non aggiung. valore Costi logistici 37 37 COSTI PALESI E COSTI SOMMERSI COSTI PALESI Legati al trasporto dei materiali dal fornitore all’azienda e dei prodotti finiti dall’azienda al cliente. Quantificabili attivi in quanto erogano un servizio: creano valore aggiunto. Danno luogo a ricavi se il servizio è riconosciuto dal mercato; in caso contrario a perdite. 38 COSTI SOMMERSI Difficilmente quantificabili in quanto comprendono tutti gli oneri derivanti da movimentazioni inutili sia nell’ambito produttivo che distributivo. In genere sono insiti nelle cause che portano ad allungare i tempi del processo aziendale. Spesso ignorati anche se erodono il profitto. 38 266 Modulo 4A COSTI SOMMERSI 39 • Costi opportunità. • Deterioramento. • Obsolescenza. • Assicurazione. • Mancata vendita. • Perdita cliente. • Penali. • Costi di backorder. • Slittamento incassi. • Perdita di immagine. Costi di mantenimento scorta Costi di stockstock-out 39 COSTI LOGISTICI PASSIVI 1/3 Mancanza di intersettorialità Area progettuale Area Approvvigionamenti Area Produttiva Area Distributiva 40 40 Assenza di comunicazioni Allungamento della tempistica Progettazione complicata Layout irrazionale Fornitori inaffidabili Imballi carenti Trasporti costosi Allungamento della tempistica Costi logistici passivi Programmazione del ciclo logistico–integrato 267 COSTI LOGISTICI PASSIVI 2/3 Mancanza di intersettorialità Allungamento della tempistica Progettazione complicata Area progettuale AREA AREA PROGETTUALE PROGETTUALE Area Approvvigionamenti Layout irrazionale Area Produttiva Costi logistici passivi Fornitori inaffidabili Area Distributiva • Imballi carenti Trasporti costosi Assenza di comunicazioni Una vecchia massima “progetta semplice e tutto scorrerà come l’acqua”. Minore è il numero dei componenti, minore è il numero dei fornitori necessari, minore è il numero dei controlli, più rapido il processo produttivo, limitate le genesi dei costi passivi. Allungamento della tempistica • Mancanza di intersettorialità Area progettuale Area Approvvigionamenti Area Produttiva Area Distributiva Assenza di comunicazioni Allungamento della tempistica AREA APPROVVIGIONAMENTI Progettazione complicata Layout irrazionale Costi logistici passivi Fornitori inaffidabili Imballi carenti Trasporti costosi • La mancata ricerca di mercato sui fornitori comporta carenze nella valutazione tecnico-economica degli stessi. Un fornitore inaffidabile provoca rallentamenti e ritardi, i cui costi sono molto spesso ignorati in quanto di difficile quantificazione e contabilizzazione. Allungamento della tempistica • 41 41 COSTI LOGISTICI PASSIVI 3/3 Mancanza di intersettorialità Area progettuale Area Approvvigionamenti Area Produttiva Area Distributiva Assenza di comunicazioni Allungamento della tempistica AREA PRODUTTIVA Progettazione complicata Layout irrazionale Costi logistici passivi • Fornitori inaffidabili Imballi carenti Trasporti costosi Allungamento della tempistica • • • Mancanza di intersettorialità Area progettuale Area Approvvigionamenti Area Produttiva Area Distributiva Assenza di comunicazioni 42 Lay-out irrazionale: percorsi dispersivi con materiali che transitano più volte sullo stesso “ binario”. Carenza di attrezzature di movimentazione e sollevamento, sia in termini di quantità che di capacità. Distanze notevoli tra i reparti di produzione ed i magazzini delle materie prime. Distanze notevoli tra reparti coinvolti in costanti e continui interscambi di materiali. Allungamento della tempistica Progettazione complicata Layout irrazionale AREA DISTRIBUTIVA Costi logistici passivi Fornitori inaffidabili Imballi carenti Trasporti costosi Allungamento della tempistica • • • • • Unità di carico non adeguate. Imballi carenti. Caratteristiche dei mezzi impiegati nei trasporti inadeguate. Reti distributive obsolete, eccessive. Magazzini non sfruttati correttamente. 42 268 Modulo 4A FREQUENZA DEI CONTROLLI • Deve essere rapportata alla velocità dei flussi: – per flussi veloci (ore o giorni) frequenza molto elevata; – per flussi lenti (settimane o mesi) frequenza standard. • Nella logistica integrata (controllo dell’intero processo) è necessario che la frequenza delle misurazioni parziali siano sincronizzate con i controlli complessivi. complessivi 43 43 I COSTI DELLA LOGISTICA IN INGRESSO • Oneri finanziari del magazzino materie prime: premio assicurativo + (valore della merce * tasso di investimento). • Trasporti: costi dei trasporti della merce in ingresso, sia palesi sia nascosti (ad esempio quando il prezzo di un prodotto comprende anche i costi di trasferimento, nel qual caso è necessario effettuare lo scorporo). • Impianti: quota d’ammortamento degli immobili dedicati allo stoccaggio delle materie prime o l’ammontare delle locazioni dei magazzini, sommata all’ammortamento delle attrezzature di movimentazione. • Sistema informatico: quota di ammortamento del sistema informatico hardware e software e del relativo canone di manutenzione. • 44 Personale dedicato alla gestione del ciclo passivo della merce in in ingresso dell’amministrazione, del magazzino, dell’ufficio acquisti. 44 Programmazione del ciclo logistico–integrato 269 I COSTI DELLA LOGISTICA INTERNA • Oneri finanziari del materiale in corso di lavorazione: al premio assicurativo viene sommato il valore dei materiali moltiplicato per il tasso di investimento definito dalla funzione finanziaria. • Trasporti: i costi dei trasporti dei materiali in transito, sia interni che esterni (esempio da e verso i conto terzisti). • Impianti: la quota d’ammortamento delle attrezzature di movimentazione dedicate alla mobilità tra i reparti, sommata ai costi di manutenzione. • Sistema informatico: quota dell’ammortamento del sistema informatico hardware e software e del relativo canone di manutenzione. • Personale: addetti alla programmazione della produzione; addetti alla movimentazione interna tra i vari reparti produttivi da e verso i conto terzisti. 45 45 I COSTI DELLA LOGISTICA IN USCITA • Oneri finanziari del magazzino prodotti finiti: al premio assicurativo viene sommato il valore dei prodotti finiti moltiplicato per il tasso di investimento definito dalla funzione finanziaria. • Trasporti: i costi delle spedizioni a carico dell’azienda; eventuali premi assicurativi della merce trasportata. • Attrezzature e impianti: la quota d’ammortamento degli immobili dedicati allo stoccaggio dei prodotti finiti o l’ammontare delle locazioni dei magazzini,sommate all’ammortamento delle attrezzature di movimentazione; nell’ipotesi che il magazzino sia terziarizzato, si evidenzierà il costo del servizio di terziarizzazione. • Sistema informatico: quota dell’ammortamento del sistema informatico hardware e software e del relativo canone di manutenzione. • Personale dedicato alla gestione del ciclo attivo della merce in uscita: del magazzino prodotti finiti; dell’ufficio spedizioni; dell’ufficio amministrativo che segue i rapporti con i clienti. 46 46 270 Modulo 4A SINTOMI DI ELEVATI COSTI LOGISTICI (1/2) • Incremento del capitale di funzionamento; • aumento del WIP; • aumento della tempistica operativa; • significativa presenza di materiali obsoleti nelle varie tipologie di scorte; • deterioramento dei materiali per una errata gestione dei prodotti; • necessità di usare le scorte come polmone per fronteggiare la stagionalità della domanda; • lentezza o errori nel rifornimento dei materiali dai fornitori; • troppi vincoli o criticità rispetto ai programmi; • inefficienze dovute a difficoltà di coordinamento dei flussi fisici; • difficile gestione delle modifiche tecniche. 47 47 SINTOMI DI ELEVATI COSTI LOGISTICI (1/2) 48 48 • Errori nella assegnazione delle priorità con conseguenti ritardi nella produzione; • conoscenza imprecisa dell’esistenza, ubicazione, quantità, di tutti i materiali costituenti il flusso fisico; • onerosità nella gestione del magazzino; • elevata presenza dei resi; • strutture di distribuzione onerose; • incoerenza tra il programmato e l’eseguito; • lead time lunghi; • mezzi di trasporto costosi e male utilizzati; • tempi di attesa lunghi per effettuare le operazioni di carico e scarico dei mezzi; • danni elevati dovuti alla movimentazione ed al trasporto. Programmazione del ciclo logistico–integrato 271 AGENDA • Storia ed evoluzione della Logistica. • La catena logistica integrata (Supply Chain Management). • Processi e componenti della catena logistica integrata. • Definizione ed analisi del sistema logistico. • Misurazione della performance logistiche. • I costi della logistica. • Aspetti tecnologici ed organizzativi. • Gli Incoterms. 49 49 L’IMPORTANZA DELL’INFORMATION TECHNOLOGY NELLA LOGISTICA • L’Information Technology (IT) consiste negli strumenti hardware e software che vengono utilizzati lungo tutta la catena logistica per raccogliere ed analizzare le informazioni. • Le informazioni sono essenziali per il successo della supply chain in quanto rappresentano la base a partire dalla quale i managers prendono le decisioni.. decisioni. L ’IT fornisce al Management le informazioni necessarie per prendere prendere le decisioni L’IT giuste al momento giusto � ABILITATORE DELL’ ’INFORMAZIONE!! DELL DELL’INFORMAZIONE!! Informazioni Visione globale Buone decisioni Successo! 50 50 Le informazioni devono essere complete, corrette e tempestive! 272 Modulo 4A SISTEMI ERP- ENTERPRISE RESOURCE PLANNING Livello decisionale Strategico Tattico ERP ERP potenziale ERP potenziale Sistemi integrati di gestione aziendale Operativo Fonte: libro “Supply Chain Management. Strategy, Planning and Operation” Fornitore Produttore Distributore Rivenditore Attori della supply chain VANTAGGI 51 Cliente SVANTAGGI • Ampio ambito di applicazione � informazioni ad ampio raggio� decisioni migliori. • Capacità analitiche deboli perché si focalizzano sui livelli operativi. • Informazioni real time � no ritardi, discontinuità tra le parti della catena. • Costosi. • Migliore utilizzo rispetto ai legacy delle altre 51 tecnologie, es. Internet. • Di difficile implementazione/customizzazione. LA MAPPA DELL’IT- APPLICAZIONI SOFTWARE 1/3 Livello decisionale Strategico SCM Tattico Applicaz. approvv. Operativo Fonte: libro “Supply Chain Management. Strategy, Planning and Operation” Fornitore APS Pianificazione trasporti e magazzini MES Esecuzione trasporti e WMS Produttore Distributore Rivenditore Pianific. domanda CRM /SFA Cliente Attori della supply chain 52 VANTAGGI • Elevate capacità analitiche. • Risposte in tempo reale a problemi ed emergenze. 52 SVANTAGG I • Ambito locale � ottimizzazione locale (a differenza degli ERP). • Si basano su dati di sistemi legacy o ERP. Programmazione del ciclo logistico–integrato 273 LA MAPPA DELL’IT- APPLICAZIONI SOFTWARE 2/3 APPLICAZ. PER APPROVVIGIONAM.: • automatizza le relazioni fornitore – produttore; • obiettivo: favorire e snellire il processo di approvigionamento; • paragoni tra fornitori e tra componenti � da chi comprare e cosa comprare. ADVANCED PLANNING AND SCHEDULING: produce schedulazioni su cosa, dove, quando e come produrre tenendo conto di: Strategico Pianific. Pianific. domanda SCM Tattico Operativo Pianificazione trasporti e magazzini APS Applicaz. Applicaz. approvv. approvv. Fornitore CRM /SFA Esecuzione trasporti e WMS MES Produttore Distributore Rivenditore •disponibilità materiali; •capacità impianti; •altri obiettivi di business. Cliente Attori della supply chain MANUFACTURING EXECUTION SYSTEM: PIANIFICAZIONE TRASPORTI: • meno analitico di APS; • paragoni tra carriers, modalità, rotte e piani di carico. • determina come, quando, dove e in che quantità i materiali devono essere trasportati; GESTIONE MAGAZZINI: • produce schedule a breve termine; input: previsioni, costi, margini e livelli di servizio; output: politiche di inventario; • allocazione delle 53 risorse. 53 bilanciano costi di magazzino e di sotto-scorta. LA MAPPA DELL’IT- APPLICAZIONI SOFTWARE 3/3 ESECUZ. TRASPORTI e WAREHOUSE MGMT SYSTEM: PREVISIONI DELLA DOMANDA: • INPUT: dati storici e informazioni future; • simile al MES; • rendono operativi i piani di trasporto e la pianificazione dei magazzini. • OUTPUT: modelli di previsione. Strategico SCM Tattico Operativo Pianificazione trasporti e magazzini APS Applicaz. Applicaz. approvv. approvv. Fornitore MES Produttore Esecuzione trasporti e WMS Distributore Rivenditore Pianific. Pianific. domanda CRM /SFA Cliente Attori della supply chain SUPPLY CHAIN MANAGEMENT: • mix di applicazioni integrate tra loro; • producono soluzioni di pianificazione e decisioni al livello strategico; • dipendono da sistemi legacy o ERP per le informazioni 54 necessarie alle analisi. CUSTOMER RELATIONSHIP MANAGEMENT – SALES FORCE AUTOMATION: • automatizza le relazioni clientevenditore fornendo informazioni su prezzi e prodotti; • in real time. 54 274 Modulo 4A ASPETTI ORGANIZZATIVI 2/2 Quali sono le leve manageriali per raggiungere il coordinamento? • Allineare obiettivi ed incentivi; • migliorare l’accuratezza delle informazioni; • migliorare le performance organizzative; • disegnare strategie di prezzo per stabilizzare gli ordini; • costruire partnership; • favorire la fiducia tra i vari attori; • dedicare risorse al coordinamento; • focalizzarsi sugli aspetti comunicativi tra le parti; • condividere equamente i benefici del coordinamento. 55 55 STRUMENTI ORGANIZZATIVI DIAGRAMMA DI ISHIKAWA • Rappresenta tutte le relazioni causa – effetto alla base di un determinato fenomeno/problema. (o a lisca di pesce) • Risalendo alle cause, consente un’efficace risoluzione dei problemi. CAUSE SECONDARIE PROBLEMA 56 CAUSE PRIMARIE 56 Programmazione del ciclo logistico–integrato 275 AGENDA • Storia ed evoluzione della Logistica. • La catena logistica integrata (Supply Chain Management). • Processi e componenti della catena logistica integrata. • Definizione ed analisi del sistema logistico. • Misurazione della performance logistiche. • I costi della logistica. • Aspetti tecnologici ed organizzativi. • Gli Incoterms. 57 57 INCOTERMS INCOTERMS UNO STRUMENTO INDISPENSABILE PER GLI OPERATORI IMPORT-EXPORT 58 58 276 Modulo 4A INCOTERMS • Gli Incoterms, regole che definiscono gli obblighi delle parti in relazione ai termini di consegna delle merci, costituiscono il linguaggio corrente nel commercio internazionale e vengono ormai costantemente utilizzati in tutto il mondo. 59 59 INCOTERMS • 60 60 Gli Incoterms 2000 forniscono a quanti partecipano agli scambi internazionali, operatori industriali, bancari,dei trasporti, delle assicurazioni, professionisti e giuristi di impresa un utilissimo e moderno strumento di lavoro nel campo degli scambi internazionali di merci. Programmazione del ciclo logistico–integrato 277 INCOTERMS • INCOTERMS 2000. • 13 SIGLE CODIFICATE DA CCI E ECE/ONU: EXW - FCA - FAS - FOB - CFR - CIF - CPT - CIP - DAF DES - DEQ - DDU – DDP. 61 61 GLI INCOTERMS SONO COSTITUITI DA 13 TERMINI DI RESA, SUDDIVISI IN 4 GRUPPI: 1º gruppo E (EXW) 2º gruppo F (FCA, FAS, FOB) 3º gruppo C (CFR, CIF, CPT, CIP) 4º gruppo D (DAF, DES, DEQ, DDU, DDP) massima obbligazione per il compratore. trasporto principale a carico del compratore. trasporto principale a carico del venditore, rischi a carico del compratore. massima obbligazione per il venditore. 62 62 278 Modulo 4A INCOTERMS Gli Incoterms presentano, essenzialmente, i seguenti vantaggi: • l'uniformità (sono universalmente riconosciuti); • la precisione (si conoscono esattamente i costi ed i rischi a carico del venditore e del compratore); • la concisione (una sola sigla precisa l'insieme delle modalità del trasporto); • la flessibilità (nel senso che le parti possono modificare la portata delle obbligazioni, anche se talvolta si stravolge completamente la norma originaria). 63 63 INCOTERMS 64 64 • Definizioni utili • Pre-trasporto-Il primo trasporto di merci da parte del venditore nei locali per il principale porto d'imbarco. Di solito in camion, per ferrovia o per vie navigabili interne. • Main trasporto-Il primo trasporto di merci, in generale, per la parte più lunga del viaggio e, in generale, da un paese all'altro. Solito via mare nave o in aereo, ma può essere da camion o per ferrovia, come pure. • On-trasporto-trasporto dal porto di arrivo nel paese di destinazione per l'acquirente locali. Di solito in camion, per ferrovia o per vie navigabili interne. Programmazione del ciclo logistico–integrato 279 Nella seguente tavola, in cui sono rappresentate schematicamente le condizioni di resa delle merci secondo i 13 Incoterms, la voce "spese" comprende sempre, salvo precisazione, le spese di trasporto. L'EXW comporta il livello minimo, e il DDP il livello massimo, di obbligazioni per il venditore. Nell'EXW, il venditore deve solo mettere la merce a disposizione del compratore nei propri locali o in altro punto convenuto. Nel DDP, il venditore deve sdoganare la merce sia all'esportazione sia all'importazione nel Paese di destinazione e deve anche provvedere al suo trasporto sino al "luogo di destinazione convenuto" ove avviene la consegna, con conseguente trasferimento dei rischi; tale luogo può essere situato anche in un qualisiasi posto interno nel Paese di destinazione. Tutto ciò vale anche per il DDU, fatta eccezione, avviamente, per lo sdoganamento all'importazione, che è a carico dell'importatore. Anche nel CTP e nel CIP il "luogo di destinazione" (e nel CFR e nel CIF il "porto di destinazione") può trovarsi all'interno del Paese di destinazione; però, in questi ultimi quattro Termini la consegna avviene "alla partenza", rimettendo la merce al vettore (o primo vettore) e il venditore sopporta il costo (ma non il rischio) per il trasporto della merce a destinazione. 65 65 I rischi di perdita o di danni alla merce passano dal venditore al compratore al momento della consegna; se il compratore o il vettore o altro soggetto che agisce per suo conto, non prende in consegna la merce nel tempo e nel luogo convenuto o se il compratore non dà al venditore, in tempo utile, le istruzioni di cui questi abbisogna per provvedere alla consegna, i rischi che la merce può correre a partire dalla data (o data ultima) prevista per la consegna ed ogni onere supplementare a carico della merce gravano sul compratore, a condizione, però, che la merce sia stata individuata quale merce oggetto del contratto. Il venditore è tenuto ad assicurare la merce solo nei Termini CIF e CIP, secondo quanto prescritto in tali Termini; il venditore e compratore possono, ovviamente, pattuire una copertura più ampia di quella prevista nei predetti due Termini; possono anche provvedere, ciascuno per proprio conto, ad assicurare la merce per la tratta di rischio di rispettiva spettanza, qualunque sia l'Incoterm utilizzato. 66 66 280 Modulo 4A TAVOLA SINOTTICO-COMPARATIVA DEGLI INCOTERMS 2000 A CURA DI CCI-ITALIA 67 T Indica l'bbligazione di stipulare il contratto di trasporto. T Indica la facoltà di stipulare il contratto di trasporto. A Indica l'obbligazione di stipulare il contratto di assicurazione. O Indica l'obbligazione di provvedere allo sdoganamento 67 delle merci all'esportazione. • Indica l'obbligazione di provvedere allo sdoganamento delle merci all'importazione INCOTERMS • 68 68 VARIANTI - Gli "Incoterms 2000" non forniscono suggerimenti in merito alla formulazione specifica di varianti rispetto all'Incoterm utilizzato (così, ad es., se le parti vogliono modificare l'Incoterm FOB, aggiungendo lo stivaggio a bordo); essi, invece, raccomandano fortemente di esplicitare nel contratto di vendita il significato preciso di eventuali varianti (V., tra l'altro, introduzione, paragrafo 11, "varianti agli Incoterms"), specificando se le modifiche incidono sull'attribuzione delle spese o anche sul passaggio dei rischi. Programmazione del ciclo logistico–integrato 281 IN CONCLUSIONE… La logistica non è più più solo un costo… costo… ma, al contrario, se intesa come un PROCESSO INTEGRATO, rappresenta una fonte di vantaggio competitivo …non solo per l’ l’azienda… azienda… ma anche per l’ l’intera filiera produttiva!! produttiva!! 69 69 Grazie per l’attenzione! 70 70 Modulo 4B Le politiche di filiera-agroalimentare, rifiuti industriali, farmaco, distribuzione urbana delle merci: criticità e punti di forza Coordinatore Scientifico: Prof. Rocco Giordano Le politiche di filiera-agroalimentari 285 Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Comitato Centrale per l’Albo degli Autotrasportatori Progetto “Formazione di esperti Tecnico-logistici” Modulo 4B Le politiche di filiera - agroalimentare, rifiuti industriali, farmaco, distribuzione urbana delle merci: criticità e punti di forza Coordinatore Scientifico: Prof. Rocco Giordano 1 1 FILIERA AGROALIMENTARE • • La normativa di riferimento per la gestione di prodotti alimentari è il d.lgs 155/1997, per la parte residua, che prevede il c.d. “autocon-trollo HACCP”; per la gestione del trasporto, è inoltre neces-sario che i mezzi siano dotati di attestazione A.T.P. (l. 264/1977 e D.P.R. 404/1979). 2 2 286 Modulo 4B NORMATIVA H.A.C.C.P. 1. Il responsabile dell'industria deve garantire che la preparazione, la trasformazione, la fabbricazione, il confezionamento, il deposito, il trasporto, la distribuzione, la manipolazione, la vendita o la fornitura, compresa la somministrazione, dei prodotti alimentari siano effettuati in modo igienico. 3 3 NORMATIVA H.A.C.C.P. 1. Ai fini del presente decreto si intende per: a) igiene dei prodotti alimentari, di seguito denominata “igiene”: tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza e la salubrità dei prodotti alimentari. Tali misure interessano tutte le fasi successive alla produzione primaria, (…), e precisamente: la preparazione, la trasformazione, la fabbricazione, il confezionamento, il deposito, il trasporto, la distribuzione, la manipolazione, la vendita o la fornitura, compresa la som-ministrazione, al consumatore; b) industria alimentare: ogni soggetto pubblico o privato, con o senza fini di lucro, che esercita una o più delle seguenti attività: la preparazione, la trasformazione, la fabbricazione, il confezionamento, il deposito, il trasporto, la distribuzione, la manipolazione, la vendita o la fornitura, compresa la som-ministrazione, di prodotti alimentari. 4 4 Le politiche di filiera-agroalimentari 287 NORMATIVA H.A.C.C.P. 2. Il responsabile della industria alimentare deve individuare nella propria attività ogni fase che potrebbe rivelarsi critica per la sicurezza degli alimenti e deve garantire che siano individuate, applicate, mantenute ed aggiornate le adeguate procedure di sicurezza avvalendosi dei seguenti principi su cui è basato il sistema di analisi dei rischi e di controllo dei punti critici HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points): a) analisi dei potenziali rischi per gli alimenti; b) individuazione dei punti in cui possono verificarsi dei rischi per gli alimenti; c) decisioni da adottare riguardo ai punti critici individuati, cioè a quei punti che possono nuocere alla sicurezza dei prodotti; d) individuazione ed applicazione di procedure di controllo e di sorveglianza dei punti critici; e) riesame periodico, ed in occasione di variazioni di ogni processo e della tipologia d'attività, dell'analisi dei rischi, dei punti critici e delle procedure di controllo e di sorveglianza. 5 5 NORMATIVA H.A.C.C.P. 3. Il responsabile dell'industria alimentare che esercita attività di produzione, di trasporto, distribuzione, vendita e somministrazione diretta di prodotti alimentari al consumatore deve tenere a disposizione dell'autorità competente preposta al controllo, anche in assenza dei manuali di cui all'articolo 4, un documento contenente l'individuazione, da lui effettuata, delle fasi critiche di cui al comma 2 e delle procedure di controllo che intende adottare al riguardo, nonché le informazioni concernenti l'applicazione delle procedure di controllo e di sorveglianza dei punti critici e i relativi risultati. 6 6 288 Modulo 4B NORMATIVA H.A.C.C.P. Al fine di facilitare l'applicazione delle misure di cui all'articolo 3, possono essere predisposti manuali di corretta prassi igienica tenendo conto, ove necessario, del Codice internazionale di prassi raccomandato e dei principi generali di igiene del Codex Alimen-tarius. (Indicazioni dettagliate circa l'elaborazione dei manuali sono state emanate dal Ministero della salute con la Circolare n. 21 del 28 luglio 1995 recante "disposizioni riguardanti le linee guida per l'elaborazione dei manuali di corretta prassi igienica in materia di derrate alimentari", e con la Circolare n. 26 gennaio 1998, n. 1 che aggiorna e modifica la Circolare n. 21/95): il “pacchetto igiene” contiene indicazioni circa l’adozione di “manuali comunitari” e fa salvi i manuali di corretta prassi igienica adottai in base alla normativa abrogata. 7 7 CONTROLLO DELL’APPLICAZIONE DELLA DISCIPLINA H.A.C.C.P. Viene svolto in base al D.Lgs 123/1993: •il controllo riguarda tutte le fasi della produzione, della fabbricazione, della lavorazione, del magazzinaggio, del trasporto, della distribuzione, del commercio e dell'imiportazione; •il controllo ha la finalità di assicurare la conformità dei prodotti alimentari alle disposizioni dirette a prevenire i rischi per la pubblica salute e a proteggere gli interessi dei consumatori. 8 8 Le politiche di filiera-agroalimentari 289 CONTROLLO DELL’APPLICAZIONE DELLA DISCIPLINA H.A.C.C.P. Il controllo di cui al comma 1 consiste in una o più delle seguenti operazioni: a) l'ispezione; b) il prelievo di campioni; c) l'analisi dei campioni prelevati; d) il controllo dell'igiene del personale; e) l'esame del materiale scritto e dei documenti di vario genere; f) l'esame dei sistemi di verifica eventualmente installati dall'impresa e dei relativi risultati. 9 9 GLI STANDARD DEL SETTORE Sono standard introdotti a livello europeo dalle catene della grande distribuzione per garantire la qualità del servizio di logistica e trasporto. Integrano le norme ISO 9000, ISO 22000 e HACCP. Si segnalano la BRC Global Standard Storage and Distribution, pubblicata dall’associazione dei retailer inglesi e e la IFS Logistics (associazioni di retailer tedeschi e francesi). 10 10 290 Modulo 4B IL “PACCHETTO IGIENE” Il regolamento 853/2004 stabilisce, in apposite tabelle, le temperature di conservazione e trasporto dei prodotti animali, il cui rispetto è da intendersi necessario per l’assolvimento degli obblighi di corretta gestione. 11 11 SANZIONI • • 12 12 Sono previste dall’art. 8 del D.lgs 155/1997 “salvo che il fatto costituisca più grave reato”. Le sanzioni penali sono previste dagli art. 515 “Frode nell'esercizio del commercio” e 516 “Vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine” del codice penale. Le politiche di filiera-agroalimentari 291 NORME PER IL TRASPORTO Il trasporto delle sostanze alimentari deve avvenire con mezzi di trasporto igienicamente idonei e tali da assicurare una corretta prassi igienica. Ciò in relazione al genere delle sostanze trasportate dagli agenti atmosferici o da altri fattori ambientali. 13 13 NORMATIVA A.T.P. Regola le caratteristiche dei mezzi di trasporto utilizzati per derrate alimentari. I mezzi di trasporto devono possedere: - attestazione ATP, di competenza del Ministero dei Trasporti; - attestazione sanitaria, di competenza delle Provincie o delle Regioni. Sui veicoli è vietata la promiscuità di carico con merci che possano inquinare i prodotti alimentari. 14 14 292 Modulo 4B CLASSIFICAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO MEZZO DI TRASPORTO ISOTERMICO Un mezzo di trasporto si definisce isotermico quando la sua carrozzeria è costituita da pareti termoisolanti, incluse le porte, il pavimento ed il tetto, che consentono di limitare lo scambio di calore fra la superficie interna ed esterna della carrozzeria. 15 15 CLASSIFICAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO MEZZO DI TRASPORTO REFRIGERATO Un mezzo di trasporto isotermico è definito refrigerato se, con l’ausilio di una fonte di freddo (ghiaccio naturale con o senza aggiunta di sale, piastre eutetiche, ghiaccio secco, gas liquidi con e senza regolazione dell’evaporazione, etc.) diversa da un impianto meccanico o ad “assorbimento”, consente, con una temperatura media esterna di +30°C, di abbassare la temperatura all’interno della carrozzeria vuota e di mantenerla: • fino a 0°C per la classe A; • fino a – 10°C per la classe B; • fino a – 20°C e oltre per la classe C. 16 16 Le politiche di filiera-agroalimentari 293 CLASSIFICAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO MEZZO DI TRASPORTO FRIGORIFERO Un mezzo di trasporto isotermico è definito frigorifero se è dotato di un impianto di raffreddamento, che consente, con una temperatura media esterna di +30°C, di abbassare la temperatura all’interno della carrozzeria vuota e di mantenerla in seguito costantemente nel modo seguente: classe A se dotato di dispositivo di raffreddamento tale che t1 (temperatura interna) può essere scelta tra +12°C e 0°C incluso; classe B se dotato di dispositivo di raffreddamento tale che t1 (temperatura interna) può essere scelta tra +12°C e –10°C incluso; classe C se dotato di dispositivo di raffreddamento tale che t1 (temperatura interna) può essere scelta tra +12°C e –20°C incluso. 17 17 CLASSIFICAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO MEZZO DI TRASPORTO CALORIFERO Un mezzo di trasporto isotermico è definito calorifero se è dotato di un dispositivo di riscaldamento. 18 18 294 Modulo 4B CLASSIFICAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO • Il paragrafo 5 dell’appendice 1 dell’allegato 1 all’accordo A.T.P. prescrive espressamente: “Sui mezzi di trasporto saranno applicate le sigle di rico-noscimento e le indicazioni conformemente alle dispo-sizioni dell’appendice 4 del presente allegato. Esse devono essere soppresse non appena il mezzo di tra-sporto cesserà di essere conforme alle norme fissate dal presente allegato”. • L’appendice 4 dell’allegato 1 dell’accordo A.T.P. prevede che tutti i mezzi di trasporto speciali devono riportare la sigla di riconoscimento secondo l’accordo A.T.P. (es.: IN, IR, FNA, etc.) e sotto la sigla la data (mese ed anno) di scadenza dell’attestato A.T.P. 19 19 TERMOREGISTRATORI Dal 1. gennaio 2006 vi è l’obbligo dell’installazione di termoregistratori su veicoli di massa complessiva superiore ai 70 q.li. Il tracciato del termoregistratore va conservato per un anno. 20 20 Le politiche di filiera-agroalimentari 295 DISPOSIZIONI PARTICOLARI • • • • Alimentari surgelati; carne fresca; prodotti della pesca; prodotti freschi. 21 21 CARATTERISTICHE DETERMINANTI SUI COSTI DELLA LOGISTICA 22 22 296 Modulo 4B FILIERA DEL FARMACO La normativa di riferimento per la distribuzione di prodotti farmaceutici è oggi il d.lgs 219/2006: il titolo VI, art. 99 e ss, detta le regole per la distribuzione dei farmaci per uso umano. Altre normative rilevanti: D.P.R. 309/1990, sulle sostanze stupefacenti e psicotrope; D.M. 6.7.1999, linee guida per la gestione dei farmaci per uso umano; D.M. 15.7.2004, c.d. tracciabilità del farmaco. 23 23 PRINCIPI GENERALI Le attività di distribuzione dei prodotti farmaceutici sono soggette ad autorizzazione regionale secondo l’art. 100 del codice dei farmaci: “distribuzione all'ingrosso di medicinali: qualsiasi attività consistente nel procurarsi, detenere, fornire o esportare medicinali, salvo la fornitura di medicinali al pubblico” (art. 1). 24 24 Le politiche di filiera-agroalimentari 297 AUTORIZZAZIONE REGIONALE Cass. pen., sez. II 26-05-2005, n. 19880: “L'obbligo di osservare la disciplina prevista dal D.Lgs. 30 dicembre 1992 n. 538 sul commercio dei medicinali per uso umano sussiste anche a carico del trasportatore, atteso che l'onere di assicurare le condizioni di conservazione al fine di tutela della salute pubblica sussiste in tutte la fasi di distribuzione dei medicinali”. 25 25 AUTORIZZAZIONE: REQUISITI Art. 101 codice dei farmaci: • requisiti relativi ai locali ed alle attrezzature; • requisiti relativi al personale – Farmacista direttore tecnico; • procedure di gestione. 26 26 298 Modulo 4B D.Lgs 219/2006 art. 104 Il titolare dell’autorizzazione è tenuto a: g) avvalersi, sia in fase di approvvigionamento, sia in fase di distribuzione dei medicinali, di mezzi idonei a garantire la corretta conservazione degli stessi durante il trasporto, nell'osservanza delle norme tecniche eventualmente adottate dal Ministero della salute, assicurandone l'osservanza anche da parte di terzi. 27 27 D.Lgs 219/2006 art. 104 Il titolare dell’autorizzazione è tenuto a: h) rispondere ai principi e alle linee guida in materia di buona pratica di distribuzione dei medicinali di cui al decreto del Ministro della sanità in data 6 luglio 1999. 28 28 Le politiche di filiera-agroalimentari 299 D.M. 6.7.1999 2.3 Procedure scritte devono descrivere le diverse operazioni che possono avere influenza sulla qualità dei prodotti o sull'attività di distribuzione: ricevimento e controllo delle forniture, immagazzinamento, pulizia e manutenzione dei locali (incluso il controllo degli organismi nocivi), registrazione delle condizioni di immagazzinamento, sicurezza delle scorte sul posto e delle consegne in transito, ritiro dalle scorte delle merci vendibili, registrazioni, prodotti restituiti, pianificazione dei ritiri e delle vendite dei prodotti prossimi alla scadenza. Tali procedure vanno approvate, firmate e datate dalla persona responsabile del sistema di qualità. 29 29 D.M. 6.7.1999 4.4 I medicinali vanno trasportati in modo tale che: a) il loro documento di identificazione non vada smarrito; b) non contaminino o siano contaminati da altri prodotti o materiali; c) siano previste misure adeguate in caso di spargimento di prodotti o rottura dei contenitori; d) siano al sicuro, cioè non sottoposti a calore diretto, freddo, luce, umidità o altre condizioni sfavorevoli, né all'attacco di microrganismi o di insetti. 30 30 300 Modulo 4B D.M. 6.7.1999 • 4.5 È vietato il trasporto promiscuo con prodotti che possano, in qualsiasi modo, rappresentare un pericolo per la sicurezza o per l'efficacia dei farmaci. 31 31 D.M. 6.7.1999 • • • 32 32 4.6 Tutti i mezzi impiegati per il trasporto dei medicinali devono essere dotati, nel vano di trasporto, di impianti idonei a garantire una temperatura alla quale, in linea con le indicazioni europee sulle prove di stabilità, le caratteristiche dei prodotti non vengano alterate. Tali mezzi devono essere provvisti anche di adeguata coibentazione, fatti salvi casi eccezionali e documentati di trasporti in situazioni di urgenza o di necessità, purché da essi non derivino rischi di deterioramento dei medicinali. I medicinali per i quali è necessaria una temperatura di conservazione controllata, così come previsto dai decreti di autorizzazione all'immissione in commercio, vanno quindi trasportati con mezzi speciali e idonei, attraverso tutti i punti della catena distributiva. A tale scopo devono essere impiegati mezzi refrigerati o confezionamenti separati in colli idonei al mantenimento della temperatura in rapporto ai tempi di consegna. Le politiche di filiera-agroalimentari 301 D.M. 6.7.1999 • 8.1 Si applicano le sanzioni previste dall'art. 15, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 538, nell’ipotesi di violazione delle disposizioni recate dalle presenti linee direttrici. 33 33 FARMACI CON PARTICOLARI REGOLAMENTAZIONI • • Sostanze stupefacenti o psicotrope (d.lgs 309/1990); radiofarmaci (D.lgs 230/1995; D.M. 19.11.2003). 34 34 302 Modulo 4B SOSTANZE STUPEFACENTI O PSICOTROPE 1. La consegna di sostanze sottoposte a controllo, da parte degli enti o delle imprese autorizzati a commerciarle, deve essere fatta: • ….. • d) mediante agenzia di trasporto o corriere privato. In questo caso, ove si tratti di sostanze stupefacenti o psicotrope indicate nelle tabelle I e II, sezione A, di cui all'articolo 14 e il cui quantitativo sia superiore ai cento grammi, il trasporto deve essere effettuato previa comunicazione, a cura del mittente, al più vicino ufficio di Polizia di Stato o comando dei carabinieri o della Guardia di finanza. • La comunicazione, di cui al comma 1, lettera d), compilata in triplice copia, deve indicare il mittente ed il destinatario, il giorno in cui si effettua il trasporto, la natura e la quantità degli stupefacenti trasportati. Una delle copie è trattenuta dall'ufficio o comando predetti; la seconda è da questo inviata al corrispondente ufficio o comando della giurisdizione del destinatario, per la opportuna azione di vigilanza; la terza, timbrata e vistata dall'ufficio o comando di cui sopra, deve accompagnare la merce ed essere restituita dal destinatario al mittente. 35 35 FILIERA DEI RIFIUTI INDUSTRIALI decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152 modificato con decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 Parte IV – Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati in attuazione di direttive comunitarie. La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse ed è disciplinata al fine di assicurare un'elevata protezione dell'ambiente e controlli efficaci, tenendo conto della specificità dei rifiuti pericolosi. 36 36 Le politiche di filiera-agroalimentari 303 LA GESTIONE DEI RIFIUTI • • • a) Rifiuto: qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell'Allegato A alla parte quarta del decreto e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi; b) produttore: la persona la cui attività ha prodotto rifiuti (produttore iniziale) e la persona che ha effettuato operazioni di pretrattamento, di miscuglio o altre operazioni che hanno mutato la natura o la composizione di detti rifiuti; c) detentore: il produttore dei rifiuti o il soggetto che li detiene; 37 37 LA GESTIONE DEI RIFIUTI • d) Gestione: la raccolta, il trasporto, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti, compreso il controllo di queste operazioni, nonché il controllo delle discariche dopo la chiusura; • e) raccolta: l'operazione di prelievo, di cernita o di raggrup-pamento dei rifiuti per il loro trasporto; • g) smaltimento: le operazioni previste nell'Allegato B alla parte quarta del decreto legislativo. 38 38 304 Modulo 4B LA GESTIONE DEI RIFIUTI • h) recupero: le operazioni previste nell'Allegato C alla parte quarta del decreto legislativo. • i) luogo di produzione dei rifiuti: uno o più edifici o stabilimenti o siti infrastrutturali collegati tra loro all'interno di un'area delimitata in cui si svolgono le attività di produzione dalle quali sono originati i rifiuti; • l) stoccaggio: le attività di smaltimento consistenti nelle operazioni di deposito preliminare (D15), nonché le attività di recupero consistenti nelle operazioni di messa in riserva (R13). 39 39 LA GESTIONE DEI RIFIUTI • 40 40 m) Deposito temporaneo: raggruppamento dei rifiuti effettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti ove rispetti le condizioni di cui all’articolo 183, comma 1, lettera m), non è soggetto ad alcun tipo di autorizzazione. Le politiche di filiera-agroalimentari 305 LA GESTIONE DEI RIFIUTI I rifiuti sono classificati: secondo l'origine: • rifiuti urbani; • rifiuti speciali. Secondo le caratteristiche di pericolosità: • rifiuti pericolosi; • rifiuti non pericolosi. 41 41 LA GESTIONE DEI RIFIUTI • Sono pericolosi i rifiuti non domestici indicati espressamente come tali, con apposito asterisco, nell'elenco di cui all'Allegato D alla parte quarta del decreto legislativo (elenco europeo dei rifiuti)., sulla base degli Allegati G, H e I alla medesima parte quarta. 42 42 42 306 Modulo 4B LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI D.Lgs. 152/06 Articoli 213-216 Procedure semplificate per lo svolgimento delle attività di recupero dei rifiuti conformi alla norme tecniche nazionali: D.M. 5 febbraio 1998 - Recupero rifiuti non pericolosi. D.M. 161/2003 - Recupero rifiuti pericolosi. 43 43 LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI D.Lgs. 152/06 Articolo 212 Iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali. 44 44 Le politiche di filiera-agroalimentari 307 LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI L’Albo nazionale gestori ambientali www.albogestoririfiuti.it • Comitato Nazionale, presso il Ministero dell’ambiente: funzioni di indirizzo e coordinamento, provvede sui ricorsi. • Sezioni regionali e provinciali, presso le Camere di commercio dei capoluoghi di Regione e delle province autonome di Trento e Bolzano provvedono in materia di singole iscrizioni. 45 45 LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI Articolo 212, D.Lgs. 152/06 ISCRIZIONE = AUTORIZZAZIONE • le imprese che svolgono attività di raccolta e trasporto di rifiuti; • Commercianti e intermediari di rifiuti. ISCRIZIONE = ABILITAZIONE • le imprese che gestiscono impianti di titolarità di terzi; • le imprese che gestiscono impianti mobili di smaltimento e recupero dei rifiuti; • le imprese che effettuano attività di bonifica dei siti; • le imprese che effettuano attività di bonifica dei beni contenenti amianto. 46 46 308 Modulo 4B LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI Obbligo d’iscrizione all’Albo Articolo 212, comma 5, del D.Lgs. 152/06 Procedura ordinaria: • imprese che svolgono attività di raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi; • imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi (esclusi i trasporti dei rifiuti effettuati dal produttore degli stessi in quantità che non eccedano i trenta chilogrammi al giorno o trenta litro al giorno). 47 47 LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI L’iscrizione all’Albo, con procedura ordinaria: • • a) b) 48 48 deve essere rinnovata ogni cinque anni; è subordinata alle garanzie finanziarie secondo gli importi fissati dal D.M.23 aprile 1999. Tali importi sono ridotti: del cinquanta per cento per le imprese registrate ai sensi del regolamento (CE) n. 761/2001 del 19 marzo 2001 (EMAS); del quaranta per cento nel caso di imprese in possesso di certificazione ambientale ai sensi della norma Uni En Iso 14001. (art.212, comma 7, D.Lgs 152/06). Le politiche di filiera-agroalimentari 309 LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI Obbligo d’iscrizione all’Albo Articolo 212, comma 18, del D.Lgs. 152/06 Procedura semplificata: • imprese che effettuano attività di raccolta e trasporto dei rifiuti sottoposti a procedure semplificate ai sensi dell'articolo 216, ed effettivamente avviati al riciclaggio ed al recupero. 49 49 LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI L’iscrizione semplificata: • deve essere rinnovata ogni cinque anni; • non è sottoposta a garanzie finanziarie; • le imprese iscritte all’Albo con procedura ordinaria sono esentate dall’obbligo dell’iscrizione semplificata se lo svolgimento dell’attività di raccolta e trasporto dei rifiuti sottoposti a procedure semplificate non comporta variazioni della categoria, della classe e della tipologia di rifiuti per le quali tali imprese sono iscritte. 50 50 310 Modulo 4B LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI Iscrizione con procedura semplificata: • • art.212, comma 5, D.Lgs 152/06: Iscrizione delle aziende speciali, dei consorzi e delle società di gestione dei servizi pubblici di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; per tali soggetti, il Comune o il Consorzio garantiscono il possesso dei requisiti di idoneità tecnica e di capacità finanziaria. L’iscrizione “semplificata” è efficace solo per le attività svolte nell’interesse del Comune o dei Consorzi. 51 51 LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI Classi d’iscrizione Categoria 1: a) superiore o uguale a 500.000 abitanti; b) inferiore a 500.000 abitanti e superiore o uguale a 100.000 abitanti; c) inferiore a 100.000 abitanti e superiore o uguale a 50.000 abitanti; d) inferiore a 50.000 abitanti e superiore o uguale a 20.000 abitanti; e) inferiore a 20.000 abitanti e superiore o uguale a 5.000 abitanti; 52 f) inferiore a 5.000 abitanti. 52 Le politiche di filiera-agroalimentari 311 LE AUTORIZZAZIONI AL TRASPORTO DEI RIFIUTI Classi d’iscrizione Categorie dalla 2 alla 5: a) quantità annua complessivamente trasportata superiore o uguale a 200.000 tonnellate; b) quantità annua complessivamente trasportata superiore o uguale a 60.000 tonnellate e inferiore a 200.000 tonnellate; c) quantità annua complessivamente trasportata superiore o uguale a 15.000 tonnellate e inferiore a 60.000 tonnellate; d) quantità annua complessivamente trasportata superiore o uguale a 6.000 tonnellate e inferiore a 15.000 tonnellate; e) quantità annua complessivamente trasportata superiore o uguale a 3.000 tonnellate e inferiore a 6.000 tonnellate; f) quantità annua complessivamente trasportata inferiore a 3.000 tonnellate. 53 53 I REQUISITI PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI Delibera Comitato nazionale n.1 del 30 gennaio 2003 criteri e requisiti per l’iscrizione nelle categorie dalla 1 alla 5, e relative classi: • dotazioni minime di mezzi e personale; • Importi e modalità per dimostrare la capacità finanziaria. 54 54 312 Modulo 4B I REQUISITI PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI Il trasporto dei rifiuti su strada, oltre ad essere soggetto alla normativa in materia di gestione dei rifiuti, deve rispondere anche alle norme riguardanti l’autotrasporto di cose (legge 298/74, codice della strada, norme relative al trasporto delle merci pericolose ecc.). 55 55 I REQUISITI PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI Articolo 12 del D.M. 406/98: – il possesso del titolo autorizzativo al trasporto di cose (licenza al trasporto di cose in conto proprio o autorizzazione al trasporto di cose in conto terzi), ove prescritto, nonché l’even-tuale documentazione relativa all’ADR; – la disponibilità dei mezzi di trasporto ai sensi della legge 6 giugno 1974, n. 298, riguardante la disciplina sull’autotrasporto di cose, e del Dlgs 30 aprile 1992, n. 285 (Codice della strada). 56 56 Le politiche di filiera-agroalimentari 313 I REQUISITI PER L’ISCRIZIONE ALL’ALBO NAZIONALE GESTORI AMBIENTALI Inoltre, le imprese di trasporto devono presentare un’attestazione, a mezzo di perizia giurata, dell’idoneità dei mezzi di trasporto in relazione ai tipi di rifiuti da trasportare redatta da un ingegnere o da un chimico o da un medico igienista o da un biologo, iscritto all’ordine. I contenuti della perizia sono stati stabiliti, ai sensi dell’articolo 6 del D.M.406/98, dal Comitato nazionale con deliberazione n.4 del 27 settembre 2000 (G.U.29 novembre 2000, n. 179). 57 57 M.U.D. Al fine di assicurare un quadro conoscitivo completo e costantemente aggiornato, anche ai fini della pianificazione delle attività di gestione dei rifiuti, è stato istituito il Catasto dei rifiuti che viene alimentato dai dati comunicati annualmente dalle imprese interessate con la denuncia MUD. 58 58 314 Modulo 4B M.U.D. Soggetti obbligati: • • • • • • raccolta e trasporto di rifiuti (eccetto trasporto dei propri rifiuti); i commercianti e gli intermediari di rifiuti senza detenzione; chi svolge le operazioni di recupero e di smaltimento dei rifiuti; i consorzi istituiti con le finalità di recuperare particolari tipologie di rifiuto; CONAI per imballaggi immessi sul mercato, riutilizzati e rifiuti di imballaggio riciclati e recuperati provenienti dal mercato nazionale (art. 220, c. 2); produttori iniziali di rifiuti pericolosi e produttori iniziali di rifiuti non pericolosi di cui all'articolo 184, comma 3, lettere c), d) e g). 59 59 I REGISTRI DI CARICO E SCARICO DEI RIFIUTI Il registro di carico e scarico contiene le informazioni relative alla quantità e qualità dei rifiuti prodotti, trasportati, recuperati, smaltiti o intermediati e costituisce la base informativa per la compilazione della comunicazione annuale dei rifiuti – MUD. 60 60