Memorandum Difesa Personale

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Memorandum Difesa Personale
Associazione Sportiva Dilettantistica
KARATE VIADANA
MEMORANDUM
PER
DIFESA PERSONALE
M° Alberto Lodi Rizzini
www.karateviadana.it C.F. - Partita IVA 01731880207; via Donizetti 14; Cap. 46019 Viadana (M N)
email: karatevi adana@digicol or.net Tel. 0375-830575 - Cell. 335-5349889
PREMESSA
Il contenuto di questo memorandum, è frutto di valutazioni e considerazioni maturate dal
sottoscritto, in oltre 35 anni di esperienza lavorativa nella Polizia Municipale.
Le frequenti notizie di reato alla persona che giornalmente riempiono quotidiani e telegiornali,
recentemente sono diventate il tormentone di molti cittadini, specialmente per gli appartenenti alle
fasce deboli (Anziani, Donne e Bambini).
La riduzione del personale nelle Forze dell’Ordine, la crisi economica e l’inarrestabile ingresso di
clandestini in Italia, ha consentito un incremento della piccola e grande criminalità, da cui
conseguentemente il cittadino ha percepito insicurezze e paure.
Si è notato recentemente, che ogni qualvolta viene diffusa una notizia di reato grave (stupro o
omicidio), immediatamente si presentano nelle palestre di Arti Marziali diverse persone
specialmente di sesso femminile, per avere informazioni sui corsi di Difesa Personale.
Normalmente nelle palestre di arti marziali, vengono insegnate prevalentemente regole di
comportamento nell’ambito della specialità praticata, con solo qualche accenno applicativo della
Difesa Personale, trascurando spesso l’informazione al praticante, delle conseguenze Penali e
Civili, sui danni derivanti da un utilizzo improprio dell’applicazione di tecniche di Arti Marziali,
magari anche nel contesto di doversi difendere.
È anche noto che esistono ottimi Maestri e Istruttori di Arti Marziali specifiche, di Autentica Difesa
Personale, che distinguono la normale difesa da Palestra con l’autentica Realtà della Strada.
Queste Scuole si evidenziano e si distinguono dalla serietà del Docente, nel rapportare il
Praticante alla consapevolezza e alla responsabilità nell’applicazione delle Tecniche di Difesa
Personale.
In conclusione questo memorandum è stato concepito con l’intento di infondere al praticante una
maggior sicurezza e consapevolezza delle proprie azioni, nel rispetto del Diritto e del
Comportamento per la propria incolumità fisica.
Viadana 25.03.2008
M° Alberto Lodi Rizzini
Noi e la Legge
> Proverbio Cinese <
"Reprimere un momento di rabbia può salvarci da cento giorni di dolore..."
Indice della sezione
Definizione di Difesa Legittima
Definizione di Stato di Necessità
Definizione di Eccesso Colposo
Definizione di Lesione Personale
Definizione di Circostanze Aggravanti
Definizione di Omicidio Preterintenzionale
Definizione di Rissa
ARMI
CONCLUSIONI
Non si può parlare di autodifesa e di arti marziali allo scopo della
totale efficacia in caso di scontro, senza analizzare in maniera
approfondita cosa dice in proposito la Legge Italiana. Partiamo col dire
che accettare uno scontro fisico -voluto o meno- con un'altra persona
è sempre un grosso problema. Prima di tutto è un'incognita: se ci
troviamo di fronte un "guerriero" spietato siamo fortunati se non ci
rimettiamo qualche osso, se invece siamo noi ad "esagerare" ecco che
non è difficile che ci troviamo ad affrontare diversi "grattacapi" per
usare un eufemismo-legali. Partiamo dal presupposto che per la legge,
come tocchiamo qualcuno, abbiamo sempre torto, per cui non
esistono attenuanti in caso di rissa, ma solo aggravanti. Non importa
chi ha iniziato la disputa, chi partecipa, anche se per difendersi ha
torto. La legge concede pochissime situazioni ideali in cui chiunque
cagiona qualsiasi lesione ad un'altra persona, anche se per difesa
personale, non è punibile, ed il più delle volte questa persona non
punibile è un pubblico ufficiale in servizio.
Esiste molta confusione tra la gente, ci sono vere e proprie leggende
metropolitane in merito all'interpretazione del Codice Penale in caso di
risse, lesioni personali, autodifesa. Il più delle volte si è portati a
pensare che chi "attacca" per primo ha torto e si prenderà tutte le
conseguenze legali della rissa, oppure che i coltelli con lama sotto le
famosissime "quattro dita" sono legali e trasportabili liberamente. E'
per questo che ho deciso di affrontare e sviscerare questo argomento,
apparentemente secondario.
Il concetto di "Difesa Legittima"
Articolo 52 del Codice Penale Italiano:
"Difesa Legittima: Non è punibile chi ha commesso il fatto per
esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto
proprio od altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta,
sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa."
Per necessità di difendere s'intende la reazione necessaria per
difendere un diritto minacciato. In sede di giudizio verranno valutate
tutte le cause della minaccia e della inevitabilità della reazione e della
non esistenza di altre strade se non quella di reagire. In pratica in
caso di processo si tenterà di capire se chi ha reagito poteva fare altre
cose, tipo scappare dalla minaccia stessa.
Il diritto in questione può essere interpretato come la propria vita,
incolumità, proprietà personale, nonché diritti morali come l'onore e la
riservatezza (anche se questi due ultimi hanno perso molta
importanza come attenuanti presso i giudici).
Per
pericolo
attuale
s'intende
l'unione
di
più
concetti
contemporaneamente: pericolo, ovvero la probabilità di ricevere un
danno; attuale è il pericolo presente o incombente al momento del
fatto, non futuro o già esaurito.
L'offesa ingiusta può essere una minaccia o una omissione.
L'ingiustizia si verifica quando un'azione è contro l'ordinamento
giuridico vigente.
Fatte queste precisazione passiamo ad un esempio pratico. Siete stati
aggrediti per strada per un qualsiasi motivo, avete reagito e avete
fatto fuori un braccio al vostro aggressore che, dopo essere stato
medicato all'ospedale vi ha denunciato per lesioni personali. A questo
segue un processo e voi in fase di giudizio citate l'Articolo 52. Avete
reagito ad un pericolo attuale e reale in maniera proporzionata;
insomma avete agito in caso di Difesa Legittima. La prima cosa che il
Pubblico Ministero farà, sarà quella di esaminare se avevate o meno
la possibilità di evitare la reazione dandovi alla fuga. Per la dottrina
prevalente il dilemma va risolto applicando il concetto del
"bilanciamento degli interessi", per cui il soggetto non è tenuto a
fuggire in tutti quei casi la fuga esporrebbe i suoi beni personali (tra
cui la vita, chiaramente) o di terzi (fuggire in auto con il rischio di
investire qualcuno) a lesioni uguali o superiori alla lesione che
provocherebbe all'aggressore difendendosi. La giurisprudenza in
merito è oscillante. Per quanto riguarda la proporzionalità della
difesa il giudizio non va formulato non solo valutando il rapporto tra
mezzi offensivi e difensivi messi in atto durante lo scontro, ma anche
riguardo alla proporzione tra il male minacciato e male inflitto. La
proporzionalità giuridica occorre quando l'aggredito provoca un male
all'aggressore minore o tollerabilmente superiore a quello subito;
quindi tornando al nostro caso citato non è giuridicamente accettabile
spaccare un'articolazione a chi si limitava, per dire, prenderci a
schiaffi. Inoltre, non è assolutamente tollerato uccidere con un
bastone chi si limitava solo a percuoterci (si, vallo a spiegare al
giudice...). Inoltre non è ammesso uccidere chi tenta di sottrarci un
bene patrimoniale, mentre è accettabile infliggere una lieve ferita (ma
non certo una rottura ossea) a chi attenta ad un nostro bene
patrimoniale di elevatissima entità.
Tutto questo per dire:
Non si può uccidere chi tenta di rubarci qualcosa, ma si può reagire
duramente solo con chi minaccia volutamente la nostra vita o del
prossimo.
Si può reagire solo quando non si hanno ragionevoli possibilità di
fuga, oppure, la fuga sarebbe peggio della danno per noi o per chi ci
sta attorno.
Si può reagire con oggetti contundenti solo chi ci attacca con armi
simili.
Inoltre si può aggiungere che si finisce in Tribunale nei seguenti casi:
Se le ferite da noi cagionate all'aggressore vengono giudicate
guaribili dall'ospedale che presta soccorso in più di sette giorni (per
certi medici un trauma da schiaffo si riassorbe in otto giorni(!!!) )
Se siamo denunciati, ovvio.
E' applicabile la stesso Articolo anche quando interveniamo per
difendere i beni di terzi aggrediti, come la vita ad esempio.
"Il 24 gennaio 2006 è stata approvata dal governo una parziale modifica
dell’art. 52 del Codice Penale. Sostanzialmente legittima l’uso d’armi per
difendere beni patrimoniali in ambito di difesa abitativa e di tutela di un
esercizio commerciale/ufficio. Questa modifica è stata introdotta sull’onda di
episodi di criminalità del quinquennio 2000-2005 di rapine/assalto in ville
isolate e in gioiellerie, dove chi ha potuto reagire con le armi, è stato
sottoposto a giudizio di un tribunale per tentato omicidio e/o omicidio
volontario. Qualche giornalista ha semplificato affermando che è stata varata la
legge per cui si è impuniti se si spara ad un intruso in casa propria.
Ovviamente la questione non è così semplice, ma questo è bastato per
alimentare in buona parte della popolazione il desiderio di armarsi
legittimamente per la difesa abitativa. Situazione che sicuramente può aprire
nuovi scenari giudiziari, e di cui è presto dare delle stime. Nei casi previsti
dall’articolo 614, primo e secondo comma, sussiste il rapporto di proporzione di
cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in
uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo
idoneo al fine di difendere:
a) la propria o altrui incolumità;
b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo
d’aggressione.
La disposizione di cui al secondo comma si applica anche nel caso in cui il fatto
sia avvenuto all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’atti vità
commerciale, professionale o imprenditoriale".
Non rischierà più il carcere per eccesso di difesa chi sparerà a un ladro armato
entrato in casa o nel suo negozio. Lo prevede il ddl approvato in via definitiva
dalla Camera il 24 gennaio. Il provvedimento modifica l'articolo 52 del codice
penale in materia di legittima difesa. La nuova norma stabilisce, infatti, che la
vittima di un furto, di una rapina e di una minaccia può reagire "per tutelare la
propria incolumità" e quella dei propri cari in casa, nel suo studio professionale
o nel negozio quando l’aggressore non mostra di voler desistere. In questo
caso anche sparare non è più un eccesso, ma bensì legittima difesa.
Ddl Senato 1899 - Modifica all'articolo 52 del codice penale in materia di diritto
all'autotutela in un privato domicilio"
Il concetto di "Stato di Necessità"
Articolo 54 del Codice Penale Italiano:
"Difesa Legittima: Non è punibile chi ha commesso il fatto per
esservi stato costretto dalla necessità di salvare sé od altri dal
pericolo attuale di un danno grave alla persona, pericolo da lui
non volontariamente causato, né altrimenti evitabile, sempre
che il fatto sia proporzionato al pericolo."
Per pericolo attuale vale ancora la definizione data sopra.
Per danno grave alla persona è da interpretare in tutta la globalità
del termine, ovvero i danni alla persona possono essere sia fisici sia
morali. L'esempio più cretino, ma calzante, per descrivere tale
situazione è il seguente: non è punibile chi ruba un asciugamano in
spiaggia dopo che ha perso il costume in mare, salvando così il suo
pudore. Esempio tratto da un testo esplicativo del Codice Penale.
Il pericolo da lui non volontariamente causato s'intende sia per
dolo (voluto fino in fondo) e colposo.
IL concetto di non altrimenti evitabile è quello della azione lesiva
che deve essere assolutamente necessaria per salvarsi, e bisogna
valutare sempre se c'era la possibilità di fuga.
Questo articolo è un'integrazione del 52, ed è più che altro applicabile
in quei casi in cui comportamenti altrimenti classificati come criminosi
sono in questi casi giustificati, esempio tipico: il tizio che malmena
Caio per prendere posto nell'ultima scialuppa disponibile di una nave
che affonda. Nel nostro studio specifico non ci interessa tantissimo,
ma è utile sapere anche dell'esistenza di questo Articolo.
Il concetto di "Eccesso Colposo"
Articolo 55 del Codice Penale Italiano:
"Eccesso Colposo: Quando, nel commettere alcuno dei fatti previsti
negli articoli 51,52,53 e 54, si eccedono colposamente i limiti
stabiliti dalla legge o dall'ordine dell'Autorità ovvero imposti dalla
necessità, si applicano le disposizioni concernenti i delitti colposi, se il
fatto è previsto dalle legge come delitto colposo."
Un esempio del caso peggiore che ci possa capitare. Siamo aggrediti
per strada da un balordo armato di coltello che manifesta la sola
intenzione di derubarci (vallo anche questo a far capire al giudice) e
noi reagiamo uccidendolo involontariamente, oppure provocandogli
delle lesioni permanenti.
Più che altro si parla di due tipi di eccesso colposo: il primo quando
si eccede perché si valuta erroneamente la situazione (un mendicante
ci chiede l'elemosina, crediamo di essere invece derubati e lo
riempiamo di botte); il secondo si verifica quando valutata
perfettamente la situazione eccediamo nella reazione per imprudenza,
imperizia o negligenza, provocando un evento più grave di quello che
sarebbe stato necessario cagionare (un tizio ci minaccia con un cutter
piccolo per rapinarci e noi lo ammazziamo a mani nude e/o con corpi
contundenti).
In pratica se uccidiamo qualcuno che non aveva manifestato
apertamente la volontà a sua volta di uccidere noi, siamo a tutti gli
effetti per la Legge degli assassini, con tutte le attenuanti del caso
(poche, quando muore qualcuno), e quindi nei guai seri.
Senza andare troppo nel tecnico una veloce analisi di tre articoli
chiave del nostro Codice Penale fanno cadere molti preconcetti radicati
nella cultura popolare.
Il concetto di "Lesione Personale
Articolo 582 del Codice Penale Italiano:
"Lesione Personale: Chiunque cagiona ad alcuno una lesione
personale, dalla quale deriva una malattia nel corpo o nella mente, è
punito con la reclusione da tre mesi a tre anni. Se la malattia ha
durata non superiore ai venti giorni e non concorre alcuna delle
circostanze aggravanti previste dagli articoli 583 e 585, ad eccezione
di quelle indicate nel 1 e nell'ultima parte dell'articolo 577, il delitto è
punibile a querela della persona offesa."
Per malattia s'intende qualsiasi alterazione anatomica o funzionale
dell'organismo, ancorché localizzata e non influente sulle condizioni
organiche generali (ad es. un bel occhio nero...).
C'è da dire che l'arresto in caso di lesione personale è facoltativo da
parte delle forze di pubblica sicurezza, mentre il fermo vero e proprio
non è consentito.
E' anche vero che se non procuriamo nessun danno particolare a
qualcuno, nel senso che gli procuriamo ferite guaribili in meno di sette
giorni, ricadiamo comunque nella violazione dell'articolo 581 che cita
il reato di percosse. Ma si tratta di un reato decisamente più leggero.
Un'eccezione doverosa deve essere fatta per l'applicazione di questo
articolo, e decisamente ovvia: i danni cagionati da attività sportiva, il
cui esempio precipuo sono la pratica delle arti marziali. Il fatto non
costituisce reato in quanto tali attività sono giuridicamente ammesse e
quindi giustificate.
Il concetto di "Circostanze Aggravanti"
Articolo 583 del Codice Penale Italiano:
"Circostanze Aggravanti: La lesione personale è grave e si applica
la reclusione da tre a sette anni quando:
1. se dal fatto deriva una malattia che metta in pericolo di vita della
persona offesa, ovvero una malattia o un'incapacità di attendere
alle ordinarie attività per un tempo superiore ai quaranta giorni;
2. se il fatto produce un indebolimento permanente di un senso o
di un organo;
La lesione personale è gravissima e si applica una reclusione fino a
dodici anni quando:
1. dal fatto deriva una malattia insanabile e permanente
2. la perdita di un senso
3. la perdita di un arto o una mutilazione che lo rende inservibile, la
perdita della capacità di procreare
4. la deformazione, ovvero lo sfregio del viso in maniera
permanente."
Ricadiamo in questo caso quando rompiamo degli arti all'aggressore,
facciamo scoppiare dei bulbi oculari e spappoliamo i testicoli oppure
sfregiamo a coltellate il viso.
Il concetto di "Omicidio Preterintenzionale"
Articolo 584 del Codice Penale Italiano:
"Omicidio Preterintenzionale: Chiunque, con atti diretti a
commettere uno dei delitti previsti dagli articoli 581 e 582, cagiona la
morte di un uomo, è punito con la reclusione da dieci a diciotto anni."
Il concetto di "Rissa"
Articolo 588 del Codice Penale Italiano:
"Rissa: Chiunque partecipi ad una rissa è punito con la multa fino a
lire seicentomila. Se nella rissa taluno rimane ucciso, o riporta una
lesione personale, la pena, per il solo fatto della partecipazione alla
rissa, è della reclusione da tre mesi a cinque anni. La stessa pena si
applica se l’uccisione o la lesione personale, avviene immediatamente
dopo la rissa e in conseguenza ad essa."
Per rissa s'intende una violenta mischia con vie di fatto tra persone
che compiano atti violenti col duplice intento di arrecare offesa agli
avversari e di difendersi dalle offese di costoro.
Secondo il prevalente orientamento giuridico l'attenuante della
provocazione è normalmente non applicabile al reato di rissa,
sottinteso che in esso la provocazione fra i partecipanti è reciproca e
si elide vicendevolmente, a meno che uno dei partecipanti alla contesa
abbia ecceduto i limiti accettati e prevedibili, così realizzando, con la
sua condotta eccessiva, un autonomo fatto ingiusto. Al reato di rissa,
e a quelli connessi, non è applicabile la legittima difesa perché i
partecipanti sono animati dall'intento reciproco di offendersi ed
accettano la situazione di pericolo nella quale volontariamente si sono
posti, sicché la loro difesa non può dirsi necessaria.
armi
Indice della sezione
definizione di Arma
definizione di Arma Impropria
definizione di porto abusivo di Arma Impropria
La regola delle "quattro dita di lunghezza delle lama" non è riportata
su nessun articolo ufficiale della Legge n.110 del 1975 che, con
l'integrazione della Legge n.21 del 1990, disciplina la materia delle
armi in Italia. In pratica qualsiasi oggetto atto ad offendere di cui il
porto da parte nostra non sia giustificato, è reato. Per esempio, non
c'è bisogno di finire nei guai se giriamo con addosso un coltello da
combattimento a doppio filo, basta avere con noi un bel cacciavite e
non essere in grado di giustificarne la presenza in tasca. Per la Legge
siamo quasi nella stessa gravità di situazione. In teoria, se non
svolgiamo un lavoro particolare che ci impone di attrezzarci con
determinati strumenti (quali coltelli, roncole, catene varie, cacciaviti
ecc...ecc...) e non siamo in orario di lavoro e non stiamo per utilizzare
per il nostro lavoro tali strumenti, noi semplici cittadini non possiamo
portarci addosso nemmeno un paio di forbici da asilo con punte
arrotondate. Per "motivi di sopravvivenza urbana" sono tollerati i
coltelli multiuso a lama e strumenti ritraibili nel manico, quali i coltelli
dell'Esercito Svizzero. Se invece vogliamo trovarci nei guai in meno di
un minuto dobbiamo, durante un malaugurato controllo della polizia
farci trovare addosso:
Armi da fuoco senza il necessario porto d'armi adatto
Coltelli a lama fissa con doppio filo/singolo filo
Coltelli a serramanico con scatto a molla (l'automatismo sembra
essere una pesantissima aggravante per la Legge Italiana)
Coltelli a serramanico in genere
Pugni di ferro /noccoliere
Bastoni animati
Bastoni con punta in acciaio
Mazze ferrate (!!!)
Catene in metallo
La legge n.157 del 11/2/1992 esplicitamente cita <<il titolare della
licenza di porto di fucile è autorizzato, per l'esercizio venatorio, a
portare, oltre le armi consentite, gli utensili da punta e da taglio a tti
alle esigenze venatorie>>. Per tutti gli altri casi la legge è da
interpretare. Dal punto di vista della collezione, che tra l'altro non ci
interessa per i nostri scopi, la vendita dei coltelli di qualsiasi natura è
libera e ne possiamo tenere in casa finché ne vogliamo. La denuncia
alla Questura è facoltativa da città a città. Per esempio a Parma non è
necessario denunciare i coltelli che si detengono entro le mura
casalinghe. In ogni caso è una bella cosa informarsi presso la propria
Questura in merito.
Il Concetto di Arma
"Si definiscono armi tutti quegli strumenti la cui destinazione
naturale è l'offesa alla persona. Esse possono essere da sparo o da
taglio."
Qui la definizione è piuttosto chiara e non ha bisogno di commenti
particolari se non che la Legge Italiana si limita a riconoscere come
armi solo quelle da fuoco e le lame. Tutto il resto, tipo mazze ferrate,
noccoliere, bastoni in genere, sono armi improprie.
Il Concetto di arma impropria
"Si definiscono armi improprie tutti quegli strumenti atti ad
offendere, il cui porto è vietato in maniera assoluta (ad es. mazze
ferrate) ovvero senza giustificato motivo (coltelli da lavoro, martelli,
catene...)"
Porto abusivo di arma (impropria)
"Chiunque, senza la licenza dell'Autorità, quando la licenza è
richiesta, porta un'arma fuori della propria abitazione o delle
appartenenze di essa, è punito con l'arresto da tre a diciotto mesi.
Soggiace l'arresto da diciotto mesi a tre anni chi, fuori della propria
abitazione o delle sue appartenenze, porta un'arma per cui non è
ammessa licenza. Se alcuno dei fatti previsti dalle disposizioni
precedenti, è commesso in luogo ove sia concorso o adunanza di
persone, o di notte in un luogo abitato, le pene sono aumentate."
In questa legge intervengono molti fattori tecnici che è interessante
esaminare. Questo reato, definito comune, interviene anche un
elemento psicologico del dolo generico, ossia la volontà di portare
armi in luogo pubblico/aperto senza la necessaria licenza. Per licenza
s'intende il permesso in regola rilasciato dalla competente Autorità
che ci autorizza a portare (con le dovute limitazioni del caso) armi con
noi dopo i necessari accertamenti psicofisici. Il concetto si abitazione
è sì la nostra casa, ma anche una dimora temporanea (camera
d'albergo), le appartenenze sono le zone riconosciute come della
propria abitazione, quale il giardino e il garage, ma sono esclusi i
possedimenti mobili di essa, quali automobile, roulotte, tenda da
campeggio... E' da notare, stando a questa legge, che è più grave
portare con sé armi quali pugni di ferro, mazze ferrate ecc...ecc... che
sono armi improprie non regolate da nessuna licenza di porto,
piuttosto che una pistola senza licenza. Per i coltelli, riconosciuti come
armi quelli a lama fissa e con singolo/doppio filo, la peggior
aggravante è il modello a scatto, in quanto considerato anche questo
arma impropria.
CONCLUSIONI
Alla luce di questa rapida carrellata di normative che disciplinano i
principali articoli del Codice Penale che possono intervenire in casi di
dover reagire ad un'aggressione armata e non, si possono fare alcune
considerazioni in merito.
Prima di tutto è evidente che andare per le vie di fatto per un
qualsiasi motivo ci procurerà sempre una violazione del Codice Penale.
Anche se siamo "nel giusto". In questi casi "il giusto" per la Legge è
una condizione maledettamente ideale in cui è praticamente
impossibile rientrarci. Il fatto stesso che possiamo reagire ad una
provocazione di qualsivoglia natura è reato. La valutazione della
situazione è estremamente oggettiva da parte del giudice e del
pubblico ministero, quindi anche se crediamo di aver agito in totale
legalità invocando la difesa legittima, non è detto che ci sporchiamo la
fedina penale per sempre per reati di rissa/lesioni personali. Avere la
fedina penale sporca è sempre una "scocciatura", perchè finendo nel
database delle forze di Pubblica Sicurezza, appena c'è una stupidata in
relazione al nostro reato possono venirci sempre a fare domande,
rintracciarci, convocarci in Questura e via dicendo. Esistono poi vere e
proprie leggende metropolitane relativamente a sentenze dei giudici in
materia di difesa personale (una delle più famose il tizio aggredito in
casa da un ladro che lo cattura e lo lega fino all'arrivo dei Carabinieri e
viene denunciato per sequestro di persona: per favore, queste cose
non esistono!). E'la cultura generale alquanto scarsa in materia che
favorisce un terreno fertile per far crescere false sicurezze in materia
di difesa personale. Le leggi ci sono, sono piuttosto eq uilibrate e
giustamente severe, il fatto che non ce ne sia coscienza comune è
solo un modo per cui le risse e le colluttazioni/aggressioni in genere
(quelle per futili motivi almeno) possano scattare senza l'ombra di un
minimo di deterrente psicologico di una brutta denuncia/condanna che
possa incombere. Ma siamo praticanti di un'arte marziale, a parte
tutto noi ci alleniamo al malaugurato caso che ciò (una colluttazione)
possa avvenire. Come dobbiamo comportarci in questi casi,a cose
finite e agenti di Pubblica Sicurezza sono intervenuti sul luogo del
fatto? Non esiste una procedura vera e propria, ma buon senso. Un
poliziotto mio conoscente consiglia di:
Restare calmi e cooperativi con la Polizia.
Rispondere in maniera chiara, sensata e concisa sugli eventi appena
avvenuti.
Seguire senza protestare gli agenti in Questura/Caserma.
Cosa fanno in questi casi le forze dell’ordine
Polizia/Carabinieri ?
Raccogliere a caldo i fatti sulla colluttazione, poi riesaminarli in
seconda sede con ulteriori testimoni aggiuntivi.
Chiederci se potevamo fuggire e perchè non lo ab biamo fatto. Da
queste risposta si può decidere al 50% una nostra condanna o
meno.
Vengono esaminate le ferite ricevute/date da un medico legale o del
Pronto Soccorso che deve produrre una documentazione medica
ufficiale da usare in fase di giudizio.
Viene messo a verbale qualsiasi cosa detta. Attenzione a quello che
dite che non possa essere mal interpretato. La vostra parola non
conta nulla contro un verbale redatto da un agente di P.S.
Viene esaminato il nostro background penale e quello di quello del
nostro avversario.
Vengono esaminate le dichiarazioni di eventuali testimoni.
Viene vagliato il fatto se apparteniamo ad una comunità etnicoreligiosa-economica particolare e politica.
Già, viene valutato se siamo artisti marziali.
Vengono valutate le aggravanti apportate dall'uso di armi e di che
natura.
Purtroppo le prime impressioni e i pregiudizi degli agenti di P.S.
(che sono esseri umani) influenzano pesantemente gli esiti delle
indagini sopra.
Una mia considerazione:
Meglio un brutto processo o un bel funerale? A voi la risposta, io ho
già scelto.
SCREENING
Con il termine Screening s’intende l’insieme di strategie volte allo studio
istantaneo del profilo psicologico di un aggressore per poter valutare nel minor
tempo possibile il grado di pericolosità della situazione e le tecniche d’adottare
più efficaci per neutralizzarla. Gran parte della strategia suggerita dalle
tecniche di screening sono date dall’esperienza raccolta e dall’analisi statistica
delle varie tipologie d’aggressione. Questa branca della scienza applicata alla
psicologia suddivide le aggressioni in varie categorie:
Aggressione
Aggressione
Aggressione
Aggressione
da parte di malviventi abituali
da parte di teppisti
conseguenti a liti
da parte di soggetti in stato alterazione mentale
In una situazione di diverbio che può portare ad una reazione violenta, la
differenza principale tra una persona esperta di autodifesa professionale (non
di combattimento, sono due cose diverse) e una persona "normale", è che
quest’ultima cederà immediatamente alla violenza in maniera istintiva, o quasi.
Il professionista valuta la violenza come prima opzione, ma la tiene come
ultima scelta. Se si esaminano la maggior parte delle liti che si scatenano fra
due persone è facile suddividere gli eventi in corso in varie fasi:
Innesco
Escalation
Conclusione
L’innesco è la fase in cui il diverbio muta in una situazione che non permette
ai due individui di interrompere l’evento in corso. Segue immediatamente
l’escalation, più che altro una questione di conflitti di Ego tra i contendenti. In
questa fase il professionista e/o la persona saggia riesce verbalmente a sedare
la situazione e a bloccare lo sbocco alla violenza, che è una concl usione più che
auspicabile, sempre. Altrimenti l’altra conclusione è ovviamente l’uso della
violenza. Chi scatta per primo dei due individui è colui che sente l’impulso di
dimostrare che "ha ragione". Deve dimostrare al proprio ego ed a eventuali
persone che assistono al litigio che deve "vincere". Normalmente il nonprofessionista cede all’opzione della violenza per uno o più dei seguenti motivi:
Non ha valutato le conseguenze che la reazione violenta può portare (fisiche
e/o morali)
E’ certo che non si ferirà nello scontro
E’ convinto che è il modo migliore per impartire una "lezione" a qualcuno
E’ in preda agli effetti di sostanze stupefacenti e/o alterazioni psichiche
In compenso il professionista deve sapere riconoscere sempre per tempo i
segnali premonitori di uno scontro e una volta coinvolto deve reagire nella
maniera più rapida e definitiva possibile; non tanto per applicare la logica del
"vincere" e "dimostrare" qualcosa a qualcuno, ma per limitare al massimo i
danni dello scontro. In generale lo screening ci suggerisce che quando siamo in
piena escalation l’individuo non professionista prima di scattare all’attacco, col
innesto immediato di adrenalina nel sangue, aumenta il ritmo respiratorio e ha
un brivido, un tremito, più o meno ampio su tutto il corpo, oppure limitato a
degli arti.
A questa categoria di segnali appartengono le persone non abituati alla
violenza, ma stanno sfogando una grande collera. Telegrafando in maniera così
vistosa le loro intenzioni, sono gli individui relativamente più semplici da
gestire. Una situazione un po’ più ostica la possono creare coloro che sono
abituati all’opzione violenza, anche se non sono dei combattenti professionisti,
in quanto hanno imparato il concetto di non "trasmettere" le proprie intenzioni,
ma piuttosto, prima di attaccare, tendono ad appiattire le loro emozioni. In
ogni caso la reazione chimica dell’adrenalina nel corpo di chi ha deciso di
attaccare è spesso evidente: aumento del respiro, cambiamento di colore
repentino del viso, e il già citato tremore corporeo. L’esperto sarà in grado di
mascherare in maniera efficace uno o più di questi segnali in modo da sfruttare
al massimo la sorpresa.
La reazione di massima efficacia si ha quando, avendo interpretato
correttamente il linguaggio del corpo, si riesce ad eseguire una tecnica di
anticipo. Il concetto è espresso nelle arti marziali giapponesi con il termine
sen-no-sen. Per anticipo si intende una tecnica mirata a bloccare un arto che si
carica per sferrare un attacco. Essendo in fase di caricamento il colpo non ha
ancora espresso la massima forza, quindi le possibilità di immobilizzazione e di
reazione sono molto alte.
Un altro dettaglio da esaminare in questa fase è il fatto che il non
professionista, nel suo attacco (per quanto pericoloso che sia), sicuramente
dimentica di proteggere alcune parti del suo corpo. Il corpo umano si può
suddividere in quattro settori (alto dx, alto sx, basso dx, basso sx). Avendo
solo due braccia possiamo coprire solo due settori alla volta. L’inesperto non si
preoccuperà di coprirne nemmeno una in maniera efficace. Ecco che quando
scatta l’attacco, probabilmente si è in grado, se non si riesce ad anticiparlo,
almeno ad evitarlo e ad eseguire una tecnica percuotente su un settore
scoperto.
Queste che seguono sono situazioni di base che hanno origini e moventi diversi
e che di conseguenza determinano strategie di reazione differenziate.
Aggressioni da parte di malviventi abituali
Potenzialmente sono le aggressioni più pericolose e che potrebbero necessitare
la reazione più decisa. L’individuo in questione fa uso di tre componenti
fondamentali per portare a termine il suo scopo: sorpresa, decisione, abilità.
Bisogna sempre considerare la peggiore delle ipotesi tattiche nel caso che si
abbia a che fare con aggressori armati (ad es. di coltello), ovvero che siano
degli esperti, e che sono abituati a questo tipo di azioni. Valutare sempre se le
richieste del malvivente (ad es. una rapina) siano tali da giustificare una
reazione. Per esempio non è il caso di rischiare delle lesioni permanenti per
pochi contanti. Il più delle volte, in caso di rapina, l’aggressore non cerca e
rifiuta lo scontro fisico, anche se bisogna sempre pensare che sia in grado di
sostenerlo. Nel caso che l’aggressione sia rivolta ad intaccare la nostra
incolumità (ad es. uno stupro) bisogna solo aspettare il momento giusto per la
reazione più rapida, decisa e definitiva possibile. Darsi sempre alla fuga dopo
uno scontro con un malvivente per cercare aiuto.
Aggressione da parte di teppisti
E’ il caso di due o più individui che attaccano una persona per motivi futili, più
che altro per dimostrare qualcosa. Minaccia di alta pericolosità. Un approccio
verbale potrebbe essere tentato, con le stesse regole applicate alla potenziale
lite con sconosciuti, ma appena si valuta che questo non ha effetto allontanarsi
immediatamente e/o attirare l’attenzione per aiuto. In caso di mancanza di
opzioni reagire con lo scopo di ferire in maniera incisiva e permanente, in
quanto se il gruppo è numeroso, non ci si può permettere di perdere tempo per
controllare un assalitore quando gli altri attaccano.
Aggressione conseguente a liti
Si dividono in due categorie: liti tra conoscenti e tra sconosciuti.
Il primo caso difficilmente si presenta. Di solito tra conoscenti (familiari ed
amici) le discussioni si possono sedare dimostrando di scendere a compromessi
e a dimostrare la propria volontà a non voler far degenerare la situazione . E’
semplicemente una questione di scendere a patti con il proprio orgoglio.
Nel caso di diverbi con sconosciuti la situazione è di maggiore pericolosità. In
questo caso, di solito, ci troviamo di fronte ad aggressioni di tipo psichico. Se
l’aggredito si sente si sente colpito ed offeso potrebbe reagire non con
coerenza. Rispondere a tono, con urla ed offese fa perdere la calma e lo fa
passare immediatamente dalla parte del torto, il che giustifica l’eventuale
reazione violenta dell’aggressore. Quindi mai cedere a questi comportamenti
perché:
a. Non sappiamo con chi abbiamo a che fare
b. Non sappiamo a priori le reali intenzioni dell’interlocutore nei nostri
confronti
L’unica via è un dialogo che dimostri la nostra determinazione, ma non la
nostra volontà di ricorrere alla violenza. In questi casi non bisogna alzare la
voce e non accelerare il ritmo delle parole, entrambi sintomi di debolezza che
potrebbero essere sfruttati dallo sconosciuto per innescare una colluttazione.
Più passa il tempo e più le possibilità d’innesco dello scontro diminuiscono, se
la questione in gioco è irrilevante. Ricordare che in questi casi violenza
richiama solo violenza. Occorre possedere una precisa autocoscienza di sé
stessi e dei propri diritti e del concetto del rispetto di sé s tessi e del prossimo.
Aggressione da parte di soggetti in stato di alterazione mentale
Situazione di estrema pericolosità. L’individuo soggetto all’influenza di sostanze
stupefacenti e/o alcool è da considerare estremamente violento e non risponde
alle tecniche di dialogo che sono state illustrate precedentemente. Inoltre la
sua percezione del dolore è distorta dalle sostanze che ha assunto, quindi
normali tecniche di autodifesa rivolte al solo controllo dell’avversario
potrebbero non essere efficaci. L’unica cosa che potrebbe andare a vantaggio
di chi si difende è la possibile mancanza di coordinazione e di equilibrio
dell’aggressore, se ha molto abusato di certe sostanze. Nel caso di persone
psicolabili, e quindi con il pieno possesso delle proprie capacità motorie,
bisogna sempre valutare la fuga, oppure in mancanza di altre opzioni di una
difesa con tutti i mezzi possibili.
Sostanze stupefacenti ed alcool
Al giorno d’oggi, la reperibilità e la società rendono l’uso di sostanze
stupefacenti molto più semplice di anni addietro. Per questo motivo, la
possibilità di doversi difendere da un aggressore sotto l’uso di sostanze
stupefacenti, è aumentata a tal punto da dover essere presa in considerazione
come nozione di difesa personale. Gli stupefacenti sono sostanze di natura
sintetica o naturale in grado di alterare una o più funzioni dell’organismo
umano. Gli stupefacenti possono dare o meno dipendenza fisica, questo fatto è
molto importante in quanto una sindrome da astinenza provoca sintomi inversi
rispetto agli effetti che induce la droga usata. Questo ci permette di sfruttare la
nostra conoscenza per ritorcere la suddetta crisi contro l’aggressore stesso.
Ecco le principali classi di stupefacenti suddivise per azione.
Psico-depressive
(danno dipendenza
fisica e psichica)
Alcool etilico
Sedativi (sonniferi e barbiturici
maggiori e minori)
Oppiacei(morfina, eroina,
codeina)
Narcotici sintetici(metadone,
talwin, ecc)
Psico-stimolanti
(danno solo
dipendenza psichica)
Anfetamine
Cocaina
Psico-alteranti
LSD
Mescalina
Psilocibina
Derivati dalla canapa indiana
(marijuana o hashish)
o Dislettici
o Allucinogeni
(danno dipendenza
psichica)
Possiamo ora esaminare i vari tipi di Sostanze Stupefacenti per conoscerne gli
effetti psichici e caratteristiche fondamentali.
Morfina: provoca sul sistema nervoso centrale, effetti di analgesia, torpore
mentale, ottundimento delle sensazioni dolorose, depressione del riflesso della
tosse , depressione dei centri respiratori, vomito, vasodilatazione periferica da
liberazione d’istamina. Gli effetti psichici sono invece, benessere diffuso, senso
di tranquillità ed euforia , vivace flusso delle idee, stato di torpore e di
sonnolenza. Se assunta in vena provoca un accentuato effetto flash con perdita
di realtà.
Eroina: dopo l’assunzione, che avviene per via endovenosa, intramuscolare o
inalatoria, ha un effetto che perdura per 4-6 ore. La sua potenza analgesica è
tripla della morfina, provoca quindi stati di euforia, ideazione fluida, la realtà
esterna è vissuta con distacco emotivo e attenuazione delle sensazioni
dolorose.
E’ quindi da tenere in forte considerazione per quanto riguarda la metodologi a
di comportamento e di difesa, in quanto una semplice percussione dolorosa
non potrebbe dare nessun effetto. Sarà quindi il caso di orientarsi su un
comportamento inabilitante alle articolazioni o una percussione tale da
provocare una perdita di coscienza.
Cocaina: via d’assunzione nasale o endovenosa. Ha una potente azione
stimolante su tutte le strutture cerebro-spinali. A livelli psichico provoca
euforia, aumento dell’attività mentale stato di benessere e diminuzione della
sensazione di fatica. A dosaggi superiori insorgono anche tremori, convulsioni,
stimolazione del centro respiratorio, del centro termoregolatore, e del centro
ematico, in alcuni casi anche di allucinazioni. I soggetti in questione saranno
quindi riconoscibili per sbalzi di colorito al viso, fiatone e mancanza di
equilibrio.
Anfetamine: assunzione per via orale o endovenosa. Provocano aumenti di
vigilanza, aumento del morale, riduzione della sensazione di fatica, aumento
della capacità di concentrazione e sopportazione di sforzi fisici e mentali
prolungati. Per un uso prolungato compaiono cefalee, idee deliranti,
allucinazioni, tremori e ansia.
Mariujana e hashish: gli effetti compaiono dopo pochi minuti dall’inalazione
dopo una mezz’ora dall’assunzione per via orale. Consistono in senso di
benessere fisico, rilassamento, euforia, stato sognante, alterazione del tempo e
dello spazio, ideazioni accelerate ed incoerenti, flusso incontrollato di pensieri.
Per dosaggi elevati, la fantasia e la realtà si fondono con un’accentuazione dei
colori, allucinazioni visive, acustiche, alterazione dello schema corporeo, stati
d’angoscia.
LSD: dopo pochi minuti dall’assunzione determina: tachicardia, salivazione,
alterazioni della sfera emotiva, stati euforici, allucinazioni, alterazioni corporee
come senso di allungamento degli arti, senso di leggerezza o pesantezza del
corpo. Lo stato di introspezione indotto dall’uso può far arrivare al suicidio
facendo emergere problemi dell’inconscio che appaiono al soggetto di estrema
gravità.
Alcool: La sostanza che provoca alterazioni psichiche/motorie più comune è
l’alcool. Dì per sé stesso l’alcool è categorizzato come un depressore del
sistema nervoso centrale. Questo significa che i suoi effetti sono presenti a
livello sia fisico che comportamentale. L’assunzione di alcool provoca sempre
un’intossicazione all’organismo, la gravità di questa è determinata dalla
concentrazione sanguigna che questo raggiunge. Il livello di tollerabilità
dell’alcool dipende dal sesso e dalla massa corporea dell’individuo. Sono stati
definite quattro fasi d’intossicazione da alcool:
Alterazione avvertibile del comportamento
Appena l’alcool inizia ad interessare la fisiologia dell’organismo di una persona
a livello chimico, questa potrebbe iniziare a perdere le proprie inibizioni. C’è chi
reagisce diversamente alle intossicazioni leggere da alcool. Manifestazioni
incontrollabili di emozioni, improvvisi cambi d’umore, propensione ad aperture
con estranei, comportamento meditabondo, disinteresse, comportamento antisociale, comportamento chiassoso, comportamento irritante, immaturità,
scadimento del linguaggio, desiderio di attirare l’attenzione.
Comportamento temporaneo dissociato
Come la concentrazione specifica d’alcool cresce nel sangue dell’individuo, più
il suo pensiero razionale diminuisce. Chi è bevitore abituale solo in questa fase
presenta i sintomi illustrati nella fase precedente. Inoltre si aggiungono i
seguenti sintomi: diminuzione dell’allerta, incapacità di fare semplici
comparazione tra situazioni, oggetti ecc…ecc…, aumento del desiderio di
continuare a bere, perdita memoria a breve termine, ripetizione di concetti
appena espressi, affermazioni incoerenti, aggressività, predisposizione alla
violenza, comportamento di sfida verbale.
Perdita parziale delle normali funzioni cerebrali
L’alcool induce un’alterazione del peso specifico del liquido contenuto
nell’orecchio medio. Questo liquido viene utilizzato dal corpo per determinare
in che posizione si trova nelle tre dimensioni. La sua alterazione porta al
cervello informazioni sbagliate sulla posizione della testa, gambe, busto ecc…
Questa situazione porta alla perdita totale/parziale dell’equilibrio nell’individuo,
nonché al manifestarsi di vertigini più o meno violente.
Perdita totale di coordinazione e di controllo muscolare
In questa fase l’alcool inizia ad influenzare in maniera pesante il sistema
nervoso centrale e questo punto anche semplici movimenti di coordinazione
risultano difficili. Difficoltà ad articolare parole, impossibilità di camminare.
Questa è la fase precedente al coma etilico.
E’ da notare che gli effetti dell’alcool si intensificano fino al 25% nell’ora
successiva all’ultimo bicchiere bevuto. Quindi una persona può essere nella
"fase due" di intossicazione da alcool e smettere di bere ed entro un’ora finire
perfettamente nella fase successiva. La fase più pericolosa, a livello di
aggressione, è la seconda, dove l’individuo ha ancora relativamente il controllo
dal proprio corpo, ma sta perdendo gradualmente le proprie inibizioni. Qui il
rischio di violenza è piuttosto alto, specialmente quando il soggetto fa uso di
alcool intenzionalmente per liberare la propria carica aggressiva.
I quattro tipi di violenza
Tutti i vari comportamenti violenti che portano ad uno scontro fisico sono stati
raccolti in quattro categorie:
Paura
Violenza sprigionata dalla persona che si sente minacciata da una situazione,
da un gruppo di persone e/o singolo. E’ di solito una reazione a degli stimoli
neurochimici che mandano la persona in panico e cerca con la violenza di
togliersi dalla minaccia. Persone in questo stato reagiranno sempre e
comunque con la massima violenza. Come affrontare la situazione: La
tecnica per maneggiare questa situazione è di mimare il panico della persona
in oggetto, convincendola che noi siamo esattamente spaventati come essa,
quindi non siamo una minaccia. E’ controproducente atteggiarsi in maniera
autoritaria, bisogna semplicemente mettersi allo stesso livello emotivo della
persona in panico e calmarla.
Delirio
Violenza di chi non percepisce limiti di alcuna natura (fisica, morale, sociale…).
In questa sezione rientrano chi è sotto l’effetto di sostanze stupefacenti e/o
alcool. Come affrontare la situazione: La maniera di affrontare questo caso
è di dare alla persona degli stimoli che by-passano il loro processo interno di
auto-esaltazione. Per riportarlo alla realtà bisogna far focalizzare la sua
attenzione su qualsiasi cosa che non sia lui stesso. Voce convinta ed autoritaria
e impossibilità di dare opzioni di scelta al soggetto. Spesso basta un approccio
verbaleper fare desistere i propositi violenti persone ubriache, magari
assecondandole il più possibile nei loro ragionamenti.
Capriccio irragionevole
Violenza basata su comportamento irragionevole auto-alimentante (possibile
sindrome psicotica di rabbia cronica da manifestare all’esterno). Come
affrontare la situazione: Il soggetto in questo caso intenzionalmente vuole
provocare la violenza per sfogarsi di qualcosa. E’ la situazione più difficile da
maneggiare. Bisogna affrontare la situazione con due azioni contemporanee:
togliere "l’innesco emotivo" alla persona (per esempio non dando importanza
alle sue richieste) e fargli capire che il suo comportamento/richieste non
verranno più tollerate e soddisfatte. Spesso queste persone sembrano a tutti i
costi di cercare lo scontro (più che altro verbale), ma difficilmente accettano il
rischio dello scontro fisico vero e proprio.
Criminale
Violenza usata a livello coercitivo per ottenere qualcosa da qualcuno (soldi,
potere…). Come affrontare la situazione: La risposta può essere
incredibilmente semplice. Il criminale vuole qualcosa da noi, di tutto, tranne
che una sfida con una persona pronta a combattere per difendersi. Uno scontro
fisico, se fatto in pubblico attira troppa attenzione. Il soggetto criminale si basa
sul binomio <<Predatore/Preda>>, e per lui è territorio sconosciuto quando ci
sono possibilità che la situazione venga stravolta. Dobbiamo dimostrare, a
seconda delle circostanze naturalmente (siamo disarmati contro una persona ).
I colori della consapevolezza
Si tratta di concetti elementari, alla portata di tutti, e decisamente stupidi
pensarci sopra. Ma come sempre, finché tutte le cose sono ovvie, dopo che ci
si è arrivati…
L’argomento in questione è la base della Difesa Personale: la consapevolezza
della situazione. Se non badiamo a ciò che ci sta attorno molto probabilmente
verremo sempre presi di sorpresa da eventi improvvisi e violenti quali
aggressioni, oppure non siamo in grado di percepire in tempo reale i segnali, i
dettagli, premonitori di una situazione che può degenerare in un’aggressione,
tutto questo senza diventare dei paranoici che girano con gli occhi sbarrati per
strada.
Un ex-colonello americano dopo essere andato in pensione, ha deciso di
mettere a frutto le sue esperienze di soldato nella vita civile. Tale militare è il
Col. Jeff Cooper, il quale ha aperto anni fa una scuola per poliziotti e cittadini
sulle moderne tecniche di sopravvivenza da strada. La scuola è la famosa
"Gunsite" dell’Arizona con corsi che vengono definiti come "Tecniche di
controllo delle crisi interpersonali a distanza ravvicinata". Un eufemismo per
dire che insegna ad usare la pistola (tanto per intenderci è la persona che ha
passato una vita a domandarsi se quando un tizio armato di pistola va nei
gabinetti pubblici deve tenersi la pistola attaccata al cinturone o tenerla in
mano...). Questo Colonnello, afferma che non esiste una vera mentalità da
difesa personale se non abbiamo "la consapevolezza della situazione". Per
sapere reagire da minacce esterne dobbiamo essere attenti, svegli e dobbiamo
imparare ad esserlo. Il metodo insegnato è stato suddiviso in quattro colori,
che rappresentano quattro stadi di allerta mentale, da non scordare MAI!!!
Condizione Bianca:
Rilassati, si ignora totalmente ciò che ci circonda. Se siamo per strada a piedi e
urtiamo qualcuno per sbaglio perché pensavamo ad altro, siamo in Condizione
Bianca. Se siamo in auto e siamo coinvolti nel classico incidente all’incrocio
perché "soprappensiero" abbiamo varcato l’incrocio senza dare la precedenza,
siamo in Condizione Bianca. Se aggrediti improvvisamente "dal nulla", siamo in
Condizione Bianca. Molta gente muore nella Condizione Bianca. Esempio basta
pensare agli incidenti stradali. Quanta gente vediamo che è al volante ma ha la
testa chissà immersa in quali pensieri, ben lontani dal concentrarsi dalla guida,
anche questa è Condizione Bianca.
Condizione Gialla:
Rilassati, ma consapevoli di dove siamo e cosa stiamo facendo. Se siamo in
auto prestiamo attenzione a cosa fa l’auto davanti a noi e quella dietro, agli
incroci prima di partire controlliamo sempre a destra e sinistra prima di
attraversarlo, al parcheggio controlliamo brevemente chi c’è intorno a noi
prima di salire e scendere dall’auto. A piedi riusciamo a districarci tra la folla
senza investire nessuno. Questa dovrebbe essere la perenne condizione Gialla,
in cui dovremmo essere quando siamo in luoghi affollati. Non è affatto
paranoia, ma semplicemente prestiamo limitatamente attenzione a ciò che
accade intorno a noi a breve distanza, mantenendo sempre la situazione sotto
controllo.
Condizione Arancione:
Allarme specifico, l’auto di fronte a te ha inchiodato: freni immediatamente o
sterzi per evitare l’incidente. Quella dietro si avvicina troppo velocemente. Un
tizio sconosciuto ci sta seguendo fin dove abbiamo parcheggiato l’auto. Tra la
folla notate una persona sconosciuta che sta dirigendosi ene rgicamente verso
di noi, oppure una discussione sta degenerando in un alterco vero e proprio.
Questa condizione Arancione, è proprio quella che ci prepara ad amministrare
situazioni di inizio pericolo vero e proprio. In questa situazione stiamo
valutando attivamente le opzioni di fuga.
Condizione Rossa:
Attacco in corso. Scappa o combatti. L’auto di fronte a noi non ha solo
inchiodato, ha messo pure la retromarcia! Il tizio che ci ha seguito fino al
parcheggio estrae un coltello e ci vuole derubare, il tizio della folla è un ubriaco
che ci ha scelto come bersaglio preferenziale per smaltire il sui fumi dell’alcol, il
tizio della discussione ci offende e ci ha spintonato, siamo con la ragazza o la
moglie che viene apostrofata o aggredita.
E’ praticamente impossibile passare dalla Condizione Bianca a quella Rossa
istantaneamente, ma è invece facile passare dalla Gialla alla Rossa senza
troppi ritardi.
Questa guida cromatica all’atteggiamento mentale è talmente generale e
flessibile che si può applicare a qualsiasi attività quotidiana. Se siamo ben
consapevoli di ciò che ci accade intorno, riduciamo drasticamente le possibilità
di essere colti di sorpresa, ben consapevoli che la sorpresa e la rapidità sono
fondamentali per la riuscita di qualsiasi tipo di aggressione.
Osservare che nelle varie sezioni di spiegazioni, si farà spesso riferimento a
questa scala di colori, da memorizzare in modo indelebile.
Applicazioni da strada - Tecniche da palestra
Come già più volte menzionato, si tende a fare una distinzione molto marcata
tra le tecniche di combattimento insegnate in una palestra di una qualsiasi arte
marziale tradizionale, e quelle che davvero "servono" per strada in caso di
colluttazione.
Le arti marziali, in special modo quelle "importate" in occidente, hanno subito
un’evoluzione particolare. Tutte le arti marziali, per definizione, sono nate per
combattere, neutralizzare l’avversario in maniera più o meno definitiva,
sopravvivere al campo di battaglia. Nella realtà dello scontro corpo a corpo di
una mischia tra fanti giapponesi del periodo del Giappone medievale, c’era
poco spazio per il combattente di calci volanti al viso o tecniche di controllo
articolare. Si colpiva come si poteva ed il prima possibile, senza troppo curarsi
dell’eleganza della tecnica. I Samurai, i famosi custodi delle tecniche di Ju Jitsu
originale, per quanto alcuni fossero degli eccellenti conoscitori di quest’arte
marziale, quando chiamati in uno scontro usavano solo quell’unica, o al
massimo due tecniche che riuscivano a fare istantaneamente ed
inconsciamente; nonostante nella loro educazione marziale annoverassero un
repertorio di tecniche vastissimo. Con l’emigrare dei maestri in paesi che non
conoscevano una realtà di guerra quotidiana, alcune arti marziali in occidente
sono diventate uno sport, un metodo per mantenersi psico-fisicamente in
forma, e naturalmente una ricerca per un sistema di difesa personale. A
seconda del Maestro che impartisce la lezione e a seconda dello stile del
sistema di combattimento, vengono affrontate delle situazioni di
combattimento, a volte anche di difesa personale da strada, ma per motivi
didattici si ragiona sempre in termini di situazioni ideali, che difficilmente
incontreremo nella realtà, che per definizione è imprevedibile. Molti allievi,
così, memorizzano queste tecniche in maniera automatica, magari in maniera
splendida, cadendo nella terribile trappola della sicurezza di poter affondare
qualsiasi situazione simile per strada. Gli allievi che invece riescono a "slegarsi"
da questo tipo di mentalità, oppure, i Maestri stessi che cercano di educarli ad
una maggiore flessibilità tecnica e mentale, diventano concretamente in grado
di affrontare una minaccia reale, e non simulata in palestra. Perché tanta
enfasi su questo argomento? Perché è davvero uno dei "pericoli" più infidi delle
arti marziali insegnate nelle palestre: la falsa confidenza nelle proprie capacità.
Ogni settore ha uno specifico argomento: controllo dell’avversario, proiezioni,
leve articolari, soffocamenti, combinazioni di tecniche dai settori precedenti.
Per difendersi da un pugno diretto al viso questo specifico addestramento, può
proporre almeno una trentina di tecniche diverse, che l’allievo deve impararle
tutte. Alcune sono davvero rapide e risolutive, altre decisamente acrobatiche e
proibitive da eseguire a muscoli freddi e senza avversario "collaborante". Tutte,
comunque, partono da un presupposto molto limitante: se l’avversario ci
colpisce con il pugno destro, il suo braccio sinistro è praticamente assente, per
cui se siamo dei combattenti eccellenti con venti anni di specifico
addestramento sulle spalle diventiamo così rapidi, efficaci ed esplosivi, che
prima che l’avversario pensi che ha anche un braccio sinistro da usare… E’ già
a terra., insegnarli, in caso di aggressione, a NON macellare l’avversario.
Passando invece alle aggressioni armate la situazione non può che peggiorare.
Se con le mani nude potremmo "gestire" la situazione, se l ’avversario non è
MOLTO più grande di noi, con dei coltelli e bastoni non possiamo permetterci di
sbagliare. Se prendiamo il bastone, nelle palestre la famosa "manganellata", è
eseguita come una bastonata tirata con braccio destro steso e che prosegue
fino a che il bastone, se non trova il bersaglio, sbatte per terra. Con un colpo
del genere, vibrato con tale trasporto, è semplice impostare tecniche
devastanti che sfruttano l’energia cinetica dell’aggressore. Ma nella realtà, la
gente con un bastone in mano, come lo usa?, Semplice basta vedere il
telegiornale quando c’è qualche filmato che riprende dei disordini allo stadio o
le famose "guerriglie urbane". I poliziotti e/o carabinieri, per definizione, non
ricevono alcun addestramento specifico sul maneggio del manganello
d’ordinanza, quindi lo usano in maniera molto istintiva. Sferrano il colpo, e poi
lo ritraggono immediatamente, poi ancora un colpo rapido, Fino a due-tre colpi
al secondo. La maggior parte delle tecniche insegnate in una palestra servono
a poco contro un uso del bastone del genere. Purtroppo l’addestramento che si
riceve ci obbliga a focalizzarci solo sulle azione da intraprendere in funzione del
comportamento dell’aggressore, il concetto sarebbe perfetto di per se stesso se
non fosse per il fatto che per essere efficaci il comportamento dell’aggressore
deve rispondere a certi canoni. Nella realtà per forza non può essere così. Per il
coltello la situazione è addirittura drammatica. Tali problematiche sono
affrontate nella sezione dedicata al combattimento con il coltello. In
conclusione vorrei prima di tutto chiarire che non sono affatto ostile
all’insegnamento delle arti marziali tradizionali. Semplicemente non sono
d’accordo quando mi si sente dire che dopo tre anni scarsi di allenamento bi settimanale di karate, judo, ecc…ecc… uno si sente pronto ad affrontare
qualsiasi aggressione, solo perché è stata ricreata in palestra o sa fare il Kata
del tal stile.
Imparare molte tecniche anche complesse, e forse senza senso in ultima
analisi, è essenziale per un motivo semplice: memoria neuromuscolare.
Dobbiamo, attraverso un serio allenamento memorizzare molte e sempre più
complesse tecniche per educare il nostro cervello e i nostri muscoli a reagire
con movimenti complessi, rapidi, a gestire l’equilibrio ed ad imparare ad
ascoltare il nostro corpo. Dobbiamo crearci una "biblioteca" di tecniche, per
poi, al momento giusto, usare… Non la più adatta, ma la tecnica più efficace,
che magari non abbiamo mai fatto, ma grazie all’allenamento che abbiamo
ricevuto saremo in grado, senza nessuno sforzo, di adattarci a qualsiasi
situazione, quasi istantaneamente. Il problema, a questo punto, non è studiare
tecniche "inutili", ma liberarsi "dell’inutile" quando è il caso di fare sul serio.
Perché la strada è una cosa, la palestra un’altra.
Le tecniche che mirano a colpire il corpo sui punti vita li illustrati in queste figure
PUNTI MORTALI
(o che provocano perdita di coscienza)
Alla testa
Occhi, arcata sopraciliare e zigomi (Seidon)
Tra gli occhi (Uto, C huto)
Tempie (Kasumi)
Fontanelle (Tendo)
Sotto il naso (Gekon, Jinchu)
Punta del mento (Kachikake)
Punta del mento laterale (Mikazuki)
Apofisi mastoide (Dokko)
C arotidi (Murasame e Matsukaze)
Laringe (Hichu)
Nella schiena
Base delle scapole (Haya-uchi)
Tra le scapole (Kassatsu)
Reni (Ushiro Denko)
C occige (Bitei)
Sotto i glutei (Ushiro Inazuma)
Al corpo
Sterno (Tanchu)
Apofisi xifoide dello sterno (Kyosen)
Plesso solare (Suigetsu)
Tra la 4a e la 5a costola (Kyoe)
Tra la 5a e la 6a costola (Ganka)
C oste fluttuanti (Denko, Inazuma)
Testicoli (Kinteki)
Ombelico (Myojo)
PUNTI DOLOROS I
(non mortali)
Al braccio
Parte interna (Wanju)
Parte superiore del polso (Shuko)
Parte superiore della mano (Soto-shakutaku)
Articolazione interna del gomito (C hukisu)
Alla Gamba
Parte superiore della coscia (Fukuto)
Parte superiore interna della coscia (Yako)
Base del polpaccio (Kusanagi)
Rotula del ginocchio (Shitsu-kansetsu)
Tibia (Keiko)
C aviglia (Naike)
Dorso del piede (Kori, So-in)