UA Giornale n° 3 - 2008 - Universita` Adulti/Anziani
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UA Giornale n° 3 - 2008 - Universita` Adulti/Anziani
Anno 10 - N. 3 - novembre 2008 COLLEGAMENTO CON GLI ISCRITTI ALLE UNIVERSITÀ Direzione: Via della Racchetta, 9 bis - 36100 Vicenza - tel. 0444 541860 - e-mail: [email protected] - Direttore responsabile: Giuseppe Dal Ferro Mensile registrato al Tribunale di Vicenza n. 937 in data 23-09-1998 - Iscrizione ROC: 11424 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n. 46) - art. 1, comma 1 DCB Vicenza - Stampa CTO/Vi - Abbonamento annuale 8,00 Euro; 2,50 Euro a copia L’Italia fotografata dal Censis L’ITALIA IN MARCIA VERSO LA SECONDA METAMORFOSI l Censis è un prestigioso centro di ricerca nazionale che annualmente presenta un rapporto di studio sulla situazione del Paese. Riportiamo alcuni flash. Alla crisi ci crediamo e non ci crediamo. Per alcuni si sfiammerà presto, per altri il tracollo durerà a lungo. Questa diversa percezione riflette l’assenza di una consapevolezza collettiva, a conferma del fatto che restiamo una società «mucillagine». Come affermato lo scorso anno, il contesto sociale è condizionato da una soggettività spinta dei singoli, senza connessioni fra loro e senza tensione a obiettivi e impegni comuni. Questa regressione antropologica, con i suoi pericolosi effetti di fragilità sociale, è visibile nel primato delle emozioni, nella tendenza a ricercarne sempre di nuove e più forti, al punto che «la violenza o lo stravolgimento psichico si illudono di avere un bagliore irripetibile di eternità, mentre nei fatti sono solo passi nel nulla». Il 2008 è stato l’anno delle paure. Su questa base si sono moltiplicate piccole e grandi paure (i rom, le rapine, la microcriminalità di strada, gli incidenti provocati da giovani alla guida ubriachi o drogati, il bullismo, il lavoro che manca o è precario, la perdita del potere d’acquisto, la riduzione dei consumi, le rate del mutuo). In un anno elettorale, la politica ha trovato vantaggioso enfatizzare le paure collettive e le promesse di securizzazione (dai militari per le strade alla social card per i meno abbienti), con ciò finendo per generare una più profonda insicurezza, una ulteriore sensazione di fragilità. La crisi finanziaria internazionale: la «segnatura» c’è stata. La crisi ci ha segnato, ed è verosimile attendersi per il prossimo anno ulteriori fasi di flessione. Ma ha determinato un salutare allarme collettivo. Si tratta ora di vedere se il corpo sociale coglierà la sfida, se si produrrà una reazione vitale per recuperare la spinta in avanti, sebbene siano in agguato le «italiche tentazioni alla rimozione dei fenomeni, alla derubricazione degli eventi, all’indulgente e rassicurante conferma della solidità di fondo del sistema». Non basta una reazione puramente adattiva. Rispetto a una crisi che ci segna in profondità, sarebbe deleterio adagiarsi sulla speranza che tutto si risolverà nella dinamica della lunga durata, grazie alle furbizie adattive che ci contraddistinguono I da decenni e secoli. Rischieremmo che «la lunga durata diventi luogo del rattrappimento e della rinuncia ad un ulteriore sviluppo». Rischieremmo: l’appiattimento su parole d’ordine non più universalmente condivise (il mercato, l’occidentalizzazione, la globalizzazione, l’Europa allargata); di continuare a vivere individualisticamente; l’acutizzarsi di un disagio sociale legato all’esaurimento delle sicurezze di base garantite da un welfare oggi in crisi e dalle attuali prospettive o paure di impoverimento; gli effetti ulteriori degli squilibri antichi della nostra società (il sottosviluppo meridionale, l’inefficienza dell’amministrazione pubblica, il drammatico potere della criminalità organizzata). Rischieremmo forse un collasso per implosione su noi stessi, per cui non possiamo lasciar cadere la sfida, l’allarme, la paura che la contingenza attuale ci propone. Verso una seconda metamorfosi. Le difficoltà che abbiamo di fronte possono avviare processi di complesso cambiamento. Attraverso un adattamento innovativo (exaptation, per usare un termine mutuato dalla biologia), cioè non automatico ma reso vitale e incisivo da fattori esogeni e leve di trasformazione, possiamo spingerci verso una seconda metamorfosi (dopo quella degli anni fra il ‘45 e il ‘75) che forse è già silenziosamente in marcia. La nostra seconda metamorfosi sarà il risultato della combinazione dei «caratteri antichi della società» con i processi che fanno da induttori di cambiamento. Tra questi vi sono: la presenza e il ruolo degli immigrati, con la loro vitalità demografica e la moltiplicazione emulativa di spiriti imprenditoriali; l’azione delle minoranze vitali già indicate lo scorso anno, specialmente dei player nell’economia internazionale; la crescita ulteriore della componente competitiva del territorio (dopo e oltre i distretti e i borghi, con le nuove mega conurbazioni urbane); la propensione a una temperata gestione dei consumi e dei comportamenti; il passaggio dall’economia mista pubblico-privata a un insieme oligarchico di soggetti economici (fondazioni, gruppi bancari, utilities); l’innovazione degli orientamenti geopolitici, con la minore dominanza occidentale e la crescente attenzione verso le direttrici orientali e meridionali. Mercato largo, economia aperta, policentrismo decisionale. Le classi dirigenti (non solo quella politica) tendono invece ad automatismi di segno opposto: accorciano i raggi delle decisioni, le riservano a sfere di responsabilità molto ristrette, le rattrappiscono al breve termine, se non addirittura al presente. «In poche stanze si possono prendere provvedimenti e iniziative planetarie, ma poi la realtà segue opzioni, comportamenti, paure di tipo diffuso, su cui sarebbe deleterio avviare una rincorsa punto per punto (una Cig qua, una rottamazione là) che non riuscirà mai a far recuperare una dinamica fatta da tanti soggetti, l’unica dimensione di cui abbiamo bisogno per uscire collettivamente dalla crisi». Per la società italiana resta l’imperativo: «mercato largo, economia aperta, policentrismo decisionale». Da immigrati a nuovi italiani. Uno dei tratti principali della «seconda metamorfosi» italiana è costituito dalla presenza numerosa e attiva di nuovi cittadini che, pur nella diversità di provenienze, culture e linguaggi, hanno assunto ruoli, comportamenti e percorsi di vita non dissimili da quelli degli italiani. Solo vent’anni fa gli stranieri residenti erano appena lo 0,8% della popolazione, nel 1998 erano 1 milione di persone, mentre oggi sono ben 3,4 milioni. Ci avviamo a raggiungere la soglia del 6% della popolazione complessiva, ma nel Centro-Nord siamo già oltre: a Milano, ad esempio, a più del 13%, a Torino e Firenze al 9%. Si affermano modalità di integrazione tipiche del nostro modello di sviluppo: nella dimensione familiare e in quella micro-imprenditoriale. Oggi sono 1.367.000 le famiglie con capofamiglia straniero (il 5,6% del totale); aumentano i matrimoni con almeno uno sposo straniero (oltre 34.000, pari al 14% del totale); cresce il numero delle nascite di figli di stranieri (64.000, l’11,4% del totale dei nati in Italia, erano 33.000 nel 2003); la fecondità delle donne straniere (2,50 figli per donna) è doppia di quella delle italiane (1,26) e si attesta su valori simili a quelli dell’Italia del baby boom. Il numero di alunni stranieri presenti nelle scuole cresce al ritmo di 60/70.000 l’anno; appena dieci anni fa erano circa 60.000 (lo 0,7% del totale), oggi sono più di 500.000 (il 5,6% del totale, che sale al 6,8% nella scuola primaria). Nel 2007 le micro-imprese gestite da immigrati hanno raggiunto le 225.408 unità, con 37.531 imprese di extra-comunitari avviate nel corso dell’anno (+8% rispetto all’anno prima). ● UA GIORNALE Pag. 2 Bimestre ricco di appuntamenti PALLADIO A 500 ANNI DALLA NASCITA on una conferenza stampa presso le ferrotramvie FTV il 30 settembre è stata comunicata pubblicamente la collaborazione tra il Centro internazionale di studi di architettura Andrea Palladio (CISA), le FTV e la Fondazione Università adulti/anziani. Con l’accordo esteso poi all’Istituto regionale Ville venete e alla Provincia di Vicenza, è stata data la possibilità a tutti gli iscritti delle Università adulti/anziani della provincia di visitare la mostra “Palladio 500 anni”, allestita a Palazzo Barbaran Da Porto, a cura del CISA e della Royal Academy of Arts. Il trasferimento a Vicenza, curato per lo più dalle FTV in orari “fluidi”, ha permesso ad oltre 1.200 persone di visitare la mostra e di completare la conoscenza dell’architetto, del tempo e delle opere, con percorsi guidati alle ville dei dintorni, alla Rotonda, al Teatro Olimpico, a villa Pojana, secondo gli studi condotti nelle singole sedi, prossimamente conclusi con lo studio della monografia di Giacomo Zanella La vita di Palladio, ristampata dall’Amministrazione provinciale di Vicenza e l’esposizione fotografica sul “genio di Palladio”, dove 31 corsisti presenteranno 95 scatti di “autore”. La mostra ha entusiasmato tutti e ripaga il consistente sforzo organizzativo e la disponi- C bilità offerta dalle guide. I residenti a Vicenza, mortificati per la Basilica “impacchettata” a causa dei lavori, invitano i corsisti delle Università a vedere “Palladio infinito”. Da un mese e mezzo piazza dei Signori ha qualcosa di diverso. Su un lato della Basilica, sopra le impalcature del cantiere che restituirà alla città il suo gioiello monumentale, c’è un grande schermo. Ogni sera, alle 18, lo schermo si accende, e la piazza entra in una dimensione diversa. Le immagini e le musiche di “Palladio infinito”, l’originale video-installazione voluta dall’Amministrazione comunale per celebrare il cinquecentenario palladiano e curata dall’artista vicentino Roberto Dal Bosco, portano una luce nuova al cuore della città. Non come i “son et lumière” dei Castelli della Loira o dei templi egizi, dove la gente entra ad un certo orario, assiste alla rappresentazione, esce. A Vicenza l’Amministrazione comunale ha voluto catturare l’attenzione di chi attraversa la piazza, un’attenzione di solito fuggevole, portando i passanti a fermarsi per qualche minuto, o anche solo un momento, e dare uno sguardo inusuale alla propria città. Ma la vera particolarità di quest’opera sta nel suo essere viva, non chiusa in un museo o in una sala, ma calata nella città, accessibile a chiunque. “Palladio infinito” restituisce alla città una dimensione contemplativa, una dimensione che nella frenesia contemporanea si smarrisce sempre più. Addirittura, è la città che contempla se stessa, rileggendosi attraverso un’idea provocatoria e insieme carica di rispetto e amore: Vicenza come palcoscenico e incarnazione del mistero di Palladio. È proprio questa l’idea più forte dell’autore, che l’arte del grande architetto abbia dato alla città, grazie all’armonia delle sue realizzazioni, una dimensione per certi aspetti mistica, spirituale, che l’abbia trasformata in un manifesto di pietra del bello architettonico. È l’idea che si vuole dare in questi anni per rilanciare Vicenza come dice il sindaco Achille Variati. Le foto riprendono due corsiste alla mostra; la conferenza stampa con mons. Dal Ferro, l’assessore provinciale Secco, l’on. Sartori presidente CISA e il presidente FTV Baruchello; i mezzi delle Ferrotranvie che hanno assicurato i trasferimenti e gli universitari di Malo e Longare. ● UA GIORNALE Pag. 3 Soggiorno e viaggi studio CAMISANO A S.MARIA DI LEUCA iamo stati in Puglia, località Torre Pali, in un soggiorno di una settimana trascorso in compagnia. Sul volto di ognuno c’è un velo di malinconia: l’euforia del giorno della partenza si è affievolita; si ritorna a casa, lasciando dietro a noi il ricordo dei bei momenti trascorsi insieme. Eravamo un bel gruppo di 54 persone. Nonostante le diversità di ognuno sapevamo ammirare, a gustare con lo stesso sguardo quanto di bello offriva la natura: l’azzurro del cielo, la trasparenza del mare, il chiarore dell’alba, il rosso del tramonto, la nobiltà degli ulivi, l’aggressività dei fichi d’india, la semplicità della gente. Le nostre riunioni serali al “chiosco dei pini” nella spiaggia, messo a disposizione per noi dall’albergatore, erano dedicate ad ascoltare la musica, a ballare, a raccontare storielle, a commentare le visite culturali: seduti in cerchio ci guardavamo in viso, sempre pronti al sorriso. Ciò che ha contribuito ad arricchire questo soggiorno sono state le uscite programmate per le visite che ci hanno permesso di conoscere quella terra. S Ricordo la visita ai frantoi: quello moderno ad Andrano, quello in pietra a Ruggiano ed infine quelli ipogei a Presicce. Ricca di particolari è stata pure la giornata programmata per la visita guidata alla città fortificata di Otranto, in particolare alla sua basilica. La giornata trascorsa nell’agriturismo “Gli Ulivi” è stata particolarmente rilassante: i laboratori di pasta, la lavorazione dei cesti, la passeggiata al mare, nella scogliera a raccogliere il finocchietto marino, il pranzo e la cena con prodotti locali all’aperto, hanno fatto gustare una realtà completamente diversa dalla nostra, il tutto accompagnato dal suono di un mandolino (...). Certamente questa vacanza ha consolidato la nostra amicizia, cresciuta all’interno dell’Università, ha radicato come il delizioso e profumato finocchietto marino che abbiamo raccolto nelle fenditure della roccia, che cresce forte e spontaneo e non teme l’arsura del sole; e dopo averlo gustato, ci lascia in bocca un dolce sapore. FESTA DEI GIUBILEI Si è celebrata a Monte Berico, mercoledì 24 settembre, la festa dei Giubilei. Dopo la solenne messa in Basilica e la tradizionale cioccolata al “Pellegrino”, il tempo clemente ci ha permesso un momento di svago animato dai colleghi di Camisano Vicentino. Sono stati celebrati così i Giubilei delle Università di Valdagno, Marostica e Vicenza. Queste sedi non avevano potuto ricevere la medaglia d’argento per i vent’anni di attività perché la festa dei Giubilei (quindici e vent’anni di attività) ha avuto inizio soltanto nel 2007. E’ stata pure consegnata una pergamena per i dieci anni dell’Università di Dueville che ospiterà la prossima giornata interUniversità. Le sedi festeggiate si sono presentate attraverso un simpatico sketch e testimonianze. MARTA STIMAMIGLIO INNO DELL’UNIVERSITÀ SCHIO A ROMA NOVENTA A FERRARA li universitari di Schio hanno partecipato a due viaggi studio di più giorni. Il primo appuntamento ad aprile all’Isola d’Elba, il secondo ad ottobre nella scoperta di Roma. li universitari di Noventa Vicentina, nonostante la pioggia battente, hanno scoperto la città estense con le sue meraviglie medievali e rinascimentali, ancora intatte. G G Molte Università in questi anni si sono date un inno proprio, a volte assumendo melodie già note con parole nuove. Perché non elaborare un vero e proprio inno delle Università adulti/anziani del vicentino? Inno è una composizione in versi di celebrazione, di esultanza, di plauso, di elogio che intende esaltare un avvenimento o un ideale. Proprio dell’antica melica greca, è passato alla cultura latina attraverso l’età alessandrina trattando temi mitologici o filosofici. Fatto proprio dalla liturgia cattolica, l’inno celebra anche eventi storici e diventa sinonimo della nazione nelle cerimonie solenni. Proponiamo alle Università che lo credono di darsi quest’anno un proprio inno, possibilmente con parole e musiche originali. Nell’anno successivo sceglieremo l’inno originale migliore, nella musica e nel testo, e di esso faremo l’inno ufficiale. Ogni Università avrà così il proprio inno e tutte quello comune da utilizzare nei raduni interuniversità. ● UA GIORNALE Pag. 4 Concorso letterario L’ABBIGLIAMENTO DI IERI IN MOSTRA INCONTRO CON UNO SCONOSCIUTO I l concorso letterario tra i corsisti delle Università del Vicentino, nono della serie, ha avuto la partecipazione di 60 iscritti che hanno espresso, in forma di racconto, i propri ricordi riferiti al tema generale. Si è concluso presso la Banca Popolare di Vicenza. Larga la partecipazione dei corsisti delle varie sedi, accompagnati dai coordinatori. Tutti sono rimasti molto soddisfatti della relazione introduttiva del prof. Giuseppe Milan su “L’altro: nemico o fratello?”, presente nella pubblicazione che raccoglie gli elaborati migliori. I l requisito principale dei vestiti era che durassero a lungo; erano neri per le donne, di colori tenui per le più giovani, ma quanti vestiti “buoni”, bianchi e di colori vivaci si sono visti nelle esposizioni delle nostre Università! A conclusione dell’anno erano esposti a Costabissara, Longare, Lonigo e Breganze. A Torri di Quartesolo e Noventa Vicentina la mostra ha concluso un convegno tematico sulla ricerca dello scorso anno. Quelli di ieri, presenti ancora nei cassettoni e nei bauli delle nostre case, sono testimonianza di un passato dove la vita di relazione e l’autentica identità erano pregnanti. Esposizioni di Longare e Torri di Quartesolo. Tavolo dei relatori Pubblico presente L’AGRIFOGLIO Pungitopo maggiore, pungisorci, pizzica topo, leccio spinoso, colostri, alloro spinoso. Fam. Aquifoliacee. Ilex è il nome latino del leccio, le cui foglie sono simili a quelle dell’agrifoglio. L’appellativo specifico, aquifolium, derivato anch’esso dal latino, vuoI dire «a foglie acute» (spinose). I premiati La pubblicazione raccoglie i racconti premiati e segnalati Uso medicinale e curiosità Agrifoglio (Ilex aquifolium L.), vischio (Viscum album) e pungitopo (Ruscus aculeatus) sono le tre piante tipiche del periodo natalizio, e compaiono sovente nelle decorazioni e nelle composizioni floreali: tutte e tre, però, hanno anche virtù curative. L’agrifoglio, di cui si impiegano le foglie e la corteccia, serve a combattere la bronchite, la diarrea e la febbre. Nell’uso popolare, invece, i frutti erano usati come lassativo ma, ingeriti in grande quantità, possono causare infiammazioni gastrointestinali mortali: è dunque meglio non mangiarne mai. L’uso dell’agrifoglio (ma anche dell’edera) come decorazione natalizia si ricollega all’antichissima superstizione secondo la quale, negli ultimi giorni dell’anno, folletti e altri spiriti diventassero particolarmente pericolosi. Per tenerli lontani dalle case, allora, era sufficiente ornare di piante «scacciadiavoli» le porte e le canne dei camini. L’agrifoglio può vivere fino a 300 anni, ed è impiegato sovente per formare siepi impenetrabili che sopportano benissimo la potatura. Il suo legno è di color avorio, molto duro, e serve per lavori al tornio, attrezzi e parti di macchine. Il genere Ilex conta circa 440 specie, che vivono per la maggior parte nelle regioni tropicali dell’Asia e delle Americhe.