da manager a imprenditore da manager a imprenditore
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da manager a imprenditore da manager a imprenditore
Avevamo promesso di presentare ai lettori de “L’impresa” i risultati dell’indagine svolta nel 2015 da in team di ricerca costituito da Eliana Minelli (Liuc), Leopoldo Ferré (Exeo Consulting), Gian Franco Goeta (Scoa) e Gianmaria Strada (Liuc) sui fattori di successo nella transizione da manager a imprenditore e discussi nel convegno su questo tema tenuto il 18 marzo scorso da Exeo, Manageritalia e Scoa. Dall’evento sono emersi diversi spunti interessanti da condividere e divulgare su un fenomeno ancora poco analizzato, per quanto assai significativo. Una prima considerazione: il fenomeno del passaggio all'imprenditorialità dopo una consolidata esperienza manageriale in azienda sta assumendo dimensioni molto vaste e a nostro avviso non ha ancora raggiunto il suo apice. Siamo certi che il suo trend aumenterà e porterà nei prossimi anni a un completo ribaltamento nella percezione delle prospettive di lavoro nella cultura del nostro paese, fino a tempi recentissimi centrato sulla ricerca del “posto fisso”. Un fenomeno che ci piace sintetizzare con lo slogan “verso una classe imprenditoriale diversa”. Siamo di fronte infatti a un segmento di imprenditori con caratteristiche radicalmente diverse da quelle prevalenti sinora nella classe imprenditoriale, in quanto GRADO DI SOFISTICAZIONE GESTIONALE DELL'AZIENDA PIÙ SIGNIFICATIVA IN CUI HO LAVORATO I GIORNI DI FORMAZIONE ANNUI PER MANAGER, NELL'AZIENDA PIÙ SIGNIFICATIVA IN CUI HO LAVORATO DOSSIER DA MANAGER A IMPRENDITORE di Gian Franco Goeta e Leopoldo Ferré I fattori vincenti emersi dalla ricerca di Exeo, Liuc, Manageritalia e Scoa 70% 10,0 60% 48,5% 50% 40% Cluster 1 Cluster 2 8,0 51,5% 6,7 6,0 62,8% 30% Cluster 1 Cluster 2 9,7 4,0 37,2% 20% 2,0 10% 0% 0,0 Strutturato Poco strutturato Giorni di formazione IL NUMERO DI AZIENDE IN CUI HO LAVORATO IL NUMERO DI AREE/FUNZIONI IN CUI HO LAVORATO 60% 40% 37,8% 32,4% 31,3% 35% 30% Cluster 1 Cluster 2 25,0% 25% 20% 34,4% 30% 24,3% 23,0% 15% 10% 46,9% 40% 21,9% 20,3% 21,9% 52,7% Cluster 1 Cluster 2 50% 9,5% 18,8% 20% 5% 10% 0% 1 2-3 4-5 ›5 0% 1 68 L’IMPRESA N°6/2016 2 3 Dal prodotto alla gestione Nel nostro paese si è sempre privilegiata, come caratteristica distintiva dell'imprenditore, una forte expertise “tecnica” che gli consentisse di lanciare una grande innovazione di prodotto. Pensiamo ai grandi imprenditori del ’900, in stragrande maggioranza geniali creatori di prodotti e processi industriali. Ora per la prima volta la competenza di prodotto si accompagna a una competenza gestionale, tanto più forte quanto maggiore sarà il successo della nuova VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE APPRESE DURANTE IL PERIODO DI STUDIO… 67,7% 70% 47,9% 43,8% I risultati più significativi A suffragare queste affermazioni, ecco alcuni dati. VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE E CAPACITÀ COSTRUITE PRIMA DI DIVENTARE IMPRENDITORE… 60% Cluster 1 Cluster 2 60% 50% impresa. Una competenza trasversale presente nel patrimonio professionale dell'artefice dell’iniziativa o, come minimo, nella sua consapevolezza di quali siano gli ingredienti necessari per costruire un organismo di successo: i partner giusti, gli alleati giusti, le risorse professionali giuste e le attenzioni giuste a tanti fattori in precedenza trascurati, dal marketing, alla finanza, all’organizzazione e così via. Quindi sta aumentando considerevolmente un segmento “managerialmente educato”, che nella “scuola” vissuta in svariate grandi aziende, ha transitato in più funzioni e ha affilato una metacompetenza essenziale, ovvero la capacità di affrontare nuove sfide, nuovi ambienti, nuove culture. Conferma del concetto darwiniano sul fattore di successo nel processo evolutivo: vince chi è più pronto al cambiamento. 40% 36,5% 25,8% 30% 20% 20% 12,9% 5,5% 10% 9,7% 9,7% 12,9% 9,7% 10% 2,7% 0,0% 0% 0% Un ottimo punto Una base minima di partenza per che è stata rafforzata costruire una dalla formazione carriera di successo e dall'esperienza aziendale Non sufficienti Irrilevanti perché l'esperienza è stata l'unica cosa veramente importante Più che adeguate per assumere il ruolo di imprenditore L'ATTIVITÀ DI IMPRESA RAPPRESENTA PER ME… 35% 31,2% 27,9% 25% 26,7% Cluster 1 Cluster 2 32,2% 30% Utili ma solo in parte per affrontare le sfide di un'attività imprenditoriale 20% Cluster 1 Cluster 2 17,4% 15% 11,2% 11,1% 6,0% 0% 26,3% 21,7% 21,7% 15,8% 13,0% 10,5% 4,3% 5% 0,0% 0% Una scelta obbligata 21,7% 19,3% 10% 5% La realizzazione Un naturale Una sfida che Un'opportunità di un'idea che completamento non aveva migliore rispetto coltivava da della sua previsto ma che alle alternative tempo esperienza ha accettato che si erano professionale volentieri presentate Irrilevanti perché l'esperienza imprenditoriale è radicalmente diversa 28,1% 25% 15,6% 14,4% Sufficienti per assumere il ruolo di imprenditore LA METAFORA CHE MEGLIO RAPPRESENTA LA MIA ATTUALE CONDIZIONE DI IMPRENDITORE… 23,7% 20% 10% 32,4% 31,1% 30% 15% Cluster 1 Cluster 2 51,6% 50% 40% 30% DOSSIER dotati di un grande “plus” differenziale: sono tutti muniti di una expertise che in passato ha ben poco connotato il dna imprenditoriale, anzi poco considerata nel nostro paese. La Business Administration sino a tempi recenti (gli anni ’70), nella nostra cultura d'impresa, è stata concepita come una competenza sostanzialmente ragionieristica, anziché una summa di competenze di management a 360°. Allenatore di una squadra sportiva Capitano di una nave Cuoco di un ristorante Direttore d'orchestra Padre/ madre di famiglia Scalatore in cordata L’IMPRESA N°6/2016 69 DOSSIER Ricordiamo che i fattori di successo sono stati enucleati a partire dal confronto fra le risposte date ai vari item del questionario da due cluster estremi: coloro che (49% del campione) hanno dichiarato che aver intrapreso un’attività imprenditoriale “è stata una decisione fantastica” o “è valsa la pena e lo rifarei” e contemporaneamente hanno dichiarato di essere “complessivamente soddisfatti della redditività della propria impresa”. Il secondo cluster, all’estremo opposto, costituito da coloro (21% del campione) che dichiarano che aver intrapreso un’attività imprenditoriale abbia prodotto “risultati non sufficienti a compensare la fatica e i rischi sostenuti” e contemporaneamente si dichiarano “non soddisfatti della redditività della loro impresa”. Chi sono i neoimprenditori di successo Nel primo cluster, caratterizzato dal colore più chiaro nelle tabelle di seguito riportate, emerge un profilo costituito da ex manager che: •hanno prevalentemente lavorato in aziende private quotate, di grandi dimensioni e con un elevato grado di strutturazione e sofisticazione gestionale, dove hanno fruito di più intense attività formative; • hanno prevalentemente maturato esperienze in più aziende e in più funzioni; • hanno spesso costruito uno zoccolo di competenze forte e coerente con la carriera manageriale e poi imprenditoriale realizzata, sia nel corso del periodo scolare; •hanno costruito la loro carriera tramite una elevata “autodeterminazione” nutrita da forti principi valoriali e realizzato la scelta imprenditoriale sulla base di un’idea concepita e consolidata nel tempo; • vivono la propria condizione imprenditoriale come esercizio di leadership di un team più che come peso di una responsabilità prevalentemente individuale e ne traggono sensazioni di autorea- LE SENSAZIONI COLLEGATE ALLO SVOLGIMENTO DELLA MIA ATTIVITÀ IMPRENDITORIALE… I REQUISITI PRIORITARI PER UN IMPRENDITORE EFFICACE 100% 90% Cluster 1 Cluster 2 80% 70% 60% 95,5% Cluster 1 Assunzione rischi Costruzione reti relazionali Apertura al nuovo Fiducia in se stessi Visione 55,8% 50% 44,8% 40% 30% 20% 10% Rank Cluster 2 Rank Assunzione 1 rischi Costruzione reti 2 relazionali Fiducia in 2 se stessi Orientamento 4 al cliente Perseveranza 5 1 2 2 4 5 4,5% 0% Autorealizzazione – Libertà – Orgoglio – Padronanza della situazione – Piacere di creare – Sfida – Soddisfazione Costrizione – Inadeguatezza – Incertezza – Insoddisfazione – Ansia – Peso della responsabilità LE COMPETENZE DA SVILUPPARE… Apertura al nuovo 35% Assunzione rischi Costruzione reti relazionali Fiducia in sé Gestione stress e tempo Sensibilità economica Creazione KH Assertività Ascolto Gestione e Sviluppo RU POSSESSO 70 L’IMPRESA N°6/2016 32,3% Cluster 1 Cluster 2 30% 25% IMPORTANZA Visione LE MAGGIORI DIFFICOLTÀ NELLA MIA TRANSIZIONE A IMPRENDITORE… 20,3% 20% 15% 14,9% 16,1% 16,1% 14,9% 9,7% 10% 9,5% 9,5% 3,2% 5% 0% Reperire i capitali per l'attività Costruire una rete di relazioni a sostegno dell'attività Farsi conoscere dal mercato Trovare soci affidabili Trovare e gestire collaboratori validi I fattori che aiutano la transizione Riassumendo: queste caratteristiche disegnano un identikit molto chiaro dei nuovi imprenditori e del loro background manageriale. Soprattutto, mettono in chiara evidenza i principali fattori che agevolano la transizione da manager a imprenditore: una formazione scolastica di livello e coerente; un’esperienza aziendale diversificata tramite passaggi in almeno due o tre ambiti professionali e in due o tre aziende ben strutturate, gestionalmente avanzate e che investono sulle proprie risorse umane; l’autodeterminazione nelle scelte importanti di vita e di lavoro; la costruzione e l’alimentazione di una rete di relazioni ampia. Tutte componenti traducibili in una somma di esperienze che da un lato garantiscono una solida competenza gestionale, d’altro lato espongono a culture e contesti sociali nuovi e diversi e quindi sviluppano competenze soft – in estrema sintesi, saper gestire cambiamento e relazioni delicate – fondamentali per il passaggio da manager a imprenditore. Un patrimonio di capacità e atteggiamenti costruiti nel tempo tramite scelte che risalgono molto addietro, spesso condizionate dall’ambiente famigliare (quali l’indirizzo scolastico) o geosociale (quali le opportunità di lavoro nell’ambiente circostante). DOSSIER lizzazione, libertà, orgoglio, padronanza; considerano requisiti prioritari per affron• tare con efficacia la sfida imprenditoriale l’“assunzione di rischi” e la “costruzione di reti relazionali”, concordemente con il cluster 2 percepite come le due competenze richieste al massimo grado e da sviluppare, ma pongono ai primi posti in graduatoria l’“apertura al nuovo” e la “visione”; considerano come difficoltà prioritaria nella • transizione a imprenditore il “costruire una rete di relazioni a sostegno dell’attività” più che il “reperire i capitali per l’attività”, che costituisce per il cluster 2 la difficoltà prioritaria. Quanto conta lo stile educativo Ne possono conseguire utili indicazioni sullo stile educativo da adottare oggi in ambito famigliare e scolare con le nuove generazioni. Senza allargare troppo l’ambito di argomentazione, emerge senz’altro un’avvertenza: è fondamentale attivare al più presto una forte auto-responsabilizzazione e una profonda consapevolezza di sé, delle proprie vocazioni, potenzialità e prospettive nei momenti di ingresso nel mondo del lavoro e via via nelle scelte di carriera. Auto-responsabilizzazione che deve tradursi in una propensione (sinora poco diffusa, ma che presto dovrà diventare un fatto normale) a investire sulla propria crescita personale e professionale, senza adagiarsi sulla abituale delega all’azienda delle proprie occasioni di sviluppo. Che così facendo rischiano di circoscrivere la crescita a un ambito strettamente connesso all’iter professionale pregresso o limitrofo, sacrificando contaminazioni con altri filoni di conoscenza e quindi l’innovazione. Come rafforzare le competenze giuste Il quesito importante immediatamente conseguente diventa: come rinforzare attitudini e competenze IN CHE MISURA HO FATTO LEVA SULLA MIA AUTODETERMINAZIONE NELLE SCELTE DI CARRIERA Self - Directed Cluster 1 Cluster 2 Molto Molto Value - driven Cluster 1 Cluster 2 Molto Molto 20,8% 17,2% Non mi sono state offerte dalla mia azienda, me le sono cercate 50,7% 44,8% Ho sviluppato la mia carriera basandomi sulle mie priorità, anziché sulle priorità dei miei datori di lavoro Io sono responsabile dei successi e dei fallimenti della mia carriera 67,7% 45,2% Non mi importa molto come gli altri valutano le scelte che compio nella mia carriera 31,4% 13,8% Ho fatto leva sia su me stesso che sugli altri per trovare un nuovo lavoro 61,2% 50,0% Per me è più importante come io percepisco i miei successi nella carriera, non ciò che pensano gli altri 47,1% 27,6% … … … … … … TOTALI 57,2% 37,1% TOTALI 35,7% 25,8% L’IMPRESA N°6/2016 71 DOSSIER che non si è avuto la possibilità o l’accortezza di sviluppare tramite il percorso di carriera realizzato, nel momento in cui la vita pone di fronte a una scelta in tempi stretti sull’opportunità o necessità di aprirsi a un’avventura imprenditoriale? Tutti i requisiti in precedenza individuati presentano un duplice aspetto: alcuni tendenzialmente “hard” (capacità gestionali, competenze di settore o area professionale, la conoscenza delle dinamiche di un mercato specifico, la capacità di accedere a fonti di informazione ad ampio raggio gestendo i molteplici canali offerti dalla tecnologia, la conoscenza dei meccanismi finanziari), altri tendenzialmente “soft” (la fiducia in sé, il coraggio e la resilienza necessari per affrontare una sfida e gestire l’incertezza minimizzando i rischi, la confidenza nello stabilire nuove relazioni in modo efficace e lieve senza una finalizzazione predeterminata, la capacità di costruire una visione, l’orientamento al nuovo), in una miscela complessa, intrisa di accentuazioni individuali. Il mix di supporto migliore Chi si guarda attorno, avvertendo i propri limiti e perplessità, stenta a trovare una risposta efficace o si scontra con generalizzazioni poco contestualizzate. Infatti, un supporto appropriato richiede un’elevata capacità di ascolto e di personalizzazione di contenuti e approccio, un’elasticità che difficilmente si può riscontrare in un’unica figura di esperto. La risposta a nostro avviso sta in un mix di supporto che abbini due figure diverse: il business coach e l’esperto di specifici contenuti tecnico-economico-finanziari. Il primo per un affiancamento più prolungato e cadenzato nel tempo, il secondo per alcuni momenti puntuali. Senza trascurare fonti di conoscenza e risorse cui il soggetto può rivolgersi di volta in volta per raccogliere informazioni e testimonianze. Quindi: tramite il coaching rafforzare competenze come la visione, la creatività, l’innovazione, la gestione del rischio e dello stress, la partnership e la capacità di costruire relazioni di fiducia. Tramite un confronto con un esperto validare i contenuti e le scelte di business. Collegare i due processi di crescita e problem solving tramite un filo conduttore che li integri, un business coaching che coniughi esperienza di business e sensibilità alle dinamiche dello sviluppo personale. Si tratta comunque di un processo più lungo di quanto si ritiene abitualmente e nel cui percorso è opportuno preventivare e accettare (come dichiarato da alcuni testimonial nel panel di imprenditori chiamati a condividere la propria esperienza al convegno) una progressione di alcuni tentativi e 72 L’IMPRESA N°6/2016 fallimenti da considerare come esperienze utili ad affinare progressivamente le proprie capacità e idee. Spunti di riflessione Numerosi gli spunti di valore emersi dai testimonial e dai partecipanti nel corso del convegno. Ne riassumiamo alcuni fra i più interessanti: •sul tema del personal branding e delle reti relazionali: forti stimoli ad addentrarsi con convinzione e determinazione nei canali dei social media digitali, da ampliare al massimo e da coltivare con appropriati investimenti di tempo e risorse, come canali imprescindibili di comunicazione nel mondo d’oggi e quindi da gestire con coerenza e autenticità, sapendo che l’autorevolezza nasce solo dalle proprie esperienze vissute, uniche a poter generare convinzione, idee originali e dare valore alla comunicazione; •sul tema della ricerca di partner, è stata sottolineata la fiducia come ingrediente fondamentale, che richiede una frequentazione e conoscenza approfondita fra i potenziali candidati alla partnership, necessaria a verificare l’affinità dei valori praticati, e pone dei limiti temporali alla scelta per evitare errori dalle conseguenze costose; •frequenti i richiami all’opportunità di costruire un team di partner e di collaboratori all’impresa per aggregare competenze diverse, difficilmente presenti tutte insieme in un individuo, e per prevenire una vulnerabilità intrinseca nei casi di totale identificazione del soggetto con l’impresa da lui fondata. Identificazione che deprime la creatività collettiva, incrina la possibilità di un futuro passaggio generazionale, mettendo a repentaglio la continuità nel tempo del business e l’equilibrio personale del soggetto; •sul tema di come generare una nuova idea di business di successo, emerge l’osservazione che questa richiede sia un processo creativo-intuitivo (la “fessura” che consente di combinare soluzioni esistenti a problemi nuovi o problemi esistenti a soluzioni nuove) sia un processo razionale che ne convalidi la compatibilità economica e di mercato. Spesso non assodabile a priori, ma tramite ancora una volta un percorso di tentativi e aggiustamenti successivi e il coraggio di sbagliare e imparare. Ci fermiamo qui per il momento, certi che questo tema in divenire offrirà numerose future occasioni di scoperta e messa a fuoco. Saremo lieti di commenti e osservazioni dai lettori. Gian Franco Goeta, presidente e partner fondatore di Scoa The School of Coaching, e Leopoldo Ferré, Partner di Exeo Consulting