Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di
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Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di
0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 1 bollettino bimestrale RIVISTA BIMESTRALE DI INFORMAZIONE MEDICA anno XXV numero 1-2 gennaio - aprile 2010 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 co. 1, DCB Trieste Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trieste 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 2 GLI EVENTI PATROCINATI DALL’ORDINE IL VARIOPINTO PANORAMA DEI RECETTORI SENSITIVI DELLA MANO Oratore Paolo FUSAROLI Sala riunioni dell’Ordine, piazza Goldoni 10 - Trieste, 5 maggio 2010, ore 11,00 Conferenza organizzata dal Cenacolo Medico Triestino MEDICINA, AMBIENTE, SALUTE: INQUINAMENTO E DANNO DA STRESS OSSIDATIVO. DALLA SOFFERENZA CELLULARE ALL’IPOSSIA Sala Conferenze MIB School of Management, Trieste, 8 maggio 2010 - ore 09.00 Responsabile scientifico: Roberto Cocchi SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: Smile Tech srl, via Valdirivo 19, 34136 Trieste ECM: no - Termine iscrizione: ad esaurimento posti ORAL CANCER DAY 2010 Trieste, 15 maggio 2010 - Via S. Lazzaro angolo Via delle Torri (Gazebo per attività informativa) SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: ANDI Trieste, tel/fax: 040 7600190, Via S. Lazzaro 2, 34122 Trieste LA GESTIONE INTEGRATA DEL PAZIENTE BARIATRICO Trieste, 21-22 maggio 2010 - Hotel Maximilian Riviera Organizzatori: Società Italiana dell’Obesità – Sezione Veneto - Friuli Venezia Giulia – Trentino Alto-Adige Responsabili scientifici: Rocco Barazzoni e Luca Busetto SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: Key Congress & Communication, via Makallé 75, 35138 Padova Tel. 049-8729511; Fax 049-8729512; [email protected]; www.keycongress.com ECM: punteggio richiesto - Termine iscrizione: ad esaurimento posti MEETING ON LAPAROSCOPIC SURGERY Sala Tergeste, Savoia Excelsior Palace, Riva del Mandracchio 4 - Trieste, 21 maggio 2010 Responsabile scientifico: Ezio Baraggino SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: Quickline Traduzioni e Congressi S.a.S., via Santa Caterina 3, Trieste; ECM: punteggio richiesto per Medici (Ginecologia ed Ostetricia) ed Infermieri - Termine iscrizione: non previsto ARISTOFANE, CRITICO NON SOSPETTO DELLA MEDICINA TEURGICA Oratore Claudio BEVILACQUA Sala riunioni dell’Ordine, piazza Goldoni 10, Trieste - 9 giugno 2010, ore 11,00 Conferenza organizzata dal Cenacolo Medico Triestino 6° CONGRESSO ANNUALE S.I.G.L.A. Centro Congressi Stazione Marittima - Trieste, 24-26 giugno 2010 Responsabile scientifico: Giuseppe Ravalico SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: Jaka Congressi, via della Balduina 88, 000136 Roma; ECM: punteggio richiesto - Termine iscrizione: 30 maggio 2010 INCONTRI IN CARDIOLOGIA 2010 SCOMPENSO CARDIACO E CARDIOMIOPATIE Centro Congressi Stazione Marittima - Trieste, 8-9 ottobre 2010 Responsabili scientifici: Gianfranco Sinagra e Andrea Di Lenarda SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: Key Congressi SrL, piazza della Borsa 7, 34121 Trieste Tel. 040-660352/362727; Fax 040-660353; [email protected]; www.keycongressi.it ECM: punteggio richiesto - Termine iscrizione: 17 settembre 2010 ANNUAL MEETING OF THE ACADEMY OF DENTAL MATERIALS Savoia Excelsior Palace - Trieste, 7-9 ottobre 2010 Organizzatori: Società Italiana dell’Obesità - Sezione Veneto - Friuli Venezia Giulia – Trentino Alto-Adige Responsabile scientifico: Lorenzo Breschi SEGRETERIA ORGANIZZATIVA: Key Congressi SrL, piazza della Borsa 7, 34121 Trieste Tel. 040-660352/362727; Fax 040-660353; [email protected]; www.keycongressi.it ECM: punteggio richiesto - Termine iscrizione: pre-iscrizioni entro 10 settembre 2010 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 3 bollettino bimestrale anno XXV numero 1-2 gennaio - aprile 2010 in questo numero... Consiglio Direttivo Presidente Claudio Pandullo Vicepresidente Dino Trento Segretario Ronald Tramarin Tesoriere Andrea Vuga Consiglieri Roberto Adovasio, Mario Balestra, Biagio Borea, Fabrizio Briganti Piccoli, Gaetano Castronovo (Odont.), Gabriella Clarich, Paolo Gustini, Giorgio Longo, Mauro Melato, Euro Ponte, Denis Pregarc (Odont.), Cosimo Quaranta, Maurizio Spedicati Revisori dei Conti Tiziana Cimolino (Presidente), Rinaldo Rolli. Fabio Ranieri, Laura Ukovich (Supplente) Commissione Odontoiatri Diego Paschina (Presidente), Gaetano Castronovo, Antonella Bonivento, Claudia Busecchian, Denis Pregarc 6 L’ARTICOLO DEL PRESIDENTE 8 ARTICOLO DEL PRESIDENTE CAO 9 LA VOCE DEI CONSIGLIERI 12 NOTIZIE DALLA FACOLTÀ MEDICA 14 DALLA AOU 15 DALLA COMMISSIONE MEDICINE NON CONVENZIONALI 16 DALLA ASS 1 20 DALLA STAMPA INTERNAZIONALE 22 DAI COLLEGHI 25 RUBRICA DI BIOETICA 28 ED INFINE UN PO’ DELLA NOSTRA STORIA 29 DALLA ASSOCIAZIONE MOGLI MEDICI ITALIANI (AMMI) 30 RUBRICA SINDACALE Direttore Responsabile Mauro Melato Videoimpaginazione e Pubblicità Quickline sas Via S. Caterina da Siena 3, 34122 Trieste Autorizzazione del Tribunale di Trieste n. 675 Registrazione del 24/07/1985 Stampa a cura di F&G Prontostampa - Trieste Finito di stampare il 04/06/2010 Pubblicità inferiore Direzione e Redazione del Bollettino Piazza Goldoni, 10 - 34122 Trieste tel 040636856 fax 040368998 e-mail: [email protected] 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 4 34123 TRIESTE via Locchi, 19/A p.i. 01172760322 - REA TS 130136 - RUI n.E000328187 tel. 040 312400 (5 linee) fax 040 312535 e-mail [email protected] orario: da lunedì a giovedì 08.30/13.00 e 15.00/18.00 - venerdì no stop 08.30/18.00 Soluzioni assicurative dedicate ai medici e non solo La BV Services è una società di servizi per l’agenzia Bossi & Viatori Assicurazioni, nata per dare puntuale risposta alle esigenze dei clienti e in particolare ai medici dipendenti e liberi professionisti con prodotti assicurativi del mercato londinese e selezionati dal Broker bx3. RC del medico dipendente Copertura per tutte le specializzazioni Attività della Libera Professione svolta in regime di Intramoenia anche allargata Retroattività automatica di 5 anni Nessuna franchigia e nessun massimale aggregato Interventi di Primo Soccorso effettuati per motivi deontologici Copertura postuma gratuita di 2 anni in caso di pensionamento, cessazione dell’attività o decesso RC del medico libero professionista Premi competitivi divisi per tutte le specializzazioni professionali, comprese Ginecologia ed Ostetricia, Chirurgia Plastica e Anestesia e Rianimazione Estrema flessibilità ed elevata capacità assuntiva con Massimali da € 250.000,00 fino a € 5.000.000,00 Retroattività automatica di 2 anni estendibile fino a 5 che aumenta di anno un anno in occasione del singolo rinnovo Nessuno scoperto Copertura delle Perdite Patrimoniali per l’errato trattamento dei dati personali (legge privacy) Estensione all’attività accessoria di medico legale RC dell’operatore sanitario NON medico Tutela legale del medico RC degli amministratori di società (D&O) Responsabilità dei dipendenti pubblici intesi come personale dello Stato, Regioni, Provincie, Comuni, Comunità Montane, Aziende Speciali, Consorzi Pubblici, Istituti Scolastici, Ipab, Case di Riposo, ATER, USSL, ASL, Ospedali, Case di Riposo Pubbliche, Enti Pubblici in genere e comunque ogni ente la cui attività è soggetta alla giurisdizione della Corte dei Conti Preventivi nei nostri uffici o a mezzo telefono o sul nostro sito con un form dedicato www.bossiviatori.it Lettere... Lettere e brevi articoli di interesse ordinistico provinciale vanno inviati in formato cartaceo a OMCeO-TS P.zza Goldoni 10 - 34122 Trieste all’attenzione del Direttore Mauro Melato o, preferibilmente, in formato elettronico al seguente indirizzo: [email protected] 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 5 PRESENTAZIONE Il primo numero del 2010, doppio, del nostro Bollettino cambia colore di copertina ma non l’impostazione editoriale che continua a puntare sulla più vasta comunicazione tra colleghi, sia si tratti di argomenti tecnici, che di informazioni su eventi formativi, congressi, altre attività inerenti l’esercizio della professione, che di lettere tese ad aprire momenti di dialogo e dibattito. Per una professione che mantiene un ruolo centrale nell’intera Società civile, d’altra parte, il confronto critico intra - ed extracategoriale è assolutamente necessario per affrontare preparati i mutamenti, spesso epocali, del mondo che ci circonda ed in cui meccanismi comunicativi, visioni sociali ed il concetto stesso di cultura, anche tecnica, sono in attiva evoluzione. Si tratta, infatti, di mutamenti fortemente incidenti sulla nostra professione, tanto nella fase formativa che in quella lavorativa, cui non possiamo sottrarci dato che regolano la preparazione tecnico-professionale degli studenti, le condizioni economico-lavorative di tutti noi e, in ultima analisi, la gratificazione derivante dall’esercizio di una professione sempre più difficile ma ancora fonte di impareggiabili soddisfazioni. Con tale premessa, il Bollettino continuerà quindi ad indirizzare, lettori ed autori, per quanto riguarda gli articoli tecnico-scientifici all’infinita serie di riviste specialistiche esistenti e, per quanto riguarda i comunicati ordinistici della Federazione nazionale, al relativo sito web o al nostro che, fa piacere ricordare, rappresenta per tutti gli iscritti un’ulteriore opportunità di conoscenza e comunicazione. Buona lettura a tutti! Mauro Melato 5 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 6 L’ARTICOLO DEL PRESIDENTE ... Il futuro della Professione Carissime Colleghe, Carissimi Colleghi mi rendo conto che il titolo del mio editoriale è quanto mai impegnativo, è tuttavia innegabile che la nostra Professione sta vivendo anni di profonda difficoltà. Di seguito vi propongo alcune mie riflessioni su punti che reputo cruciali. La futura carenza di medici L’accesso alla facoltà di Medicina e Chirurgia è a numero chiuso con test di ingresso come nella maggior parte degli stati europei, con esclusione della Francia. Considerando che il livello di abbandono dopo il primo anno si attesta poco sotto al 30% (28.6% per l’esattezza) sorge spontanea l’osservazione che il con test di ingresso così come è strutturato in Italia, non è in grado di discriminare gli studenti effettivamente idonei, considerando che appunto poco più di 2/3 prosegue dopo il primo anno. Tra il 2015 e il 2025, si assisterà ad una forte ondata di pensionamento tra i camici bianchi. Alcune specializzazioni, come rianimazione, radiologia e anatomia patologica sono quelle più ‘scoperte’ dove mancano forze nuove. La politica del numero chiuso, secondo molti, non favorirebbe un reale ricambio generazione. La carenza di “camici bianchi” è un problema che la Federazione Nazionale degli Ordini ha già da tempo sollevato. La generazioni dei 50 enni andranno in pensione proprio in questo periodo e ricordiamo che l’età media dei medici del Servizio Nazionale era nel 2002 di 45 anni e sarà nel 2015 di 51 anni. I conti sono presto fatti: mancheranno all’appello più di 43.000 medici nel 2025 secondo le previsioni più ottimistiche, i pessimisti parlano di 60.000 medici in meno. Se queste date possono sembrare lontane nel tempo i dati della Federazione Nazionale ci fatto comprendere come siamo già in una situazione critica. Dal 2002 al 2007 in Italia abbiamo avuto il dimezzamento dei numero di medici: siamo passati da 616/100.000 abitanti a 363/100.000. Rispetto alla media europea siamo al di sotto del Belgio (400/100.000) e dell’ Austria (370/100.000). Superiamo, è vero, la Romania e la Polonia (220/100.000). Un problema analogo l’ha già vissuto, e lo sta vi6 vendo il Regno Unito dove il National Health è andato a reclutare medici in tutta Europa e poi, avendone trovati pochi, in tutto il mondo. Lo stanno vivendo repubbliche a noi vicine quali la Slovenia che da 5 anni è a corto di medici di medicina generale ed ha interpellato la Regione confinante, il Friuli Venezia Giulia, offrendo condizioni vantaggiose ai medici che volevano trasferirsi e lavorare li. Il problema è grave considerando che l’attuale ordinamento del sistema sanitario nazionale prevede per l’accesso ai concorsi anche la specializzazione nella materia. La durata di un corso di specializzazione va dai 3 ai 5 anni, 3 per la medicina generale, 5 per le altre specializzazioni, quindi un medico può essere assunto dopo 8-11 anni di studio. Da qui l’osservazione che anche abolendo il numero chiuso non sarà possibile nel breve periodo far fronte alla carenza di medici. Il sistema del numero chiuso ha sicuramente dei difetti, tuttavia è anche vero che bisogno attuare una selezione. È a questo punto necessario un forte atto di programmazione dell’accesso alla Facoltà di Medicina che tenga presente delle esigenze dettare appunto dal ricambio generazionale. La formazione post laurea Nella nostra Regione stiamo inoltre assistendo alla chiusura di molte scuole di specializzazione, trasferendo gli insegnamenti ad altre Università, Padova ad esempio, questo nonostante il coraggioso atto delle due Facoltà di Medicina di trovare un accordo su percorsi specialistici da gestire in comune. Questo atto di “razionalizzazione” oltre a impoverire l’offerta formativa locale e regionale, creerà nell’immediato un carenza di specialisti e quindi di rincalzi, privando inoltre i reparti di forza lavoro. Tutti sappiamo che attualmente molta attività assistenziale e la routine quotidiana è affidata proprio agli specializzandi, di conseguenza molte strutture si troveranno a dover fare in conti con organici funzionalmente insufficienti. Questo va contro la politica della riduzione al minimo delle giornate di degenza. Quali le soluzioni? Essenzialmente attuare una programmazione puntuale per garantire il turn over degli specialisti necessari per il Servizio Sanitario Nazionale ma anche per i Servizi sanitari regionali tenendo conto dei pensionamenti, dei carichi di la- 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 7 voro, delle esigenze future e della carenza cronica di alcune specialisti quali gli anestesisti/rianimatori e di radiologi. Solo con una programmazione a lungo termine è possibile far fronte alle esigenze specialistiche della sanità. Purtroppo la programmazione sanitaria attuale pare mirare unicamente al contenimento della spesa evitando ogni forma di progettualità a medio e lungo termine. liberi di avvalersi dei servizi di altri gestori, vi ricordo, unicamente di comunicare il vostro indirizzo PEC alla Segreteria dell’Ordine. Claudio Pandullo Non credo di essere lontano dal vero prevedendo che come sempre i futuri ed inevitabili disagi che verranno attribuiti alla classe medica. Claudio Pandullo Ed ancora due comunicati Carissime Colleghe e Stimatissimi Colleghi, come ricorderete la legge 2/2009 prevede che: • i professionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato comunicano ai rispettivi ordini o collegi il proprio indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) • le comunicazioni tra Pubblica Amministrazione ed i professionisti possono avvenire attraverso la posta elettronica certificata senza che il destinatario debba dichiarare la propria disponibilità ad accettarne l'utilizzo • viene delegato agli ordini l'obbligo di controllare il rispetto della normativa da parte dei loro iscritti L’Ordine dei Medici Chirurghi ed Odontoiatri per facilitare agli iscritti il rispetto della normativa ha stipulato una convenzione con il provider Aruba, ritenendolo il più affidabile e conveniente. Il costo della PEC fornita da Aruba è di 3.50 € più IVA. E’ possibile accedere ed attivare la PEC cliccando sull’apposito riquadro presente a destra sulla home page del sito dell’Ordine (omceotrieste.it): attiva posta elettronica certificata @pec.omceotrieste.it. Da qui è sufficiente inserire il numero di iscrizione all’Ordine e nella successiva schermata cliccare sul link che vi farà accedere al sito di Aruba per la registrazione. Recuperare quindi il codice di accesso, che viene cambiato periodicamente. Stimatissime Colleghe, Stimatissimi Colleghi, Come voi Tutti sapete, la sede dell’Ordine di Piazza Goldoni, 10, è di nostra proprietà grazie all’acquisto deliberato più di 20 anni orsono nell’intento di dotarci di ambienti idonei allo svolgimento delle attività istituzionali in atto e allo sviluppo di nuove. Nel corso degli anni, la normativa in materia di adeguamenti strutturali, con particolare riferimento all’antinfortunistica, alle barriere architettoniche e all’antincendio, è divenuta sempre più complessa e rende pertanto necessario un adeguamento della sede. Per queste incombenze l’Ordine deve provvedere con il suo bilancio perché gli Ordini, seppur enti pubblici non economici sussidiari dello Stato, sono tenuti alla gestione e al finanziamento autonomi. Pertanto il Consiglio Direttivo in data 10 maggio u.s, preso atto della spesa preventivata e calcolata la sopportazione della medesima a carico di ogni iscritto, ha deliberato all’unanimità di integrare la quota di iscrizione 2010 con una quota, una tantum, di € 25,00 che dovrà essere versata entro il 30 giugno 2010 secondo le modalità indicate nella lettera che a breve riceverete. Il progetto di adeguamento della nostra sede ed il quadro economico sono visionabili presso la segreteria. Certi del Vostro puntuale adempimento, Vi auguro buon lavoro e Vi porgo cordiali saluti. IL PRESIDENTE Dott. Claudio Pandullo Il codice di accesso consente di acquistare caselle pec sul sito gigapec.it usufruendo della convenzione con Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Trieste. Per ottenere i prezzi speciali riservati a questa convenzione è necessario inserire questo codice nella prima pagina del modulo di richiesta caselle e selezionare la convezione pec.omceotrieste.it. Gli iscritti sono ovviamente 7 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 8 ... E L’ARTICOLO DEL PRESIDENTE CAO Art. 6 comma 9 – quater 1 bis del decreto cosi detto “mille proroghe” … “fino al coordinamento legislativo delle norme vigenti in materia di esercizio della professione odontoiatrica, la sanzione di cui al comma 1 non si applica ai medici che abbiano consentito ai laureati in medicina e chirurgia, in possesso dell’abilitazione professionale, l’esercizio dell’odontoiatria anche prima formale iscrizione all’albo degli odontoiatri.” Un puntuale ed utilissimo intervento su un problema che attanagliava la classe odontoiatrica tutta e che con lungimiranza encomiabile un senatore, agronomo e quindi attento ai problemi sanitari, ha voluto sanare!! Tutti i molteplici medici condannati da qualche Ordine “ cattivo” per prestanomismo nei confronti di medici non iscritti all’Albo tirano un sospiro di sollievo. Scherzi a parte, se non fosse più umiliante per chi lo ha proposto (in senso lato) che per chi lo subisce ci sarebbe da arrabbiarsi. Ma così va il mondo, da anni tutta la categoria richiede ed aspetta regole serie ma nessuno se ne fa carico, per altre necessità si trova rapidamente il volonteroso di turno. fuoco molto basso gli asparagi. Nel frattempo, intanto che avete gettato la pasta (io me la faccio, ma potete usare anche quella del supermercato), sbattete con una forchetta un tuorlo e due uova intere (per 2 persone) se siete amanti dell’originale (fin quando un comma specifico proposto da un ingegnere elettronico non lo vieterà) usate uova di quaglia (almeno 3 a persona), con parmigiano reggiano, sale e pepe nero a piacere. Scolate la pasta e saltatela nella padella a cui avete aggiunto il guanciale. A fuoco spento aggiungete le uova sbattute amalgamando con cura. La pasta, data la mia carica, cotta al dente. Buon appetito! In attesa che tempi migliori mi ispirino a scritti più corposi , rimango in attesa di consigli, solo per la parte gastronomica ovviamente. Diego Paschina A questo punto ci siamo chiesti che senso può avere mettere la propria faccia, che comunque la Commissione tutta può continuare a vedere nello specchio ogni mattina, arrivando alla considerazione che questa trovata assevera il nostro comportamento. Si fa infatti riferimento ad una non applicazione, per cui è evidente che il motivo per sanzionare non è in discussione. Mi permetto però, a mo’ di personale protesta, di spendere questo spazio per parlare di arte culinaria. Potrò così trattare argomenti politicamente corretti che non irritano, che mi divertono di più e che non costringeranno nessuno, al prossimo decreto, di proporre la mancata sanzione per chi non usa il guanciale nella ricetta degli spaghetti (i bucatini solo a Roma) alla Amatriciana. Vorrei proporvi le tagliatelle con gli asparagi selvatici, piatto di stagione: Procuratevi un mazzetto di asparagi selvatici possibilmente senza riempirvi di zecche. Se qualcuno di voi ha un amico senatore si può pensare di sancirne per legge la non pericolosità. In alternativa comprateli. Eliminate la parte più dura, fateli a pezzi, lavateli e sbollentateli brevemente per due volte. Se vi piace l’amarotico solo una. Prendete una padella in ferro o, in sua assenza, in materiale inaderente. Tagliate a sottili listerelle del buon guanciale, facendolo andare a fuoco basso nella padella sin quando la parte grassa non si sia sciolta e quella magra sia diventata croccante. Togliete scolandoli i pezzi di guanciale e teneteli in caldo. Nel grasso del guanciale fate insaporire a 8 Avviso... A tutti gli iscritti: ricordarsi di inviare all’OMCeO-TS il proprio indirizzo elettronico grazie!! 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 9 LA VOCE DEI CONSIGLIERI Il rappresentante della Sanità privata, il collega Briganti Piccoli Dal 1982, anno della mia laurea, svolgo l’attività di chirurgo. Ho cominciato come allievo interno presso la I Chirurgica dell’Ospedale Maggiore, diretta dal Primario Nevio Puhali e, con tale funzione, sono giunto poi all’Istituto di Semeiotica Chirurgica, diretta dal prof. Piero Pietri. Dal 1984 al 1999 ho lavorato presso l’Istituto di Patologia Spec. Chirurgica, diretta dal Prof. Alfredo Nemeth, conseguendo in quegli anni le specialità in Chirurgia Vascolare ed in Chirurgia Generale. Dal 2000 esercito la mia professione presso la Casa di Cura Salus, fondata nel 1961 dal dott. Ottaviano Danelon, recentemente scomparso, dove da quest’anno dirigo l’U.O. di Chirurgia Generale ed il Servizio di Endoscopia Digestiva. L’attività chirurgica che svolgo assieme ai miei collaboratori, dott. Luca Calligaris, Tiziana Ciutto e Sandro Gallucci, è la normale attività di un Reparto di Chirurgia Generale. Porgo particolare attenzione a tutti quegli interventi che vengono eseguiti in regime di Day Surgery, tipo le ernioplastiche e le safenectomie. Parallelamente all’attività chirurgica, svolgo l’endoscopia digestiva. Tutto il nostro lavoro è improntato alla massima collaborazione con l’A.S.S. 1 “Triestina”, con cui si condividono le politiche di abbattimento delle liste di attesa e di riduzione delle fughe extra regionali. Le prenotazioni delle prestazioni ambulatoriali e le liste di attesa vengono infatti gestite dai centri CUP, mentre si collabora con i di- V IA C RISPI 35 stretti allo scopo di garantire la priorità a pazienti affetti da patologie particolarmente urgenti, per l’esecuzione di visite domiciliari e per assicurare ai dimessi dei nostri reparti la continuità terapeutica. E’ così evidente come la nostra attività professionale corra parallela ed in piena sintonia con quelli che sono i programmi e gli obiettivi che l’Azienda Sanitaria Ospedaliera e quella Territoriale Triestina fissano anno per anno, con una reciproca collaborazione che deve pur sempre rispettare i dettami pubblici e le nostre autonomie aziendali , per l’ottenimento di una migliore sanità. Il mio impegno ordinistico è rivolto, come tutti gli altri colleghi appartenenti a questo nostro Ordine, al controllo e alla tutela della professione sanitaria e, come rappresentante dell’Ospedalità privata, ho il compito di relazionare con e per le strutture da essa rappresentate quali il Sanatorio Triestino, la Pineta del Carso e la Casa di Cura Salus. Considero oggigiorno importante, nell’economia della gestione della Salute pubblica della nostra Regione, l’apporto dato dalle nostre strutture aderenti all’A.I.O.P., associazione di categoria diretta a livello regionale dal dott. Guglielmo Danelon, che rappresenta sul territorio nazionale 600 case di Cura accreditate e 26 centri di Riabilitazione; esse assistono annualmente un milione e mezzo di pazienti avvalendosi della professionalità di 12.000 medici, 26.000 infermieri e tecnici, 32.000 operatori di supporto e una dotazione di apparecchiature di ultima generazione AMMEZZATO AFFITTASI STUDIO DENTISTICO IN ALTERNATIVA STUDIO MEDICO DISPONIBILITÀ POSTO MACCHINA tel 040 52411 9 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 10 34123 TRIESTE via Locchi, 19/A p.i. 01172760322 - REA 111180 - RUI n.E000328187 tel. 040 312400 (5 linee) fax 040 312535 e-mail [email protected] orario: da lunedì a giovedì 08.30/13.00 e 15.00/18.00 - venerdì no stop 08.30/18.00 La Tua agenzia di assicurazioni DOTT. FABRIZIO BRIGANTI PICCOLI nato a Trieste il 06/05/1956, laureato presso l’Università degli Studi di Padova il 23/07/1982, specialista in Chirurgia Generale presso l’Università degli Studi di Trieste e in Chirurgia Vascolare, consigliere dell’Ordine eletto per la prima volta nel 2006 Euro Ponte è andato in pensione Euro Ponte, stimatissimo consigliere dell’Ordine è andato in pensione e, in occasione dell’ultima riunione del Consiglio, ha festeggiato questa importante tappa di una carriera in costante progressione. Nato a Trieste, si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l'Università di Padova nel 1966. Dal maggio 1968 al novembre 2009 ha svolto la sua attività di medico a Trieste, come professore universitario nel corso integrato di Malattie Cardiovascolari, proseguendo anche dopo il pensionamento la relativa didattica. Dal 2003 insegna Storia della Medicina nei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Odontostomatologia e Ostetricia. Si è specializzato in Medicina Interna presso l'Università di Padova ed in Radiologia Diagnostica e Cardiologia a Trieste. E’ stato titolare della Cattedra di Angiologia. E’ stato vice-presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trieste. Ha trovato pure la maniera di conquistare un "suo" spazio nel mondo culturale di Trieste, anche in campo non medico; ha ricoperto la carica di Presidente del Circolo Culturale "Il Carso" ed è stato Presidente dell'Associazione fra i Laureati dell'Università di Trieste e Presidente del Rotary Club di Muggia. 10 Convenzione riservata ai Dipendenti delle Aziende Sanitaria e Ospedaliero-Universitaria Sconto 21% sulla RC Auto Sconto 20 % su Incendio e Furto Incendio e Capofamiglia E’ una polizza che assicura tutti i danni agli altri sia in casa che fuori per 250.000,00 € con l’estensione a quelli propri da incendio, bagnamento e allagamento per i primi 20.000,00 € di spesa Solo 66,00 € annui Infortuni Garantisce alcuni anni di completa sostituzione del reddito a seguito di grave infortunio e rimborsa e spese mediche per quelli lievi Solo 124,00 € annui Soluzioni finanziarie Investimenti a capitale garantito, fondi pensione BV Services Agenti FidiLine Prestiti personali, cessione del quinto, leasing auto, nautica e strumentali, Mutui Preventivi nei nostri uffici o a mezzo telefono o sul nostro sito con un form dedicato www.bossiviatori.it 8.00 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:23 Pagina 11 Ai Colleghi, sulla scorta di un'indagine nazionale della FNOMCeO volta a conoscere il numero di iscritti che esercitano le medicine non convenzionali in ogni provincia. Ti prego di compilare il sottostante questionario ed inviarlo alla segreteria dell'Ordine a mezzo posta o fax al numero 040 368 998. MEDICO CHIRURGO ODONTOIATRA MEDICINA/E NON CONVENZIONALE/I ESERCITATA: AGOPUNTURA FITOTERAPIA MEDICINA AYURVEDICA MEDICINA ANTROPOSOFICA MEDICINA OMEOPATICA MEDICINA TRADIZIONALE CINESE OMOTOSSICOLOGIA OSTEOPATIA CHIROPRATICA ALTRO* *SPECIFICARE 11 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 12 NOTIZIE DALLA FACOLTA’ MEDICA Facoltà di Medicina e Chirurgia: numero chiuso o numero aperto? Da qualche tempo, sta trovando sempre più spazio, nella stampa e, soprattutto, nella rete un dibattito sulla opportunità o meno di mantenere il numero chiuso per l’accesso ad alcuni corsi di laurea, con particolare riferimento a Medicina. Questo dibattito, che, negli anni scorsi, si accendeva in concomitanza con le date di esecuzione dei test di ammissione, nelle ultime settimane, sembra allargarsi sempre più. Se si digitano le parole: test di ingresso a Medicina, nel motore di ricerca Google, compaiono più di 2.700.000 citazioni. Esistono, poi, numerosi blog e siti che portano avanti iniziative di vario genere ma che, in molti casi, tendono a promuovere il libero accesso alla facoltà, attualmente a numero chiuso, mediante la raccolta di firme di personaggi illustri, inclusi premi Nobel, attraverso la promozione di ricorsi alla Magistratura e la presentazione di protocolli al Governo (vedi il recente articolo comparso su “La Stampa” il 26 ottobre scorso). Il dibattito è particolarmente vivace. Ad animarlo sono due argomenti estremi: da una parte la carenza di Medici, che si prospetta nel medio-breve termine, dall’altra la cultura, figlia dell’ideologia, dell’università di massa. In mezzo, si possono facilmente calare i contenuti del recentissimo documento Gelmini – Sacconi sul ruolo dell’Università e della formazione in generale nella preparazione e nell’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, nella società italiana, in crisi economica, demografica e di capacità di sviluppo di nuove conoscenze. In sostanza, nei prossimi anni, la generazione dei laureati negli anni 1975 – 1990, anni del boom di iscrizioni, senza restrizioni, a Medicina, andrà in pensione, pressoché in blocco. Secondo alcune stime, in un futuro prossimo, in assenza di una efficace programmazione, potrebbe verificarsi anche in Italia una carenza di medici e di specialisti. Nell’arco dei prossimi quindici anni, ai tassi attuali di turnover (ingressi-uscite), gli Ordini dei medici potrebbero vedere un calo di circa 70 mila iscritti agli Albi. Tenendo conto di questa prospettiva e degli scandali, con le successive polemiche, suscitate dalle azioni truffaldine, messe in atto in alcune sedi, in corso di esecuzione dei test di ammissione, non sorprende che molte voci si siano levate e tengano, tutt’ora, desta l’attenzione per proporre l’abolizione “tout court” del numero chiuso. Un recente articolo, comparso il 19 ottobre sull’Unità, prova a sostenere le ragioni della abolizione dei test d’ingresso, richiamando sostanzialmente tre punti: 1) l’alto costo (per lo studente) della prova, 2) la corsa lungo il Paese per sostenere i test, in sedi e giorni diversi, 3) l’inadeguatezza dei test ad esplorare la cultura dei ragazzi, cultura, peraltro, dichiarata del tutto inadeguata, dall’Autore dell’articolo, sulla base della formazione, attualmente fornita dalla Scuola Media superiore. Non credo, che, qui, sia necessario spendere molto tempo per dibattere se i 10 12 120 Euro che i ragazzi pagano, per sostenere l’esame (a Trieste sono 45 gli Euro necessari) rappresentino un alto costo per le famiglie e un facile introito per gli Atenei. Gli altri due punti sollevano alcune domande: come mai uno studente sente il bisogno di partecipare sia al test di ingegneria, sia a quelli di odontoiatria e di psicologia. Come mai è disposto ad iscriversi ad una qualsiasi Facoltà pur di entrare nell'Università?. Non ha delle preferenze? Delle ambizioni, dei progetti per il suo futuro? Non si accorge di avere delle attitudini per un tipo di studio piuttosto che per un altro? E a proposito del punto 3: i test sono inadeguati perché sono preparati con superficialità o perché sono intrinsecamente incapaci di valutare le attitudini dei ragazzi ad affrontare il corso di laurea, prima, e la professione, poi? I test, in realtà, anche se definiti attitudinali, mirano semplicemente a verificare la conoscenza dello studente, relativamente ad alcune discipline specifiche e, sicuramente, non sono in grado di stabilire la reale possibilità di frequentare con profitto il corso di studi. Sono, dunque, i test semplicemente il primo scoglio su cui si infrange una debole struttura costruita dalla scuola media superiore? Su queste domande, probabilmente, ognuno di noi avrebbe una risposta diversa da dare e tutte conterrebbero, almeno, tracce di verità. Personalmente, mi limiterò ad alcune riflessioni. Il principio dell’accesso programmato che, annualmente, stabilisce, a livello nazionale, il numero dei medici chirurghi, penso sia assolutamente condivisibile, almeno per chi, come me, ha potuto fare la triplice esperienza del percorso formativo selettivo, da studente pre - sessantottino, e quella, da Docente, dell’Università di massa, prima, e dell’Università ad accesso regolamentato, poi. In questi ultimi anni, noi Docenti di Medicina, stiamo assistendo ad un fenomeno che lascia ben sperare: il progressivo aumento del numero di studenti in regola con gli esami, previsti dal piano degli studi, e del livello dei voti, riportati nel corso di studio. Nella sessione di laurea autunnale, appena conclusa, si sono laureati 28 ragazzi, moltissimi dei quali hanno ottenuto la lode, dopo aver totalizzato, somANNO ACCADEMICO DOMANDE PRESENTATE PRESENTI ALLA PROVA N. GRADUATORIA ULTIMO ISCRITTO 2001/02 302 200 124 2002/03 368 264 128 2003/04 534 392 133 2004/05 555 422 129 2005/06 501 395 128 2006/07 809 530 129 2007/08 714 558 119 2008/09 749 657 120 2009/10 714 648 118 ma Age Ris I no pro 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 13 mando il voto del curriculum di studi e quello dell’esame di Laurea, ben più del 110 che è, notoriamente, il voto massimo conseguibile ed avendo ricevuto, nel corso degli anni di studio, numerose lodi. Questi risultati potrebbero dipendere dal perfezionamento della didattica, che, si cerca, a volte con qualche successo, di migliorare continuamente, ma, credo, dipenda, più probabilmente, in larga parte, dalla qualità degli studenti, selezionati attraverso il test di ingresso. Se, infatti, guardiamo la tabella allegata, si vede come la coorte dei ragazzi che si è laureata in questi giorni, provenga dal I anno (2003-04), in cui la selezione è stata effettuata partendo da una base larga. Infatti, contrariamente a quanto succedeva in precedenza, da quell’anno accademico, nel corso di Laurea è entrato 1 candidato su tre. Sempre dalla tabella, si evince, che negli anni successivi il rapporto aspiranti – ammessi sia andato aumentando, fino ad arrivare a 5,5/1 degli ultimi due anni. Questa selezione, a mio avviso, giustifica l’alta qualità dei ragazzi che, oggi, frequentano i corsi di Medicina e Chirurgia dell’Università di Trieste. Qualità e motivazione rendono, verosimilmente, ragione anche dell’elevata frequenza alle lezioni e, ancor più, ai tirocini pratici. E’ proprio la necessità di garantire il contatto con il paziente, che rende, ovviamente, indispensabile la, per quanto dolorosa, selezione. Se la selezione è, dunque, necessaria, ci possiamo chiedere in che modo sia migliorabile. Tutti, siamo consapevoli dei limiti dei quiz, ma, del pari, siamo consci che essi costituiscono l’unico modo per confrontare, contemporaneamente, un numero così elevato di ragazzi, che aspirano ad entrare nel corso di lau- rea in Medicina (più di 60.000 quest’anno, per 8,000 posti, circa, disponibili, in Italia). Alle inadeguatezze dei quiz, si potrebbe far fronte, in parte, dando maggior valore, nel computo del punteggio finale, al voto di diploma di scuola media superiore. Ma, anche questa soluzione risulta insoddisfacente, per la disomogeneità delle commissioni, che giudicano i ragazzi, a fine corso di studi, della scuola media superiore. Un correttivo, più efficace, potrebbe essere la graduatoria nazionale degli aspiranti studenti di Medicina, per evitare il rischio che chi totalizza, diciamo 50 punti, sia in testa in una sede e l’ultimo in un’altra. La, conseguente, mobilità degli studenti avrebbe, come ricaduta, qualche svantaggio (distanze maggiori dalle famiglie ad es.), ma anche i vantaggi di uno scambio ancora più ampio di esperienze. C’è un ulteriore punto, delicato e non abbastanza dibattuto: l’accertamento delle attitudini dello studente ad affrontare il percorso formativo e a praticare la professione medica. Su questo tema, credo, nessuno abbia difficoltà a condividere l’importanza di poter valutare, preliminarmente, la capacità di lavoro, l’equilibrio psicofisico le motivazioni, che spingono lo studente sulla strada della professione medica. Rimane il problema di come accertarlo, anche se esperienze in questo senso, per guidare l’ingresso in alcune professioni, nel nostro Paese e all’estero, non mancano, pur tra luci ed ombre. Pertanto, in attesa di trovare un sistema di selezione giusto, accontentiamoci di quello disponibile, adoperandosi per migliorarlo e, soprattutto, perché sia equo. Renzo Carretta CONSULENZA ASSICURATIVA RISK MANAGEMENT RESPONSABILITÀ CIVILE DEL MEDICO massimali da 1 a 5 milioni, zero franchigia, fino a 5 anni di retroattività e garanzia postuma di 2 anni TUTELA LEGALE DEL MEDICO Fino a Euro 30.000 di massimale e possibilità dii scelta del legale. 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L’avanzamento delle conoscenze mediche e quindi della capacità di diagnosticare e curare le malattie renali non ha, tuttavia, potuto impedire che il numero dei pazienti affetti da insufficienza renale cronica (IRC) continui ad aumentare in tutti i Paesi sviluppati. L’IRC costituisce ormai un problema di Salute pubblica poiché a livello internazionale si calcola che almeno il 10% della popolazione di età adulta presenti una decurtazione della funzione renale pari o superiore al 50% del normale. In diverse Nazioni l’IRC è considerata con grande attenzione ed è divenuta oggetto di specifici programmi di intervento (come in USA da parte del “Center for Disease Control and Prevention”) per prevenire la malattia, fronteggiare le frequenti complicanze, ridurre l’elevata mortalità e, se possibile, ridurre i costi ingenti delle cure, che per la sola dialisi rappresentano tra il 3% e il 5% dell’intera spesa sanitaria. Mentre per le altre malattie renali l’incidenza si mantiene costante o è in regresso, per le malattie vascolari del rene è emersa una situazione del tutto simile a quella già documentata per le malattie vascolari di altri organi, come il cuore e il cervello, che sono in aumento proprio grazie all’allungamento della durata della vita concesso dai progressi della medicina ed in particolare dai farmaci “cardiovascolari” modernamente utilizzati. Le cure più efficienti ed i farmaci hanno il grande merito di salvare tante vite dalle complicanze vascolari acute, ma non possono completamente impedire che si realizzino i danni vascolari cronici negli organi, come avviene appunto a livello del rene. Le malattie vascolari del rene rendono conto dell’aumento esponenziale dell’insufficienza renale cronica, rappresentano la nefropatia principale tra i nuovi pazienti in dialisi e costituiscono la causa di morte diretta o indiretta di un grande numero di persone nella popolazione di età adulta e avanzata, in modo del tutto sconosciuto o quanto meno sottovalutato. E’ora ben noto che una insufficienza renale cronica avanzata determina un aumento del rischio di morte che va da 3 volte nel paziente molto anziano a 300 nel giovane (in media 30 volte) rispetto ai soggetti di pari età con funzione renale normale. Tuttavia, anche una decurtazione solo iniziale della funzione renale è gravata da tassi di mortalità almeno 2-3 volte superiori al normale. Una creatininemia elevata rappresenta oggi l’indice prognostico più sfavorevole tra quelli modernamente utilizzati, poiché identifica il paziente con il maggior numero di condizioni morbose associate, con l’incidenza più elevata di eventi acuti, con invalidità e, in definitiva, con i maggiori bisogni assistenziali. 14 I Medici di Medicina Generale conoscono per esperienza diretta che i pazienti che più frequentemente si rivolgono al loro ambulatorio e di conseguenza al Servizio sanitario sono i pazienti con creatininemia aumentata, anche se la stretta interdipendenza tra l’IRC e i quadri clinici presentati di volta in volta dai pazienti non sempre appare immediatamente evidente. Le prospettive In linea di massima il problema dell’IRC è sconosciuto o sottovalutato. Ciò che stimola l’interesse della Comunità è solo il numero dei pazienti in dialisi e se il costo per la loro sopravvivenza non fosse molto rilevante, nemmeno questo richiamerebbe grande attenzione. Nessuno ricorda, in realtà, che i pazienti affetti da IRC sono nel nostro Paese almeno 2 milioni e mezzo e che questa malattia moltiplica la mortalità di 5-6 volte rispetto alla popolazione senza insufficienza renale, naturalmente a parità di tutti gli altri fattori di rischio, altrimenti, come riferito in precedenza, la mortalità non aggiustata sarebbe 30 volte superiore. Anzi, proprio l’elevata mortalità finisce per sminuire il ruolo realmente svolto dall’IRC, visto che la rilevanza della malattia si basa sul numero dei pazienti che giungono alla dialisi. Nonostante tutto ciò, in altre Nazioni e persino in Italia a livello regionale cominciano ad emergere piani sanitari per cercare di affrontare il problema dell’insufficienza renale in fase precoce, per limitare la perdita progressiva della funzione renale, per frenare gli elevati tassi di complicanze, per meglio programmare una terapia complessa e ad alto rischio come la dialisi e, se possibile, per controllare i costi sanitari. La situazione a Trieste IRC Presso l’Ambulatorio della S.C. di Nefrologia e Dialisi sono seguiti ormai 2500 pazienti con IRC ed il numero dei nuovi pazienti che ogni anno si rivolgono all’Ambulatorio supera la cifra di 500 unità. Stimando per Trieste una prevalenza dell’IRC non inferiore al 6-8% della popolazione generale (come nel resto del Paese), il numero delle persone interessate dalla malattia si pone tra 14 e 19.000 unità nella Provincia, cioè ad un livello simile o superiore a quello stimato per i diabetici. E’ noto dalla letteratura che negli uremici la probabilità di morire prima di giungere in dialisi è 20 volte superiore alla probabilità stessa di giungere in dialisi e ciò porta a stimare (sulla base del numero di pazienti che entrano in dialisi ogni anno) che nella nostra realtà la mortalità dei pazienti con IRC sia 6-8 volte superiore a quella della popolazione generale e quindi superiore anche a quella dei diabetici. Dialisi extracorporea Il numero dei pazienti in dialisi a Trieste è il più elevato 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 15 non solo della nostra Regione, ma quasi dell’intero Paese: 216 pazienti in totale, pari a 907 per milione di popolazione contro una media nazionale di 760 pmp. I pazienti che ogni anno entrano in dialisi vanno crescendo e sono passati da 25 unità nel 1991 a 82 unità nel 2009; con 350 nuovi pazienti per milione di popolazione Trieste si pone al livello più alto dell’intera Nazione, più che doppio rispetto al valore medio di 150 pmp. Negli ultimi due anni, in particolare, il numero dei pazienti che hanno iniziato la dialisi ha subito un ulteriore impennata portando ad un guadagno di oltre 30 pazienti stabilmente in dialisi e conseguentemente alla saturazione di quasi tutti i posti dialisi disponibili. Dialisi peritoneale Questa modalità di dialisi è da preferire rispetto alla dialisi extracorporea soprattutto perché assicura ai pazienti i vantaggi derivanti dall’autogestione della propria malattia e dalla libertà di curarsi a domicilio (non è più necessario passare tre giornate la settimana in Ospedale). Inoltre, non è trascurabile il fatto che, dopo l’addestramento dei pazienti e il loro invio a domicilio, l’impiego di personale sanitario si riduca significativamente. Tuttavia, la dialisi peritoneale può essere eseguita solo da pazienti autosufficienti o che godono dell’assistenza di un partner idoneo, mentre a Trieste si verifica una crescente difficoltà a trovare pazienti adatti o con un partner disponibile. Come affrontare le criticità i trattamenti comincino prima possibile. E’evidente che dovendo affrontare una malattia sostanzialmente endemica si debba iniziare dalla prevenzione dei fattori di rischio, ma altrettanto importante è ottenere la diagnosi precoce e applicare tempestivamente le terapie. E’ pure evidente che per raggiungere questi obiettivi non basti l’Ambulatorio della Nefrologia, ma si debba agire con tutte le forze in campo mediante un “Piano InterAziendale” che veda attivamente coinvolti i Medici di Medicina Generale, i Distretti Socio-sanitari e gli Specialisti ospedalieri. Le finalità del piano dovrebbero essere: attivare modalità di sensibilizzazione della popolazione sulle malattie renali e sui fattori di rischio di IRC (prevenzione primaria) - facilitare una diagnosi precoce e l’istituzione delle terapie dietetiche e farmacologiche per il rallentamento dell’IRC e per la prevenzione delle complicanze (prevenzione secondaria) - antagonizzare con terapie appropriate gli effetti delle complicanze in atto (prevenzione terziaria) - ridurre il numero dei pazienti che giungono alla dialisi - assicurare una sollecita preparazione dei pazienti alla dialisi per attenuare i disagi assistenziali e psichici dell’inizio di tale terapia - aumentare la disponibilità dei posti dialisi (oggi carenti) e l’umanizzazione delle cure dialitiche - assicurare la continuità delle cure ai nefropatici con maggiori bisogni clinici e soprattutto sociali - razionalizzare per quanto possibile i costi di gestione Sono oggi disponibili provvedimenti dietetici e farmacologici in grado di rallentare la velocità di peggioramento della funzione renale e talora di stabilizzarla, a patto che Oliviero Panzetta DALLA COMMISSIONE MEDICINE NON CONVENZIONALI All’ultima riunione della commissione sulle medicine non convenzionali eravamo veramente in pochi: Rosenholtz, Burigana, Trivillin Cocchi, Monte. Nonostante lo sparuto gruppo di partecipanti abbiamo lavorato ed esteso un piano d’azione. I nuovi partecipanti sono stati messi al corrente sul lavoro fin qui prodotto mettendo a disposizione tutto il materiale raccolto. Si è ribadito l’importanza dell’utilizzo come “organizzazione” del Ceformed – Regione e non si è escluso un certo interesse da parte dell’università per l’organizzazione di corsi di formazione pre- e post-laurea. Burigana si è impegnato a di formulare in breve un progetto didattico da presentare agli enti sopracitati. È stato deciso inoltre, in attesa di formulare una legge regionale, di costituire un “registro provinciale per le medicine non convenzionali” con criteri di accesso estratti dalla delibera 140 che la segreteria dell’ordine ha inviato. Verrà richiesto al presidente ed al consiglio dell’ordine stesso di nominare una commissione ad hoc, dopo che il consiglio avrà deliberato sulla possibilità dell’istituzione del suddetto registro. Le MNC prese in esame sono: agopuntura, ayurvedica, omotossicologia, fitoterapica omopatica, tradizionale cinese, antroposofica. Attendo le vostre osservazioni aggiunte e correzioni. Dino Trento 15 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 16 DALLA ASS 1 Assistenza territoriale ai disabili gravi. Istituzionalizzazione e cure domiciliari a confronto. Il sistema informativo attualmente in funzione nel Friuli Venezia Giulia (SISR), finalizzato principalmente alla gestione amministrativa del sistema sanitario regionale, offre una mole enorme di dati statistici che per le loro caratteristiche di completezza e uniformità consentono di studiare, mediante riaggregazione e contestualizzazione delle informazioni, gli aspetti non solamente sanitari ma anche più prettamente sociali dello stato di salute della popolazione triestina. I dati relativi all’invalidità civile hanno offerto agli Autori lo spunto per questo lavoro che si propone di approfondire e verificare quali sono gli effetti del progetto Microaree, con il quale l’ASS n.1 Triestina vuole sperimentare interventi integrati di miglioramento delle condizioni socio-sanitarie della popolazione residente in alcune zone della città, nello specifico ambito dell'assistenza ai disabili gravi (non autosufficienti), con particolare riferimento all'obiettivo di privilegiare l'assistenza domiciliare rispetto al ricovero in strutture protette. Si è preso in esame un campione di 98 invalidi con indennità di accompagnamento (incapaci di deambulare o di svolgere gli atti della vita quotidiana autonomamente) o cecità assoluta di 4 Microaree, due di abitazioni residenziali (Cittavecchia e Roiano) e due di abitazioni ATER (S. Giacomo e Piazzale Giarizzole), per avere una visione di situazioni sociali diverse. Si sono tratte le informazioni dai fascicoli sanitari e da interviste telefoniche con gli interessati, o con i loro care givers, secondo lo schema adottato dalla Regione Marche per la valutazione dell’handicap mediante uso dell’ICF. Le percentuali riportate nelle tabelle si riferiscono, per quanto riguarda le abilità, alla perdita totale di autonomia, e per quanto riguarda i supporti, alla indispensabilità dei medesimi. TAB. 1 Non autosufficienza tot MicroAree 05 tot ASS 05 n.Disabili n.Disabili gravi ‰ gravi ‰ tot MicroAree 08 tot ASS 08 n.Disabili n.Disabili gravi ‰ gravi ‰ 3 2 108 3 5 3 108 3 36 4 495 3 62 8 629 5 33 17 467 15 54 27 566 17 80 50 1324 55 122 94 1679 74 97 193 1832 241 158 279 2973 293 249 17 4226 18 401 30 5955 25 16 Negli ultimi anni il numero delle indennità di accompagnamento per invalidi civili (indicatore del numero dei non autosufficienti) ha visto un incremento, come pure il numero complessivo degli invalidi (tab.1), pur rimanendo in linea con i dati regionali, come si vedrà più avanti. Nella popolazione generale l’incremento è stato del 39%, nelle microaree del 76%, il che è indicativo di una più intensiva politica proattiva e di accompagnamento nel percorso del riconoscimento dell'invalidità messa in atto dai distretti nelle microaree. Più del 90% di questi invalidi sono ultrasessantacinquenni e pertanto in sostanza le tematiche dei disabili gravi trattate in questo lavoro corrispondono a quelle degli anziani non autosufficienti. Sotto il profilo economico si può stimare che il budget per le indennità di accompagnamento a livello di ASS è stato incrementato del 41%, da 23 milioni a 33 milioni di euro, con un guadagno di risorse potenzialmente a disposizione dell’assistenza domiciliare di oltre 10 milioni di euro. Nelle microaree si passa da un finanziamento annuo di 1.400.000 euro a 2.250.000 euro, con incremento percentuale del 61% e in termini assoluti di €.850.000. Si tratta come si vede di un’entità cospicua di risorse economiche destinate a finalità assistenziali che rappresenta ancora oggi l'intervento di maggior impegno economico delle istituzioni pubbliche in favore dei disabili gravi. TAB. 2 Residenti in casa di riposo e a domicilio già invalidi al 31.12.2009 al momento della visita 2000 disabili gravi con IA residenza disabili gravi con IA 116 57% casa di riposo 33 34% 86 43% domicilio 65 66% 202 100% totale 98 100% La percentuale dei disabili gravi non autosufficienti ricoverati in strutture protette al 31.12.2009, rispetto ai risultati di una precedente ricerca del 2000, appare considerevolmente diminuita, dal 57% al 34% (tab.2). Pur non potendo considerare i due dati perfettamente comparabili a causa di alcune difformità nelle modalità di campionamento (popolazione generale allora, solamente 4 microaree ora) e di rilevazione (al momento della visita allora, in data prestabilita ora), la differenza constatata è talmente ampia da rappresentare un indizio importante, 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 17 anche se non conclusivo, di una significativa riduzione del fenomeno di istituzionalizzazione dei disabili, a seguito delle politiche aziendali finalizzate a tale scopo. La permanenza a domicilio, aumentata nella sua dimensione quantitativa, non ha comunque prodotto effetti negativi sulla prognosi quoad vitam dei disabili non autosufficienti, in quanto i tassi di mortalità tra soggetti istituzionalizzati e invalidi assistiti a domicilio sono sostanzialmente simili (tab.3). TAB. 3 mortalità domicilio casa riposo 20,00% 21,88% morti Ciò significa che anche i disabili non autosufficienti possono essere curati a domicilio in modo efficace, senza cioè un aumento del rischio di morte (che è anche indicatore indiretto dello stato complessivo di salute). Anche i dati relativi al tasso di ospedalizzazione sono sovrapponibili : 422%o per i domiciliari e 412%o per gli istituzionalizzati. Entrambi i valori sono comunque superiori al tasso di ospedalizzazione degli ultrasettantacinquenni nelle Microaree pari al 370%o, a riprova di una peggior condizione di salute dei disabili gravi rispetto alla popolazione generale di riferimento, anche delle fasce più anziane. Negli ultrasettantacinquenni delle popolazione generale triestina invece il tasso di ospedalizzazione è di 417%o, il che significa che in un territorio dove gli interventi socio-sanitari sono più intensivi (Microaree) si può ridurre ulteriormente il ricorso a ricoveri ospedalieri non sempre appropriati. Se quindi non è la gravità del quadro clinico (sostanziale equivalenza del grado di invalidità, del ricorso a cure ospedaliere e del rischio di mortalità) a condizionare la scelta di istituzionalizzazione vediamo quali altre cause sanitarie e sociali sono risultate essere significative. TAB. 4 Patologie invalidanti domicilio Casa riposo Popolazione generale dementi 21,05% 50,00% 24,74% psicotici 7,02% 0,00% 11,68% psicomotori 21,05% 33,34% 20,41% Saubtotale psichici 49,12% 83,34% 56,83% neuromotori 8,77% 3,33% 9,21% ostearticolari 19,30% 10,00% 22,34% Subtotale motulesi 28,07% 13,33% 31,55% altro totale 23,81% 100% 3,33% 100% 11,62% 100% Dall'analisi delle patologie che hanno determinato la disabilità con non autosufficienza dei pazienti si nota come nei soggetti istituzionalizzati le problematiche di ordine psichico sono nettamente più numerose che nei soggetti curati a domicilio, al contrario dei deficit di carattere motorio, che sono molto più frequenti nei pazienti domiciliari. La popolazione generale dei disabili non autosufficienti delle Microaree quanto a patologie invalidanti ha caratteristiche molto più simili ai domiciliari. Se si vanno poi ad esplorare le abilità suddivise per aree corrispondenti ai “domini” della classificazione ICF emerge che oltre alla netta differenza tra rilevanza dei deficit psichici e di quelli motori, nei due gruppi, anche gli altri settori del funzionamento sociale del disabile mostrano differenze tanto più marcate quanto più le funzioni stesse sono correlate con lo stato psichico del soggetto. Nella tabella 5 sono riportate le percentuali di pazienti che presentano una compromissione grave in ciascuna area di attività. TAB 5. Abilità nei Domini ICF domicilio Casa riposo Mobilità d4 75,00% 57,58% cura persona d5 78,33% 90,91% compiti e richieste generali d2 75,00% 96,97% Apprendimento d1 48,33% 75,76% Comunicazione d3 20,00% 45,45% E' evidente, in estrema sintesi, una stretta correlazione tra l'incapacità del paziente di gestire in modo coerente la vita quotidiana, con conseguente bisogno di supervisione continua, e il suo ricovero in casa di riposo. In altri termini la sofferenza psichica, sia pure di carattere prevalentemente organico e propria di pazienti soprattutto anziani, è fattore determinante per l'istituzionalizzazione, motivata, sia pure in modo non dichiarato e non apertamente autoritario, da esigenze di custodia del soggetto. A 30 anni di distanza dalla L 180/78 nelle strutture per anziani, in altre forme, più larvate ma non per questo meno discriminanti, una logica “manicomiale” continua a sopravvivere, con le sue tematiche legate alla contenzione, fisica e farmacologica, alle porte chiuse e ad altre misure di segregazione dell'infermo di mente, assunte a titolo asseritamente precauzionale. TAB. 6 Facilitatori ambientali nelle ADL per la permanenza a domicilio Famiglia e310 56,82% Badante e340 56,82% Presidi e115/e120 52,27% 17 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 18 I fattori facilitanti che rendono possibile la permanenza del disabile a domicilio sono riassunti nella tabella 6. Si noti che ancora la famiglia è il supporto fondamentale nella maggioranza dei casi, mentre, rispetto ad una precedente rilevazione fatta nell'anno 2000, l'aiuto delle badanti si è incrementato in modo sensibile, risultando determinante in un 41% dei casi, rispetto al 21% di nove anni fa. Spesso l'intervento delle badanti integra quello dei familiari. I presidi sono importanti soprattutto per l'ausilio alla deambulazione e sono di norma prodotti tecnologicamente semplici e di costo contenuto. Oltre che nella ADL, esplorate nella tabella, l'intervento dei care givers interessa le IADL come riportato nella tabella 7, con percentuali indicative di un supporto indispensabile. Il supporto fornito dai servizi distrettuali dell’ASS n.1 Triestina (attività ADI, CSM, MA con servizio civile) risulta attivato nel 57,50% dei casi con presa in carico del paziente, e nel 12,50% dei casi, ove gli interventi sono costanti e più complessi, tale supporto può essere considerato di importanza rilevante, sia pure di carattere concausale rispetto all’assistenza della famiglia e/o delle badanti, per quanto concerne alla permanenza a domicilio dell’invalido, in quanto garantisce le prestazioni sanitarie (del MMG, dello specialista, delle infermiere e delle fisioterapiste) indispensabili per alcune patologie. TAB 7. Facilitatori nelle IADL per la permanenza a domicilio Vita domestica d6 88,64% vita economica d8 59,09% vita sociale d9 70,45% Nella rilevazione dei dati non è stato possibile però avere oggettivi riscontri del grado di performance, ovvero di quanto i facilitatori abbiano effettivamente portato le condizioni di vita dei pazienti a livelli soddisfacenti, perché nelle interviste telefoniche tali informazioni hanno un'attendibilità relativa. Nel caso dei pazienti istituzionalizzati l'informazione non è stata nemmeno raccolta, perché sarebbe stata in ogni caso “filtrata” dal personale della casa di riposo. L'esperienza maturata nell'effettuazione di migliaia di visite domiciliari per l'accertamento dell'invalidità civile consente però a chi scrive di poter affermare attendibilmente che di norma per quanto attiene i bisogni elementari (pulizia personale, vestizione, alimentazione, ecc.) le condizioni che si riscontrano sia a domicilio che in casa di riposo sono decorose. Diverso, e molto più complesso da analizzare, perché correlato anche agli interessi individuali, è il discorso per quanto attiene la vita di relazione e le attività di socializzazione. Tra i fattori sociali il più importante nel determinare la 18 scelta tra cure domiciliari e ricovero in casa di riposo è rappresentato dal reddito del disabile. TAB. 8 Redditi 1 Over Euro 26.000 7,69% Casa riposo Over 12,12% domicilio Euro 26.000 Under Euro 13.000 19,23% Under Euro 13.000 39,39% Come riportato nella tabella 8, tra i residenti a domicilio prevale la classe di reddito più bassa (inferiore a € 13.000 ovvero a 2 volte la pensione minima IPNS) mentre tra i ricoverati in casa di riposo prevale la fascia di reddito più alta (superiore a € 26.000). Nella fascia di reddito intermedia, compresa tra € 13.000 e € 26.000, la preferenza va al ricovero (tab. 9). TAB. 9 Redditi 2 Euro 13 - 26.000 73,08% Casa riposo Euro 13 - 26.000 48,49% Domicilio Euro 13 - 26.000 53,13% Tutti i pazienti Se si considera che il costo medio per un ricovero annuale in casa di riposo polifunzionale ammonta a circa € 19.000 si può comprendere come una disponibilità economica (comprensiva di indennità di accompagnamento) vicina a quel importo faciliti la scelta dell'istituzionalizzazione (la meno impegnativa per la famiglia o di chi comunque deve gestire l'anziano), mentre un reddito sufficientemente elevato per poter stipendiare delle badanti per un congruo numero di ore al giorno rende più agevole la scelta di far rimanere l'anziano a domicilio. Nel caso dei redditi più bassi la scelta è di fatto obbligata, perché l'alternativa della casa di riposo non è compatibile con le disponibilità economiche del disabile. Considerato che il reddito medio (comprensivo dell’indennità di accompagnamento) dei ricoverati in casa di riposo corrisponde a € 18.440, per raggiungere il limite di € 26.000, oltre il quale il rischio di istituzionalizzazione risulta ridotto, un’indennità aggiuntiva di circa € 7.500 (tipo FAP) strettamente correlata però con l’effettiva permanenza a domicilio, potrebbe essere molto utile. Una proiezione di massima, limitando il beneficio ai soli disabili totalmente non autosufficienti attualmente degenti in strutture protette, porta ad una stima di oltre € 10.000.000 di spesa complessiva, che in parte però po- 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 19 trebbe essere compensata dai risparmi derivanti dalla riduzione dei posti letto nelle strutture pubbliche e in parte dai risparmi sui contributi per integrare le rette. Anche se economicamente impegnativa una politica decisamente orientata verso il potenziamento della domiciliarietà non è pertanto necessariamente incompatibile con l’equilibrio finanziario del Settore Pubblico. Del resto già ora viene garantito un intervento assistenziale integrato, con contestuale erogazione di prestazioni, da parte dei vari Enti competenti (case ATER per i problemi abitativi, presa in carico ADI per i problemi di salute, indennità di accompagnamento per i problemi di assistenza personale continuativa) nel 56% dei casi, che assume caratteristiche di particolare complessità con costo pro capite non trascurabile nel 12% dei casi. Inoltre per una valutazione precisa della corretta allocazione delle risorse è necessario tener conto di tutte le variabili di spesa. Nel caso dei disabili, come si è visto, un beneficio economico come l’indennità di accompagnamento ha dichiarate finalità assistenziali (di rimborso forfettario per l’assistenza personale continuativa) e quindi di fatto integra gli interventi a valenza sociosanitaria direttamente effettuati dalle Aziende Sanitarie e dai Comuni. Dall’analisi dei dati degli invalidi residenti nella Regione Friuli Venezia Giulia al 31.12.2008 (TAB. 1), relativamente ai soggetti con indennità di accompagnamento risulta che la quota proporzionale sulla totalità degli invalidi, è molto simile nelle Aziende Sanitarie n.1 Triestina, n.2 Isontins, n.3 Alto Figuli e n.6 Friuli Occidentale, mentre si discosta sensibilmente nelle Aziende n. 4 Medio Friuli e n.5 Bassa Friulana. In particolare il dato della n.4 non solo si scosta in modo statisticamente significativo dalla media regionale, ma anche dal dato della n.5 che pure è notevolmente elevato. TAB.10 numero invalidi con accompagnamento per Azienda Sanitaria della Regione Azienda n. invalidi con accompagno Percentuale sul totale invalidi ASS1 Triestina 5.044 29,70 ASS2 Isontina 2.141 26,33 ASS3 Alto friuli 1.135 26,98 10.006 42,24 ASS5 Bassa Friulana 2.584 35,61 ASS6 Friuli Occidentale 4.330 28,35 ASS4 Medio Friuli La nostra Azienda invece, pur avendo una popolazione più anziana, è del tutto in linea con il dato regionale complessivo. Una semplice riflessione si impone: se anche a Trieste ci fosse la proporzione di accompagnamenti di Udine ne avremmo ben il 42% in più. In termini economici ciò significa che invece di 33 milioni di Euro verrebbero erogati benefici economici per 47 milioni di Euro con una maggior spesa di 14 milioni. In altri termini quando si parla di assistenza domiciliare ai non autosufficienti e si vogliono paragonare la situazione triestina e quella udinese, oltre alle risorse erogate tramite i servizi forniti da ASS e Comune e tramite interventi specifici della Regione (FAP, contributi alle rette case di riposo, ecc.), bisognerebbe tener conto anche di questo dato per avere un raffronto corretto in termine di costi. E in tal caso ad un maggior sviluppo dei servizi territoriali, con conseguenti maggiori spese gestionali, non necessariamente corrisponde un maggior costo complessivo. In conclusione si sono identificati due principali fattori di rischio per l’istituzionalizzazione dei disabili non autosufficienti, il primo di carattere sanitario (alterazione significativa delle funzioni psichiche) e l’altro di carattere sociale (fascia di reddito intermedia) che aumentano entrambi il rischio del 50%. La contemporanea presenza dei due fattori lo aumenta invece del 64%. Quindi fattori clinici e fattori sociali di contesto contribuiscono in modo sinergico nel ridurre le performances del soggetto quanto a capacità di rimanere al proprio domicilio. Famiglie e badanti sono risorse essenziali per il mantenimento a domicilio del disabile in quasi la totalità dei casi, mentre in più della metà dei casi la presa in carico dei pazienti da parte dei servizi sanitari dell’ASS, con interventi di particolare complessità in un caso su otto, assume importanza coadiuvante. Un maggior raccordo tra il servizio delle badanti/ADEST e il servizio infermieristico del Distretto, con gestione unica dell’assistenza integrata potrebbe sicuramente portare a una risposta più aderente ai bisogni effettivi delle persone disabili e il “progetto personalizzato” previsto dal PAL appare uno strumento adeguato per questo scopo. Paolo Goliani Maddalena Grella Margherita Bono BIBLIOGRAFIA 1. Paolo Goliani et al “I bisogni di salute a Trieste all’inizio del nuovo millennio” ASS1 Triestina, Trieste 2000, stampato in proprio. 2. Paul McDonough et al “Income Dynamics and adult mortality the U.S., 1972-1989.” Survey Res. Ctr. Inst. for Soc. Res. An Arbor MI 1995. 3. David Black et al. “Inequalities in health .The Black Report” Peguin Books. Harmondsworth. 1982. 4. Giuseppe Costa et al. “Diseguaglianze di salute in Italia” Riv.Epidemiologia e Prevenzione, Supplemento(3)maggio-giugno 2004 anno 28. 5. OMS “ICF: Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute” Erickson 2007. 6. Giunta Regione Marche: Deliberazione n. 1839 del 15/12/2008: Approvazione delle linee guida per la valutazione integrata del disabile in condizioni di handicap ai sensi della legge 104/92 (legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate). 7. Nicolette Hart “The social and economic enviroment and human health” Oxford Textbook of Public Health; third edition; vol.1; pag.95-125; Oxford Medical Publication 1997. 8. Franco Rotelli “Nodi“ ASS1 Triestina edito in proprio nov.2004. 9. Gavino Maciocco “La salute nell'era della globalizzazione: disuguaglianze e politiche di welfare.” Atti del Seminario “Disuguaglianze e salute: un'occasione di riflessione all'interno del progetto regionale Piani per la Salute" organizzato dalla Regione Emilia Romagna. 10. AA VV “Qualità della vita 2005” Il Sole 24 ore. 11. Elenka Brenna “Variabili socioeconomiche e salute: interpretazioni alternative e misure di politica sanitaria” www.aiseweb.it/media/pdf/convegni/041104/brenna.pdf 19 <#> 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 20 DALLA STAMPA INTERNAZIONALE La vita del medico italiano è scandita dalla routine, dalla tensione, più o meno alta, per raggiungere gli obiettivi e di equipe, personali o prefissati. Ogni tanto compaiono i piani regionali e nazionali che dovrebbero indicare i processi che regolano il sistema sanitario nazionale (SSN). Da una parte prevedono un grande lavoro per l’elaborazione analitica delle criticità e delle possibili soluzioni. Dall’altra parte, talora, i medici si limitano a valutare, di questi piani, gli effetti della chiusura ed apertura di strutture in previsione della loro attività e carriera professionale, abdicando in parte alla loro funzione di potenziali leader del sistema. Il governo clinico viene sempre demandato alla fine dell’attuazione del piano, come un aspetto secondario alla consistenza dell’impianto di tutto il sistema. E tutto continua, lavorando per un miglioramento che non sembra facilmente raggiungibile. In Inghilterra si pensa già da tempo che il sistema sanitario abbia raggiunto una fase di stabilità economica e sanitaria tale da dover procedere in maniera diversa per far fronte alla sfide del 21° secolo: l’aumento delle aspettative; la domanda stimolata dall’andamento demografico; il continuo sviluppo della nostra società informata e informatizzata; il progresso dei trattamenti clinici; il cambiamento della natura delle malattie e il cambiamento delle aspettative degli operatori della sanità. Si avverte la necessità che il cambiamento non derivi da direttive dall’alto e dal centro del sistema, ma piuttosto dalla base e localmente, dove sussiste l’esperienza e la professionalità per capire cosa va e cosa non va e come si debba procedere per il meglio, soprattutto per quanto riguarda l’approccio al paziente, e con un lavoro di partnership del gruppo. Si crea così quella condizione per la quale il clinico (operatore sanitario di vario tipo che opera a contatto con il paziente) risulta contemporaneamente professionista clinico, partner e leader nel sistema sanitario inglese (NHS). Per tale motivo è stato dato mandato nel 2007 a Lord Darzi, chirurgo e Sottosegretario di Stato per la salute, di sviluppare una “vision” per il NHS per il 21° secolo. Questi ha coinvolto 2.000 clinici e 60.000 persone al fine di consentire al NHS di fornire cure della più alta qualità a ognuno. È stato pubblicato nel 2008 un documento, “ High Qualità Care for All”(1), che comprende un’analisi della situazione attuale e indica obiettivi e strumenti per raggiungerli. In particolare, sono ritenuti necessari vari interventi, tra cui: • l’intervento di ogni gruppo primario di cure, in collaborazione con le autorità locali, il privato e il terzo settore, sulla prevenzione, agendo sugli stili di vita a rischio e negli ambienti di lavoro • l’introduzione della costituzione della sanità con diritti e doveri sia per i cittadini sia per gli operatori della sanità • l’estensione della scelta del General Practioner (Medico 20 di Medicina Generale) ampliando l’orario di lavoro con accesso anche ai non iscritti • la fornitura a tutte le persone con condizioni croniche di un piano di cura personalizzato • un budget di cura personale e di equipe, con finanziamento alle strutture proporzionale alla qualità delle cure • la garanzia dell’accesso ai trattamenti costo/efficaci • un facile accesso e trasparenza alle informazioni riguardo l’alta qualità delle cure • vari modelli di formazione e coinvolgimento del personale per un miglioramento continuo • la misura della qualità delle prestazioni, attraverso un organismo indipendente, prevalentemente al fine di stimolare il miglioramento e non di penalizzare i professionisti e neanche di allarmare o illudere i pazienti, • nuove strutture che diano indicazioni sui migliori trattamento basati sulle migliori evidenze scientifiche, costo/efficaci ( NICE ed altri) • un adeguato finanziamento delle strutture in rapporto alla qualità delle cure effettivamente prestate • un accreditamento delle strutture attraverso una peer review, cioè una valutazione fatta da esperti dello stesso settore • un sistema premiante per l’innovazione (che non è considerato l’uso di nuovo tecnologie ma la capacità di riconoscere e risolvere i problemi) • una partnership tra NHS, Università e industria • ed altro ancora. Tutto questo viene reso possibile attraverso un processo ampio di rinnovamento culturale, stimolando il personale NHS a essere leader e manager dell’organizzazione nella quale lavora, dando loro tale fiducia che non vengono posti target nazionali in quanto questi limitano l’intraprendenza dei clinici, che devono essere messi nella condizione di condurre il processo di rinnovamento a buon fine, anche attraverso degli incentivi. I primi risultati sono stati valutati un anno dopo, nel giugno 2009, con la pubblicazione di “High Quality Care for All. Our journey so far”(2). Secondo Lord Darzi, i pazienti hanno notato già la differenza. Tre-quarti del GP tengono aperto lo studio anche nelle ore di sera e nei week-end, 50 centri sanitari gestiti dai GP sui 152 previsti sono aperti dalle 8 di mattina alle 8 di sera, con accesso anche ai non iscritti. Oltre 9 milioni di persone affette da malattie croniche hanno un piano di cura personalizzato, organizzato in base alle loro esigenze e non a quelle dell’organizzazione. È migliorata la cura dello stroke con la trombolisi precoce. È migliorata la sicurezza del paziente, in vari settori, ma soprattutto sono state ridotte le infezioni ospedaliere. Il sito gestito da NICE, punto di riferimento per le migliori pratiche sanitarie, è molto visitato. La qualità delle cure è sempre più misurata e resa pubblica. Consci dell’importanza del coinvolgimento del personale tutto del NHS, sono stati fatti sostanziali investimenti 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 21 per consentire la leadership dei clinici, anche se viene riconosciuto come momento fondamentale un cambiamento culturale. Infatti l’alta qualità delle cure non è un lusso, perché qualità e produttività sono legate e provocate dall’innovazione. Da sottolineare che tutto ciò avviene grazie a scelte della politica , in base al vivace e interessante dibattito culturale inglese sulla sanità. È possibile un confronto con l’attuale situazione italiana? Noi siamo lontani da questa “vision”. Non sarebbe un problema,) se si vedesse una tendenza verso questa direzione e che il ritardo è in parte fisiologico, considerando che il NHS, solidaristico e universale modello per il nostro Sistema Sanitario Nazionale, nasce ben 30 anni prima del nostro SSN (se ne comincia a discutere nel 1942, in piena guerra, da parte dei conservatori, in particolare di sir Beveridge). Ma prevale l’idea che sia sufficiente una guida centrale che indichi gli obiettivi ai Direttori Generali che, obbligati a seguirli, pena la decadenza dall’incarico, li trasmettono a cascata ai vari professionisti della sanità. I vari dati segnalano un discreto livello riguardo le prestazioni cliniche, rispetto agli altri Paesi più industrializzati, ma appare lenta la progressione verso il raggiungimento dei migliori standard riguardo le sfide individuate dal NHS, sopra descritte. Speriamo che vi sia un ripensamento prima che l’aumento progressivo dei costi acceleri solamente una riduzione del livello di qualità del nostro SSN, comunque sinora di buon livello. Aureo Muzzi Bibliografia 1. http://www.dh.gov.uk/en/publicationsandstatistics/publications/publicationspolicyandguidance/DH_085825 (ultimo accesso 13.1.2010) 2. http://www.dh.gov.uk/en/Publicationsandstatistics/Publications/PublicationsPolicyAndGuidance/DH_101670 (idem) Lettere... Carissime Colleghi, Carissimi Colleghi A completamento dell’articolo comparso sull’ultimo numero del Bollettino intitolato “Un progetto sugli stati vegetativi” riporto l’elenco completo degli stimatissimi Colleghi che stanno collaborando allo studio. Mi scuso per le omissioni rilevate nel suddetto articolo, dovute ad un problema di revisione di cui mi assumo la responsabilità. Giorgio BERLOT Direttore U.C.O. Anestesia, Rianimazione e Terapia Antalgica, AOU Trieste Paolo BOBICCHIO SC Neurochirurgia, AOU Trieste Fabrizio MONTI Responsabile SS Neurofisiologia, AOU Trieste Claudio PANDULLO Presidente OMCeO di Trieste Gilberto PIZZOLATO Direttore SC Clinica Neurologica, AOU Trieste Mario REALI Direttore Sanitario ASS 1 Triestina Marino SELEM SC Neurochirurgia, AOU Trieste Patrizia SFREDDO Referente RSR Pineta del Carso Ronald TRAMARIN Segretario OMCeO di Trieste Dino TRENTO Vicepresidente OMCeO di Trieste Andrea VUGA Tesoriere OMCeO di Trieste Antonietta ZADINI Direttrice SC Riabilitazione, AOU Trieste E’ evidente che il divenire del progetto potrà senz’altro rendere necessaria la partecipazione di ulteriori Professionisti. Auguro buon lavoro a tutti scusandomi ancora Claudio Pandullo DEGLI AVVISI UTILI: Ricerca di personale medico L’Istituto di Riabilitazione Santo Stefano, primario Gruppo che opera nel settore della riabilitazione, ricerca per la propria Unità Operativa Casa di Cura Villa San Giuseppe, sita in Lombardia in provincia di Como, medici specialisti in fisiatria o neurologia da inserire nell’organico. In particolare si ricercano n.2 medici specialisti da assumere con contratto a tempo indeterminato e n.1 medico specialista per sostituzione di maternità. Si ricerca inoltre, per attività ambulatoriale in libera professione, medico chirurgo con qualifiche ed esperienza per attivare ambulatorio di vulnologia. Gli interessati possono inviare curriculum allo 0316340599 o via e-mail a [email protected] Per eventuali informazioni contattare il n. 0316340534. 21 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 22 DAI COLLEGHI Parliamoci, raccontiamoci cose e fatti, informiamoci l’uno con l’altro così da condividere la crescita dell’intera categoria! Spedizione umanitaria in Burkina Faso Nella prima settimana di novembre tre medici triestini si sono recati in Burkina Faso al seguito di una spedizione umanitaria organizzata dai Lions italiani sotto l’egida della MK onlus organizzazione da anni in lotta contro le malattie killer dell’infanzia. La finalità di questa spedizione è stata di sottoporre la popolazione africana a visite oculistiche di screening con l’intento di fornire loro occhiali per risolvere i vizi della vista e segnalare agli organismi sanitari locali quelle patologie a risoluzione chirurgica. All’uopo erano stati raccolti in tutta Italia più di ventimila occhiali usati che sono stati rimessi a nuovo e catalogati secondo il loro diverso potere diottrico. Sono state realizzate 3000 visite oculistiche grazie all’ausilio di tecnici ortottisti e ottici e all’opera del dr Baccara e di due colleghi oculisti. Dalla MK onlus sono stati donati a due ospedali locali un ecografo multifunzionale un colposcopio e apparecchiature per poter allestire un ambulatorio completo di oculistica. Il dr de Nicola, in qualità di radiologo, si è adoperato presso le due strutture ospedaliere alla illustrazione dei dati tecnici dell’ecografo e alla formazione del personale sanitario locale. Contemporaneamente la dottoressa Cosimi prestava la sua opera sanitaria presso strutture organizzate all’interno del paese, ambulatori ricavati all’interno di strutture organizzate quali CREN ossia centri di educazione all’alimentazione e presso orfanotrofi gestiti da religiosi. Sono stati visitati chiunque afferisse alle strutture venuti a conoscenza della presenza di un medico con un crescente passa parola. Negli ultimi giorni del soggiorno in Burkina Faso si sono uniti alla dottoressa Cosimi anche i due medici triestini che avevano terminato le loro funzioni di competenza. Il Burkina Faso è uno stato del centro Africa Occidentale senza sbocchi sul mare che ha un clima particolarmente infelice con solo due stagioni, una secca e molto calda da Novembre a Maggio e l’altra estremamente piovosa con piogge torrenziali che finiscono spesso per distruggere interi villaggi costituiti da capanne di argilla. Di conseguenza è un paese disperatamente povero, sembra il più povero del mondo. Da anni le attenzioni umanitarie si sono indirizzate ad aiutare la popolazione di questo paese attraverso la costruzione di pozzi e di scuole e garantendo un minimo di assistenza sanitaria in un paese dove l’AIDS è endemico, la malaria coinvolge il 90% della popolazione e la mortalità neonatale e infantile è tra le più alte del mondo. I Lions Italiani hanno una partecipazione attiva garantendo aiuti logistici e sanitari già da diversi anni. C’è il pro22 gramma ambizioso di riuscire a garantire una copertura sanitaria al paese per il semestre “secco” attraverso un pool di medici in grado di “turnare” con soggiorni di duetre settimane ciascuno Burkina Faso. Il cuore resta laggiù Partecipare per la prima volta ad una missione umanitaria in Africa non è cosa da prendere alla leggera. Nonostante i consigli ed avvertimenti prodigati dal mio amico medico Vice Governatore Stefano Camurri Piloni il porsi di fronte a questa splendida terra resta un’incognita. Ma nulla ti prepara all’abbraccio caldissimo con cui l’Africa ti accoglie appena scesa dall’aereo. Siamo arrivati a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, uno degli stati più poveri al mondo e subito siamo stati investiti da suoni, odori e lingue sconosciute. Ti guardi attorno e vedi sorrisi come lampi di luce nel buio, mani che si stendono a toccarti iniziando a chiedere qualcosa. E’ il viaggio che fa l’uomo e non viceversa. Lo sperimentiamo il giorno dopo quando veniamo catapultati, assieme agli amici dell’M.K.Onlus, su di una terra per me sconosciuta. L’inaugurazione dei pozzi durante la prima settimana ci ha per messo di iniziare a toccare con mano l’Africa, addentrandoci nella savana o meglio nella brusse, come viene qui chiamata. Ci siamo incamminati sotto un sole implacabile, che picchiava arroventato sulle nostre teste di europei intestarditi a voler vedere il risultato di tante fatiche. Ed il risultato c’é stato: ben 18 pozzi già costruiti ed altri in fieri, grazie all’opera instancabile di Clelia ed Arnuldo Fenzo, di Luciano Diversi, di Franco Marchesani, di Giuseppe Pajardi, di Piero Munuelli e tanti altri lions. Pozzi che hanno permesso un miglioramento ed allungamento di vita per questo popolo. Dopo la prima settimana, in cui si sono succeduti incontri e colloqui con autorità locali volti a far sì che la nostra cooperazione potesse proseguire, e toccato a noi 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 23 medici mettersi in gioco. Ed é stato un gioco durissimo sia a livello psicologico che fisico. Soffia un vento caldissimo che trasporta un’impalpabile polvere rossa, che giorno dopo giorno diventa parte di te. La trovi su quello che mangi, nell’aria che respiri, nei capelli, sui vestiti che diventano uniformemente rosati. Si lavora e ci si sposta con temperature elevate per noi europei (35-40 gradi). Africa. Terra di diseguaglianze sociali. Africa. Terra in cui ci addentriamo tra villaggi e baobab per cercare chi ha bisogno di noi. Il nostro team medico si e diviso a seconda delle proprie specialità. I colleghi pugliesi, che con grande generosità hanno donato un colposcopio, si sono fermati a lavorare in clinica, mentre noi ci siamo confrontati con il territorio. Il primo incontro con i bambini avviene all’Hotel Matemellef un orfanotrofio alla periferia di Ouaga. E’ un incontro che ci lascia parzialmente soddisfatti. I bambini sono trattati con amore ed almeno un pasto al giorno e assicurato. Fanno una grande festa ai giocattoli di peluche raccolti dal Leo club di Trieste. Ma le patologie sono tante e tanto e il bisogno di affetto di chi stato abbandonato. Un episodio ci fa sorridere: alcuni bambini piangono terrorizzati a vedere la nostra pelle bianca. L’igiene ci lascia a bocca aperta. Per puro caso vediamo lavare i piatti accanto ai liquami del pozzo nero e tale è l’impatto che ci procura decidiamo di provvedere immediatamente a nostre spese facendo arrivare un camion ed operai per lo spurgo del pozzo. I bambini imparano a conoscerci, ma le patologie che in Europa verrebbero trattate facilmente ed in fretta qui si dilatano in un lunghissimo tempo africano. Nei giorni seguenti l’itinerario medico ci porta a Nanoròo per la consegna di un ecografo. Nanoròo é un centro medico, piccolo gioiello voluto dai Padri Camilliani, diretto da Padre Pierre Sorgo affiancato dalla grande professionalità del collega chirurgo dr.Gino Capponi. Nel nostro programma medico ci siamo fermati più volte al Cren (Centro di Rieducazione Alimentare e Maternità) di Bousèe per inaugurare una parte di edifici donati dagli amici lions sia per svolgere la nostra opera medica. In mezzo a tanta desolazione abbiamo assistito a un piccolo miracolo: la nascita, con parto cesareo, di una bambina che è stata prontamente rianimata da Stefano. Ma la rianimazione é avvenuta per terra, con la bambina adagiata su di un vassoio coperto di ruggine. E il pensiero é corso istantaneamente alle sale parto europee. Più ci addentravamo all’interno del Paese più le condizioni di vita e di igiene diventavano terribili. A Ziniarè, orfanotrofio retto dalle suore dell’Immacolata Concezione, siamo stati colpiti dallo sguardo tristissimo dei bambini che sono sì amorevolmente assistiti, ma che portano dentro di loro l’abitudine alla sofferenza. Abbiamo medicato di tutto senza che un lamento uscisse dalle loro bocche. I racconti delle suore ci hanno fatto rabbrividire nella lotta quotidiana per un pezzo di cibo è possibile che una madre abbandoni il figlio nella savana costringendolo a morire per inedia. Ma talvolta accade che fortunosamente il piccolo venga salvato dopo essersi cibato di larve e di mosche ed aver iniziato ad imitare i versi degli animali. E che dire di quel piccolo bambino gettato vivo nel fuoco dalla propria madre per eliminare una bocca in più, e le Vuoi dare il mandato ad un tuo consulente per ricercare, selezionare e gestire le tue assicurazioni, risparmiando, con la certezza di aver coperto nel miglior modo i tuoi rischi professionali e familiari? possiamo lavorare anche per te per chiedere quotazioni alle compagnie operanti nel mercato assicurativo italiano e consentirti di scegliere le migliori soluzioni: ossia il miglior rapporto costo/prestazioni. 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In Africa accade di partorire per strada ed abbandonare la propria creatura a morire. Ma questa durezza e data da questa terra che non concede nulla: o vita o morte. L’Africa non é una terra passiva, l’Africa ti afferra prepotentemente. Ti prende con le sue disuguaglianze sociali, con i suoi errori, con le sue disparita etniche ma anche con il suo splendido popolo che altro non chiede che di essere trattato con dignità. Non è facile fare il medico in Africa. Ne abbiamo avuto conferma nel bel centro di Saboù, retto da Suor Marie e dalle sue consorelle francescane. Volevamo imporre i nostri ritmi di visita, di medicazioni, ma ci siamo scontrati con la lentezza africana, con la lentezza che proviene da secoli di ineluttabilità. E come non intenerirsi di fronte ad una mamma che mormora un tenero "merci" dopo una visita che probabilmente non aveva mai fatto? Quando la voce della nostra venuta si e sparsa tra i villaggi, il lavoro non ha avuto fine. La sala d’aspetto continuava a riempirsi di donne, di bambini ed anche di qualche uomo mentre il caldo aumentava fino a toccare i 40 gradi. Tutto il popolo in cerca di aiuto e di sopravvivenza. Emergenze mediche e chirurgiche che hanno messo alla prova i mezzi che avevamo con noi. Ma abbiamo toccato con mano cosa significa aiutare, cosa significa guardare negli occhi un piccolo prematuro che si attacca con ferocia e determinazione al diritto di vivere. In questa giostra di vita e di morte un episodio ci ha toccato profondamente. Due bambini sono morti di fame e Stefano ed io ci siamo incamminati dietro alle suore che portavano i due corpicini accompagnandoli all’ultimo riposo. Caldo, dolore, situazione che aveva un che d’irreale. Camminavamo nella savana accompagnati dal dolore composto delle due famiglie fino a giungere alle tombe scavate nella nuda terra. E lì un momento meraviglioso di solidarietà. Due famiglie, l’una cristiana l’altra musulmana che dividevano da fratelli il drappo funebre per avvolgere i loro piccoli. Poi i giorni si sono rincorsi ed alla fine improvvisamente ci siamo trovati, increduli, a dire: "domani partiamo?" L’abbiamo detto tristemente, con la voglia di rimanere ancora a lavorare li, a lottare con chi é un fratello sfortunato. Siamo partiti con gli zaini pieni di speranza e siamo tornati con gli zaini vuoti, avendo donato tutto ciò che potevamo dare. Sicuramente poco in questa terra immensa , ma abbiamo dato con amore. Una goccia nel mare del bisogno. Ed allora adoperiamoci tutti, ognuno con le proprie specialità a far si che queste siano gocce vivificatrici per questa terra martoriata. Cinzia Cosimi 24 Una maratona per la prevenzione La Susan G. Komen Italia è un’organizzazione senza scopo di lucro basata sul volontariato che opera dal 2000 nella lotta contro il carcinoma della mammella su tutto il territorio nazionale. E’ il primo affiliato europeo della “Susan G. Komen for the Cure” di Dallas, la più grande istituzione internazionale impegnata da oltre 25 anni in questo campo. La Susan G. Komen Italia agisce promuovendo la prevenzione secondaria, fornendo supporto alle donne che si confrontano con la malattia, contribuendo al miglioramento della qualità delle cure e generando risorse economiche con l’obiettivo di rendere il carcinoma della mammella una malattia sempre più curabile. L’evento simbolo della Susan G. Komen Italia è la “Race for the Cure”. E’ una mini-maratona di 5 km con passeggiata di 2 km che ha lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della prevenzione, raccogliere fondi ed esprimere solidarietà a chi si sta confrontando con la malattia. Protagoniste della “Race” sono, infatti, le “Donne in Rosa”, donne che hanno affrontato personalmente questo problema e che, coraggiosamente, scelgono di rendere pubblica questa loro esperienza indossando una speciale maglietta rosa. Intorno alle “Donne in Rosa”, la “Race” ha la capacità di coinvolgere davvero tutti: corridori professionisti, “sportivi della domenica”, tantissime famiglie, scuole, aziende, associazioni e gruppi di amici. Il Comitato Regionale Emilia Romagna della Susan G. Komen Italia è stato istituito nel 2007 e conta su uno staff preparato guidato dal prof. Vincenzo Eusebi, Direttore della Sezione di Anatomia, Istologia e Citologia Patologica, Università di Bologna, Ospedale Bellaria, e su un gruppo di volontari attivi e motivati. La IV edizione della “Race for the Cure” di Bologna è in programma per domenica 26 settembre 2010, subito dopo il 5° Congresso Italiano di Anatomia Patologica, con la partecipazione prevista di oltre 7.500 persone. Clara Rizzardi Per informazioni Comitato Regionale Emilia Romagna Susan G. Komen Italia c/o Sezione di Anatomia, Istologia e Citologia Patologica Ospedale Bellaria, via Altura 3, 40139 Bologna. Tel. 340-4537183/051-6225976; Fax 051-6225759; www.komen.it - [email protected] 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 25 RUBRICA DI BIOETICA Anche l’etica ha una storia Nell’occasione di una recentissima conferenza ho avuto modo di rivedere degli articoli di Dietrich von Engelhardt, dell’ Università di Lubecca, pubblicati su Kos tra il 199193 e mi è sembrato giusto per questa rubrica ripercorrere un mutuo cammino di considerazioni sull’evolvere del pensiero umano sull’etica medica. Desidero anche ricordare ai Colleghi due scritti pubblicati dal Circolo della Cultura e delle Arti, ambedue del 2000, il primo di monsignor Eugenio Ravignani “Etica e medicina” ed il secondo di Franco Panizon “La nascita dell’etica nel mondo vivente, nella cultura umana, nell’essere in via di sviluppo”. Diamo intanto una definizione di bioetica, in quanto l’etica medica (non l’etica dei medici) ne è parte. Bioetica è un’etica caratterizzata da assunzione, da parte dell’uomo, di responsabilità per il sistema complessivo della vita. In senso più ristretto assume il significato dello studio della condotta umana nell’area delle scienze della vita e della cura della salute. Siamo qui per fare una rapida scorsa, nei secoli, delle diverse interpretazioni su quanto è anche di palpitante attualità ora. Il concetto di persona, la sacralità della vita, in generale o dell’uomo, la qualità di vita come valore aggiunto, la vita come degna di essere vissuta, il rapporto con la morale, con i credi religiosi, con la legislazione, e le problematiche attuali ed in fieri, il testamento biologico, la “manipolazione” genetica, l’eutanasia, l’accanimento terapeutico, l’aborto, l’utilizzo degli embrioni, la nutrizione artificiale e via enumerando. Inoltre è argomento della bioetica il modificarsi del rapporto medicopaziente, che assume ora un significato di patto tra curante e curato. Inoltre è di attualità la definizione di persona, con i sui diritti e doveri, che derivano semplicemente dal fatto di essere persona. L’etica è legata alla filosofia, teologia, psicologia, sociologia e giurisprudenza; questa ultima, come si è visto molte volte nella storia, viene sviluppata in tempi, anche se di poco, successivi a fatti nuovi, spesso di rottura con la prassi. Nelle diverse civiltà antiche mi riferirò prevalentemente a quanto nasce e si sviluppa attorno al bacino del Mediterraneo; compaiono plurime concezioni della figura del medico, guaritore o sacerdote, e delle malattie, spesso derivanti dall’ira divina e quindi, in qualche modo, giuste e non eludibili. Il potere politico, già nel Codice di Hammurabi, dà disposizioni che coinvolgono il comportamento del medico ponendolo davanti all’errore. Compaiono con chiara evidenza i diversi diritti dei liberi e degli schiavi, dei nobili e dei popolari, nei riguardi dei curanti come se si trattasse di persone di diversa caratura anche economica. il medico che danneggia il nobile pagherà una certa somma, o sconterà sul suo corpo l’errore; se danneggia lo schiavo pagherà una somma inferiore al padrone, come se avesse danneggiato uno strumento di lavoro. Una considerazione, anche a significato cautelativo, è che nella sua azione il medico deve servire la natura e giovare al paziente, mai danneggiarlo. Nell’antico Egitto vi è un codice comportamentale molto interessante. Nei papiri medici più celebri vi sono brevi descrizioni di malattie, spesso non facilmente da noi decifrabili, seguiti dalla cura consigliata ma la cosa interessante è che contengono, un giudizio prognostico di curabilità o incurabilità così espresso “è una malattia che curerò, una malattia che proverò a curare, è una malattia che non curerò”. Non è chiaro se in caso di prognosi infausta si decidesse nel non far nulla, abbandonando il malato al suo destino o già allora si ricorresse a terapie palliative o comunque senza speranza. In tal senso Erodoto racconta che a Babilonia, ma era un costume comune in tale epoca, il malato venisse portato in luoghi affollati, come ad esempio i mercati, in modo da concedere ai passanti di interrogarlo e dare, eventualmente, consigli. Erodoto approva il comportamento dei Babilonesi affermando che anche la comunità deve aiutare il malato. Già da questi tempi lontani compaiono i tre protagonisti, che seguiremo nei secoli e millenni successivi: il medico, il malato e l’ambiente circostante. A questa triade si affianca un altro concetto, vago e concreto insieme, la malattia. Nell’antica Grecia si delineano chiaramente elementi che ritroviamo nella nostra cultura, innanzitutto rispetto morale verso ogni paziente, libero o schiavo (meno con chiarezza tra greco o barbaro). Si ritrovano nell’esercizio della medicina precetti morali di orientamento pitagorico “santa e pura manterrò la mia vita e la mia arte”. Nell’ultracelebre Giuramento di Ippocrate si nega l’aborto e l’omicidio del consenziente ma ciò non era all’epoca riconosciuto universalmente. L’infanticidio è ammesso in certi casi (nati deformi, ecc.) l’abbandono del nato anche (se il padre non lo riconosceva). Secondo la filosofia stoica al medico è consentito di aiutare gli altri a morire, o secondarli nel suicidio quando la malattia fisica soverchia la coscienza razionale. Platone ammette la soppressione dei malati inguaribili “.. se si tratta del corpo lascialo morire, se si tratta della mente spingilo al suicidio”. Anche il rinunciare alla terapia è considerata un’azione legittima se la terapia si dimostra vana, e il medico perderebbe la reputazione. Tentare di curare ad ogni costo è un segno di petulanza e spavalderia; si può invece tentare di lenire il dolore o di tentare una guarigione parziale; il medico, seguendo il malato incurabile, deve cercare anche di capire perché la malattia non è guaribile. Il medico non deve essere un semplice empirico, dice Galeno, deve dominare la filosofia in tutte le sue parti, nella logica, nella fisica e nell’etica. Il medico è un servitore dell’arte, ma è necessario che il malato aiuti il medico collaborando, per quello che può, a combattere la malattia e seguendo le prescrizioni 25 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 26 del medico stesso Se il paziente non segue le indicazioni del medico, questi deve sospendere la cura. Per gli Stoici il saggio, medico, o soggetto, sano o malato che sia, deve essere indifferente alla propria povertà, al male, al dolore. In un atteggiamento che ora ci pare poco comprensibile La comparsa delle grandi religioni monoteistiche e la valenza che assumono nella società (la cristiana prima, l’Islam più tardi) fanno sì che medico, paziente e malattia vengono considerati secondo la prospettive religiose. La scolastica tenta di conciliare la teologia cristiana con la filosofia aristotelica. L’etica si fonde con la legge divina. Cristo rappresenta per ogni malato la figura di sostegno e conforto. Il procurato aborto, il suicidio e l’eutanasia vengono condannati in quanto peccati. Le malattie sono derivanti dal peccato originale, possono essere una prova alla quale Dio ci sottopone o sono sotto l’influenza del demonio. In sé la malattia può definirsi come salutare e la salute come dannosa, se quest’ultima distoglie l’uomo dal fine ultimo, la vita eterna. Sant’Agostino dice che la terapia deve mirare alla salute dell’anima. L’assistenza e la cura dei malati è un’opera di misericordia e in questo senso nei diversi mondi bizantino, occidentale ed islamico, sorgono gli ospedali e le assistenze religiose e monastiche. La malattia e la morte vengono affrontate ben tenendo conto delle tre virtù teologali (fede, speranza e carità) delle quattro virtù cardinali (giustizia, prudenza, forza e temperanza) così, per il significato negativo, dei setti vizi capitali (superbia, avarizia, lussuria, invidia, accidia, ira, gola). Il medico deve mantenersi “santo e puro”. L’assistenza durante la malattia e al momento della morte è un compito essenziale del medico. Origene richiede al medico un reale compatire, tacere la verità può essere un segno di misericordia e venire per questo giustificato. Basilio il Grande dice: “Chi disprezza la medicina rifiuta un dono di Dio. Chi dispone tutte le sue speranze solo nella medicina non ha capito il messaggio divino: ci sono della malattie che non devono essere guarite ma sopportate in onore di Dio”. L’etica è quella della carità; anche i sani e la comunità sono chiamati alla cura ed all’assistenza. La malattia è una prova non solo per il malato, ma anche per chi gli sta vicino. E’ vero che i lebbrosi vengono allontanati, ma ciò viene giustificato dalla Bibbia. Il taglio cesareo è giustificato (era sempre mortale per la donna) dato che così il bambino, se estratto vivo, anche se non sopravviveva molto, poteva essere battezzato. Dopo le Costitutiones di Federico II (1241) il medico viene sottoposto al controllo statale, deve giurare, ed impegnarsi a curare gratuitamente i poveri. Nell’Islam, pur nella consapevolezza che alla fin fine è sempre Allah a guarire, è corretto affidarsi alle cure farmacologiche ma anche alla combinazione di queste con le cure “divine” /invocazione, santi amuleti, ecc.). Appare naturale infatti nell’Islam considerare la cura spirituale per eccellenza, cioè la recitazione e la meditazione sui versetti del Corano. Il mondo islamico enfatizza il rapporto umano con il paziente, e su ciò concordano anche i medici ebrei; infatti ritroviamo questo concetto negli scritti di Maimonide e di Isaac Israeli. In una medicina a forte impatto teologico l’ars vivendi diventa anche ars moriendi. Come già nel mondo pagano Seneca e Marco Aurelio così anche nel mondo cristiano Agostino e Boezio enfatizzano questo in26 timo rapporto tra vita, morte e, per i cristiani, Dio. Ildegarda di Binden dice: “la virtù raggiunge la perfezione nel dolore … ma se la forza esteriore dell’uomo scema, allora cresce, con saggezza e sopportazione, quella interiore” Il Rinascimento apre prospettive che iniziano a trascendere delle visioni medioevali. Passano in primo piano la vita terrena e l’individuo. Idea nuova è che si deve tendere a mantenere la giovinezza e la salute attraverso le scienze naturali e la medicina. Si comincia ad affrontare con più chiarezza l’etica del medico, del paziente e dell’ambiente. L’etica nel rinascimento è un cardine della medicina e Paracelso afferma che deve accompagnare il medico sino alla morte, come quarto pilastro della medicina, accanto alla filosofia, all’astronomia ed all’alchimia. Il vero medico non ricava il suo sapere solo dai libri ma misericordia e caritas devono essere i pilastri della sua preparazione. Dove non c’è amore non c’è neanche arte medica. Il medico deve però avere dei limiti, dove la natura fallisce non si deve tentare di forzarla. L’eutanasia può essere rivista e in qualche caso concessa, mentre l’aborto procurato continua ad essere considerato un crimine. Thomas Moore dice: “… se la malattia non è solo inguaribile, ma anche dolorosa e straziante, … si consigli il malato a non insistere nel voler nutrire più a lungo la sua malattia”. Condizione determinante è quindi la volontarietà del malato “… non potete comunque uccidere nessuno contro la volontà e lo curerete dunque premurosamente.” La ragione impone che la società si prenda cura in modo benevolo, di coloro con i quali la natura è stata matrigna.” Noto è l’episodio in cui è coinvolto il chirurgo militare Ambroise Paré che vide un soldato uccidere, con un rapido colpo di coltello alla gola, un commilitone ferito a morte. Paré, anche se non concorda, dirà successivamente: “prego Dio che in una situazione analoga qualcuno mi aiuti in questo modo.” Una posizione vicino agli stoici viene affermata da Michel de Montaigne che auspica un’uscita dalla vita in solitudine, senza tormenti, in modo da poter colloquiare con Dio. Tale posizione si prolungherà sino ai secoli seguenti, quando la morte auspicabile, in un ambiente barocco, è quella nel proprio letto, con i propri cari, che però negli ultimi istanti, sono invitati a lasciar solo il morente. Filippo II morirà così, nel conforto prima dei suoi, poi di Dio. Alla fine del seicento e nel settecento irrompono correnti filosofiche, pedagogiche e teologiche che si riversano sull’etica del medico, del paziente e dell’ambiente circostante, culturale e politico che sia. Medicina e morale devono essere considerate insieme, come annota Leibniz nel 1671. Le conoscenze empiriche e psicologiche vengono ritenute sempre più importanti per la comprensione del comportamento umano e per la realizzazione dei principi etici. Si discute molto intensamente della virtù, dei doveri e dei diritti del medico, del paziente e dell’ambiente. Si recupera la tradizione storica. Si ritengono importanti sia le virtù cardinale di Platone (Saggezza, Temperanza, Valore e Giustizia) che le tre cristiane (Fede, Speranza e Carità). Le virtù borghesi prendono via via il posto delle virtù aristocratiche del periodo barocco (Generosità e Temperanza). All’inizio del secolo successivo, nel 1803, Thomas Percival parla del medico come di un gentleman, per il quale tutti gli uomini devono essere uguali. Guida rimane la visione kantiana della Virtù come 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 27 forza, dovere da compiere. Il medico deve fondare il suo sapere sulla teoria e sulla pratica, deve viaggiare, deve ricercare. Le terapie devono tenere il giusto mezzo, non troppo blande e non troppo aggressive, e in questo senso molti medici si trovano contrari alla vaccinazione antivaiolosa. I malati di mente devono essere capiti e, pur sempre membri della società, devono essere curati. Anche il moribondo deve essere curato. L’eutanasia è contraria al dovere più alto e nobile della medicina, la conservazione della vita. La professione del medico deve essere vincolata dal segreto, il dovere del silenzio però viene meno quando altre persone possano essere messe in pericolo, quando lo richiede lo Stato o quando si tratta di denunciare azioni disoneste di colleghi. I malati devono lasciarsi guidare in qualunque caso dall’aiuto terapeutico della speranza e del rispetto, devono avere forza morale e pazienza. Il malato non può chiedere al medico l’impossibile e deve rispettare i consigli. Deve tendere ad essere il medico di sé stesso, lo Stato deve impegnarsi per il rispetto della virtù e dei doveri sia dei medici che dei malati. Particolare fu l’influenza della cosiddetta epoca romantica soprattutto nell’ambiente tedesco che ne venne interessato ai primi dell’ottocento, sotto l’influenza di interpretazioni metafisiche della salute, della malattia e della terapia. L’individuo ha autonomia morale, la moralità è individuale e l’etica è sociale. La malattia in senso natural-filosofico consiste in un dissidio dell’organismo, una cattiva relazione delle funzioni organiche della sensibilità, irritabilità e riproduzione. La vita secondo Hegel è “malattia primitiva” dalla nascita e porta dentro di sé il seme della morte, sopra alla morte dell’individuo sta il mondo senza fine. Nelle malattie psichiche una cura “umana” è giusta. La malattia non è sempre negativa, comunque le malattie croniche possono rinforzare o modulare la personalità. La medicina deve unire le scienze naturali a quelle spirituali. Natura e cultura devono essere associate. John Brown (1735-1788) afferma che le malattie dipendono da una variazione dell’eccitabilità e sono classificabili in steniche ed asteniche. Pericoli per ogni medico sono l’egoismo e la mancanza di umanità, la terapia deve operare contemporaneamente sul corpo e sulla mente. Ogni malato è responsabile della sua salute e della sua malattia, ogni medico si deve riferire all’uomo come soggetto. La terapia spesso deve riconoscere al malato una libertà decisionale. Il malato deve ricevere dal medico l’educazione alla guarigione. Il medico stesso deve avere interesse per il paziente ma anche sentirsi impegnato dalla conoscenza scientifica. Il medico dell’età romantica valorizza, come metodo di cura psichico, la musica. L’eutanasia viene rifiutata. Nel riguardo dei moribondi il medico non deve rinunciare ai sedativi, ai palliativi ed all’assistenza spirituale. Il medico peraltro non deve informare il malato inguaribile del suo stato e deve rimanere disponibile sino alla fine. Nell’ottocento l’orientamento positivista, basato sulle scienze naturali, supera di gran lungagli altri indirizzi. Vi è necessità di obiettività, esperimenti e specializzazioni. Entusiasmo scientifico e fiducia verso il progresso sono le caratteristiche del secolo. Le scienza naturali sono “un organo assoluto della cultura” e la storia delle scienze naturali è la storia dell’umanità. Vi è una contraddizione, i successi teorico-diagnostici superano di gran lunga quelli terapeutici e ciò è ben avvertibile come fattore limitante. La medicina si pone ad “avvocato dei poveri” e deve ritenersi responsabile dell’igiene, della diffusione della salute e del miglioramento delle condizioni generali di vita. Nella sperimentazione e nell’obbedire alle scienze naturali l’interessarsi dell’uomo pone davanti all’umanità e la pietà limiti non valicabili. L’etica vede predominante la funzione del medico. 1. I doveri dei medici nei confronti dei loro pazienti ed i doveri dei pazienti nei confronti dei loro medici; 2. I doveri dei medici tra di loro e nei confronti della “classe” professionale; 3. I doveri della medicina nei confronti della società e viceversa. Nel 1845 Maximilien Simon definisce il concetto di deontologia, come dottrina dei doveri e dei diritti. Si parte dal presupposto che il medico ha il dovere di tutelare la propria moralità, presupponendo che questa debba esserci aprioristicamente. Vanno tutelate l’autonomia morale e la dignità della vita. Mentre il paziente possiede il diritto di scegliere il medico, il medico ha comunque il dovere di assisterlo e curarlo, nell’onorario il medico deve trovare la giusta via tra le condizioni economiche del curato ma anche basandosi sulle esigenze della sua famiglia (del medico). Vi è una tendenza all’atteggiamento tecnico-autoritario, nuoce essere amico, il medico comunque è “di famiglia”, è un supporto benevolo, abile e volonteroso. Il diritto all’informazione del paziente, ed anche, talora, ai congiunti, non deve essere assoluto in tanto in quanto una informazione di prognosi infausta potrebbe di per sé nuocere, la speranza è “ ultima dea”. Fondamentale è la riservatezza del medico, egli ha il dovere di tacere. L’eutanasia, anche a richiesta del malato, va sempre rifiutata. E’ ammessa e doverosa l’arte di alleggerire al morente l’uscita dalla vita. Il medico deve e non può far altro che mantenere la vita, che sia una fortuna o una sfortuna, che abbia o meno un valore. Le conoscenze mediche devono essere divulgate il più possibile, l’educazione è dovere, la divulgazione anche. Il progresso della medicina richiede l’esperimento sull’animale e qualsiasi crudeltà in tal senso è giustificata per il bene dell’umanità. L’esperimento sull’uomo è proibito così come è proibito un trattamento diverso tra gruppi simili di malati onde ottenere un confronto di efficacia. Sono leciti gli esperimenti su sé stessi. Un’educazione morale degli studenti di medicina deve derivare dall’osservazione e dall’imitazione dei loro docenti più che da regole codificate, il professore deve dare esempio di probità, di disinteresse, di delicatezza. Nel medico i presupposti di un bravo guaritore devono essere innati ed intuitivi. Il progresso medico prolunga la durata fisica della vita e nello stesso tempo la società abbassa l’età durante la quale un individuo può svolgere delle attività di rilievo. Il novecento si apre con la consapevolezza che l’etica trascende i fondamenti antropologici e cosmologici, rimane sempre legata alla concezione, mutevole e sfumata, della filosofia. Essa è in divenire e così giungiamo a noi Euro Ponte 27 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 28 ED INFINE UN PO’ DELLA NOSTRA STORIA In ricordo di... Piero PETRONIO (1906-1975) Indubbiamente, Piero Petronio è stato un protagonista della chirurgia, non solo giuliana. Uomo di forte personalità e di ottima cultura, fu un grande chirurgo. Di lui ebbe a scrivere nel maggio 1997 un pregevole ricordo, su IL LANTERNINO, trimestrale di storia della medicina e studi sociali, il prof. Euro Ponte, docente di storia della medicina del nostro Ateneo. L’elaborato del prof. Ponte è stato per me occasione per rivisitare questo interessante personaggio della classe medica passata e, nel contempo, utile spunto per ricordarlo ai Colleghi dei giorni nostri, non solo come chirurgo, ma anche come uomo. Egli nacque a Trieste il 10 marzo 1906 e nella città natale conseguì la maturità classica, presso il glorioso Liceo Ginnasio “Francesco Petrarca”. Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università degli Studi di Bologna, si laureò a pieni voti nel 1930. La tesi di laurea la discusse con Vincenzo Putti, il creatore della branca ortopedica italiana. Nel 1935 si specializzò, all’Università degli Studi di Padova, in Chirurgia Generale, conseguendo nel 1970 la Libera Docenza in Semeiotica Chirurgica. Svolto il servizio militare in Sanità, iniziò nel 1933 la sua attività ospedaliera come assistente volontario nella seconda divisione chirurgica dell’Ospedale Maggiore di Trieste, per divenire di ruolo nel 1935. Nel contempo si impratichì nella chirurgia ortopedica ed osteoarticolare, frequentando per alcuni mesi l’Ospizio Marino di Valdoltra. Nel 1935 fu richiamato alle armi ed inviato in Somalia, 28 nel settore del Giuba, sul fronte dell’Ogaden, per dirigere, poi, in Etiopia, l’Ospedale Civile e Militare di Dire Daua. Congedato, riprese nel gennaio del 1938 il servizio nella prima divisione chirurgica, come assistente, divenendo nella stessa, a fine anno, aiuto. Nel giugno 1940 fu nuovamente richiamato alle armi ed inviato sul fronte jugoslavo, per venir trasferito, nel maggio 1942, a Bengasi, quindi in Tunisia, dove fu fatto prigioniero dai francesi, che lo utilizzarono come chirurgo nell’ospedale francese di Mascara, in provincia di Orano, che finì per dirigere. Rimpatriato, riprese servizio nella prima divisione chirurgica, collaborando, nel corso d’un quinquennio, con i tre primari che si succedettero nella guida della divisione e cioè Almerigo d’Este, Giancarlo Peracchia ed Emanuele Tantini, frequentando periodicamente, appena possibile, la clinica chirurgica, diretta dall’esimio chirurgo e nostro concittadino Pietro Valdoni. Trasferitosi il Tantini a Verona, sua città natale, Piero Petronio resse per incarico, per circa un anno, dal 1952 al 1953, la divisione, per divenire, quindi, primario di ruolo, previo concorso, appunto, della prima divisione chirurgica dell’Ospedale Maggiore di Trieste. Tale ruolo il Petronio lo ricoprì ininterrottamente sino alla morte, occorsa il 17 aprile1975 quando, sin dal 1961, era pure Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi della Provincia di Trieste. Colpito da una grave radiodermite alle mani, fu operato nel 1959 subendo in seguito vari trapianti e mutilazioni alle dita della mano, senza cessare, però, dall’impegno chirurgico, portato avanti con grande sacrificio. Con all’attivo una pregevole e vasta produzione scientifica, partecipava fattivamente all’attività di molte Società della sua disciplina. Ebbe, pure, una ricca e pregevole casistica operatoria, che superava i 15.000 interventi. Uomo attivo, molto impegnato nella professione, che svolse sempre con competenza, alta qualità e particolari doti umane, era persona riservata e tranquilla, però di carattere energico, che poteva sembrare duro, pur senza esserlo. Amava, infatti, la musica operistica e sinfonica, prediligeva la lettura di testi di storia e letteratura classica, tenendosi, però, sempre aggiornato sui fatti del mondo, tramite i comuni mezzi d’informazione. Sportivo, praticò, in gioventù, attività sciatoria ed il canottaggio e, in età matura, la fioricultura, dedicandosi quotidianamente ai fiori ed alle piante del suo bel giardino d’Opicina. Piero Petronio fu un valente medico che onorò la nostra città. Claudio Bevilacqua 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 29 DALLA ASSOCIAZIONE MOGLI MEDICI ITALIANI (AMMI) PROGRAMMI di MAGGIO e GIUGNO Martedì 4 maggio 2010 Gita naturalistica e culturale in Slovenia allo splendido parco dell’Arboretum di Volcji Potok con le fioriture primaverili. Dopo la visita del parco pranzo nel paese di Zice nella più antica trattoria della Slovenia, attiva dal 1600 e poi visiteremo l’antico Monastero Cartesiano di San Giovanni Battista, dove nell’antica farmacia si possono acquistare i prodotti dei monaci. Per informazioni telefonare a Cristina Longo (3497271734), entro il 30 aprile. Mercoledì 19 maggio 2010 ore 15 Torneo di burraco a scopo benefico presso il Circolo Marina Mercantile di viale Miramare (iscrizione a coppie, 15 euro). Il ricavato sarà devoluto alla Comunità di San Martino al Campo (Don Mario Vatta) Martedì 8 giugno 2010 Presso il Circolo della Vela, Riva Grumula, ore 20 CENA e CONCLUSIONE dell’anno sociale L’INVITO E’ ESTESO A TUTTE LE SOCIE CON I MARITI, I MEDICI AMICI CON LE CONSORTI, LE AMICHE CHE CONDIVIDONO IL NOSTRO IMPEGNO. Il costo è di 45 euro a persona comprensivo di un contributo per le nostre iniziative di solidarietà.(LILT) Sarà un’occasione in più per dare sostanza al nostro impegno, per far conoscere la nostra Associazione e le nostre finalità. Telefonare a Emanuela Dobrina (3495259743) Cristina Longo (3497271734) entro il 30 maggio Maria Cristina Longo 29 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 30 RUBRICA SINDACALE Rubrica aperta ai contributi di tutte le organizzazioni sindacali mediche compatibilmente con lo spazio disponibile ….. DALLA CISL Medici Il percorso del Centro trasfusionale dell’IRCCS Burlo Garofolo e l’azione sindacale della CISL Medici Il rafforzamento della contrattazione decentrata, fortemente voluto dalla CISL in base all’accordo del 1993, accresce la possibilità di partecipazione sindacale in tema di contratti integrativi, produttività, risorse aggiuntive, orario di lavoro; l’applicazione é infatti arrivata anche nel pubblico impiego e i recenti rinnovi contrattuali hanno aperto una nuova stagione di impegno e preparazione costruttiva da svolgersi in tutti i luoghi di lavoro (alias aziende ospedaliere e territoriali). Viene ristrutturato il capitolo delle relazioni sindacali, che amplia il potere di trattativa del Sindacato anche con la regolamentazione del tavolo di Coordinamento Regionale. Tale “nuova filosofia contrattuale” della peculiarità e particolarità normativa ed economica della Dirigenza Medica e Veterinaria, strettamente connessa all’urgente necessità di raggiungere l’obiettivo di una organizzazione del lavoro più specifica ed attinente al buon funzionamento del Servizio Sanitario, viene infine integrata, con il CCNL 2008-2009, dalla gestione del rischio e della copertura assicurativa, dal codice disciplinare, dalla formazione e dalla verifica dei dirigenti. La CISL Medici rileva (come già scritto in un precedente articolo sul “Bollettino” n. 5, settembre-ottobre 2009) che molto spesso c’è impreparazione su questi temi e che il “sindacalismo” al tavolo contrattuale viene spesso interpretato da alcuni come utile impegno più per ricevere che per dare interpretazioni normative contrattuali, oppure per contrapporre slogan che alla fine conducono ad accettare comunque una proposta aziendale con modifiche poco significative. In questo contesto i nuovi modelli contrattuali prevedono invece per il Sindacato, una grande responsabilità, che è quella di costruire i piani aziendali, le prospettive di lavoro, di tutelare i propri iscritti, di accrescere la categoria. L’esempio della Medicina trasfusionale del Burlo (ex Centro trasfusionale secondo la vecchia dizione tuttora imperante) è emblematico. Nato con l’Istituto per l’Infanzia negli anni ’70 per l’inderogabile necessità di trasfondere neonati e seguire le problematiche dei pazienti oncologici in maniera adeguata, nei temi specifici delle exanguino-trasfusioni per immunizzazione materno-fetale, delle profilassi, del supporto trasfusionale piastrinico da aferesi, delle gestosi gravidiche che necessitano di plasma-exchange terapeutici, ne viene affidata la consulenza/responsabilità (come recitava l’atto, di dubbia legittimità), al primario del Ser- 30 vizio trasfusionale degli Ospedali Riuniti di Trieste. Il successivo primario rigetta tale responsabilità che viene affidata “ad interim” al primario del Laboratorio dell’IRCCS Burlo Garofolo, che istituisce all’interno del Centro trasfusionale un Modulo organizzativo di Aferesi e Produzione emoderivati. Le modifiche contrattuali del CCNL e la “vacanza primariale” del Laboratorio analisi per successivo pensionamento dirigenziale, portano ad un suo inserimento nel Dipartimento trasfusionale strutturale degli Ospedali Riuniti. Il decreto istitutivo non viene esposto all’albo dell’IRCCS Burlo Garofolo, ma solo a quello dell’Ospedale Maggiore. Il ricorso sindacale della CISL Medici al pretore del Lavoro per mancata informativa sindacale in materia così importante, non conclude il percorso: il giudizio diffida in sostanza il Burlo dal procedere a decretazioni senza informativa e consultazione sindacale, ma in sostanza, pur compensando le spese tra le parti, non sospende l’atto. Nel 2004 gli Ospedali Riuniti e l’IRCCS procedono alla parte attuativa dell’inserimento del Centro trasfusionale nel Dipartimento interaziendale e, su indicazione del referente all’Agenzia Regionale alla Sanità, che nel contempo è anche primario del Servizio Immunotrasfusionale degli Ospedali Riuniti e direttore del Dipartimento strutturale interaziendale, emanano un nuovo decreto. L’atto viene nuovamente impugnato dalla CISL Medici perché inserisce, in maniera indistinta, il Laboratorio Analisi (cui il Centro afferisce per personale e budget) nel Dipartimento Trasfusionale e non in quello di Medicina di Laboratorio. Causa ferma al Tar da allora (questi sono purtroppo i tempi della giustizia) e nuovo atto deliberativo che inserisce nel 2007 una ipotetica SSD (Struttura semplice dipartimentale, mai definita né assegnata) nell’Azienda mista Ospedaliero-Universitaria (alias Ospedali Riuniti). Ma sostanzialmente l’unità non esiste in quanto non definita per budget, organico, certificazione di qualità, accreditamento e atti assicurativi del personale. Le riflessioni che si possono trarre da queste brevi note sono di due tipi. La prima credo sia quello inerente le professionalità coinvolte e la difficoltà di dividere una materia di complessità eccezionale, o come oggi si suol dire oggi di “eccellenza”, cui provvedevano con entusiasmo sia i laureati del trasfusionale che quelli del laboratorio (antesignano facs-simile del neo-costituito C.U.V.- Centro Unico di Validazione dell’ASS2 che esegue gli esami di laboratorio dei donatori di sangue). Unitamente alle associazioni del volontariato che partecipavano all’attività con sostanziose donazioni strumentali: citofluorimetri, separatori cellulari, contaglobuli, cardiofrequenzimetri e pagamento di corsi di aggiornamento in centri specializzati. Vanno ricordate in particolare l’AGMEN, l’AVIS, la SWEET HEART. Le attività peculiari dell’Istituto per l’Infanzia riguardavano aferesi di cellule staminali in bambini di basso peso, donazioni “multicomponent”, lo studio dell’incompatibilità trasfusionale in bambini oncologici-trapiantati, la raccolta 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 31 e la criopreservazione di sangue midollare placentare, i plasmaexchange per malattie autoimmuni, la plasma-produzione. Tali argomenti andavano discussi con maggior ponderatezza prima di affidarne la responsabilità ad azienda che si dedicava prevalentemente alla raccolta di sangue per trasfondere adulti-anziani e che in pratica ne assorbiva l’attività (due sole sigle sindacali erano presenti al “tavolo” di consultazione sindacale). Compresa la richiesta di sostituire con idonea e moderna apparecchiatura non radioattiva il vecchio ma ancor attuale irradiatore al Cesio, presente nel sottoscala del Burlo per irradiare le sacche dei neonati e dei trapiantati, che vede coinvolto il personale del Burlo. La seconda riflessione, e la Cisl Medici se ne assume la responsabilità, è che gli ospedali ad alta specializzazione si fondano su servizi efficienti e consolidati. L’eccessivo numero di sigle sindacali (ora ridotto ad otto dall’”effetto Brunetta” (Dlgs 150/2009) vede spesso al tavolo sindacale la prevalenza di clinici, più esperti ed attenti alle problematiche loro ben note, che ai servizi di diagnosi. Pur di raggiungere l’obiettivo della costituzione del dipartimento trasfusionale le direzioni derogano sulla pronta disponibilità, sull’orario di lavoro e sulla mobilità medica, emanando alcuni provvedimenti di discutibile legittimità. La materia è invece ben disciplinata dalla sottoscrizione di accordi regionali condivisi dalle OO.SS e dal CCNL 20022005 (art. 17 e 18). Ricorsi e tentativi di conciliazione si sprecano; ma il nuovo contratto sindacale 2008-2009, appena siglato, cercherà di mettere un po’ di ordine anche sui fondi legati alle condizioni di lavoro, mentre il disegno legislativo sul governo clinico, che attualmente si sta dibattendo nelle aule parlamentari, ridefinisce l’organizzazione delle attività mediche e delle strutture operative. La responsabilizzazione sindacale verso le direzioni, che ben conoscono le modalità di affrontare i problemi che possono sorgere in sede extragiudiziale per obiettivi non raggiunti e valutazioni errate, dovrebbe essere più impegnativa e “studiata” anche nella creazione dei dipartimenti: manca tutt’ora l’attuazione dei regolamenti per farli funzionare (attualmente in discussione presso la XII Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati). L’auspicio che la CISL Medici vorrebbe fare a tutti ed anche a se stessa, è di maggior impegno in un serrato confronto con le direzioni non per non fare, ma per fare bene, cioè secondo CCNL che è legge dello stato. Non si ritiene ci possa essere altra maniera legittima per “costruire” un Dipartimento strutturale. Sergio Parco Riferimenti. 1.CCNL della dirigenza medica e veterinaria quadriennio 2002-2005 – parte normativa. 2.I contratti 2008-2009 per medici e dirigenti del Servizio Sanitario – Il Sole 24 ORE Sanità, 16-22 febbraio 2010. 3.Reg. Decr. N. 104/2007 IRCCS Burlo Garofolo, 12.6.2007: Trasposizione ricorso TAR FVG 4.Linee guida e appendice normativa richiamata nei contratti – CCNL 2002-2005, CISL Medici 5.Linee generali di indirizzo per lo svolgimento della contrattazione integrativa aziendale – ARS – FVG, 6 maggio 2009 6.Linee generali di indirizzo sulle materie previste dall’art. 9 del CCNL – ARS – FVG, 3 novembre 2005 ….. DALLA FIMMG Nuovo certificato telematico per la richiesta del riconoscimento dell'invalidità civile Nell'ambito dell'innovazione informatica introdotta dalla normativa sulla certificazione per il riconoscimento dell'invalidità civile, in data 12 febbraio 2010, si è svolto un incontro presso l' Ordine dei Medici di Trieste con la presenza di Responsabili Medici ed Amministrativi dell'I.N.P.S. della sede di Trieste, di un Medico presidente di commissione dell'A.S.S. n.1 “Triestina” e di Medici di Medicina Generale della F.I.M.M.G. operanti nella stessa Azienda al fine di condividere le modalità operative per la richiesta di visita collegiale domiciliare. Si è infatti ravvisata la necessità di rinnovare l'accordo operativo tra gli attori coinvolti, già concordato nella precedente riunione presso l'Ordine dei Medici in data 09 novembre 2005, in quanto la schematicità del certificato redatto per via telematica ne ha reso necessaria una revisione operativa. Pertanto, ribadita la centralità del Medico Curante, che è il miglior conoscitore del Paziente nella sua interezza, ai fini della richiesta di visita domiciliare, è stato condiviso il seguente elenco di motivazioni: 1) Paziente permanentemente allettato. 2) Paziente permanentemente collegato ad apparecchiature salvavita. 3) Presenza di barriere architettoniche. 4) Altro (con questo termine s'intendono cause, da descrivere brevemente in anamnesi, che possono, a parere del Medico Curante, rendere altamente difficoltoso o penoso il trasporto del Paziente presso la sede della Commissione Medica). Qualora il Soggetto rientri nella definizione di cui al punto 4 sarà cura dei Medici Legali delle Commissioni contattare il Paziente per verificare la necessità della visita domiciliare. Quindi in caso di effettiva intrasportabilità sarà sufficiente compilare l'apposito certificato e segnalare in calce all'anamnesi se trattasi di paziente permanentemente allettato, se di paziente permanentemente collegato ad apparecchiature salvavita, se vi sono barriere architettoniche o se il soggetto rientra nella tipologia definita da “altro”. Si ribadisce che l' intrasportabilità non va mai certificata quando si abbia notizia od evidenza che il Paziente esca di casa per svolgere gli atti quotidiani della vita ovvero per mera comodità di parenti o altri assistenti la persona. Tiziano Catanzaro Maurizio Spedicati 31 0102 2010:Layout 1 28-05-2010 12:24 Pagina 32