Il numero di Luglio 2009

Transcript

Il numero di Luglio 2009
La Redazione risponde
Riscatto agevolato,
primi segnali
di una inversione
di tendenza
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
A pagina 5
anno XV - n° 7
Luglio 2009
periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro Studi padre Flaminio Rocchi
Europa, c’eravamo
tanto odiati
Le elezioni per il Parlamento europeo hanno registrato un tasso di
assenteismo mai verificatosi prima, sopra il 40%. E sono aumentati di consistenza i partiti euroscettici, come la nostra Lega, o quelli apertamente antieuropeisti come il partito di Wilders in Olanda, le destre fiamminga e vallona
in Belgio, i due partiti austriaci che rivendicano l’eredità di Haider, il British
National Party in Gran Bretagna, il fronte di Le Pen in Francia. E non sono
soltanto frange di destra xenofoba, ma anche di sinistra estrema, che accusano la UE di essere strumento della globalizzazione capitalista.
Le ragioni dell’assenteismo sono tante e riconosciute un po’ da tutti: le
scarse competenze funzionali del Parlamento di Strasburgo, la
burocratizzazione dei centri decisionali di Bruxelles e il loro conseguente
deficit di rappresentatività democratica, ecc. ecc. La crisi economica e finanziaria e il rincorrersi di misure di contenimento adottate dai singoli Stati
in quasi totale libertà, a esclusiva difesa di interessi nazionali, non fanno che
aggravare una disaffezione già in atto.
Ma quanto incide sulla crisi di fiducia nell’Unione il nazionalismo persistente in alcuni Paesi, specie in quelli ex-comunisti, e il localismo montante
un po’ ovunque?
Tavolo Governo-Esuli, la riunione dell’11 giugno
Trattative in corso per la restituzione dei beni
Manca una risposta sull’indennizzo equo e definitivo
Il comunicato congiunto delle Associazioni
Al Tavolo di coordinamento
Insoddisfazione, invece, è staGoverno- Associazioni degli Esuli,
ta espressa sulla mancata risposta
svoltosi l’11 giugno 2009 a Roma
da parte del Ministero delle Finanerano presenti la FederEsuli nella
ze circa un provvedimento definipersona di Renzo Codarin e le sei
tivo sugli indennizzi dei beni perassociazioni: Associazione delle
duti, pur prendendo atto dell’imComunità Istriane con Lorenzo
pegno annunciato di attivare un
Rovis, ANVGD con Lucio Toth, Litavolo tecnico sul punto e di combero Comune di Fiume con Guipletare entro l’anno i pagamenti
do Brazzoduro, Libero Comune di
della legge 137/2001.
Pola con Argeo Benco, Libero CoParticolare attenzione è stata
mune di Zara con Renzo de’
rivolta alla esigenza di assicurare
Tavolo di coordinamento, convocate
Vidovich e Unione degli Istriani
l’osservanza della normativa a tucon Massimiliano Lacota, nonché l’11 giugno a Palazzo Chigi (nella foto) tela degli esuli nel passaggio delle
la FederEsuli e le altre associazioni,
gli esperti prof. Giuseppe de
case popolari dal demanio statale
che hanno espresso insoddisfazione per
Vergottini, l’avvocato Vipsania le mancate riposte in tema di indennizzi a quello dei comuni in tutte le reAndreicich e Silvio Stefani.
gioni.
Le associazioni hanno manifestato la loro soddisfaÈ stato anche chiesto e concordato un incontro con il
zione per quanto riguarda le assicurazioni del Governo Ministero della Pubblica Istruzione, on. Gelmini, per cosul problema delle trattative italo-croate per la restituzio- ordinare l’azione formativa nelle scuole sui temi del conne dei beni, sulla copertura previdenziale delle persone fine orientale e dell’Esodo giuliano-dalmato.
che hanno sofferto internamento nei campi di concenRoma, 11 giugno 2009
tramento jugoslavi, sul problema della cittadinanza e dei
documenti anagrafici, sulla conservazione dei cimiteri
Per la FederEsuli erano anche presenti il Segretario
italiani.
generale Giorgio Varisco e l’avv. Francesca Briani.
Si può richiederlo alla Sede nazionale ANVGD
Bruxelles, la sede del Parlamento europeo
di Lucio Toth (segue a pagina 2)
FederEsuli,
conferenza stampa a Trieste
L’appuntamento dell’11 giugno presso
palazzo Chigi è stato presentato il 4 giugno
scorso durante una conferenza stampa svoltasi in una sala del Grand Hotel Duchi
D’Aosta a Trieste. Ad incontrare i giornalisti
sono stati Renzo Codarin, presidente della
Federazione delle Associazioni degli Esuli,
affiancato da alcuni dei massimi esponendella FederEsuli
ti delle Associazioni che aderiscono alla Nell’agenda
il varo di un provvedimento
Federazione, Lorenzo Rovis, Guido che preveda indennizzi equi
Brazzoduro e Renzo de’Vidovich. […] È per i «beni abbandonati»
stato Renzo Codarin a relazionare su alcuni punti fondamentali, quali la scuola che rappresenta un momento di
sensibilizzazione della realtà sociale sulla storia e la realtà del popolo esule
in Italia e nel mondo. Tra gli altri punti, ha voluto porre l’accento sulla restituzione dei beni ancora in libera disponibilità.
E a proposito ha ricordato gli ultimi incontri con il Ministro agli Esteri,
Franco Frattini, che prossimamente porterà la tematica all’appuntamento
con il Governo croato.
Segue a pagina 5
In a new book, citizens of Pola,
Fiume and Zara tell the stories of their flight
from Tito’s ethnic cleansing
In english language to page 14
En un libro los testimonios de los ciudadanos
de Pola, Fiume y Zara
en fuga de la limpieza étnica de Tito
En lengua española en la página 15
Poste Italiane SpA - Spedizione in
Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in
L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma
Un francobollo di Poste Italiane
ricorda Giovanni Palatucci
ultimo Questore di Fiume,
«giusto fra le nazioni»
Giovanni Palatucci,
ultimo Questore di Fiume
italiana, ha il suo francobollo rievocativo: è uscito il 29 maggio, per il centenario dalla nascita. Riproduce la figura e la firma del questore, quell’autografo che permise a tanti
sventurati di salvarsi.
Palatucci partecipò al
14° corso di Polizia e fu
inviato a Genova come
vicecommissario di PS.
Dal novembre 1937, quando fu assegnato all’ufficio
stranieri della Questura di Fiume, si prodigò nell’aiutare migliaia di perseguitati, specie ebrei, assicurando loro
permessi speciali, attivando azioni di depistaggio, organizzando fughe verso centri italiani meno esposti alle
leggi razziali.
Come al campo per internati civili di guerra ubicato
a Campagna, dove era vescovo suo zio, mons. Giuseppe Maria Palatucci.
In tal modo, il martire testimoniò gli ideali in cui
fermamente credeva; vi restò fedele fino ad essere deportato nel campo di sterminio di Dachau (dove divenne il numero di matricola 117.826) e, a soli 36 anni,
compì il suo olocausto.
Nel 1995 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro Gli ha conferito la medaglia d’oro al merito
civile.
La Chiesa cattolica lo ha riconosciuto «venerabile».
Da parte sua, Israele lo ha proclamato «giusto fra le
nazioni».
(fonte «Vaccari News»
su segnalazione di Ferruccio Calegari)
Segue a pagina 2
A Roma, al Quartiere Giuliano-Dalmata,
unica serata con due protagonisti del teatro
e della letteratura contemporanei
Leo Gullotta legge l’Istria
di Anna Maria Mori
Il ricavato alle famiglie di origine giuliana
colpite dal terremoto dell’Abruzzo
L’attore di teatro e
cinema, Leo Gullotta,
protagonista tra l’altro
della fiction Rai sulle
Foibe «Il cuore nel pozzo» nel ruolo di Don
Bruno, reduce dai successi della stagione teatrale con «Il piacere
dell’onestà» di Pirandello, sarà protagonista
di un evento-spettacolo unico e straordinario il prossimo 22 settembre al Quartiere
Giuliano-Dalmata di
Roma, presso il Teatro
San Marco (Piazza
Giuliani e Dalmati).
La lettura teatrale di
alcuni brani della scrittrice istriana Anna Maria Mori, tratti dai libri
Bora (scritto con Nelida Milani) e Nata in Istria, farà da
sfondo ad una rievocazione storica voluta dallo stesso
Gullotta dopo l’assegnazione del Premio Internazionale
del Giorno del Ricordo, e organizzata dalla Sede centrale
dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia,
in collaborazione con la Bottega Teatrale San Marco.
Il ricavato della serata (20 euro ad ingresso) sarà destinato ad un progetto di sostegno alle famiglie di origine
giuliano-dalmata residenti a L’Aquila e colpite dal recente
terremoto, anche in questo caso per espresso desiderio dell’attore.
L’appuntamento è per le 21.00 di martedì 22 settembre 2009. Le prenotazioni sono già aperte: potete inviare
una mail a [email protected] o chiamare l’Anvgd allo
06.58 16 852 nei giorni feriali dalle 10.00 alle 13.00.
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DIFESA ADRIATICA
Luglio 2009
fatti e commenti
continua dalla prima pagina
Europa, c’eravamo
tanto odiati
Che ci sia un sentimento di appartenenza alla propria comunità nazionale e un bisogno di difesa di questa identità è una reazione naturale e
benefica. L’appartenenza a una comunità è parte essenziale dell’identità
della persona. Ma oggi rischia di diventare una nuova barriera tra i popoli,
tra le famiglie, tra le persone.
Anche nel nostro piccolo, nell’area del confine orientale, le divisioni
non sembrano ancora attenuarsi. Anzi sotto certi aspetti si acuiscono, come
se le nuove generazioni venissero educate – per quel poco che si può ancora educare – a nutrire sentimenti di ostilità verso il vicino o il conterraneo
che parla una lingua diversa.
Certo i segnali sono contrastanti. A vedere i libri di scuola e la cultura
ufficiale di Stato, in Slovenia e in Croazia, non si fa che alimentare una
disconoscenza della realtà plurale dei territori tolti all’Italia e acquisiti dopo
la seconda guerra mondiale. Lo Stato italiano viene dipinto con i colori più
foschi e identificato tout court con il regime fascista. Si confonde volutamente
e maliziosamente la situazione di diritto derivante dai Trattati di Rapallo e di
Roma del 1920-’24 con l’occupazione militare della Iugoslavia nel 1941.
Con l’avvento del regime comunista sarebbe iniziata per l’Istria e per Fiume
un’epoca di felicità mai vista prima! Secoli di appartenenza dell’Istria e della
Dalmazia alla Repubblica veneta vengono omessi o identificati con una
forma di oppressione colonialista sulle popolazioni autoctone slave. E dalla
disinformazione all’aperta menzogna il passo è breve.
Cosicché un giovane sloveno o croato che cammini per Capodistria, per
Pola, Zara o Parenzo, non sa a chi attribuire le incontestabili bellezze artistiche di queste città, le loro ricche biblioteche, dato che italiane non lo sarebbero mai state e Venezia altro non avrebbe fatto che defraudarle di denaro e
di uomini per le sue guerre.
Sarà ben difficile costruire un’identità europea su nazionalismi fomentati con tanta superficialità e miopia. Il caso della controversia di confine tra
Slovenia e Croazia ne è un esempio. Cosicché non ci si può stupire se per
un europeo occidentale la Balcania cominci a Trieste e di li in poi storia e
geografia risultino indecifrabili.
Si potrebbe obiettare che anche i Paesi baschi, o quelli catalani, o il
conflitto fiamminghi-valloni o cattolici-protestanti in Irlanda del nord non
sono dei grandi esempi di comprensione reciproca. Ma almeno lì le Foibe
non ci sono state.
Per noi, esuli italiani dall’Istria, dal Quarnero e dalla Dalmazia, che abbiamo pagato di persona gli odi di frontiera, è assai triste dover constatare
che alle nostre aperture non sempre corrisponda altrettanta capacità di ascolto
da parte slovena e croata. Sapendo di aver ragione e di avere la verità storica
dalla nostra parte, continueremo in questa azione, costi quel che costi.
Qualche segnale positivo ogni tanto arriva. Ad esempio nella campagna
elettorale in Istria l’esigenza di raccogliere consensi tra gli elettori di lingua
italiana ha indotto i partiti, e non solo la Dieta Democratica, a fare propaganda nella lingua di Dante. Tanto può il metodo democratico – di contare
le teste anziché romperle – laddove non arrivano le leggi sul bilinguismo,
che regolarmente non vengono applicate.
Ma quanta fatica per aprire un asilo italiano a Zara, anche quando le
gente lo richiede!
Lucio Toth
continua dalla prima pagina
Si può richiederlo alla Sede nazionale ANVGD
Un francobollo di Poste Italiane
ricorda Giovanni Palatucci
ultimo Questore di Fiume,
«giusto fra le nazioni»
La Sede nazionale ANVGD ha predisposto, come ormai di consueto, un
accordo con Poste Italiane per la diffusione degli articoli filatelici legati a
Palatucci.
Sono disponibili, su ordinazione:
- il francobollo semplice
da 60 centesimi
- la cartolina affrancata a 1,12 euro
- la tesserina con francobollo a 1 euro
- il folder completo a 10 euro.
Si possono ordinare gli articoli via
mail a [email protected] , via telefono o fax
allo 06. 58 16 852 o tramite l’apposita
sezione del nostro sito destinata agli ordini di materiale.
I costi sono quelli di listino di Poste
Italiane, senza alcuna maggiorazione:
l’ANVGD infatti non beneficia di alcun margine d’introito. Viene aggiunto solo un piccolo contributo di 2 euro per la spedizione. Insieme al materiale inviato, è allegato il bollettino già compilato per il pagamento presso qualsiasi Ufficio postale.
L’Anvgd, tormento
dell’Unione degli Istriani
«I problemi degli altri» s’intitola una rubrica del periodico dell’Unione degli Istriani aperta, pare, espressamente
per occuparsi, nei modi e nei toni che leggerete di seguito,
dell’Anvgd, definita «al collasso» nel penultimo ultimo
numero edito, datato marzo-aprile 2009. E il sottotitolo recita: «Peggiora la gravissima crisi interna dell’associazione,
annullata nella schiacciante oligarchia di un triumvirato
d’altri tempi». L’associazione triestina si è autoattribuita il
supremo compito di vigilare sulla vita interna dell’Anvgd,
così come i pasradan degli ayatollah vigilano sul buon costume islamico degli iraniani.
E il numero successivo, di maggio-giugno, torna
sull’Anvgd, rinnovando strali ed accuse, queste ultime –
come sempre – totalmente generiche e mai suffragate, ovviamente, da alcun riscontro oggettivo.
A beneficio ed edificazione (si fa per dire) dei nostri
Lettori riportiamo alcuni stralci significativi del testo apparso sul numero di marzo-aprile dell’“Unione degli Istriani”,
perché ne possano apprezzare lo stile e la qualità dei contenuti.
«Su queste pagine avevamo già denunciato, a seguito
di oltre un centinaio di richieste di intervento pervenuteci
da altrettanti associati dell’Anvgd residenti in Italia ed all’estero, la cattiva gestione dell’associazione da parte dei
vertici costituiti da un gruppuscolo di persone, da anni
inamovibili dalle poltrone di comando anche della decomposta Federazione. Rispetto ad alcuni mesi fa le cose sono
davvero peggiorate, a tal punto che alcuni comitati sono
stati pesantemente minacciati dalla presidenza nazionale
soltanto per aver osato contraddire e criticare progettualità
e sistemi di conduzione propri di apparati totalitari di
staliniana memoria. […]
Finalizzata l’erogazione dei fondi, la sede centrale
dell’Anvgd nelle persone dei noti triumviri, con metodi da
“pizzinari” che sembrano ricordare le più efferate associazioni a delinquere di stampo camorrista, ha tempestivamente scippato i danari alle strutture periferiche rubando ai
poveri per dare ai ricchi. […] La gestione personalistica ed
interessata a suo tempo denunciata dall’Unione degli Istriani
in seno alla Federazione degli Esuli ha così trovato, qualora
qualcuno ne avesse avuto ancora bisogno, una ulteriore
cartina di tornasole.
[…] Considerando la necessità di informare tutti gli esuli
di quello che accade nel nostro mondo, a quindi anche
coloro che tramite l’abbonamento a Difesa Adriatica nulla
di tutto ciò potranno leggere, crediamo di portare un ulteriore contributo di onestà, correttezza, trasparenza, legalità, rettitudine ed integrità, a favore di tutti noi, che di disgrazie e di tragedie causateci dagli altri ne abbiamo a sufficienza e non ne vogliamo da taluni autoproclamatisi nostri
“rappresentanti”».
Questi alcuni passaggi dell’“Unione degli Istriani”.
Questa associazione, che da lungo tempo ha dichiarato
aperte le ostilità senza risparmio di colpi nei confronti
dell’Anvgd e della FederEsuli, ricorre puntualmente allo strumento dell’intolleranza e delle offese personali, avendo
ormai ampiamente oltrepassato il livello di guardia: quel
livello che nelle persone equilibrate è regolato dalla percezione della misura, dai limiti imposti dalla civile convivenza e dalla credibilità dei comportamenti. Il tono e i contenuti di questo – come di altri interventi ai quali l’Unione
degli Istriani ha consegnato da tempo tutta la sua ragione
d’essere – supera ogni limite di decenza.
Nessuno è così ingenuo da non immaginare, dietro
questi comportamenti, una studiata strategia volta a screditare e forse ad indebolire – soprattutto verso l’esterno – le
altre associazioni della Diaspora. Nessuno inciamperà né
cadrà nella misera rete tanto accanitamente tessuta. Registriamo soltanto.
Per quanto riguarda “Difesa Adriatica”, che svolge –
come attestato dai suoi abbonati – un ruolo informativo e
connettivo di primaria rilevanza grazie alla linea seguita e
ai suoi volenterosi collaboratori, la denigrazione dell’associazione triestina ci lusinga: ci sentiremmo in grave imbarazzo se ce venisse una qualche attestazione diversa. Come
di consueto, gli strali dell’Unione degli Istriani vorrebbero
raggiungere anche “Difesa Adriatica”, che evidentemente
dà molto disturbo e vero tormento all’associazione triestina. E come di consueto la nostra testata viene accusata di
aver scritto…ciò che non è mai stato scritto, né mai è comparso sulle sue colonne. Perché mai, dicasi mai, l’Unione
ha precisato su quale numero, di quale anno, con quale
titolo e con quali precise parole siano apparsi gli articoli
che ci attribuisce. Citare con precisione, prego, se si è in
grado. Ma non lo si è.
È una tattica risibile, un vuoto di contenuti, una
reiterazione che ci fanno pena. Si tenta di screditare, ma ci
si scredita da soli. Un giochino che fa parte evidentemente
di una più ampia strategia , che non sfugge a nessuno.
Ripetiamo comunque che tanto “interesse” ci lusinga –
anche se alla fine ci annoia proprio.
Dal canto suo la Segreteria nazionale Anvgd, ha emesso la seguente nota, nella quale si legge, tra l’altro:
«In riferimento a quanto pubblicato sul numero di marzo-aprile del periodico Unione degli Istriani, la Segreteria
nazionale precisa che: questa Segreteria non ha alcun riscontro sul «centinaio di richieste di intervento» che sarebbero pervenute all’Unione degli Istriani; nella documentazione presente agli atti, a questa Segreteria non risulta alcuna missiva di minaccia della Presidenza nazionale a rappresentanze o dirigenti dell’Associazione; […] agli atti
di questa Segreteria risulta che la legge regionale lombarda
per il finanziamento delle attività culturali legate alla nostra
storia, sia stata emanata con il concorso di più dirigenti
dell’Anvgd e il sostegno della Presidenza nazionale; non
risulta a questa Segreteria che fondi provenienti dalla legge regionale lombarda siano destinati alla Sede nazionale
Anvgd; in base alla copiosa corrispondenza che giunge
quotidianamente alla Sede nazionale Anvgd, non risulta
alcuna «ondata di indignazione fra gli Esuli»; non risulta a
questa Segreteria che la cassa della Sede nazionale detenga «denari sottratti ad altri»; non risulta a questa Segreteria che i dirigenti Anvgd siano «autoproclamati», ma i dati
di tutte le cariche associative sono corredati da risultati elettorali che partono dalla base degli associati (assemblee provinciali), dalle votazioni per le elezioni delle Consulte regionali, dal Congresso nazionale al quale hanno diritto di
voto tutti i Comitati provinciali, nessuno escluso».
La dialettica democratica, per quanto vivace, deve
mantenersi ben all’interno del rispetto delle persone e della loro onorabilità: una regola essenziale, che distingue la
civiltà del confronto dalla piazza becera, che lasciamo
volentieri libera per chi la voglia occupare, per quali fini
non ci interessa e non ci riguarda.
p. c. h.
Slovenia, insufficiente
la tutela della comunità italiana
La tutela della minoranza italiana
in Slovenia è tutt’altro che soddisfacente. È quanto emerge dai rilievi dell’Unione italiana e dalla Comunità
autogestita costiera della nazionalità
italiana sull’attuazione delle disposizioni in materia appunto di tutela delle minoranze nazionali. Il documento preparato dalle due istituzioni
minoritarie – richiesto in periodicamente a Lubiana dal Consiglio d’Europa – descrive il divario, spesso ampio, tra la normativa e la loro effettiva applicazione.
L’opinione pubblica slovena, si
legge tra l’altro nel documento, non
è sufficientemente sensibile al problema della non discriminazione su
base nazionale, per cui è in aumen-
bilinguismo visivo, con episodi di
imbrattamento sia di tabelle segnaletiche stradali, sia di alcune scuole».
Mancano, si legge ancora, adeguati
to, specie nei blog della rete, il «lin- strumenti tesi a preservare, tutelare e
guaggio ostile» e sono in aumento «fe- promuovere l’identità storica, culturanomeni di intolleranza verso le istitu- le, etnica e linguistica del territorio di
zioni della CNI e le espressioni di insediamento della Comunità italiana,
si assiste a «tentativi di restringere
l’ambito e l’obbligo dell’educazione
bilingue», è in corso una «lenta ma
progressiva riduzione dell’ampiezza
di trasmissione dei programmi italiani della Radiotelevisione di
Capodistria», e si «registra l’assoluta
carenza nell’applicazione delle disposizioni inerenti il bilinguismo». Il
documento è stato inviato al goverLargamente insufficiente la reale tutela della no sloveno.
Per discutere dei problemi solleminoranza italiana nell’Istria oggi slovena.
Lo denuncia un documento ufficiale prodotto vati la CAN ha chiesto un incontro con
il premier Pahor.
dall’Unione Italiana e dalla Can
(nella foto, la Loggia di Capodistria)
Red.
Luglio 2009
3
DIFESA ADRIATICA
fatti e commenti
L’edizione 2009 di «èStoria»,
festival internazionale giunto a Gorizia
alla sua quinta edizione dal 22 al 24
maggio, ha visto confrontarsi davanti
ad un attento pubblico storici e studiosi, scrittori e giornalisti, artisti e testimoni del passato, italiani e non. Tre
giorni di incontri, dibattiti, conferenze, interviste, lezioni, sul tema «Patrie»,
per riflettere su aspetti storici,
geopolitici, antropologici e sociali che
vincolano le comunità umane ai luoghi di origine e per esaminare i significati e le implicazioni di termini quali
identità, cittadinanza, nazionalità.
Le vicende della Venezia Giulia e
della Dalmazia hanno trovato spazio
all’interno del cartellone di «èStoria »
2009 grazie al dibattito dal titolo «Una
storia spezzata: gli italiani della costa
orientale dell’Adriatico» al quale hanno preso parte Corrado Belci, Piero
Delbello, Anita Forlani, Egidio Ivetic,
Roberto Spazzali e Lucio Toth. La riflessione è stata ampia, come ampie e
diverse le prospettive delineate da ciascun relatore. In evidenza l’esodo della
popolazione italiana e la condizione
di subalternità e di costrizione nella
quale si ritrovarono coloro che rimasero sotto il nuovo regime jugoslavo.
Un dibattito a tutto tondo, che ha
posto in risalto sia il riavvicinamento
tra esuli e comunità italiane in Istria,
Quarnero e Dalmazia, sia la ripresa
della cultura italiana nell’Adriatico
orientale superato il grave declino registrato negli anni Ottanta. Messo in
luce anche il ruolo delle nuove generazioni che, di qua e di là del mare,
ripensano oggi le proprie radici: il che,
ha auspicato il prof. Spazzali, possa
servire a ricostruire una «patria dello
spirito». Spazzali ha sottolineato come
la Jugoslavia di Tito abbia perseguito
due obiettivi: allontanare dai territori
di antico insediamento la popolazione di origine latino-veneta e favorire
«èStoria» 2009,
il confine orientale
al festival di Gorizia
Il prof. Roberto Spazzali
l’immigrazione sulle coste istriane e
dalmate dalle regioni jugoslave continentali, in modo da snaturare completamente la composizione etnica delle
regioni alto-adriatiche. «Queste popolazioni – ha detto il prof. Spazzali –
hanno avuto in eredità monumenti e
storia romano-veneti senza conoscerne neppure la provenienza».
Toth: «è tempo di riconoscimento
di verità storiche»
Per questa ragione, ha ammonito
Lucio Toth (presidente nazionale
ANVGD) è indispensabile che «non si
dimentichino le radici latine di quella
frangia di italianità che va da Gorizia
alle Bocche di Cattaro», e che più «che
difendere si alimenti la cultura italiana» in quelle terre. Egli ha quindi ricordato come la relazione tra esuli e
comunità italiane oltreconfine conver-
gano verso la difesa della cultura italiana in Istria, Fiume e Dalmazia: è
«necessario difendere quell’italianità
rimasta tuttora ed alimentare nei giovani il collegamento tra coloro che risiedono in altri Paesi del mondo e coloro che sono rimasti» ha soggiunto
Toth, che ha proseguito: «L’Europa di
oggi sta affrontando flussi migratori di
proporzioni inaspettate da altri continenti.
Le città europee dovranno quindi
risolvere problemi di integrazione di
migliaia di persone con culture lontane e valori diversi dai nostri. In questo
quadro vanno riviste con umiltà e realismo le prospettive di convivenza nei
territori plurali dell’Alto Adriatico di
culture secolari come quelle italiana,
slovena e croata che hanno radici comuni.
Memorie dell’esodo,
da una riva all’altra dell’Adriatico
L’ampia memorialistica sulle vicende delle terre e delle popolazioni italiane ai confini orientali durante e dopo
il secondo conflitto mondiale conosce un nuovo capitolo con il saggio di
Giuseppe Dicuonzo, da alcuni anni
responsabile della Delegazione provinciale di Barletta dell’ANVGD. Non si
può, a ragion veduta, parlare di una
testimonianza diretta, dal momento
che l’Autore è nato a Pola nel 1944 da
madre istriana e da padre barlettano,
e che a soli due anni, nel 1946, ha
attraversato con i genitori l’Adriatico
per raggiungere prima Ortona a Mare
e poi la città pugliese. I ricordi delle
ansie, della tragedia che colpì tanti
connazionali, delle privazioni non
possono dunque essere di prima
mano, ma sono quelli dei racconti
Centro Ricerche Storiche di Rovigno,
il nuovo volume di «Atti»
presentato a Dignano
Palazzo Bradamante, sede della
Comunità degli Italiani di Dignano,
ha ospitato la presentazione di una
nuova pubblicazione collettanea del
Centro di Ricerche Storiche di
Rovigno, introdotta dal prof. Fulvio
Salimbeni (Università di Udine), cui
è seguito l’intervento di Diego Redivo,
che ha reso omaggio alla memoria
dello storico Giulio Cervani, scomparso nel 2008. Diversi gli argomenti dei saggi compresi in questo volume, il 38esimo della Collana degli
«Atti», tutti distinti, ha rimarcato il
prof. Salimbeni, da rigore scientifico
e ampiezza di impostazione.
Rovigno, la sede del Centro di Ricerche Storiche (foto www.crsrv.org),
che ha appena pubblicato il 38.mo volume degli «Atti»
degli adulti, dai genitori ai conoscenti; eppure, per quanto indiretti, essi
hanno prodotto un forte impatto sull’animo di Dicuonzo e sulla sua
emotività. Si spiegano così le ragioni
di un saggio che, nonostante la premessa, costituisce pur sempre una testimonianza: di amore per la terra
materna, per la sua italianità, storica e
culturale prima ancora che politica, di
commossa partecipazione al dramma
dei tanti italiani gettati nelle foibe,
«Occorre rispetto reciproco nel
momento in cui chiediamo all’altro di
riconoscere il nostro punto di vista e
prendiamo atto del suo. Per il popolo
sloveno delle Alpi Giulie e del Litorale
lo Stato italiano unitario è stato visto
con il complesso di David e Golia: cioè
come un colosso di decine di milioni
di abitanti che lo voleva schiacciare
contro le Alpi, privandolo della sua
identità. Ma allo stesso modo – ha
proseguito il presidente ANVGD – gli italiani della Venezia Giulia e della
Dalmazia hanno visto prima l’impero
austriaco e poi la Iugoslavia come
grandi Paesi che incombevano su di
loro, minacciando di cacciarli da una
striscia di terra dove si sentivano
autoctoni. La differenza è che il regime fascista fallì nel suo tentativo di
assimilazione forzata mentre il regime
comunista iugoslavo riuscì nella sua
operazione di pulizia etnica, arrivando quasi a cancellare la presenza italiana». Ed ha concluso: «non è tempo
di rivendicazioni etniche territoriali, ma
di riconoscimento di verità storiche che
i giovani devono sapere perché sono
costate dolore e sacrifici, esodi e sangue. Un esempio vivente è costituito
dai numerosi giovani della terza generazione degli esuli che attraverso
l’associazione “Giuliani nel mondo”
ogni anno vanno alla ricerca delle loro
radici in Istria, a Fiume e nella
Dalmazia. L’essenza della cultura romana e latina sono civitas, polis, legge e tali valori civili e culturali nella
loro totalità sono diversi dal concetto
di etnia legato a elementi prevalentemente genetici».
Il prof. Egidio Ivetic non ha nascosto le difficoltà che toccano oggi gli
italiani «rimasti»: «La vecchia cultura
croata e slovena del Regno di Jugoslavia e quella successiva della Federativa
jugoslava si presentavano come
antitetiche a quella italiana, nonostante
scomparsi nei campi di concentramento o costretti all’esodo, di ferma
denuncia dei troppi silenzi che per
decenni hanno cercato di occultare
una tragica realtà che sembrava dover
appartenere soltanto ai sopravvissuti e
con loro esaurirsi. C’è, nelle pagine del
libro, il riconoscimento di quanto la
quotidiana tenacia degli esuli e l’insorgere di mutamenti epocali abbiano potuto sollevare la coltre di quei
silenzi, a cominciare dall’approvazione, da parte della stragrande maggioranza del Parlamento italiano, della
legge n. 92 del 30 marzo 2004 sull’istituzione del Giorno del Ricordo.
C’è tuttavia, nel saggio di Dicuonzo,
anche la consapevolezza che quel così
L’Ungheria e l’Adriatico
Tre volumi sulle relazioni tra l’Italia e la cultura
La Comunità degli Italiani “Pasquale Besenghi degli Ughi” di Isola d’Istria
ha ospitato, lo scorso maggio, la presentazione degli Atti dei convegni di
studi internazionali «Mattia Corvino e
l’Italia: relazioni politiche, economiche e culturali» e «Italia e Ungheria
nel contesto dell’umanesimo
corviniano», curati da Gizella Nemeth
e Adriano Papo ed editi nel 2008 e
2009 nella collana degli “Studi
Historica Adriatica ac Danubiana”
dell’Associazione culturale Sodalitas
Adriatico-Danubiana.
La presentazione è
stata promossa dalla Società di Studi storici e geografici di Pirano in collaborazione con l’Associazione Culturale Italoungherese “Pier Paolo
Vergerio” e la stessa
Isola d’Istria, il bel Palazzo Manzioli,
formato da tre edifici,
i primi due dei quali del XVI sec.
Oggi è sede della Comunità degli Italiani
(foto www.ilmandracchio.org)
Gorizia, al festival «èStoria» 2009
le vicende del confine orientale
la funzione che la romanità e la
venezianità avevano esercitato sulla
nascita e costituzione di queste culture nazionali». Anita Forlani, scrittrice
e pubblicista, esponente della Comunità nazionale italiana di Dignano, ha
sottolineato con forza la funzione svolta dalle Comunità italiane che la stessa Italia per lungo tempo non ha curato adeguatamente.
Sergio Tazzer, curatore della trasmissione radiofonica RAI «Est-Ovest»
ha chiuso l’incontro.
Red.
La ‘copertina dell’edizione 2009
del festival goriziano
dedicato alla storia
autorevole e ampio riconoscimento
non possa rappresentare un punto di
arrivo, bensì la fase di avvio di un più
capillare processo di condivisione, sia
nazionale (e qui fondamentale è il ruolo della scuola come istituzione, come
insegnanti e come informazione), sia
internazionale, soprattutto nei rapporti con le entità statali sorte sul finire
del XX secolo ai confini orientali dell’Italia.
Al. S.
Giuseppe Dicuonzo,
Nato in rifugio.
Il polesano di Barletta,
Uni Service, Trento 2008,
pp. 118. Euro 12,00
Sodalitas adriatico-danubiana di
Duino-Aurisina.
Nella stessa sede è stato presentato il volume L’Ungheria contemporanea. Dalla monarchia dualista ai giorni nostri, di Gizella Nemeth Papo e
Adriano Papo (Carocci, Roma 2008).
4
DIFESA ADRIATICA
Luglio 2009
A dieci anni dalla scomparsa dello scrittore di Materada
L’Istria dolente e umana di Fulvio Tomizza
Sono trascorsi dieci anni dalla
scomparsa di FulvioTomizza, avvenuta a Trieste nel 1999. Era nato a
Giurizzani, frazione di Materada, nel
1935. La sua biografia si è dipanata
negli anni duri della contrapposizione
etnica ed ideologica che ferì tragicamente la sua Istria e la sua stessa persona, e che ha costituito, per tutta la
sua carriera di scrittore, il perno della
sua narrativa, la fonte prima della sua
ispirazione. La scrittura ha costituito
per questo autore lo strumento per
eccellenza della sua volontà di ritrarre
e di comprendere la complessità della storia e dei luoghi, animata sempre
da una profonda umanità di sguardo.
Con i suoi romanzi e racconti Tomizza
ha sviluppato una lunga riflessione
sulle relazioni tra i soggetti nazionali
presenti in Istria, microcosmo singolare di paesaggi umani e naturali con i
quali egli non ha mai cessato di fare i
conti. Con il romanzo d’esordio,
Materada, caratterizzato da un afflato
sociale e umano raro tra gli scrittori
contemporanei, l’esodo dell’intero
paese nel secondo dopoguerra diveniva racconto corale del destino del
piccolo centro istriano, dello
sradicamento dei contadini, dell’incertezza di una nuova e sconosciuta dimensione di vita che mai avrebbe potuto essere eguale. Della genesi di
Materada Tomizza rivelò: «la trama
mi si profilava netta in un crescendo
sostenuto dall’immaginazione. Il libro
mi uscì di getto. Nascosi i fogli nel fondo di una valigia per attraversare il
confine, poi il dattiloscritto arrivò sulla scrivania di Vittorini».
Molte le iniziative assunte per ricordarlo, ad iniziare dal convegno
itinerante «Forum Tomizza» svoltosi a
Trieste, Capodistria e Umago che è
valso a evidenziare i valori della sua
scrittura e della sua figura. In un lungo
commento apparso su “Il Gazzettino”
del 22 maggio 2009 («Le patrie perdute di Tomizza»), Ulderico Bernardi
lo ha così ricordato: «La morte di Fulvio
Tomizza ha costituito una perdita grave per l’Istria delle diversità. Nodo cruciale della sua ispirazione, vena memoriale che ha alimentato i battiti della sua feconda creatività, è stato il vincolo con l’Istria contadina, così prossima e così lontana dalle marine. Il
paese natale di Fulvio è a mezza via
tra Buje, alta sulle colline, e Umago,
affacciata all’Adriatico. I borghi tutto
Un giovanissimo Tomizza a cordiale colloquio con Lina Galli,
incontrata nella sua casa di Trieste
attorno sono stati sempre di lingua
mista, parlata veneta e dialetto croato.
Su di loro si sono abbattuti come
cataclismi politici i nazionalismi: italiano, durante il regime fascista, croato
con Tito e dopo. Dietro al furore ideologico hanno lasciato una scia di drammi umani, sofferenza, morte,
sradicamenti di esuli».
«Chi visita l’Istria – ha scritto con
finezza Bernardi – compie un pellegrinaggio di memoria, per i molti segni di patrie perdute che questa terra
conserva. Ma al tempo stesso avverte
la percezione di camminare lungo la
fresca via del mattino d’una umanità
che avrà in orrore le prigioni, etniche
o d’altro genere, mentre vive sommessamente ogni giorno la speranza tenace di aria nuova per le sue culture».
«Della sua terra d’origine faceva il
mondo. Nel cuore e nella mente,
Tomizza ripercorreva il filo delle migrazioni che avevano ripopolato spesso la sua terra. Dopo le pesti, dopo
tante scorrerie sanguinose delTurco nei
domini veneziani di Dalmazia, Albania e Grecia. Illirici slavi, veneti, greci
avevano rimpastato le loro vite, e costruito un’identità comunitaria che per
consolidarsi aveva bisogno di stabilire
“i confini con l’estraneità”».
«Tomizza è un autore che si legge
e si rilegge e che a ogni rilettura rivela
nuove sfaccettature – lo ha ricordato
Elis Deghenghi Olujic, docente di Letteratura italiana al Dipartimento di stu-
di in lingua italiana dell’Università di
Pola – I tratti realistici della sue opera,
che riportano sulla scena gli umili della terra, ci rimandano a Verga e a
Sciascia. E la sua amata Materada è
ormai divenuta per i lettori un luogo
simbolico, proprio come accade con
La mostra documentaria a Trieste
teggiare la figura di Tomizza, definito
«scrittore di frontiera» sin dal suo primo romanzo, Materada (1960). Un
autore che seppe assumere notorietà
nazionale e internazionale, entrando
nel gruppo di punta degli scrittori eu-
La copertina della prima edizione
del romanzo d’esordio, Materada
(1960), con il quale introduceva
il tema dell’esodo nella letteratura
italiana contemporanea
In questa cornice conflittuale, sospesa tra una radicata particolarità regionale e una identità faticosamente
costruita per negazioni, ci sembra si
compendia la personalità umanissima
di Tomizza, che ha dovuto e saputo
incarnare le infinite tensioni della storia scatenatesi sulla scena della sua
piccola, ma intensissima patria.
p. c. h.
Fortemente ancorata all’Istria contadina, l’ispirazione di Tomizza
«Fulvio Tomizza. Destino di frontiera»
Nel decennale della scomparsa
dello scrittore il Comune di Trieste ha
annunciato la prossima intitolazione
a suo nome dell’attuale Largo Giardino. Nel frattempo, Palazzo Gopcevich
ospita la mostra «Fulvio Tomizza. Destino di frontiera» (31 luglio-27 settembre 2009) mentre altri eventi collaterali
sono previsti per rendere omaggio all’opera e alla figura dell’autore che è
vissuto a lungo nel capoluogo giuliano.
La mostra intende ricostruire la
personalità dell’autore istriano, e la particolare sensibilità per il mondo contadino al quale sentiva, per molti versi, di appartenere. L’esposizione comprende documenti iconografici, manifesti di incontri e presentazioni, pagine manoscritte, pagine di giornali italiani ed esteri, importanti testimonianze di studiosi e recensori.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione delle iniziative triestine, l’assessore comunale alla Cultura, Massimo Greco, ha voluto trat-
la Recanati di Leopardi o la Regalpietra
di Sciascia».
Con La ragazza di Petrovia
(Mondadori, 1963) Tomizza tornava
sul tema dell’esodo, inserendovi gli
ambienti dei campi-profughi. Il bosco
di acacie (Mondadori, 1966) completava la “trilogia istriana” apertasi con
Materada. E ai temi istriani, rimasti
sempre centrali nella sua narrativa, lo
scrittore dedicò anche Dove tornare
(Mondadori, 1974), o Ieri, un secolo
fa (Milano 1985). Tutti testi, questi, nei
quali lo studioso, Sergio Campailla,
aveva già rilevato «il dramma di una
gente espropriata della propria terra e
costretta allo sradicamento». E di «un
mondo contadino sconvolto e messo
in discussione, nelle sue radici più lontane [...] da dolorosi eventi della storia» ha parlato Elvio Guagnini, che vi
legge «le trasformazioni di un mondo
contadino in cui si aprono contraddizioni e fratture tremende per sollecitazione di eventi storici e per una trasformazione generale di civiltà». Elementi, questi, riassunti nell’opera più
apprezzata, La miglior vita (1977), un
affresco corale di straordinaria intensità nella quale è ritratta e palpita l’anima dell’Istria.
ropei del periodo, anzi – ha sottolineato Greco – essendo anticipatore della dimensione europea di quest’area
e delle trasformazioni sociali e civili
che questa fetta d’Europa solo oggi sta
pienamente realizzando».
Storia e paesaggio istriani nelle sue pagine
Luglio 2009
5
DIFESA ADRIATICA
La Redazione risponde
Riscatto agevolato, primi segnali di una inversione di tendenza
A cura dell’Avv.
Vipsania Andreicich
Ho avuto notizia che in alcune città italiane gli enti che gestiscono gli alloggi di
edilizia residenziale pubblica hanno concesso, anche ai profughi assegnatari di alloggi
sulla base dell’art. 17 della Legge 137/52, la
possibilità di riscattare le proprie case alle
condizioni di miglior favore, ovvero applicando quale corrispettivo per l’acquisto un
prezzo pari alla metà del costo di costruzione.
Posso avere dei chiarimenti in merito?
Lettera firmata
In data 22 aprile 2009 l’Azienda Territoriale per l’edilizia residenziale della Provincia di
Venezia ha concesso ad un esule assegnatario
di un alloggio sulla base di quanto previsto
dall’art. 17 della Legge 137/52 la vendita di
tale alloggio alle condizioni di miglior favore
di cui alla Legge 560/93.
L’Ater della Provincia di Venezia ha ritenuto di dover applicare anche ai profughi
assegnatari di alloggi in base all’art. 17 della
Legge 137/52, basandosi sulle seguenti norme,
sentenze e decisioni:
- art. 45 L. 23.12.2000 n. 388 (cessione
in proprietà di alloggi e.r.p. di proprietà statale
nella Regione Friuli Venezia Giulia);
- Tribunale Civile di Bologna, sent.
14.5.2001: «[…] le disposizioni di miglior favore nella determinazione del prezzo si appli-
cano a tutti gli immobili destinati ai profughi in
forza della predetta legge (n. 137/52) e, quindi, indistintamente a quelli specificamente realizzati per essi, sia quelli loro assegnati in forza di riserva di aliquota sul complesso degli
alloggi ERP»; ovvero disposizioni valevoli non
solo «nella regione Friuli- Venezia Giulia»;
- Consiglio di Stato, Sez. IV, n. 1176/2005
(dimostra l’intenzione del legislatore di non
voler discriminare soggetti che abbiano ottenuto alloggi costruiti con fondi appositamente
destinati a tal fine da coloro che quegli alloggi
avevano ottenuti in forza delle riserve nell’assegnazione prevista in loro favore; contro, fu
proposto ricorso per revocazione, risolto dal
Consiglio di Stato, Sez. IV, 31.5.2007 n. 2859
«[…] il ricorso per revocazione va dichiarato
inammissibile»);
- Tar Campania, Napoli, Sez. I, Civile,
15.9.2005 n. 14592 (lo strumento della “circolare” non risulta idoneo all’immissione di precetti innovativi e quindi modificativi delle norme di rango superiore);
- Cassazione Sez. Unite; n. 23031 del
2.11.2007 (riguardo i pareri Federcasa, ove, ritenendo tali opinioni interpretative vincolanti,
si configura conflitto con la Carta Costituzionale);
- Corte d’Appello di Bologna, Sez. I Civile, sent. n. 1210 del 24 luglio 2008 (riconosciuto in capo ai ricorrenti il diritto di acquistare alle condizioni di miglior favore gli alloggi
agli stessi assegnati ai sensi dell’art. 17 della
Legge 137/52.
continua dalla prima pagina
FederEsuli,
conferenza stampa a Trieste
Un altro punto importante la definizione di una normativa che trasformi gli indennizzi in un processo equo e definitivo.
Si attende una legge in tal senso già nel 2010 quando, chiuso l’iter
avviato dalla Legge del 2001 che aveva fornito un indennizzo parziale,
si potrà finalmente procedere alla definitiva soluzione del contenzioso.
E, ancora, si sta risolvendo la situazione pensionistica dei deportati in
Jugoslavia anche con il recupero del pregresso dovuto.
Tutti e dieci i punti sono di fondamentale importanza – ha voluto
ribadire Lorenzo Rovis – ma alcuni, come la soluzione definitiva degli
indennizzi, porterebbero senz’altro all’interno dell’associazionismo la
necessaria tranquillità stemperando l’eccessiva passionalità che spesso
contraddistingue alcune prese di posizione. Ed ha voluto ribadire anche l’importanze del rapporto con la scuola, riportando i risultati dell’esperienza positiva svolta all’interno dell’Associazione delle Comunità Istriane di Seminari di formazione per insegnanti – grazie all’impegno di Chiara Vigini, ndr – per garantire la qualità e la giusta dimensione dell’approccio educativo. […]
Di case popolari, tematica che coinvolge il rapporto Stato-Regioni
ha parlato Guido Brazzoduro soffermandosi sulla necessità di far valere
ed applicare i criteri di priorità già previsti dalla Legge. Ma ha voluto
ribadire soprattutto l’importanza di dare continuità alla legge sul mantenimento della cultura degli Esuli, varata nel 2001, poi rinnovata nel
2004 e nel 2006 e che ora va rinegoziata affinché continui ad esistere
superando la tendenza ad apportare continui tagli che penalizzano la
vita associativa. Non soltanto, degli automatismi dovrebbero garantire
l’erogazione puntuale dei mezzi concessi che fino ad ora sono stati
inviati con ritardi pesanti che rallentano l’attività dei sodalizi e spesso
ne minano l’esistenza. Da rivedere, inoltre, le decisioni della Finanziaria 2008 che ha di fatto tolto la maggiorazione di 30 mila lire ai pensionati che ne avevano diritto.
Il cauto ottimismo espresso da Codarin è stato ripreso da Renzo de’
Vidovich proprio nell’ambito delle riflessioni sul rapporto tra Italia e
politica balcanica-politica adriatica. «Finalmente – ha detto – di fronte
all’esistenza di questa realtà, ovvero di un atteggiamento della politica
estera italiana in questo senso, possiamo riflettere sulle nuove prospettive anche in vista dell’allargamento dell’UE alla Croazia». […] E, alla
fine, una valutazione sull’atmosfera che ha interessato gli incontri preparatori al Tavolo: «sulle tematiche e loro soluzione esiste un’unità di
intenti – sottolinea de’Vidovich – trapelata chiaramente durante gli incontri di Roma. Le divisioni interne all’associazionismo possono riferirsi alle metodologie, non certo alle attese ed ai risultati finali».
Non solo il Governo, ha concluso Codarin, ma anche il Capo dello
Stato, Giorgio Napolitano, seguono molto da vicino le nostre vicende
sulle quali sono ben informati. […]
Rosanna Turcinovich Giuricin
(la cronaca integrale su www.arcipelagoadriatico.it)
Sulla base di tali argomentazioni l’Ater della provincia di Venezia ha ritenuto di rivedere
la propria posizione sostenuta in passato e tendente a negare a coloro che avevano ottenuto
l’assegnazione dell’alloggio sulla base dell’art.
17, e quindi ad applicare le condizioni di miglior favore anche agli alloggi rientranti nella
suddetta categoria.
Si rileva che la delibera dell’Ater di Ve-
nezia non può certamente ritenersi vincolante per gli enti che gestiscono gli immobili di edilizia residenziale pubblica nella altre province d’Italia, ma ritengo che tale inversione di tendenza in merito alla questione dell’applicazione delle condizioni di
miglior favore nella vendita degli alloggi
destinati ai profughi sia un importante segnale di apertura.
ELARGIZIONI E ABBONAMENTI
Questa rubrica riporta:
- le elargizioni a “Difesa Adriatica”
di importo superiore all’abbonamento ordinario;
- le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD;
- gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”;
All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine
alfabetico. In rispetto della normativa
sulla privacy non vengono citate le
località di residenza degli offerenti.
Ringraziamo da queste pagine tutti
coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le
elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’ ANVGD.
ABBONAMENTI
CON ELARGIZIONI
A “DIFESA ADRIATICA”
(ccp 32888000)
Le elargizioni si concentrano maggiormente tra fine e inizio anno, in
occasione del rinnovo dell’abbonamento. L’elenco comprende gli abbonati sostenitori o che hanno versato
comunque una quota maggiore dell’ordinario.
FEBBRAIO Abram Silvia € 40,
Andreuzzi Pietro € 50, Antonini
Ferruccio € 40, Benussi Paolo € 50,
Bianchi Mario € 50, Braico Mario €
50, Canzian Cecilia Clara € 60,
Capialbi Maria € 50, Cattich Gigliola
€ 50, Cattich Marlene € 50, Celli
Ennio € 50 in ricordo della moglie,
Cherubini Federico € 40, Chighine
Giuseppina € 50 in memoria di Libera Berdini infoibata, Corda Edwin €
60, D’Antignana Guido € 50, Dario
Enrichetta € 40 in memoria dei suoi
cari, Della Porta Antonino € 60 in
memoria di Aristide Della Porta e Arno
Devescovi, de Tonetti Maria Grazia €
50, Di Prampero Pietro Enrico € 50,
Draghicchio Ennio € 50, Drizzi Vittorio € 50, Duiella Matteo € 50, Falchi
Paolo € 50, Falcone Fulvio € 35,
Felluga Bruno € 50, Gagliano Epifa-
nia € 50, Garbelotto Renzo € 50,
Giachin Lauretta € 50, Giurco Zenone
Bruna € 35, Giurina Lucio € 60,
Goich Antonio € 50, Gollessi Lina €
35, Guarneri Raffaele € 50, Kniffitz
Wally € 50, Lemessi Maria Fiorenza
€ 50, Lonati Alessandra € 50, Marsi
Tullio € 50, Martinoli Don Nevio €
50, Maso Roberto € 35 in memoria
dei cari ed amatissimi nonni Rino Comici e Dinora Franchich, Menesini
Silvana € 50, Mihich Enrico € 40,
Milini Claudio € 50, Miotti Diego €
50, Nacinovich Loreta e Fiorentino €
100 in ricordo dei genitori Albino e
Angela Vosilla, Nicolich Vittorio € 50,
Palmich Maria € 50, Patelli Ermanno
€ 50, Pavich Vincenzo € 50, Pelletti
Giuseppe € 35, Perusco Vittoria € 50,
Rossi Della Mura Ginea € 40, Rudan
Testa Giovanna € 50, Russo Rosalia
€ 50, Saba Nerina € 50, Smoiver
Dolencz Anna Tatiana € 50, Sorgarello
Grazia Maria € 50, Springhetti Laura
€ 50, Superina Pietro € 50, Suran
Emilio € 50, Tagini Vincenzo € 50,
Tomasich Miro € 50, Varglien Aurelio
€ 35, Varglien Cuoghi Bruna € 50,
Verbano Lorenzo € 50, Verhovec Paolo € 50, Vezzil Benvenuto € 50, Virdis
Franzi Silvia € 35, Vlahov Romano €
50, Zanfabro Livia € 50, Zori Roberto
€ 50 in memoria fam. Bracco
Sidrovich, Zurich Vladimiro € 35.
ELARGIZIONI
ALLA SEDE NAZIONALE ANVGD
(ccp 52691003)
SETTEMBRE N.N. € 50, Schiaroli
Elio € 50.
OTTOBRE Famiglia Gherghetta
€ 100, Nesi Donata € 50.
NOVEMBRE Grunberg Schurzel
Romilda € 25 in memoria di Tellio
Cherin e Carla Maria Bulfoni, Maietta
Alfonso € 50 in memoria di Federico
Rasetschnig.
DICEMBRE Fontanot Nadia € 50,
Karumanchiri Polesini Luisa € 20,
Olovini Canaletti Immacolata € 40,
Tomassoni Eleuterio € 50, Treveri Laura € 30, Vianello Peterson Maria €
300.
GENNAIO Carcich Antonietta $
40, FrancinTocchio Alice € 10 in memoria di Elena Francin ved. Faresi,
Leoci Maria Rosa $ 50 in memoria del
fratello Giuseppe (Pino) Leoci (Fiume
1927 – Vancouver 2008.
FEBBRAIO Rocco Lucia $ 70,
Carloni Flood Annamaria € 60,
Nadalin Bruno e Ida $ 100.
ABBONAMENTI ORDINARI
A “DIFESA ADRIATICA”
(ccp 32888000)
Il rinnovo degli abbonamenti si
concentra maggiormente tra fine e inizio anno, quando i lettori ricevono
insieme al giornale il bollettino postale precompilato. L’elenco comprende
solo coloro che hanno versato la quota ordinaria di abbonamento.
FEBBRAIO Anzalone Fabrizio,
Apollonio Giacomo, Apollonio Maria,
Argentini Livio, Augenti Silvio Mario,
Balanzin Lidia, Baratto Mirella, Barberi
Giorgio, Bassanese Fabio Roberto,
Bassanese Laura, Battellino Ida,
Battestin Paolo, Battistini Marisa.
Segue nel prossimo numero
Indennizzi, sul prossimo numero
le sedute di giugno 2009
La sintesi delle sedute di giugno 2009
della Commissione interministeriale
per gli indennizzi sarà pubblicata
sul numero di agosto-settembre di “Difesa”
6
DIFESA ADRIATICA
Luglio 2009
dai comitati
COMITATO DI ANCONA
Dopo la lapide apposta il 10 febbraio 2007 alla Facoltà di Economia,
ex caserma “Villarey”, primo luogo
d’accoglienza per i profughi dell’altra
sponda, e dopo la recente
intitolazione agli Italiani di Istria Fiume e Dalmazia della scalinata che
collega Via Trieste con Via Podgora, lo
scorso 22 aprile è stato inaugurato un
altro monumento a ricordo dell’esodo giuliano dalmata nella città di
Ancona. “Monumento” nel vero significato della parola: un «segno che fu
posto e rimane a ricordo di una persona o di un avvenimento», «una testimonianza lasciata intenzionalmente
alla posterità da una generazione o da
un singolo individuo».
In questo caso è all’Accademia
Mediterranea ed alla sua presidente,
la dott.ssa Giuliana Calogiuri
Consales, che va il merito per aver
voluto e fatto realizzare dal prof. Alvaro
Verdecchia dell’Istituto Statale d’Arte
“A.Mannucci” di Ancona, un monumento all’Esodo, una scultura in acciaio che rappresenta idealmente un
intreccio di ali che si librano da uno
scoglio d’Istria.
«Sulle ali della libertà – giunsero
gli esuli – di Istria Fiume, Dalmazia»,
questo è il messaggio che viene
indirizzato ai giovani studenti universitari, nella piazzetta antistante la segreteria studenti della Facoltà di Economia nell’ex Caserma “Villarey”,
punto nodale per il passaggio anche
di chi proviene dal parcheggio interno. Perché conoscano e possano in
futuro ricordare, tra le memorie del loro
periodo di studi ad Ancona, anche
questa testimonianza dell’Esodo di
quanti lasciarono le loro terre e le loro
case per una scelta di libertà e per restare italiani.
Alla inaugurazione del monumento, che è stato inserito nell’elenco dell’arredo urbano e che è stato benedetto dall’Arcivescovo Mons. Edoardo
Menichelli, erano presenti le massime
Autorità accademiche, civili e militari, il Rettore dell’Università Politecnica
delle Marche prof. Marco Pacetti, il
Commissario governativo del Comune Carlo Iappelli, il Questore Giorgio
Jacobone, il Capo di Stato Maggiore
del Dipartimento Militare Marittimo
dell’Adriatico CV Andrea Fazioli, il presidente dell’Autorità Portuale Luciano
Canepa, il Col. Francesco Loiodice
Comandante del Distretto Militare,
rappresentanze delle Forze Armate,
delle Associazioni d’Arma, dell’Istituto d’Arte “A.Mannucci” con la Dirigente Paola Fiorini, del mondo politico cittadino ed una folta rappresentanza della comunità degli esuli
giuliano-dalmati di Ancona, Falconara,
Chiaravalle, Senigallia e Fano.
COMITATO DI BERGAMO
Lo scorso 26 maggio, presso la Sala
Consigliare della Provincia di Bergamo
ha avuto luogo un incontro, promosso dal Presidente della Provincia
Valerio Bettoni, tra i soci del Comitato
ANVGD della Città e il giuliano prof.
Bruno Damiani.
Nato nel 1942 a Pola, nel febbraio
del 1947 ha preso, con la famiglia, la
via dell’esilio sulla motonave “Toscana”, giungendo a Bergamo, dove ha
vissuto per circa dieci anni.
Ha intrapreso all’età di 15 anni l’avventura americana con un’altra nave,
la “Cristoforo Colombo” che l’ha portato a Washington. È un prestigioso docente e ricercatore della Catholic
University of America di Washington.
La sua vicenda di esilio è stata inserita
nel libro Storie in valigia, edito dalla
Provincia, in occasione della festa dei
Bergamaschi nel Mondo, che si svolge ogni due anni a Bergamo.
Bergamo, il prof. Bruno Damiani, esule da Pola, docente universitario negli Stati Uniti.
La Provincia di Bergamo ha inserito la sua vicenda famigliare nel volume Storie in valigia
Il nuovo vicepresidente
Staffetta ai vertici del Comitato di
Bergamo, guidato da Maria Elena
Depetroni. Nell’incarico di vicepresidente Santa Carloni subentra a Mario Matessich. Auguri di buon lavoro
alla guida, ora tutta femminile, del
Comitato bergamasco.
COMITATO DI FERRARA
La Giunta comunale del capoluogo romagnolo Ferrara ha approvato il
3 giugno una delibera che istituisce
nella toponomastica cittadina Via
Martiri delle Foibe. La denominazione sarà posta su una via che si trova
nella circoscrizione Zona Est della città.
Anche in questo caso, come in tanti altri, si può ben dire che i corretti
rapporti istituzionali intrapresi dal locale Comitato ANVGD guidato da Flavio
Rabar, hanno portato ad un tangibile
e duraturo risultato.
CONSULTA
REGIONALE LIGURIA
COMITATO DI GENOVA
Ancona, il nuovo monumento all’esodo giuliano-dalmata
posto a cura del Comitato Anvgd
Una targa-riconoscimento è stata
assegnata dall’ANVGD-Consulta regionale della Liguria al prof. Giovanni
Radossi, studioso e direttore del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno. Si
tratta del Premio «Ernesto Bruno
Valenziano», già vicepresidente del
Consiglio Regionale della Liguria,
esponente liberale. La targa al prof.
Radossi è stata consegnata a Rovigno
dal presidente del Consiglio Regionale della Liguria Giacomo Ronzitti e dal
presidente dell’ANVGD ligure Fulvio
Mohoratz. Nella motivazione si legge: «Per aver saputo, fin da tempi particolarmente difficili, alla guida del
prestigioso Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, mantenere viva e diffondere e diffondere con coraggio e
determinazione la storia e la cultura
del popolo giuliano-dalmata».
Nel corso del suo discorso ufficiale
al Consiglio Regionale in occasione
del Giorno del Ricordo 2009, il presidente del Consiglio regionale Giacomo Ronzitti ha voluto tra l’altro espri-
Genova, Il presidente del Consiglio regionale Giacomo Ronzitti
e i ragazzi vincitori del concorso dedicato al Giorno del Ricordo,
promosso dal Consiglio e dall’Anvgd (foto Regione Liguria)
mere i suoi sentimenti di amicizia e di
stima per Fulvio Mohoratz, presidente della Consulta regionale dell’Associazione: «Stima sincera e forte voglio
rinnovare, ancora una volta, nei confronti di Fulvio Mohoratz, presidente
regionale ANVGD, al quale mi lega ormai, una solida e profonda amicizia,
e assieme a lui all’intera dirigenza del-
l’Associazione genovese e ligure».
«Con questo spirito l’Assemblea Legislativa della Liguria rinnova qui la sua
gratitudine a tutta l’ANVGD e il suo impegno a sostenere le ragioni storiche,
umane e morali dei giuliano-dalmati».
Ronzitti ha rivolto parole di elogio
al prof. Giovanni Radossi: «Mi piace
qui ricordare che ho avuto occasione
Luglio 2009
7
DIFESA ADRIATICA
dai comitati
di incontrare il prof. Radossi nel corso
di varie visite in Istria, apprezzando la
sua personalità e il suo lavoro di studioso e – bisognerebbe dire – il suo
coraggio, per le iniziative intraprese in
epoche e situazioni molto difficili e rischiose, la sua capacità di trasmettere
la sua enorme eredità morale e la
missione che lo anima nel coltivare
valori e culture propri di una antica
civiltà».
COMITATO DI GORIZIA
Una Biblioteca Civica gremita
quella che ha accolto la presentazione dell’ultimo libro dello storico Raoul
Pupo Naufraghi della pace. Il 1945, i
profughi e le memorie divise d’Europa.
Presentato dal presidente goriziano
ANVGD, Rodolfo Ziberna, è stato lo stesso Pupo a illustrare il suo libro, con il
quale l’esodo degli istriani e dalmati
viene contestualizzato in un più ampio dramma europeo.
Dopo l’introduzione di Ziberna,
Renzo Codarin e Marco Perissa, il primo presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli giulianodalmati, il secondo vicepresidente
nazionale dei Comitati 10 Febbraio,
hanno illustrato scopi e finalità delle
rispettive associazioni. Molte le autorità presenti, tra le quali anche il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli. Al termine è stata inaugurata la nuova sede
delle due associazioni in Via
Buonarroti 6, che dal prossimo autunno sarà aperta due giorni alla settimana e ospiterà molti libri che trattano
dell’esodo, delle foibe e del confine
orientale. Vi sarà la possibilità di aderire alle iniziative che verranno poste
in essere, ma anche assumere informazioni su beni abbandonati e sulle
procedure per l’’ottenimento dei riconoscimenti alle famiglie delle vittime
delle foibe.
COMITATO DI LATINA
Come anticipato sul numero di
giugno, il Comitato ANVGD pontino,
retto da Benito Pavazza, ha preso parte attiva all’82esima Adunata nazionale degli Alpini, cui ha arriso, come
sempre, un grande successo di partecipazione e di entusiasmo. Per ragioni
di spazio pubblichiamo soltanto una
piccola scelta di immagini pervenuteci dal Comitato, che ha sfilato con il
Labaro dell’Associazione ed ha curato la cerimonia al Monumento alle
Latina ha accolto festosamente gli Alpini nella loro 82ma
Adunata nazionale, come mostra questo benvenuto su un balcone
Vittime delle Foibe, fatto erigere dallo
stesso Comitato, presente il sindaco di
Latina Zaccheo.
COMITATO
DI MONZA - BRIANZA
L’Esecutivo nazionale ANVGD ha
ratificato la costituzione del nuovo
Comitato Provinciale di MonzaBrianza. A guidarlo sarà il giovane Pietro Cerlienco, di famiglia dalmata. Gli
altri incarichi sono così distribuiti:
vicepresidente Diego Formenti, segretario/tesoriere Guerrino Cerlienco,
consiglieri Graziella Ventura e Marisa
Jurinovich.
Il neo-presidente Cerlienco, 24
anni, è un appassionato di vela, lavora nell’azienda di famiglia a Monza,
conosce perfettamente tre lingue
straniere, è inserito nei ranghi del
Rotary. È fiero di navigare spesso a vela
dall’Istria alle Incoronate, con i nostri
vessilli issati.
A lui e a tutti i soci e dirigenti del
nuovo Comitato, i più fervidi auguri
di un proficuo lavoro in favore della
comunità giuliano-dalmata della
Brianza.
Con quello di Monza-Brianza salgono a 40 i Comitati provinciali ANVGD,
a cui si aggiungono 14 Delegazioni
provinciali, distribuiti in 16 Regioni italiane nelle quali gli 8.000 iscritti sono
rappresentati da oltre 400 dirigenti locali e nazionali.
COMITATO DI VERONA
Il bando Premio Letterario
“Loris Tanzella” 2010
Anche quest’anno il Comitato di
Verona bandisce il Premio Letterario
“LorisTanzella” commemorando così
la figura del Generale che in vita ha
testimoniato, con il suo sconfinato
amor di patria ed encomiabile impegno, la causa Giuliano-Dalmata nella
difesa dei diritti storici e morali delle
popolazioni d’Istria, Fiume e
Dalmazia. L’iniziativa, giunta alla sua
IX edizione, su proposta della sig.ra
Maria Silvi, istriana e vedova del Generale, ha registrato importanti apprezzamenti ed una numerosa e sentita
partecipazione.
Sono ammessi al concorso lavori
letterari in prosa e poesia, tesi di laurea, lavori di ricerca sul patrimonio storico, artistico, linguistico e culturale
Nella Chiesa dell’Immacolata la celebrazione della S. Messa
in memoria degli Alpini esuli scomparsi. La Croce composta con i cappelli
L’intervento del sindaco di Latina, Zaccheo, al Monumento alle Vittime
delle Foibe fatto erigere dal Comitato Anvgd
Parte il corteo dell’Anvgd, in testa la bandiera associativa
Palazzo Modello, sede della Ci
di Fiume, ha ospitato parte
della rassegna cinematografica
curata dall’Anvgd di Verona
delle nostre terre con premi significativi in denaro e riconoscimenti per le
opere più meritevoli.
I lavori dovranno pervenire rigorosamente in 8 copie entro il 20 novembre 2009 al seguente indirizzo:
dr.ssa Loredana Gioseffi
Via Giovanni Pascoli, 19
37038 Soave (VR)
La premiazione avverrà nel corso
delle celebrazioni per il Giorno del
Ricordo (febbraio 2010) presso il foyer
del Teatro Nuovo di Verona. Per ulteriori informazioni e/o comunicazioni
rivolgersi ai seguenti numeri telefonici: tel. 045.768.04.17
cell. 338.522 85 09
fax 045.522 509
Indirizzo email:
[email protected]
Successo di pubblico
per la rassegna cinematografica
Da Ovest ad Est:
uno sguardo sul cinema italiano
La rassegna dei film italiani Da
Ovest ad Est: uno sguardo sul cinema
italiano, alla terza edizione, ha registrato un buon successo di pubblico
accorso a tutte le proiezioni. Rammentiamo che la manifestazione filmica ha
visto in programma otto pellicole proiettate congiuntamente, dal 13 fino al
16 maggio, al salone delle feste della
Comunità degli Italiani e all’Art cinema “Croatia”. Il pubblico è stato direttamente coinvolto nella discussione
dei temi trattati dalla rassegna. Questa
è stata promossa e organizzata dal
Comitato provinciale ANVGD di Verona, in collaborazione con la Comunità degli Italiani di Fiume, l’Unione Italiana, la Città di Fiume, il dipartimento cittadino alla cultura e l’Art Cinema
“Croatia”. Le opere presentate sono
state scelte secondo un criterio di qualità. Diverse delle pellicole proposte
hanno partecipato a Festival nazionali
e internazionali, tra cui Venezia e
Cannes dove hanno riscosso anche
importanti riconoscimenti. Tra queste
“Gomorra”, di Matteo Garrone, che
nelle passate settimane è stato premiato con sette David di Donatello. Inclusi anche “Pranzo di Ferragosto”,
opera prima del regista Gianni Di
Un momento della cerimonia conclusiva del Premio letterario
“Loris Tanzella”, promosso dal Comitato veronese
8
DIFESA ADRIATICA
Luglio 2009
dai comitati
Gregorio, vincitore del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentis”
alla 65.esima Mostra internazionale
d’arte cinematografica di Venezia, “Il
papà di Giovanna” (2008), di Pupi
Avati, presentato in concorso alla
65.esima Mostra del Cinema di Venezia dove il protagonista, Silvio Orlando, ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. E poi
ancora “Dopo mezzanotte” (2005) di
Davide Ferrario, “Cento chiodi” (2005)
di Ermanno Olmi, “Si può fare” (2009)
di Giulio Manfredonia e “Non pensarci” (2007) di Gianni Zanasi.
A esprimere un parere sul buon
andamento della rassegna sono stati
Maria Luisa Budicin e Olinto Brugnoli,
rispettivamente vicepresidente dell’
ANVGD di Verona, istituzione che organizza l’importante iniziativa, e critico nonché docente che ha introdotto,
presentato e analizzato le opere per il
pubblico fiumano. «Quest’anno – ha
spiegato Maria Luisa Budicin – c’è stato
un salto di qualità per quanto concerne la rassegna dei film italiani, poiché
le proiezioni si sono tenute in contemporanea a Palazzo Modello e all’Art
cinema ‘Croatia’. Alla sala cinematografica gli appuntamenti erano
sottotitolati, per consentire al pubblico della maggioranza di seguire e conoscere la produzione della più recente cinematografia italiana. Il valore
aggiunto, oltre alla sala cinematogra-
fica del ‘Croatia’, concessaci dalla
municipalità di Fiume e ai sottotitoli
in lingua croata, è stato sicuramente
la presentazione e l’analisi critica delle opere cinematografiche in visione,
di Olinto Brugnoli, docente e critico
cinematografico. «È la prima volta che
vengo a Fiume – ha esordito invece il
critico e docente Olinto Brugnoli – ed
è una grande scoperta. Ero a conoscenza della presenza della Comunità degli Italiani, ma non mi immaginavo che
fosse talmente bene organizzata e partecipe nella vita quotidiana delle città.
In questa settima ho avuto occasione
di conoscere profondamente la vostra
realtà. Una realtà molto interessante
anche per le nozioni storiche legate
ad essa. Per quanto concerne la rassegna dei film italiani, ho avuto molto
piacere vedere la partecipazione di un
pubblico misto, ossia italiano e croato.
L’unico problema è stato quello dei
tempi, quindi per la prossima edizione auspichiamo uno spazio maggiore, in modo che alla fine delle proiezioni ci sia il tempo necessario per
approfondimenti e per sviluppare la
lettura dell’opera».
COMITATO DI VICENZA
Lo scorso 17 maggio si è riunita
l’assemblea dei soci del Comitato
ANVGD vicentino. Con l’occasione è
stato rinnovato il Direttivo provinciale
in scadenza triennale. Dopo l’esito
dell’urna, il nuovo Direttivo si è successivamente riunito per la distribuzione delle cariche.
Il nuovo Presidente del Comitato
è Coriolano Fagarazzi, attualmente
anche Consigliere nazionale dell’Associazione. Fagarazzi subentra al presidente uscente Domenico Obrietan.
La vicepresidenza è stata assegnata a Renzo Raffaelli, segretaria Bruna
Stupar, tesoriera Lorena Vallese, altri
consiglieri Anna Maria Fagarazzi,
Mariuccia Pozzar e Lucia Calussi.
A tutti buon lavoro per un triennio
di grande impegno sul territorio.
Due immagini della cerimonia conclusiva del Premio letterario “Loris Tanzella”,
promosso dal Comitato veronese guidato dall’avv. Francesca Briani, qui insieme
con la prof.ssa Loredana Gioseffi, e con tutti i premiati (si veda la cronaca sul numero di giugno 2009)
Ziberna all’ANPI:
«rimasti nascosti negli atolli
del Pacifico a combattere
una guerra finita da un pezzo»
Botta e risposta ai primi di giugno
tra la sezione di Gorizia dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) e il presidente del Comitato ANVGD
isontino Rodolfo Ziberna. All’assemblea dell’ANPI goriziana, svoltasi al
Kulturni dom, il suo presidente Poletto
ha stigmatizzato la reviviscenza nazionalistica ed antislava di vasti settori cittadini, «tra i quali brillano la Lega nazionale e l’Associazione degli esuli. Il
tutto accompagnato dalla crescente
esaltazione di personaggi e formazioni militari fasciste [!] che – ha rimarcato
– avrebbero il merito di avere combattuto contro i partigiani di Tito per
salvare l’italianità della città». Così nel
comunicato stampa finale emesso dall’Assemblea dell’ANPI.
La risposta di Ziberna non si è fatta
attendere con l’intervento, comparso
su “Il Messaggero Veneto” del 3 giugno scorso, che riproduciamo integralmente.
Accusare di antislavismo la Lega
Nazionale di Gorizia e l’Associazione degli esuli (l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, l’uni-
ca presente a Gorizia) corrisponde
ovviamente ad una falsità. I lettori del
“Messaggero Veneto” sono buoni testimoni di come le nostre associazioni anzi ritengano – e lo hanno affermato ripetutamente – che Gorizia potrà crescere solo superando i vecchi
steccati ideologici eretti decenni fa da
associazioni tra le quali proprio l’ANPI.
Sarebbe come se oggi si continuasse a ricordare come una significativa
parte dei partigiani – come hanno rilevato insigni storici e uomini di cultura, anche di sinistra – volevano non
già la liberazione di Gorizia e della
Venezia Giulia, bensì il suo
asservimento verso un regime dittatoriale e totalitario, quello comunista,
che si è reso responsabile di decine di
milioni di vittime, tra cui oltre 650
deportati a guerra finita nella sola
Gorizia.
Con gli amici della minoranza
slovena, che stimiamo e rispettiamo,
è stato avviato un percorso di reciproca conoscenza dei drammi vissuti. In
questo contesto si veda anche la conversazione pubblica tra Livio Semolic
ed il sottoscritto di alcuni mesi fa, cui
ha fatto seguito un incontro pubblico
tra il presidente nazionale dell’ANVGD
Toth ed il sen. Milos Budin a Trieste.
In questo contesto vanno riconosciuti i torti e le ingiuste violenze subite dalla minoranza nel corso del
Ventennio fascista. Come parimenti
anche una parte della minoranza
slovena ha riconosciuto il dramma
delle foibe e dell’esodo come strumento di genocidio usato da Tito e non “legittima conseguenza” del Ventennio,
come ancor oggi ANPI e qualche residua falange estremista continuano a
sostenere.
La strada del colloquio e della reciproca comprensione è stata imboccata e comprendiamo come ciò possa infastidire chi ancora fomenta odi e
risentimenti. Mi auguro che l’ANPI non
voglia fare la fine dei veterani giapponesi che sono rimasti nascosti negli
atolli del Pacifico a combattere –solo
loro – una guerra finita da un pezzo.
Rodolfo Ziberna
Presidente
Comitato ANVGD Gorizia
Pola, scritte inneggianti a Tito e a Stalin
per condizionare l’opinione pubblica
Gli stessi dirigenti della sezione
goriziana dell’ANPI – si legge peraltro
nella cronaca – hanno lamentato lo
scarso apporto degli iscritti e l’assenza
alle cerimonie militari, «alle quali in
passato si era presenti». Dunque, per
loro stessa ammissione, quei «veterani giapponesi» sono rimasti proprio in
pochi, e quei pochi veramente svogliati. Non è più tempo.
Luglio 2009
9
DIFESA ADRIATICA
Bettiza: il comunismo si è autodistrutto
1989, il suo nuovo saggio sulla fine delle ideologie
Sul quotidiano “Il Piccolo” del 20
maggio è apparsa un’intervista di Alessandro Mezzena Lona ad Enzo Bettiza,
dal titolo Bettiza: «È il comunismo che
ha ucciso se stesso». L’intervista è pubblicata in occasione dell’uscita in libreria del nuovo saggio dello scrittore
e giornalista dalmato (Bettiza è nato a
Spalato), 1989, dedicato agli eventi che
hanno condotto alla caduta del muro
di Berlino e delle ideologie del Novecento.
Con 1989 Bettiza chiude un trittico, dedicato al crollo dei sistemi totalitari. Riportiamo alcuni significativi
passaggi dell’intervista di Mezzena
Lona.
[…] Enzo Bettiza, nato a Spalato,
classe 1927, non ha dubbi: il Muro di
Berlino sarebbe crollato anche senza
Solidarnosc, anche senza Papa Wojtyla
e Reagan. E lo dice con grande convinzione nel suo nuovo libro «1989.
La fine del Novecento» […] pubblicato da Mondadori. […] «È stato il comunismo stesso a uccidere il comunismo – spiega Enzo Bettiza –. E io lo
posso dire perché l’ho visto da vicino.
Tutto l’apparato messo in piedi, dall’economia di guerra ai gulag, alla
polizia segreta, alla collettivizzazione
che ha provocato disastri soprattutto
nelle campagne, a un certo punto si è
sfasciato».
Praga, 1968. La popolazione circonda un carro armato sovietico.
(Foto www.praha.eu)
Ma ci sarà stato un detonatore che
ha fatto esplodere l’Urss?
«Sicuramente l’inizio della fine è
legato alla disfatta dell’Armata Rossa
in Afghanistan. Ma anche all’insurrezione del sindacato Solidarnosc in
Polonia contro il regime comunista».
La leggenda dice che sia stato tutto merito di Papa Wojtyla.
«Quelli del Papa, di Walesa, di
Reagan, sono stati aiutini. Piccole
spallate, non determinanti, che hanno accelerato il processo di
autodistruzione già presente da tempo nel corpo del comunismo».
L’inizio della fine sono state
Budapest 1956, Praga 1968?
«Assolutamente sì. Per questo ho
voluto dedicare questo libro alla caduta del Muro di Berlino. La lunga
agonia del comunismo è iniziata in
Ungheria e proseguita in Cecoslovacchia, come ho raccontato negli altri
due saggi della trilogia». […]
Adesso che cosa sopravvive del
vecchio regime comunista?
«Sopravvive la burocrazia comunista. Il potere totalitario non ha più il
controllo rigido sulla cultura, sulla società. Si sta ripetendo, insomma, la storia del Kuomintang. Non è che al tempo di Chiang Kai Shek la Cina fosse
un modello di democrazia. Il partito
al potere era indubbiamente dittatoriale, sostenuto da Mosca, però con
un’economia libera».
«Essere esuli oggi»,
si conclude il ciclo di incontri
delle Comunità Istriane
L’ultimo appuntamento della tavola rotonda dal tema «Essere esuli oggi»
ha avuto luogo a Trieste, nella sede
dell’Associazione delle Comunità
istriane, il 23 maggio scorso. Protagonisti dell’incontro ideato ed organizzato da Carmen Palazzolo Debianchi,
Antonella Pocecco, ricercatore di
Sociologia dei Processi Culturali Comunicativi presso l’Università degli
Studi di Udine, il dottor Massimo
Pontiggia di Milano ed il prof. Stelio
Spadaro di Trieste.
Pocecco ha esaminato in particolare le dinamiche e le problematiche
collegate alla memoria collettiva e alla
formazione dell’identità degli esuli
oggi residenti negli Stati Uniti, in Canada ed in Argentina. «Per la prima
generazione l’esodo è avvenuto “ieri”
ed è ancora un racconto dettagliato,
gravido di forti emozioni, sempre vivo
nel quotidiano – ha affermato Pocecco
– Per la seconda generazione, che presenta una maggiore razionalità
interpretativa, l’esodo è avvenuto “l’altro ieri”. La seconda generazione canadese – ha specificato - ha imparato
il dialetto come fosse l’italiano ed è
desiderosa di conoscere la storia della
propria famiglia. La terza generazione
risulta invece disposta ad uno sforzo
per definire la propria identità e le proprie radici, manifestando una
sublimazione universalizzante che
costituisce un salto qualitativo che rende universale l’esperienza dell’esodo».
L’antropologo Stefano Pontiggia ha
sottolineato che l’operato delle associazioni triestine per tramandare queste memorie alle future generazioni è
caratterizzato da una sorta di processo di unificazione del ricordo, rappresentato dalla produzione di testi e libri
a carattere storico in cui si manifesta
con forza soprattutto l’aspetto morale
della questione. Predominano i temi
della pulizia etnica, delle violenze, del
E i comunisti italiani?
«Enrico Berlinguer, in un’intervista
a Giampaolo Pansa, aveva ammesso
di sentirsi più tranquillo sotto l’ombrello della Nato che sotto quello del Patto di Varsavia. Eppure i comunisti italiani non hanno saputo anticipare,
seppure di qualche passo, quella che
è stata poi la perestrojka di Gorbaciov».
Hanno atteso che l’Urss si distruggesse da solo?
«Sono rimasti sempre al rimorchio
di Mosca. Aspettando che fossero i
sovietici a fare la prima mossa. Avrebbero dovuto, invece, giocare d’anticipo. Cambiare il nome del partito, gli
slogan, il loro modo di fare politica.
Magari cogliendo al volo la mano tesa
di Bettino Craxi». […]
Quell’errore la sinistra lo sconta
ancora oggi?
«Non c’è dubbio. Il debolissimo
compromesso storico tra comunisti e
cattolici è fallito. E ancora oggi la sinistra è alla ricerca di una propria identità». […]
Alessandro Mezzena Lona
(“Il Piccolo”, 20 maggio 2009)
Budapest, ottobre-novembre 1956.
Carri armati per sedare la rivolta ungherese
genocidio, del popolo sradicato da una
terra considerata in via di estinzione,
come quelli della nostalgia e della rabbia nei confronti delle istituzioni italiane per la non adeguata trattazione
della contesa sui beni espropriati. Tra
gli esuli che non fanno parte delle associazioni, si è verificata tutt’altra tendenza che si sostanzia nel considerare l’esodo come una parte importante
della propria biografia personale, unita alla volontà di guardare avanti, senza per forza “impelagarsi” nelle differenze tra le varie associazioni. Costoro desiderano soprattutto di poter risolvere una volta per tutte le questioni
aperte per chiudere per sempre la loro
vicenda.
Stelio Spadaro ha sottolineato il
bisogno di concentrarsi sulla “memoria senza rancore”, che implica maggiore lucidità ed il rispetto per le memorie e la storia degli altri. È necessario capire le vicende della Zona B, che
smentiscono le interpretazioni ufficiali dell’esodo date dalla Jugoslavia che
giustificava questo grande spostamento
di massa come un fenomeno legato
alle violenze della guerra. Dalla Zona
B hanno scelto l’esilio tutti gli italiani,
tra il ’54 ed il ’57, cioè oltre dieci anni
dopo la fine della guerra. La Zona B
era un territorio abitato da gente di lingua e cultura italiana ed istriana, esiliata in maniera sistematica. Questa
storia ha evidenziato, secondo
Spadaro, la necessità di abbandonare il carattere corporativo che ancora
possiede per essere portata a livello
nazionale.
È stato proposto di insistere sull’insegnamento della storia nelle scuole,
di modo che i fatti, per come sono
avvenuti, vengano conosciuti e anche
che nei Tavoli di concertazione con il
Governo non venga chiesta solamente la soluzione del problema dei beni
abbandonati, ma l’elaborazione di una
politica adriatica, inquadrata in una più
larga ottica europea. «È necessario,
infine – ha concluso Carmen Palazzolo
Debianchi – superare la frattura determinata dall’esodo per ritrovare una più
ampia identità regionale e storica».
Daria Garbin
Il testo integrale
su www.arcipelagoadriatico.it
Comuni italiani con Via Tito,
scendono da 12 a 10
Trieste, primi anni Cinquanta.
La nave “Castel Verde” salpa dal porto diretta in Australia. A bordo, tanti esuli giuliano-dalmati
Il Comune di Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania, è uno dei 12 Comuni
italiani nei quali ci risultava ancora sussistere una “Via Tito” intitolata al mandante degli eccidi delle foibe. Il Sindaco Giuseppe Catuli fa però giungere una precisazione importante che “assolve”, per così dire, l’Amministrazione siciliana.
«Faccio presente che da ricerche effettuate abbiamo potuto verificare che
questa Via Tito non è denominata a Tito ex capo di Stato bensì ad un concittadino
che già nel 1929 aveva concesso il proprio terreno per la costruzione di detta
strada. Agli atti le notizie certe sulla denominazione ufficiale di detta via sono
presenti però solo a far data del censimento effettuato nel 1936, nonché dall’atto
di nascita del Sig. Raciti Antonio datato 1939. Da ciò si evince che già prima del
periodo storico che interessa il dittatore Tito in questo Ente esisteva un via che,
disgraziatamente per un puro caso di omonimia, porta lo stesso nome.
Nel ringraziare per la segnalazione faccio comunque presente che l’Amministrazione che mi onoro di presiedere, nel caso fosse stato appurato diversamente da quanto precedentemente esplicitato, avrebbe immediatamente adottato gli atti dovuti per procedere ad una verifica della toponomastica».
Diamo volentieri atto al Sindaco Catuli della estrema correttezza della presa
di posizione. Dopo Cornaredo (Milano) che aveva segnalato di aver già cambiato nel 2006 la denominazione, scendono a 10 i Comuni italiani interessati da
una così nefanda toponomastica.
Red.
10
DIFESA ADRIATICA
La terra delle Foibe nel Sacrario
Ara Pacis Mundi di Medea
«Un complice silenzio che durava da più di sessant’anni» ha sottolineato il sindaco Alberto Bergamin dinanzi al monumento Ara Pacis Mundi,
sul colle di Medea (Gorizia), diventato, il 17 maggio scorso, anche un luogo di riflessione e di preghiera nel quale
onorare i martiri delle Foibe. L’inaugurazione dell’Ipogeo ha avuto il suo
momento più solenne e toccante nella deposizione delle zolle di terra raccolte nelle foibe di Basovizza e di altre località italiane, e nell’Istria ora
slovena e croata, compresa le terra
della foiba in cui venne gettata Norma Cossetto, medaglia d’oro al merito civile.
L’inaugurazione dell’Ipogeo, voluta
dal Comune di Medea e dalle associazioni degli Esuli istriani, fiumani e
dalmati, ha trovato l’alto patrocinio
della Camera dei Deputati, della Re-
gione e della Provincia di Gorizia,
mentre all’inaugurazione erano presenti, coi loro labari, tutte le associazioni di Esuli, i Liberi Comuni in esilio, le associazioni combattentistiche
e d’Arma, il prefetto di Gorizia, Maria
Augusta Marrosu e il presidente della
Provincia di Gorizia, Enrico
Gherghetta.
La cerimonia si è aperta con
Luglio 2009
Muiesan Gaspari, figlia di un deportato, e di Elisabetta Mereu Pross. Al termine del rito religioso i presenti si sono
raccolti davanti all’ingresso
dell’Ipogeo, dove Elisabetta Mereu ha
letto la preghiera per le vittime delle
Foibe, scritta dall’arcivescovo di Trieste e Capodistria mons.Antonio Santin.
l’alzabandiera e il picchetto d’onore
reso dal Reggimento Genova Cavalleria IV di Palmanova. Sono stati quindi
letti i messaggi inviati dalla Presidenza della Repubblica e dalla Presidenza del Senato. Il presidente Gherghetta
ha ricordato come, tra gli altri, anche
suo nonno sia sparito a Fiume nel
1945. Ha fatto seguito la lettura di alcune testimonianze di Annamaria
Red.
In alto e in basso a sinistra:
lo schieramento dei labari
delle associazioni degli esuli
(nella prima foto in alto),
quindi l’avvio del corteo
delle autorità con le corone
In alto a destra:
l’omaggio delle autorità civili
e militari all’interno del sacrario.
Al centro, in prima fila,
Rodolfo Ziberna, presidente
del Comitato Anvgd di Gorizia,
alla sua sin. il prefetto di Gorizia
Maria Augusta Marrosu
e il sindaco Alberto Bergamin
In basso a destra:
l’imponente esterno del Sacrario
dell’Ara Pacis Mundi di Medea
(Gorizia). Le fotografie
sono fornite dalla Presidenza
del Comitato goriziano Anvgd
Il Giorno del Ricordo a Bari
Ci perviene dal gen. Elio Ricciardi
una cronaca dettagliata delle celebrazioni tenutesi a Bari, delle quali abbiamo dato cenno sul numero di maggio di “Difesa”.
Il 10 Febbraio scorso a Bari è stato
solennemente intitolato al “Battaglione Bersaglieri Zara” un giardino pubblico nella zona prossima al Sacrario
dei Caduti d’Oltremare. Il merito, oltre che alle autorità preposte, è da attribuire ai Bersaglieri in congedo baresi, gli stessi che hanno la propria
Sezione intitolata alla M.O.V.M. Francesco Rismondo, bersagliere di Spalato. Erano presenti alla cerimonia, con
la fanfara del 7° Reggimento
bersaglieri, numerose autorità militari
con il Comandante militare della Regione Puglia, per il sindaco il
vicepresidente del Consiglio Comunale, un viceprefetto, le rappresentanze
delle Associazioni Combattentistiche
e d’Arma ed un pubblico numeroso.
Erano presenti anche alcuni esuli e
reduci del battaglione “Zara”, fra i quali
il bersagliere Rino Mioni, giunto da
Padova con il Labaro dei reduci del
reparto.
La cerimonia è iniziata con la lettura della Medaglia d’Oro al V.M. concessa nel 2001 alla memoria di Zara
italiana. È seguito l’intervento del gen.
Elio Ricciardi, bersagliere, il quale ha
ringraziato anche a nome dell’ANVGD
e dell’Associazione dei Dalmati Italiani
nel Mondo “Libero Comune di Zara
in esilio”. L’oratore ha sintetizzato la
storia del battaglione, dalla sua nascita a Zara nel 1936 per filiazione del 9°
reggimento (nato a Bari nel 1871) che
lasciava la città, alla guerra combattuta in Dalmazia, in Bosnia, in
Erzegovina e nella Croazia storica, con
forse più di cento caduti; ha messo in
luce l’opera di pacificazione svolta dal
battaglione per fermare le stragi
interetniche; ha evidenziato il forte legame esistente a Zara e in Dalmazia
per i bersaglieri, per il quale i primi
sodalizi da considerare precursori dell’Associazione Nazionale Bersaglieri
sono nati in Dalmazia; ha sottolineato
anche il legame fra i bersaglieri del
battaglione e Zara, per il quale l’8 settembre 1943 il reparto resta in armi
per la difesa della città fino al principio del 1944, quando i tedeschi lo disarmano prendendolo prigioniero; ha
ricordato che i reduci del battaglione
sono stati nominati cittadini onorari di
Zara nel 1990, a Senigallia, nell’annuale Raduno dei Dalmati italiani, alla
presenza della fanfara del 28° battaglione, erede del 9° reggimento
bersaglieri; ha ringraziato per la lettura, mai avvenuta prima in una pubblica cerimonia, della motivazione della
Medaglia d’Oro al V.M. concessa alla
memoria di Zara nel 2001. La concessione della medaglia infatti non era
mai stata pubblicizzata, in quanto sgradita alla Croazia.
E. R.
POLA, FIUME E ZARA
RICORDATE NEL RADUNO
NAZIONALE DEI BERSAGLIERI
Anche quest’anno nel Raduno
Nazionale dei Bersaglieri, che si è tenuto a San Giovanni Rotondo il 24
maggio, la rappresentanza dei
Bersaglieri delle nostre perdute Province orientali ha aperto lo sfilamento dei
Bersaglieri in congedo. Dietro allo
striscione «Vivi e Morti i Bersaglieri di
Zara Fiume e Pola sono qui!» erano i
labari delle Sezioni scomparse di Pola,
Fiume e Zara e quelli dei reduci dei
reparti che più a lungo hanno difeso
la frontiera orientale : il battaglione
Zara ed il battaglione che dal 1943 al
1945 ha difeso la Valle dell’Isonzo .
Lo speaker ha ricordato che le tre
città fanno parte della storia d’Italia e
che il primo sodalizio di Bersaglieri
non in servizio fu la “Società dei
Bersaglieri di Zara”, nata nel 1871.
Ricordo anche che alla nascita
della Società di Zara aveva fatto seguito, sempre in Dalmazia e sotto l’Austria, quella delle analoghe Società di
Spalato, Borgo Erizzo (Zara), Salona
(Spalato) e Neresi della Brazza.
Elio Ricciardi
Note dolorose...
È venuta inaspettatamente a mancare a 94 anni compiuti, il 18 aprile
2009, una delle colonne del Villaggio Giuliano di Roma, la rovignese
Anna Malusà (Malona)
vedova del compianto maestro del coro Istria Nobilissima, Gregorio
(Goio) Bosazzi. Inaspettatamente perché sino al giorno prima la sua diritta figura, il suo eloquio schietto e diretto, la sua battuta pronta in
rovignese (che parlava perfettamente) erano una delle sicurezze di noi
tutti.
Anna aveva una gran voglia di vivere, neanche la perdita dell’inseparabile compagno di vita l’aveva abbattuta. Ricordo quando discuteva
con mia madre sui preparativi per la sua festa dei 100 anni che Lei, con
la sua dote di ottimismo, contava di raggiungere. Al che mia madre rispondeva con un «beato chi che gaverà un ocio!» ma in fondo dubitava
più per se stessa che per l’amica Anna che era una vera quercia e come
questo albero alto e robusto è stata schiantata da un fulmine improvviso
e non da una lunga malattia.
I funerali si sono svolti il giorno 21 aprile nella chiesa di San Marco
Evangelista seguita dalla nostra comunità ancora stupita di non poterla
più vedere percorrere col suo passo diritto e sicuro le vie di quello che
per noi resta il «Villaggio Giuliano».
*
*
*
La figlia dott.ssa Isabella comunica a quanti Lo conoscevano che il
suo adorato papà
Antonio Raccamarich
S. Giovanni Rotondo, 57.mo raduno nazionale dei Fanti piumati. Aprono
la sfilata i bersaglieri delle Sezioni profughe (foto cortesia sig. Giorgio Verbi)
È salito al Cielo sereno nelle braccia del buon Dio.
Ex ufficiale dei Bersaglieri, decorato di Croce al merito di guerra, ha
condotto una esistenza di fatiche, dolori e gioie ma con tanta fede nel
Signore. Con l’aiuto della Sua cara sposa Mariuccia, l’essenza della Sua
vita, ha trascorso 63 anni di vita coniugale. Ha donato tanto amore a
tutti noi.
Il 25 aprile 2009, a Roma, dopo tante sofferenze fisiche e spirituali
nma confortato dai Sacramenti, ha raggiunto la Sua amata.
I figli Isabella e Guido, addolorati ma certi che il loro papà ha raggiunto la meta “il Paradiso”, Lo ricordano con infinito amore.
Luglio 2009
11
DIFESA ADRIATICA
Sport… d’epoca
Calcio in Dalmazia,
origini e diffusione
Il calcio giunse in Dalmazia aTraù,
nel 1896, grazie ai marinai inglesi che,
nei momenti di sosta, non mancavano mai di giocare. La prima grande
dimostrazione di questo nuovo gioco
fu data dai marittimi britannici nella
pianura di Travarica. Ben presto, gli
equipaggi delle navi austroungariche
appresero il nuovo sport ed iniziarono a giocarlo in molte parti della
Dalmazia, principalmente nelle zone
di Zara e di Spalato. Col passare degli
anni, i giovani dalmati iniziarono a
interessarsi sempre di più al calcio e
alla fine del XIX secolo sorsero le prime squadre composte da studenti. Tra
i primi insegnanti di educazione fisica
a caldeggiare la diffusione del calcio
vi fu lo spalatino Umberto Girometta.
Con il passare degli anni, anche a
Zara il gioco del calcio iniziò a essere
sempre più praticato, ma non vi erano
squadre ufficiali o campi regolamentari, si giocava solamente per il puro e
semplice divertimento. Nel 1910,
però, la Società Ginnastica Zara fece
richiesta ufficiale delle regole del calcio alla più importante società italiana dell’epoca, la Pro Vercelli. La
Federcalcio italiana, con data 8 ottobre 1910, spedì agli zaratini le copie
delle regole in base alle quali si giocavano i campionati in Italia. Ottenute
le regole ufficiali, la Ginnastica, in collaborazione con l’amministrazione
comunale di Zara organizzò, per la fine
dell’anno, il I Campionato Regionale
Dalmata. A partecipare a questo storico torneo furono solamente la “Società Ginnastica e Scherma” di Zara e la
“Forza e Coraggio” di Ragusa.
A vincere furono gli ospiti per 31. I Dioclezianei così, oltre alla Coppa in palio, ricevettero anche l’onore
di organizzare la seconda edizione del
torneo.
Ma poco dopo le autorità austroungariche sciolsero, per sospetto
irredentismo, la “Forza e Coraggio,”
che però venne ricostituita con il nome
di “Unione Sportiva di Ragusa”. Nonostante i molti problemi, nell’aprile
1912 si riuscì, comunque, a disputare
la seconda edizione della competizione alla quale parteciparono ben due
squadre di Zara: la Società dei
Bersaglieri di Borgo Erizzo e la Ginnastica. La divisa dei Bersaglieri era composta da una maglia nera con calzoncini bianchi. La divisa della Ginnastica era composta dalla tradizionale
maglia bianca e da calzoncini neri. Al
torneo prese parte pure la Società Ginnastica e Scherma di Spalato.
Alle fine del torneo non si ebbe un
vincitore e gli organizzatori decisero
che la coppa restava a Zara, ma il vincitore sarebbe stato deciso da una partita di spareggio tra i Bersaglieri e la
Ginnastica zaratina. A spuntarla alla
fine fu la società di Borgo Erizzo. Nel
1913 si disputò la terza edizione e di
nuovo la Società di Ginnastica di Zara
perse la finale.
Prima della“Fiumana” (nella foto al campo di Cantrida) la fortissima
“Olimpia” di Fiume s’incontrò con le squadre dalmate
In Dalmazia il football venne introdotto dai marinai inglesi,
così come a Genova (nella foto, una squadra britannica del 1900)
Alla vigilia del primo conflitto
mondiale, nel 1914, venne disputato
un torneo al quale presero parte delle
compagini di Spalato, Zara e della
Società sportiva Edera di Trieste. Ma,
di quest’ultimo torneo, non si hanno
notizie di risultati, giocatori e vincitori. Nel 1918, con la fine della guerra,
il calcio di nuovo riprese vigore e la
partite divennero sempre più frequenti. La Ginnastica fu di nuovo la squadra da battere, ma con il passare del
tempo, si pensò in città di fondare un
nuovo ed importante sodalizio. Così
nel 1919 nacque il club “Pro Jadera”
e fu riorganizzato l’ormai tradizionale
Campionato regionale dalmata. Organizzato dall’ultimo vincitore, la Società
di Ginnastica e Scherma di Spalato, vi
presero parte pure una squadra di
Sebenico e due di Zara: la nuova Pro
Jadera e la gloriosa Ginnastica. Quest’ultima alla fine prevalse e fece tornare la coppa a Zara. Nel 1920 la Pro
Jadera cambiò nome in Unione Sportiva Jadera che insieme alla Ginnastica si affiliò alla Federazione italiana
gioco calcio.
Negli anni successivi, a Zara furono invitate a giocare numerose società sportive tra cui anche la fortissima
Olimpia di Fiume. Nonostante l’impegno di tutte le società sportive cittadine per far crescere il calcio, nei primi anni ’20, Zara non riuscì ad avere
una squadra che la potesse rappresentare a livello nazionale. Questa condizione portava i giocatori zaratini o a
giocare solo saltuariamente o ad emigrare in squadre più competitive nel
resto d’Italia. Con il passare degli anni
prese corpo sempre di più l’idea di
stringere alleanze e organizzare partite con le compagini delle Marche. Così
1924, a Zara arrivarono l’UC
Esodo e foibe, una vicenda che ci appartiene
Un commento dal piccolo Comune di S. Ambrogio sul Garigliano, Premio Giorno del Ricordo
Il piccolo ma attivissimo Comune
di S. Ambrogio sul Garigliano
(Frosinone) è stato insignito quest’anno, dall’Anvgd, del Premio Internazionale Giorno del Ricordo per «aver
annualmente impegnato i cittadini e
le scuole ad un approfondito studio
sui temi del Giorno del Ricordo, fin
dalla sua istituzione, con pubblicazioni, incontri con le scuole e cerimonie
celebrative, […] con l’unico
encomiabile scopo di crescere una
comunità consapevole del passato storico della Nazione».
Dall’assessore Cosimino Simeone,
da anni vera anima delle attività promosse dal Comune, ci perviene questo commento, che volentieri riproduciamo in parte significativa.
È stato breve il passo che ha unito
la comunità ambrosiana dellaValle dei
Santi, o meglio ancora, della Terra
Sancti Benedicti con l’Associazione
Nazionale degli Esuli della Venezia
Giulia e Dalmazia. Non perché tra S.
Ambrogio sul Garigliano e Roma c’è
poco più di un centinaio di chilometri, ma la gran voglia di poter conoscere e poi condividere un momento
storico obliato prima e atroce dopo,
per la verità finalmente svelata, ha rafforzato il più alto dei valori: quello della
Patria.
Ora le tragedie, quando avvengono, sono luttuose per tutti. Quella che
cambia è la proporzione. Il dolore vissuto è lo stesso. Diverso però è il modo
con cui si crea. E i nostri fratelli della
parte orientale d’Italia hanno subito
“diversamente”. «Non possiamo dimenticare le sofferenze, fino ad un’orribile morte – , come ha esordito il Presidente della Repubblica il 10 febbraio al Quirinale – inflitte a italiani assolutamente immuni da ogni colpa, e
non possiamo non sentirci vicini a
quanti hanno sofferto comunque di
uno sradicamento a cui è giusto che si
ponga riparo attraverso un’obiettiva
ricognizione storica». C’era anche chi
scrive, quel giorno, ad ascoltare in un
religioso silenzio quelle parole. Grazie alla presidenza dell’Anvgd ho po-
tuto vivere, assieme al mio Sindaco
Biagio Del Greco, momenti di assoluto fremito interiore.
Ricordare una delle esperienze più
drammatiche che hanno segnato la
millenaria storia di quelle Terre, non
può non suscitare ancora oggi più che
mai, vive emozioni. Quello che torna
alla mente fu tempo di angoscia, di
folle sterminio, quasi che ogni sentimento fosse scomparso e l’odio, soltanto l’odio avesse il sopravvento nel
cuore dei titini che spargevano lutti in
terre già martoriate, dilaniando insieme alle cose anche le persone inermi
e innocenti, e con loro le memorie di
una civiltà plurisecolare.
Ebbene, ad una precisa domanda
postami il 9 febbraio, posso dire che
la mia risposta è contenuta in questo
scritto. Il bene comune, la tolleranza,
la condivisione devono essere al centro della nostra vita. E, ricalcando, guai
se non ci fosse memoria. Oggi si fa
memoria di tanti ritardi, di tante sofferenze, di tante incomprensioni e di
tante colpevoli omissioni. E’ ora di far
Maceratese, la SEF Stamura di Ancona
e le formazioni di Jesi, Fermo,
Senigallia e svariate altre. Pure gli
zaratini disputarono diverse partite
nelle Marche contro le compagini di
Ancona e Macerata.
Ma ecco una sintesi della partita
tra l’Anconitana e i dirimpettai dell’Ac
Dalmazia.
Ancona, domenica 13 marzo
1932
I calciatori azzurri della Dalmazia,
festosamente accolti dagli sportivi
anconitani (all’inizio dell incontro,
hanno offerto ai calciatori avversari il
fazzoletto con i tre Leopardi in campo
azzurro), hanno battuto di misura i
cadetti dell’Anconitana, i quali, dopo
un primo tempo vivace, nel quale avevano segnato il primo gol su calcio di
rigore battuto da Agnelli al 5’ della ripresa. Al 9’ minuto l’Anconitana raddoppiava con Gasperetti, ma da quel
momento in poi gli ospiti hanno condotto un serrato pressing ed hanno non
solo recuperato lo svantaggio, ma han-
no raggiunto la vittoria negli ultimi
minuti di gioco. La Dalmazia ha accorciato le distanze al 23’ conVezil su
calcio di rigore, poi con una doppietta
di Detoni I al 27’ e al 35,’ nel secondo
tempo, ha chiuso la partita.
La squadra zaratina si è dimostrata
superiore in tutti i reparti rispetto ai
neroazzurri: ottima in difesa, la squadra dalmata ha saputo imporre ai propri attacchi una più ordinata efficienza. Così è riuscita a battere la squadra
di Ancona che all’inizio della partita è
stata messa in seria difficoltà. Risultato
finale: Anconitana – Dalmazia 2-3.
Le due formazioni:
AC. Dalmazia: Perdach, Detoni II,
Vezil, Zlodie, Zeranscek I, ZeranscekII,
Gherdomaz, Comessar, Marsan, Detoni I.
Anconitana: Badaloni, Tacchi,
Fuligna, Cugnini, Agnelli, Giudanini,
Paoloni, Piastrellini, Marchetti,
Gasparetti, Romagnoli.
Giorgio Di Giuseppe
Nel 1910
la Società
Ginnastica Zara
fece richiesta
ufficiale
del regolamento
alla più importante
società italiana
dell’epoca,
la Pro Vercelli
(nella foto, Zara,
la Chiesa di S. Donato
e la Piazza delle Erbe,
primo decennio
del Novecento)
conoscere la Storia ai nostri giovani.
Quest’anno S. Ambrogio sul
Garigliano ha celebrato il Giorno del
Ricordo con commozione e gioia nel
cuore. Dal suo piccolo contributo è
arrivata una grande riconoscenza.
È stato infatti assegnato al Comune, dall’Anvgd, il Premio Internazionale Giorno del Ricordo delle Foibe e
dell’Esodo Giuliano-Dalmata. Segno
di stima e ammirazione per la comunità ambrosiana della Terra di San Benedetto. Personalmente sono grato all’Associazione, al suo presidente e in
Una fotografia
aerea
del 1944
mostra
il piccolo paese
distrutto dai
bombardamenti.
I suoi abitanti,
oggi, sono
appena poco
meno di mille
particolare al suo segretario, Fabio
Rocchi, che mi ha messo in condizione di poter proseguire sulla strada intrapresa e di poter riempire anno dopo
anno il grande vuoto di questa vicenda. Che mi appartiene. Che ci appartiene.
E mentre al Quirinale echeggiavano le parole di Napolitano sul punto
più alto della Casa Comunale di S.
Ambrogio sul Garigliano garriva la
bandiera dei territori orientali d’Italia.
Cosimino Simeone
12
“Il Piccolo”
3 maggio 2009
Denunciati a Pola:
avevano esibito bandiera Tito
La nostalgia per l’ex Federativa è
dura a morire, anzi sembra riconquistare qualche posizione […]. Gli
«jugonostalgici» questa volta hanno
voluto esternare il loro sentimento esibendo in piazza Port’Aurea a Pola
durante il Meeting di Primo maggio,
una grande bandiera rossa con la scritta
«Proletari di tutto il mondo unitevi».
Vi erano inoltre impressi la falce e il
martello, la stella rossa e la sigla della
Lega dei comunisti del defunto maresciallo Tito. Su segnalazione di alcuni
cittadini, sono intervenuti due agenti
in abiti civili che hanno accompagnato in Questura i due giovani, di 21 e
26 anni, che avevano esibito il vessillo. Dopo l’interrogatorio i due attivisti
sono stati rilasciati: saranno comunque denunciati per violazione della
Legge sull’ordine pubblico. […]
(p.r.)
“Il Piccolo”
4 maggio 2009
Gorizia: ancora chiusi
gli archivi jugoslavi
Gli ex sindaci Scarano e Valenti,
naturalmente. […] In molti ieri si sono
dati appuntamento al Parco della
Rimembranza di fronte alla grande
lapide che ricorda i goriziani strappati
ai loro cari dai titini a guerra finita, in
quel terribile maggio del 1945. «Che i
giovani di oggi portino sempre nel
cuore il ricordo dei loro concittadini
trucidati – ha esortato Clara Morassi
Stanta, delle famiglie dei deportati –
dei quali ancora sappiamo troppo
poco». Proprio su questo punto il sindaco Romoli non ha potuto fare altro
che rammaricarsi. «L’anno scorso, in
occasione di questa stessa ricorrenza,
avevo auspicato che dagli archivi dell’ex Jugoslavia arrivassero documenti
e informazioni su questa tragica pagina di storia – ha sottolineato –. Invece,
non abbiamo potuto registrare alcuna
novità, malgrado le pressioni e il contributo dei nostri organi diplomatici».
Contributo che il prefetto Maria
Augusta Marrosu s’impegnerà a sviluppare anche nei mesi a venire. […]
Al termine degli interventi ufficiali
non sono mancate alcune, toccanti
testimonianze da parte di chi perse in
quei giorni di più di sessant’anni fa
genitori, nonni, amici. Entro la fine del
mese, il Comune promuoverà un’altra occasione per ricordare quella difficile stagione: l’inaugurazione di una
scalinata a Licurgo Olivi, esponente
del CNL, sparito subito dopo la fine
della guerra. «Dopo aver dedicato una
via a Norma Cossetto – ha evidenziato
Romoli – si tratta di un altro piccolo
ma significativo omaggio a quanti persero la vita a guerra finita, vittime di
una spirale di odio etnico». […]
Nicola Comelli
“Il Piccolo”
8 maggio 2009
Bandiere rosse sul Carso,
Dipiazza infuriato
[…] Bandiere agganciate ai cartelli stradali, appese ai pali dell’illuminazione pubblica, ai fili della luce sopra
le strade, nei giardini delle villette
come pure alle finestre delle case. […]
Erano - a sei giorni di distanza - le tracce del Primo maggio, ricorrenza sacra
per buona parte dei carsolini. Tracce
che, peraltro, fino a ieri erano ancora
ben in vista da Basovizza a Santa Croce, lungo l’intero altopiano triestino,
sulla scia di una consuetudine che le
vuole esposte per una settimana, non
di più. Dipiazza non ci ha visto più,
però, quando gli è parso di scorgere
una bandiera jugoslava - in realtà è
quella, molto simile, del Fronte popo-
DIFESA ADRIATICA
Luglio 2009
RASSEGNA
lontano, a partire dello stesso presidente, che vive a S. Margherita Ligure e
fino a Toronto, nel Canada. Come tradizione vuole, gli esuli si sono recati
innanzitutto al cimitero, dove riposano generazioni di loro antenati. Qui
hanno deposto una corona a omaggio dei compaesani che, travolti dalle
ben note vicende hanno cessato di
vivere lontano dal paese natio. […]
In Slovenia settori della pubblica opinione e del mondo politico coltivano
nostalgie per la Jugoslavia di Tito, imbevute di nazionalismo
(nella foto, un drappello di bambini attende il passaggio della staffetta
che ogni anno, il 25 maggio, avrebbe reso omaggio al dittatore)
lare di Liberazione sloveno - accanto
al tricolore italiano sui pili del monumento ai partigiani. E soprattutto, quando gli hanno mostrato altre due bandiere esposte da altrettanti finestre di
una casa: una della Jugoslavia, la seconda dell’Unione Sovietica. Si narra
che sempre da quelle finestre, durante i mondiali di calcio 2006 abbiano
fatto mostra di sé le bandiere di Germania e Francia, le ultime due avversarie dell’Italia...
A quel punto il Dipiazza furioso si
è attaccato al telefonino: […] «Esiste
una sorta di patto di non belligeranza
per il Primo maggio - ha sbottato il sindaco - ma adesso basta con la tolleranza. Trovo scandalosa una simile
esposizione che ormai non accade
nemmeno nelle regioni più rosse d’Italia. Alcune sono anche fuori legge: la
bandiera rossa sistemata sui cartelli
stradali secondo il codice della strada
segnala la presenza di cantieri». […]
“la Voce del Popolo”
9 maggio 2009
Visignano:
ritorno alla terra degli avi
Un messaggio di serenità e gioia,
ma anche un messaggio di speranza
«che per le nuove generazioni possa
aprirsi uno spiraglio per il ritorno alle
terre degli antenati». Queste parole,
pronunciate […] dal dott. Angelo
Turrin, sintetizzano nel migliore dei
modi lo spirito della visita compiuta
domenica 3 maggio al luogo natio da
una folta comunità di visignanesi in
esilio. […]
Tutti legami forti palesemente sentiti, come provato dal folto numero di
appartenenti alla Comunità di
Visignano in esilio, quasi un centinaio, pervenuti soprattutto da Trieste e dal
Friuli Venezia Giulia, ma anche da più
Ansa
8 maggio 2009
Euroregione Adriatica:
incontro a Roma
Si incontrano per la prima volta, il
12 maggio alla Fiera di Roma, i vertici
delle euroregioni dell’Adriatico e del
Mar Nero […]. L’euroregione dell’Adriatico, guidata dal presidente
dell’Istria Ivan Jakovcic, è nata a
Termoli nel novembre del 2004 […].
Farà gli onori di casa il ministro per le
Attività regionali Raffaeale Fitto. […]
“Famiglia Umaghese”
12 maggio 2009
Il 50esimo
della Famiglia Umaghese
Nel 1959 veniva costituita a Trie-
ste la Famiglia Umaghese, per dare
sostegno morale e materiale ai tanti
esuli che, esercitando una scelta di libertà, avevano abbandonato in quegli anni il territorio del Comune di
Umago d’Istria. […] Sabato 16 maggio 2009 […] alla presenza delle Autorità civili e religiose, la Famiglia
Umaghese aprirà le celebrazioni per
il cinquantenario con l’inaugurazione
- nella sala Chersi dell’Unione degli
Istriani a Trieste in via Pellico 2 - della
mostra 1959- 2009 cinquant’anni di
cultura della memoria realizzata con
il contributo della Provincia e del Comune di Trieste, con il fine di presentare alla Città la vita della comunità
umaghese in esilio. […]
Mariella Manzutto
Presidente
“la Voce del Popolo”
15 maggio 2009
La Liguria a Fiume
Una delegazione del Consiglio regionale della Liguria ha visitato ieri la
Comunità degli Italiani di Fiume. Ad
accogliere la comitiva, della quale faceva parte anche un gruppo di alunni
vincitori del concorso sulla tragedia
vissuta dai giuliano-dalmati e i rappresentanti del Comitato ligure
dell’ANVGD, è stata la presidente del
sodalizio fiumano, Agnese Superina.
[…] Superina ha spiegato che la CI
Un suggestivo scorcio della cittadina di Visignano
Celje (Slovenia), 14 maggio 2009,
una manifestazione di nostalgici filo-titini
Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Centro studi padre Flaminio Rocchi
DIRETTORE RESPONSABILE
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Editrice:
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
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Con il contributo della legge 72/2001
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Monte Sabotino, sul versante sloveno ricompare periodicamente
la scritta «Nas Tito», «il nostro Tito», ricomposta quest’anno,
il 9 maggio, da nostalgici filo-jugoslavi
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Finito di stampare il 30 luglio 2009
Luglio 2009
13
DIFESA ADRIATICA
conta circa 6.000 soci, tra i quali molti sostenitori, ed ha elencato le numerose attività che si svolgono in seno al
sodalizio […]. «Ci impegniamo pere
trasmettere le tradizioni, la lingua e la
cultura italiana, come pure il dialetto
fiumano alle giovani generazioni», ha
spiegato Agnese Superina, che ha ricordato la triste storia degli esuli, ma
anche quella dei rimasti. “Non è mai
stato facile e non lo è tuttora vivere
come minoranza. Abbiamo dovuto
combattere per mantenere i nostri valori. I nostri rapporti con le associazioni degli esuli sono ottimi e siamo sempre felici di ospitare le comitive che
arrivano dall’Italia», ha concluso.
Giacomo Ronzitti, presidente del
Consiglio regionale della Liguria, ha
usato una metafora per spiegare quanto sia importante l’attività della CI: «Il
tessuto è formato da due fili; la trama
e l’ordito. Intrecciandosi formano un
nodo, e il vostro sodalizio è appunto
questo nodo, capace di esprimere al
meglio il senso di appartenenza e il
valore di una identità e di una cultura
che si arricchiscono ogni giorno», ha
dichiarato Ronzitti, che ha invitato a
Genova una delegazione della CI di
Fiume.
All’incontro ha partecipato anche
Fulvio Mohoratz, vicesindaco e assessore alla cultura del Libero comune di
Fiume in esilio. […]
Viviana Ban
“la Voce del Popolo”
20 maggio 2009
Omaggio a Cherso
e alle sue tradizioni
Evento importantissimo e di grande vanto, per la Comunità degli Italiani e, in generale, per la città di Cherso.
Infatti, al museo “Arsan” della città è
stato presentato ufficialmente il primo
libro bilingue (italiano/croato) pubblicato dalla locale Ci, dal titolo «Cherso.
Antiche tradizioni del mare e dei monti» di Giovanni Nini Rossi, e la cui parte
in lingua croata è stata tradotta da Tina
Fornaric Zic. […]
Da questa considerazione e dalla
consapevolezza che il numero delle
persone che conoscono il dialetto
chersino è sempre più esiguo, nasce
l’esigenza di preservare queste espressioni, restando fedeli a quello che è
uno degli obiettivi primari dell’attività
della Comunità degli Italiani, vale a
dire il mantenimento della lingua e
della cultura italiana […] Alla presentazione era anche presente il sindaco
di Cherso, Gaetano Negovetic […].
Come tappa successiva della promozione dell’opera, è prevista pure la
presentazione del volume alla Comu-
RASSEGNA
ste. I componenti dell’associazione
hanno sostato alcuni minuti in silenzio davanti alla foiba e hanno recitato
preghiere. Il 28 febbraio scorso una
analoga manifestazione era stata impedita da un gruppo di contestatori
giunti anche dall’Italia.
Umago, il Duomo intitolato all’Assunta e al patrono, S. Pellegrino
nità degli italiani di Lussinpiccolo, in
programma per il mese di giugno […].
Izabela Muzic
“Il Piccolo”
23 maggio 2009
Sanader boccia il cinema
intitolato alla Valli
Ha suscitato indignazione tra gran
parte dei polesani e degli istriani l’uscita del premier Ivo Sanader in risposta
a una precisa domanda del deputato
dietino Damir Kajin […]. Quest’ultimo aveva chiesto come mai Zagabria
non ha ancora permesso il ripristino
del nome dell’eroina partigiana Ruza
Petrovic alla Casa dell’infanzia. «Sono
d’accordo con la sua richiesta» ha risposto Sanader aggiungendo che «Pola
non aveva alcun motivo di cambiare
il nome del cinema che da Zagreb è
diventato Valli in onore all’attrice che
secondo qualcuno sarebbe stata
l’amante di Mussolini. […]». Kajin ha
ribadito dicendo che è risaputo che
Alida Valli non sia stata l’amante di
Mussolini e che personalmente era
contrario al ribattezzamento del cinema. L’uscita di Sanader è stata
stigmatizzata dal deputato italiano e
presidente dell’UI Furio Radin:
«Sanader non sa nulla di Alida Valli,
parla a vanvera e in maniera demagogica solo perché a malincuore accetta
il ripristino del nome di Ruza Petrovic
alla casa dell’infanzia».
Sull’argomento abbiamo interpellato la prof.ssa Claudia Millotti, presi-
dente dell’ Assemblea della Comunità degli Italiani di Pola.Questa la sua
valutazione: «Sono orgogliosa di Pola
e dei Polesani che nel 2008 intitolando il cinema ad Alida Valli hanno dato
prova di grande civiltà e di crescita
culturale e questa scelta la difenderemo a denti stretti se serve».
(p.r.)
Ansa
23 maggio 2009
Nessun problema
alla Foiba di Golobivnica
L’Unione degli Istriani ha commemorato oggi, alla foiba Golobivnica di
Corgnale di Divaccia (Slovenia), tutti i
martiri infoibati negli anni 1943-1945
in Istria e alle spalle di Gorizia e Trie-
In alto: l’interno
del cinema intitolato
alla grande attrice
polesana.
Intitolazione
che non ha smesso
di sollevare polemiche
negli ambienti croati
(foto dal sito
www.kinovalli.net)
Cherso, un’incantevole architettura
In basso a destra:
il top manager
Toni Concina
Ansa
25 maggio 2009
Benco nuovo sindaco
dei polesani esuli
Argeo Benco è il nuovo “sindaco”,
ossia presidente, del Libero Comune
di Pola in esilio, che raggruppa gli esuli
italiani della località istriana. Benco,
che subentra al generale Silvio
Mazzaroli - si precisa in una nota diffusa a Trieste - è stato eletto al termine
del 53/o Raduno nazionale, svoltosi a
Torino.
Il Libero Comune di Pola in esilio
ha chiesto, in una lettera, al Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio,
Gianni Letta, di intervenire presso le
Repubbliche di Slovenia e Croazia
perché «rendano finalmente noti i luoghi in cui giacciono insepolte le vittime dei massacri compiuti dai comunisti jugoslavi durante e dopo la Seconda guerra mondiale».
“Il Giornale”
29 maggio 2009
Il top manager anti-Tito
che vuole salvare Orvieto
La prima domanda che viene
spontaneo rivolgere a uno come lui carrierona manageriale alle spalle,
pensione con un numero di zeri suffi-
cienti a dormire sonni più che tranquilli, relazioni e amicizie in tutto il
mondo, nonché una bella famiglia su
cui poter governare indisturbato in
qualità di patriarca - non può che essere «ma chi gliel’ha fatto fare?».
Perché all’alba dei 71 anni Toni
Concina, […] nato a Zara quando quel
piccolo paradiso di verde, scogli e
mare era ancora un pezzo d’Italia, ha
pensato bene di correre da sindaco
nella sua città di elezione, Orvieto,
dove nel dopoguerra i familiari avevano trovato rifugio all’indomani della
loro forzosa fuga dalla Dalmazia. «Via
che si va, via che si doveva andare»,
perché il maresciallo Tito - una stella
rossa in fronte e tanto odio nel cuore proprio non ce li voleva, quegli
italiansky come loro.
Non bastasse, lui ha accettato di
correre da capolista del centrodestra
proprio in una città dove, da sessant’anni, comandano i compagni.
«Non vorrei sembrare troppo sentimentale, ma l’ho fatto per affetto», spiega questo ex manager pluri-gallonato
delle pubbliche relazioni nel pubblico come nel privato, dall’Iri alla Stet,
dalla Telecom alla Rcs, con pezzi importanti di vita e di carriera spesi tra
Roma, Londra e New York. «Avevo e
ho un debito di riconoscenza nei confronti della città che mi ha accolto
come profugo, quand’ero bambino, e
che da un anno, dopo aver lasciato
Roma, è ridiventata la mia residenza
definitiva. Mi considero un uomo né
fazioso né schierato, e soprattutto un
professionista che a questo punto della vita non deve chiedere più nulla.
Piuttosto, ritengo di poter dare io qualcosa a una città che si sta spegnendo
per colpa di chi l’ha amministrata fino
a ora. Metto a disposizione la mia esperienza e poche, ma chiare, parole d’ordine: Metodo, Ascolto, Rigore e Trasparenza». […]
14
DIFESA ADRIATICA
Luglio 2009
Italians’ Memories
In a new book, citizens of Pola, Fiume and Zara
tell the stories of their flight from Tito’s ethnic cleansing
The Ancona regional council of the
ANVGD has assembled a volume, edited
by Marcello Mastrosanti, of first-hand
accounts of Italian refugees from Istria,
Fiume and Dalmatia, who lived
through the moment of cession of
those territories to Tito’s communist
Yugoslavia as sanctioned in the treaty
of 1947. “Ricordi degli Italiani”
(“Italians’ Memories”) is the title of this
collection of stories, each one unique
but all of which share a common
thread: stories of abandonment,
violence, and unfulfilled homesickness. Of the many stories, we have
chosen two to share with our readers:
one, by a native citizen of Zara, and
the other by an Istrian. The first comes
from the Rismondo family: the second,
from the family of Nives Rocchi Piccini from the island of Lussino. As with
all the stories in this collection, these
tell of unarmed, innocent civilians
living first through the horrors of war,
and then through ideological and
nationalistic persecution.
_________________________
(…) The heavy consequences for
Zara begin when Italy enters the War,
after Mussolini’s speech from the
balcony of Piazza Venezia in Rome.
The citizens of Zara listen and pray in
silence. Zara has to sustain the most
exposed line of defence, and if Italy
loses the war, the Yugoslavs will invade. (…) The population of Zara doesn’t
believe that the front will pass through
their city, since it is located on a small
isthmus that connects it to the
mainland, and its port isn’t as wellfurnished as the ports of Pola and
Sebenico: these facts lead the Zaratini
to believe that any air-bombing attacks
on their city would be futile and, thus,
highly unlikely.
Instead, in 1943, on the 2nd of
November, the bombings begin,
bringing with them the first wave of
destruction and death. A passenger
ship is hit, and all those aboard perish.
Another large bomb falls on the square
next to a city park: the people who
arrive on the scene find the area strewn
with pieces of children’s bodies,
children who, a moment earlier, were
playing in the park and on the merrygo-round. The next month, a repeat
attack, with air formations dropping
tons of bombs on the city: in total, Zara
is bombed 54 times.
Under the relentlessness of the
attacks, Zara becomes a dead and
burnt city. Calle Large, the city center,
disappears; the city is in total ruins, with
debris all over. The town squares are
unrecognisable, not even the little piaz-
Two views of the distruction wreaked on the city of Zara (today Zadar)
by the over 50 Allied bombings
za of the port, whose distinct columns
are reduced to rubble along with the
houses surrounding it. (…)The city has
begun to be unrecognisable, as 75%
of it has been hit. (…) Tito’s plan is to
erase all traces of Italian character from
the city, but how to go about it? The
only way is to air-bomb it. Who has
the air power to be able to carry this
out?The Allied forces are the only ones
who can carry out this task of
destruction. Tito’s game of deceit is
ready. He informs the Allies that the
city hides large amounts of German
munitions, and, in this way, the
massacre can begin. (…)
After the Germans leave, the
uncivil Partisans come down from
inland without ever having fired a
single shot against the Germans. Radio London, instead, reports that there
has been furious ground combat
between Partisans and German troops.
(…)
(first-hand account
of the Rismondo Family, Zara)
A picturesque bird’s-eye view of Neresine, on the island of Lussino
* * *
I was born in 1929 in Neresine,
on the beautiful island of Lussino, rich
with splendid pine forests and, today,
a tourist haven for thousands of foreign
and Italian tourists. Many of these
Italian have no idea that the island was
Italian until sixty-three years ago. (…)
After the end of the Second World War,
following the peace treaty of 1947, the
island where I was born and raised was
ceded to Yugoslavia, as was all of Istria,
Fiume, and Zara. With the arrival of
the Yugoslavs, persecutions began, in
their attempt to uproot and erase every
trace of Italian presence there, and to
make those lands Slavic, at any cost.
In a clime of fear, they impose upon
us their regime, their language, their
culture, and their schools (…) The
population, badly frightened, began to
leave. We were assured, in respect of
the peace treaty, that from 1948 on
those who felt Italian could “opt”,
meaning that they could choose to
leave and move to Italy, since their
native territory was no longer part of
Italy. To opt, one needed to be a
habitual speaker of Italian.
In 1948, of the 9,500 people who
remained on the island, 9,000 opted
to leave. But the peace treaty has given
the Yugoslav government the power to
determine who speaks and uses Italian,
and thus, who can “opt”. And here
begins the farse.
The Yugoslav political plan of
emptying Venezia-Giulia and
Dalmatia of Italians determines a mass
exodus, a depopulation of the entire
territory that translates into a loss of
members of the work force and
specialized personnel, and, most of all,
a defeat for Tito’s Yugoslav dictatorial
regime. Thus, it was the regime that
decided for us, whether we were
eligible to leave or not, according to
their own criteria. Permission to leave
was granted exclusively to the elderly
and the unschooled. My family,
instead, requested to opt four times,
from 1948 to 1951, but this possibility
was always denied to us, on the basis
that we were habitual speakers of Serbo-Croatian, a language of which we
had no knowledge whatsoever. This
was a typical situation among the
Italians who opted at this time.
In these years, they began to
persecute my husband, Oscar, who
was working in the naval shipyard in
Lussino (Lussinpiccolo): they wanted
him to spy for the regime. Often at
night, he would be picked up by the
political police who were seeking out
“enemies of the people”. He was
forced, under threat of torture, to give
names of colleagues who in reality had
done nothing against the regime.
This led to his decision to try and
escape, using any means possible. In
December of 1951, an opportunity
arose. During the night, from a cove
under Monte Ossero, with a sailboat,
along with 12 others including a threeyear-old child, he managed to escape.
(…) I was left alone with a four-yearold child. I did everything I possibly
could to try and reach him, I even
wrote to Tito, but my right to go to Italy
was always denied. (…)
In 1953 my husband, who was
working in Ancona, organized an
escape plan: two men from Ancona,
one of whom is still alive today, were
to pick me up in a fishing boat, at a
predetermined point off the Istrian
coast, near Pola. The wind and waves
were such that the attempt failed. The
Yugoslav coast guard boats found the
men, they were arrested and confessed
all, and I was sent to prison. After a
month of prison, in inhuman
conditions, they set up a sort of monkey
trial. They told me, “If you want to save
yourself, and serve only a few months’
time in prison, then during your trial
you will publicly admit that you are a
reactionary, and that you never opted
for Italy.” I accepted. Alone, and with
a child in my care, I had no other
Many Italian islanders from Istria
and Dalmatia fled those
Yugoslav-occupied territories
at night by boat. This was a
tremendously risky undertaking,
and cost the lives of many who
were overtaken by surprise
by Tito’s coastguard patrols
options.
After three terrible months of
prison, in 1955, after still more requests
on my part – always denied – of
returning to Italy, they tell me that, as I
am Italian, they cannot give me the
permission to go to Italy. The only
possibility would be for me to file a
request to become a Yugoslav citizen,
and then, as a Yugoslav, ask for a pass
to go to Italy.
I accepted this compromise,
becoming Yugoslav against my will,
and I presented my request for a pass,
which was denied. The second request
I made, after I had lost all hope, was
accepted, thanks to the help of a very
influential person who had understood
my plight.
And so it was that in 1955, after
four years of forced separation, my
family was finally able to reunite with
our motherland, Italy. We settled in
Ancona, and it was there, with much
sacrifice, that we began our life over,
free and Italian, but always with a
consuming homesickness in our hearts
for our abandoned lands of origin.
(first-hand account
of Nives Rocchi Piccini,
island of Lussino)
Traduzioni
di Lorie Simicich Ballarin
Zara, the ancient Roman city of Iadera, for centuries part of the Republic
of Venice until 1797, year in which Venice, the “Serenissima”, fell. On the
left, the Church of Saint Donato, a ninth century structure built on the
visible remains of the Roman Forum; on the right, the lovely bell tower
of the Cathedral of Saint Anastasia, also dating from the ninth century
Dignano, Istria. Homes abandoned over 60 years ago
by inhabitants who found refuge on the Italian peninsula
Luglio 2009
15
DIFESA ADRIATICA
Recuerdos de los italianos
En un libro los testimonios de los ciudadanos
de Pola, Fiume y Zara en fuga de la limpieza étnica de Tito
El Comité provincial de Ancona de
la Associazione Nazionale Venezia
Giulia e Dalmazia se ocupa de la
publicación de un volumen encargado
a Marcello Mastrosanti, en el que están
recogidos inéditos testimonios de los
prófugos italianos de Istria, de Fiume
y de Zara en el momento de la cesión
de aquellos territorios a la Yugoslavia
comunista de Tito, sancionada por el
tratado de paz del 1947. Ricordi degli
italiani se titula el libro, que presenta
historias diversas pero todas marcadas
de la misma manera: historias de
abandono, de violencia, de
irremediables nostalgias. De los
muchos testimonios aquí recogidos
proponemos dos, uno de Zara y uno
de Istria. El primero es de la familia
Rismondo, el segundo de la familia de
Nives Rocchi Piccini de la isla de Lussino. Historias, estas como las otras,
de civiles inermes y no culpables
trastornados por la guerra primero, por
la persecución ideológica y
nacionalista después.
_________________________
[…] Las consecuencias pesadas
para Zara inician con la entrada en
guerra, después del discurso de
Mussolini desde el balcón de Piazza
Venezia en Roma. Los zaratinos
escuchan y rezan en silencio. Zara
debe soportar la línea de defensa más
expuesta y si la guerra se pierde tendrá
a los yugoslavos como invasores. […]
Los ciudadanos de Zara excluyen que
el frente transcurra en esta ciudad,
porque se encuentra en una isla con
un pequeño istmo que la une a la tierra firme y además no tiene un puerto
organizado como el de Pola o de
Sebenico, por tanto se deduce que es
inútil un bombardeo aéreo.
Sin embargo en el 1943, el 2 de
noviembre llegan las bombas de lo
alto, siguen las primeras destrucciones
y muertes. Un vapor lleno de gente es
tocado y fallecen todos. Otra grande
bomba explota en la plaza del parque,
la gente allegada ve pedazos de
cuerpos de niños, que un momento
antes estaban jugando, arrojados sobre
las ramas de los árboles, igual el tiovivo
lleno de niños. El mes siguiente una
repetida afluencia de formaciones de
aviones lanzan toneladas de bombas,
en total hay 54 bombardeos.
Zara inexorablemente se convierte
en una ciudad muerta y quemada.
Desaparece la calle Larga, o sea, el
Los más de 50 bombardeos anglo-americanos destruyeron
prácticamente la totalidad de la ciudad dalmata de Zara (hoy Zadar).
En las dos fotografías, los daños en el centro histórico y en las costas
centro de la ciudad, que es todo una
ruina con escombros por todas partes.
Las plazas ya no se reconocen, ni
siquiera la pequeña plaza Marina, esa
se queda en nada con las
inconfundibles columnas y todas las
casas circundantes. […] La ciudad ya
no se reconoce, el 75% ha sido tocado.
Zara, la Puerta de Tierra Firme hoy. Acampa el León de San Marco,
símbolo de la Republica de Venecia a la que la ciudad dalmata
perteneció hasta el 1797. Edificada en el 1543 su diseño de Michele
Sammicheli, es el más bello monumento renacentista de Zara, El León
fue esculpido por afrenta de manifestantes yugoslavos en la segunda
posguerra y ha sido recientemente restaurado gracias a los
financiamientos del Gobierno italiano
[…] Tito tiene en mente el hacer
desaparecer la italianidad de Zara,
¿cómo hacer? El único sistema es el
de golpearla con las bombas desde
arriba. ¿Quién tiene aviones que
puedan hacer una tarea de este tipo?
La fuerza aliada es la única para este
encargo de destrucción. El engaño esta
preparado. Hacer creer que en la
pequeña ciudad hay escondidas
muchas municiones de los alemanes
y la masacre esta lista. […]
Cuando los alemanes se van,
descienden del interior los partisanos
inciviles sin haber disparado un golpe
de arma contra los alemanes, no como
dice Radio Londra: después de
encarnizados combates contra las
tropas alemanas. […].
(testimonio
de la familia Rismondo, Zara)
* * *
Nací en el 1929 en Neresine, en
la bellísima isla de Lussino, rica de
esplendidas pinedas y hoy meta de
miles de turistas extranjeros e italianos.
Muchos de estos no saben que esta
isla ha sido italiana, hasta hace sesenta
y tres años. […] Después de acabar la
segunda guerra mundial, a
continuación del tratado de paz del
1947, la isla en la que nací y viví ha
sido cedida a Yugoslavia, como toda
Istria, Fiume y Zara. Con la llegada de
los yugoslavos han iniciado las
persecuciones con el intento de
desenraizar la presencia italiana y de
eslavizar a toda costa aquellas tierras.
En un clima de miedo nos
imponen su régimen, su lengua, su
cultura y sus escuelas. […] La gente
asustada ha empezado a marcharse.
Nos han asegurado, en el respeto del
tratado de paz, que desde 1948 quien
se siente italiano habría podido optar,
o sea elegir el volver a la madre patria
Italia, si utilizaban normalmente la
lengua italiana.
En el 1948 de nueve mil quinientos
habitantes que se habían quedado en
la isla, nueve mil piden el volver a la
restante Italia. Pero el tratado de paz
ha dado la facultad al gobierno
yugoslavo de establecer quien usa o
no la lengua italiana. Y aqui inicia la
burla.
El diseño político de alejar a los
italianos de Venezia Giulia y de
Dalmazia determina un éxodo de
masa y un despoblamiento del territorio que significan la perdida de fuerza,
trabajo y de personal especializado y
sobretodo una derrota para el régimen
dictatorial yugoslavo de Tito. Así han
hecho de nosotros lo que han querido,
según su voluntad. Han permitido
marcharse solo a los viejos y a los no
instruidos. A mi familia, así como a
muchas otras, del 1948 al 1951 por
cuatro veces han rechazado las
peticiones de ir a Italia, con la
motivación de que nuestro lenguaje
cotidiano es el serbio-croata, en
realidad desconocido para nosotros.
En estos años han empezado a
perseguir a mi marido Oscar, que
trabajaba como electricista en el taller
naval de Lussino, obligándolo a hacer
de espía. A menudo de noche es
recogido por la policía política, en
busca de los llamados «enemigos del
pueblo», obligado aun con tortura a
decir los nombres de los colegas de
trabajo que nada han cometido contra
el régimen.
De aquí la decisión, como tantos,
de escapar de cualquier modo. La
ocasión se ha presentado en diciembre
del 1951. De noche, de un recodo
bajo el monte Ossero, con una barca
de vela, junto a otras 12 personas, entre
las cuales un niño de tres años, ha
conseguido escapar. […] Yo me he
quedado sola con el niño de cuatro
años. He hecho de todo para reunirme
con él, he escrito hasta a Tito, pero el
derecho a irme a Italia me ha sido
siempre negado.
En el 1953, mi marido, que se
encuentra en Ancona por trabajo,
organiza una fuga:
dos anconetanos, de los que uno
esta vivo todavía, con un pesquero me
tienen que recoger en un punto
acordado a lo largo de la costa istriana,
cerca de Pola. A causa del viento y el
mar movido, la cosa no sale. Los dos
anconetanos son individuados por las
motos centinela yugoslavas, y
arrestados confiesan todo y yo acabo
en prisión. Después de un mes de
prisión en condiciones deshumanas,
instituyen contra mí un proceso farsa.
Me dicen: «Si te quieres salvar y pasar
pocos meses de cárcel, durante el
proceso tienes que acusarte
públicamente de ser una reaccionaria
y de no haber optado nunca por Italia». He aceptado. Sola y con un niño
no he tenido elección.
Pasados los tres meses de prisión
terribles, en el 1955, después de otras
peticiones de poder volver a Italia,
siempre rechazadas, me dicen que
como italiana no pueden concederme
tal permiso. La única posibilidad es la
de pedir la ciudadanía yugoslava y con
esta cualifica pedir el permiso de pasar
a Italia.
Aceptado este compromiso,
convirtiéndome en yugoslava contra
mi voluntad, he presentado la petición,
otra vez rechazada. El segundo intento, con todas las esperanzas perdidas,
gracias a la ayuda de una persona muy
influyente que ha comprendido mi
drama, mi petición finalmente es
acogida.
Así en el 1955, después de cuatro
años de forzada separación, mi familia
ha podido reunirse a la madre patria
Italia. […] Nos hemos establecido en
Ancona y allí, con sacrificios, nos
hemos rehecho la vida, libres e
italianos, pero con una nostalgia
destructiva de nuestras tierras
abandonadas en el corazón.
(testimonio de Nives Rocchi
Piccini, isla de Lussino)
Traduzioni di Marta Cobian
Neresine vista desde el mar en una postal
del primer decenio del Novecientos (de la página web www.neresine.it)
Muchos
italianos
de las islas
istrianas
y dalmatas
huyeron de noche
en barca
de los territorios
ocupados
por los yugoslavos.
Una empresa
arriesgadísima,
que costó la vida
a tantos,
sorprendidos
por los centinelas
de Tito
16
Ragazzi lombardi
a Basovizza e Capodistria
14 maggio 2009
Centocinquanta ragazzi delle
scuole della Lombardia saranno domani a Trieste e a Capodistria per una
gita premio, voluta dal Consiglio Regionale. Tutto ha avuto inizio con un
lavoro di ricerca nelle scuole e la produzione di testi sulla storia dell’Adriatico Orientale durante e dopo la seconda guerra mondiale. Il 24 febbraio
2009 si è svolta una solenne seduta
del Consiglio Regionale della Lombardia aperta agli alunni vincitori del premio istituito per gli elaborati dei ragazzi
delle scuole lombarde con la Legge
Reg. 2/2008, con numerose scolaresche. È stata la prima volta di questa
celebrazione. La premiazione dei vincitori è stata preceduta dai discorsi del
presidente del Consiglio Regionale
Giulia De Capitani, del sindaco del
Libero Comune di Fiume in esilio
Guido Brazzoduro, anche quale vice
presidente ANVGD e del Presidente della
Regione Lombardia Roberto
Formigoni. […]
In mattinata visiteranno il Sacrario
di Redipuglia, poi sarà la volta della
Foiba di Basovizza dove ad accoglierli ci sarà il Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli,
Renzo Codarin mentre il prof. Diego
Redivo li accompagnerà nel percorso
storico e di visita del sito. Il viaggio dei
ragazzi avrà altre due tappe: la Risiera
di San Sabba […] e poi proseguimento per Capodistria. Quest’ultima tappa è stata fortemente caldeggiata dai
docenti che accompagnano i ragazzi
che avranno modo di passeggiare per
le vie della cittadina istriana e di incontrare la locale Comunità degli Italiani, accolti dal Presidente e collaboratori.
(fonte www.arcipelagoadriatico.it)
ANVGD collabora
con film sulla Costituzione
15 maggio 2009
Subito dopo l’anteprima assoluta
del 16 aprile a Montecitorio, il filmato
«La rinascita del Parlamento. Dalla Liberazione alla Costituzione» sarà presentato a Gorizia. L’opera prodotta
dalla Fondazione della Camera dei
Deputati e diretta da Antonio Farisi […]
è stata inserita tra le iniziative di
«èStoria», il festival internazionale della
storia in programma dal 22 al 24 maggio a Gorizia. […] Il filmato, della durata di circa 45 minuti, ripercorre un
periodo cruciale della storia del nostro Paese: dalla Liberazione, all’approvazione della Costituzione […].
La Sede nazionale ANVGD ha prestato una fattiva collaborazione all’opera, fornendo materiale documentale
ampiamente utilizzato nel film, con
particolare riferimento al trattato di
DIFESA ADRIATICA
Luglio 2009
La rubrica di “Difesa”
www.anvgd.it
Foiba di Basovizza, il monumento
sul quale gli studenti lombardi,
vincitori del concorso indetto
dal Consiglio Regionale,
si sono recati nel corso del loro
viaggio a Trieste e in Istria
Capodistria, un significativo
scorcio del Palazzo Pretorio,
successiva tappa dei giovani
provenienti da Milano
pace del 1947 e alla mutilazione dei
territori ceduti alla Jugoslavia.
Cornaredo (Milano):
già cancellata “Via Tito”
15 maggio 2009
«La nostra Amministrazione ha già
provveduto con atto di Giunta n. 112
del 1.12.2006, previo atto di indirizzo di Consiglio del 15.5.2006 n.15, a
rinominare la “Via Maresciallo Tito”
in “Via Primo Levi”». È quanto comunica il Comune di Cornaredo in provincia di Milano, dopo le sollecitazioni inviate dall’ANVGD a tutte le Amministrazioni locali che riportano ancora Tito nella loro toponomastica.
Il disguido si è creato in quanto
le mappe stradali disponibili su internet
sono probabilmente non aggiornatissime. Va reso quindi merito al
Comune di Cornaredo ad aver provveduto già da tre anni alla dovuta
cancellazione.
pola di un giudizio implicito, non è
cosa facile. Metodologicamente possibile, forse, attraverso un resoconto più
scarno possibile dei fatti e la raccolta
di testimonianze dirette della gente
comune, che sulla propria pelle ha
vissuto gli eventi. Questo è il primo
pregio di Capodistria 1947. L’ultimo
confine (Franco Rosso, pagg. 37, euro
13,00) un libro-intervista di Edoardo
Gridelli (con due prefazioni, di Claudio Magris e Roberto Spazzali e l’introduzione dell’autore) a don Lucio
Gridelli, sacerdote seminarista nel
1945 a Capodistria e testimone diretto, due anni dopo, del linciaggio di
monsignor Antonio Santin, vescovo di
Trieste e Capodistria, da parte delle
truppe jugoslave. […]
La seconda particolarità e quindi
il secondo pregio di questo libro si fonda sull’amore di don Lucio per la fotografia. Il testo infatti è corredato da fotografie scattate dall’intervistato, mai
viste, del seminario di Capodistria occupato dalle truppe titine – l’entrata in
seminario con la stella rossa, i soldati
che fanno ginnastica nel cortile, le
persone tratte in arresto, le lettere del
Comitato cittadino di liberazione popolare. Nell’ambito della campagna
di snazionalizzazione, intrapresa dal
Movimento di Liberazione jugoslavo
in Istria con arresti, deportazioni,
fucilazioni su accusa di “nemico del
popolo”, i soldati titini si accanivano
su quanti rappresentavano l’apparato
statale italiano, militari o civili che fossero, senza risparmiare gli esponenti
della chiesa tergestina e capodistriana
[…].
Racconta, don Lucio, che ci fu una
sorta di purga dei preti italiani. Siccome il clero rappresentava un punto di
appoggio importante per la gente, colpendo i preti, si pensava di indebolire
la resistenza della popolazione italiana. Monsignor Santin era un bersaglio
perfetto: figura rappresentativa e poi,
certo, istriano, quindi coinvolto in prima persona. […]
(fonte Chiara Mattioni,
“Il Piccolo”)
Così gli jugoslavi tentarono
di linciare Mons. Santin
28 maggio 2009
[…] Ricostruire storicamente un
fatto, senza cadere nell’insidiosa trap-
La Sede nazionale Anvgd ha collaborato con la Fondazione Camera dei
Deputati alla realizzazione del filmato «La rinascita del Parlamento. Dalla
Liberazione alla Costituzione», con particolare riferimento al trattato di
pace del 1947 (nella foto, Pola, masserizie dei profughi istriani in attesa
di essere imbarcate sul “Toscana”, foto Archivio Storico Anvgd, Roma)
Sasso Marconi (Bologna):
Piazzale intitolato
alle Vittime delle Foibe
28 maggio 2009
Un’intitolazione attraverso cui
l’Amministrazione comunale di Sasso Marconi intende ricordare la tragedia delle Foibe, che negli anni ’40 costò la vita a migliaia di cittadini della
Venezia Giulia, di Fiume e della
Dalmazia, restituendo così un doveroso riconoscimento alle vittime e stimolando la formazione di una memoria condivisa e unanime di quei drammatici avvenimenti. […] Il programma delle intitolazioni è stato messo a
punto dall’Amministrazione comunale
in collaborazione con: Tavolo della
Pace, Pro Loco, scuole, consulte di frazione e tematiche.
www.comune.sassomarconi.bologna.it
(segnalazione del giornalista
Floriano Roncarati)
“La Voce Giuliana”:
Tomasi nuovo direttore
4 giugno 2009
Venerdì 8 maggio, come da prassi
statutaria e a fronte delle dimissioni
presentate da Pietro Parentin per seri
motivi di salute, il Consiglio Direttivo
dell’Associazione delle Comunità
Istriane ha eletto a larga maggioranza
Sergio Tomasi nuovo Direttore del
quindicinale “La nuova Voce Giuliana”. Nel ringraziare Pietro Parentin
con riconoscenza e grande affetto per
l’impegno profuso con profonde motivazioni ed elevata capacità professionale, la Presidenza dell’Associazione,
unitamente a tutti i componenti dei
suoi Organi gestionali, formula gli auguri più sentiti al nuovo Direttore di
una proficua e serena attività, nel segno di quella continuità con il passato
nel cui indirizzo opera già da tempo
con grande impegno.
16 ottobre 1926: si inaugura la
«Linea aerea n. 2», Veneziatrieste-Lussinpiccolo-Zara
Zara in una stampa del 1675
di G. A. Remondini contenuta
nel volume Viaggio da Venetia
al St. Sepolcro et al Monte
Sinai..., una delle diverse edizioni
stampate del viaggio intrapreso
nel 1530 ca. da Fra’ Noe
1945; eventuale presentazione di materiale cartografico da parte dello
zaratino Tommaso Caizzi.
Saranno presenti alla manifestazione le Poste Italiane con un ufficio distaccato dotato di annullo
commemorativo speciale il giorno 4
luglio; per l’occasione verranno edite
3 cartoline.
Crema (Cremona):
mostra filatelica «ZaraSeicento»
10 giugno 2009
Il 4 e 5 luglio prosegue il percorso
informativo e culturale sostenuto dalla Società Filatelica Numismatica
Dalmata riguardante la storia delle Terre Adriatiche già italiane con una mostra filatelica e storico-postale riguardante la Dalmazia e, in particolare, la
città di Zara, ricorrendo quest’anno il
6° centenario della dedizione della
città dalmata alla Serenissima Repubblica di Venezia.
Il percorso espositivo si svilupperà
nel modo seguente: collezione “Un
Saluto da Zara” composta da cartoline del periodo 1895-1945; collezione storico postale relativa al periodo
della prima redenzione della
Dalmazia (1918-1923); collezione di
storia postale dalmata periodo 1800-
Una veduta
della cittadina
di Momiano
ed uno scorcio
dei resti
dell’imponente
castello,
posteriore
al 1230
Gli Esuli di Momiano
a Redipuglia
13 giugno 2009
Si sono incontrati a Redipuglia
dove hanno partecipato a una Messa
nella parrocchiale di San Giacomo.
Sono gli Esuli che risiedevano a
Momiano d’Istria e che scappati dall’ex Jugoslavia si sono stabiliti chi in
provincia di Trieste, chi in Friuli. Dopo
50 anni hanno deciso di incontrarsi,
assieme ai loro discendenti, per una
sorta di raduno. Dopo la Messa i partecipanti, in tutto una settantina, si sono
ritrovati per il pranzo nella sede del
circolo ricreativo di San Giacomo,
sempre a Redipuglia.
Momiano, nei pressi di Buie, è una
località ricca di storia e oggi vanta una
prestigiosa produzione di vino. I vigneti
della zona producono, oltre alla
malvasia, un moscato di qualità rinomato anche al di fuori del territorio.
(fonte “Il Piccolo”)