Il numero di Luglio 2009
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Il numero di Luglio 2009
La Redazione risponde Riscatto agevolato, primi segnali di una inversione di tendenza A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich A pagina 5 anno XV - n° 7 Luglio 2009 periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro Studi padre Flaminio Rocchi Europa, c’eravamo tanto odiati Le elezioni per il Parlamento europeo hanno registrato un tasso di assenteismo mai verificatosi prima, sopra il 40%. E sono aumentati di consistenza i partiti euroscettici, come la nostra Lega, o quelli apertamente antieuropeisti come il partito di Wilders in Olanda, le destre fiamminga e vallona in Belgio, i due partiti austriaci che rivendicano l’eredità di Haider, il British National Party in Gran Bretagna, il fronte di Le Pen in Francia. E non sono soltanto frange di destra xenofoba, ma anche di sinistra estrema, che accusano la UE di essere strumento della globalizzazione capitalista. Le ragioni dell’assenteismo sono tante e riconosciute un po’ da tutti: le scarse competenze funzionali del Parlamento di Strasburgo, la burocratizzazione dei centri decisionali di Bruxelles e il loro conseguente deficit di rappresentatività democratica, ecc. ecc. La crisi economica e finanziaria e il rincorrersi di misure di contenimento adottate dai singoli Stati in quasi totale libertà, a esclusiva difesa di interessi nazionali, non fanno che aggravare una disaffezione già in atto. Ma quanto incide sulla crisi di fiducia nell’Unione il nazionalismo persistente in alcuni Paesi, specie in quelli ex-comunisti, e il localismo montante un po’ ovunque? Tavolo Governo-Esuli, la riunione dell’11 giugno Trattative in corso per la restituzione dei beni Manca una risposta sull’indennizzo equo e definitivo Il comunicato congiunto delle Associazioni Al Tavolo di coordinamento Insoddisfazione, invece, è staGoverno- Associazioni degli Esuli, ta espressa sulla mancata risposta svoltosi l’11 giugno 2009 a Roma da parte del Ministero delle Finanerano presenti la FederEsuli nella ze circa un provvedimento definipersona di Renzo Codarin e le sei tivo sugli indennizzi dei beni perassociazioni: Associazione delle duti, pur prendendo atto dell’imComunità Istriane con Lorenzo pegno annunciato di attivare un Rovis, ANVGD con Lucio Toth, Litavolo tecnico sul punto e di combero Comune di Fiume con Guipletare entro l’anno i pagamenti do Brazzoduro, Libero Comune di della legge 137/2001. Pola con Argeo Benco, Libero CoParticolare attenzione è stata mune di Zara con Renzo de’ rivolta alla esigenza di assicurare Tavolo di coordinamento, convocate Vidovich e Unione degli Istriani l’osservanza della normativa a tucon Massimiliano Lacota, nonché l’11 giugno a Palazzo Chigi (nella foto) tela degli esuli nel passaggio delle la FederEsuli e le altre associazioni, gli esperti prof. Giuseppe de case popolari dal demanio statale che hanno espresso insoddisfazione per Vergottini, l’avvocato Vipsania le mancate riposte in tema di indennizzi a quello dei comuni in tutte le reAndreicich e Silvio Stefani. gioni. Le associazioni hanno manifestato la loro soddisfaÈ stato anche chiesto e concordato un incontro con il zione per quanto riguarda le assicurazioni del Governo Ministero della Pubblica Istruzione, on. Gelmini, per cosul problema delle trattative italo-croate per la restituzio- ordinare l’azione formativa nelle scuole sui temi del conne dei beni, sulla copertura previdenziale delle persone fine orientale e dell’Esodo giuliano-dalmato. che hanno sofferto internamento nei campi di concenRoma, 11 giugno 2009 tramento jugoslavi, sul problema della cittadinanza e dei documenti anagrafici, sulla conservazione dei cimiteri Per la FederEsuli erano anche presenti il Segretario italiani. generale Giorgio Varisco e l’avv. Francesca Briani. Si può richiederlo alla Sede nazionale ANVGD Bruxelles, la sede del Parlamento europeo di Lucio Toth (segue a pagina 2) FederEsuli, conferenza stampa a Trieste L’appuntamento dell’11 giugno presso palazzo Chigi è stato presentato il 4 giugno scorso durante una conferenza stampa svoltasi in una sala del Grand Hotel Duchi D’Aosta a Trieste. Ad incontrare i giornalisti sono stati Renzo Codarin, presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli, affiancato da alcuni dei massimi esponendella FederEsuli ti delle Associazioni che aderiscono alla Nell’agenda il varo di un provvedimento Federazione, Lorenzo Rovis, Guido che preveda indennizzi equi Brazzoduro e Renzo de’Vidovich. […] È per i «beni abbandonati» stato Renzo Codarin a relazionare su alcuni punti fondamentali, quali la scuola che rappresenta un momento di sensibilizzazione della realtà sociale sulla storia e la realtà del popolo esule in Italia e nel mondo. Tra gli altri punti, ha voluto porre l’accento sulla restituzione dei beni ancora in libera disponibilità. E a proposito ha ricordato gli ultimi incontri con il Ministro agli Esteri, Franco Frattini, che prossimamente porterà la tematica all’appuntamento con il Governo croato. Segue a pagina 5 In a new book, citizens of Pola, Fiume and Zara tell the stories of their flight from Tito’s ethnic cleansing In english language to page 14 En un libro los testimonios de los ciudadanos de Pola, Fiume y Zara en fuga de la limpieza étnica de Tito En lengua española en la página 15 Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2 DCB - Roma Un francobollo di Poste Italiane ricorda Giovanni Palatucci ultimo Questore di Fiume, «giusto fra le nazioni» Giovanni Palatucci, ultimo Questore di Fiume italiana, ha il suo francobollo rievocativo: è uscito il 29 maggio, per il centenario dalla nascita. Riproduce la figura e la firma del questore, quell’autografo che permise a tanti sventurati di salvarsi. Palatucci partecipò al 14° corso di Polizia e fu inviato a Genova come vicecommissario di PS. Dal novembre 1937, quando fu assegnato all’ufficio stranieri della Questura di Fiume, si prodigò nell’aiutare migliaia di perseguitati, specie ebrei, assicurando loro permessi speciali, attivando azioni di depistaggio, organizzando fughe verso centri italiani meno esposti alle leggi razziali. Come al campo per internati civili di guerra ubicato a Campagna, dove era vescovo suo zio, mons. Giuseppe Maria Palatucci. In tal modo, il martire testimoniò gli ideali in cui fermamente credeva; vi restò fedele fino ad essere deportato nel campo di sterminio di Dachau (dove divenne il numero di matricola 117.826) e, a soli 36 anni, compì il suo olocausto. Nel 1995 il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro Gli ha conferito la medaglia d’oro al merito civile. La Chiesa cattolica lo ha riconosciuto «venerabile». Da parte sua, Israele lo ha proclamato «giusto fra le nazioni». (fonte «Vaccari News» su segnalazione di Ferruccio Calegari) Segue a pagina 2 A Roma, al Quartiere Giuliano-Dalmata, unica serata con due protagonisti del teatro e della letteratura contemporanei Leo Gullotta legge l’Istria di Anna Maria Mori Il ricavato alle famiglie di origine giuliana colpite dal terremoto dell’Abruzzo L’attore di teatro e cinema, Leo Gullotta, protagonista tra l’altro della fiction Rai sulle Foibe «Il cuore nel pozzo» nel ruolo di Don Bruno, reduce dai successi della stagione teatrale con «Il piacere dell’onestà» di Pirandello, sarà protagonista di un evento-spettacolo unico e straordinario il prossimo 22 settembre al Quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, presso il Teatro San Marco (Piazza Giuliani e Dalmati). La lettura teatrale di alcuni brani della scrittrice istriana Anna Maria Mori, tratti dai libri Bora (scritto con Nelida Milani) e Nata in Istria, farà da sfondo ad una rievocazione storica voluta dallo stesso Gullotta dopo l’assegnazione del Premio Internazionale del Giorno del Ricordo, e organizzata dalla Sede centrale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, in collaborazione con la Bottega Teatrale San Marco. Il ricavato della serata (20 euro ad ingresso) sarà destinato ad un progetto di sostegno alle famiglie di origine giuliano-dalmata residenti a L’Aquila e colpite dal recente terremoto, anche in questo caso per espresso desiderio dell’attore. L’appuntamento è per le 21.00 di martedì 22 settembre 2009. Le prenotazioni sono già aperte: potete inviare una mail a [email protected] o chiamare l’Anvgd allo 06.58 16 852 nei giorni feriali dalle 10.00 alle 13.00. 2 DIFESA ADRIATICA Luglio 2009 fatti e commenti continua dalla prima pagina Europa, c’eravamo tanto odiati Che ci sia un sentimento di appartenenza alla propria comunità nazionale e un bisogno di difesa di questa identità è una reazione naturale e benefica. L’appartenenza a una comunità è parte essenziale dell’identità della persona. Ma oggi rischia di diventare una nuova barriera tra i popoli, tra le famiglie, tra le persone. Anche nel nostro piccolo, nell’area del confine orientale, le divisioni non sembrano ancora attenuarsi. Anzi sotto certi aspetti si acuiscono, come se le nuove generazioni venissero educate – per quel poco che si può ancora educare – a nutrire sentimenti di ostilità verso il vicino o il conterraneo che parla una lingua diversa. Certo i segnali sono contrastanti. A vedere i libri di scuola e la cultura ufficiale di Stato, in Slovenia e in Croazia, non si fa che alimentare una disconoscenza della realtà plurale dei territori tolti all’Italia e acquisiti dopo la seconda guerra mondiale. Lo Stato italiano viene dipinto con i colori più foschi e identificato tout court con il regime fascista. Si confonde volutamente e maliziosamente la situazione di diritto derivante dai Trattati di Rapallo e di Roma del 1920-’24 con l’occupazione militare della Iugoslavia nel 1941. Con l’avvento del regime comunista sarebbe iniziata per l’Istria e per Fiume un’epoca di felicità mai vista prima! Secoli di appartenenza dell’Istria e della Dalmazia alla Repubblica veneta vengono omessi o identificati con una forma di oppressione colonialista sulle popolazioni autoctone slave. E dalla disinformazione all’aperta menzogna il passo è breve. Cosicché un giovane sloveno o croato che cammini per Capodistria, per Pola, Zara o Parenzo, non sa a chi attribuire le incontestabili bellezze artistiche di queste città, le loro ricche biblioteche, dato che italiane non lo sarebbero mai state e Venezia altro non avrebbe fatto che defraudarle di denaro e di uomini per le sue guerre. Sarà ben difficile costruire un’identità europea su nazionalismi fomentati con tanta superficialità e miopia. Il caso della controversia di confine tra Slovenia e Croazia ne è un esempio. Cosicché non ci si può stupire se per un europeo occidentale la Balcania cominci a Trieste e di li in poi storia e geografia risultino indecifrabili. Si potrebbe obiettare che anche i Paesi baschi, o quelli catalani, o il conflitto fiamminghi-valloni o cattolici-protestanti in Irlanda del nord non sono dei grandi esempi di comprensione reciproca. Ma almeno lì le Foibe non ci sono state. Per noi, esuli italiani dall’Istria, dal Quarnero e dalla Dalmazia, che abbiamo pagato di persona gli odi di frontiera, è assai triste dover constatare che alle nostre aperture non sempre corrisponda altrettanta capacità di ascolto da parte slovena e croata. Sapendo di aver ragione e di avere la verità storica dalla nostra parte, continueremo in questa azione, costi quel che costi. Qualche segnale positivo ogni tanto arriva. Ad esempio nella campagna elettorale in Istria l’esigenza di raccogliere consensi tra gli elettori di lingua italiana ha indotto i partiti, e non solo la Dieta Democratica, a fare propaganda nella lingua di Dante. Tanto può il metodo democratico – di contare le teste anziché romperle – laddove non arrivano le leggi sul bilinguismo, che regolarmente non vengono applicate. Ma quanta fatica per aprire un asilo italiano a Zara, anche quando le gente lo richiede! Lucio Toth continua dalla prima pagina Si può richiederlo alla Sede nazionale ANVGD Un francobollo di Poste Italiane ricorda Giovanni Palatucci ultimo Questore di Fiume, «giusto fra le nazioni» La Sede nazionale ANVGD ha predisposto, come ormai di consueto, un accordo con Poste Italiane per la diffusione degli articoli filatelici legati a Palatucci. Sono disponibili, su ordinazione: - il francobollo semplice da 60 centesimi - la cartolina affrancata a 1,12 euro - la tesserina con francobollo a 1 euro - il folder completo a 10 euro. Si possono ordinare gli articoli via mail a [email protected] , via telefono o fax allo 06. 58 16 852 o tramite l’apposita sezione del nostro sito destinata agli ordini di materiale. I costi sono quelli di listino di Poste Italiane, senza alcuna maggiorazione: l’ANVGD infatti non beneficia di alcun margine d’introito. Viene aggiunto solo un piccolo contributo di 2 euro per la spedizione. Insieme al materiale inviato, è allegato il bollettino già compilato per il pagamento presso qualsiasi Ufficio postale. L’Anvgd, tormento dell’Unione degli Istriani «I problemi degli altri» s’intitola una rubrica del periodico dell’Unione degli Istriani aperta, pare, espressamente per occuparsi, nei modi e nei toni che leggerete di seguito, dell’Anvgd, definita «al collasso» nel penultimo ultimo numero edito, datato marzo-aprile 2009. E il sottotitolo recita: «Peggiora la gravissima crisi interna dell’associazione, annullata nella schiacciante oligarchia di un triumvirato d’altri tempi». L’associazione triestina si è autoattribuita il supremo compito di vigilare sulla vita interna dell’Anvgd, così come i pasradan degli ayatollah vigilano sul buon costume islamico degli iraniani. E il numero successivo, di maggio-giugno, torna sull’Anvgd, rinnovando strali ed accuse, queste ultime – come sempre – totalmente generiche e mai suffragate, ovviamente, da alcun riscontro oggettivo. A beneficio ed edificazione (si fa per dire) dei nostri Lettori riportiamo alcuni stralci significativi del testo apparso sul numero di marzo-aprile dell’“Unione degli Istriani”, perché ne possano apprezzare lo stile e la qualità dei contenuti. «Su queste pagine avevamo già denunciato, a seguito di oltre un centinaio di richieste di intervento pervenuteci da altrettanti associati dell’Anvgd residenti in Italia ed all’estero, la cattiva gestione dell’associazione da parte dei vertici costituiti da un gruppuscolo di persone, da anni inamovibili dalle poltrone di comando anche della decomposta Federazione. Rispetto ad alcuni mesi fa le cose sono davvero peggiorate, a tal punto che alcuni comitati sono stati pesantemente minacciati dalla presidenza nazionale soltanto per aver osato contraddire e criticare progettualità e sistemi di conduzione propri di apparati totalitari di staliniana memoria. […] Finalizzata l’erogazione dei fondi, la sede centrale dell’Anvgd nelle persone dei noti triumviri, con metodi da “pizzinari” che sembrano ricordare le più efferate associazioni a delinquere di stampo camorrista, ha tempestivamente scippato i danari alle strutture periferiche rubando ai poveri per dare ai ricchi. […] La gestione personalistica ed interessata a suo tempo denunciata dall’Unione degli Istriani in seno alla Federazione degli Esuli ha così trovato, qualora qualcuno ne avesse avuto ancora bisogno, una ulteriore cartina di tornasole. […] Considerando la necessità di informare tutti gli esuli di quello che accade nel nostro mondo, a quindi anche coloro che tramite l’abbonamento a Difesa Adriatica nulla di tutto ciò potranno leggere, crediamo di portare un ulteriore contributo di onestà, correttezza, trasparenza, legalità, rettitudine ed integrità, a favore di tutti noi, che di disgrazie e di tragedie causateci dagli altri ne abbiamo a sufficienza e non ne vogliamo da taluni autoproclamatisi nostri “rappresentanti”». Questi alcuni passaggi dell’“Unione degli Istriani”. Questa associazione, che da lungo tempo ha dichiarato aperte le ostilità senza risparmio di colpi nei confronti dell’Anvgd e della FederEsuli, ricorre puntualmente allo strumento dell’intolleranza e delle offese personali, avendo ormai ampiamente oltrepassato il livello di guardia: quel livello che nelle persone equilibrate è regolato dalla percezione della misura, dai limiti imposti dalla civile convivenza e dalla credibilità dei comportamenti. Il tono e i contenuti di questo – come di altri interventi ai quali l’Unione degli Istriani ha consegnato da tempo tutta la sua ragione d’essere – supera ogni limite di decenza. Nessuno è così ingenuo da non immaginare, dietro questi comportamenti, una studiata strategia volta a screditare e forse ad indebolire – soprattutto verso l’esterno – le altre associazioni della Diaspora. Nessuno inciamperà né cadrà nella misera rete tanto accanitamente tessuta. Registriamo soltanto. Per quanto riguarda “Difesa Adriatica”, che svolge – come attestato dai suoi abbonati – un ruolo informativo e connettivo di primaria rilevanza grazie alla linea seguita e ai suoi volenterosi collaboratori, la denigrazione dell’associazione triestina ci lusinga: ci sentiremmo in grave imbarazzo se ce venisse una qualche attestazione diversa. Come di consueto, gli strali dell’Unione degli Istriani vorrebbero raggiungere anche “Difesa Adriatica”, che evidentemente dà molto disturbo e vero tormento all’associazione triestina. E come di consueto la nostra testata viene accusata di aver scritto…ciò che non è mai stato scritto, né mai è comparso sulle sue colonne. Perché mai, dicasi mai, l’Unione ha precisato su quale numero, di quale anno, con quale titolo e con quali precise parole siano apparsi gli articoli che ci attribuisce. Citare con precisione, prego, se si è in grado. Ma non lo si è. È una tattica risibile, un vuoto di contenuti, una reiterazione che ci fanno pena. Si tenta di screditare, ma ci si scredita da soli. Un giochino che fa parte evidentemente di una più ampia strategia , che non sfugge a nessuno. Ripetiamo comunque che tanto “interesse” ci lusinga – anche se alla fine ci annoia proprio. Dal canto suo la Segreteria nazionale Anvgd, ha emesso la seguente nota, nella quale si legge, tra l’altro: «In riferimento a quanto pubblicato sul numero di marzo-aprile del periodico Unione degli Istriani, la Segreteria nazionale precisa che: questa Segreteria non ha alcun riscontro sul «centinaio di richieste di intervento» che sarebbero pervenute all’Unione degli Istriani; nella documentazione presente agli atti, a questa Segreteria non risulta alcuna missiva di minaccia della Presidenza nazionale a rappresentanze o dirigenti dell’Associazione; […] agli atti di questa Segreteria risulta che la legge regionale lombarda per il finanziamento delle attività culturali legate alla nostra storia, sia stata emanata con il concorso di più dirigenti dell’Anvgd e il sostegno della Presidenza nazionale; non risulta a questa Segreteria che fondi provenienti dalla legge regionale lombarda siano destinati alla Sede nazionale Anvgd; in base alla copiosa corrispondenza che giunge quotidianamente alla Sede nazionale Anvgd, non risulta alcuna «ondata di indignazione fra gli Esuli»; non risulta a questa Segreteria che la cassa della Sede nazionale detenga «denari sottratti ad altri»; non risulta a questa Segreteria che i dirigenti Anvgd siano «autoproclamati», ma i dati di tutte le cariche associative sono corredati da risultati elettorali che partono dalla base degli associati (assemblee provinciali), dalle votazioni per le elezioni delle Consulte regionali, dal Congresso nazionale al quale hanno diritto di voto tutti i Comitati provinciali, nessuno escluso». La dialettica democratica, per quanto vivace, deve mantenersi ben all’interno del rispetto delle persone e della loro onorabilità: una regola essenziale, che distingue la civiltà del confronto dalla piazza becera, che lasciamo volentieri libera per chi la voglia occupare, per quali fini non ci interessa e non ci riguarda. p. c. h. Slovenia, insufficiente la tutela della comunità italiana La tutela della minoranza italiana in Slovenia è tutt’altro che soddisfacente. È quanto emerge dai rilievi dell’Unione italiana e dalla Comunità autogestita costiera della nazionalità italiana sull’attuazione delle disposizioni in materia appunto di tutela delle minoranze nazionali. Il documento preparato dalle due istituzioni minoritarie – richiesto in periodicamente a Lubiana dal Consiglio d’Europa – descrive il divario, spesso ampio, tra la normativa e la loro effettiva applicazione. L’opinione pubblica slovena, si legge tra l’altro nel documento, non è sufficientemente sensibile al problema della non discriminazione su base nazionale, per cui è in aumen- bilinguismo visivo, con episodi di imbrattamento sia di tabelle segnaletiche stradali, sia di alcune scuole». Mancano, si legge ancora, adeguati to, specie nei blog della rete, il «lin- strumenti tesi a preservare, tutelare e guaggio ostile» e sono in aumento «fe- promuovere l’identità storica, culturanomeni di intolleranza verso le istitu- le, etnica e linguistica del territorio di zioni della CNI e le espressioni di insediamento della Comunità italiana, si assiste a «tentativi di restringere l’ambito e l’obbligo dell’educazione bilingue», è in corso una «lenta ma progressiva riduzione dell’ampiezza di trasmissione dei programmi italiani della Radiotelevisione di Capodistria», e si «registra l’assoluta carenza nell’applicazione delle disposizioni inerenti il bilinguismo». Il documento è stato inviato al goverLargamente insufficiente la reale tutela della no sloveno. Per discutere dei problemi solleminoranza italiana nell’Istria oggi slovena. Lo denuncia un documento ufficiale prodotto vati la CAN ha chiesto un incontro con il premier Pahor. dall’Unione Italiana e dalla Can (nella foto, la Loggia di Capodistria) Red. Luglio 2009 3 DIFESA ADRIATICA fatti e commenti L’edizione 2009 di «èStoria», festival internazionale giunto a Gorizia alla sua quinta edizione dal 22 al 24 maggio, ha visto confrontarsi davanti ad un attento pubblico storici e studiosi, scrittori e giornalisti, artisti e testimoni del passato, italiani e non. Tre giorni di incontri, dibattiti, conferenze, interviste, lezioni, sul tema «Patrie», per riflettere su aspetti storici, geopolitici, antropologici e sociali che vincolano le comunità umane ai luoghi di origine e per esaminare i significati e le implicazioni di termini quali identità, cittadinanza, nazionalità. Le vicende della Venezia Giulia e della Dalmazia hanno trovato spazio all’interno del cartellone di «èStoria » 2009 grazie al dibattito dal titolo «Una storia spezzata: gli italiani della costa orientale dell’Adriatico» al quale hanno preso parte Corrado Belci, Piero Delbello, Anita Forlani, Egidio Ivetic, Roberto Spazzali e Lucio Toth. La riflessione è stata ampia, come ampie e diverse le prospettive delineate da ciascun relatore. In evidenza l’esodo della popolazione italiana e la condizione di subalternità e di costrizione nella quale si ritrovarono coloro che rimasero sotto il nuovo regime jugoslavo. Un dibattito a tutto tondo, che ha posto in risalto sia il riavvicinamento tra esuli e comunità italiane in Istria, Quarnero e Dalmazia, sia la ripresa della cultura italiana nell’Adriatico orientale superato il grave declino registrato negli anni Ottanta. Messo in luce anche il ruolo delle nuove generazioni che, di qua e di là del mare, ripensano oggi le proprie radici: il che, ha auspicato il prof. Spazzali, possa servire a ricostruire una «patria dello spirito». Spazzali ha sottolineato come la Jugoslavia di Tito abbia perseguito due obiettivi: allontanare dai territori di antico insediamento la popolazione di origine latino-veneta e favorire «èStoria» 2009, il confine orientale al festival di Gorizia Il prof. Roberto Spazzali l’immigrazione sulle coste istriane e dalmate dalle regioni jugoslave continentali, in modo da snaturare completamente la composizione etnica delle regioni alto-adriatiche. «Queste popolazioni – ha detto il prof. Spazzali – hanno avuto in eredità monumenti e storia romano-veneti senza conoscerne neppure la provenienza». Toth: «è tempo di riconoscimento di verità storiche» Per questa ragione, ha ammonito Lucio Toth (presidente nazionale ANVGD) è indispensabile che «non si dimentichino le radici latine di quella frangia di italianità che va da Gorizia alle Bocche di Cattaro», e che più «che difendere si alimenti la cultura italiana» in quelle terre. Egli ha quindi ricordato come la relazione tra esuli e comunità italiane oltreconfine conver- gano verso la difesa della cultura italiana in Istria, Fiume e Dalmazia: è «necessario difendere quell’italianità rimasta tuttora ed alimentare nei giovani il collegamento tra coloro che risiedono in altri Paesi del mondo e coloro che sono rimasti» ha soggiunto Toth, che ha proseguito: «L’Europa di oggi sta affrontando flussi migratori di proporzioni inaspettate da altri continenti. Le città europee dovranno quindi risolvere problemi di integrazione di migliaia di persone con culture lontane e valori diversi dai nostri. In questo quadro vanno riviste con umiltà e realismo le prospettive di convivenza nei territori plurali dell’Alto Adriatico di culture secolari come quelle italiana, slovena e croata che hanno radici comuni. Memorie dell’esodo, da una riva all’altra dell’Adriatico L’ampia memorialistica sulle vicende delle terre e delle popolazioni italiane ai confini orientali durante e dopo il secondo conflitto mondiale conosce un nuovo capitolo con il saggio di Giuseppe Dicuonzo, da alcuni anni responsabile della Delegazione provinciale di Barletta dell’ANVGD. Non si può, a ragion veduta, parlare di una testimonianza diretta, dal momento che l’Autore è nato a Pola nel 1944 da madre istriana e da padre barlettano, e che a soli due anni, nel 1946, ha attraversato con i genitori l’Adriatico per raggiungere prima Ortona a Mare e poi la città pugliese. I ricordi delle ansie, della tragedia che colpì tanti connazionali, delle privazioni non possono dunque essere di prima mano, ma sono quelli dei racconti Centro Ricerche Storiche di Rovigno, il nuovo volume di «Atti» presentato a Dignano Palazzo Bradamante, sede della Comunità degli Italiani di Dignano, ha ospitato la presentazione di una nuova pubblicazione collettanea del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, introdotta dal prof. Fulvio Salimbeni (Università di Udine), cui è seguito l’intervento di Diego Redivo, che ha reso omaggio alla memoria dello storico Giulio Cervani, scomparso nel 2008. Diversi gli argomenti dei saggi compresi in questo volume, il 38esimo della Collana degli «Atti», tutti distinti, ha rimarcato il prof. Salimbeni, da rigore scientifico e ampiezza di impostazione. Rovigno, la sede del Centro di Ricerche Storiche (foto www.crsrv.org), che ha appena pubblicato il 38.mo volume degli «Atti» degli adulti, dai genitori ai conoscenti; eppure, per quanto indiretti, essi hanno prodotto un forte impatto sull’animo di Dicuonzo e sulla sua emotività. Si spiegano così le ragioni di un saggio che, nonostante la premessa, costituisce pur sempre una testimonianza: di amore per la terra materna, per la sua italianità, storica e culturale prima ancora che politica, di commossa partecipazione al dramma dei tanti italiani gettati nelle foibe, «Occorre rispetto reciproco nel momento in cui chiediamo all’altro di riconoscere il nostro punto di vista e prendiamo atto del suo. Per il popolo sloveno delle Alpi Giulie e del Litorale lo Stato italiano unitario è stato visto con il complesso di David e Golia: cioè come un colosso di decine di milioni di abitanti che lo voleva schiacciare contro le Alpi, privandolo della sua identità. Ma allo stesso modo – ha proseguito il presidente ANVGD – gli italiani della Venezia Giulia e della Dalmazia hanno visto prima l’impero austriaco e poi la Iugoslavia come grandi Paesi che incombevano su di loro, minacciando di cacciarli da una striscia di terra dove si sentivano autoctoni. La differenza è che il regime fascista fallì nel suo tentativo di assimilazione forzata mentre il regime comunista iugoslavo riuscì nella sua operazione di pulizia etnica, arrivando quasi a cancellare la presenza italiana». Ed ha concluso: «non è tempo di rivendicazioni etniche territoriali, ma di riconoscimento di verità storiche che i giovani devono sapere perché sono costate dolore e sacrifici, esodi e sangue. Un esempio vivente è costituito dai numerosi giovani della terza generazione degli esuli che attraverso l’associazione “Giuliani nel mondo” ogni anno vanno alla ricerca delle loro radici in Istria, a Fiume e nella Dalmazia. L’essenza della cultura romana e latina sono civitas, polis, legge e tali valori civili e culturali nella loro totalità sono diversi dal concetto di etnia legato a elementi prevalentemente genetici». Il prof. Egidio Ivetic non ha nascosto le difficoltà che toccano oggi gli italiani «rimasti»: «La vecchia cultura croata e slovena del Regno di Jugoslavia e quella successiva della Federativa jugoslava si presentavano come antitetiche a quella italiana, nonostante scomparsi nei campi di concentramento o costretti all’esodo, di ferma denuncia dei troppi silenzi che per decenni hanno cercato di occultare una tragica realtà che sembrava dover appartenere soltanto ai sopravvissuti e con loro esaurirsi. C’è, nelle pagine del libro, il riconoscimento di quanto la quotidiana tenacia degli esuli e l’insorgere di mutamenti epocali abbiano potuto sollevare la coltre di quei silenzi, a cominciare dall’approvazione, da parte della stragrande maggioranza del Parlamento italiano, della legge n. 92 del 30 marzo 2004 sull’istituzione del Giorno del Ricordo. C’è tuttavia, nel saggio di Dicuonzo, anche la consapevolezza che quel così L’Ungheria e l’Adriatico Tre volumi sulle relazioni tra l’Italia e la cultura La Comunità degli Italiani “Pasquale Besenghi degli Ughi” di Isola d’Istria ha ospitato, lo scorso maggio, la presentazione degli Atti dei convegni di studi internazionali «Mattia Corvino e l’Italia: relazioni politiche, economiche e culturali» e «Italia e Ungheria nel contesto dell’umanesimo corviniano», curati da Gizella Nemeth e Adriano Papo ed editi nel 2008 e 2009 nella collana degli “Studi Historica Adriatica ac Danubiana” dell’Associazione culturale Sodalitas Adriatico-Danubiana. La presentazione è stata promossa dalla Società di Studi storici e geografici di Pirano in collaborazione con l’Associazione Culturale Italoungherese “Pier Paolo Vergerio” e la stessa Isola d’Istria, il bel Palazzo Manzioli, formato da tre edifici, i primi due dei quali del XVI sec. Oggi è sede della Comunità degli Italiani (foto www.ilmandracchio.org) Gorizia, al festival «èStoria» 2009 le vicende del confine orientale la funzione che la romanità e la venezianità avevano esercitato sulla nascita e costituzione di queste culture nazionali». Anita Forlani, scrittrice e pubblicista, esponente della Comunità nazionale italiana di Dignano, ha sottolineato con forza la funzione svolta dalle Comunità italiane che la stessa Italia per lungo tempo non ha curato adeguatamente. Sergio Tazzer, curatore della trasmissione radiofonica RAI «Est-Ovest» ha chiuso l’incontro. Red. La ‘copertina dell’edizione 2009 del festival goriziano dedicato alla storia autorevole e ampio riconoscimento non possa rappresentare un punto di arrivo, bensì la fase di avvio di un più capillare processo di condivisione, sia nazionale (e qui fondamentale è il ruolo della scuola come istituzione, come insegnanti e come informazione), sia internazionale, soprattutto nei rapporti con le entità statali sorte sul finire del XX secolo ai confini orientali dell’Italia. Al. S. Giuseppe Dicuonzo, Nato in rifugio. Il polesano di Barletta, Uni Service, Trento 2008, pp. 118. Euro 12,00 Sodalitas adriatico-danubiana di Duino-Aurisina. Nella stessa sede è stato presentato il volume L’Ungheria contemporanea. Dalla monarchia dualista ai giorni nostri, di Gizella Nemeth Papo e Adriano Papo (Carocci, Roma 2008). 4 DIFESA ADRIATICA Luglio 2009 A dieci anni dalla scomparsa dello scrittore di Materada L’Istria dolente e umana di Fulvio Tomizza Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di FulvioTomizza, avvenuta a Trieste nel 1999. Era nato a Giurizzani, frazione di Materada, nel 1935. La sua biografia si è dipanata negli anni duri della contrapposizione etnica ed ideologica che ferì tragicamente la sua Istria e la sua stessa persona, e che ha costituito, per tutta la sua carriera di scrittore, il perno della sua narrativa, la fonte prima della sua ispirazione. La scrittura ha costituito per questo autore lo strumento per eccellenza della sua volontà di ritrarre e di comprendere la complessità della storia e dei luoghi, animata sempre da una profonda umanità di sguardo. Con i suoi romanzi e racconti Tomizza ha sviluppato una lunga riflessione sulle relazioni tra i soggetti nazionali presenti in Istria, microcosmo singolare di paesaggi umani e naturali con i quali egli non ha mai cessato di fare i conti. Con il romanzo d’esordio, Materada, caratterizzato da un afflato sociale e umano raro tra gli scrittori contemporanei, l’esodo dell’intero paese nel secondo dopoguerra diveniva racconto corale del destino del piccolo centro istriano, dello sradicamento dei contadini, dell’incertezza di una nuova e sconosciuta dimensione di vita che mai avrebbe potuto essere eguale. Della genesi di Materada Tomizza rivelò: «la trama mi si profilava netta in un crescendo sostenuto dall’immaginazione. Il libro mi uscì di getto. Nascosi i fogli nel fondo di una valigia per attraversare il confine, poi il dattiloscritto arrivò sulla scrivania di Vittorini». Molte le iniziative assunte per ricordarlo, ad iniziare dal convegno itinerante «Forum Tomizza» svoltosi a Trieste, Capodistria e Umago che è valso a evidenziare i valori della sua scrittura e della sua figura. In un lungo commento apparso su “Il Gazzettino” del 22 maggio 2009 («Le patrie perdute di Tomizza»), Ulderico Bernardi lo ha così ricordato: «La morte di Fulvio Tomizza ha costituito una perdita grave per l’Istria delle diversità. Nodo cruciale della sua ispirazione, vena memoriale che ha alimentato i battiti della sua feconda creatività, è stato il vincolo con l’Istria contadina, così prossima e così lontana dalle marine. Il paese natale di Fulvio è a mezza via tra Buje, alta sulle colline, e Umago, affacciata all’Adriatico. I borghi tutto Un giovanissimo Tomizza a cordiale colloquio con Lina Galli, incontrata nella sua casa di Trieste attorno sono stati sempre di lingua mista, parlata veneta e dialetto croato. Su di loro si sono abbattuti come cataclismi politici i nazionalismi: italiano, durante il regime fascista, croato con Tito e dopo. Dietro al furore ideologico hanno lasciato una scia di drammi umani, sofferenza, morte, sradicamenti di esuli». «Chi visita l’Istria – ha scritto con finezza Bernardi – compie un pellegrinaggio di memoria, per i molti segni di patrie perdute che questa terra conserva. Ma al tempo stesso avverte la percezione di camminare lungo la fresca via del mattino d’una umanità che avrà in orrore le prigioni, etniche o d’altro genere, mentre vive sommessamente ogni giorno la speranza tenace di aria nuova per le sue culture». «Della sua terra d’origine faceva il mondo. Nel cuore e nella mente, Tomizza ripercorreva il filo delle migrazioni che avevano ripopolato spesso la sua terra. Dopo le pesti, dopo tante scorrerie sanguinose delTurco nei domini veneziani di Dalmazia, Albania e Grecia. Illirici slavi, veneti, greci avevano rimpastato le loro vite, e costruito un’identità comunitaria che per consolidarsi aveva bisogno di stabilire “i confini con l’estraneità”». «Tomizza è un autore che si legge e si rilegge e che a ogni rilettura rivela nuove sfaccettature – lo ha ricordato Elis Deghenghi Olujic, docente di Letteratura italiana al Dipartimento di stu- di in lingua italiana dell’Università di Pola – I tratti realistici della sue opera, che riportano sulla scena gli umili della terra, ci rimandano a Verga e a Sciascia. E la sua amata Materada è ormai divenuta per i lettori un luogo simbolico, proprio come accade con La mostra documentaria a Trieste teggiare la figura di Tomizza, definito «scrittore di frontiera» sin dal suo primo romanzo, Materada (1960). Un autore che seppe assumere notorietà nazionale e internazionale, entrando nel gruppo di punta degli scrittori eu- La copertina della prima edizione del romanzo d’esordio, Materada (1960), con il quale introduceva il tema dell’esodo nella letteratura italiana contemporanea In questa cornice conflittuale, sospesa tra una radicata particolarità regionale e una identità faticosamente costruita per negazioni, ci sembra si compendia la personalità umanissima di Tomizza, che ha dovuto e saputo incarnare le infinite tensioni della storia scatenatesi sulla scena della sua piccola, ma intensissima patria. p. c. h. Fortemente ancorata all’Istria contadina, l’ispirazione di Tomizza «Fulvio Tomizza. Destino di frontiera» Nel decennale della scomparsa dello scrittore il Comune di Trieste ha annunciato la prossima intitolazione a suo nome dell’attuale Largo Giardino. Nel frattempo, Palazzo Gopcevich ospita la mostra «Fulvio Tomizza. Destino di frontiera» (31 luglio-27 settembre 2009) mentre altri eventi collaterali sono previsti per rendere omaggio all’opera e alla figura dell’autore che è vissuto a lungo nel capoluogo giuliano. La mostra intende ricostruire la personalità dell’autore istriano, e la particolare sensibilità per il mondo contadino al quale sentiva, per molti versi, di appartenere. L’esposizione comprende documenti iconografici, manifesti di incontri e presentazioni, pagine manoscritte, pagine di giornali italiani ed esteri, importanti testimonianze di studiosi e recensori. Nel corso della conferenza stampa di presentazione delle iniziative triestine, l’assessore comunale alla Cultura, Massimo Greco, ha voluto trat- la Recanati di Leopardi o la Regalpietra di Sciascia». Con La ragazza di Petrovia (Mondadori, 1963) Tomizza tornava sul tema dell’esodo, inserendovi gli ambienti dei campi-profughi. Il bosco di acacie (Mondadori, 1966) completava la “trilogia istriana” apertasi con Materada. E ai temi istriani, rimasti sempre centrali nella sua narrativa, lo scrittore dedicò anche Dove tornare (Mondadori, 1974), o Ieri, un secolo fa (Milano 1985). Tutti testi, questi, nei quali lo studioso, Sergio Campailla, aveva già rilevato «il dramma di una gente espropriata della propria terra e costretta allo sradicamento». E di «un mondo contadino sconvolto e messo in discussione, nelle sue radici più lontane [...] da dolorosi eventi della storia» ha parlato Elvio Guagnini, che vi legge «le trasformazioni di un mondo contadino in cui si aprono contraddizioni e fratture tremende per sollecitazione di eventi storici e per una trasformazione generale di civiltà». Elementi, questi, riassunti nell’opera più apprezzata, La miglior vita (1977), un affresco corale di straordinaria intensità nella quale è ritratta e palpita l’anima dell’Istria. ropei del periodo, anzi – ha sottolineato Greco – essendo anticipatore della dimensione europea di quest’area e delle trasformazioni sociali e civili che questa fetta d’Europa solo oggi sta pienamente realizzando». Storia e paesaggio istriani nelle sue pagine Luglio 2009 5 DIFESA ADRIATICA La Redazione risponde Riscatto agevolato, primi segnali di una inversione di tendenza A cura dell’Avv. Vipsania Andreicich Ho avuto notizia che in alcune città italiane gli enti che gestiscono gli alloggi di edilizia residenziale pubblica hanno concesso, anche ai profughi assegnatari di alloggi sulla base dell’art. 17 della Legge 137/52, la possibilità di riscattare le proprie case alle condizioni di miglior favore, ovvero applicando quale corrispettivo per l’acquisto un prezzo pari alla metà del costo di costruzione. Posso avere dei chiarimenti in merito? Lettera firmata In data 22 aprile 2009 l’Azienda Territoriale per l’edilizia residenziale della Provincia di Venezia ha concesso ad un esule assegnatario di un alloggio sulla base di quanto previsto dall’art. 17 della Legge 137/52 la vendita di tale alloggio alle condizioni di miglior favore di cui alla Legge 560/93. L’Ater della Provincia di Venezia ha ritenuto di dover applicare anche ai profughi assegnatari di alloggi in base all’art. 17 della Legge 137/52, basandosi sulle seguenti norme, sentenze e decisioni: - art. 45 L. 23.12.2000 n. 388 (cessione in proprietà di alloggi e.r.p. di proprietà statale nella Regione Friuli Venezia Giulia); - Tribunale Civile di Bologna, sent. 14.5.2001: «[…] le disposizioni di miglior favore nella determinazione del prezzo si appli- cano a tutti gli immobili destinati ai profughi in forza della predetta legge (n. 137/52) e, quindi, indistintamente a quelli specificamente realizzati per essi, sia quelli loro assegnati in forza di riserva di aliquota sul complesso degli alloggi ERP»; ovvero disposizioni valevoli non solo «nella regione Friuli- Venezia Giulia»; - Consiglio di Stato, Sez. IV, n. 1176/2005 (dimostra l’intenzione del legislatore di non voler discriminare soggetti che abbiano ottenuto alloggi costruiti con fondi appositamente destinati a tal fine da coloro che quegli alloggi avevano ottenuti in forza delle riserve nell’assegnazione prevista in loro favore; contro, fu proposto ricorso per revocazione, risolto dal Consiglio di Stato, Sez. IV, 31.5.2007 n. 2859 «[…] il ricorso per revocazione va dichiarato inammissibile»); - Tar Campania, Napoli, Sez. I, Civile, 15.9.2005 n. 14592 (lo strumento della “circolare” non risulta idoneo all’immissione di precetti innovativi e quindi modificativi delle norme di rango superiore); - Cassazione Sez. Unite; n. 23031 del 2.11.2007 (riguardo i pareri Federcasa, ove, ritenendo tali opinioni interpretative vincolanti, si configura conflitto con la Carta Costituzionale); - Corte d’Appello di Bologna, Sez. I Civile, sent. n. 1210 del 24 luglio 2008 (riconosciuto in capo ai ricorrenti il diritto di acquistare alle condizioni di miglior favore gli alloggi agli stessi assegnati ai sensi dell’art. 17 della Legge 137/52. continua dalla prima pagina FederEsuli, conferenza stampa a Trieste Un altro punto importante la definizione di una normativa che trasformi gli indennizzi in un processo equo e definitivo. Si attende una legge in tal senso già nel 2010 quando, chiuso l’iter avviato dalla Legge del 2001 che aveva fornito un indennizzo parziale, si potrà finalmente procedere alla definitiva soluzione del contenzioso. E, ancora, si sta risolvendo la situazione pensionistica dei deportati in Jugoslavia anche con il recupero del pregresso dovuto. Tutti e dieci i punti sono di fondamentale importanza – ha voluto ribadire Lorenzo Rovis – ma alcuni, come la soluzione definitiva degli indennizzi, porterebbero senz’altro all’interno dell’associazionismo la necessaria tranquillità stemperando l’eccessiva passionalità che spesso contraddistingue alcune prese di posizione. Ed ha voluto ribadire anche l’importanze del rapporto con la scuola, riportando i risultati dell’esperienza positiva svolta all’interno dell’Associazione delle Comunità Istriane di Seminari di formazione per insegnanti – grazie all’impegno di Chiara Vigini, ndr – per garantire la qualità e la giusta dimensione dell’approccio educativo. […] Di case popolari, tematica che coinvolge il rapporto Stato-Regioni ha parlato Guido Brazzoduro soffermandosi sulla necessità di far valere ed applicare i criteri di priorità già previsti dalla Legge. Ma ha voluto ribadire soprattutto l’importanza di dare continuità alla legge sul mantenimento della cultura degli Esuli, varata nel 2001, poi rinnovata nel 2004 e nel 2006 e che ora va rinegoziata affinché continui ad esistere superando la tendenza ad apportare continui tagli che penalizzano la vita associativa. Non soltanto, degli automatismi dovrebbero garantire l’erogazione puntuale dei mezzi concessi che fino ad ora sono stati inviati con ritardi pesanti che rallentano l’attività dei sodalizi e spesso ne minano l’esistenza. Da rivedere, inoltre, le decisioni della Finanziaria 2008 che ha di fatto tolto la maggiorazione di 30 mila lire ai pensionati che ne avevano diritto. Il cauto ottimismo espresso da Codarin è stato ripreso da Renzo de’ Vidovich proprio nell’ambito delle riflessioni sul rapporto tra Italia e politica balcanica-politica adriatica. «Finalmente – ha detto – di fronte all’esistenza di questa realtà, ovvero di un atteggiamento della politica estera italiana in questo senso, possiamo riflettere sulle nuove prospettive anche in vista dell’allargamento dell’UE alla Croazia». […] E, alla fine, una valutazione sull’atmosfera che ha interessato gli incontri preparatori al Tavolo: «sulle tematiche e loro soluzione esiste un’unità di intenti – sottolinea de’Vidovich – trapelata chiaramente durante gli incontri di Roma. Le divisioni interne all’associazionismo possono riferirsi alle metodologie, non certo alle attese ed ai risultati finali». Non solo il Governo, ha concluso Codarin, ma anche il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, seguono molto da vicino le nostre vicende sulle quali sono ben informati. […] Rosanna Turcinovich Giuricin (la cronaca integrale su www.arcipelagoadriatico.it) Sulla base di tali argomentazioni l’Ater della provincia di Venezia ha ritenuto di rivedere la propria posizione sostenuta in passato e tendente a negare a coloro che avevano ottenuto l’assegnazione dell’alloggio sulla base dell’art. 17, e quindi ad applicare le condizioni di miglior favore anche agli alloggi rientranti nella suddetta categoria. Si rileva che la delibera dell’Ater di Ve- nezia non può certamente ritenersi vincolante per gli enti che gestiscono gli immobili di edilizia residenziale pubblica nella altre province d’Italia, ma ritengo che tale inversione di tendenza in merito alla questione dell’applicazione delle condizioni di miglior favore nella vendita degli alloggi destinati ai profughi sia un importante segnale di apertura. ELARGIZIONI E ABBONAMENTI Questa rubrica riporta: - le elargizioni a “Difesa Adriatica” di importo superiore all’abbonamento ordinario; - le elargizioni dirette alla Sede nazionale ANVGD; - gli abbonamenti ordinari sottoscritti a “Difesa Adriatica”; All’interno di ogni gruppo, i nominativi sono elencati in ordine alfabetico. In rispetto della normativa sulla privacy non vengono citate le località di residenza degli offerenti. Ringraziamo da queste pagine tutti coloro che, con il loro riconoscimento, ci inviano il segno del loro apprezzamento e del loro sostegno. Le offerte qui indicate non comprendono le elargizioni ricevute dai singoli Comitati provinciali dell’ ANVGD. ABBONAMENTI CON ELARGIZIONI A “DIFESA ADRIATICA” (ccp 32888000) Le elargizioni si concentrano maggiormente tra fine e inizio anno, in occasione del rinnovo dell’abbonamento. L’elenco comprende gli abbonati sostenitori o che hanno versato comunque una quota maggiore dell’ordinario. FEBBRAIO Abram Silvia € 40, Andreuzzi Pietro € 50, Antonini Ferruccio € 40, Benussi Paolo € 50, Bianchi Mario € 50, Braico Mario € 50, Canzian Cecilia Clara € 60, Capialbi Maria € 50, Cattich Gigliola € 50, Cattich Marlene € 50, Celli Ennio € 50 in ricordo della moglie, Cherubini Federico € 40, Chighine Giuseppina € 50 in memoria di Libera Berdini infoibata, Corda Edwin € 60, D’Antignana Guido € 50, Dario Enrichetta € 40 in memoria dei suoi cari, Della Porta Antonino € 60 in memoria di Aristide Della Porta e Arno Devescovi, de Tonetti Maria Grazia € 50, Di Prampero Pietro Enrico € 50, Draghicchio Ennio € 50, Drizzi Vittorio € 50, Duiella Matteo € 50, Falchi Paolo € 50, Falcone Fulvio € 35, Felluga Bruno € 50, Gagliano Epifa- nia € 50, Garbelotto Renzo € 50, Giachin Lauretta € 50, Giurco Zenone Bruna € 35, Giurina Lucio € 60, Goich Antonio € 50, Gollessi Lina € 35, Guarneri Raffaele € 50, Kniffitz Wally € 50, Lemessi Maria Fiorenza € 50, Lonati Alessandra € 50, Marsi Tullio € 50, Martinoli Don Nevio € 50, Maso Roberto € 35 in memoria dei cari ed amatissimi nonni Rino Comici e Dinora Franchich, Menesini Silvana € 50, Mihich Enrico € 40, Milini Claudio € 50, Miotti Diego € 50, Nacinovich Loreta e Fiorentino € 100 in ricordo dei genitori Albino e Angela Vosilla, Nicolich Vittorio € 50, Palmich Maria € 50, Patelli Ermanno € 50, Pavich Vincenzo € 50, Pelletti Giuseppe € 35, Perusco Vittoria € 50, Rossi Della Mura Ginea € 40, Rudan Testa Giovanna € 50, Russo Rosalia € 50, Saba Nerina € 50, Smoiver Dolencz Anna Tatiana € 50, Sorgarello Grazia Maria € 50, Springhetti Laura € 50, Superina Pietro € 50, Suran Emilio € 50, Tagini Vincenzo € 50, Tomasich Miro € 50, Varglien Aurelio € 35, Varglien Cuoghi Bruna € 50, Verbano Lorenzo € 50, Verhovec Paolo € 50, Vezzil Benvenuto € 50, Virdis Franzi Silvia € 35, Vlahov Romano € 50, Zanfabro Livia € 50, Zori Roberto € 50 in memoria fam. Bracco Sidrovich, Zurich Vladimiro € 35. ELARGIZIONI ALLA SEDE NAZIONALE ANVGD (ccp 52691003) SETTEMBRE N.N. € 50, Schiaroli Elio € 50. OTTOBRE Famiglia Gherghetta € 100, Nesi Donata € 50. NOVEMBRE Grunberg Schurzel Romilda € 25 in memoria di Tellio Cherin e Carla Maria Bulfoni, Maietta Alfonso € 50 in memoria di Federico Rasetschnig. DICEMBRE Fontanot Nadia € 50, Karumanchiri Polesini Luisa € 20, Olovini Canaletti Immacolata € 40, Tomassoni Eleuterio € 50, Treveri Laura € 30, Vianello Peterson Maria € 300. GENNAIO Carcich Antonietta $ 40, FrancinTocchio Alice € 10 in memoria di Elena Francin ved. Faresi, Leoci Maria Rosa $ 50 in memoria del fratello Giuseppe (Pino) Leoci (Fiume 1927 – Vancouver 2008. FEBBRAIO Rocco Lucia $ 70, Carloni Flood Annamaria € 60, Nadalin Bruno e Ida $ 100. ABBONAMENTI ORDINARI A “DIFESA ADRIATICA” (ccp 32888000) Il rinnovo degli abbonamenti si concentra maggiormente tra fine e inizio anno, quando i lettori ricevono insieme al giornale il bollettino postale precompilato. L’elenco comprende solo coloro che hanno versato la quota ordinaria di abbonamento. FEBBRAIO Anzalone Fabrizio, Apollonio Giacomo, Apollonio Maria, Argentini Livio, Augenti Silvio Mario, Balanzin Lidia, Baratto Mirella, Barberi Giorgio, Bassanese Fabio Roberto, Bassanese Laura, Battellino Ida, Battestin Paolo, Battistini Marisa. Segue nel prossimo numero Indennizzi, sul prossimo numero le sedute di giugno 2009 La sintesi delle sedute di giugno 2009 della Commissione interministeriale per gli indennizzi sarà pubblicata sul numero di agosto-settembre di “Difesa” 6 DIFESA ADRIATICA Luglio 2009 dai comitati COMITATO DI ANCONA Dopo la lapide apposta il 10 febbraio 2007 alla Facoltà di Economia, ex caserma “Villarey”, primo luogo d’accoglienza per i profughi dell’altra sponda, e dopo la recente intitolazione agli Italiani di Istria Fiume e Dalmazia della scalinata che collega Via Trieste con Via Podgora, lo scorso 22 aprile è stato inaugurato un altro monumento a ricordo dell’esodo giuliano dalmata nella città di Ancona. “Monumento” nel vero significato della parola: un «segno che fu posto e rimane a ricordo di una persona o di un avvenimento», «una testimonianza lasciata intenzionalmente alla posterità da una generazione o da un singolo individuo». In questo caso è all’Accademia Mediterranea ed alla sua presidente, la dott.ssa Giuliana Calogiuri Consales, che va il merito per aver voluto e fatto realizzare dal prof. Alvaro Verdecchia dell’Istituto Statale d’Arte “A.Mannucci” di Ancona, un monumento all’Esodo, una scultura in acciaio che rappresenta idealmente un intreccio di ali che si librano da uno scoglio d’Istria. «Sulle ali della libertà – giunsero gli esuli – di Istria Fiume, Dalmazia», questo è il messaggio che viene indirizzato ai giovani studenti universitari, nella piazzetta antistante la segreteria studenti della Facoltà di Economia nell’ex Caserma “Villarey”, punto nodale per il passaggio anche di chi proviene dal parcheggio interno. Perché conoscano e possano in futuro ricordare, tra le memorie del loro periodo di studi ad Ancona, anche questa testimonianza dell’Esodo di quanti lasciarono le loro terre e le loro case per una scelta di libertà e per restare italiani. Alla inaugurazione del monumento, che è stato inserito nell’elenco dell’arredo urbano e che è stato benedetto dall’Arcivescovo Mons. Edoardo Menichelli, erano presenti le massime Autorità accademiche, civili e militari, il Rettore dell’Università Politecnica delle Marche prof. Marco Pacetti, il Commissario governativo del Comune Carlo Iappelli, il Questore Giorgio Jacobone, il Capo di Stato Maggiore del Dipartimento Militare Marittimo dell’Adriatico CV Andrea Fazioli, il presidente dell’Autorità Portuale Luciano Canepa, il Col. Francesco Loiodice Comandante del Distretto Militare, rappresentanze delle Forze Armate, delle Associazioni d’Arma, dell’Istituto d’Arte “A.Mannucci” con la Dirigente Paola Fiorini, del mondo politico cittadino ed una folta rappresentanza della comunità degli esuli giuliano-dalmati di Ancona, Falconara, Chiaravalle, Senigallia e Fano. COMITATO DI BERGAMO Lo scorso 26 maggio, presso la Sala Consigliare della Provincia di Bergamo ha avuto luogo un incontro, promosso dal Presidente della Provincia Valerio Bettoni, tra i soci del Comitato ANVGD della Città e il giuliano prof. Bruno Damiani. Nato nel 1942 a Pola, nel febbraio del 1947 ha preso, con la famiglia, la via dell’esilio sulla motonave “Toscana”, giungendo a Bergamo, dove ha vissuto per circa dieci anni. Ha intrapreso all’età di 15 anni l’avventura americana con un’altra nave, la “Cristoforo Colombo” che l’ha portato a Washington. È un prestigioso docente e ricercatore della Catholic University of America di Washington. La sua vicenda di esilio è stata inserita nel libro Storie in valigia, edito dalla Provincia, in occasione della festa dei Bergamaschi nel Mondo, che si svolge ogni due anni a Bergamo. Bergamo, il prof. Bruno Damiani, esule da Pola, docente universitario negli Stati Uniti. La Provincia di Bergamo ha inserito la sua vicenda famigliare nel volume Storie in valigia Il nuovo vicepresidente Staffetta ai vertici del Comitato di Bergamo, guidato da Maria Elena Depetroni. Nell’incarico di vicepresidente Santa Carloni subentra a Mario Matessich. Auguri di buon lavoro alla guida, ora tutta femminile, del Comitato bergamasco. COMITATO DI FERRARA La Giunta comunale del capoluogo romagnolo Ferrara ha approvato il 3 giugno una delibera che istituisce nella toponomastica cittadina Via Martiri delle Foibe. La denominazione sarà posta su una via che si trova nella circoscrizione Zona Est della città. Anche in questo caso, come in tanti altri, si può ben dire che i corretti rapporti istituzionali intrapresi dal locale Comitato ANVGD guidato da Flavio Rabar, hanno portato ad un tangibile e duraturo risultato. CONSULTA REGIONALE LIGURIA COMITATO DI GENOVA Ancona, il nuovo monumento all’esodo giuliano-dalmata posto a cura del Comitato Anvgd Una targa-riconoscimento è stata assegnata dall’ANVGD-Consulta regionale della Liguria al prof. Giovanni Radossi, studioso e direttore del Centro di Ricerche Storiche di Rovigno. Si tratta del Premio «Ernesto Bruno Valenziano», già vicepresidente del Consiglio Regionale della Liguria, esponente liberale. La targa al prof. Radossi è stata consegnata a Rovigno dal presidente del Consiglio Regionale della Liguria Giacomo Ronzitti e dal presidente dell’ANVGD ligure Fulvio Mohoratz. Nella motivazione si legge: «Per aver saputo, fin da tempi particolarmente difficili, alla guida del prestigioso Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, mantenere viva e diffondere e diffondere con coraggio e determinazione la storia e la cultura del popolo giuliano-dalmata». Nel corso del suo discorso ufficiale al Consiglio Regionale in occasione del Giorno del Ricordo 2009, il presidente del Consiglio regionale Giacomo Ronzitti ha voluto tra l’altro espri- Genova, Il presidente del Consiglio regionale Giacomo Ronzitti e i ragazzi vincitori del concorso dedicato al Giorno del Ricordo, promosso dal Consiglio e dall’Anvgd (foto Regione Liguria) mere i suoi sentimenti di amicizia e di stima per Fulvio Mohoratz, presidente della Consulta regionale dell’Associazione: «Stima sincera e forte voglio rinnovare, ancora una volta, nei confronti di Fulvio Mohoratz, presidente regionale ANVGD, al quale mi lega ormai, una solida e profonda amicizia, e assieme a lui all’intera dirigenza del- l’Associazione genovese e ligure». «Con questo spirito l’Assemblea Legislativa della Liguria rinnova qui la sua gratitudine a tutta l’ANVGD e il suo impegno a sostenere le ragioni storiche, umane e morali dei giuliano-dalmati». Ronzitti ha rivolto parole di elogio al prof. Giovanni Radossi: «Mi piace qui ricordare che ho avuto occasione Luglio 2009 7 DIFESA ADRIATICA dai comitati di incontrare il prof. Radossi nel corso di varie visite in Istria, apprezzando la sua personalità e il suo lavoro di studioso e – bisognerebbe dire – il suo coraggio, per le iniziative intraprese in epoche e situazioni molto difficili e rischiose, la sua capacità di trasmettere la sua enorme eredità morale e la missione che lo anima nel coltivare valori e culture propri di una antica civiltà». COMITATO DI GORIZIA Una Biblioteca Civica gremita quella che ha accolto la presentazione dell’ultimo libro dello storico Raoul Pupo Naufraghi della pace. Il 1945, i profughi e le memorie divise d’Europa. Presentato dal presidente goriziano ANVGD, Rodolfo Ziberna, è stato lo stesso Pupo a illustrare il suo libro, con il quale l’esodo degli istriani e dalmati viene contestualizzato in un più ampio dramma europeo. Dopo l’introduzione di Ziberna, Renzo Codarin e Marco Perissa, il primo presidente della Federazione delle Associazioni degli esuli giulianodalmati, il secondo vicepresidente nazionale dei Comitati 10 Febbraio, hanno illustrato scopi e finalità delle rispettive associazioni. Molte le autorità presenti, tra le quali anche il sindaco di Gorizia, Ettore Romoli. Al termine è stata inaugurata la nuova sede delle due associazioni in Via Buonarroti 6, che dal prossimo autunno sarà aperta due giorni alla settimana e ospiterà molti libri che trattano dell’esodo, delle foibe e del confine orientale. Vi sarà la possibilità di aderire alle iniziative che verranno poste in essere, ma anche assumere informazioni su beni abbandonati e sulle procedure per l’’ottenimento dei riconoscimenti alle famiglie delle vittime delle foibe. COMITATO DI LATINA Come anticipato sul numero di giugno, il Comitato ANVGD pontino, retto da Benito Pavazza, ha preso parte attiva all’82esima Adunata nazionale degli Alpini, cui ha arriso, come sempre, un grande successo di partecipazione e di entusiasmo. Per ragioni di spazio pubblichiamo soltanto una piccola scelta di immagini pervenuteci dal Comitato, che ha sfilato con il Labaro dell’Associazione ed ha curato la cerimonia al Monumento alle Latina ha accolto festosamente gli Alpini nella loro 82ma Adunata nazionale, come mostra questo benvenuto su un balcone Vittime delle Foibe, fatto erigere dallo stesso Comitato, presente il sindaco di Latina Zaccheo. COMITATO DI MONZA - BRIANZA L’Esecutivo nazionale ANVGD ha ratificato la costituzione del nuovo Comitato Provinciale di MonzaBrianza. A guidarlo sarà il giovane Pietro Cerlienco, di famiglia dalmata. Gli altri incarichi sono così distribuiti: vicepresidente Diego Formenti, segretario/tesoriere Guerrino Cerlienco, consiglieri Graziella Ventura e Marisa Jurinovich. Il neo-presidente Cerlienco, 24 anni, è un appassionato di vela, lavora nell’azienda di famiglia a Monza, conosce perfettamente tre lingue straniere, è inserito nei ranghi del Rotary. È fiero di navigare spesso a vela dall’Istria alle Incoronate, con i nostri vessilli issati. A lui e a tutti i soci e dirigenti del nuovo Comitato, i più fervidi auguri di un proficuo lavoro in favore della comunità giuliano-dalmata della Brianza. Con quello di Monza-Brianza salgono a 40 i Comitati provinciali ANVGD, a cui si aggiungono 14 Delegazioni provinciali, distribuiti in 16 Regioni italiane nelle quali gli 8.000 iscritti sono rappresentati da oltre 400 dirigenti locali e nazionali. COMITATO DI VERONA Il bando Premio Letterario “Loris Tanzella” 2010 Anche quest’anno il Comitato di Verona bandisce il Premio Letterario “LorisTanzella” commemorando così la figura del Generale che in vita ha testimoniato, con il suo sconfinato amor di patria ed encomiabile impegno, la causa Giuliano-Dalmata nella difesa dei diritti storici e morali delle popolazioni d’Istria, Fiume e Dalmazia. L’iniziativa, giunta alla sua IX edizione, su proposta della sig.ra Maria Silvi, istriana e vedova del Generale, ha registrato importanti apprezzamenti ed una numerosa e sentita partecipazione. Sono ammessi al concorso lavori letterari in prosa e poesia, tesi di laurea, lavori di ricerca sul patrimonio storico, artistico, linguistico e culturale Nella Chiesa dell’Immacolata la celebrazione della S. Messa in memoria degli Alpini esuli scomparsi. La Croce composta con i cappelli L’intervento del sindaco di Latina, Zaccheo, al Monumento alle Vittime delle Foibe fatto erigere dal Comitato Anvgd Parte il corteo dell’Anvgd, in testa la bandiera associativa Palazzo Modello, sede della Ci di Fiume, ha ospitato parte della rassegna cinematografica curata dall’Anvgd di Verona delle nostre terre con premi significativi in denaro e riconoscimenti per le opere più meritevoli. I lavori dovranno pervenire rigorosamente in 8 copie entro il 20 novembre 2009 al seguente indirizzo: dr.ssa Loredana Gioseffi Via Giovanni Pascoli, 19 37038 Soave (VR) La premiazione avverrà nel corso delle celebrazioni per il Giorno del Ricordo (febbraio 2010) presso il foyer del Teatro Nuovo di Verona. Per ulteriori informazioni e/o comunicazioni rivolgersi ai seguenti numeri telefonici: tel. 045.768.04.17 cell. 338.522 85 09 fax 045.522 509 Indirizzo email: [email protected] Successo di pubblico per la rassegna cinematografica Da Ovest ad Est: uno sguardo sul cinema italiano La rassegna dei film italiani Da Ovest ad Est: uno sguardo sul cinema italiano, alla terza edizione, ha registrato un buon successo di pubblico accorso a tutte le proiezioni. Rammentiamo che la manifestazione filmica ha visto in programma otto pellicole proiettate congiuntamente, dal 13 fino al 16 maggio, al salone delle feste della Comunità degli Italiani e all’Art cinema “Croatia”. Il pubblico è stato direttamente coinvolto nella discussione dei temi trattati dalla rassegna. Questa è stata promossa e organizzata dal Comitato provinciale ANVGD di Verona, in collaborazione con la Comunità degli Italiani di Fiume, l’Unione Italiana, la Città di Fiume, il dipartimento cittadino alla cultura e l’Art Cinema “Croatia”. Le opere presentate sono state scelte secondo un criterio di qualità. Diverse delle pellicole proposte hanno partecipato a Festival nazionali e internazionali, tra cui Venezia e Cannes dove hanno riscosso anche importanti riconoscimenti. Tra queste “Gomorra”, di Matteo Garrone, che nelle passate settimane è stato premiato con sette David di Donatello. Inclusi anche “Pranzo di Ferragosto”, opera prima del regista Gianni Di Un momento della cerimonia conclusiva del Premio letterario “Loris Tanzella”, promosso dal Comitato veronese 8 DIFESA ADRIATICA Luglio 2009 dai comitati Gregorio, vincitore del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentis” alla 65.esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “Il papà di Giovanna” (2008), di Pupi Avati, presentato in concorso alla 65.esima Mostra del Cinema di Venezia dove il protagonista, Silvio Orlando, ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile. E poi ancora “Dopo mezzanotte” (2005) di Davide Ferrario, “Cento chiodi” (2005) di Ermanno Olmi, “Si può fare” (2009) di Giulio Manfredonia e “Non pensarci” (2007) di Gianni Zanasi. A esprimere un parere sul buon andamento della rassegna sono stati Maria Luisa Budicin e Olinto Brugnoli, rispettivamente vicepresidente dell’ ANVGD di Verona, istituzione che organizza l’importante iniziativa, e critico nonché docente che ha introdotto, presentato e analizzato le opere per il pubblico fiumano. «Quest’anno – ha spiegato Maria Luisa Budicin – c’è stato un salto di qualità per quanto concerne la rassegna dei film italiani, poiché le proiezioni si sono tenute in contemporanea a Palazzo Modello e all’Art cinema ‘Croatia’. Alla sala cinematografica gli appuntamenti erano sottotitolati, per consentire al pubblico della maggioranza di seguire e conoscere la produzione della più recente cinematografia italiana. Il valore aggiunto, oltre alla sala cinematogra- fica del ‘Croatia’, concessaci dalla municipalità di Fiume e ai sottotitoli in lingua croata, è stato sicuramente la presentazione e l’analisi critica delle opere cinematografiche in visione, di Olinto Brugnoli, docente e critico cinematografico. «È la prima volta che vengo a Fiume – ha esordito invece il critico e docente Olinto Brugnoli – ed è una grande scoperta. Ero a conoscenza della presenza della Comunità degli Italiani, ma non mi immaginavo che fosse talmente bene organizzata e partecipe nella vita quotidiana delle città. In questa settima ho avuto occasione di conoscere profondamente la vostra realtà. Una realtà molto interessante anche per le nozioni storiche legate ad essa. Per quanto concerne la rassegna dei film italiani, ho avuto molto piacere vedere la partecipazione di un pubblico misto, ossia italiano e croato. L’unico problema è stato quello dei tempi, quindi per la prossima edizione auspichiamo uno spazio maggiore, in modo che alla fine delle proiezioni ci sia il tempo necessario per approfondimenti e per sviluppare la lettura dell’opera». COMITATO DI VICENZA Lo scorso 17 maggio si è riunita l’assemblea dei soci del Comitato ANVGD vicentino. Con l’occasione è stato rinnovato il Direttivo provinciale in scadenza triennale. Dopo l’esito dell’urna, il nuovo Direttivo si è successivamente riunito per la distribuzione delle cariche. Il nuovo Presidente del Comitato è Coriolano Fagarazzi, attualmente anche Consigliere nazionale dell’Associazione. Fagarazzi subentra al presidente uscente Domenico Obrietan. La vicepresidenza è stata assegnata a Renzo Raffaelli, segretaria Bruna Stupar, tesoriera Lorena Vallese, altri consiglieri Anna Maria Fagarazzi, Mariuccia Pozzar e Lucia Calussi. A tutti buon lavoro per un triennio di grande impegno sul territorio. Due immagini della cerimonia conclusiva del Premio letterario “Loris Tanzella”, promosso dal Comitato veronese guidato dall’avv. Francesca Briani, qui insieme con la prof.ssa Loredana Gioseffi, e con tutti i premiati (si veda la cronaca sul numero di giugno 2009) Ziberna all’ANPI: «rimasti nascosti negli atolli del Pacifico a combattere una guerra finita da un pezzo» Botta e risposta ai primi di giugno tra la sezione di Gorizia dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) e il presidente del Comitato ANVGD isontino Rodolfo Ziberna. All’assemblea dell’ANPI goriziana, svoltasi al Kulturni dom, il suo presidente Poletto ha stigmatizzato la reviviscenza nazionalistica ed antislava di vasti settori cittadini, «tra i quali brillano la Lega nazionale e l’Associazione degli esuli. Il tutto accompagnato dalla crescente esaltazione di personaggi e formazioni militari fasciste [!] che – ha rimarcato – avrebbero il merito di avere combattuto contro i partigiani di Tito per salvare l’italianità della città». Così nel comunicato stampa finale emesso dall’Assemblea dell’ANPI. La risposta di Ziberna non si è fatta attendere con l’intervento, comparso su “Il Messaggero Veneto” del 3 giugno scorso, che riproduciamo integralmente. Accusare di antislavismo la Lega Nazionale di Gorizia e l’Associazione degli esuli (l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, l’uni- ca presente a Gorizia) corrisponde ovviamente ad una falsità. I lettori del “Messaggero Veneto” sono buoni testimoni di come le nostre associazioni anzi ritengano – e lo hanno affermato ripetutamente – che Gorizia potrà crescere solo superando i vecchi steccati ideologici eretti decenni fa da associazioni tra le quali proprio l’ANPI. Sarebbe come se oggi si continuasse a ricordare come una significativa parte dei partigiani – come hanno rilevato insigni storici e uomini di cultura, anche di sinistra – volevano non già la liberazione di Gorizia e della Venezia Giulia, bensì il suo asservimento verso un regime dittatoriale e totalitario, quello comunista, che si è reso responsabile di decine di milioni di vittime, tra cui oltre 650 deportati a guerra finita nella sola Gorizia. Con gli amici della minoranza slovena, che stimiamo e rispettiamo, è stato avviato un percorso di reciproca conoscenza dei drammi vissuti. In questo contesto si veda anche la conversazione pubblica tra Livio Semolic ed il sottoscritto di alcuni mesi fa, cui ha fatto seguito un incontro pubblico tra il presidente nazionale dell’ANVGD Toth ed il sen. Milos Budin a Trieste. In questo contesto vanno riconosciuti i torti e le ingiuste violenze subite dalla minoranza nel corso del Ventennio fascista. Come parimenti anche una parte della minoranza slovena ha riconosciuto il dramma delle foibe e dell’esodo come strumento di genocidio usato da Tito e non “legittima conseguenza” del Ventennio, come ancor oggi ANPI e qualche residua falange estremista continuano a sostenere. La strada del colloquio e della reciproca comprensione è stata imboccata e comprendiamo come ciò possa infastidire chi ancora fomenta odi e risentimenti. Mi auguro che l’ANPI non voglia fare la fine dei veterani giapponesi che sono rimasti nascosti negli atolli del Pacifico a combattere –solo loro – una guerra finita da un pezzo. Rodolfo Ziberna Presidente Comitato ANVGD Gorizia Pola, scritte inneggianti a Tito e a Stalin per condizionare l’opinione pubblica Gli stessi dirigenti della sezione goriziana dell’ANPI – si legge peraltro nella cronaca – hanno lamentato lo scarso apporto degli iscritti e l’assenza alle cerimonie militari, «alle quali in passato si era presenti». Dunque, per loro stessa ammissione, quei «veterani giapponesi» sono rimasti proprio in pochi, e quei pochi veramente svogliati. Non è più tempo. Luglio 2009 9 DIFESA ADRIATICA Bettiza: il comunismo si è autodistrutto 1989, il suo nuovo saggio sulla fine delle ideologie Sul quotidiano “Il Piccolo” del 20 maggio è apparsa un’intervista di Alessandro Mezzena Lona ad Enzo Bettiza, dal titolo Bettiza: «È il comunismo che ha ucciso se stesso». L’intervista è pubblicata in occasione dell’uscita in libreria del nuovo saggio dello scrittore e giornalista dalmato (Bettiza è nato a Spalato), 1989, dedicato agli eventi che hanno condotto alla caduta del muro di Berlino e delle ideologie del Novecento. Con 1989 Bettiza chiude un trittico, dedicato al crollo dei sistemi totalitari. Riportiamo alcuni significativi passaggi dell’intervista di Mezzena Lona. […] Enzo Bettiza, nato a Spalato, classe 1927, non ha dubbi: il Muro di Berlino sarebbe crollato anche senza Solidarnosc, anche senza Papa Wojtyla e Reagan. E lo dice con grande convinzione nel suo nuovo libro «1989. La fine del Novecento» […] pubblicato da Mondadori. […] «È stato il comunismo stesso a uccidere il comunismo – spiega Enzo Bettiza –. E io lo posso dire perché l’ho visto da vicino. Tutto l’apparato messo in piedi, dall’economia di guerra ai gulag, alla polizia segreta, alla collettivizzazione che ha provocato disastri soprattutto nelle campagne, a un certo punto si è sfasciato». Praga, 1968. La popolazione circonda un carro armato sovietico. (Foto www.praha.eu) Ma ci sarà stato un detonatore che ha fatto esplodere l’Urss? «Sicuramente l’inizio della fine è legato alla disfatta dell’Armata Rossa in Afghanistan. Ma anche all’insurrezione del sindacato Solidarnosc in Polonia contro il regime comunista». La leggenda dice che sia stato tutto merito di Papa Wojtyla. «Quelli del Papa, di Walesa, di Reagan, sono stati aiutini. Piccole spallate, non determinanti, che hanno accelerato il processo di autodistruzione già presente da tempo nel corpo del comunismo». L’inizio della fine sono state Budapest 1956, Praga 1968? «Assolutamente sì. Per questo ho voluto dedicare questo libro alla caduta del Muro di Berlino. La lunga agonia del comunismo è iniziata in Ungheria e proseguita in Cecoslovacchia, come ho raccontato negli altri due saggi della trilogia». […] Adesso che cosa sopravvive del vecchio regime comunista? «Sopravvive la burocrazia comunista. Il potere totalitario non ha più il controllo rigido sulla cultura, sulla società. Si sta ripetendo, insomma, la storia del Kuomintang. Non è che al tempo di Chiang Kai Shek la Cina fosse un modello di democrazia. Il partito al potere era indubbiamente dittatoriale, sostenuto da Mosca, però con un’economia libera». «Essere esuli oggi», si conclude il ciclo di incontri delle Comunità Istriane L’ultimo appuntamento della tavola rotonda dal tema «Essere esuli oggi» ha avuto luogo a Trieste, nella sede dell’Associazione delle Comunità istriane, il 23 maggio scorso. Protagonisti dell’incontro ideato ed organizzato da Carmen Palazzolo Debianchi, Antonella Pocecco, ricercatore di Sociologia dei Processi Culturali Comunicativi presso l’Università degli Studi di Udine, il dottor Massimo Pontiggia di Milano ed il prof. Stelio Spadaro di Trieste. Pocecco ha esaminato in particolare le dinamiche e le problematiche collegate alla memoria collettiva e alla formazione dell’identità degli esuli oggi residenti negli Stati Uniti, in Canada ed in Argentina. «Per la prima generazione l’esodo è avvenuto “ieri” ed è ancora un racconto dettagliato, gravido di forti emozioni, sempre vivo nel quotidiano – ha affermato Pocecco – Per la seconda generazione, che presenta una maggiore razionalità interpretativa, l’esodo è avvenuto “l’altro ieri”. La seconda generazione canadese – ha specificato - ha imparato il dialetto come fosse l’italiano ed è desiderosa di conoscere la storia della propria famiglia. La terza generazione risulta invece disposta ad uno sforzo per definire la propria identità e le proprie radici, manifestando una sublimazione universalizzante che costituisce un salto qualitativo che rende universale l’esperienza dell’esodo». L’antropologo Stefano Pontiggia ha sottolineato che l’operato delle associazioni triestine per tramandare queste memorie alle future generazioni è caratterizzato da una sorta di processo di unificazione del ricordo, rappresentato dalla produzione di testi e libri a carattere storico in cui si manifesta con forza soprattutto l’aspetto morale della questione. Predominano i temi della pulizia etnica, delle violenze, del E i comunisti italiani? «Enrico Berlinguer, in un’intervista a Giampaolo Pansa, aveva ammesso di sentirsi più tranquillo sotto l’ombrello della Nato che sotto quello del Patto di Varsavia. Eppure i comunisti italiani non hanno saputo anticipare, seppure di qualche passo, quella che è stata poi la perestrojka di Gorbaciov». Hanno atteso che l’Urss si distruggesse da solo? «Sono rimasti sempre al rimorchio di Mosca. Aspettando che fossero i sovietici a fare la prima mossa. Avrebbero dovuto, invece, giocare d’anticipo. Cambiare il nome del partito, gli slogan, il loro modo di fare politica. Magari cogliendo al volo la mano tesa di Bettino Craxi». […] Quell’errore la sinistra lo sconta ancora oggi? «Non c’è dubbio. Il debolissimo compromesso storico tra comunisti e cattolici è fallito. E ancora oggi la sinistra è alla ricerca di una propria identità». […] Alessandro Mezzena Lona (“Il Piccolo”, 20 maggio 2009) Budapest, ottobre-novembre 1956. Carri armati per sedare la rivolta ungherese genocidio, del popolo sradicato da una terra considerata in via di estinzione, come quelli della nostalgia e della rabbia nei confronti delle istituzioni italiane per la non adeguata trattazione della contesa sui beni espropriati. Tra gli esuli che non fanno parte delle associazioni, si è verificata tutt’altra tendenza che si sostanzia nel considerare l’esodo come una parte importante della propria biografia personale, unita alla volontà di guardare avanti, senza per forza “impelagarsi” nelle differenze tra le varie associazioni. Costoro desiderano soprattutto di poter risolvere una volta per tutte le questioni aperte per chiudere per sempre la loro vicenda. Stelio Spadaro ha sottolineato il bisogno di concentrarsi sulla “memoria senza rancore”, che implica maggiore lucidità ed il rispetto per le memorie e la storia degli altri. È necessario capire le vicende della Zona B, che smentiscono le interpretazioni ufficiali dell’esodo date dalla Jugoslavia che giustificava questo grande spostamento di massa come un fenomeno legato alle violenze della guerra. Dalla Zona B hanno scelto l’esilio tutti gli italiani, tra il ’54 ed il ’57, cioè oltre dieci anni dopo la fine della guerra. La Zona B era un territorio abitato da gente di lingua e cultura italiana ed istriana, esiliata in maniera sistematica. Questa storia ha evidenziato, secondo Spadaro, la necessità di abbandonare il carattere corporativo che ancora possiede per essere portata a livello nazionale. È stato proposto di insistere sull’insegnamento della storia nelle scuole, di modo che i fatti, per come sono avvenuti, vengano conosciuti e anche che nei Tavoli di concertazione con il Governo non venga chiesta solamente la soluzione del problema dei beni abbandonati, ma l’elaborazione di una politica adriatica, inquadrata in una più larga ottica europea. «È necessario, infine – ha concluso Carmen Palazzolo Debianchi – superare la frattura determinata dall’esodo per ritrovare una più ampia identità regionale e storica». Daria Garbin Il testo integrale su www.arcipelagoadriatico.it Comuni italiani con Via Tito, scendono da 12 a 10 Trieste, primi anni Cinquanta. La nave “Castel Verde” salpa dal porto diretta in Australia. A bordo, tanti esuli giuliano-dalmati Il Comune di Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania, è uno dei 12 Comuni italiani nei quali ci risultava ancora sussistere una “Via Tito” intitolata al mandante degli eccidi delle foibe. Il Sindaco Giuseppe Catuli fa però giungere una precisazione importante che “assolve”, per così dire, l’Amministrazione siciliana. «Faccio presente che da ricerche effettuate abbiamo potuto verificare che questa Via Tito non è denominata a Tito ex capo di Stato bensì ad un concittadino che già nel 1929 aveva concesso il proprio terreno per la costruzione di detta strada. Agli atti le notizie certe sulla denominazione ufficiale di detta via sono presenti però solo a far data del censimento effettuato nel 1936, nonché dall’atto di nascita del Sig. Raciti Antonio datato 1939. Da ciò si evince che già prima del periodo storico che interessa il dittatore Tito in questo Ente esisteva un via che, disgraziatamente per un puro caso di omonimia, porta lo stesso nome. Nel ringraziare per la segnalazione faccio comunque presente che l’Amministrazione che mi onoro di presiedere, nel caso fosse stato appurato diversamente da quanto precedentemente esplicitato, avrebbe immediatamente adottato gli atti dovuti per procedere ad una verifica della toponomastica». Diamo volentieri atto al Sindaco Catuli della estrema correttezza della presa di posizione. Dopo Cornaredo (Milano) che aveva segnalato di aver già cambiato nel 2006 la denominazione, scendono a 10 i Comuni italiani interessati da una così nefanda toponomastica. Red. 10 DIFESA ADRIATICA La terra delle Foibe nel Sacrario Ara Pacis Mundi di Medea «Un complice silenzio che durava da più di sessant’anni» ha sottolineato il sindaco Alberto Bergamin dinanzi al monumento Ara Pacis Mundi, sul colle di Medea (Gorizia), diventato, il 17 maggio scorso, anche un luogo di riflessione e di preghiera nel quale onorare i martiri delle Foibe. L’inaugurazione dell’Ipogeo ha avuto il suo momento più solenne e toccante nella deposizione delle zolle di terra raccolte nelle foibe di Basovizza e di altre località italiane, e nell’Istria ora slovena e croata, compresa le terra della foiba in cui venne gettata Norma Cossetto, medaglia d’oro al merito civile. L’inaugurazione dell’Ipogeo, voluta dal Comune di Medea e dalle associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, ha trovato l’alto patrocinio della Camera dei Deputati, della Re- gione e della Provincia di Gorizia, mentre all’inaugurazione erano presenti, coi loro labari, tutte le associazioni di Esuli, i Liberi Comuni in esilio, le associazioni combattentistiche e d’Arma, il prefetto di Gorizia, Maria Augusta Marrosu e il presidente della Provincia di Gorizia, Enrico Gherghetta. La cerimonia si è aperta con Luglio 2009 Muiesan Gaspari, figlia di un deportato, e di Elisabetta Mereu Pross. Al termine del rito religioso i presenti si sono raccolti davanti all’ingresso dell’Ipogeo, dove Elisabetta Mereu ha letto la preghiera per le vittime delle Foibe, scritta dall’arcivescovo di Trieste e Capodistria mons.Antonio Santin. l’alzabandiera e il picchetto d’onore reso dal Reggimento Genova Cavalleria IV di Palmanova. Sono stati quindi letti i messaggi inviati dalla Presidenza della Repubblica e dalla Presidenza del Senato. Il presidente Gherghetta ha ricordato come, tra gli altri, anche suo nonno sia sparito a Fiume nel 1945. Ha fatto seguito la lettura di alcune testimonianze di Annamaria Red. In alto e in basso a sinistra: lo schieramento dei labari delle associazioni degli esuli (nella prima foto in alto), quindi l’avvio del corteo delle autorità con le corone In alto a destra: l’omaggio delle autorità civili e militari all’interno del sacrario. Al centro, in prima fila, Rodolfo Ziberna, presidente del Comitato Anvgd di Gorizia, alla sua sin. il prefetto di Gorizia Maria Augusta Marrosu e il sindaco Alberto Bergamin In basso a destra: l’imponente esterno del Sacrario dell’Ara Pacis Mundi di Medea (Gorizia). Le fotografie sono fornite dalla Presidenza del Comitato goriziano Anvgd Il Giorno del Ricordo a Bari Ci perviene dal gen. Elio Ricciardi una cronaca dettagliata delle celebrazioni tenutesi a Bari, delle quali abbiamo dato cenno sul numero di maggio di “Difesa”. Il 10 Febbraio scorso a Bari è stato solennemente intitolato al “Battaglione Bersaglieri Zara” un giardino pubblico nella zona prossima al Sacrario dei Caduti d’Oltremare. Il merito, oltre che alle autorità preposte, è da attribuire ai Bersaglieri in congedo baresi, gli stessi che hanno la propria Sezione intitolata alla M.O.V.M. Francesco Rismondo, bersagliere di Spalato. Erano presenti alla cerimonia, con la fanfara del 7° Reggimento bersaglieri, numerose autorità militari con il Comandante militare della Regione Puglia, per il sindaco il vicepresidente del Consiglio Comunale, un viceprefetto, le rappresentanze delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma ed un pubblico numeroso. Erano presenti anche alcuni esuli e reduci del battaglione “Zara”, fra i quali il bersagliere Rino Mioni, giunto da Padova con il Labaro dei reduci del reparto. La cerimonia è iniziata con la lettura della Medaglia d’Oro al V.M. concessa nel 2001 alla memoria di Zara italiana. È seguito l’intervento del gen. Elio Ricciardi, bersagliere, il quale ha ringraziato anche a nome dell’ANVGD e dell’Associazione dei Dalmati Italiani nel Mondo “Libero Comune di Zara in esilio”. L’oratore ha sintetizzato la storia del battaglione, dalla sua nascita a Zara nel 1936 per filiazione del 9° reggimento (nato a Bari nel 1871) che lasciava la città, alla guerra combattuta in Dalmazia, in Bosnia, in Erzegovina e nella Croazia storica, con forse più di cento caduti; ha messo in luce l’opera di pacificazione svolta dal battaglione per fermare le stragi interetniche; ha evidenziato il forte legame esistente a Zara e in Dalmazia per i bersaglieri, per il quale i primi sodalizi da considerare precursori dell’Associazione Nazionale Bersaglieri sono nati in Dalmazia; ha sottolineato anche il legame fra i bersaglieri del battaglione e Zara, per il quale l’8 settembre 1943 il reparto resta in armi per la difesa della città fino al principio del 1944, quando i tedeschi lo disarmano prendendolo prigioniero; ha ricordato che i reduci del battaglione sono stati nominati cittadini onorari di Zara nel 1990, a Senigallia, nell’annuale Raduno dei Dalmati italiani, alla presenza della fanfara del 28° battaglione, erede del 9° reggimento bersaglieri; ha ringraziato per la lettura, mai avvenuta prima in una pubblica cerimonia, della motivazione della Medaglia d’Oro al V.M. concessa alla memoria di Zara nel 2001. La concessione della medaglia infatti non era mai stata pubblicizzata, in quanto sgradita alla Croazia. E. R. POLA, FIUME E ZARA RICORDATE NEL RADUNO NAZIONALE DEI BERSAGLIERI Anche quest’anno nel Raduno Nazionale dei Bersaglieri, che si è tenuto a San Giovanni Rotondo il 24 maggio, la rappresentanza dei Bersaglieri delle nostre perdute Province orientali ha aperto lo sfilamento dei Bersaglieri in congedo. Dietro allo striscione «Vivi e Morti i Bersaglieri di Zara Fiume e Pola sono qui!» erano i labari delle Sezioni scomparse di Pola, Fiume e Zara e quelli dei reduci dei reparti che più a lungo hanno difeso la frontiera orientale : il battaglione Zara ed il battaglione che dal 1943 al 1945 ha difeso la Valle dell’Isonzo . Lo speaker ha ricordato che le tre città fanno parte della storia d’Italia e che il primo sodalizio di Bersaglieri non in servizio fu la “Società dei Bersaglieri di Zara”, nata nel 1871. Ricordo anche che alla nascita della Società di Zara aveva fatto seguito, sempre in Dalmazia e sotto l’Austria, quella delle analoghe Società di Spalato, Borgo Erizzo (Zara), Salona (Spalato) e Neresi della Brazza. Elio Ricciardi Note dolorose... È venuta inaspettatamente a mancare a 94 anni compiuti, il 18 aprile 2009, una delle colonne del Villaggio Giuliano di Roma, la rovignese Anna Malusà (Malona) vedova del compianto maestro del coro Istria Nobilissima, Gregorio (Goio) Bosazzi. Inaspettatamente perché sino al giorno prima la sua diritta figura, il suo eloquio schietto e diretto, la sua battuta pronta in rovignese (che parlava perfettamente) erano una delle sicurezze di noi tutti. Anna aveva una gran voglia di vivere, neanche la perdita dell’inseparabile compagno di vita l’aveva abbattuta. Ricordo quando discuteva con mia madre sui preparativi per la sua festa dei 100 anni che Lei, con la sua dote di ottimismo, contava di raggiungere. Al che mia madre rispondeva con un «beato chi che gaverà un ocio!» ma in fondo dubitava più per se stessa che per l’amica Anna che era una vera quercia e come questo albero alto e robusto è stata schiantata da un fulmine improvviso e non da una lunga malattia. I funerali si sono svolti il giorno 21 aprile nella chiesa di San Marco Evangelista seguita dalla nostra comunità ancora stupita di non poterla più vedere percorrere col suo passo diritto e sicuro le vie di quello che per noi resta il «Villaggio Giuliano». * * * La figlia dott.ssa Isabella comunica a quanti Lo conoscevano che il suo adorato papà Antonio Raccamarich S. Giovanni Rotondo, 57.mo raduno nazionale dei Fanti piumati. Aprono la sfilata i bersaglieri delle Sezioni profughe (foto cortesia sig. Giorgio Verbi) È salito al Cielo sereno nelle braccia del buon Dio. Ex ufficiale dei Bersaglieri, decorato di Croce al merito di guerra, ha condotto una esistenza di fatiche, dolori e gioie ma con tanta fede nel Signore. Con l’aiuto della Sua cara sposa Mariuccia, l’essenza della Sua vita, ha trascorso 63 anni di vita coniugale. Ha donato tanto amore a tutti noi. Il 25 aprile 2009, a Roma, dopo tante sofferenze fisiche e spirituali nma confortato dai Sacramenti, ha raggiunto la Sua amata. I figli Isabella e Guido, addolorati ma certi che il loro papà ha raggiunto la meta “il Paradiso”, Lo ricordano con infinito amore. Luglio 2009 11 DIFESA ADRIATICA Sport… d’epoca Calcio in Dalmazia, origini e diffusione Il calcio giunse in Dalmazia aTraù, nel 1896, grazie ai marinai inglesi che, nei momenti di sosta, non mancavano mai di giocare. La prima grande dimostrazione di questo nuovo gioco fu data dai marittimi britannici nella pianura di Travarica. Ben presto, gli equipaggi delle navi austroungariche appresero il nuovo sport ed iniziarono a giocarlo in molte parti della Dalmazia, principalmente nelle zone di Zara e di Spalato. Col passare degli anni, i giovani dalmati iniziarono a interessarsi sempre di più al calcio e alla fine del XIX secolo sorsero le prime squadre composte da studenti. Tra i primi insegnanti di educazione fisica a caldeggiare la diffusione del calcio vi fu lo spalatino Umberto Girometta. Con il passare degli anni, anche a Zara il gioco del calcio iniziò a essere sempre più praticato, ma non vi erano squadre ufficiali o campi regolamentari, si giocava solamente per il puro e semplice divertimento. Nel 1910, però, la Società Ginnastica Zara fece richiesta ufficiale delle regole del calcio alla più importante società italiana dell’epoca, la Pro Vercelli. La Federcalcio italiana, con data 8 ottobre 1910, spedì agli zaratini le copie delle regole in base alle quali si giocavano i campionati in Italia. Ottenute le regole ufficiali, la Ginnastica, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Zara organizzò, per la fine dell’anno, il I Campionato Regionale Dalmata. A partecipare a questo storico torneo furono solamente la “Società Ginnastica e Scherma” di Zara e la “Forza e Coraggio” di Ragusa. A vincere furono gli ospiti per 31. I Dioclezianei così, oltre alla Coppa in palio, ricevettero anche l’onore di organizzare la seconda edizione del torneo. Ma poco dopo le autorità austroungariche sciolsero, per sospetto irredentismo, la “Forza e Coraggio,” che però venne ricostituita con il nome di “Unione Sportiva di Ragusa”. Nonostante i molti problemi, nell’aprile 1912 si riuscì, comunque, a disputare la seconda edizione della competizione alla quale parteciparono ben due squadre di Zara: la Società dei Bersaglieri di Borgo Erizzo e la Ginnastica. La divisa dei Bersaglieri era composta da una maglia nera con calzoncini bianchi. La divisa della Ginnastica era composta dalla tradizionale maglia bianca e da calzoncini neri. Al torneo prese parte pure la Società Ginnastica e Scherma di Spalato. Alle fine del torneo non si ebbe un vincitore e gli organizzatori decisero che la coppa restava a Zara, ma il vincitore sarebbe stato deciso da una partita di spareggio tra i Bersaglieri e la Ginnastica zaratina. A spuntarla alla fine fu la società di Borgo Erizzo. Nel 1913 si disputò la terza edizione e di nuovo la Società di Ginnastica di Zara perse la finale. Prima della“Fiumana” (nella foto al campo di Cantrida) la fortissima “Olimpia” di Fiume s’incontrò con le squadre dalmate In Dalmazia il football venne introdotto dai marinai inglesi, così come a Genova (nella foto, una squadra britannica del 1900) Alla vigilia del primo conflitto mondiale, nel 1914, venne disputato un torneo al quale presero parte delle compagini di Spalato, Zara e della Società sportiva Edera di Trieste. Ma, di quest’ultimo torneo, non si hanno notizie di risultati, giocatori e vincitori. Nel 1918, con la fine della guerra, il calcio di nuovo riprese vigore e la partite divennero sempre più frequenti. La Ginnastica fu di nuovo la squadra da battere, ma con il passare del tempo, si pensò in città di fondare un nuovo ed importante sodalizio. Così nel 1919 nacque il club “Pro Jadera” e fu riorganizzato l’ormai tradizionale Campionato regionale dalmata. Organizzato dall’ultimo vincitore, la Società di Ginnastica e Scherma di Spalato, vi presero parte pure una squadra di Sebenico e due di Zara: la nuova Pro Jadera e la gloriosa Ginnastica. Quest’ultima alla fine prevalse e fece tornare la coppa a Zara. Nel 1920 la Pro Jadera cambiò nome in Unione Sportiva Jadera che insieme alla Ginnastica si affiliò alla Federazione italiana gioco calcio. Negli anni successivi, a Zara furono invitate a giocare numerose società sportive tra cui anche la fortissima Olimpia di Fiume. Nonostante l’impegno di tutte le società sportive cittadine per far crescere il calcio, nei primi anni ’20, Zara non riuscì ad avere una squadra che la potesse rappresentare a livello nazionale. Questa condizione portava i giocatori zaratini o a giocare solo saltuariamente o ad emigrare in squadre più competitive nel resto d’Italia. Con il passare degli anni prese corpo sempre di più l’idea di stringere alleanze e organizzare partite con le compagini delle Marche. Così 1924, a Zara arrivarono l’UC Esodo e foibe, una vicenda che ci appartiene Un commento dal piccolo Comune di S. Ambrogio sul Garigliano, Premio Giorno del Ricordo Il piccolo ma attivissimo Comune di S. Ambrogio sul Garigliano (Frosinone) è stato insignito quest’anno, dall’Anvgd, del Premio Internazionale Giorno del Ricordo per «aver annualmente impegnato i cittadini e le scuole ad un approfondito studio sui temi del Giorno del Ricordo, fin dalla sua istituzione, con pubblicazioni, incontri con le scuole e cerimonie celebrative, […] con l’unico encomiabile scopo di crescere una comunità consapevole del passato storico della Nazione». Dall’assessore Cosimino Simeone, da anni vera anima delle attività promosse dal Comune, ci perviene questo commento, che volentieri riproduciamo in parte significativa. È stato breve il passo che ha unito la comunità ambrosiana dellaValle dei Santi, o meglio ancora, della Terra Sancti Benedicti con l’Associazione Nazionale degli Esuli della Venezia Giulia e Dalmazia. Non perché tra S. Ambrogio sul Garigliano e Roma c’è poco più di un centinaio di chilometri, ma la gran voglia di poter conoscere e poi condividere un momento storico obliato prima e atroce dopo, per la verità finalmente svelata, ha rafforzato il più alto dei valori: quello della Patria. Ora le tragedie, quando avvengono, sono luttuose per tutti. Quella che cambia è la proporzione. Il dolore vissuto è lo stesso. Diverso però è il modo con cui si crea. E i nostri fratelli della parte orientale d’Italia hanno subito “diversamente”. «Non possiamo dimenticare le sofferenze, fino ad un’orribile morte – , come ha esordito il Presidente della Repubblica il 10 febbraio al Quirinale – inflitte a italiani assolutamente immuni da ogni colpa, e non possiamo non sentirci vicini a quanti hanno sofferto comunque di uno sradicamento a cui è giusto che si ponga riparo attraverso un’obiettiva ricognizione storica». C’era anche chi scrive, quel giorno, ad ascoltare in un religioso silenzio quelle parole. Grazie alla presidenza dell’Anvgd ho po- tuto vivere, assieme al mio Sindaco Biagio Del Greco, momenti di assoluto fremito interiore. Ricordare una delle esperienze più drammatiche che hanno segnato la millenaria storia di quelle Terre, non può non suscitare ancora oggi più che mai, vive emozioni. Quello che torna alla mente fu tempo di angoscia, di folle sterminio, quasi che ogni sentimento fosse scomparso e l’odio, soltanto l’odio avesse il sopravvento nel cuore dei titini che spargevano lutti in terre già martoriate, dilaniando insieme alle cose anche le persone inermi e innocenti, e con loro le memorie di una civiltà plurisecolare. Ebbene, ad una precisa domanda postami il 9 febbraio, posso dire che la mia risposta è contenuta in questo scritto. Il bene comune, la tolleranza, la condivisione devono essere al centro della nostra vita. E, ricalcando, guai se non ci fosse memoria. Oggi si fa memoria di tanti ritardi, di tante sofferenze, di tante incomprensioni e di tante colpevoli omissioni. E’ ora di far Maceratese, la SEF Stamura di Ancona e le formazioni di Jesi, Fermo, Senigallia e svariate altre. Pure gli zaratini disputarono diverse partite nelle Marche contro le compagini di Ancona e Macerata. Ma ecco una sintesi della partita tra l’Anconitana e i dirimpettai dell’Ac Dalmazia. Ancona, domenica 13 marzo 1932 I calciatori azzurri della Dalmazia, festosamente accolti dagli sportivi anconitani (all’inizio dell incontro, hanno offerto ai calciatori avversari il fazzoletto con i tre Leopardi in campo azzurro), hanno battuto di misura i cadetti dell’Anconitana, i quali, dopo un primo tempo vivace, nel quale avevano segnato il primo gol su calcio di rigore battuto da Agnelli al 5’ della ripresa. Al 9’ minuto l’Anconitana raddoppiava con Gasperetti, ma da quel momento in poi gli ospiti hanno condotto un serrato pressing ed hanno non solo recuperato lo svantaggio, ma han- no raggiunto la vittoria negli ultimi minuti di gioco. La Dalmazia ha accorciato le distanze al 23’ conVezil su calcio di rigore, poi con una doppietta di Detoni I al 27’ e al 35,’ nel secondo tempo, ha chiuso la partita. La squadra zaratina si è dimostrata superiore in tutti i reparti rispetto ai neroazzurri: ottima in difesa, la squadra dalmata ha saputo imporre ai propri attacchi una più ordinata efficienza. Così è riuscita a battere la squadra di Ancona che all’inizio della partita è stata messa in seria difficoltà. Risultato finale: Anconitana – Dalmazia 2-3. Le due formazioni: AC. Dalmazia: Perdach, Detoni II, Vezil, Zlodie, Zeranscek I, ZeranscekII, Gherdomaz, Comessar, Marsan, Detoni I. Anconitana: Badaloni, Tacchi, Fuligna, Cugnini, Agnelli, Giudanini, Paoloni, Piastrellini, Marchetti, Gasparetti, Romagnoli. Giorgio Di Giuseppe Nel 1910 la Società Ginnastica Zara fece richiesta ufficiale del regolamento alla più importante società italiana dell’epoca, la Pro Vercelli (nella foto, Zara, la Chiesa di S. Donato e la Piazza delle Erbe, primo decennio del Novecento) conoscere la Storia ai nostri giovani. Quest’anno S. Ambrogio sul Garigliano ha celebrato il Giorno del Ricordo con commozione e gioia nel cuore. Dal suo piccolo contributo è arrivata una grande riconoscenza. È stato infatti assegnato al Comune, dall’Anvgd, il Premio Internazionale Giorno del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo Giuliano-Dalmata. Segno di stima e ammirazione per la comunità ambrosiana della Terra di San Benedetto. Personalmente sono grato all’Associazione, al suo presidente e in Una fotografia aerea del 1944 mostra il piccolo paese distrutto dai bombardamenti. I suoi abitanti, oggi, sono appena poco meno di mille particolare al suo segretario, Fabio Rocchi, che mi ha messo in condizione di poter proseguire sulla strada intrapresa e di poter riempire anno dopo anno il grande vuoto di questa vicenda. Che mi appartiene. Che ci appartiene. E mentre al Quirinale echeggiavano le parole di Napolitano sul punto più alto della Casa Comunale di S. Ambrogio sul Garigliano garriva la bandiera dei territori orientali d’Italia. Cosimino Simeone 12 “Il Piccolo” 3 maggio 2009 Denunciati a Pola: avevano esibito bandiera Tito La nostalgia per l’ex Federativa è dura a morire, anzi sembra riconquistare qualche posizione […]. Gli «jugonostalgici» questa volta hanno voluto esternare il loro sentimento esibendo in piazza Port’Aurea a Pola durante il Meeting di Primo maggio, una grande bandiera rossa con la scritta «Proletari di tutto il mondo unitevi». Vi erano inoltre impressi la falce e il martello, la stella rossa e la sigla della Lega dei comunisti del defunto maresciallo Tito. Su segnalazione di alcuni cittadini, sono intervenuti due agenti in abiti civili che hanno accompagnato in Questura i due giovani, di 21 e 26 anni, che avevano esibito il vessillo. Dopo l’interrogatorio i due attivisti sono stati rilasciati: saranno comunque denunciati per violazione della Legge sull’ordine pubblico. […] (p.r.) “Il Piccolo” 4 maggio 2009 Gorizia: ancora chiusi gli archivi jugoslavi Gli ex sindaci Scarano e Valenti, naturalmente. […] In molti ieri si sono dati appuntamento al Parco della Rimembranza di fronte alla grande lapide che ricorda i goriziani strappati ai loro cari dai titini a guerra finita, in quel terribile maggio del 1945. «Che i giovani di oggi portino sempre nel cuore il ricordo dei loro concittadini trucidati – ha esortato Clara Morassi Stanta, delle famiglie dei deportati – dei quali ancora sappiamo troppo poco». Proprio su questo punto il sindaco Romoli non ha potuto fare altro che rammaricarsi. «L’anno scorso, in occasione di questa stessa ricorrenza, avevo auspicato che dagli archivi dell’ex Jugoslavia arrivassero documenti e informazioni su questa tragica pagina di storia – ha sottolineato –. Invece, non abbiamo potuto registrare alcuna novità, malgrado le pressioni e il contributo dei nostri organi diplomatici». Contributo che il prefetto Maria Augusta Marrosu s’impegnerà a sviluppare anche nei mesi a venire. […] Al termine degli interventi ufficiali non sono mancate alcune, toccanti testimonianze da parte di chi perse in quei giorni di più di sessant’anni fa genitori, nonni, amici. Entro la fine del mese, il Comune promuoverà un’altra occasione per ricordare quella difficile stagione: l’inaugurazione di una scalinata a Licurgo Olivi, esponente del CNL, sparito subito dopo la fine della guerra. «Dopo aver dedicato una via a Norma Cossetto – ha evidenziato Romoli – si tratta di un altro piccolo ma significativo omaggio a quanti persero la vita a guerra finita, vittime di una spirale di odio etnico». […] Nicola Comelli “Il Piccolo” 8 maggio 2009 Bandiere rosse sul Carso, Dipiazza infuriato […] Bandiere agganciate ai cartelli stradali, appese ai pali dell’illuminazione pubblica, ai fili della luce sopra le strade, nei giardini delle villette come pure alle finestre delle case. […] Erano - a sei giorni di distanza - le tracce del Primo maggio, ricorrenza sacra per buona parte dei carsolini. Tracce che, peraltro, fino a ieri erano ancora ben in vista da Basovizza a Santa Croce, lungo l’intero altopiano triestino, sulla scia di una consuetudine che le vuole esposte per una settimana, non di più. Dipiazza non ci ha visto più, però, quando gli è parso di scorgere una bandiera jugoslava - in realtà è quella, molto simile, del Fronte popo- DIFESA ADRIATICA Luglio 2009 RASSEGNA lontano, a partire dello stesso presidente, che vive a S. Margherita Ligure e fino a Toronto, nel Canada. Come tradizione vuole, gli esuli si sono recati innanzitutto al cimitero, dove riposano generazioni di loro antenati. Qui hanno deposto una corona a omaggio dei compaesani che, travolti dalle ben note vicende hanno cessato di vivere lontano dal paese natio. […] In Slovenia settori della pubblica opinione e del mondo politico coltivano nostalgie per la Jugoslavia di Tito, imbevute di nazionalismo (nella foto, un drappello di bambini attende il passaggio della staffetta che ogni anno, il 25 maggio, avrebbe reso omaggio al dittatore) lare di Liberazione sloveno - accanto al tricolore italiano sui pili del monumento ai partigiani. E soprattutto, quando gli hanno mostrato altre due bandiere esposte da altrettanti finestre di una casa: una della Jugoslavia, la seconda dell’Unione Sovietica. Si narra che sempre da quelle finestre, durante i mondiali di calcio 2006 abbiano fatto mostra di sé le bandiere di Germania e Francia, le ultime due avversarie dell’Italia... A quel punto il Dipiazza furioso si è attaccato al telefonino: […] «Esiste una sorta di patto di non belligeranza per il Primo maggio - ha sbottato il sindaco - ma adesso basta con la tolleranza. Trovo scandalosa una simile esposizione che ormai non accade nemmeno nelle regioni più rosse d’Italia. Alcune sono anche fuori legge: la bandiera rossa sistemata sui cartelli stradali secondo il codice della strada segnala la presenza di cantieri». […] “la Voce del Popolo” 9 maggio 2009 Visignano: ritorno alla terra degli avi Un messaggio di serenità e gioia, ma anche un messaggio di speranza «che per le nuove generazioni possa aprirsi uno spiraglio per il ritorno alle terre degli antenati». Queste parole, pronunciate […] dal dott. Angelo Turrin, sintetizzano nel migliore dei modi lo spirito della visita compiuta domenica 3 maggio al luogo natio da una folta comunità di visignanesi in esilio. […] Tutti legami forti palesemente sentiti, come provato dal folto numero di appartenenti alla Comunità di Visignano in esilio, quasi un centinaio, pervenuti soprattutto da Trieste e dal Friuli Venezia Giulia, ma anche da più Ansa 8 maggio 2009 Euroregione Adriatica: incontro a Roma Si incontrano per la prima volta, il 12 maggio alla Fiera di Roma, i vertici delle euroregioni dell’Adriatico e del Mar Nero […]. L’euroregione dell’Adriatico, guidata dal presidente dell’Istria Ivan Jakovcic, è nata a Termoli nel novembre del 2004 […]. Farà gli onori di casa il ministro per le Attività regionali Raffaeale Fitto. […] “Famiglia Umaghese” 12 maggio 2009 Il 50esimo della Famiglia Umaghese Nel 1959 veniva costituita a Trie- ste la Famiglia Umaghese, per dare sostegno morale e materiale ai tanti esuli che, esercitando una scelta di libertà, avevano abbandonato in quegli anni il territorio del Comune di Umago d’Istria. […] Sabato 16 maggio 2009 […] alla presenza delle Autorità civili e religiose, la Famiglia Umaghese aprirà le celebrazioni per il cinquantenario con l’inaugurazione - nella sala Chersi dell’Unione degli Istriani a Trieste in via Pellico 2 - della mostra 1959- 2009 cinquant’anni di cultura della memoria realizzata con il contributo della Provincia e del Comune di Trieste, con il fine di presentare alla Città la vita della comunità umaghese in esilio. […] Mariella Manzutto Presidente “la Voce del Popolo” 15 maggio 2009 La Liguria a Fiume Una delegazione del Consiglio regionale della Liguria ha visitato ieri la Comunità degli Italiani di Fiume. Ad accogliere la comitiva, della quale faceva parte anche un gruppo di alunni vincitori del concorso sulla tragedia vissuta dai giuliano-dalmati e i rappresentanti del Comitato ligure dell’ANVGD, è stata la presidente del sodalizio fiumano, Agnese Superina. […] Superina ha spiegato che la CI Un suggestivo scorcio della cittadina di Visignano Celje (Slovenia), 14 maggio 2009, una manifestazione di nostalgici filo-titini Periodico mensile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Centro studi padre Flaminio Rocchi DIRETTORE RESPONSABILE Patrizia C. Hansen Editrice: ASSOCIAZIONE NAZIONALE VENEZIA GIULIA E DALMAZIA Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma - 06.5816852 Con il contributo della legge 72/2001 Redazione e amministrazione Via Leopoldo Serra, 32 00153 Roma Tel./Fax 06.5816852 Monte Sabotino, sul versante sloveno ricompare periodicamente la scritta «Nas Tito», «il nostro Tito», ricomposta quest’anno, il 9 maggio, da nostalgici filo-jugoslavi Grafica e impianti: CATERINI EDITORE (Roma) Servizi Integrati per l’Editoria e la Comunicazione Tel. 06.58332424 Fax 06.97255609 E-mail: [email protected] Abbonamenti: Annuo 30 euro Sostenitore 50 euro Solidarietà a piacere Estero omaggio Una copia 2 euro - Arretrati 3 euro C/c postale n° 32888000 Intestato a “Difesa Adriatica” Autorizzazione del Tribunale di Roma n° 91/94 dell’11 marzo 1994 Spedizione in abbonamento Postale di ROMA Stampa: Romana Editrice Srl - S. Cesareo (RM) Finito di stampare il 30 luglio 2009 Luglio 2009 13 DIFESA ADRIATICA conta circa 6.000 soci, tra i quali molti sostenitori, ed ha elencato le numerose attività che si svolgono in seno al sodalizio […]. «Ci impegniamo pere trasmettere le tradizioni, la lingua e la cultura italiana, come pure il dialetto fiumano alle giovani generazioni», ha spiegato Agnese Superina, che ha ricordato la triste storia degli esuli, ma anche quella dei rimasti. “Non è mai stato facile e non lo è tuttora vivere come minoranza. Abbiamo dovuto combattere per mantenere i nostri valori. I nostri rapporti con le associazioni degli esuli sono ottimi e siamo sempre felici di ospitare le comitive che arrivano dall’Italia», ha concluso. Giacomo Ronzitti, presidente del Consiglio regionale della Liguria, ha usato una metafora per spiegare quanto sia importante l’attività della CI: «Il tessuto è formato da due fili; la trama e l’ordito. Intrecciandosi formano un nodo, e il vostro sodalizio è appunto questo nodo, capace di esprimere al meglio il senso di appartenenza e il valore di una identità e di una cultura che si arricchiscono ogni giorno», ha dichiarato Ronzitti, che ha invitato a Genova una delegazione della CI di Fiume. All’incontro ha partecipato anche Fulvio Mohoratz, vicesindaco e assessore alla cultura del Libero comune di Fiume in esilio. […] Viviana Ban “la Voce del Popolo” 20 maggio 2009 Omaggio a Cherso e alle sue tradizioni Evento importantissimo e di grande vanto, per la Comunità degli Italiani e, in generale, per la città di Cherso. Infatti, al museo “Arsan” della città è stato presentato ufficialmente il primo libro bilingue (italiano/croato) pubblicato dalla locale Ci, dal titolo «Cherso. Antiche tradizioni del mare e dei monti» di Giovanni Nini Rossi, e la cui parte in lingua croata è stata tradotta da Tina Fornaric Zic. […] Da questa considerazione e dalla consapevolezza che il numero delle persone che conoscono il dialetto chersino è sempre più esiguo, nasce l’esigenza di preservare queste espressioni, restando fedeli a quello che è uno degli obiettivi primari dell’attività della Comunità degli Italiani, vale a dire il mantenimento della lingua e della cultura italiana […] Alla presentazione era anche presente il sindaco di Cherso, Gaetano Negovetic […]. Come tappa successiva della promozione dell’opera, è prevista pure la presentazione del volume alla Comu- RASSEGNA ste. I componenti dell’associazione hanno sostato alcuni minuti in silenzio davanti alla foiba e hanno recitato preghiere. Il 28 febbraio scorso una analoga manifestazione era stata impedita da un gruppo di contestatori giunti anche dall’Italia. Umago, il Duomo intitolato all’Assunta e al patrono, S. Pellegrino nità degli italiani di Lussinpiccolo, in programma per il mese di giugno […]. Izabela Muzic “Il Piccolo” 23 maggio 2009 Sanader boccia il cinema intitolato alla Valli Ha suscitato indignazione tra gran parte dei polesani e degli istriani l’uscita del premier Ivo Sanader in risposta a una precisa domanda del deputato dietino Damir Kajin […]. Quest’ultimo aveva chiesto come mai Zagabria non ha ancora permesso il ripristino del nome dell’eroina partigiana Ruza Petrovic alla Casa dell’infanzia. «Sono d’accordo con la sua richiesta» ha risposto Sanader aggiungendo che «Pola non aveva alcun motivo di cambiare il nome del cinema che da Zagreb è diventato Valli in onore all’attrice che secondo qualcuno sarebbe stata l’amante di Mussolini. […]». Kajin ha ribadito dicendo che è risaputo che Alida Valli non sia stata l’amante di Mussolini e che personalmente era contrario al ribattezzamento del cinema. L’uscita di Sanader è stata stigmatizzata dal deputato italiano e presidente dell’UI Furio Radin: «Sanader non sa nulla di Alida Valli, parla a vanvera e in maniera demagogica solo perché a malincuore accetta il ripristino del nome di Ruza Petrovic alla casa dell’infanzia». Sull’argomento abbiamo interpellato la prof.ssa Claudia Millotti, presi- dente dell’ Assemblea della Comunità degli Italiani di Pola.Questa la sua valutazione: «Sono orgogliosa di Pola e dei Polesani che nel 2008 intitolando il cinema ad Alida Valli hanno dato prova di grande civiltà e di crescita culturale e questa scelta la difenderemo a denti stretti se serve». (p.r.) Ansa 23 maggio 2009 Nessun problema alla Foiba di Golobivnica L’Unione degli Istriani ha commemorato oggi, alla foiba Golobivnica di Corgnale di Divaccia (Slovenia), tutti i martiri infoibati negli anni 1943-1945 in Istria e alle spalle di Gorizia e Trie- In alto: l’interno del cinema intitolato alla grande attrice polesana. Intitolazione che non ha smesso di sollevare polemiche negli ambienti croati (foto dal sito www.kinovalli.net) Cherso, un’incantevole architettura In basso a destra: il top manager Toni Concina Ansa 25 maggio 2009 Benco nuovo sindaco dei polesani esuli Argeo Benco è il nuovo “sindaco”, ossia presidente, del Libero Comune di Pola in esilio, che raggruppa gli esuli italiani della località istriana. Benco, che subentra al generale Silvio Mazzaroli - si precisa in una nota diffusa a Trieste - è stato eletto al termine del 53/o Raduno nazionale, svoltosi a Torino. Il Libero Comune di Pola in esilio ha chiesto, in una lettera, al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, di intervenire presso le Repubbliche di Slovenia e Croazia perché «rendano finalmente noti i luoghi in cui giacciono insepolte le vittime dei massacri compiuti dai comunisti jugoslavi durante e dopo la Seconda guerra mondiale». “Il Giornale” 29 maggio 2009 Il top manager anti-Tito che vuole salvare Orvieto La prima domanda che viene spontaneo rivolgere a uno come lui carrierona manageriale alle spalle, pensione con un numero di zeri suffi- cienti a dormire sonni più che tranquilli, relazioni e amicizie in tutto il mondo, nonché una bella famiglia su cui poter governare indisturbato in qualità di patriarca - non può che essere «ma chi gliel’ha fatto fare?». Perché all’alba dei 71 anni Toni Concina, […] nato a Zara quando quel piccolo paradiso di verde, scogli e mare era ancora un pezzo d’Italia, ha pensato bene di correre da sindaco nella sua città di elezione, Orvieto, dove nel dopoguerra i familiari avevano trovato rifugio all’indomani della loro forzosa fuga dalla Dalmazia. «Via che si va, via che si doveva andare», perché il maresciallo Tito - una stella rossa in fronte e tanto odio nel cuore proprio non ce li voleva, quegli italiansky come loro. Non bastasse, lui ha accettato di correre da capolista del centrodestra proprio in una città dove, da sessant’anni, comandano i compagni. «Non vorrei sembrare troppo sentimentale, ma l’ho fatto per affetto», spiega questo ex manager pluri-gallonato delle pubbliche relazioni nel pubblico come nel privato, dall’Iri alla Stet, dalla Telecom alla Rcs, con pezzi importanti di vita e di carriera spesi tra Roma, Londra e New York. «Avevo e ho un debito di riconoscenza nei confronti della città che mi ha accolto come profugo, quand’ero bambino, e che da un anno, dopo aver lasciato Roma, è ridiventata la mia residenza definitiva. Mi considero un uomo né fazioso né schierato, e soprattutto un professionista che a questo punto della vita non deve chiedere più nulla. Piuttosto, ritengo di poter dare io qualcosa a una città che si sta spegnendo per colpa di chi l’ha amministrata fino a ora. Metto a disposizione la mia esperienza e poche, ma chiare, parole d’ordine: Metodo, Ascolto, Rigore e Trasparenza». […] 14 DIFESA ADRIATICA Luglio 2009 Italians’ Memories In a new book, citizens of Pola, Fiume and Zara tell the stories of their flight from Tito’s ethnic cleansing The Ancona regional council of the ANVGD has assembled a volume, edited by Marcello Mastrosanti, of first-hand accounts of Italian refugees from Istria, Fiume and Dalmatia, who lived through the moment of cession of those territories to Tito’s communist Yugoslavia as sanctioned in the treaty of 1947. “Ricordi degli Italiani” (“Italians’ Memories”) is the title of this collection of stories, each one unique but all of which share a common thread: stories of abandonment, violence, and unfulfilled homesickness. Of the many stories, we have chosen two to share with our readers: one, by a native citizen of Zara, and the other by an Istrian. The first comes from the Rismondo family: the second, from the family of Nives Rocchi Piccini from the island of Lussino. As with all the stories in this collection, these tell of unarmed, innocent civilians living first through the horrors of war, and then through ideological and nationalistic persecution. _________________________ (…) The heavy consequences for Zara begin when Italy enters the War, after Mussolini’s speech from the balcony of Piazza Venezia in Rome. The citizens of Zara listen and pray in silence. Zara has to sustain the most exposed line of defence, and if Italy loses the war, the Yugoslavs will invade. (…) The population of Zara doesn’t believe that the front will pass through their city, since it is located on a small isthmus that connects it to the mainland, and its port isn’t as wellfurnished as the ports of Pola and Sebenico: these facts lead the Zaratini to believe that any air-bombing attacks on their city would be futile and, thus, highly unlikely. Instead, in 1943, on the 2nd of November, the bombings begin, bringing with them the first wave of destruction and death. A passenger ship is hit, and all those aboard perish. Another large bomb falls on the square next to a city park: the people who arrive on the scene find the area strewn with pieces of children’s bodies, children who, a moment earlier, were playing in the park and on the merrygo-round. The next month, a repeat attack, with air formations dropping tons of bombs on the city: in total, Zara is bombed 54 times. Under the relentlessness of the attacks, Zara becomes a dead and burnt city. Calle Large, the city center, disappears; the city is in total ruins, with debris all over. The town squares are unrecognisable, not even the little piaz- Two views of the distruction wreaked on the city of Zara (today Zadar) by the over 50 Allied bombings za of the port, whose distinct columns are reduced to rubble along with the houses surrounding it. (…)The city has begun to be unrecognisable, as 75% of it has been hit. (…) Tito’s plan is to erase all traces of Italian character from the city, but how to go about it? The only way is to air-bomb it. Who has the air power to be able to carry this out?The Allied forces are the only ones who can carry out this task of destruction. Tito’s game of deceit is ready. He informs the Allies that the city hides large amounts of German munitions, and, in this way, the massacre can begin. (…) After the Germans leave, the uncivil Partisans come down from inland without ever having fired a single shot against the Germans. Radio London, instead, reports that there has been furious ground combat between Partisans and German troops. (…) (first-hand account of the Rismondo Family, Zara) A picturesque bird’s-eye view of Neresine, on the island of Lussino * * * I was born in 1929 in Neresine, on the beautiful island of Lussino, rich with splendid pine forests and, today, a tourist haven for thousands of foreign and Italian tourists. Many of these Italian have no idea that the island was Italian until sixty-three years ago. (…) After the end of the Second World War, following the peace treaty of 1947, the island where I was born and raised was ceded to Yugoslavia, as was all of Istria, Fiume, and Zara. With the arrival of the Yugoslavs, persecutions began, in their attempt to uproot and erase every trace of Italian presence there, and to make those lands Slavic, at any cost. In a clime of fear, they impose upon us their regime, their language, their culture, and their schools (…) The population, badly frightened, began to leave. We were assured, in respect of the peace treaty, that from 1948 on those who felt Italian could “opt”, meaning that they could choose to leave and move to Italy, since their native territory was no longer part of Italy. To opt, one needed to be a habitual speaker of Italian. In 1948, of the 9,500 people who remained on the island, 9,000 opted to leave. But the peace treaty has given the Yugoslav government the power to determine who speaks and uses Italian, and thus, who can “opt”. And here begins the farse. The Yugoslav political plan of emptying Venezia-Giulia and Dalmatia of Italians determines a mass exodus, a depopulation of the entire territory that translates into a loss of members of the work force and specialized personnel, and, most of all, a defeat for Tito’s Yugoslav dictatorial regime. Thus, it was the regime that decided for us, whether we were eligible to leave or not, according to their own criteria. Permission to leave was granted exclusively to the elderly and the unschooled. My family, instead, requested to opt four times, from 1948 to 1951, but this possibility was always denied to us, on the basis that we were habitual speakers of Serbo-Croatian, a language of which we had no knowledge whatsoever. This was a typical situation among the Italians who opted at this time. In these years, they began to persecute my husband, Oscar, who was working in the naval shipyard in Lussino (Lussinpiccolo): they wanted him to spy for the regime. Often at night, he would be picked up by the political police who were seeking out “enemies of the people”. He was forced, under threat of torture, to give names of colleagues who in reality had done nothing against the regime. This led to his decision to try and escape, using any means possible. In December of 1951, an opportunity arose. During the night, from a cove under Monte Ossero, with a sailboat, along with 12 others including a threeyear-old child, he managed to escape. (…) I was left alone with a four-yearold child. I did everything I possibly could to try and reach him, I even wrote to Tito, but my right to go to Italy was always denied. (…) In 1953 my husband, who was working in Ancona, organized an escape plan: two men from Ancona, one of whom is still alive today, were to pick me up in a fishing boat, at a predetermined point off the Istrian coast, near Pola. The wind and waves were such that the attempt failed. The Yugoslav coast guard boats found the men, they were arrested and confessed all, and I was sent to prison. After a month of prison, in inhuman conditions, they set up a sort of monkey trial. They told me, “If you want to save yourself, and serve only a few months’ time in prison, then during your trial you will publicly admit that you are a reactionary, and that you never opted for Italy.” I accepted. Alone, and with a child in my care, I had no other Many Italian islanders from Istria and Dalmatia fled those Yugoslav-occupied territories at night by boat. This was a tremendously risky undertaking, and cost the lives of many who were overtaken by surprise by Tito’s coastguard patrols options. After three terrible months of prison, in 1955, after still more requests on my part – always denied – of returning to Italy, they tell me that, as I am Italian, they cannot give me the permission to go to Italy. The only possibility would be for me to file a request to become a Yugoslav citizen, and then, as a Yugoslav, ask for a pass to go to Italy. I accepted this compromise, becoming Yugoslav against my will, and I presented my request for a pass, which was denied. The second request I made, after I had lost all hope, was accepted, thanks to the help of a very influential person who had understood my plight. And so it was that in 1955, after four years of forced separation, my family was finally able to reunite with our motherland, Italy. We settled in Ancona, and it was there, with much sacrifice, that we began our life over, free and Italian, but always with a consuming homesickness in our hearts for our abandoned lands of origin. (first-hand account of Nives Rocchi Piccini, island of Lussino) Traduzioni di Lorie Simicich Ballarin Zara, the ancient Roman city of Iadera, for centuries part of the Republic of Venice until 1797, year in which Venice, the “Serenissima”, fell. On the left, the Church of Saint Donato, a ninth century structure built on the visible remains of the Roman Forum; on the right, the lovely bell tower of the Cathedral of Saint Anastasia, also dating from the ninth century Dignano, Istria. Homes abandoned over 60 years ago by inhabitants who found refuge on the Italian peninsula Luglio 2009 15 DIFESA ADRIATICA Recuerdos de los italianos En un libro los testimonios de los ciudadanos de Pola, Fiume y Zara en fuga de la limpieza étnica de Tito El Comité provincial de Ancona de la Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia se ocupa de la publicación de un volumen encargado a Marcello Mastrosanti, en el que están recogidos inéditos testimonios de los prófugos italianos de Istria, de Fiume y de Zara en el momento de la cesión de aquellos territorios a la Yugoslavia comunista de Tito, sancionada por el tratado de paz del 1947. Ricordi degli italiani se titula el libro, que presenta historias diversas pero todas marcadas de la misma manera: historias de abandono, de violencia, de irremediables nostalgias. De los muchos testimonios aquí recogidos proponemos dos, uno de Zara y uno de Istria. El primero es de la familia Rismondo, el segundo de la familia de Nives Rocchi Piccini de la isla de Lussino. Historias, estas como las otras, de civiles inermes y no culpables trastornados por la guerra primero, por la persecución ideológica y nacionalista después. _________________________ […] Las consecuencias pesadas para Zara inician con la entrada en guerra, después del discurso de Mussolini desde el balcón de Piazza Venezia en Roma. Los zaratinos escuchan y rezan en silencio. Zara debe soportar la línea de defensa más expuesta y si la guerra se pierde tendrá a los yugoslavos como invasores. […] Los ciudadanos de Zara excluyen que el frente transcurra en esta ciudad, porque se encuentra en una isla con un pequeño istmo que la une a la tierra firme y además no tiene un puerto organizado como el de Pola o de Sebenico, por tanto se deduce que es inútil un bombardeo aéreo. Sin embargo en el 1943, el 2 de noviembre llegan las bombas de lo alto, siguen las primeras destrucciones y muertes. Un vapor lleno de gente es tocado y fallecen todos. Otra grande bomba explota en la plaza del parque, la gente allegada ve pedazos de cuerpos de niños, que un momento antes estaban jugando, arrojados sobre las ramas de los árboles, igual el tiovivo lleno de niños. El mes siguiente una repetida afluencia de formaciones de aviones lanzan toneladas de bombas, en total hay 54 bombardeos. Zara inexorablemente se convierte en una ciudad muerta y quemada. Desaparece la calle Larga, o sea, el Los más de 50 bombardeos anglo-americanos destruyeron prácticamente la totalidad de la ciudad dalmata de Zara (hoy Zadar). En las dos fotografías, los daños en el centro histórico y en las costas centro de la ciudad, que es todo una ruina con escombros por todas partes. Las plazas ya no se reconocen, ni siquiera la pequeña plaza Marina, esa se queda en nada con las inconfundibles columnas y todas las casas circundantes. […] La ciudad ya no se reconoce, el 75% ha sido tocado. Zara, la Puerta de Tierra Firme hoy. Acampa el León de San Marco, símbolo de la Republica de Venecia a la que la ciudad dalmata perteneció hasta el 1797. Edificada en el 1543 su diseño de Michele Sammicheli, es el más bello monumento renacentista de Zara, El León fue esculpido por afrenta de manifestantes yugoslavos en la segunda posguerra y ha sido recientemente restaurado gracias a los financiamientos del Gobierno italiano […] Tito tiene en mente el hacer desaparecer la italianidad de Zara, ¿cómo hacer? El único sistema es el de golpearla con las bombas desde arriba. ¿Quién tiene aviones que puedan hacer una tarea de este tipo? La fuerza aliada es la única para este encargo de destrucción. El engaño esta preparado. Hacer creer que en la pequeña ciudad hay escondidas muchas municiones de los alemanes y la masacre esta lista. […] Cuando los alemanes se van, descienden del interior los partisanos inciviles sin haber disparado un golpe de arma contra los alemanes, no como dice Radio Londra: después de encarnizados combates contra las tropas alemanas. […]. (testimonio de la familia Rismondo, Zara) * * * Nací en el 1929 en Neresine, en la bellísima isla de Lussino, rica de esplendidas pinedas y hoy meta de miles de turistas extranjeros e italianos. Muchos de estos no saben que esta isla ha sido italiana, hasta hace sesenta y tres años. […] Después de acabar la segunda guerra mundial, a continuación del tratado de paz del 1947, la isla en la que nací y viví ha sido cedida a Yugoslavia, como toda Istria, Fiume y Zara. Con la llegada de los yugoslavos han iniciado las persecuciones con el intento de desenraizar la presencia italiana y de eslavizar a toda costa aquellas tierras. En un clima de miedo nos imponen su régimen, su lengua, su cultura y sus escuelas. […] La gente asustada ha empezado a marcharse. Nos han asegurado, en el respeto del tratado de paz, que desde 1948 quien se siente italiano habría podido optar, o sea elegir el volver a la madre patria Italia, si utilizaban normalmente la lengua italiana. En el 1948 de nueve mil quinientos habitantes que se habían quedado en la isla, nueve mil piden el volver a la restante Italia. Pero el tratado de paz ha dado la facultad al gobierno yugoslavo de establecer quien usa o no la lengua italiana. Y aqui inicia la burla. El diseño político de alejar a los italianos de Venezia Giulia y de Dalmazia determina un éxodo de masa y un despoblamiento del territorio que significan la perdida de fuerza, trabajo y de personal especializado y sobretodo una derrota para el régimen dictatorial yugoslavo de Tito. Así han hecho de nosotros lo que han querido, según su voluntad. Han permitido marcharse solo a los viejos y a los no instruidos. A mi familia, así como a muchas otras, del 1948 al 1951 por cuatro veces han rechazado las peticiones de ir a Italia, con la motivación de que nuestro lenguaje cotidiano es el serbio-croata, en realidad desconocido para nosotros. En estos años han empezado a perseguir a mi marido Oscar, que trabajaba como electricista en el taller naval de Lussino, obligándolo a hacer de espía. A menudo de noche es recogido por la policía política, en busca de los llamados «enemigos del pueblo», obligado aun con tortura a decir los nombres de los colegas de trabajo que nada han cometido contra el régimen. De aquí la decisión, como tantos, de escapar de cualquier modo. La ocasión se ha presentado en diciembre del 1951. De noche, de un recodo bajo el monte Ossero, con una barca de vela, junto a otras 12 personas, entre las cuales un niño de tres años, ha conseguido escapar. […] Yo me he quedado sola con el niño de cuatro años. He hecho de todo para reunirme con él, he escrito hasta a Tito, pero el derecho a irme a Italia me ha sido siempre negado. En el 1953, mi marido, que se encuentra en Ancona por trabajo, organiza una fuga: dos anconetanos, de los que uno esta vivo todavía, con un pesquero me tienen que recoger en un punto acordado a lo largo de la costa istriana, cerca de Pola. A causa del viento y el mar movido, la cosa no sale. Los dos anconetanos son individuados por las motos centinela yugoslavas, y arrestados confiesan todo y yo acabo en prisión. Después de un mes de prisión en condiciones deshumanas, instituyen contra mí un proceso farsa. Me dicen: «Si te quieres salvar y pasar pocos meses de cárcel, durante el proceso tienes que acusarte públicamente de ser una reaccionaria y de no haber optado nunca por Italia». He aceptado. Sola y con un niño no he tenido elección. Pasados los tres meses de prisión terribles, en el 1955, después de otras peticiones de poder volver a Italia, siempre rechazadas, me dicen que como italiana no pueden concederme tal permiso. La única posibilidad es la de pedir la ciudadanía yugoslava y con esta cualifica pedir el permiso de pasar a Italia. Aceptado este compromiso, convirtiéndome en yugoslava contra mi voluntad, he presentado la petición, otra vez rechazada. El segundo intento, con todas las esperanzas perdidas, gracias a la ayuda de una persona muy influyente que ha comprendido mi drama, mi petición finalmente es acogida. Así en el 1955, después de cuatro años de forzada separación, mi familia ha podido reunirse a la madre patria Italia. […] Nos hemos establecido en Ancona y allí, con sacrificios, nos hemos rehecho la vida, libres e italianos, pero con una nostalgia destructiva de nuestras tierras abandonadas en el corazón. (testimonio de Nives Rocchi Piccini, isla de Lussino) Traduzioni di Marta Cobian Neresine vista desde el mar en una postal del primer decenio del Novecientos (de la página web www.neresine.it) Muchos italianos de las islas istrianas y dalmatas huyeron de noche en barca de los territorios ocupados por los yugoslavos. Una empresa arriesgadísima, que costó la vida a tantos, sorprendidos por los centinelas de Tito 16 Ragazzi lombardi a Basovizza e Capodistria 14 maggio 2009 Centocinquanta ragazzi delle scuole della Lombardia saranno domani a Trieste e a Capodistria per una gita premio, voluta dal Consiglio Regionale. Tutto ha avuto inizio con un lavoro di ricerca nelle scuole e la produzione di testi sulla storia dell’Adriatico Orientale durante e dopo la seconda guerra mondiale. Il 24 febbraio 2009 si è svolta una solenne seduta del Consiglio Regionale della Lombardia aperta agli alunni vincitori del premio istituito per gli elaborati dei ragazzi delle scuole lombarde con la Legge Reg. 2/2008, con numerose scolaresche. È stata la prima volta di questa celebrazione. La premiazione dei vincitori è stata preceduta dai discorsi del presidente del Consiglio Regionale Giulia De Capitani, del sindaco del Libero Comune di Fiume in esilio Guido Brazzoduro, anche quale vice presidente ANVGD e del Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. […] In mattinata visiteranno il Sacrario di Redipuglia, poi sarà la volta della Foiba di Basovizza dove ad accoglierli ci sarà il Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli, Renzo Codarin mentre il prof. Diego Redivo li accompagnerà nel percorso storico e di visita del sito. Il viaggio dei ragazzi avrà altre due tappe: la Risiera di San Sabba […] e poi proseguimento per Capodistria. Quest’ultima tappa è stata fortemente caldeggiata dai docenti che accompagnano i ragazzi che avranno modo di passeggiare per le vie della cittadina istriana e di incontrare la locale Comunità degli Italiani, accolti dal Presidente e collaboratori. (fonte www.arcipelagoadriatico.it) ANVGD collabora con film sulla Costituzione 15 maggio 2009 Subito dopo l’anteprima assoluta del 16 aprile a Montecitorio, il filmato «La rinascita del Parlamento. Dalla Liberazione alla Costituzione» sarà presentato a Gorizia. L’opera prodotta dalla Fondazione della Camera dei Deputati e diretta da Antonio Farisi […] è stata inserita tra le iniziative di «èStoria», il festival internazionale della storia in programma dal 22 al 24 maggio a Gorizia. […] Il filmato, della durata di circa 45 minuti, ripercorre un periodo cruciale della storia del nostro Paese: dalla Liberazione, all’approvazione della Costituzione […]. La Sede nazionale ANVGD ha prestato una fattiva collaborazione all’opera, fornendo materiale documentale ampiamente utilizzato nel film, con particolare riferimento al trattato di DIFESA ADRIATICA Luglio 2009 La rubrica di “Difesa” www.anvgd.it Foiba di Basovizza, il monumento sul quale gli studenti lombardi, vincitori del concorso indetto dal Consiglio Regionale, si sono recati nel corso del loro viaggio a Trieste e in Istria Capodistria, un significativo scorcio del Palazzo Pretorio, successiva tappa dei giovani provenienti da Milano pace del 1947 e alla mutilazione dei territori ceduti alla Jugoslavia. Cornaredo (Milano): già cancellata “Via Tito” 15 maggio 2009 «La nostra Amministrazione ha già provveduto con atto di Giunta n. 112 del 1.12.2006, previo atto di indirizzo di Consiglio del 15.5.2006 n.15, a rinominare la “Via Maresciallo Tito” in “Via Primo Levi”». È quanto comunica il Comune di Cornaredo in provincia di Milano, dopo le sollecitazioni inviate dall’ANVGD a tutte le Amministrazioni locali che riportano ancora Tito nella loro toponomastica. Il disguido si è creato in quanto le mappe stradali disponibili su internet sono probabilmente non aggiornatissime. Va reso quindi merito al Comune di Cornaredo ad aver provveduto già da tre anni alla dovuta cancellazione. pola di un giudizio implicito, non è cosa facile. Metodologicamente possibile, forse, attraverso un resoconto più scarno possibile dei fatti e la raccolta di testimonianze dirette della gente comune, che sulla propria pelle ha vissuto gli eventi. Questo è il primo pregio di Capodistria 1947. L’ultimo confine (Franco Rosso, pagg. 37, euro 13,00) un libro-intervista di Edoardo Gridelli (con due prefazioni, di Claudio Magris e Roberto Spazzali e l’introduzione dell’autore) a don Lucio Gridelli, sacerdote seminarista nel 1945 a Capodistria e testimone diretto, due anni dopo, del linciaggio di monsignor Antonio Santin, vescovo di Trieste e Capodistria, da parte delle truppe jugoslave. […] La seconda particolarità e quindi il secondo pregio di questo libro si fonda sull’amore di don Lucio per la fotografia. Il testo infatti è corredato da fotografie scattate dall’intervistato, mai viste, del seminario di Capodistria occupato dalle truppe titine – l’entrata in seminario con la stella rossa, i soldati che fanno ginnastica nel cortile, le persone tratte in arresto, le lettere del Comitato cittadino di liberazione popolare. Nell’ambito della campagna di snazionalizzazione, intrapresa dal Movimento di Liberazione jugoslavo in Istria con arresti, deportazioni, fucilazioni su accusa di “nemico del popolo”, i soldati titini si accanivano su quanti rappresentavano l’apparato statale italiano, militari o civili che fossero, senza risparmiare gli esponenti della chiesa tergestina e capodistriana […]. Racconta, don Lucio, che ci fu una sorta di purga dei preti italiani. Siccome il clero rappresentava un punto di appoggio importante per la gente, colpendo i preti, si pensava di indebolire la resistenza della popolazione italiana. Monsignor Santin era un bersaglio perfetto: figura rappresentativa e poi, certo, istriano, quindi coinvolto in prima persona. […] (fonte Chiara Mattioni, “Il Piccolo”) Così gli jugoslavi tentarono di linciare Mons. Santin 28 maggio 2009 […] Ricostruire storicamente un fatto, senza cadere nell’insidiosa trap- La Sede nazionale Anvgd ha collaborato con la Fondazione Camera dei Deputati alla realizzazione del filmato «La rinascita del Parlamento. Dalla Liberazione alla Costituzione», con particolare riferimento al trattato di pace del 1947 (nella foto, Pola, masserizie dei profughi istriani in attesa di essere imbarcate sul “Toscana”, foto Archivio Storico Anvgd, Roma) Sasso Marconi (Bologna): Piazzale intitolato alle Vittime delle Foibe 28 maggio 2009 Un’intitolazione attraverso cui l’Amministrazione comunale di Sasso Marconi intende ricordare la tragedia delle Foibe, che negli anni ’40 costò la vita a migliaia di cittadini della Venezia Giulia, di Fiume e della Dalmazia, restituendo così un doveroso riconoscimento alle vittime e stimolando la formazione di una memoria condivisa e unanime di quei drammatici avvenimenti. […] Il programma delle intitolazioni è stato messo a punto dall’Amministrazione comunale in collaborazione con: Tavolo della Pace, Pro Loco, scuole, consulte di frazione e tematiche. www.comune.sassomarconi.bologna.it (segnalazione del giornalista Floriano Roncarati) “La Voce Giuliana”: Tomasi nuovo direttore 4 giugno 2009 Venerdì 8 maggio, come da prassi statutaria e a fronte delle dimissioni presentate da Pietro Parentin per seri motivi di salute, il Consiglio Direttivo dell’Associazione delle Comunità Istriane ha eletto a larga maggioranza Sergio Tomasi nuovo Direttore del quindicinale “La nuova Voce Giuliana”. Nel ringraziare Pietro Parentin con riconoscenza e grande affetto per l’impegno profuso con profonde motivazioni ed elevata capacità professionale, la Presidenza dell’Associazione, unitamente a tutti i componenti dei suoi Organi gestionali, formula gli auguri più sentiti al nuovo Direttore di una proficua e serena attività, nel segno di quella continuità con il passato nel cui indirizzo opera già da tempo con grande impegno. 16 ottobre 1926: si inaugura la «Linea aerea n. 2», Veneziatrieste-Lussinpiccolo-Zara Zara in una stampa del 1675 di G. A. Remondini contenuta nel volume Viaggio da Venetia al St. Sepolcro et al Monte Sinai..., una delle diverse edizioni stampate del viaggio intrapreso nel 1530 ca. da Fra’ Noe 1945; eventuale presentazione di materiale cartografico da parte dello zaratino Tommaso Caizzi. Saranno presenti alla manifestazione le Poste Italiane con un ufficio distaccato dotato di annullo commemorativo speciale il giorno 4 luglio; per l’occasione verranno edite 3 cartoline. Crema (Cremona): mostra filatelica «ZaraSeicento» 10 giugno 2009 Il 4 e 5 luglio prosegue il percorso informativo e culturale sostenuto dalla Società Filatelica Numismatica Dalmata riguardante la storia delle Terre Adriatiche già italiane con una mostra filatelica e storico-postale riguardante la Dalmazia e, in particolare, la città di Zara, ricorrendo quest’anno il 6° centenario della dedizione della città dalmata alla Serenissima Repubblica di Venezia. Il percorso espositivo si svilupperà nel modo seguente: collezione “Un Saluto da Zara” composta da cartoline del periodo 1895-1945; collezione storico postale relativa al periodo della prima redenzione della Dalmazia (1918-1923); collezione di storia postale dalmata periodo 1800- Una veduta della cittadina di Momiano ed uno scorcio dei resti dell’imponente castello, posteriore al 1230 Gli Esuli di Momiano a Redipuglia 13 giugno 2009 Si sono incontrati a Redipuglia dove hanno partecipato a una Messa nella parrocchiale di San Giacomo. Sono gli Esuli che risiedevano a Momiano d’Istria e che scappati dall’ex Jugoslavia si sono stabiliti chi in provincia di Trieste, chi in Friuli. Dopo 50 anni hanno deciso di incontrarsi, assieme ai loro discendenti, per una sorta di raduno. Dopo la Messa i partecipanti, in tutto una settantina, si sono ritrovati per il pranzo nella sede del circolo ricreativo di San Giacomo, sempre a Redipuglia. Momiano, nei pressi di Buie, è una località ricca di storia e oggi vanta una prestigiosa produzione di vino. I vigneti della zona producono, oltre alla malvasia, un moscato di qualità rinomato anche al di fuori del territorio. (fonte “Il Piccolo”)