Il mistero dello scoiattolo rosso

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Il mistero dello scoiattolo rosso
Progetto Un mondo biodiverso: il laboratorio ambientale,
finanziato dalla Fondazione CARIPLO
Fase quarta: laboratorio artistico-letterario (docenti
responsabili: Casto Giuseppina, Marchesi Ester Maria)
Anno Scolastico 2012/2013
Baesso Alessia 3M
Condorelli Luca 3H
De Nigris Elisabetta 3M
Giana Guglielmo Luigi 3M
Girola Federica 3M
Gjetja Silvia 3H
Ranzi Leone 3H
Rubini Giulia 3H
Spina Francesca 3H
Tronconi Gabriele 3M
Il mistero dello scoiattolo rosso
Liceo Scientifico Statale “Arturo Tosi” - Busto Arsizio
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Erano le 16.30 del 4 aprile e come ogni giovedì Luca doveva incontrare i
suoi amici al PAM.
Stava pedalando affannosamente e già scorgeva da lontano il suo gruppo.
Dopo due interminabili ore di ripetizione di matematica, era decisamente
in ritardo e temeva che i suoi tre fedeli compagni di classe non l’avrebbero
aspettato per iniziare il loro abituale giro di perlustrazione.
Lo stridulo e penetrante suono dell’ambulanza, aumentando di intensità,
mentre raggiungeva gli altri, gli suggeriva cattivi pensieri. Man mano che
si avvicinava vedeva che i suoi compagni erano disposti in cerchio e chini
a guardare qualcosa sul terreno.
Giunto a destinazione, frenò così bruscamente che quasi rischiò di cadere
dalla sua mountain bike.
Luca esclamò: “Ohi ragazzi, che cosa è successo?”
Soffiava un vento leggero tra i rami degli alberi; tutti erano zitti, nessuno
gli rispose.
Giaceva immobile sulla terra umida un batuffolo rosso malconcio, illuminato dalla brillante luce del sole di una tiepida giornata primaverile.
“Poverino!” disse Luca. “Ma è morto?”
“Certo che è morto, testone” rispose Diego.
“Che brutta fine per uno scoiattolo così carino!” esclamò Emma intenerita
che stava allungando una mano per accarezzarlo.
“Non toccarlo!” urlò Diego “Non sai quanto può essere pericoloso toccare
un animale morto!”
Riccardo che fino a quel momento non aveva ancora pronunciato parola
contrariamente alla sua indole si inserì nel discorso: “Ma è normale che
sia cosi piccolo?”
“Mio Dio … l’ignoranza dilagante” esclamò Diego “non sai che solo quelli
americani sono grandi!”
“Ma vai a cercare i funghi idiota!” fu la pronta risposta di Riccardo lo
sbruffone, che suscitò l’ilarità generale.
“Siete solo gelosi della mia sapienza suprema” rispose Diego, piuttosto
offeso e turbato.
“Tu non sei sapiente, sei solo un rompiscatole, ma forse è il caso che ci
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illumini un po’ con la tua scienza infusa”
Dopo qualche secondo di silenzio, Diego inspirò profondamente, quasi a
prendere la rincorsa, e cominciò: “Dunque, se aveste studiato scienze dovreste sapere che questo tipo di scoiattolo, lo Sciurus Vulgaris, è a rischio
di estinzione perché è stato parzialmente soppiantato dallo scoiattolo grigio nativo del Nord America, dal manto grigio e di dimensioni maggiori.
Lo scoiattolo rosso, invece, originario dell’Europa, è più minuto ed aggraziato, può raggiungere una lunghezza massima di 30-50 cm e pesa circa
230-480 grammi. E’ uno scoiattolo arboricolo e diurno, costruisce la sua
casetta con rami e foglie tra le fronde e scende a terra solamente per cercare cibo e acqua. Il colore del pelo varia grazie ai pigmenti prodotti dalle
cellule in base a determinate situazioni, ma la parte inferiore del corpo
rimane sempre bianca. Le zampe posteriori più lunghe di quelle anteriori
gli permettono di muoversi con molta agilità sul terreno, le forti unghie e i
cuscinetti plantari gli consentono di arrampicarsi con agilità sugli alberi”
Diego, esausto, fece per prendere un altro respiro quando venne interrotto
da Emma: “Ti prego basta, il mio cervello ha appena cercato di ingoiarsi
da solo”
Luca, innervosito, disse : “Interessante! Ora che sappiamo cos’è quella
povera bestiola, possiamo coprirla”
I ragazzi cercarono dei legnetti e presero dei residui di mattoni per sotterrare i resti del piccolo animaletto ed Emma vi depose sopra un fiore di
campo giallo, una nota di colore su quella improvvisata specie di tomba. Il
loro solito giro fu inevitabilmente rinviato sia perché l’umore era mutato
sia perché si erano attardati nel seppellire lo scoiattolo.
Tornarono a casa in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri. Diego,
tra sé e sé, si compiaceva della sua erudizione scientifica, ma l’atteggiamento degli amici lo aveva infastidito. Che poteva farci se ne sapeva più
di loro? Emma si tirava i capelli con le dita, sovrappensiero; ci annodava
l’indice dentro, creando dei piccoli boccoli; era un’abitudine, un gesto inconsapevole che faceva tutte le volte che si metteva a riflettere. Luca era
rimasto particolarmente colpito dall’accaduto; vedere quella piccola creatura, distesa in terra senza vita, lo aveva turbato. Gli era parsa così delicata e indifesa e per un attimo pensò alla fragilità della vita e alle dure
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leggi della natura. Si commosse, ma abbassò lo sguardo per non farsi notare dagli altri; non voleva che lo vedessero così. Tirò su il cappuccio della
felpa e corse via in bicicletta, salutando gli amici con un vago gesto della
mano. Emma, sensibile com’era, capì, ma non disse nulla. Anche lei, del
resto, era profondamente dispiaciuta. Riccardo, dal canto suo, pensava già
ad altro; non che la morte dello scoiattolo gli fosse indifferente, ma era un
tipo più pragmatico e sapeva che niente e nessuno avrebbe potuto cambiare un bel nulla. Lo scoiattolo era morto; bisognava prenderne atto e basta.
Al calar delle tenebre, Luca si infilò sotto le coperte, stanco dopo la lunga
giornata trascorsa; quella notte, però, non riuscì a dormire tanto tranquillamente quanto aveva sperato.
Il suo fu un sonno agitato; continuava a rigirarsi nel letto, tanto che il
fratello maggiore, Francesco, che divideva la stanza con lui, dovette svegliarlo per assicurarsi che fosse tutto a posto.
“Che hai, Luca?”, gli chiese. “Non stai bene? Ti agiti come un matto. Non
chiudo occhio!”
Luca non rispose subito. Era tutto scombussolato e gli ci volle un po’ per
riprendersi. E’ sempre così quando ci si sveglia di soprassalto: per qualche
secondo non sappiamo chi siamo né dove siamo, è come se la nostra memoria fosse stata cancellata. Ma dopo un po’, i contorni familiari della stanza
e degli oggetti ricompongono il puzzle della nostra mente e finalmente
possiamo tirare un sospiro di sollievo. Siamo a casa, nel nostro letto.
“Non fare più una cosa del genere!”, lo ammonì. “Mi hai fatto spaventare!
Non si svegliano in questo modo le persone!”
“Spaventato tu?”, rispose Francesco. “Semmai lo ero io, visto che ti dimenavi come un cane idrofobo! Che hai, la rabbia?”
“Stupido!”, ribatté Luca ridendo. “Ma quale rabbia, ho solo fatto un sogno
tremendo. Quel povero scoiattolo …”
“Scoiattolo?”, domandò il fratello, incuriosito. “Che c’entrano gli scoiattoli?” Francesco, per un attimo, pensò a qualche anno prima, a una cosa che
non aveva mai raccontato né a suo fratello Luca né ai suoi genitori; ma fu
solo un attimo. Luca prima gli raccontò del ritrovamento al PAM, poi gli
narrò il suo sogno.
“Poco dopo essermi addormentato, mi ritrovai in un’immensa distesa d’er7
ba secca, avvolta da una fredda nebbia. Davanti a me, quello che all’inizio
mi era sembrato un mucchietto di terra si rivelò invece uno scoiattolino
rosso, che ormai del suo solito aspetto agile e splendente aveva ben poco.
“Da dove vieni? E cosa ti è successo? Chi ti ha ridotto in questo stato?”
gli domandai mentre altri scoiattoli, ancora più malridotti del primo, si
avvicinavano. Ricoperto di polvere grigia, la coda floscia ed il corpicino
scarno, dopo aver trovato con fatica la poca forza che gli rimaneva, squittì
debolmente: “Noi... abbiamo bisogno... di aiuto... il nemico... e le sofferenze che ha portato... sono stati loro”. Fece una lunga pausa, poi: “Abbiamo
bisogno del vostro aiuto... Cercatelo... Trovate il modo di riportare tutto
come era... e come dovrebbe essere”
Luca si portò le mani al volto e trattenne a stento i singhiozzi. Quel sogno
era stato così incredibilmente realistico. Francesco si avvicinò al fratello e
tentò di consolarlo. “Dai, ora è passato. Vedi che ho fatto bene a svegliarti? E’ stato solo un brutto sogno. Ho la maturità quest’anno e sai quanta
pressione ho addosso. Devo dormire, Luca. Dobbiamo dormire”
Luca, ancora sudato, con un terribile mal di testa, le orecchie che gli fischiavano e mille domande che turbinavano dentro di lui, guardò l’orologio: erano le tre e sedici minuti. Accese la luce e andò a sciacquarsi la
faccia; quando si rinfilò sotto le coperte calde, cercò di convincersi che era
stato solo un brutto sogno e, dopo quelle che gli parvero ore, crollò esausto
in un sonno profondo.
Il pomeriggio seguente, Luca stava pedalando per raggiungere il solito
punto di ritrovo al Parco Alto Milanese e nella sua mente, ancora nitido,
era il ricordo dell’immagine e delle parole di quello scoiattolo e della sua
famiglia che tanto l’avevano turbato. Una volta arrivato, parcheggiò in
malo modo la sua mountain bike blu e corse verso gli altri gridando: “Ragazzi, c’è una cosa che dovete assolutamente stare a sentire. Adesso!”
Raccontò loro il sogno della notte passata nei minimi particolari. Quando
ebbe finito di parlare, ancora ansimante come se stesse rivivendo quel
momento, esclamò:
“Non potete immaginare, ragazzi. Era tutto così vero, così dannatamente
vero!”
Riccardo si fece pensieroso e dopo un po’ azzardò un’ipotesi: “Hai fatto un
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sogno premonitore!”
Risero tutti e di gusto. “Ho forse previsto la morte di un altro scoiattolo?”,
lo canzonò Luca. Riccardo, però, era serissimo. L’unico a non ridere.
“Ah, ah!”, fece a sua volta con voce in falsetto. “Bravi, prendetemi in giro.
Anch’io non credo in queste cose, nei sogni premonitori, ecc., tuttavia questo ha un senso. E magari”, continuò, gettando uno sguardo di rimprovero
a Luca, “il sogno premonitore non riguarda la morte di un altro scoiattolo,
ma di tutti gli scoiattoli”.
A questo punto il gruppo di amici ammutolì. Nessuno aveva più voglia di
ridere, come se quella possibilità, anche solo ipotetica e remota, fosse fin
troppo funesta per chiunque.
“Come sarebbe a dire, tutti?”, domandò Emma. “Che intendi?”
“Non intendo un bel niente”, tagliò corto Riccardo, seccato dalle loro risate. “La mia era solo una riflessione campata per aria”. Tutti si scusarono prontamente, anche perché Riccardo non attirava certo le antipatie
degli altri (cosa che invece riusciva bene a Diego). Rinfrancato, Riccardo
si spiegò: “Volevo solo dire che forse il sogno di Luca deve farci riflettere
su qualcosa di più grande della morte di un singolo scoiattolo. Forse è un
problema che riguarda un’intera specie. Ma … non chiedetemi altre spiegazioni, perché non saprei cosa dirvi. E’ una supposizione, nient’altro”.
Ci fu una lunga pausa, in cui tutti ebbero modo di riflettere sulle parole
dell’amico. Fu nuovamente Riccardo ad interrompere il silenzio, con una
proposta. “C’è solo una cosa da fare…”
“E sarebbe?”, chiesero gli altri all’unisono.
“Rivolgersi ad una delle GEV del parco. Sono gli unici esperti in grado di
aiutarci. Che ne dite?”
“Hai assolutamente ragione”, disse Diego. “Stavo per dire la stessa cosa,
ma mi hai preceduto”. Gli rivolsero tutti uno sguardo in cagnesco, come
a voler dire “sei il solito idiota presuntuoso!”, tanto che non ci fu bisogno
di dirlo. Diego capì e si mise in marcia fischiettando. “Forza ragazzi, da
questa parte. La Cascinetta è in quella direzione”. Gli altri alzarono gli
occhi al cielo e compatirono l’amico insolente. Ma in fondo, era così sfacciatamente arrogante da risultare (a volte) simpatico!
Recuperarono le biciclette in silenzio e si incamminarono.
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Nella sua escursione giornaliera, Battista – la Guardia Ecologica Volontaria – scendeva lungo un piccolo sentiero a passo lento, osservando con
cura il bosco e le sue sfumature. In divisa verde e scarponi, faceva ogni
tanto delle brevi soste, lisciandosi la barba bianca con la mano, immerso
nelle sue riflessioni. Amava passeggiare in silenzio, ascoltando ogni singolo suono della natura, dalla pigna che cadeva dall’albero al fruscio dietro
ai cespugli.
Superata la prima curva del viottolo, Luca e il resto del gruppo scorsero
in lontananza la guardia ecologica volontaria impegnata nel suo usuale
giro di controllo nel parco e subito accelerarono l’andatura, chiamandola
a gran voce.
La GEV, sentendo il suono dei campanelli delle biciclette avvicinarsi sempre di più, si girò di scatto e si ritrovò all’improvviso circondata dal gruppo di ragazzi che iniziò a raccontare concitatamente tutto l’accaduto.
Non riuscendo a comprendere una sola parola di quello che gli stavano dicendo, Battista sbottò: “Calmatevi, calmatevi ragazzi! Non riesco a capire
niente, se parlate tutti insieme!Uno alla volta per favore! Ma che succede?”
I ragazzi tacquero e Luca con voce ancora affannata per la corsa iniziò a
raccontare tutta la storia alla GEV: “Battista, ieri abbiamo trovato uno
scoiattolo morto! Non lontano da qui, tra l’altro. Avevamo bisogno di parlare con te. Cosa può averlo ucciso?”
Battista si grattò il mento. La barbetta bianca ondeggiò leggermente. Stava riflettendo, questo era evidente. I ragazzi, in assoluto silenzio, attendevano trepidanti. “Beh, che dire. Lo scoiattolo ha più di un nemico: ci sono
i gatti selvatici, ad esempio. E poi gli uccelli rapaci”.
“Lo scoiattolo che abbiamo trovato aveva il pelo rosso … Era quindi uno
scoiattolo autoctono di questa zona?”, precisò Luca.
“Sì, esatto, bravissimo! Allora dovete sapere, ragazzi, che lo scoiattolo rosso è diffuso in tutta l’Europa, ma lo si può trovare frequentemente in tutta
l’Eurasia sino ad arrivare addirittura alla Corea e al Giappone.”
“Woooow!” esclamarono sbalorditi i ragazzi.
“Eh già ragazzi miei. In Italia in particolare è presente in quasi tutta la
penisola, mentre è assente nelle isole. In Valle d’Aosta lo si può trovare
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sino ad alta quota. Predilige ambienti di collina e montagna fino ad un’altitudine di 2000 m. Gli scoiattoli rossi nel nostro Paese vivono in ogni
tipo di bosco e come tutti gli agili arrampicatori preferiscono le foreste di
conifere ammesso che vi sia un numero sufficiente di alberi in grado di
assicurare la loro alimentazione. Li troviamo, quindi, in boschi misti di
latifoglie, conifere e latifoglie o solo conifere dove trovano i loro cibi preferiti da sgranocchiare come le pigne o semi.
“Ma…”, azzardò Riccardo, “potrebbe trattarsi di un problema della specie?”
Battista rispose con un tono di voce preoccupato e si fece scuro in volto.
“In effetti, da qualche tempo a questa parte, abbiamo assistito ad un lento
declino della specie degli scoiattoli rossi. Da quando lo scoiattolo grigio è
stato introdotto in Europa, la vita è stata dura per quello rosso. Le due
specie, infatti, entrano in competizione e il grigio è indubbiamente avvantaggiato. Le capacità fisiche degli scoiattoli americani sono migliori di
quelle degli altri scoiattoli. Anche se il loro peso, da adulti, può raggiungere quasi 700 grammi, la coda, lunga quasi 25 centimetri, permette loro di
mantenersi in equilibrio, di saltare da un albero all’altro senza problemi
e di correre sui rami. Gli scoiattoli rossi sono più piccoli e pesano circa la
metà degli scoiattoli grigi: potete capire come sia difficile per gli autoctoni
competere con gli invasori.”
I ragazzi annuirono silenziosi.
La GEV proseguì dicendo: “A mettere in maggiore difficoltà gli scoiattoli
rossi è il loro stesso atteggiamento: sono inoffensivi, a differenza degli
scoiattoli grigi, che manifestano aggressività. Infatti un chiaro segnale
della presenza degli scoiattoli grigi all’interno di un parco è lo stato della
corteccia degli alberi: gli scoiattoli americani scortecciano gli alberi, danneggiando quindi l’ambiente.
Nonostante le differenze, queste due specie di scoiattoli sono molto simili
tra loro. Questo particolare ci permette di capire che la loro specie antenata comune, ovvero i capostipiti di entrambi i tipi di scoiattoli, è abbastanza
recente; risale infatti a soli 35-40 milioni di anni fa. La differenza di colore è dovuta all’evoluzione ed alla pressione esercitata dalla natura, cioè
all’opera di selezione naturale.”
“Cioè?” esclamarono in coro i ragazzi incuriositi dalle nuove informazioni.
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“Dovete sapere che il famoso naturalista Darwin, in seguito al suo viaggio
attorno alle coste del Sud America, ha sviluppato una teoria sull’evoluzione di tutte le specie.
Secondo questa teoria, la riproduzione, la variabilità e l’accumulo dei caratteri, attraverso la selezione naturale, permettono agli organismi di
evolversi. Secondo Darwin, tutti gli esseri viventi si riproducono fino a
quando le risorse dell’ambiente sono sufficienti a nutrire e a mantenere
inalterato l’equilibrio ambientale. Ad ogni generazione gli individui, pur
appartenendo ad una stessa specie, presentano dei caratteri diversi rispetto alla generazione precedente. Questa variabilità dei caratteri sviluppa,
in tempi anche molto lunghi, strutture, comportamenti e caratteristiche
fisiche in alcuni organismi e causa l’evoluzione della specie.”
“Non ci ha ancora spiegato cos’è la selezione naturale!” fece notare Diego,
in trepidante attesa delle parole chiarificatrici dell’esperto.
“Hai ragione!” esclamò la GEV “Come si può intuire dal nome, la selezione
naturale è quella operata dalla natura. Mi spiego meglio: la selezione naturale è un fenomeno che si verifica in natura e grazie al quale solo gli individui più adatti, meglio sviluppati o con dei vantaggi riescono a sopravvivere e a trasmettere il proprio carattere alle generazioni successive.”
“WOW!” urlarono i ragazzi stupiti.
Luca scherzando disse: “Magari anche a scuola le lezioni fossero così interessanti e trascorresse così velocemente il tempo!”
“Che ore sono? Io devo ancora finire i compiti” urlò Emma.
“Non ti preoccupare: sono solamente le 17.30” sospirò Riccardo, che non
sopportava quei suoi atteggiamenti infantili.
“Sarà comunque meglio che andiate. Potrete tornare quando volete, se
avete altre domande da farmi”. La GEV si congedò e si allontanò in direzione della Cascinetta.
Quando rimasero soli, Diego che moriva dalla voglia di mostrare le sue conoscenze sottolineò: “Ma io sapevo già tutto ragazzi! Sono sicuro di avervi
già detto che lo scoiattolo grigio è originario dell’America mentre quello
rosso...”
Riccardo sbottò: “La vuoi smettere? Quel gentile signore è molto più gran12
de e saggio di te! Propongo un giro di perlustrazione più accurato all’interno del parco.”
“Sì ragazzi, Riccardo ha ragione. Domani pomeriggio, alle 16.00, al solito
posto. Armatevi di pazienza e spirito di avventura!” intervenne Emma
che ristabilì la tranquillità nel gruppo.
Luca e gli altri ragazzi erano davvero molto curiosi di scoprire qualcosa
di interessante inerente al discorso della GEV e così alle 16.00 del giorno
seguente arrivarono stranamente tutti puntuali ed iniziarono le indagini.
Volevano capirci qualcosa di più, vedere coi loro occhi. Inizialmente si divisero in due gruppi: Luca ed Emma esplorarono le zone dominate dalle
querce; Diego e Riccardo perlustrarono i margini delle strade campestri
e degli appezzamenti agricoli. Come potete immaginare, Luca era ben
contento di essere con Emma; di tutt’altro umore era Riccardo, a cui era
capitato quel gran rompiscatole di Diego. Ma avevano estratto a sorte, ed
era andata così. Comunque, Riccardo, col suo temperamento forte, sapeva
tenere a bada le intemperanze di Diego e, quando quest’ultimo oltrepassava il limite, lo faceva immediatamente rientrare nei ranghi. Luca ed
Emma, che invece si trovavano nel cuore del parco, furono i primi a notare qualcosa di strano.“Ehi, Luca. Dai un’occhiata qui”. Luca arrivò in un
attimo. Alcune latifoglie erano state scortecciate.
“Il grigio!”, esclamò Luca. “Come aveva detto Battista. E’ un chiaro segno
della presenza degli scoiattoli grigi”.
“Già”, concordò Emma e poi seguitò la sua ricerca.
“Vieni Emma!” la incitò Luca “Avvicinati a questo maestoso albero.”
Emma raggiunse in fretta il suo amico e seguendo il suo sguardo notò con
grande stupore degli insoliti tubi di plastica incastrati tra i rami dell’albero. I due ragazzi non sapevano a cosa potessero servire, ma incuriositi
scattarono delle foto con i loro cellulari da mostrare agli altri. Guardandosi intorno trovarono ancora molti di questi strani oggetti sugli alberi della
zona circostante.
Era trascorsa un’ora di indagini e, stanchi di fare i detective, si ritrovarono come concordato al parco giochi del PAM dove si riposarono e si raccontarono in modo dettagliato le loro interessanti scoperte. In un momento
di silenzio Luca esclamò: “ Amici, dobbiamo assolutamente informare la
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nostra simpatica GEV di ciò che abbiamo visto oggi!” Tutti accettarono
l’idea.
Cominciava già ad imbrunire, ma quel giorno i ragazzi avevano avvisato
i loro genitori che sarebbero arrivati più tardi del solito e quindi si recarono alla Cascinetta dalle GEV, sperando di poter ricevere spiegazioni più
precise. Diego raccontò tutto d’un fiato ciò che aveva visto insieme ai suoi
amici, ma notò che i signori in verde non avevano un’aria molto stupita o
curiosa. Al contrario erano scoraggiati e tristi e dopo qualche minuto la
GEV Battista iniziò a parlare: “Ragazzi, di questo problema siamo già
al corrente da parecchi mesi e stiamo cercando di trovare una soluzione,
ma non è una cosa facile. Non si sa come, ma sono stati introdotti alcuni
scoiattoli grigi nel PAM che, essendo più grossi di quelli rossi che vivono
qui, si impossessano del loro cibo e del loro habitat...” fece una pausa, amareggiato da ciò che stava raccontando, ma si riprese subito e continuò “...
insomma, lo scoiattolo grigio costituisce un pericolo da non sottovalutare.
I tubi che avete visto nascosti tra i rami di diversi alberi si chiamano
transetti e al loro interno ci sono delle strisce appiccicose e del cibo, come
ghiande o nocciole. Gli scoiattoli, attratti dal cibo, entrano nei tubi e perdono alcuni peli che restano attaccati alla striscia. Così noi riusciamo a
risalire alla specie di appartenenza. Avete altre domande ragazzi?”
“E’ sempre interessante parlare con lei, ma ora dobbiamo proprio tornare
a casa”, rispose Emma dopo aver guardato preoccupata il suo orologio.
Era tardissimo. I ragazzi erano rimasti affascinati dalle parole istruttive
della GEV Battista , ma dovevano proprio rientrare, se non volevano incorrere nell’ira dei genitori.
Luca, non appena varcò la soglia di casa, trovò mamma e papà che lo
attendevano ansiosi e preoccupati per il suo eccessivo ritardo. In fondo in
fondo Luca era un ragazzo per bene, sempre abituato a rispettare l’orario
della cena. Questa volta, infatti, i suoi genitori si arrabbiarono alquanto.
“Ma sei impazzito! Arrivi a quest’ora senza nemmeno averci avvisato?”,
urlò la mamma in faccia a Luca.
“Ma, mamma... lascia almeno che ti spieghi!”, rispose lui.
La mamma non volle sentire ragioni e lo mandò direttamente a prepararsi per la cena, mentre il padre e il fratello sogghignavano di nascosto per
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l’impulsività di mamma.
Una volta che la famiglia al completo si sedette al tavolo per la cena iniziò un grande momento di silenzio imbarazzante un po’ per tutti. Ad un
certo punto, il padre, con un tono un pochino sarcastico, esclamò: “ Allora
figliolo, come è andata la giornata? Ah… e come mai sei tornato a casa
così tardi facendo arrabbiare mammina?”. La madre a quel punto fulminò
il marito con lo sguardo e dopo si rivolse gentilmente verso Luca dandogli
l’opportunità di giustificarsi. Un po’ giù di morale per la sgridata prima
subita, iniziò a spiegare ciò che era accaduto: “Allora... la faccenda è molto
seria, vi è in gioco la sopravvivenza di un’intera specie di graziosi animaletti all’interno del Parco Alto Milanese. Più precisamente si tratta di
scoiattoli rossi. Ieri in giro in bici con Diego, Emma e Riccardo abbiamo
trovato il cadavere di uno di questi animaletti”. Intanto la madre dubbiosa stava alzando un sopracciglio e aveva un’aria stupita; il fratello, con lo
sguardo perso nel vuoto, invece, non si capiva se fosse attratto dalla storia
o se si fosse perso nei propri pensieri.
“Oddio, ma questo è proprio terribile!”, esclamò il padre ironizzando e
interrompendo Luca...” Si papà, è proprio terribile! E pensa che una GEV
oggi mi ha addirittura raccontato che questa specie autoctona è in procinto di estinguersi a causa degli scoiattoli grigi, che sono stati importati
dall’America”.
Francesco interruppe Luca chiedendogli se qualcuno avesse una minima
idea di come gli scoiattoli grigi fossero arrivati al PAM, ma lui rispose:
“No, ancora no, ma sono convinto che lo scoprirò presto fratellone!”. A
quel punto, dopo aver chiesto il permesso, il fratello si alzò dal tavolo e si
congedò frettolosamente rinchiudendosi nella sua stanza con il pretesto
dell’esame. Papà, mamma e Luca invece continuarono a mangiare e chiacchierare.
Nel frattempo, Francesco, che era seduto davanti al computer, iniziò a
scorrere tutte le sue vecchie foto su Facebook finché non ne vide una in
particolare: era una foto scattata cinque anni prima, che ritraeva lui e
la sua vecchia combriccola di amici in un caldo giorno d’estate al Parco
Alto Milanese. Erano tutti sorridenti e tenevano delle scatole di cartone
sotto braccio. A quel punto i ricordi iniziarono a venire a galla, cominciò
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a rimembrare come fu noiosa quell’estate e come era riuscito a trovare un
passatempo piuttosto divertente con i suoi amici, un passatempo che però
ora, con il senno di poi, gli appariva stupido e poco intelligente.
Il ricordo di cinque anni prima rimbalzò nella sua memoria. Se ne era
completamente dimenticato, ma ora era lì, nitido e chiaro come fosse avvenuto il giorno prima.
Francesco si rivide in cantina, nel suo laboratorio rifugio, intento ad assemblare un vecchio PC che aveva smontato, quando all’improvviso sentì
un rumore. Si voltò di scatto e lo vide. Stava accovacciato sullo scaffale
di una vecchia libreria. Era grigio con il pelo lungo e con due occhi neri e
furbi che sembravano ridere di lui.
Ricordò di aver pensato: “Mio Dio, un ratto!”, poi si era alzato e si era
avvicinato piano piano. L’ essere non sembrava per nulla impaurito, anzi
continuava a starsene immobile quasi volesse farsi prendere.
Francesco era perplesso. Era strano che un ratto se ne stesse così immobile. Lo osservò meglio e capì che non era affatto un ratto: era uno scoiattolo
grigio, anzi uno scoiattolo femmina dato che la sua pancia era tale da
lasciar supporre che da lì a pochi giorni avrebbe partorito dei piccoli.
Probabilmente doveva essere fuggita da qualche allevamento o da qualche
casa, perché era certamente abituata al contatto con gli umani. Francesco, quando fu abbastanza vicino da poterla prendere, allungò il braccio,
ma la scoiattolina, con un agile balzo, si rifugiò sullo scaffale più alto
della libreria.
Ci vollero due giorni per poterla catturare, dopodiché la rinchiuse in una
gabbietta e la nascose in cantina.
La scoiattolina partorì cinque piccoli, che Francesco accudì finché non
furono grandi abbastanza e allora con i suoi amici quel fatidico giorno
d’estate decise di organizzare un gioco: la gara di arrampicata degli scoiattoli.
Francesco e i suoi cinque compagni fidati erano con gli scoiattolini inscatolati sottobraccio ai piedi della Pianta di Liquidambar per dare inizio
al grande gioco. Avrebbero liberato i loro sei scoiattoli alla base dell’albero. Avrebbero poi piazzato delle scommesse sui vari esemplari. Se lo
scoiattolo prescelto si fosse rivelato vincitore, gli scommettitori fortunati
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avrebbero potuto ritirare la loro quota. Illudendosi di avere sotto controllo
la situazione, legarono una cordicella di diversi colori al collo di ognuno
degli scoiattoli che, non essendo degli animali domestici, mal sopportavano quella costrizione. La gara iniziò e gli scoiattoli spinti dall’istinto si
diressero verso il grande albero. Una volta che ebbero raggiunto, tra le
grida di incitamento, un grosso ramo sparirono per qualche istante tra le
folte foglie. Rispuntarono poi più in alto, ma non avevano più le cordicelle
colorate che, rosicchiate, giacevano ormai inutili a terra. Gli scoiattoli avevano così conquistata la libertà, mentre Francesco e suoi amici non erano
nemmeno riusciti a stabilire quale scoiattolo avesse raggiunto la meta.
Alla fine quel gioco che sembrava tanto divertente aveva lasciato tutti
insoddisfatti e per di più Francesco aveva perso per sempre quelle bestiole
alle quali si era affezionato.
Ora aveva due soluzioni: o continuare a nascondere la sua colpevolezza, o
confessare il misfatto.
L’ansia aumentava sempre più, era tempo di raccontare tutto e di assumersi la propria responsabilità. Lui era la causa involontaria di un problema ormai quasi irrisolvibile. Per un attimo, l’idea di cancellare quella
foto e tutti i relativi ricordi irruppe nei suoi pensieri, ma il disagio era
troppo grande, pesava come un macigno, un macigno che non riusciva a
rimuovere, per quanto si sforzasse di trovare soluzioni. La porta si aprì
improvvisamente, tornò su Wikipedia. Per fortuna era solo la mamma.
La tensione era arrivata alle stelle e Francesco decise che assolutamente
doveva liberarsi da quell’angoscia che lo tormentava e la prima persona a
cui pensò di chiedere aiuto fu proprio Luca, che non era ancora salito in
camera.
Nel frattempo, il suo telefonino cominciò a vibrare e lampeggiare e allora
pensò che un SMS potesse essere l’inizio della confessione.
Digitò velocemente e scrisse: “Sali subito in camera se vuoi concludere
l’indagine!”
Luca, letto il messaggio, si precipitò di sopra, stupito e al tempo stesso
curioso.
“Cos’hai scoperto?” chiese Luca senza aver ripreso fiato dopo aver fatto le
scale di corsa.
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“Ehm… Diciamo, cioè … che cinque anni fa ho combinato un disastro …”
“Ma cosa c’entra con la morte dello scoiattolo?”
Francesco raccontò nei minimi particolari l’accaduto e si sentì subito meglio.
Luca, pur essendo il fratello minore, prese in mano la situazione e, con
piglio deciso, disse: “L’unica soluzione è informare le GEV. Loro sapranno
cosa fare.”
Automaticamente prese in mano il cellulare e cominciò a messaggiare con
frenesia la novità ai suoi compagni.
Subito dopo si sedette davanti al monitor ed inviò una mail alla GEV Battista chiedendo un incontro per il pomeriggio successivo alla Cascinetta.
Battista, pensionato aggiornato e super tecnologico, rispose immediatamente, confermando la sua presenza.
Il giorno successivo, prima dell’incontro i ragazzi si ritrovarono a casa di
Luca con Francesco e discussero a lungo sulla rivelazione.
Dedicarono il resto del tempo che li separava dall’appuntamento a cercare
informazioni e articoli sullo scoiattolo grigio.
All’ora stabilita, puntualmente, tutti si ritrovarono seduti attorno al tavolo della sala riunioni della Cascinetta.
Francesco, che conosceva solo la GEV Battista, si sentì in imbarazzo di
dover raccontare quello che aveva combinato alle altre quattro GEV presenti. Tuttavia, si fece coraggio, inspirò profondamente e vuotò il sacco.
Alla fine del racconto prese la parola Battista, che con tono pacato e benevolo lo rimproverò dicendo: “Francesco, hai fatto bene a rivelarci il tuo
segreto, perché ci aiuta a comprendere l’attuale presenza dello scoiattolo
grigio nel parco. Certo che la tua superficialità ha provocato non pochi
danni all’ecosistema del PAM.”
“Ora ne sono pienamente consapevole”, ammise Francesco.
“Deve pur esserci un modo per allontanare gli scoiattoli grigi dal parco e
salvare da una morte certa gli altri scoiattoli rossi” disse allora Riccardo
amareggiato.
“In effetti, delle soluzioni esistono ma alcune sono fin troppo crudeli e
danneggerebbero anche altre specie …” disse Battista che fu subito inter20
rotto da Emma: “Come crudeli?”
Battista precisò: “In molti casi non è possibile usare tecniche diverse dalla soppressione eutanasica, anche con intrappolamento in vivo, somministrazione di anticoagulanti tramite alimentatori selettivi per la specie e
la distruzione dei nidi.
A questo punto intervenne la GEV Paola a sottolineare che la tecnica
dell’intrappolamento evita di sopprimere altri animali eventualmente caduti nella trappola.
“Come potete uccidere i miei scoiattoli grigi e la loro prole?” gridò Francesco con voce alterata dall’angoscia di una prospettiva più funesta di
quanto avesse mai potuto immaginare.
Di rimando Emma aggiunse: “Ma come mai la situazione è cosi critica e
non si fa niente per migliorarla?”
Intervenne il capo delle GEV Bartolomeo: “Ragazzi dovete sapere che dal
2011 partecipiamo al progetto Life+, gestito con i fondi della Comunità
Europea, che mira a difendere lo scoiattolo rosso e che consente la reintroduzione di questa specie a rischio di estinzione nel suo habitat naturale,
limitando inevitabilmente la diffusione del grigio.”
“Sull’ultimo numero di Focus”, disse Diego, “ho letto un articolo sull’esponenziale diffusione degli scoiattoli grigi in Italia. In Piemonte sono state
realizzate stazioni di monitoraggio che, per fortuna, non hanno ancora
confermato la presenza della specie nei boschi”
“Io invece, durante una delle mie esplorazioni, mentre ero in vacanza nella mia casa di Genova, ho visto un nido di scoiattoli grigi e mi sono informato con le GEV del luogo, scoprendo che anche lì stanno colonizzando le
zone a confine con il mare” replicò Riccardo.
“Ora ricordo!” esclamò Luca, rivolto a Francesco “Quando siamo andati in
vacanza dai nonni in Umbria, un vecchio boscaiolo ci aveva detto che, da
quando siamo nati, l’espansione dello scoiattolo grigio è in continua crescita e provoca seri danni alla vegetazione, oltre che allo scoiattolo rosso
autoctono.”
“Sapete, ragazzi? Anche al di fuori dell’Italia si stanno diffondendo gli
scoiattoli grigi” precisò la GEV Paola “In Gran Bretagna sono in corso di
sperimentazione alcune tecniche di intervento per limitarne la diffusione
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come la cattura in trappola, il problema non è solo nostro. È per questo che
è nato il progetto Life+.”
“Tutto questo è molto interessante,” intervenne Francesco, riconducendo
i presenti al loro caso specifico “Ma vorrei sapere quale sarà il destino dei
miei scoiattoli grigi?”
Battista, con tono consolatorio e persuasivo, gli rispose: “Non posso assicurarti la difesa totale dei grigi, ma noi GEV ci batteremo sicuramente
per la sterilizzazione chirurgica già adottata a Genova Nervi. Certamente
è una soluzione molto costosa e applicabile solo per piccoli gruppi. ”
“E noi invece cosa possiamo fare per aiutarvi?” disse Emma, sempre pronta a collaborare e a darsi da fare.
“Bastano piccoli accorgimenti”, disse Paola, “per sostenere la biodiversità.
Per esempio non si devono né acquistare né liberare scoiattoli grigi alloctoni e bisogna sempre segnalarne la presenza.”
“Noi possiamo raccontare la storia di questi scoiattoli nella nostra scuola,
scrivendo degli articoli sul giornalino per evitare che qualcun altro possa
fare l’errore di Francesco”, propose Emma.
“E perché non coinvolgere qualche trasmissione televisiva per far conoscere meglio il problema e sensibilizzare tutta la popolazione?”, disse serio
Riccardo.
“Queste proposte sono tutte valide. Bravi! Confidiamo nel vostro aiuto. Vi
terremo aggiornati sull’evolversi degli interventi che saranno attuati al
PAM ” concluse Bartolomeo mentre congedava i presenti al termine della
riunione.
Il gruppo di ragazzi salutò e si avviò verso il chiosco. Un senso di malinconica tristezza aleggiava nell’aria. Francesco, anche se si era liberato di un
peso, aveva l’amaro in bocca. I suoi bellissimi scoiattoli grigi con la possibile sterilizzazione avrebbero evitato la morte, ma non avrebbero condotto
certo una vita secondo natura.
Emma rimuginava nella sua testa le frasi che avrebbe inserito nell’articolo che voleva scrivere per il giornalino della scuola.
Voleva essere efficace. La sorte dello scoiattolo rosso le premeva e non
poteva sopportare l’idea che un animaletto così piccolo e indifeso sparisse
dalla faccia della Terra.
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Diego, invece, non vedeva l’ora di attaccarsi al computer e continuare le
sue ricerche anche a livello europeo, perché le informazioni delle GEV
avevano alimentato la sua già grande curiosità.
Riccardo, accorgendosi dell’umore dei suoi compagni e convinto che tanto
le cose non sarebbero cambiate nell’immediato, esclamò: “Ragazzi, consoliamoci con un panino e una Coca e da domani ci rimboccheremo le maniche per difendere gli scoiattoli”.
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RINGRAZIAMENTI
Tutti noi ragazzi, insieme alle nostre docenti di lettere, ringraziamo lo
scrittore di letteratura per ragazzi Ludovico Jacopo Cipriani che con i suoi
preziosi interventi e il valido sostegno nei momenti di crisi ci ha permesso
di realizzare questo nostro lavoro.
La nostra gratitudine va anche alle GEV (Guardie Ecologiche Volontarie)
che ci hanno fornito preziose informazioni e ci hanno fatto conoscere e
amare il PAM.
Desideriamo, infine, ringraziare Marcello Sala, per i suoi consigli costruttivi, durante l’elaborazione del lavoro.