il Sacro Convento di San Francesco in Assisi - Ger-sO

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il Sacro Convento di San Francesco in Assisi - Ger-sO
O
ra che anche i ponteggi all’interno e all’esterno della Basilica, il segno più visibile di un restauro in
corso, sono stati smontati e quello che da auspicio era diventato col passare dei mesi e il procedere dei
lavori prima speranza, poi ragionevole certezza, è ora puro e semplice conto alla rovescia, da qui al 28
Novembre prossimo, mi siano concesse alcune considerazioni più generali.
Non certo sui risultati del restauro di cui si danno in questo Quaderno gli ultimi, definitivi avanzamenti, né su operazioni ritenute fino a pochi giorni fa impossibili o comunque lontane nel tempo quale la
ricollocazione dei Santi Rufino e Vittorino restaurati nella volta da cui due anni fa erano caduti in frantumi: tocca ad altri darne una valutazione.
Ma sulle modalità di organizzazione del lavoro, che ha saputo contemperare esigenze di rapidità decisionale con la osservanza sostanziale delle vigenti procedure tecnico-amministrative grazie ad una formula inedita di direzione gestionale il cui merito va al Ministro in carica al momento del terremoto, e
che ha visto investiti della medesima responsabilità decisionale funzionari e tecnici del Ministero, privati professionisti, l’Ente proprietario, mentre nel momento della realizzazione operativa ognuno dei
componenti procedeva nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità istituzionali: allo scrivente nella veste di Commissario delegato e Direttore Generale la promozione ed il controllo degli atti, ai due
uffici del Ministero coinvolti nell’operazione la ddl rispettivamente del restauro architettonico (SBAAAS)
e dei dipinti murali, sia in situ che in frammenti (ICR).
Non è questo il luogo per una valutazione approfondita di tale esperienza ma almeno due punti richiedono di essere evidenziati: il lavoro di ricerca, sperimentazione, progettazione e messa in opera degli
interventi è stato condotto in maniera realmente interdisciplinare (ciò che è stato reso possibile dalla
presenza di veri specialisti all’interno e all’esterno della Commissione): ognuna delle componenti ha
svolto correttamente il proprio ruolo, e soprattutto l’istanza pubblica ha dimostrato di sapere assolvere
compiutamente al proprio compito di direzione e coordinamento, anche in relazione alla delimitazione di campo fra l’ufficio periferico di tutela e il massimo organo nazionale specialistico nel corpo del
restauro. Del resto quello contenuto in questo 8° Quaderno non vuole né potrebbe essere un commiato:
un lavoro così imponente, complesso, e articolato, con in più significative innovazioni metodologiche e
tecnologiche, non può certo essere ritenuto documentato dalle 200 paginette dei Quaderni né dalle pur
numerosissime occasioni di informazione, spesso ad alto livello culturale. È pertanto impegno del
Ministero quello di pubblicare entro il prossimo 2000 un resoconto scientifico di tutto il lavoro effettuato non solo sulla Basilica ma sull’intero complesso conventuale.
Inoltre, saranno pubblicati periodici resoconti dell’attività svolta nel cantiere dei dipinti in frammenti,
a continuazione della serie iniziata lo scorso anno con l’allegato al Quaderno n° 4 “Il Cantiere
dell’Utopia”: il prossimo, allegato al presente Quaderno, avrà per titolo “Dall’Utopia alla realtà”.
Mario Serio
Commissario delegato per i Beni Culturali
nelle regioni Umbria e Marche
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Q
uesto libretto è l’ultimo di una serie che ha scandito il lavoro di due anni. È la prima volta- -credo che un grande restauro viene documentato (ma meglio sarebbe dire testimoniato) nel suo farsi. Otto
pubblicazioni per raccontare di una marcia difficile e tuttavia appassionante verso il risultato; che è
quello di oggi, 28 novembre 1999.
All’inizio c’era la percezione dell’immane disastro e c’era la scommessa temeraria: da qui a due anni la
basilica superiore di Assisi verrà restituita alla devozione dei cristiani e all’affetto del mondo.
Poi, via via che si assestavano i cantieri, che i progetti prendevano forma, che si raccoglievano le risorse
necessarie (quelle tecnico scientifiche e quelle finanziarie) i nostri quaderni di Assisi, hanno parlato di
obiettivi raggiunti, di problemi risolti, di scadenze ancora da realizzare.
Più che documentare un restauro, lo abbiamo raccontato in corso d’opera, di volta in volta orgogliosi del
risultato parziale messo a segno e al tempo stesso preoccupati del prossimo necessario raggiungimento.
Chi vorrà considerare tutti insieme gli otto fascicoli, non potrà non accorgersi che essi sono il resoconto
di una grande impresa che è costata oltre 28 miliardi ed ha coinvolto centinaia di specialisti ma sono,
allo stesso tempo, la storia di una avventura bella ed emozionante come poche.
Spero che presto verranno pubblicati i verbali che registrano le riunioni della Commissione responsabile del progetto di restauro e della direzione dei cantieri. Io che ho avuto il privilegio di coordinare la
Commissione, considero quelle pagine (alcune centinaia per almeno 50 riunioni in due anni) un documento straordinario. Straordinario dal punto di vista tecnico scientifico non meno che da quello umano.
Da quei verbali si capisce come è stato difficile ma anche entusiasmante e fruttuoso lavorare insieme,
mettendo a confronto saperi e specialismi ma anche caratteri e temperamenti diversi, fra inevitabili
contrasti, aggiustamenti progettuali e rettifiche in corso d’opera, momenti di scoraggiamento e recuperi
di ottimismo. Sempre con la paura di sbagliare, di non arrivare in tempo, di non riuscire a piegare le
logiche della burocrazia amministrativa e contabile alle necessità e alle urgenze dei cantieri.
Tutto quello che c’è dietro il risultato di oggi (scelte difficili ed assunzioni di responsabilità, decisioni tecniche ed amministrative ardue ed insolite, ma anche umane paure ed umane emozioni) è presente nei
verbali della nostra Commissione.
Pubblicarli vorrà dire rendere testimonianza a una stagione della nostra vita di cui possiamo essere
legittimamente orgogliosi.
Antonio Paolucci
3
LA RIAPERTURA
C. Centroni
Con la riapertura al pubblico della chiesa superiore di
San Francesco, si ritiene far conoscere alcuni dati
sommari sui lavori, sullo svolgimento e problematiche
ad essi legate.
L’operazione di messa in sicurezza del grande complesso architettonico del Sacro Convento di S.
Francesco di Assisi comprendente oltre la basilica l’insieme degli edifici dissestati, è durata dal settembre
‘97, sino alla primavera inoltrata del 1998. Da quel
periodo è iniziata l’opera di ricostruzione che ha
impegnato un arco di tempo di circa diciotto mesi sino
all’ottobre ‘99, secondo un cronoprogramma di lavori
concordati nella Commissione appositamente costituita a seguito del sisma che ha colpito l’Umbria e le
Marche nel settembre del 1997. Dopo l’emergenza si
sono sviluppati una serie di cantieri della ricostruzione che hanno trovato una evoluzione autonoma a
seconda dell’impegno finanziario di provenienza.
Da una parte la Comunità religiosa sta portando a
compimento, con fondi giubilari, il restauro e il consolidamento dei vari corpi di fabbrica del Sacro Convento,
parallelamente al consolidamento e alla pavimentazione della piazza inferiore di San Francesco.
Dall’altra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali
ha finanziato altri importanti cantieri, quali:
1) Il cantiere generale costituito da una serie di sottocantieri per il restauro, consolidamento e miglioramento sismico del campanile romanico, del Chiostro
dei Morti, le coperture, i timpani nord e sud del transetto, il consolidamento delle volte rimaste e la ricostruzione di quelle crollate ed infine il sistema di ner-
vature di sicurezza sopra le volte; i lavori sono stati
diretti dal sottoscritto;
2) Il cantiere di restauro del Chiostro di Sisto IV, finanziato con legge 8°/°°, diretto dall’arch. G. Aprato,
dell’Ufficio Centrale del nostro Ministero;
3) Il cantiere di recupero dei frammenti di affresco
delle volte crollate e la revisione di tutto l’apparato
decorativo all’interno della basilica, coordinato dal
Prof. G. Basile, dell’Istituto Centrale per il Restauro.
I primi due lavori sono stati condotti direttamente
dalla Soprintendenza per i Beni A.A.A. e S. dell’Umbria
con la insostituibile collaborazione di Raoul Paggetta.
Per dare una dimensione concreta al cantiere della
basilica occorre fornire alcune indicazioni e misure
delle lavorazioni eseguite.
La mano d’opera impiegata è risultata circa 80 persone di media al giorno, per 16 mesi lavorativi pari a
circa 40.000 giornate di lavoro di operai altamente
specializzati con poca manovalanza generica.
1) Ponteggi interno Basilica
Tubi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 54.000
Giunti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n. 39.000
Piani di calpestio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . mq. 4.000
2) Ponteggi esterni compreso chiesa,
campanile e chiostro dei Morti
Tubi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 48.000
Giunti. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n. 32.000
3) Laterizi occorrenti per la ricostruzione
delle volte realizzati appositamente
dalla fornace CLARICI . . . . . . . . . . . . . . . mq.
180
Mattoni rettangolari 28x12,5x5,5
per ricostruzione unghie delle volte . . . . . n. 25.250
5
Pezzi speciali per arconi di forma
trapezoidale 32,5x23x7 per arcone
zona di ingresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n.
e chiostro dei morti . . . . . . . . . . . . . . . . . mq. 8.000
150
Pezzi speciali per arcone sopra altare
forma ottagonale da 32x21x7 . . . . . . . . . . . n.
200
Mattone rettangolare grande
da 34x21,5x7 per ricostruzione
arcone zona ingresso e altare. . . . . . . . . . . n.
370
15)Piatto in fibra aramidica mm 40x7 . . . . . ml. 4.250
Mattoni trapezoidali di cm 43x17,5x7
per ricostruzione arcone e
controarcone sopra l’altare e
arcone ingresso . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . n. 1.020
16)Piatta in VTR da mm 40x9 . . . . . . . . . . . . ml. 7.500
4) Acciaio inox per cerchiature
e controcerchiature alla base
degli archi Quattrocenteschi . . . . . . . . . . kg. 23.000
18)Tessuto multiassiale in fibra
aramidica 230 grammi bilanciato,
tagliato in strisce medie
da 40 cm di larghezza . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 3.960
5) Acciaio inox per trave reticolare. . . . . . . . kg. 47.000
6) Acciaio per irrigidimento copertura . . . . kg. 34.000
7) Manto di copertura della Basilica
e zone adiacenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . mq. 2.800
8) Opere in piombo per mantelline . . . . . . . kg. 9.000
9) Opere in rame per converse,
mantelline in lamiera da 8/10
minimo spessore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . kg. 2.500
10)Perforazioni per rigenerazione
muraria e per ancoraggio piastre,
per inserimenti tiranti ecc. . . . . . . . . . . . ml. 18.000
11)Tiranti in acciaio inox vari
diametri per controventamenti pareti,
arconi, bloccaggio arconi
e cerchiature campanile . . . . . . . . . . . . . . kg. 13.000
12)Pulitura, stuccatura e protezione
finale del parametro murario
della Basilica, campanile
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13)Barra tonda in fibra aramidica
diam. Mm. 5,5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 5.000
14)Barra tonda in fibra aramidica
diam. Mm. 7,5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 2.200
17)Compensato marino di mogano
da 4-8-12 cm di larghezza,
spessore mm 10 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ml. 11.000
19)Tessuto multiassiale in fibra
aramidica 360 grammi differenziato
in strisce di larghezza media 50 cm . . . . ml. 8.520
20)Flange in acciaio inox ogni testa
per bloccaggio barra armidica . . . . . . . . . . n. 16.000
Pertanto al termine di così gravoso lavoro che ha visto
impegnate molte unità del personale della
Soprintendenza, soprattutto nella fase iniziale più
delicata, sento il dovere di ringraziare vivamente per il
grado di partecipazione e senso di responsabilità
Francesca Cristoferi, Raoul Paggetta, Paola Passalacqua, Massimo Achilli, Francesco Gervasi, Gianluigi
Batocchioni e inoltre Anna Paola Trilli in rappresentanza di tutto l’Ufficio Amministrativo per il delicato
compito di aver ottemperato agli atti formali necessari per il regolare svolgimento dei lavori.
Si ringrazia la Comunità religiosa dei frati nella perso-
na di P. Giulio Berrettoni, Custode del Sacro Convento,
per la disponibilità e per l’assistenza in ogni occasione
dimostrata.
Si ringraziano i Proff. Paolo Rocchi e Giorgio Croci,
dell’Università “La Sapienza” di Roma, con la collaborazione degli Ingg. G. Carluccio e A. Viskovic, per la
redazione del progetto di intervento e per la collaborazione alla D.L.; l’Ing. Roberto Vari per il coordinamento alla sicurezza dei vari cantieri; i Proff. G. Carbonara
e C. Bozzoni, con la collaborazione di Simona Salvo e
Carmelo Gulli, per la ricerca strutturale e stilistica, le
analisi delle murature e dei dati di archivio della
costruzione delle due basiliche; la Dott.ssa Anna
Sereni per l’assistenza agli scavi.
na, nell’espletamento del proprio dovere. Dopo il primo momento di sgomento che ci lasciò impietriti, con
la commozione che ci stringeva la gola ci ripromettemmo di impegnarci con tutte le nostre forze e le nostre
capacità, per ricostruire le volte crollate e per restituire
la basilica di San Francesco ai fedeli.
Con il completamento dei lavori abbiamo onorato la
memoria dei nostri due amici ed abbiamo onorato la
nostra promessa di riscattare in qualche maniera quello che il tragico destino ci aveva tolto.
Ringrazio in maniera particolare tutte le maestranze
ed i titolari delle principali imprese: Lunghi, Pelucca,
Tecnireco e Gerso, riunite in A.T.I., la Ditta SACEN
(nervature di rinforzo); la Soc. FO.A,RT. per i rilievi fotogrammetrici, la ditta Dalmine per i ponteggi tubolari, la ditta Tecnocontrolli (monitoraggio), la ditta Umbra Control (sicurezza cantiere) che tutte hanno
partecipato alla realizzazione del grande cantiere con
raro senso di responsabilità.
Con la prossima riapertura della basilica superiore di
San Francesco, dopo più di due anni di lavoro e di sacrifici, si ripensano a tutti i problemi che si sono dovuti affrontare. Si ripensa soprattutto al qual tragico
evento del 26 settembre 1997, quando in un attimo
venne sconvolta la vita di quattro famiglie, con la perdita di due amici, tecnici della Soprintendenza e di due
fratelli della Comunità religiosa.
In quella occasione un senso di risentimento colpì tutti
noi della Soprintendenza, per la scomparsa di Claudio
Bugiantella e Bruno Brunacci, in maniera così repenti-
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GLI INTERVENTI STRUTTURALI
C. Centroni, G. Croci, P. Rocchi, G. Carluccio, A. Viskovic,
R. Paggetta
1. Introduzione
Questo Quaderno, l’ottavo ed ultimo di una serie che si
è via via delineata durante l’esecuzione dei lavori, intende da un lato fornire gli ulteriori dati sul restauro
strutturale che si va completando, e dall’altro fornire
una sintesi assai sommaria delle principali tappe che
hanno caratterizzato i lavori.
Non possiamo fare a meno di rilevare come due anni
fa, quando la preoccupazione di ognuno era unicamente quella di prevenire il crollo totale della Basilica,
non si poteva neppure immaginare che tante operazioni difficili, alcune anche rischiose, potessero giungere a compimento in tempi così rapidi; se ciò è stato
possibile, come del resto ribadito più volte ed in diverse occasioni, è dovuto all’eccezionale “spirito di
corpo” che ha legato tra loro tutti i membri della
Commissione, la Comunità Francescana, le Maestranze nel prendere le decisioni, nel definire le scelte
progettuali e nel realizzare i delicati interventi di
rinforzo e restauro strutturale; il Ministero per i beni e
le attività culturali ha sempre sostenuto tempestivamente ogni necessità.
Figg. 1 e 2 - Posa in opera della trave reticolare in acciaio inox sul marcapiano interno della Basilica.
2. Il completamento dei lavori strutturali
Il rinforzo strutturale del complesso basilicale può
considerarsi concluso con la messa in opera degli
interventi descritti nel precedente quaderno.
In particolare sono state completate la posa in opera
della trave reticolare in acciaio inox all’interno della
Basilica Superiore e la posa in opera dei dispositivi in
lega “a memoria di forma” per la connessione dei tim-
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Fig. 3 - Installazione di dispositivi in lega “a memoria di forma” per la connessione dei timpani del transetto alla muratura retrostante.
Fig. 5 - Elementi per l’ancoraggio del sistema di sospensione delle volte al tetto.
FIg. 6 - Trasporto di elementi preassemblati della trave reticolare.
Fig. 4 - Nervature di rinforzo in fibra aramidica e
compensato marino di mogano.
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pani del transetto alla retrostante struttura dello stesso transetto.
Sono state completate anche le nervature di rinforzo
in fibra aramidica e compensato marino di mogano
poste all’estradosso delle volte della Basilica Superiore; in queste nervature inoltre sono stati predisposti gli
elementi necessari all’ancoraggio del sistema di
sospensione delle volte al tetto realizzato con tiranti di
acciaio inox e molle di compensazione.
La posa in opera della trave reticolare in acciaio ha
richiesto una notevole perizia ed accuratezza da parte
degli operatori; si trattava infatti di portare e posizionare, ad una quota di 7,8 m dal pavimento della
Basilica, elementi preassemblati in officina molto
ingombranti (fino a 11 m di lunghezza) e di notevole
peso (fino a 4 tonnellate ciascuno), rispettando tolleranze dimensionali e di posizionamento ridottissime.
La messa in opera delle travi è stata preceduta da un attento posizionamento delle piastre di ancoraggio alla
muratura sulle quali sono state poggiate le contropiastre con i perni di aggancio e snodo delle travi. Tali contropiastre sono state poi definitivamente fissate alle
piastre sottostanti, per mezzo di resina epossidica, solo dopo l’esatto posizionamento delle travi reticolari.
Il collegamento della trave reticolare con la parete di
facciata è stato realizzato in diversi campi utilizzando
opportuni elementi oleodinamici. Tali elementi sono
dimensionati in modo tale da consentire le variazioni
termiche giornaliere e stagionali ed allo stesso tempo
risultare rigidi in caso di azioni sismiche. Al fine di una
buona durabilità e di un ridotto onere di manutenzione, il fluido interno è costituito da un opportuno grasso siliconico molto viscoso.
Come più volte accennato l’introduzione di dispositivi
in lega “a memoria di forma” per il collegamento dei
timpani del transetto al tetto della Basilica ha comple-
Fig. 7 - Posizionamento delle piastre d’ancoraggio per
la trave reticolare.
Fig. 8 - Contropiastre per la messa in opera della trave
reticolare.
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Figg. 9 e 10 - Collegamento della trave reticolare con la
parete di facciata mediante elementi oleodinamici.
tato l’intervento di rinforzo strutturale del complesso
Basilicale.
Nelle fasi provvisorie dell’intervento la connessione tra
il timpano ed il tetto era stata assicurata da barre in
acciaio (reagenti a trazione) ancorate alla muratura del
timpano e ai puntoni della capriata di nuova realizzazione sovrapposta all’estremità del tetto, nonché da elementi lignei (reagenti a compressione) interposti tra il
timpano ed i puntoni.
Tali connessioni sono state ora sostituite dai dispositivi
definitivi, consistenti in dispositivi in lega a memoria di
forma Ni-Ti.
I dispositivi sono stati dimensionati in modo tale da
essere rigidi per azioni orizzontali di lieve intensità
(vento, sismi di piccola entità); per azioni di entità superiore essi, sfruttando il particolare legame costitutivo
delle leghe Ni-Ti, consentono di trasmettere forze di
entità controllata, consentono alla muratura spostamenti opportunamente contenuti, e assicurano comunque un adeguato fine corsa.
Questo intervento offre una durabilità superiore a quella di collegamenti tradizionali, e consente il controllo
delle forze agenti all’interfaccia tetto-timpano, nonché
la riduzione della forze agenti in zone concentrate,
creando quindi un comportamento strutturale assai più
favorevole di quello che si aveva all’epoca del crollo
della porzione del timpano del transetto Sud (settembre-ottobre 1999).
3. Sintesi di due anni di lavoro
Le tappe più importanti del lungo percorso compiuto a
partire dai danni prodotti dal sisma, ai pronti interventi, ai controlli, fino alle scelte progettuali, ed agli interventi definitivi vengono ora sintetizzate.
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Danni prodotti dal terremoto
A seguito del terremoto della mattina del 27 settembre
1997 nel Complesso Basilicale si sono prodotti i
seguenti danni:
Basilica Superiore
- crollo della parte centrale dell’arco della controfacciata su cui erano dipinte le figure dei Santi
- crollo della vela contigua della volta della prima
campata, raffigurante S. Girolamo dottore della
Chiesa
- crollo della vela della volta d’incrocio tra navata e
transetto, del Cimabue, raffigurante S.Matteo e della
contigua vela della quarta campata della navata con
dipinto un cielo azzurro con stelle
- parziale crollo del timpano del transetto sinistro,
nella zona immediatamente sovrastante la trifora
- distacco di porzioni della sommità del campanile
Sacro Convento
- crollo locale della volta e della parete nord del
Salone Papale
- gravi danni alle volte del Museo e del Refettorio
- notevole deformazione della parete sud del Chiostro
di Sisto IV, sul lato del Chiostro dell’Immacolata
- sensibili danni nelle strutture del Chiostro dei Morti,
dell’appartamento Papale, dei dormitori.
Pronti interventi
Immediatamente dopo il terremoto si è dato l’avvio
agli interventi di urgenza per la provvisoria messa in
sicurezza delle strutture gravemente danneggiate e a
rischio di crollo, interventi resi ancor più difficili per i
condizionamenti (anche psicologici) dovuti alla gravità dell’evento, ed alla perdita di quattro vite umane.
Ulteriori difficoltà derivavano dal fatto che i terremoti,
sia pure di intensità minore, hanno perdurato nei giorni successivi con una notevole frequenza. Alcuni dissesti (come quello del timpano del transetto) si sono
via via aggravati per il susseguirsi delle scosse.
Particolarmente delicato è stato l’intervento che ha
condotto al salvataggio del timpano, la cui stabilità risultava gravemente compromessa dal terremoto del 7
ottobre; la caduta di parte della muratura sul tetto
della cappella sottostante avrebbe potuto determinare il crollo e quindi la perdita di preziosi affreschi. Così, il giorno 8 di ottobre, scartate varie ipotesi di intervento, si decise di contrastare il timpano pericolante
con una struttura reticolare ancorata summitalmente
alle pareti del transetto. Furono necessarie due gru, la
prima per sollevare la seconda sopra le mura di cinta
del convento; per poter portare a termine questa operazione a tempo di record: il 14 ottobre, con momenti
di grande tensione, e sotto un forte vento, il “controtimpano” venne posto in opera, appena poche ore
prima della scossa delle ore 17,23 che ha causato gravi
Fig. 11 - Confronto tra i legami costitutivi di una lega NiTi a memoria di forma ed un acciaio da costruzione
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danni e crolli in Umbria.
I pronti interventi hanno interessato anche altre situazioni di rischio presenti nell’intero Complesso, quali il
timpano del Salone Papale, la parete del Chiostro di
Sisto IV, la parete ovest del Refettorio, la sommità del
Campanile, le volte del Museo e così via.
Figg. 12 e 13 - Intervento di salvataggio e consolidamento provvisorio del timpano del transetto sinistro.
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Gli interventi di urgenza per la salvaguardia delle volte
della Basilica Superiore
Particolare impegno ha richiesto la messa in temporanea sicurezza delle volte della Basilica Superiore, a
causa delle difficoltà e dei tempi lunghi richiesti per
intervenire dall’intradosso, per ovvi motivi di sicurezza. Le volte si trovavano in una situazione assai precaria, con larghe fessure distribuite ovunque con la perdita dell’originaria curvatura in molte zone.
La realizzazione di una passerella di servizio, sospesa
alle strutture della copertura ed in grado di ispezionare le volte dall’estradosso ha consentito in primo luogo
di effettuare, in sicurezza, la lenta operazione di rimozione dei materiali di riempimento accumulati sulle
volte nel corso dei secoli, causa principale dei crolli. La
passerella ha consentito anche di risarcire le maggiori
fratture con malta idraulica a stabilità volumetrica e,
successivamente di incollare a cavallo delle lesioni più
grandi, delle strisce di tessuto di fibra aramidica o di
fibra di carbonio, in modo da ricostituire il collegamento strutturale che era stato perduto.
Nelle zone in cui la curvatura originaria era maggiormente compromessa sono stati applicati all’estradosso delle volte dei tiranti ancorati al tetto, avendo interposte delle molle tarate in modo da mantenere lo sforzo ai livelli prefissati.
Contemporaneamente è stata avviata la costruzione
del grande ponteggio d’intradosso delle volte, con fun-
Fig. 14 - Lesioni e spostamento della struttura muraria nelle volte.
Fig. 15 - Passerella di servizio subito dopo l’installazione.
Fig. 16 - La passerella di servizio ha consentito di effettuare tutte le operazioni di messa in sicurezza della volta.
Fig. 17 - Bendatura delle lesioni della volta mediante fasce in fibra di carbonio o in tessuto di fibra aramidica.
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zione di servizio e di puntellamento in caso di possibili cedimenti. Il montaggio è stato effettuato nelle massime condizioni di sicurezza per gli operatori, assemblando via via dei moduli in una zona sicura (subito a
ridosso della facciata laddove era già avvenuto il crollo dell’arco di controfacciata e della vela della prima
volta), e spostandoli quindi in avanti su appositi binari man mano che venivano completati; il sollevamento, fino al raggiungimento della quota prevista e la
regolazione degli elementi di presidio avveniva poi
con un sistema di martinetti. Il ponteggio non è stato
mai messo a contatto diretto con la superficie della
volta in quanto lo sfregamento in occasione delle scosse sismiche e delle vibrazioni indotte dai lavori poteva
determinare un grave danneggiamento degli affreschi.
Figg. 18 e 19 - Ancoraggio delle nervature della volta al
tetto attraverso tiranti a molla.
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Le attività di monitoraggio e controllo
Fin dalla seconda decade di ottobre ha avuto inizio il
controllo strumentale delle deformazioni delle strutture mediante sistemi di acquisizione automatica in
grado di rilevare con continuità i movimenti nelle zone
di maggiore rischio; in particolare per le volte il sistema
di acquisizione era in grado di alimentare e rilevare in
continuo le deformazioni, di confrontare le misure con
una soglia di allarme predefinita e di registrare i dati
misurati con la frequenza prestabilita (due ore); attraverso un monitor collocato nel Sacro Convento, in zona
facilmente raggiungibile anche in caso di grave crisi, è
stato così possibile sorvegliare eventuali processi anomali di deformazione delle volte man mano che si verificavano gli eventi sismici e proseguivano i lavori.
Il monitoraggio delle deformazioni ha consentito di
operare in maggiore sicurezza, con riscontro immediato, supportato da dati precisi e oggettivi, dei danni prodotti da tutte le scosse che si sono susseguite nel corso
dei mesi, e di verificare l'efficenza e la validità dei provvedimenti di urgenza via via adottati.
Parallelamente molti sono stati i controlli e gli accertamenti effettuati:
- indagini endoscopiche sono state eseguite sulle volte
e sui pilastri della Basilica inferiore (riaperta al pubblico non appena accertato lo stato di buona conservazione delle strutture) e direttamente interessate dal
carico del grande ponteggio, che veniva man mano
montato nella Basilica Superiore
- sulla muratura laterale della Basilica superiore, in corrispondenza della risega del camminamento, dove
proprio per limitare il carico gravante sulle volte, è
stato trasferito parte del peso del ponteggio
- controlli di tipo Georadar sono stati effettuati a titolo
sperimentale prima e dopo gli interventi, per accertare l'efficacia delle operazioni di rigenerazione muraria
- monitoraggio locale delle sollecitazioni e delle deformazioni in occasione della messa in carico delle volte
ricostruite, prima della solidarizzazione delle stesse
con le volte adiacenti
- prove di carico a rottura in laboratori specializzati per
la messa a punto degli elementi in materiale composito costituenti gli elementi del rinforzo definitivo
- prove presso i laboratori ENEA per la valutazione
delle caratteristiche delle malte idrauliche utilizzate
per la rigenerazione delle volte
- prove presso laboratori specializzati per lo studio
della composizione e delle caratteristiche fisico-meccaniche dei mattoni originari e di quelli realizzati con
le stesse caratteristiche per la ricostruzione delle volte
crollate.
Fig. 20 - Cerchiatura della base degli arconi rinascimentali per ancorarli alle torri e alle pareti retrostanti.
Fig. 21 - Ricostruzione delle zone
di volta crollate.
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La ricostruzione delle volte
Una ispezione dettagliata della situazione dopo il crollo ha messo in evidenza come gli arconi rinascimentali
fossero appoggiati in falso rispetto ai pilastri di sostegno
delle volte. Tale circostanza, ha richiesto una cerchiatura della base degli arconi stessi, ancorandoli quindi alle
strutture retrostanti delle torri e delle pareti.
Per la ricostruzione delle volte sono stati utilizzati mattoni delle stesse dimensioni e forma di quelli originari
messi in opera con malta costituita da un prodotto premiscelato a base di calce idraulica, (che già aveva dato
ottimi risultati nella fase di riempimento delle lesioni),
caratterizzato da notevole adesione, buone caratteristiche meccaniche e stabilità volumetrica.
Per compensare la caduta di spinta nelle volte a seguito del disarmo, si è applicato nella sezione di chiave,
un sistema di martinetti, in modo da indurre le sollecitazioni necessarie per compensare le deformazioni
indotte.
Fig. 22 - Applicazione di martinetti nella sezione di chiave per
compensare le deformazioni indotte.
I timpani del transetto
I timpani del transetto sono stati collegati alle strutture retrostanti mediante dei dispositivi costituiti da
acciai con memoria di forma in grado di dissipare una
parte dell’energia fornita da un terremoto. Tale scelta è
stata supportata da una serie di studi, ricerche1, prove
sperimentali condotte su tavola vibrante presso i laboratori dell’ENEA.
Gli interventi di rinforzo delle volte
Sulla superficie di estradosso delle volte sono state
realizzate delle costolature di irrigidimento e rinforzo
costituite da sagome in multistrato di compensato
marino, realizzate sul posto e pertanto adattate alle
irregolarità locali dovute alla deformazione delle strutture; tali costole sono “armate” alle estremità con barre
di elevata resistenza, in fibra di vetro ed in fibra aramidica e quindi sono state rivestite da un tessuto di fibra
aramidica.
La struttura di rinforzo, resistente e leggera, è stata
incollata ed ancorata alle volte mediante alcune chiodature poste ai bordi delle costole stesse.
L’imposta delle costole, infine, è stata collegata alla
zona di imposta delle volte mediante opportuni elementi in acciaio inox, ben ancorati nella muratura.
L’intero intervento consente di continuare a leggere la
struttura sottostante ed il suo magistero rispondendo
al meglio all’istanza estetica e storica sottese dalla
qualità estrema dell’Opera su cui si è agito.
Questa ricerca fa parte di un ampio programma di
studio finanziato dalla Comunità Europea.
1
18
Fig. 23 - Costolature di irrigidimento e rinforzo alle nervature della volta.
Fig. 24 - Chiodatura ai bordi delle costolature.
Fig. 25 - Collegamento delle volte alla zona di imposta mediante elementi in acciaio inox.
19
IL CANTIERE
DELLE DECORAZIONI MURALI
G. Basile
Ultimi avanzamenti sui frammenti
Rispetto alle informazioni date precedentemente la
notizia più importante riguarda il lavoro di ricomposizione, restauro e ricollocazione dei Santi Rufino e
Vittorino. Si tratta di due degli 8 Santi recuperati dal
crollo e poi a poco a poco riassemblati.
Prima di procedere all’operazione di ricomposizione
dei circa 3000 frammenti della coppia di Santi si è
valutato attentamente la fattibilità dell’operazione sia
sotto l’aspetto teorico e metodologico che sotto quello
tecnico. La quantità (85% per S. Rufino, 80% per S.
Vittorino) e soprattutto la significatività dei frammenti recuperati e assemblati (non risultano mancanti
zone delle figure particolarmente sensibili) ha consentito di scartare l’ipotesi di musealizzare i frammenti,
che in caso contrario sarebbe stata l’unica soluzione
corretta.
Quanto alla restituzione dell’unità potenziale dell’immagine, si è scelta la soluzione apparentemente più
semplice ed elementare, in realtà quella più complessa e “a rischio”: non ripristinare in alcun modo le zone
mancanti, limitandosi ad “abbassare” otticamente e
cromaticamente l’intonaco impiegato per riempire i
vuoti in corrispondenza delle porzioni non recuperate
del dipinto originale.
Tale soluzione è perfettamente coerente con la metodologia impiegata nel trattare le lacune dei dipinti
murali della volta rimasti in situ e, contemporaneamente, con le soluzioni adottate in precedenti interventi di restauro relativi agli altri 8 Santi dell’arcone
non crollati. Ha inoltre il vantaggio di non precludere
Fig. 26 - Veduta
dall’alto della
zona crollata
con il S. Girolamo e gli 8 Santi.
Fig. 27 - Il materiale recuperato all’indomani del sisma
21
eventuali diverse soluzioni che, dopo la ricollocazione
sulla volta e quindi nelle sue “naturali” condizioni di
leggibilità (distanza da terra, illuminazione,etc.)
dovessero risultare più funzionali.
Come per altri aspetti del lavoro sulla Basilica (ricordo
soltanto il consolidamento della volta e dei suoi affreschi, gli interventi di miglioramento antisismico sulla
volta mediante ancoraggio della stessa al sottotetto e
sulle pareti con la messa in opera della trave reticolare) anche in questo caso si tratta di una soluzione sperimentale, nel senso che è la prima volta che la si
mette in opera in condizioni così particolari (frammentazione più fitta, rilevanza parziale rispetto alla
decorazione dell’intera Basilica, oggetto peraltro in
passato di vari e disparati interventi di restauro). La
ricollocazione dei Santi Rufino e Vittorino costituisce
il momento culminante di quella linea di valutazione
positiva delle possibilità di recupero dei dipinti murali crollati che è stata portata avanti dallo scrivente
assieme ad uno sparutissimo gruppo di collaboratori,
in particolare colleghi dell’ICR (Sacco, Rubino,
Rissotto) e di altre Soprintendenze (Cristoferi e
Passalacqua della SBAAAS dell’Umbria, Musatti della
Soprintendenza archeologica di Roma), il gruppo di
laureandi e laureati della Facoltà di Conservazione di
Viterbo guidati da Maria Andaloro, infine alcune fra le
migliori ditte di restauratori che avevano lavorato al
restauro dei dipinti murali nella Basilica Superiore
(CBC, Tecnireco, Giantomassi e Zari) coordinate dalla
CTR di Paola Cinti, che, dopo avere completato a
tempo di record l’intervento di restauro su quei 5000
mq di decorazione murale, si sono prestati generosamente a sostenere chi scrive in questa ultima (almeno
per ora) sfida. Cadute in questo modo miseramente le
previsioni catastrofiche di tanti veri o presunti specia-
22
Fig. 28 - Setacciatura del materiale recuperato da parte di volontari
Fig. 29 - Confronto e riconoscimento dei frammenti sulla fotografia del S. Benedetto
listi, secondo i quali si sarebbe potuto raccogliere soltanto polvere colorata, non si pone neppure più, seriamente, il problema di che cosa mettere al posto delle
raffigurazioni ridotte in frammenti e ritenute irrecuperabili o al massimo musealizzabili: tanto più che risulta possibile procedere allo stesso modo per i rimanenti 6 Santi e che i primi avanzamenti relativi alla vela di
S. Girolamo lasciano bene sperare. Una conferma del
tutto inattesa è venuta di recente dal Capitolo dei Frati
del Sacro Convento che ha deciso che le vele crollate e
ricostruite siano lasciate con l’intonaco in vista in attesa della ricollocazione dei frammenti originali.
Ciò dovrebbe accadere presumibilmente entro il 2001:
entro la primavera 2000 la ricollocazione dei rimanenti 6 Santi, alla fine di quell’anno la vela con S.
Girolamo. E poi il resto.
A meno che il computer non faccia prima il miracolo
di un riassemblaggio a tempi ridottissimi. È quello che
dovremmo sapere entro la metà del prossimo anno,
quando sarà vicina alla fine la 2° fase del progetto di
riassemblaggio dei frammenti assistito dal calcolatore,
per la quale l’Unione Europea (DG X) ha deliberato un
secondo finanziamento riconoscendo in esso uno dei
più interessanti “Laboratori del Patrimonio Europeo”.
Uno dei prodotti più interessanti e utili di questo progetto sarà la pubblicazione di una “Guida al recupero,
riassemblaggio, ricomposizione e restauro di dipinti
murali in frammenti” che si propone di evitare che
ogni volta che ci si dovesse trovare di fronte a situazioni simili a quella del 26 settembre ‘97 si debba ripartire da zero. Il prossimo anno peraltro, coincidendo con
il Giubileo, e quindi con la oggettiva impossibilità di
operare in Basilica, sarà destinato - oltre che all’attività
di cui si è detto - a rendere di pubblico dominio i risultati delle attività svolte in questi 2 anni, sia in direzio-
ne della conservazione che della conoscenza.
È prevista in particolare la pubblicazione degli interventi di restauro sull’intero complesso conventuale, a
cura del Ministero BAC; gli atti del Convegno internazionale “Il cantiere pittorico della Basilica Superiore di
San Francesco in Assisi (22-24.9 us)” ed un volume (Il
cantiere pittorico ...Materiali per un approccio materico) che Raccoglie le osservazioni sulle tecniche esecutive delle decorazioni murali della Basilica Superiore
(a cura del Sacro Convento e dell’ICR).
Saranno inoltre disponibili le documentazioni digitali
dell’intera decorazione murale e delle vetrate della
Basilica Superiore e continueranno - ad ogni buon
conto - le notizie dal Cantiere dei dipinti in frammenti con un fascicolo di imminente pubblicazione
“Dall’Utopia alla realtà”.
Uno sguardo all’indietro
Basilica Inferiore
- intervento di riadesione dell’intonaco in corrispondenza della vela della Povertà, sopra l’altare, allentato in conseguenza dell’impatto del crollo delle vele
di S. Matteo e di quella stellata in occasione delle
scosse del 26.9.1997;
- interventi di pronta riadesione dell’intonaco e della
pellicola pittorica in prossimità della Cappella di S.
Giovanni, sottostante alla zona del transetto sinistro
Basilica Superiore
- interventi di pronta urgenza immediatamente dopo
il sisma, soprattutto in prossimità delle zone di volta
crollate o lesionate (per esempio in corrispondenza
dei volti di Cristo e della Madonna di Jacopo Torriti);
- interventi di consolidamento della volta dal basso
23
previa stuccatura di tutte le lesioni e microfratture,
impiegando una malta speciale messa a punto dopo
due mesi di prove e sperimentazioni in laboratorio:
il lavoro, che ha impegnato 70 restauratori di opere
d’arte (selezionati tra coloro che avevano precedentemente lavorato in Basilica), ed è durato 4 mesi, è
stato completato dalla immissione di analoga malta
da sopra (dall’estradosso) effettuata da maestranze
edili specializzate guidate da restauratori;
- interventi di pulitura dei dipinti delle pareti, soprattutto delle “Storie di San Francesco” di Giotto, ricoperti da uno spesso strato di polvere tenacissima in
conseguenza del crollo della volta; l’operazione,
delicatissima a causa della ben nota fragilità di quei
dipinti, ha avuto la durata di 6 mesi impegnando 50
restauratori;
Figg. 30 - 35 - I Santi Domenico, Pietro martire
Chiara, Francesco, Antonio di Padova e Benedetto riassemblati
24
30
31
32
- interventi di reintegrazione delle lacune in corrispondenza delle lesioni e delle fratture, presenti in
particolare sulla volta, ricorrendo al metodo dell’abbassamento ottico e cromatico dell’intonaco con cui
sono state colmate le lacune di modo che esso non
disturbasse la leggibilità delle opere pur senza
aggiungere nulla alla materia originale (vi hanno
lavorato 60 restauratori per 8 mesi);
33
- rimozione della residua decorazione murale degli
spezzoni delle vele crollate (tra cui il Cristo della vela
di S. Girolamo) e di una coppia di Santi nell’arcone
di ingresso per consentirne la ricostruzione, con
successive operazioni di restauro in laboratorio,
applicazione su nuovo supporto e ricollocazione
sulla volta (10 restauratori per 2 mesi);
- recupero, consolidamento e ricollocazione di una
34
35
25
quota parte (30% circa) dei mattoni originali con
frammenti di affresco ancora adesi in corrispondenza della parte bassa dei 2 archi trasversali crollati (10
restauratori per 2 mesi)
Dipinti in frammenti
- Recupero dei materiali crollati dalle volte e selezione
di circa 300.000 frammenti di affresco: il primo effettuato da Vigili del Fuoco guidati da restauratori e
storici dell’arte (circa 10 per 2 mesi), l’altra da volontari (circa 20 per 6 mesi) guidati da restauratori e
conservatori;
- ricerca degli attacchi e posizionamento dei frammenti relativi agli 8 Santi ed alla vela di S. Girolamo;
- riassemblaggio dei frammenti appartenenti agli 8
26
36
Santi e primi sviluppi di quello relativo al S.
Girolamo; ricomposizione, applicazione su nuovo
supporto, restauro e ricollocazione dei Santi Rufino
e Vittorino (recuperati rispettivamente all’85% ed
all’80%);
- acquisizione digitale dei 120.000 frammenti relativi
alla vela di Cimabue con conseguente costituzione
di un “archivio virtuale” corrispondente al magazzino dei frammenti reali, come primo momento di un
progetto di loro riassemblaggio informatizzato, parzialmente finanziato dalla Unione Europea.
Figg. 36 - 41 - I Santi Vittorino e Rufino prima, durante e dopo
il restauro.
37
38
Dati e informazioni essenziali
Alcune cifre
- Restauro affreschi della
Basilica Superiore non crollati ............mq
5.000
- 100.000 ore di lavoro di restauratori: .....£ 3.500 ml
- interventi sui dipinti in frammenti
180 mq - 300.000 frammenti
45.000 ore di lavoro: .................................£ 1.000 ml
Fonti di finanziamento
Governo Italiano .........................................£. 3.833 ml
Unione Europea .........................................£.
200 ml
Donazioni per borse di studio ...................£.
360 ml
Donazione per restauro frammenti...........£.
107 ml
40
41
39
27
Fig. 42 - Riassemblaggio della vela
di S. Girolamo: primo stato di avanzamento
28
Responsabilità del restauro
Istituto centrale del restauro (Ministero Beni e attività
culturali):
Dr. Giuseppe Basile, storico d'arte presso l'ICR, progettista e direttore lavori
Fig. 43 - Angelo
nella volta dei
Grandi Intercessori: particolare dopo l’intervento di
reintegrazione delle lacune.
Assistenza alla progettazione e ddl restauro
Ufficio Direzione Lavori (ICR) :
Carla D'Angelo restauratrice, responsabile tecniche di
intervento - Ulderico Santamaria, chimico, responsabile idoneità materiali restauro - Francesco Sacco,
architetto, responsabile documentazione grafica - Rita
Batacchi, architetto, responsabile aspetto amministrativo - Rocco D'Urso, geometra, responsabile aspetto
amministrativo
Collaborazione alla progettazione e ddl restauro
Gisella Capponi, architetto ICR, "interrelazione"
muratura-dipinto murale - Sandro Massa, fisico CNR
Centro studi di Roma, interazione manufatto-ambiente - Sergio Omarini, Unità salvaguardia Patrimonio
artistico ENEA, diagnostica - Angelo Rubino, fotografo
ICR, documentazione digitalizzata immagini
Fig. 44 - Morte di S. Francesco: particolare con saggi di rimozione dello strato di polvere tenacemente adesa.
Collaborazione alla progettazione ed alla ddl per gli
interventi sui frammenti
Gruppo studio e progettazione riassemblaggio frammenti:
Francesca Cristoferi, storica d'arte SBAAAS Umbria,
funzionario di zona - Paola Passalacqua, restauratrice
SBAAAS Umbria, responsabile tecniche intervento Lidia Rissotto, restauratrice ICR, responsabile tecniche intervento - Gianna Musatti, restauratrice SA di
Roma, responsabile tecniche intervento - Maria
Andaloro, ordinaria di Arte Bizantina, direttore
29
Laboratorio diagnostico Università di Viterbo - Paola
Pogliani, specializzanda Facoltà Conservazione
Università di Viterbo
Gianni Iacovitti, Università di Roma "La Sapienza",
INFOCOM, informatizzazione riassemblaggio Gaetano Scarano, assistenza informatizzazione riassemblaggio - Angelo Rubino, acquisizione digitale
frammenti ("archivio virtuale").
Responsabilità generale
- Dr. Mario Serio, Commissario Delegato, Direttore
Generale Ufficio Centrale BAAAS del Ministero BAC
- Ing. Luciano Marchetti, Vicecommissario, Ingegnere
presso Soprintendenza BAA di Firenze
Collaborazioni Enti
CNR - Centro studi di Roma ( prof. Sandro Massa)
ENEA- Unità Salvaguardia patrimonio artistico (dr.
Sergio Omarini)
Università La Sapienza, INFOCOM (prof. Gianni
Iacovitti)
Università La Sapienza, Scuola Specializzazione Storia
dell’Arte (prof. Marisa Dalai Emiliani)
Università di Viterbo, Facoltà Conservazione ( Prof.
Maria Andaloro)
Università di Perugia, Facoltà di Ingegneria (Prof.
Mario Cotana)
Ministero BAC (Soprintendenza Umbria, BAS Roma,
BAA Roma, Archeologica Roma, BAS Liguria)
Operatori del restauro (e dei correlati interventi)
sui dipinti della Basilica Superiore
- ditte di restauratori di opere d'arte con precedente
attività nella Basilica (50 per 2 anni in media) sui
30
Fig. 45 - Presepe di Greccio: particolare con saggi di pulitura dalla polvere.
frammenti:
- Vigili del fuoco (10 per 2 mesi, in media), guidati da
specialisti
- Volontari (20 per 6 mesi, in media), guidati da specialisti restauratori del Ministero (coordinamento
tecnico),
- borsisti dell'Università di Viterbo (8) e di Roma La
Sapienza (4)
- ditte di restauratori di opere d'arte già operanti nella
Superiore ( 10 per 8mesi)
- fotografi e grafici del Ministero (acquisizione digitale frammenti)
Ditte operanti
- Associazione Temporanea di imprese Tecnireco per
il restauro dei dipinti della Basilica Superiore (CRC,
Sarmati, Zanardi, Erre C, Giantomassi e Zari,
Officina, SEI, CBC, CTR di Paola Cinti, CB Art, CO
REST)
- Associazione Temporanea di imprese CTR di Paola
Cinti per il restauro dei frammenti (CBC, TECNIRECO, CB.art, CRC, RE.AS, DART, RECO, Giantomassi e
Zari, Doneux, Siconolfi, De Monte, Cenci, Borghini,
Martenson, Tommasetti, Mariani, Scioscia, White)
- Antonio Quattrone per la documentazione fotografica di cantiere
ATTIVITÀ DELL’ISTITUTO CENTRALE
DEL RESTAURO IN BASILICA
Si dà qui un elenco schematico delle attività svolte e
coordinate dall’ICR in forza dell’incarico ministeriale
n. 284 del 22 gennaio 1998 (progettazione e direzione
di tutti gli interventi necessari al restauro del patrimonio figurativo della Basilica) e n. 2086 del 20 luglio
1998 (“coordinamento indagini, analisi ed esami
scientifici relativi al restauro della Basilica, con particolare riguardo ai test su idoneità e compatibilità dei
prodotti da impiegare”).
Principali attività svolte dall’ICR
- Restauro completo dei dipinti murali della Basilica
Superiore;
- recupero, selezione e classificazione di circa 300.000
frammenti;
- acquisizione informatizzata dei 120.000 frammenti
della vela di Cimabue;
- riassemblaggio, restauro e ricollocazione di parti
(30%) degli archi trasversali
- riassemblaggio degli 8 Santi crollati dalla volta (28
mq);
- restauro e ricollocazione dei Santi Rufino e Vittorino
(7 mq);
- interventi conservativi d’urgenza sulle vetrate;
- acquisizione informatizzata di tutti i dipinti murali
della Basilica Superiore;
- acquisizione informatizzata di tutte le vetrate della
Basilica Superiore;
- sistema fisico di deumidificazione della parete
bagnata;
- studio per il ripristino del monitoraggio microclimatico antecedente al sisma;
31
- studio per inibire fenomeni di condensa nell’estradosso della volta;
- modello di simulazione condizioni ambientali nel
sottotetto;
- studio fattibilità ricostruzione virtuale vele crollate e
relativo modello;
- studio fattibilità filtro microclimatico all’ingresso
della Basilica;
- indagini e prove di laboratorio per la messa a punto
della malta per il consolidamento degli affreschi
della volta e del loro supporto murario;
- indagini, modelli e prove di laboratorio sulla funzionalità delle strutture di supporto della volta in funzione di prevenzione antisismica;
- studi sperimentali per la messa a punto di metodi
diagnostici sulla penetrazione delle malte di consolidamento delle murature.
Il materiale contenuto nei Quaderni
è consultabile presso la pagina Web
http://www.beniculturali.it/icr
Fig. 46 - Testa di figura muliebre allegorica proveniente con
ogni probabilità dalla decorazione murale originaria dell’abside della Basilica Inferiore, cortesemente messa a disposizione dal Museo Nazionale di Budapest per studi e indagini finalizzate possibilmente a verificarne la provenienza
e ad identificarne l’autore.
32
Ricerche e sperimentazioni
I MATERIALI COMPOSITI
FIBRORINFORZATI PER IL
CONSOLIDAMENTO DELLE VOLTE
DELLA BASILICA SUPERIORE
DI SAN FRANCESCO.
VERIFICA DELLE CARATTERISTICHE
CHIMICHE, CHIMICO-FISICHE,
FISICO-MECCANICHE
E DELLA DURABILITÀ.
G. Capponi, C. D'Angelo, U. Santamaria (ICR), S. Massa
(CNR Roma), S. Omarini, G. Filacchioni (ENEA)
stiche dei materiali base, verificarne il loro comportamento a sollecitazioni termoigrometriche per arrivare
ad accertare le possibili interferenze con la conservazione dei dipinti.
Per ottimizzare i tempi con la collaborazione dei tecnici dell'ENEA e del CNR, è stato elaborato un programma delle diverse attività con il diretto coinvolgimento di tutti i soggetti interessati dai progettisti ai
produttori dei materiali, agli esecutori dell'intervento
stesso.
Sono stati verificati preliminarmente i materiali costitutivi dei compositi fibrorinforzati (resine epossidiche
e tessuti in fibra aramidica) prima singolarmente e poi
assemblati secondo le modalità previste nel progetto.
Il compito affidato all'ICR dal Commissario delegato,
di garantire il coordinamento delle indagini, analisi ed
esami scientifici relativi al restauro della Basilica di
San Francesco con particolare riguardo ai test su idoneità e compatibilità dei prodotti da impiegare, si è
rivelato particolarmente impegnativo in occasione
dell'esame dei compositi fibrorinforzati utilizzati per il
consolidamento strutturale.
La fibra costitutiva del tessuto multiassiale impiegato
è un'aramide di natura poliammidica e la specifica
tipologia scelta KQX è caratterizzata da fibre non
intrecciate ma semplicemente adagiate nelle varie
orientazioni e consente un incollaggio con modesti
quantitativi di resina. Anche i dati sul comportamento
del tessuto sono stati forniti dai produttori.
Le scelte operate per il consolidamento strutturale
hanno posto in campo materiali di tipo sperimentale
che nel restauro monumentale non hanno trovato
ancora applicazioni controllate e verificate nel tempo
e che anche nell'applicazione su strutture moderne
non dispongono di una specifica normativa di controllo.
Le due resine adottate nell'intervento (MAPEI Epojet e
Adesilex PG1), secondo i dati fornite dalla Società produttrice, sono entrambe caratterizzate da una elevata
resistenza a flessione e compressione con valori più
elevati per l'Epojet mentre l'Adesilex risulta più resistente a trazione e con un minor allungamento e ritiro.
Si trattava quindi di acquisire, nei tempi brevi concessi dall'andamento dei lavori, dati relativi alle caratteri-
La verifica del comportamento fisico-meccanico dei
materiali fibrorinforzati si è basata sulle prove proget-
33
tate e definite nelle specifiche tecniche elaborate dal
gruppo degli strutturisti ed eseguite presso il laboratorio EDILTEST di Battipaglia individuato dagli stessi
strutturisti e dalla società SACEN, esecutrice dei lavori.
Presso i laboratori EDILTEST è stato verificato il comportamento delle diverse tipologie degli elementi
costitutivi i supporti strutturali da porre sull'estradosso delle volte della Basilica:
- piastra nervata ancorata su un supporto di muratura;
- tessuti di fibra aramidica KQX230 e KQX360 incollati
con resina;
- nervatura scatolare isolata con nucleo centrale con
strati di compensato marino di mogano.
Compito dell'Istituto, coadiuvato dai tecnici
dell'ENEA, è stato preliminarmente quello di verificare che i dati ottenuti fossero rappresentativi e caratterizzanti il comportamento dei compositi.
I dati forniti dalle prove sui campioni sopraindicati
sono risultati buoni in quanto i valori registrati erano
di gran lunga maggiori di quelli previsti in fase di progetto.
Per acquisire dati sulla durabilità dei singoli elementi
si è ritenuto necessario verificare il comportamento di
alcuni elementi dopo alcuni cicli di invecchiamento
artificiale eseguiti direttamente presso i laboratori
dell'Istituto. I campioni sono stati sottoposti a 23 cicli
con variazioni di temperatura da +45 a -15 per un totale di 506 ore. Al termine dell'invecchiamento i campioni, che mostravano evidenti alterazioni cromatiche, sono stati trasferiti presso i laboratori EDILTEST e
sottoposti a prove di resistenza a trazione con le stesse
34
modalità impiegate per i campioni non invecchiati.
I valori ottenuti sono risultati confrontabili con quelli
dei campioni non invecchiati ed è apparso evidente
che l'effetto delle variazioni termoigrometriche non
aveva influito sull'interfaccia resina epossidica/mattone mantenendo buona l'adesione.
I1 ruolo determinante svolto nel sistema di consolidamento dalla tenuta del giunto di adesione ha suggerito di approfondire, con la collaborazione della MAPEI,
le verifiche predisponendo una nuova serie di campioni costituiti da mattoni originali delle volte della
Basilica recuperati dal crollo su cui si è incollato il
fibrorinforzato. Allo scadere dei diversi cicli di invecchiamento (7,14,21 e 31) i mattoni sono stati sottoposti a prove di pull-out verificando il comportamento
della resina con analisi FTIR, XRD e TMA. Le misure di
resistenza allo strappo non hanno fatto 1ivellare variazioni dei valori medi mentre le analisi sulla resina
hanno evidenziato come durante l'invecchiamento
accelerato si verifichi un invecchiamento della reticolazione della struttura del polimero.
A completamento delle verifiche sull'efficacia del
sistema di consolidamento, all'interno di ampi spazi
messi a disposizione dalla SACEN sono stati allestiti
elementi strutturali in fibrorinforzati applicati su
strutture murarie in mattoni per simulare situazioni
analoghe a quelle progettate per le volte della Basilica
Superiore. Tali prove, di cui occorre sottolineare il
carattere puramente orientativo, hanno tutte fornito
un esito positivo considerato anche che si sono applicati carichi maggiori di quelli previsti in fase di progetto.
Nella valutazione globale dei dati positivi acquisiti con
le diverse prove si è ritenuto di non dover sottovalutare che la capacità adesiva della resina può essere
comunque fortemente condizionata dalle condizioni
del supporto (disgregazione, strati di polvere, umidità,
ecc.). Consapevole di ciò l'Istituto, in accordo con la
società fornitrice delle resine, ha redatto un apposito
capitolato finalizzato ad assicurare un pieno rispetto
delle procedure di messa in opera dei materiali stessi
al fine di garantire loro un comportamento analogo a
quello dei test sperimentali.
A1 termine dei lavori sarà necessario attivare un programma di verifica di quanto messo in opera considerando in particolare che le conoscenze sulle resine
epossidiche segnalano come la durabilità degli interventi eseguiti con tali materiali possa essere influenzata, oltre che dalle modalità di applicazione, da condizioni ambientali e dall'invecchiamento fisico tipico
delle stesse resine polimeriche.
Saranno quindi ancora puntuali controlli e assidui
interventi di manutenzione a poter garantire la conservazione della Basilica di San Francesco sia per assicurare le prestazioni delle nuove strutture di sostegno
che per salvaguardare i preziosi affreschi.
Hanno partecipato inoltre alla sperimentazione:
Esperti Società MAPEI, S.A.C.E.N. Laboratorio EDILTEST di Battipaglia, SPC Srl.
35
Ricerche e sperimentazioni
VALUTAZIONE DELLA PROBABILITÀ
DI CONDENSAZIONE NELLA VOLTA
DELLA BASILICA
S. Massa - CNR, Cause Deperimento e Metodi di
Conservazione Opere d’Arte
Nelle volte della Basilica è facile vedere la raffigurazione del cielo originalmente azzurro, trasformato in
alcune zone in macchie di colore verde. Questo fenomeno corrisponde alla trasformazione della azzurrite
(azzurra) in malachite (verde) e si considera facilitata
in presenza di umidità. Qualunque intervento sulle
volte avrebbe dovuto tenere conto di questo problema
e quindi evitare la formazione di fenomeni di condensa sia in superficie che all’interno delle murature affrescate. Pertanto per valutare le conseguenze di una
impermeabilizzazione, anche se assai parziale, della
volta con resina epossidica, resasi necessaria per risolvere problemi di stabilità strutturale, sono state impostate due ricerche di natura teorica/numerica e sperimentale.
a) Da un punto teorico è stato analizzato il campo termico determinato dalla sovrapposizione di uno strato
di resina epossidica su tutta la superficie superiore
della volta. Per questo è stato utilizzato il metodo di
Glaser, imponendo condizioni limiti al contorno,
compatibili con i dati ambientali già registrati negli
anni passati, e facendo varie ipotesi sulle caratteristiche termiche dei mattoni di cui è costituita la volta.
È risultato che non era possibile impermeabilizzare
completamente la volta a causa della caratteristica di
impermeabilizzazione della resina se non si voleva
correre il rischio di condensa all’interno della muratura.
Il metodo di Glaser usato, in quanto monodimensionale, non era in grado di valutare il problema di una
copertura limitata della volta stessa. Pertanto per valutare le situazioni che si venivano a creare al variare
dello spessore e della larghezza dello strato impermeabile, è stato necessario sviluppare dei modelli di
parete bidimensionale a facce piane parallele facendo
uso del metodo degli elementi finiti. Analizzando il
campo termico nelle condizioni suddette è risultato
che la muratura era abbastanza sicura dai rischi di
condensa qualora le strisce di resina impermeabile
fossero contenute entro una larghezza di circa 20 cm.
Naturalmente nella volta non si trovano sempre condizioni assimilabili a pareti con facce piane-parallele,
per cui è stato necessario simulare anche il caso di
attacco della volta sulla muratura portante e realizzare
un modello (fig. 47) in grado di schematizzare alcune
di queste situazioni. I risultati raggiunti, rispettando le
condizioni suddette, sono stati rassicuranti anche in
questo caso.
b) Per quanto riguarda la parte sperimentale, sono
stati realizzati due manufatti riproducenti una sezione
della stessa, con mattoni originali della Basilica caduti
nel crollo della volta. Ciascun manufatto, su una faccia
è stato intonacato e rivestito con azzurrite. Sull’altra
faccia del manufatto è stato poi applicato uno strato di
resina larga circa 20 cm (fig. 48). Tali campioni sono
stati isolati termicamente ai lati con poliuretano ed
immessi in una camera climatica. Lo sportello della
camera climatica è stato modificato utilizzando una
lastra trasparente di policarbonato opportunamente
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sagomata in modo da consentire al manufatto di essere assoggettato nelle sue due facce a due condizioni
ambientali diverse, quella interna alla camera e quella
esterna della stanza, entrambe controllabili in temperatura ed umidità. In tal modo si potevano simulare le
condizioni interne alla Basilica superiore e quelle del
sottotetto.
All’interno dei manufatti è stata inserita una stecca di
vetronite sulla quale sono stati allocati quattro sensori
di temperatura ed alcuni rilevatori di condensa opportunamente distribuiti. Quest’ultimi funzionano valutando la variazione di resistenza elettrica tra due punti
che sigenera in presenza di acqua. Con le prove fatte e
ripetute, pur variando in maniera estrema le condizioni al contorno, non sono stati registrati fenomeni di
condensa, né tantomento le condizioni termiche rilevate potevano lasciar pensare a situazioni di pericolosità.
Successivamente la sperimentazione è stata spinta,
imponendo sulla faccia rivestita di azzurrite, posta
all’interno della camera climatica, condizioni prossime alla condensazione. Anche in questo caso non si è
manifestata la trasformazione temuta da azzurrite a
malachite, tuttavia questo non significa che tale trasformazione non possa manifestarsi in tempi sufficientemente lunghi. Pertanto onde essere sicuri che
questo non avvenga è necessario predisporre tutti gli
accorgimenti necessari ad evitare situazioni critiche a
tempi lunghi. In particolare andrebbero stabilizzate e
controllate le condizioni del sottotetto durante tutto
l’anno evitando situazioni di elevata temperatura ed
umidità dannose sia per la stabilità della resina sia per
la conservazione degli affreschi. La chiusura del rosone, necessaria in parte, per stabilizzare le condizioni
del sottotetto impedisce la funzione originaria di
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Fig. 47 - Il modello studiato in caso di attacco della volta
sulla muratura portante
Fig. 48 - Il manufatto realizzato per la parte sperimentale
smaltimento dell’umidità prodotta all’interno della
Basilica Superiore. Pertanto si è reso necessario stabilire una comunicazione tra la Basilica Superiore e l’esterno al fine di evitare un indesiderato accumulo di
umidità nel sottotetto. Questo comunque non risolve
completamente il problema in quanto è necessario
stabilizzare meglio termicamente ed igrometricamente la condizione del sottotetto al fine di evitare problemi futuri sia alle resine che agli affreschi.
Fig. 49 - La camera climatica.
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IL RIPRISTINO DELL’ALTARE PAPALE
A. Polli
Era difficile correlare le poche fotografie prese in
campo lungo dell’Altare Papale della Basilica
Superiore di Assisi dateci insieme a quei reperti, scaglie, sfaldature e frammenti lapidei e dettagli musivi
sbriciolati di tessere in mosaico - accatastati o stivati
in una trentina di cassette e scatole di plastica e su
una diecina di pallets.
Ma i nostri restauratori non si persero d’animo.
Fu portato tutto a Firenze e nell’antico Opificio
Sollazzini fu iniziata l’opera di restauro.
Si cominciò con il catalogare e fare una cernita dei
vari frammenti del paliotto individuando per loro
una collocazione di massima in base anche alle cromie ed ai motivi decorativi dei mosaici.
Lo stesso fu fatto per le alzate della predella dove le
distonie decorative tra le varie sezioni comportavano
grande difficoltà reidentificativa.
Si arrivò finalmente, dopo una lunga serie di tentativi, a poter definitivamente prendere una decisione
quantitativa e qualitativa circa le tessere di mosaico
vetroso, distinte per colore, toni di ori vari, dimensione e forma, da ordinare alle vetrerie per poter integrare, senza neutri, quanto non era più possibile
ricomporre integralmente con il resto del disponibile.
Ci si coinvolse allora, in attesa dell’approntamento
del materiale per il mosaico, nel restauro lapideo.
Fig. 50 - Si reidentificano i frammenti di mosaico
Fig. 51 - Un pannello del paliotto rimesso insieme
La mensa
Come già premesso in fase di studio, non essendo
possibile né conveniente dati i prevedibili risultati e
compatibilmente con la possibilità di reperimento
estrattivo, fu deciso di ricavare la Mensa da un nuovo
blocco, dal momento che i 27 grandi settori di rottu41
Fig. 52 - Un pannello del paliotto rimesso insieme
Fig. 53 - I canali per le barre di acciaio di ancoraggio dietro i pannelli del paliotto
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ra conservati, insieme ai diversi numerosi ma insufficienti piccoli e medi frammenti, non avrebbero permesso la completa ricostruzione necessitando anche
di molti nuovi tasselli alla mosaica, che comunque
avrebbe dato come resultato un falso monolite certamente valido da un punto di vista strutturale, ma
visivamente molto ragnatelato per l’adesivazione
non sempre irrilevante delle troppe e non perfette
commettiture sui giunti di rottura.
Si sarebbe addivenuti quindi ad un lastrone non
all’altezza dell’importanza del manufatto.
E qui dobbiamo ringraziare la collaborazione del Sig.
Gorietti che, comprendendo l’importanza della questione, con il suo impegno e la sua tenacia,
nell’Agosto del 1999 riuscì ad estrarre dalla sua cava
di Pietra Rosa del Subasio, un blocco dal quale poter
ricavare la nuova Mensa Monolitica nelle sue eccezionali misure tridimensionali.
Il blocco grezzo fu così portato a Firenze, fresato
all’esatte misure, rettificato allo spessore, modanato
e corniciato perimetralmente.
La finitura delle parti in vista fu fatta a pelle d’ovo,
come d’altronde anche tutte le altri superfici lapidee
(paliotto, predella, pedate ed alzate): questo per evitare effetti di riflessi in caso di finiture lucide e per
maggiormente risaltare la brillantezza dei mosaici.
Il paliotto
I sei lastroni costituenti i due frontali (anteriore e
posteriore in due pezzi) ed i due fianchi del paliotto
dell’Altare erano in condizioni di minor degrado,
rispetto alla Mensa, anche per la completezza dei
reperti, nonostante le gravi rotture e le numerosissime frammentazioni nella parte lapidea ed anche
specialmente nei decori in mosaico.
Questo perché nel crollo della volta, la Mensa aveva
fatto per così dire da protezione.
Furono quindi rimessi insieme con resine speciali
tutti i vari pezzi ed ogni elemento fu collocato a faccia giù su un piallaccio per potervi eseguire posteriormente diversi canali in varie direzioni ortogonali
alle rotture, nei quali si murarono a malta cementizia
barre di piatto in acciaio di grosso spessore.
Fig. 54 - Si inizia a ricomporre e montare il mosaico
I mosaici dell’altare
Nei pannelli in Pietra del paliotto furono ricollocate
tutte le tessere originali integrandole con quelle
nuove fatte appositamente fabbricare a Venezia,
ricomponendo in dettaglio tutte le decorazioni nei
vari disegni e cromie.
Il lavoro dei ns. mosaicisti ha costituito la parte più
impegnativa, lunga e difficile di tutta l’opera.
Il pavimento e le pedate della predella
Ricalcando i disegni e gli spartiti originali sono stati
altresì rifatti i campi del pavimento della predella
usando i due toni di colore avorio e rosa della Pietra
del Subasio. Anche un certo numero di nuovi elementi per l’ultima pedata, sono stati fatti nuovi e le
varie zone degli scalini danneggiati dal crollo sono
state accuratamente tassellate.
Le alzate della predella
Essendo gli scalini originali di massello, non era possibile ricreare le casse nelle alzate danneggiate o
degradate. Sono stati quindi rifatti degli elementi a
tassello di pietra opportunamente scassettati, dove è
stato rimodellato il mosaico per adeguarsi ed in tal
modo ricompletare la continuità anche di queste
fantasiose decorazioni.
Le pilastrine
Sia le quattro pilastrine d’angolo in Marmo Bianco
Statuario che quella posteriore centrale in Avorio del
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Subasio sono state rifatte nuove, conformi agli originali, con intervento scultoreo per i capitelli ornati a foglie e le formelline corniciate.
Anche in questo caso, come per la Mensa, non era
opportuno e conveniente procedere al restauro di
quelle originali date le loro condizioni di estremo
degrado e la mancanza di troppi frammenti.
È d’obbligo ringraziare le nostre restauratrici e
restauratori che hanno portato a termine l’opera
con motivato impegno e competente esperienza.
Un plauso anche ai marmisti che hanno rimontato
in opera tutto l’Altare, con grande attenzione e precisione, anche in considerazione delle dimensioni
ed i pesi dei vari pezzi.
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Fig. 55 - La Mensa disegnata sulla bancata in cava prima di
estrarla
L’ENEL PER LA BASILICA
DI S. FRANCESCO
M. Dal Co (Direttore Immagine e Comunicazione)
All’indomani del terremoto che ha colpito Umbria e
Marche, Enel con le sue strutture tecnologiche ha
voluto realizzare una serie di iniziative in favore
delle popolazioni e della salvaguardia e il ripristino
dei monumenti di inestimabile valore colpiti dal
sisma.
Tra queste, merita una particolare considerazione
l’attivazione di un sistema di monitoraggio dinamico presso il Sacro Convento e la Basilica di Assisi,
per studiare l’entità degli effetti del terremoto sugli
edifici e le loro modalità di risposta. Tale sistema,
che rimarrà in funzione fino al 2001, consentirà di
valutare l’efficacia degli interventi di consolidamento che verranno eseguiti, permettendo cosi di
variarne le modalità in tempo utile nel caso si rivelassero inadeguati.
Nell’aprile del 1998, Enel con la collaborazione dei
Frati del Sacro Convento, dell’Istituto Centrale per il
Restauro e della Soprintendenza per i Beni
Ambientali Architettonici Artistici e Storici
dell’Umbria - Perugia, ha curato ed allestito una
mostra permanente che attraverso le immagini
fotografiche della Basilica ha cercato di tener vivo il
ricordo di quelle opere divenute inaccessibili a
causa del sisma. La mostra denominata “Aperta per
restauri”, è tuttora allestita nella città di Assisi.
L’area del complesso basilicale, inoltre, è stata
oggetto di un intervento illuminotecnico volto a
ripristinare il sofisticato impianto, realizzato da
Enel già nel 1991 che aveva interessato gli interni
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della Basilica Inferiore e Superiore di San Francesco, dando nuova vita agli splendidi affreschi. Un
progetto basato sulla opportuna valorizzazione
della chiesa sia come luogo religioso che come
monumento.
L’impianto di illuminazione della Basilica Superiore
ha subito, infatti, gravi danni a seguito del terremoto del 1997. Tutte le caratteristiche di alta tecnologia
previste dal progetto originario sono state nuovamente rispettate Per l’illuminazione delle pareti e
delle volte, sono state utilizzate lampade ad alogeni
a bassissima tensione, particolarmente adatte a far
risaltare i colori degli affreschi. Il piano di calpestio
e l’altare sono stati invece illuminati con lampade
ad alogenuri, per venire incontro all’esigenza di
assicurare il livello di illuminamento prefissato per
le funzioni liturgiche insieme alla necessità di limitare l’ingombro dei centri luminosi. Con questo
impianto, la luce immessa negli ambienti interni ha
le stesse tonalità della luce naturale diurna. È stato
possibile realizzare, inoltre, cinque tipi di accensione diversificando il livello di illuminazione anche
tra le funzioni religiose normali e quelle solenni,
ottenendo una migliore razionalizzazione dell’energia elettrica. La potenza totale installata è di
circa 30 kW con 284 apparecchi di illuminazione. I
lavori, conclusi il 15 novembre 1999, sono stati realizzati da So.l.e, la società del gruppo Enel nata per
dare luce alle città e per migliorare la visibilità dell’ambiente urbano valorizzando il patrimonio artistico monumentale attraverso l’utilizzo di innovazioni tecnologiche per la tutela ambientale e la
sicurezza.
C
erco di immaginare che cosa potrà significare entrare, tra non molti giorni, nella Basilica Superiore di S.
Francesco, liberata dalla selva dei ponteggi che ne faceva una sorta di strano enorme salone di metallo, ripulita nei
suoi affreschi, ben illuminata, con l’altare ricostruito al centro del presbiterio. L’emozione, senza dubbio, sarà grande. Rimarrà, certo, il vuoto degli affreschi perduti (ma ci è stato detto, non definitivamente). Quei due “neutri” nella
grande volta consolidata e splendente saranno come due cicatrici che ci ricordano le grandi ferite subite dal tempio in quel tragico 26 settembre 1997.
Sono sicuro che il mio pensiero andrà inevitabilmente alla desolante visione che ebbi quando, la mattina del giorno seguente al terremoto, mi affacciai a guardare l’interno della Basilica Superiore: qualcosa che assomigliava
all’effetto di un bombardamento. E il pensiero andrà anche, commosso, a coloro che, in quel tragico giorno, in quel
luogo hanno perduto la vita.
La Basilica di San Francesco restaurata, resa nuovamente accessibile a tutti, sarà un grande dono. Un dono per tutti
i francescani, i quali amano quel tempio nel quale la straordinaria bellezza spirituale di Francesco viene cantata
dalla straordinaria bellezza artistica uscita dalle mani di sommi maestri. Un dono per tutti i devoti e gli ammiratori di San Francesco, anche non cattolici e non cristiani, che in quel luogo incontrano il piccolo, povero e affascinante “fratello universale”. Un dono per i visitatori che giungono ad Assisi da tutto il mondo e che nella Basilica
Superiore si trovano di fronte ad uno dei capitoli più suggestivi dell’arte italiana. Un dono anche agli assisani, ai
quali, in un certo senso, come concittadini di Francesco, questo luogo santo e stupendo appartiene ed è particolarmente caro (e ci auguriamo che tutti gli assisani e gli umbri che il terremoto ha strappato alle loro case possano
ritornarvi quanto prima).
Non è da dimenticare poi che questa restituzione della Basilica Superiore avviene alla vigilia dell’apertura del
Grande Giubileo. Perciò essa è un dono anche per tutti quei pellegrini, presumiamo numerosi, che alla visita alle
tombe dei santi Pietro e Paolo vorranno aggiungere la visita alla tomba di colui che è stato definito il più perfetto
imitatore di Cristo.
Chi riceve un dono non può non esprimere la sua gratitudine al donatore. Il numero delle persone da ringraziare,
in questo caso, è davvero grande, perché tantissimi sono coloro che, a livello diverso e con diverse competenze,
hanno profuso energia, intelligenza e dedizione per giungere a questo traguardo e - fatto da sottolineare - in tempi
singolarmente brevi. A tutti loro desidero esprimere, in particolare, il cordialissimo “grazie” di tutti i francescani.
Ma il grazie sincero si eleva anche - per usare le parole di Francesco - all’ “Altissimo, onnipotente bon Signore”, Colui
che, con il Santo di Assisi, noi riconosciamo come “il bene, il sommo bene”, colui “che fa cose stupende”.
Fra Agostino Gardin
Ministro generale dei Frati minori conventuali
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