Formato A4

Transcript

Formato A4
“VOLETE ANDARVENE ANCHE VOI?”
Percorso penitenziale utilizzato per gli adulti in occasione
del XXV Congresso Eucaristico Nazionale 2011
Dal Vangelo secondo Giovanni (6, 53-71)
Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora
Gesù ai Dodici: “Volete andarvene anche voi?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo?
Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Gesù riprese:
“Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!”. Parlava di Giuda, figlio
di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici.
Il brano del Pane di Vita offre diversi motivi di riflessione che possono aiutarti a preparare il tuo cuore
all’esame di coscienza e all’incontro con la misericordia del Padre. Le tue attese, i tuoi dubbi, le tue
fatiche e le tue gioie di questo momento, sono la via attraverso la quale il Signore desidera entrare
nella tua vita.
“Volete andarvene anche voi?”
Signore, le tue parole mi scuotono. Perché mi parli così? Io ti sono sempre stato fedele, ho risposto alla
tua chiamata, queste parole non sono per me, non mi riguardano. Eppure, proprio perché ti ho scelto
mi toccano profondamente.
Non è sempre facile mantenere alto lo sguardo, così anche a me può essere capitato di non sapere
più perché ti seguo, di non saper rendere ragione, a volte nemmeno più a me stesso, delle mie scelte,
anche di quelle buone. In questo modo la vita trascorre con la percezione di averne perso il significato
vero, quello che illumina.
Com’è stato per i Dodici, così è per me oggi. La tua domanda attraversa i secoli e mi provoca direttamente.
È come se fossi all’inizio di tutto. Capisco che mi chiedi una scelta per Te, che vuoi una risposta totale.
Tu vuoi tutto, mi chiedi tutto. Mi chiedi il tutto della mia vita, ogni giorno, in ogni più piccola circostanza.
Forse intuisco cosa vuoi da me, e devo confessare che a volte il tuo amore così esigente fa paura.
È forte il bisogno di silenzio. Davanti alla tua richiesta ci si gioca tutto. “Chi sei veramente, Signore?”.
È da qui che devo ripartire: riscoprire la verità della tua Persona, e alla luce di questa verità comprendere
fino in fondo chi sono io e ciò a cui mi chiami.
1
Gesù: l’Amore del Padre
È un momento decisivo, questo. Hai appena pronunciato parole dure, che hanno indotto tanti a lasciarti,
e sulle quali anche i tuoi intimi vacillano: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e
io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia
di me vivrà per me” (Gv 6,56-58). Sono parole misteriose, indecifrabili, quasi violente. Parli di carne
da mangiare e di sangue da bere. Non si può rimanere indifferenti. Tanti si allontanano scandalizzati:
è fuori di sé, uno che parla così non merita più alcuna fiducia. Rimangono i Dodici, e a loro chiedi di
prendere posizione: a loro, che ti hanno seguito e ai quali ti stai rivelando in modo speciale. Per la
relazione che hanno con Te intuiscono che nelle tue parole si cela la promessa di un amore senza
confini. Stai chiedendo loro un passo faticoso, per entrare ancora di più nell’esperienza dell’incontro
con Te: in Te Dio li ha chiamati in modo unico e speciale, in Te il Suo amore li sta trasformando e
purificando, li sta rendendo uomini nuovi.
La tua vita di Figlio prediletto diventa anche la loro, diventa la mia: “Come il Padre ha amato me
anch’io ho amato voi”. E amare Te, lasciarsi amare da Te, non è semplicemente una questione di buoni
sentimenti, di forti emozioni, di valori, o di un piacere passeggero. È un dono di sé gratuito, concreto,
totale e fedele quello che Tu dai e domandi, e mira a una comunione per sempre. Questo traspariva
in ogni aspetto della tua vita insieme a loro: nei tuoi giudizi, nelle tue parole e nelle tue azioni, in ogni
circostanza, in Te l’amore del Padre si rendeva presente. Quella “carne” e quel “sangue” si spiegano
solo nel linguaggio dell’amore: in tutto ciò che si è e si fa, ci si dona per l’amato. La tua promessa è
questa!
Oggi particolarmente ho bisogno di riscoprire che il senso della mia vita sta nel “vedere” e “toccare” il
tuo amore, che la fede è incontro con Te.
La mia presenza qui, Signore, esprime il profondo desiderio di rialzare lo sguardo per riscoprirti con
rinnovato stupore nel tuo amore per me.
Chiamati nell’Amore per esserne segno nel mondo
Tu chiami così i tuoi amici a scoprire più in profondità la vicinanza con Te e a riconoscere il mistero della
propria chiamata Dopo una notte di preghiera hai chiamato a Te i Dodici (cfr. Lc 6,12). È il segreto di
ogni vocazione: ogni famiglia, ogni sacerdote o consacrato nasce nel dialogo intimo tra Te e il Padre.
La bellezza di un sacerdote, il fascino di una famiglia, sta nel far vedere, far toccare il tuo amore, che è
quello del Padre. Ne abbiamo bisogno tutti, persino i tuoi apostoli, che ti seguivano da alcuni anni ma
ancora non capivano. E così Filippo dà voce al grido silenzioso di ognuno: “Mostraci il Padre e ci basta”
(Gv 14,8).
Tu mi chiedi che tutta la mia concreta esistenza sia una presenza dell’amore del Padre, un dono di me
senza riserve. Ogni aspetto della mia umanità è destinato a questo: ogni pensiero, gesto, parola, e anche
ogni sofferenza… tutto, con la tua grazia, può essere segno della tua amorevole presenza. È questa la
grandezza di ogni vocazione: attirare a Te, affascinare a Te. La tua grazia può trasformare gli sguardi
di due sposi, i loro gesti d’affetto, la cura della casa, l’educazione dei figli, la più piatta quotidianità in
strumento straordinario del tuo amore. Tu chiami il sacerdote ad essere nella sua persona tua presenza
nel mondo: nei sacramenti, ma anche negli affetti, nella preghiera, nell’accompagnamento spirituale.
La vocazione è un dono, il dono di una chiamata generata nella tua comunione, che non si esaurisce
in azioni da compiere correttamente o in criteri personali, ma nasce e resta viva nell’intimità del tuo
2
cuore, l’unico luogo in cui può restare bella e vera come Tu e il Padre tuo l’avete pensata e desiderata.
Oggi, Signore, voglio riscoprire e consolarmi alla grande dignità della mia chiamata: generata nel tuo
amore affinché tutta la mia vita sia una luminosa presenza di Te.
Amore di Dio e senso del peccato
Solo chi è stato “toccato” dal tuo amore e ha riconosciuto la grandezza della propria chiamata sa cosa
sia il peccato. Ecco cosa vuol dire “volete andarvene?”: è la scelta di non rimanere nella tua intimità.
Nel peccato accetto un altro potere sulla mia vita, il potere di colui che separandomi da Te mi separa
anche dagli altri, mi lascia profondamente solo. È il dubbio di sempre, la tentazione di non fidarmi di
Te. Forse il tuo amore è troppo esigente, forse mi chiedi troppo, forse non sai veramente cos’è che
mi rende felice. È un capovolgimento drammatico: il vero diventa falso, il bene si trasforma in male.
Il dono della libertà è sfigurato: non è più la condizione per un dono gratuito, fedele e fecondo, ma lo
strumento della mia solitudine, di aridità e di egoismo.
Oggi sono qui perché anch’io ho subito il fascino di “andarmene” via da Te. Ho creduto che lontano
dalla tua amicizia ci fosse qualcosa di più bello. Non mi sono fidato che nel rimanere in Te ci fosse la mia
gioia vera e il mio cuore si è ritrovato solo, diviso. Oggi desidero ritrovarti pienamente per vivere ciò per
cui mi hai creato e chiamato: rimanere con Te e gli altri in una comunione autentica.
“Solo Tu hai parole di vita eterna”. Luoghi di comunione con Te e con gli altri
È la fede che suggerisce a Pietro la sua risposta vertiginosa: “Signore da chi andremo? Tu solo hai
parole di vita eterna”. Neanche io ho capito tutto, a volte mi sento trascinato dove non vorrei. Ma se
lascio Te, se vado via da Te, dove potrei andare? Solo accanto a Te la mia vita ha senso. Solo con Te
posso vivere quella felicità che il mio cuore desidera. Tu solo sei la risposta al mistero di ciò che sono io:
amato, amato da Te, per amare come Te. Questa è la vita che mi prometti per l’eternità. Questa è la tua
vita, che mi offri in luoghi concreti, nei quali ti fai conoscere, impasti la tua vita con la mia offrendomi
la possibilità di una comunione vera con gli altri. La Chiesa, madre e maestra che mi guida a Te nella
verità. La preghiera, che introduce le mie gioie e le mie prove nel tuo dialogo col Padre, fonte di tutto
ciò che io sono. Le mie relazioni vere e intime, che mi ricordano la tua predilezione per me, luogo
privilegiato in cui educo e sono educato alla santità, in ogni circostanza della mia vita. I Sacramenti,
semplici gesti umani che il tuo Spirito trasforma e rende sacri, realizzando pienamente la tua offerta di
comunione con ogni aspetto della mia umanità. In particolare l’Eucarestia: essere una cosa sola con Te,
il Padre e i fratelli nello Spirito, un vero anticipo di Paradiso.
“Eppure uno di voi è un diavolo!”
Fa impressione ciò che dici di Giuda, uno dei tuoi amici più intimi. Il mistero del male è entrato proprio
nella cerchia di coloro che ti sei scelto. Giuda usa la familiarità che gli hai concesso per tradirti. Anche
Pietro, poco dopo, ti rinnegherà, e quel tradimento gli farà capire con chiarezza tutto il suo niente, la
sua meschinità. Me lo immagino, in quell’alba dopo la tua risurrezione, quando lui e gli altri apostoli
capiscono che sei Tu lo straniero che a riva ha preparato il pasto per loro. Posso vederlo, imbarazzato e
pieno di vergogna nel sentirti improvvisamente pronunciare il suo nome, aspettandosi un rimprovero,
pronto alla rivelazione del suo tradimento di fronte a tutti. E posso immaginare il suo sollievo, il suo
stupore alla tua domanda: “Mi ami?”. Solo il suo farsi piccolo di fronte alla tua grandezza gli permette di
3
rispondere l’unica cosa possibile: “Sì, ti amo!”. Ti ho tradito ma ti amo, perché tutto in me è attratto da
Te, cerca Te, ha bisogno di Te per compiersi. È questa ammissione che permette a Pietro di accogliere
l’unica via di salvezza: il tuo amore, che purifica e redime. Vivere da redenti è questo, riconoscere Te e
la vita nuova che offri, e abbracciarla.
Voglio ripartire da qui, dallo sguardo carico di amore che hai rivolto a Pietro e che oggi rivolgi a me.
Ne ho bisogno, ho bisogno di accogliere il tuo perdono, di lasciarmi cambiare il cuore da Te, di lasciarmi
portare dove Tu vuoi, per riprendere a gioire pienamente della vera vita, la vita eterna, la tua stessa vita.
Fai ora spazio nel tuo cuore alla preghiera, perché il Signore ti illumini nel tuo esame
di coscienza.
Seguire Te, Signore, o seguire il Maligno: in fondo è questa l’opzione che la mia vita mi pone. Andare
via da Te, anche solo interiormente, o ricominciare a seguirti.
• Penso al rapporto con Te, al primato del tuo amore: come si manifesta nella mia vita? Sei al primo
posto, come fondamento di ogni cosa? “Tu solo hai parole di vita eterna”, Tu solo orienti e dai senso
a tutta la mia vita: ho coltivato questa consapevolezza? O di fatto tante volte vivo senza Te, che è poi
contro Te?
• Penso alla Chiesa: in essa ho ricevuto il dono della fede, della comunione con Te e con gli altri.
L’ho amata e mi sono speso generosamente in essa come in una vera famiglia, accogliendo il dono
dell’unità e contribuendo ad una sincera comunione? Mi sono lasciato andare a critiche gratuite o
alla superbia di pensare di poter fare a meno della Chiesa? Ho avuto fiducia e attenzione a ciò che Tu,
Signore, insegni attraverso di essa? Ho cercato di conoscere e di testimoniare il deposito della fede, di
fare miei i contenuti di fede e di morale? Ho accolto i tuoi comandamenti o li ho manipolati, facendomi
io stesso misura di ciò che è bene e di ciò che è male? Con la mia vita ho contribuito a manifestare il volto
luminoso e santo della Chiesa? L’ho difesa come mistero del tuo corpo? Ho dato, dove possibile, la mia
testimonianza pubblica di fede? La mia vita è convincente e bella per poter ispirare altre vocazioni?
Mi sono assunto la mia responsabilità nella Chiesa per la fecondità di nuove vocazioni?
• Penso ai Sacramenti, particolarmente all’Eucaristia e alla Riconciliazione: in essi si dischiude il segreto
per comprendere e vivere nella verità ogni relazione, a partire da quella con Te. La comunione intima
con Te e con gli altri richiede un autentico e continuo cammino di perdono, purificazione e conversione,
e questo a sua volta trova forza nel desiderio di accrescere la capacità di una vera comunione. Mi sono
accostato ai Sacramenti in questa dinamica di vera sequela, affinché portassero frutti di grazia nella mia
vita, o mi sono lasciato trascinare dalla pigrizia, dalla distrazione, dalla superficialità, senza coglierne il
dono insieme straordinario ed ordinario? Ho vissuto la Messa domenicale come centro della settimana?
Ho cercato di alimentarmi frequentemente all’Eucaristia? Mi sono accostato alla comunione in stato di
peccato mortale? Ho vissuto la Riconciliazione come impegno gioioso di conversione?
Ho avuto la premura di prepararmi bene nella preghiera e con un buon esame di coscienza per vivere
questo Sacramento nella verità, oppure mi sono lasciato sopraffare dalla fretta e dalla mediocrità?
Ho saputo apprezzare gli altri strumenti che mi sono dati, come la direzione spirituale o le relazioni che
costituiscono la mia vocazione, per riconoscere e fare la tua volontà?
4
• Penso alla preghiera, Signore, come partecipazione al tuo dialogo con il Padre. In essa ritrovo l’unità
del mio cuore e di tutta la mia vita. È stata per me l’occasione privilegiata in cui maturare le mie scelte,
in cui portare le responsabilità, a cui ricorrere nelle gioie e nei momenti di buio? Mi sono esercitato per
imparare una preghiera sempre più matura? Sono fuggito dalla necessità della lotta che la preghiera
comporta perché tutta la mia vita sia portata davanti a Te? Ho alimentato nell’incontro con Te la certezza
di essere amato e chiamato a manifestare il tuo amore in ogni situazione, o ho lasciato che prevalessero
il dubbio e lo sconforto?
• Penso alle mie relazioni, in particolare alla più intime, che desideri siano segno e strumento della
comunione con Te. I miei pensieri, le mie parole, le mie azioni, i miei sguardi sono sempre stati limpidi,
puri, o qualche volta sono diventati doppi, falsi, contraddittori rispetto a quello che c’è nel cuore e alle
responsabilità che avevo deciso di assumermi? Ho vissuto un amore veramente casto nel mio stato di
vita, un amore in cui ogni gesto traduca quella profonda unità di anima e di corpo che Tu ci testimoni? Ho
tradito l’amore che ho scelto? Come ho vissuto il dono della mia famiglia, delle persone che mi hai messo
vicino nella mia vocazione, della mia comunità, dei miei superiori o delle persone che mi sono affidate?
Ho portato divisione per sete di potere, per vanità, per superbia, per arrivismo, per intemperanza, per
codardia? Ho gioito della tua opera nella vita degli altri e nella mia, o mi sono lasciato prendere dall’invidia,
da una gelosia possessiva, dalla maldicenza? Ho perdonato? Ho ringraziato per tutto ciò che ho ricevuto?
Ho amministrato onestamente e al meglio delle mie capacità ciò che mi è dato: tempo, beni, energie,
denaro? Sono stato onesto oppure mi sono creato due etiche: una sul lavoro dove Dio non c’entra e una
per il resto della vita? Ho avuto il coraggio di scegliere per me e di richiamare chi mi sta accanto alle
esigenze di una vita santa, o mi sono adeguato a “ciò che fanno tutti” per paura di non essere capito, di
creare tensioni, di essere criticato, di perdere consenso, di essere lasciato solo? Ho saputo accogliere le
tante occasioni di bene che ogni giorno, Signore, mi offri? Mi sono donato fino al sacrificio di me per le
persone che amo, o mi sono rinchiuso in me stesso, ritrovandomi poi arido e triste?
Prima di scegliere il sacerdote tuo confessore, puoi fare anche un proposito concreto con cui accostarti al
sacramento e aprirti, con l’aiuto della Grazia, ad una vita davvero rinnovata. Se vuoi, scrivilo e conservalo,
per poterlo rileggere ogni giorno: è il segno tangibile del tuo desiderio di seguire Gesù, Pane di Vita.
Preghiera del penitente
Padre misericordioso,
è in Te il senso della mia vita.
Nel Tuo Figlio Gesù hai posato su di me il Tuo sguardo
e il Tuo Santo Spirito mi ha riempito di grazia.
Io, N., non mi sono fidato del Tuo amore,
e ora il mio cuore è arido e infelice.
Perdona il mio tradimento:
so che sei più forte del mio peccato
e puoi salvarmi così come sono adesso.
Eccomi! Si compia in me la Tua parola.
5